1938
Amico, a che serve parlare del Sovramundano quando non si è ancora realizzato che l’energia è la base dell’Esistenza? Molti non capiranno neppure di cosa si tratta; altri crederanno forse di comprendere l’importanza dell’energia fondamentale, ma senza averne un concetto chiaro. Bisogna impadronirsi dell’idea di energia al punto da percepirla come un qualsiasi oggetto fisico. Ho detto “percepirla”, perché la sola conoscenza teorica non basta.
Ma anche il riconoscere che in verità esiste una sola energia non basta per un vero progresso: bisogna raffigurarsene le innumerevoli qualità. I consueti limiti mentali impediscono di percepirle, così riducendo la comprensione. Una mente elevata supera quegli ostacoli, ma non è facile salire al giusto livello di pensiero alto e bello fra le traversie della vita. Pochissimi si rendono conto che sono proprio le difficoltà che sublimano la mente. La commensura aiuta a riconoscere le proprietà dell’energia fondamentale quando appaiono in contrasto. Il cieco non s’accorge di ciò che accade dattorno e che tutti vedono, ma chiunque può realizzare il Sovramundano se impara a riconoscere le molte qualità dell’energia primaria.
È corretto pensare al Sovramundano come Altissimo. “Come in basso, così in alto”. Che il detto antico serva di guida per conoscerne le Forze.
1 — Urusvati conosce la Torre di Chun, sa che all’esterno sembra un dirupo naturale. Non è difficile impedire l’accesso a quella Torre. Basta una piccola frana per nasconderla a chi sta in basso. Una piccola diga può trasformare un ruscello montano in un lago, e se la necessità l’impone l’intera regione può essere mutata all’istante. Si dirà, sorridendo, che prima o poi una spedizione ben organizzata riuscirà a forzare qualsiasi passo. Ma prima ancora che cambino i lineamenti fisici della regione il potere del pensiero avrà già deviato la carovana! Ci sono inoltre certi effetti chimici cui ricorrere per impedire l’accesso ai curiosi. Così custodiamo la Fratellanza.
Neppure l’aereo più potente potrebbe scoprirla. Gli eremiti che vivono nelle grotte dattorno vegliano. Alcuni viaggiatori riferiscono l’incontro con un saggio che con insistenza li avvertì di seguire un dato sentiero a scanso di gravi pericoli che minacciano altre regioni. Egli stesso non era mai andato oltre, e gli fu consigliato di non dare indicazioni. Questi saggi sanno del Luogo proibito e ne custodiscono il segreto. Talvolta si incontrano dei banditi, che sanno anch’essi proteggere a dovere un sacro mistero. Non abbiate dubbi sull’esistenza di un Sito inviolabile.
Urusvati ricorda l’aspetto dei passaggi che portano a Noi, e anche la luce della Torre, e molti particolari. Sono capisaldi indimenticabili che incoraggiano chiunque, su qualunque via. Vide i Nostri aiutanti raccogliere erbe preziose e i depositi sotterranei. Bisogna vedere quegli archivi di conoscenza per capire come si lavora da Noi. Bisogna udire i Nostri canti per comprendere la vita dell’Ashram.
Diremo dunque della vita e delle opere Nostre.
2 — Urusvati ha visto molti Nostri apparati. Essi non sembrano molto diversi dagli altri. Differiscono per il modo d’impiego, in quanto vi si applica l’energia psichica. Da tempo si sa che certi strumenti funzionano solo in presenza di una data persona, ed esistono uomini capaci di sostituire con il loro organismo tutta una serie di congegni complessi. L’uomo si va abituando alle sue forze interiori.
Da molto tempo Noi sappiamo che l’operatore può accrescere la potenza di qualsiasi strumento. Semplicemente realizzando in sé l’Energia primaria si può trasformare tutta la vita. Da secoli sappiamo che la si può concentrare e indirizzare in qualsiasi campo. Come un fulmine, la sua scarica unisce accumuli di forza. I cosiddetti fenomeni magici basano sullo stesso principio. Dire “magico” è però fuorviante: qualunque apparecchio elettrico lo sarebbe. Allorché Urusvati ricorse alla levitazione o alla telecinesi non fu per magia, ma semplicemente non trattenne l’energia: l’accolse e la proiettò. Unita all’energia cosmica essa poté agire.
I Nostri specchi non hanno nulla di magico. Accrescono semplicemente l’efficacia della Nostra Energia. Molti dispositivi vi riescono. Una potente calamita ha ben poco di magico, ma i suoi effetti sono notevoli. Il corpo sottile con tutti gli esperimenti relativi sono dominio della scienza, non della magia. È dunque bene abbandonare l’uso superstizioso e ambiguo di questo termine.
L’uomo ha sempre paventato ciò che gli è misterioso, dimentico di avere in sé la chiave di ogni segreto. Deve svincolarsi dalle condizioni e circostanze che lo bloccano e sono specifiche di ciascuno. Il progresso dipende dalla libera volontà di bene, capace di costringere persino le macchine a lavorare per l’umanità. Dunque Noi collaboriamo con i Nostri apparati.
Rida chi vuole, ma sono le idee che governano il mondo. Così sta scritto negli Statuti della Fratellanza.
3 — Urusvati ha visto alcuni reparti dei Nostri archivi. Gli oggetti d’arte vi sono raccolti secondo l’epoca, ma non come nei musei ordinari. Essi servono da serbatoi di aure accumulate, e conservano molto più a lungo che si creda le emanazioni creative dei loro antichi proprietari. Chi volesse raccogliere oggetti costruiti in uno stesso periodo e con pari fervore creativo avrebbe modo di conoscere realmente le radiazioni di quell’epoca. Ciò Ci consente di studiare il vero senso di un periodo storico, il che è di massima importanza per le scienze psichiche. Alcuni di Noi furono anticamente proprietari di oggetti qui conservati. A volte uno di essi viene inviato nel mondo per uno scopo specifico: sta sepolto in qualche luogo, ad esempio, come magnete.
L’ignorante derida pure queste raccolte, per il suo egoismo li consideri pure come un mucchio di miserie. In realtà ognuno di quegli oggetti è per Noi un valido strumento, utile per osservazioni importanti. È assai importante studiare il rapporto fra le aure antiche e le emanazioni posteriori. Talvolta si nota fra le cose uno stato di netto contrasto, oppure un’attrazione reciproca. Sperimentando con gli oggetti antichi Ci serviamo non solo della visione spirituale ma anche di certi strumenti. Non si tratta di psicometria ma di scienza delle radiazioni. Studiamo in tal modo il linguaggio delle cose, così come voi indagate le proprietà delle piante e dei loro frutti. Si scopre allora che gli oggetti di culto di bella radianza sono rari: per lo più furono fatti per fini egoistici, e passarono in mani sempre più venali.
Altrettanto istruttive sono le Nostre raccolte di invenzioni. L’energia psichica che vi fu investita vi impresse il suo sigillo, che le accompagna per il bene e per il male. Che le mani degli inventori siano pure!
Noi li osserviamo con grande attenzione: talvolta con letizia, più sovente con rammarico. La Nostra Torre è aperta a tutto ciò che è nuovo, e grande è la gioia quando un pensiero inviato da Noi viene raccolto da un degno operaio.
4 — Urusvati sa quant’è difficile trasferire il pensiero a distanza. Molte condizioni possono turbarlo. L’uomo è come una pentola che bolle, o come un discobolo radiante che lancia pensiero nello spazio. Bisogna non solo controllare sé stessi, ma anche prevedere le reazioni chimiche, capaci di contrastare anche una forte volontà.
Sovente Ci viene rimproverato di aver interrotta una trasmissione di pensiero. Quei Nostri amici terreni non sanno che quelle pause sono per loro protezione, non per Nostro tornaconto. Noi sentiamo la tensione spaziale e abbiamo riguardo per chi è in stato terreno.
Non illudetevi che con metodi superficiali si ottengano risultati profondi. Ciò che più conta sta nell’intimo della coscienza. Un servitore infido non è capace di un bel gesto, e il rituale più rigoroso non ne ripulisce la mentalità. Molti sbagliano se ritengono che un rito esteriore basti a compensare l’abominio interno.
I pensieri del Maestro hanno da superare molte ostruzioni nello spazio. Sostengo che qualunque azione deve essere coordinata con i Suoi pensieri: ecco la vera collaborazione.
Abbiamo strumenti che facilitano la trasmissione del pensiero a distanza. Desterebbe stupore vedere che qui certi apparecchi di uso consueto servono in modo del tutto diverso. L’uso dell’energia psichica può trasformare il più semplice dei motori.
5 — Urusvati Ci ha visto sia nel corpo denso che nel sottile. Solo i pochi che ne ebbero esperienza sanno quale tensione ciò comporti. Sovente Noi mostriamo solo il volto o le mani proprio a scanso di scosse energetiche. Vi ricordate la Mano che scriveva: anche quel fenomeno fu troppo intenso, e non se ne poterono smorzare le vibrazioni. La cautela non è mai troppa.
Non lo ripetiamo senza ragione, poiché in genere non se ne valuta l’importanza. Eppure quante malattie si debbono alla mancanza di cautela reciproca! Essa è tanto più necessaria quanto maggiore è il divario fra le vibrazioni. Vigilanza e mutua cautela sono indispensabili a scanso di danni.
Durante i Nostri viaggi per il mondo trasmettiamo talora istruzioni mediante una terza persona che ne ignora il vero significato e funge da semplice tramite.
Anche la manifestazione del Nostro Scudo richiede precauzioni e non è facile capirne la ragione. Gli uomini trascurano i motivi della Nostra prudenza, e nella loro ignoranza vorrebbero sperimentare i fenomeni maggiori senza pensare alle conseguenze.
E del pari non vogliono tener conto della diversità fra la potenza delle Nostre vibrazioni e quelle di un normale corpo sottile. Certi fenomeni si sono materializzati, a volte, senza gravi scosse, ma le Nostre vibrazioni sono molto più intense. Tutto è relativo, e dunque vibrazioni e ritmi meritano seria attenzione.
Oggi si parla della paura provata dalle piante, ma se è tale la loro sensibilità, quanto maggiore deve essere l’umana.
Chi ha provato le Nostre vibrazioni non può mai dimenticarle, poiché danno gioia, ma sono tanto intense che non tutti i cuori riescono a sopportarle.
6 — Urusvati sa che Noi inviamo vibrazioni risanatrici, di vario ritmo, che non tutti riconoscono. Qualcuno le direbbe effetto di un terremoto, o di un attacco febbrile, o dovute a nervosismo. Più sovente si penserebbe che sono frutto di fantasia. Eppure quella Nostra terapia si fa sentire spesso, in tutti i continenti. Si riceve soccorso, si recuperano le forze rapidamente e non si sa a chi dir grazie. A Noi la gratitudine non interessa, non ne abbiamo bisogno, ma certo se l’aiuto viene accolto coscientemente l’effetto benefico è maggiore. La più potente delle vibrazioni può essere paralizzata da un semplice diniego o un gesto di scherno. Noi Ci affrettiamo a dare soccorso e beneficio, ma quante volte li si accetta?
L’ignorante Ci accusa di provocare rivolte e sedizioni, ma in realtà per lo più Noi cerchiamo di prevenire massacri e distruzioni. Il Fratello Rakoczy fu spinto da grandissimo amore per il genere umano, e venne ripudiato proprio da chi voleva salvare. Lo attestano documenti ben noti, eppure certi bugiardi lo accusano di aver scatenato la rivoluzione francese.
Similmente alcuni non comprendono l’appello che inviammo alla regina Vittoria, che pure la storia dimostrò essere ben giustificato. Venne rifiutato, ma resta Nostro dovere mettere in guardia le nazioni. Anche un paese del Nord ricusò un Nostro monito. Prima o poi questi fatti verranno ricordati e si studieranno eventi storici di popoli diversi. Ricordate Napoleone, e quel Consigliere che parlò al Congresso per la Costituzione americana, e la manifestazione svedese, e quanto fu indicato alla Spagna.
La rovina di quest’ultima, rammentatelo, fu preannunciata dieci anni fa. Le si mostrò la via di salvezza, ma come al solito il consiglio non fu accolto. Noi diamo aiuto dovunque e Ci rallegra quando lo si accetta, ma Ci addolora vedere il destino che i popoli si preparano.
7 — Urusvati riconosce le Nostre Voci, sia sonore che tacite. Perché le trasmissioni differiscono? Le ragioni sono molte, e prescindono dalle condizioni fisiche.
Sovente esortiamo all’unione, non come semplice precetto morale, ma perché la discordia genera una orrenda dissonanza. Nulla ferisce ugualmente lo spazio. Quando la discordia è malevola si aprono subito gravi lacerazioni. Chi ne è vittima nuoce non solo a sé medesimo, ma crea un karma spaziale che coinvolge coloro che fanno altrettanto. È terribile doversi battere contro il nuovo caos generato in questo modo.
Chi semina discordia è un vero e proprio creatore di caos; è una follia dalle conseguenze tremende. Noi siamo sempre alle prese con esse, e credete che questa lotta è sovente più aspra di una collisione fra correnti spaziali. Ogni volta che il libero arbitrio umano entra in gioco c’è da attendersi un grande dispendio di forze. Quel potere è grande, è una delle massime energie, e usato con malevolenza può distruggere interi strati del Mondo sottile. Quanti sforzi sono poi necessari, da parte di Medici provetti, per risanare quelle ferite spaziali!
Noi dobbiamo combattere la disunione, non a furia di canti e suoni d’arpa, ma con impegno e fatica. Non molti vorranno salire fino a Noi sapendo di che sudore grondiamo.
8 — Urusvati ha visto le gocce del Nostro sudore, e sa com’è penosa la tensione spaziale, senza la quale sarebbe impossibile operare a grande distanza. Qualsiasi collaborazione è utile. Non parliamo di essa solo in senso morale, ma come formula capace di aprire nuove possibilità di lavoro fecondo.
Se solo si capisse in quali maniere, visibili e no, si può cooperare! Se si capisse che affiancando la Fratellanza le forze crescerebbero di molto! Se almeno si riflettesse sulla collaborazione, che è realizzabile in qualunque momento! Ma non solo non si pensa alla Fratellanza, ma si schernisce chi lo fa. Chiunque può dare aiuto in qualsiasi istante: basta sapere che da queste montagne si lavora senza requie per soccorrere l’umanità. Uno solo di simili pensieri crea già un flusso di energia e rivolge la coscienza al servizio. Suggerisce che è possibile amare il genere umano, anche se le condizioni terrene rendono sovente difficile persino l’immaginarlo. Che l’idea della presenza della Fratellanza apra i cuori. Allora la cooperazione non sarà intesa come dovuta, ma come gioia; e le gocce di sudore e i dolori sacri porteranno la Corona dell’Illuminazione. Non pensate che tutto ciò sia solo astratto, un tale rifiuto vi chiuderebbe il cuore, il vaso più prezioso, dove vive ogni goccia di sudore, ogni pena sopportata per l’umanità.
Gloria al cuore, che tutto abbraccia.
9 — Urusvati visitò i Nostri laboratori e vide una delle formule dell’energia atomica. La sua memoria fisica non poté ricordarla, ma il ricettacolo interiore l’apprese. “Atomi atomici!”, esclamò il Nostro Fratello alla scissione dell’atomo. Come il grano matura in tempo per la mietitura, possibilità e conquiste come questa attendono l’ora giusta per essere comunicate all’umanità. Non è facile scoprire e poi trattenere la notizia fino all’ora stabilita. Nella sua follia l’uomo spargerebbe quel sapere come grandine, incurante dei mostri generati dallo scatenarsi delle passioni. Capire le giuste scadenze è un gran passo verso la Fratellanza.
Le tundre del Nord e il deserto di Gobi nascondono tesori, ma sarebbe forse ben fatto affrettarsi a rivelarli? Solo un alto livello di coscienza saprebbe trattare valori tanto preziosi. Conoscendo la spirale dell’evoluzione non si gettano diamanti sotto le ruote dei carri. Anche se la pazienza è molta non è sempre facile attendere l’arrivo di una carovana di gioia. “Forse l’ora è già passata”, dice il cuore pulsando. Ma l’esperienza suggerisce che forse è ancora presto. È mirabile vedere il conflitto fra cuore e ragione. Felice chi sa capire i comandi del cuore.
Abbiamo molte formule pronte per essere rivelate. Il Raggio della Torre di Chun splende quando le scoperte scientifiche coincidono con le date. Gli umani, ancora semplici, non capiscono l’armonia dei cicli e cercano sempre di imporre il loro disordine irresponsabile. A loro non importa che per mancanza di certi requisiti una grande idea vada perduta. Insistono perché tutto avvenga secondo le loro misure, scambiano un successo per una disgrazia e accolgono festosi le vere calamità. Il piccolo sembra loro grande, e il grande insignificante.
La conoscenza esatta inviata dai Nostri laboratori resta sovente incompresa perché le formule sono date in simboli insoliti. Ma perché distorcere gli antichi segni, che andrebbero perduti? Se alcune formule risalgono ai tempi di Atlantide, per quale ragione ridurle nei concetti scientifici odierni? La scienza della sintesi e l’analisi sono mondi diversi e distanti. Ecco perché è tanto difficile stabilire quell’armonia che fiorisce nella Fratellanza.
10 — Urusvati conosce la Nostra lingua, ma Noi dobbiamo sapere tutte le parlate del mondo. Si domanda sempre qual è la lingua migliore per trasmettere il pensiero. Si dovrebbe usare la propria, quella in cui si pensa. Sarebbe errato spedire messaggi mentali in una lingua estranea per agevolare chi è destinato a riceverli. La potenza della trasmissione ne patirebbe. Costringersi a pensare in un linguaggio alieno evoca immagini interiori connesse alla cultura di un altro popolo, a danno della chiarezza del messaggio. Consiglio dunque di inviare pensiero nella lingua nativa e persino dall’ambiente più semplice e familiare. Ciò assorbe minore attenzione senza complicare il pensiero, e le emanazioni degli oggetti consueti non causano irritazione.
Per tali trasmissioni Noi suggeriamo un locale pressoché vuoto, dalle pareti tinte in azzurro o verde; quest’ultimo è armonioso per molti. Che il sedile sia comodo, si che la spina dorsale sia eretta ma senza fastidio per il corpo. La luce sia tale da non affaticare gli occhi; meglio se la sorgente luminosa è alle spalle. Non occorre forzare la tensione, basta essere ben concentrati. Può essere utile avere sott’occhio un’immagine del destinatario, e meglio ancora se la sua figura è chiara alla mente. Calma e musica armoniosa favoriscono il processo.
Ricordatelo, quando Ci visualizzate per inviarCi i vostri pensieri.
11 — Urusvati vorrebbe trasmettere più sapere agli uomini, ma la conoscenza diretta le indica i limiti del possibile. Molti inciampano quando li scoprono, e superarli è causa di serie disgrazie. Non ci sono parole per stabilire il limite commensurato e nascosto, ma la coscienza, se ampia, avverte dove comincia il pericolo. Sapete bene quante volte si pretende una risposta che non si saprebbe accettare. Si implora: “Ditelo subito, poi vedremo cosa prendere e lasciare”. È come tirare a sorte per tenere solo ciò che piace. Se tutto dovesse andare in pezzi che importa; eppure anche i bambini sanno che non è bene dividere l’intero. Gli adulti invece lanciano bombe, salvo stupirsi se restano mutilati. Ripetono volentieri il Nostro paragone con il boomerang e non vedono le conseguenze dei loro colpi.
Ci si accusa spesso di negare molte cose esistenti, e si giunge a tal punto di falsità blasfema da affermare che rifiutiamo il Cristo. Come credere a una simile infamia? Eppure non mancano i servi delle tenebre che diffondono calunnie come questa, pur di disunire. Chiunque conosce la struttura della Fratellanza prova sgomento per una simile maldicenza. Di solito è frutto di ignoranza, ma gli uomini non esitano a diffondere menzogne. E quante se ne sono dette a proposito della Fratellanza. Si è affermato che è una forza oscura, attribuendole la colpa di tante sciagure orrende. La si è accusata di essere minacciosa e violenta. E i più insistenti furono proprio quelli che non vollero ascoltare le Nostre Parole. Vergognatevi, miscredenti! E voi, ignoranti! E voi che disunite! Domandatevi una buona volta se a volte non foste in errore. Ma l’ignorante non può fare errori, perché vive nell’errore. Chi ha il cuore acceso ricordi questa pagina sulla Fratellanza. Chiunque può affermare almeno un grano di verità.
12 — Urusvati è in grado di descrivere le sensazioni speciali del corpo sottile durante i voli ai mondi lontani. Non è facile trasferirle in termini terreni perché li trascendono. Però è necessario provarsi in quei voli, proprio per adattare la coscienza alle percezioni sovramundane. Per Noi sono consueti. Anche l’uomo aspira alle sfere superiori, ma purtroppo non accetta senza riserve la mobilità del corpo sottile. Molti suoi esperimenti hanno successo, ma non senza gravi difficoltà.
Si parla molto di raggi che rendono invisibili. Si inventerà poi un dispositivo portatile che renda tale chi lo usa. Noi invece attiriamo dallo spazio i raggi occorrenti. Ciò è analogo, per vari aspetti, a smaterializzare parti del corpo-cosa di cui avrete sentito parlare. Per molti fenomeni insomma il corpo sottile deve essere mobile. I voli ai mondi lontani lo esigono, poiché la tensione necessaria lo rende incandescente. Dopo molte incarnazioni e se l’impegno è instancabile si giunge al successo, ma quella mobilità non si ottiene a viva forza.
In questi viaggi le Nostre Sorelle sono davvero abili, favorite dalla sintesi propria della natura femminile. I voli possono anche durare a lungo, ma la Fratellanza sa custodire i corpi abbandonati.
Molte volte un torpore fisico segnala un volo del genere. Sovente oggi non si sa curare una tale condizione, che in antico faceva pensare a un “male sacro”, di cui si conoscevano i sintomi. Abbiamo molte testimonianze di tali esperienze; nell’infinità del tempo e dello spazio queste osservazioni sono innumerevoli. Noi annotiamo con cura ciascuna sensazione, ma sovente le onde radio e le forti scariche elettriche lo impediscono.
13 — Urusvati potrebbe rivelare i nomi di Membri della Fratellanza, ma non lo farà, perché valuta la commensura di tale informazione. Già sette dei Nostri nomi sono ormai sulla bocca di tutti, e con quale vantaggio? Fatti ci vogliono, non nomi. Ecco perché quando parliamo della vita personale di un Fratello ne descriviamo le imprese ma tacciamo il nome. Gli uomini non litigano per quelle, ma per i nomi. Aver rivelato quello di uno di Noi mentre era nel mondo Ci costrinse ad annunciarne la morte per proteggere la Sua libertà d’azione. Più volte dovemmo cambiare il nome per difenderCi dalla curiosità. Per salvaguardare una buona impresa fummo obbligati a nasconderCi in tutta fretta. Una delle prime regole della Fratellanza impone di anteporre a tutto l’essenza dell’azione.
Ci sono due specie di pensiero. Una nasce dal sentire, cioè dal cuore, l’altra dalla mente, affine all’intelletto. L’abnegazione viene dal cuore, ed è alla base della Fratellanza. La Nostra collaborazione vive nel cuore.
Quando parliamo dell’unione partiamo dal presupposto che il cuore sia vivo. La cosa più repellente è l’unione ipocrita. Molti hanno sognato di unirsi alla Fratellanza, ma senza successo, proprio per la loro ipocrisia, che non è tollerata nella Nostra Sede. Non si può fingere di partecipare al grande Servizio.
Per gli uomini è difficile abituarsi allo scambio reciproco di pensiero. Fra Noi ciò è del tutto naturale e semplifica i rapporti. Un solo pensiero sostituisce sovente un complesso scambio di parole. Anche nella vita quotidiana fra coloro che vivono a lungo assieme si stabilisce facilmente una comprensione mentale. Bastano pochi esercizi, senza bisogno di apparati, per capire il pensiero dei collaboratori. Noi parliamo solo di ciò che pratichiamo nella Nostra vita.
Chi vuole salire a Noi capisca che la qualità del lavoro migliora se il cuore è sensibile.
14 — Urusvati, sapresti tu nominare una sola Sorella o un solo Fratello che non abbia patito torture e persecuzioni nella vita terrena? Non uno, in verità. Ogni atto di eroismo stimola la persecuzione. Combattere le tenebre è inevitabile, e le onde del caos si avventano sul guerriero valoroso. Ma questo prova che lo spirito è invincibile. Alcuni furono arsi sul rogo, crocefissi, altri gettati alle belve, o fatti schiavi, o avvelenati, o chiusi in carcere: in breve, patirono ogni tortura per mettere alla prova il loro valore.
Non si creda di ampliare la coscienza senza lottare. Chi vuole servire con Noi sappia che dovrà sopportare gli assalti delle tenebre. A parole tutti sono pronti, in pratica quasi tutti cercano di evitarli. Non capite che queste deviazioni allungano il cammino?
Gli agi terreni sono evidenti, le sfere sovramundane invisibili, come nascoste dalle nubi. Ogni tentativo di approccio al Mondo sottile chiarisce il concetto di Infinito. Chiunque può essere visto in sogno in varie parti del mondo nello stesso momento. Non c’è nulla di impossibile nel fatto che il corpo sottile compaia in più luoghi simultaneamente. Lo studio della natura umana l’insegnerà, dilatando la coscienza, e si farà vela per le Nostre spiagge senza bisogno dei vecchi vascelli. Che Santana, la corrente vitale, guidi in porto il viaggiatore ricco di speranza.
Molti sono in attesa. Prima però sappiano bene che il viaggio è rischioso e che bisogna combattere contro le tenebre. Non sperino di evitarlo. La via della gioia non è facile.
La gioia verrà. Ne riparleremo, ma prima si deve forgiare la corazza dello spirito.
15 — Urusvati stupì al vedere la Nostra tensione nel mandare pensiero a grande distanza. Per accrescere l’Energia primaria Ci carichiamo di elettricità, e all’uopo usiamo insoliti apparati elettrici per creare un’atmosfera speciale che agevola l’emissione del pensiero. Notate che la ricettività psichica cresce anche nelle centrali elettriche, ma una tale saturazione elettrica dell’atmosfera può causare anche malattie da fuoco. L’armonia è sempre indispensabile.
Fate attenzione a quanto dico circa la tensione per le trasmissioni mentali. Inviare pensiero a qualcuno, o in un sito particolare, non ne richiede tanta quanta per emetterlo nello spazio, dove incontra molta opposizione. Vi si accende attorno una mischia furiosa, pertanto occorre corazzarlo con un vortice elettrico. Tali vortici trascinano nelle loro orbite anime raffinate, che provano grande fatica in quanto la loro energia si salda magneticamente alla corrente portante. Se provate una tensione inesplicabile e le forze vi sembrano venir meno è forse perché siete coinvolti in una trasmissione spaziale.
Quando il mondo è fortemente turbato Noi spediamo pensieri che cozzano contro i desideri delle moltitudini. Gli uomini non capiscono che la follia non si cura con la follia e fanno di tutto per ripetere le grandi distruzioni che si abbatterono più volte sulla Terra. Noi tentiamo di serbare l’equilibrio per quanto possibile, ma la forza complessiva del libero arbitrio può sventare i Nostri consigli benevoli.
Urusvati sa che in tempi di tensione Ci trasformiamo. L’umanità deve chiedere di essere guarita, poiché ciò non può essere senza il suo consenso.
16 — Urusvati conosce i tre stati dei Nostri corpi. Ciascuno di essi ha caratteristiche sue proprie, e anche il fisico è tanto raffinato da non potersi paragonare con il terrestre. Il sottile poi è così superiore alle condizioni dell’atmosfera terrestre che differisce sostanzialmente dagli involucri normali del Mondo sottile. Infine il terzo, che sta fra questo e il denso, è davvero speciale. Tutti e tre sono insomma così insoliti che per i polmoni e il cuore fisici non è facile resistere alle loro emissioni. Un uomo terreno deve dunque abituarvisi, altrimenti, come minimo, patirebbe di palpitazioni. Non è questione di magia, è la tensione della Nostra Dimora.
Qualunque casa terrena ha una sua atmosfera, tanto più satura quanto più vi si lavora. Presso la Fratellanza, dove ciascuno opera alla massima tensione, dove sono in funzione apparati potenti e si compiono molti esperimenti nello stesso tempo, l’atmosfera è satura al massimo grado. Per di più vi si conservano sostanze chimiche e piante terapeutiche dalle emanazioni potentissime. Ci si può proteggere dagli aromi, ma non da queste. Nei luoghi dai quali si lancia pensiero nello spazio devono esistere condizioni armoniche.
I Lama parlano della Sede dei grandi Signori. Ciascuno descrive Shamballa secondo la propria comprensione. È vero che vi si conservano dei tesori, ma li si dipinge in modo diverso. In tutto il mondo circolano leggende sui Nostri Guerrieri, non senza fondamento. Si parla anche di cancelli, e di specchi. Il racconto del Tashi Lama che rilascia passaporti per Shamballa è simbolico. La comparsa in vario luogo di narrazioni simili mostra quanto si sia diffusa la Verità. Persino nel Messico antico si sapeva della Montagna sacra, dimora degli Eletti, e dunque non sorprende che tutti i popoli dell’Asia si tramandino leggende al riguardo. Le descrizioni sono alquanto accurate, ma non vi si arriva se non invitati.
Molti Ci cercano, ed è giusto fermarli. Non si giunge a Noi in senso geografico, ma per prima cosa in spirito. Sapete ciò che costoro vogliono, anzi pretendono, da Noi, e le loro lamentele tagliano gli ultimi fili. Non s’accorgono che esse condensano un’atmosfera già satura. Ci vengono rimproverati vari errori, secondo l’intendimento di ciascuno: non sappiamo parlare, non sappiamo scrivere! Non capiscono quanto tutto ciò sia incommensurato. A Noi poco importa, ma Ci addolora vedere tante energie usate malamente. Meglio discutere che lagnarsi. Un franco colloquio sarebbe più consono all’armonia della Nostra Dimora. Se possiamo dare soccorso non tardiamo a farlo. In ciò sta la bellezza della creatività mentale.
Certo il Nostro servizio va ai sofferenti, ma non è con i pugni che si abbattono le Nostre Porte. Si dice che “il Regno di Dio si prende con la forza”, ma è la forza dello spirito, non del braccio. Pensate dunque alla Fratellanza senza dimenticare quali sono le vere Porte.
17 — Urusvati ricorda che nei Nostri archivi abbiamo modelli di città e di altri luoghi storici. Il loro valore è interiore: servono come talismani per collegare località antiche a compiti nuovi. Conserviamo anche oggetti notevoli che a volte mandiamo nel mondo come magneti per imprese future.
I viaggi dei Nostri messaggeri in certe regioni hanno grande importanza. In alcune essi seppelliscono degli oggetti, mentre semplicemente ne attraversano altre per rafforzarne l’aura. Nessuno bada a questi pellegrinaggi, ma uno storico avveduto potrebbe notare che sono periodici e che quei luoghi, così consacrati, ebbero in seguito rilievo nella storia della nazione.
Alcuni di Noi dimorano nella Roccaforte della Fratellanza, ma altri vivono in Terra, portatori di missioni definite. In regioni diverse, in tutte le epoche storiche, comparvero alcuni a svolgere mansioni simili con metodi quasi identici. Furono di solito accolti con sospetto e ostilità, perché si sentiva in loro qualcosa di indicibile.
Negli archivi custodiamo delle mappe che riportano confini diversi dagli attuali, e una stella vi segna i magneti sepolti. A volte bastano pochi anni per rivelarne l’importanza.
18 — Urusvati partecipa continuamente, nel corpo sottile, a soccorrere con Noi il genere umano. I Nostri coadiutori, con i loro voli, svolgono un servizio sì grande che sarebbe impossibile tenerne memoria. Ricordate che Noi interveniamo raramente a sedute spiritiche: le consideriamo nocive per la discordia che regna fra le aure degli astanti. Si può dire che nessuno di quei circoli ne tiene conto quando si raduna. Pensate quali entità si proiettano e materializzano in simile stato di contrasto, e già abbiamo denunciato la banalità delle risposte ottenute in quelle sedute, il che conferma il basso livello delle entità attratte da ambienti tanto stolti.
La Nostra presenza e il Nostro aiuto sono ben altra cosa. Noi salviamo i meritevoli nell’ora del pericolo. Con tocco lieve avvertiamo i cercatori di certe scelte perniciose. Accorriamo a creare e assecondare il Bene. L’Opera Nostra è dedicata alla conoscenza. Aiutiamo qualunque operaio provetto senza distinzioni di razza o di classe. Con diligenza cerchiamo dove splende il raggio dell’abnegazione. Il Nostro è il Tempio del sapere. Vi portiamo il meglio e vi custodiamo le affermazioni future.
Non tralasciate mai la Comunione diretta con Noi: che sia la massima espressione dell’essere vostro, ma senza scadere nell’esecuzione formale di un dovere. Una pratica forzosa non è mai un’opera salda, poiché l’azione nel Mondo sottile deve essere libera e spontanea. Non imponete ad altri di fare altrettanto: quel desiderio deve germinare prima nella loro coscienza. Non si può predire quando s’accenderà la decisione di lavorare per l’umanità. Ciascuno deve trovare la sua via, e Noi l’assisteremo su quel percorso.
19 — Urusvati è grata all’India e al Tibet perché proteggono con cura l’idea della Fratellanza, ed è giustificato. Di norma vi si evita persino di parlarne e non si fanno nomi, poiché è meglio negarne l’esistenza che tradirla. Se ne custodiscono le leggende con le sacre Scritture.
In Oriente non si condivide la curiosità occidentale. Perché si vuole conoscerla? Forse per emularla nella vita quotidiana? Per custodirne gli Ordinamenti? Per approfondire il proprio sapere? Per ora l’Occidente mostra solo una curiosità oziosa, pronta alla critica e al biasimo. Non favoriremo certo un tale approccio.
Figuratevi se un giorno una spedizione militare scoprisse la Fratellanza. Le conseguenze sono immaginabili anche per chi è privo di fantasia! Quante maledizioni e anatemi! La crocefissione è praticata anche oggi. L’Occidente non ha mai capito l’essenza della Nostra Gerarchia, che non significa dittatura. È legge per Noi che il potere sta nel sacrificio: quale governante contemporaneo l’accetterebbe?
Sappiamo bene la condizione dell’Oriente: il rispetto che vi si nutre per la Nostra Sede acquista da ciò più rilievo. Molti Ashram furono trasferiti nell’Himalaya perché l’atmosfera di altre località si era fatta insopportabile. L’egiziano fu impiantato per ultimo per le note vicende di quel paese e delle regioni limitrofe. Tutti gli Ashram si raccolsero nell’Himalaya all’inizio dell’Armageddon. Sappiate che ora non Ce ne dipartiamo mai, e visitiamo i luoghi lontani solo in corpo sottile. Così si rivelano le memorie della vita interiore della Nostra Dimora.
20 — Urusvati sa distinguere fra correnti propizie e no. Pensate al comportamento di una folla dominata da una sola emozione. Prima o poi riveleremo certi esperimenti fatti in mezzo alla folla: i risultati ottenuti mostreranno a che distanza si fece sentire quell’energia. Persino nel Nostro Luogo si percepiscono bene i moti emotivi di assembramenti lontani. Non senza ragione insistiamo sulla necessità di rapporti amichevoli. Gli esperimenti di natura puramente fisiologica danno risultati variabili con il chimismo dei partecipanti, e gli strumenti sensibili segnano mutamenti di vibrazione all’accostarsi anche di una sola persona. Ciò vuol dire che l’aura confusa e infuriata di una folla può vanificare gli esperimenti più importanti e farCi sudare sangue.
Noi tentiamo di modificare lo stato emotivo di folle lontane per proteggere le Nostre indagini scientifiche. Archimede salvava le sue formule dai barbari visibili: quanto più difficile è proteggere tesori di sapere da distruttori violenti e invisibili! Non solo questi sono pericolosi come i nemici, ma anche certi simpatizzanti che sovente creano uno stato di discordia. Li imploriamo sempre di non distruggere le Nostre formule. Le trasgressioni sono però numerose, ma alla loro radice sta sempre il dubbio in tutte le sue forme.
Immaginate questa Sede, dove un suono qualsiasi può turbare l’armonia delle vibrazioni. Abbiamo ben protetto i laboratori, isolandoli, ma non è possibile bloccare l’energia psichica. Chi collabora con Noi, vicino o lontano che sia, deve capire quale stato mentale sia utile. Il grande Servizio è sempre coadiuvante. Chi si è accostato a Noi anche una volta sola ha la responsabilità di non ostacolare le Nostre opere.
Le Nostre Torri hanno molti piani e vi si svolgono continue ricerche. Chi sarebbe tanto sventato da gettare confusione tra le energie ivi raccolte? Il contraccolpo sarebbe terribile, e nessuno può sviare l’energia primaria quando agisce. Ecco perché ammoniamo con tanta insistenza di non provocare scosse spiacevoli.
21 — Urusvati seppe nel cuore fin dall’infanzia che il Maestro di Luce vive “in un certo luogo”. Un’immagine così vivida in una coscienza infantile può spiegarsi solo come memoria di una realtà. Ci rallegra vedere che i Nostri collaboratori hanno con sé, sin dalle loro prime ore consapevoli, il ricordo di cose già viste. Chi è confuso vede tutto confuso, ma chi è illuminato dai propri conseguimenti ne serba chiara memoria.
Istruzioni anche vivide sono ricordate a stento in un nuovo involucro corporeo, ma quando un pellegrino, inviato da Noi in missione, ha già avuto contatto con la Fratellanza viene illuminato anche nell’infanzia. Vede le Bandiere della Luce. Lo visitiamo in tempi diversi. Ode le Nostre campane d’argento, e il suo filo d’argento è saldamente legato a Noi.
Quella fanciulla, senza che nessuno l’incoraggiasse, fu guidata dalla sua coscienza alle conquiste che l’attendevano. Pellegrino della Luce, fu instancabile, nonostante le avverse condizioni della sua infanzia. Rafforzata interiormente, ebbe alfine visione del conseguimento da Noi proposto. Quando si accetta una missione simile, non solo a parole ma con la fiamma del cuore, è gioia per Noi. Un tale ardore annuncia l’illuminazione ma anche i dolori sacri: la gioia della saggezza germina solo se si accetta di soffrire. Non la si coglie senza pena, e nasce solo con Noi.
Urusvati scese nel mondo volontariamente. Durante i suoi precedenti contatti con la Fratellanza era già stata decisa la Parola del Fuoco, da proclamare nei giorni dell’Armageddon. Tempi difficili! Difficile Parola: è arduo affermare l’esistenza della Fratellanza quando tutte le forze delle tenebre si oppongono. Ma Noi siamo grati e Ci rallegriamo quando il successo si avvicina.
Non pensate che la Nostra vita interiore venga imposta: al contrario, è l’uomo stesso che forgia la propria immagine. Tutte le corde d’argento risuonano tese nell’Infinito.
22 — Urusvati attesta il valore supremo del cuore, evidente sopra e oltre l’attività di qualsiasi altro centro. Al suo confronto persino Kundalini sembra terrena. Pochi ne capiscono l’importanza. Lo si considera quale punto focale della vita, ma non basta. Il cuore è il ponte che unisce i tre mondi. Dove la loro confluenza è manifesta e chiara il suo valore è profondamente compreso. Nella Nostra Sede lo veneriamo profondamente.
Alcuni di Noi ebbero incarnazioni separate da molti secoli. La loro mentalità avrebbe quindi potuto essere molto diversa, dato che dopo tre generazioni i propri moti mentali mutano radicalmente, ma ciò però non vale per la Nostra collaborazione. Uno dei fattori principali è l’ampiezza della coscienza, che però da sola non è sufficiente. Occorre anche il concorso del centro cardiaco, il solo capace di collegare stati di coscienza separati da molti secoli. Tutte le operazioni sottili esigono la qualità del cuore.
Quando si sarà riconosciuta la trasmissione del pensiero a distanza si dovranno studiare le condizioni che la rendono possibile. Si dirà che è necessario uno stato di armonia, il che però non dice quale centro viene coinvolto. Il movente primo in quell’attività è il cuore.
Chi vuol mandare pensiero sintonizza il cuore, ma sappia che la sua tensione può innescare un incendio. Solo chi ha già provato quell’indicibile conflagrazione sa quanto grave ne sia il pericolo: è il massimo dei dolori sacri e deriva dallo squilibrio fra i mondi, che è causa anche di altri mali cardiaci. L’uomo non vuole prendersi cura della sua fortezza, il cuore, a guardia del seme di fuoco in tutti i mondi.
Avete forse sentito dire che il fuoco interiore può essere evocato a forza. È vero, ma molto rischioso, poiché potrebbe entrare in contatto con il Fuoco dello Spazio, con esiti disastrosi.
Il valore del cuore è grande; in futuro sostituirà gli apparati più complessi. Nella Nuova Era nasceranno uomini dotati di organismi capaci di tanto. Oggi si inventano automi, ma placata che sia questa febbre di meccanica l’attenzione si volgerà ai poteri interiori dell’uomo.
Nella Nostra Dimora tutte le ricerche puntano a liberare l’uomo dalla macchina. Per questo occorre educare il cuore e imparare a udirne la voce. Chi Ci accusa di egoismo dovrebbe ricordare le Nostre opere anonime.
23 — Urusvati ha sperimentato molte volte le Nostre terapie a base di vibrazioni. Un giorno la medicina sarà diversa. Assieme ai rimedi fisici userà anche le vibrazioni e le suggestioni ipnotiche, e le abbondanti dosi di farmaci ora prescritte verranno ridotte. Un minimo di queste sarà sufficiente, e la guarigione dipenderà allora in larga misura da quelle. L’omeopatia, sino a un certo punto, prelude alla medicina futura, ma oggi ottengono esiti positivi solo gli omeopati dotati di grande energia psichica. Forse oggi essi sono inconsapevoli della vera ragione dei loro successi, ma a poco a poco impareranno l’armonia tra gli influssi interni ed esterni, e inizieranno le nuove terapie. Per l’oscurità dominante i medici odierni stentano a riconoscere che la loro energia psichica è per lo più l’elemento prevalente. Ascrivono il buon esito alla più blanda delle medicine, dimentichi dell’influsso potente esercitato da loro stessi.
Pochi notano quelle vibrazioni che pure si avvertono nettamente durante certi dolori. Se lo facessero s’accorgerebbero che, scomparsi quelli, gli impulsi che scuotevano il letto si placano. Nel Nostro Luogo coltiviamo questa terapia che, se il paziente ne accetta volontariamente l’influsso sottile, agisce anche a grande distanza. Tale accettazione, totale e spontanea, è indispensabile, altrimenti le correnti si infrangono e il disastro è inevitabile.
Anche Noi talvolta ricorriamo a questo metodo, specialmente valido per chi è fra lo stato denso e il sottile. Non senza motivo siamo solleciti verso questa condizione intermedia. È un problema previsto da gran tempo che esige cure premurose.
24 — Urusvati conosce bene il rapporto fra sonno e veglia. Per alcuni sono l’uno l’opposto dell’altro, ma per Noi il sonno è la continuazione del lavoro in uno stato diverso. Non si dovrebbe considerarlo altrimenti. Con ciò non si nega che sia necessario. In certe condizioni lo si può ridurre, mai eliminare. In alta montagna, oltre una data quota, possono bastare quattro ore.
Non badate a chi vuol farvi credere di non averne bisogno. A parte l’orrore dell’insonnia esso va accettato come parte necessaria dell’esistenza. Qualsiasi livello di sonno avvicina al Mondo sottile. Il livello di coscienza durante il sonno varia e bisogna coltivarne la chiarezza. Prima di dormire è bene ripetere a sé stessi che si cambia di lavoro. Se il libero arbitrio lo accetta riesce più facile esercitare le proprie potestà nel Mondo sottile. Non per questo il riposo sarà minore: resta tale e quale, poiché si usano qualità sottili che non stancano.
La cosa peggiore è addormentarsi in preda a desideri terreni, senza un pensiero per il Mondo superiore. In tal caso anziché passare in una sfera illuminata di attività intelligente si vaga per regioni oscure, e potete immaginare quanto vi siano faticosi gli incontri. Addormentarsi dovrebbe essere un trapasso cosciente nel Mondo superiore. La libera volontà, come un’ala, porta in alto. Dico queste cose perché nel Nostro Luogo non ignoriamo quel sonno peculiare che trasferisce la coscienza nei Mondi più elevati.
Urusvati sa bene che non Ci opponiamo al libero arbitrio. La libera volontà è il Nostro Potere.
25 — Urusvati ha spiegato a molti perché veniamo detti “Governo Invisibile”. Ogni uomo sente, in grado diverso, che deve pur esistere, in qualche luogo, un Centro focale di sapienza. E il potere accompagna sempre la conoscenza. Non per nulla qualcuno sogna di Noi, mentre altri Ci odiano e vogliono distruggere la Nostra Sede.
Chi osserva le vicende mondiali potrebbe percepire un potere che trascende la logica umana. Anche i più devoti Ci hanno spesso rimproverato di essere lenti e indifferenti, ma ciò avviene perché conoscono solo una parte degli eventi. Sono incapaci di vederne le cause e gli effetti e di valutarne le circostanze. Né saprebbero dire con sicura esattezza quando si è reso necessario colpire. Insomma, chi conosce il Piano e le sue fasi?
Per la loro difettosa conoscenza gli uomini persistono nelle loro maniere, ma i discepoli non si oppongono mai di forza alle direttive del Maestro. Sanno armonizzare la loro libera volontà con le decisioni superiori. Bisogna disporre di un buon equilibrio per assecondare la saggezza della Guida senza paralizzare il libero arbitrio. Ecco una qualità che apprezziamo molto. L’ebbero i “leader” migliori di ogni popolo, e fu facile dirigerli.
L’“Alloro verde” [Mikhail Ilarionovic Kutuzov (1745-1813). Feldmaresciallo russo, comandò le armate che sconfissero Napoleone nel 1812.] sovente citato sapeva conciliare la propria autonomia con la sensibilità ai Consigli della Fratellanza. Accolse le direttive di Saint Germain con piena fiducia. Donde il suo successo. E forse Saint Germain venne proprio per educare quel “leader” futuro.
In tutto il mondo sono reperibili i capisaldi della Nostra Guida. Alcuni illuminati l’accettarono, ma certe misere figure di sovrani la rifiutarono, gettando i loro popoli nella sventura. Riuscimmo però a trarre del bene anche da queste tragedie: conoscete le regole di Tactica adversa.
Serva d’esempio quel monarca arrogante che prima della grande guerra [Prima guerra mondiale (1914-1918).] ebbe un Nostro consiglio, ma ricusandolo preferì perdere il trono. Ci fu anche un altro capo di Stato che non diede retta al Nostro ambasciatore e gettò il suo paese nella confusione.
Non è vero che i Nostri Consigli furono più frequenti nell’antichità. Sono numerosi anche oggi, ma l’umanità è sorda come allora.
Noi vegliamo su tutto il mondo.
26 — Urusvati ha sovente avvertito gli amici dell’imminenza di certi attacchi delle tenebre. Dovunque è necessario fare altrettanto. Non si creda mai che gli oscuri disarmino. Si nutrono di putredine, l’assassinio è il loro mestiere. Godono nel ferire anima e corpo. Cercano continuamente di violare anche i confini più protetti, siatene certi. Preferiscono morire piuttosto che smettere di deprimere e corrompere.
Alcuni sventati credono che la pronuncia rituale dei Nomi sacri basti per difendersi dai loro assalti. Un rituale non serve: ci vuole il fuoco puro del cuore per creare uno scudo resistente.
Le astuzie dei tenebrosi sono multiformi. Oltre all’attacco frontale violento tentano vie insidiose, agendo sulle debolezze umane. Uno dei loro metodi preferiti è seminare il dubbio: chi dubita è indifeso. Questo è un assioma che dovrebbe essere ben noto, eppure quanti soccombono di questo veleno! Ritengo che sia proprio il mormorio del dubbio a creare molti nemici della Verità. Chi è palesemente folle non è pericoloso quanto un piccolo ipocrita. Se si inventano sempre nuovi veleni, perché non dovrebbero apparire nuove forme di ipocrisia? Ricordate la descrizione di questi assalti delle tenebre quando pensate alla vita interiore della Fratellanza.
Noi siamo sempre di guardia. Non passa un’ora che non si debba parare un colpo maligno inferto chissà dove dagli oscuri. Essi non attaccano solo i Nostri seguaci: vogliono distruggere qualsiasi cosa utile, e conoscendo la legge delle vibrazioni sanno sempre scovare il seme del bene che odiano tanto. Non è che siano onniscienti, il fatto è che sentono l’oppositore. Il Nostro Lavoro è complicato dalla spesa di energia necessaria per rintuzzare i loro attacchi. Sanno bene che alla fine soccomberanno, ma assorbono l’energia spedita nello spazio. Se esortiamo all’unione e alla fiducia è per affrettare la vittoria.
Molti segni volano a Noi. Non potete figurarvi la confusione del mondo! Nessuno pensa che ogni paese è un recipiente di molti cuori, e che il loro dolore è Nostro.
27 — Urusvati conosce la leggenda dei templi costruiti dagli jinn. Come ogni altra, essa ha elementi di verità, così come sono vere anche le storie dei molti tradimenti che accompagnarono ogni costruzione. Si dice che essi ne siano l’ombra, tanto più estesa quanto più alta è la fabbrica. Noi siamo stati provati con ogni tipo di tradimento e tentati con ogni sorta di astuzie. Si è persino proclamato che per esaltare l’amore per il genere umano bisogna conoscerne tutte le bassezze. Ma chi ha la pazienza di guardare in tutti quegli abissi senza perdersi d’animo? La Nostra Sede è il baluardo di tale sopportazione, e ne sono corazzati coloro che sono stati da Noi, che hanno udito di Noi, che sono in contatto con Noi nei cuori. La pazienza è tanto preziosa perché è dell’Infinito.
Si deve scoprire l’Infinito in sé, altrimenti le Nostre Torri restano precluse. Volgetevi a Noi quando siete nel dolore o nella sventura. Se il vostro cuore non è di pietra avete il Nostro aiuto. Anche gli inesperti possono partecipare al lavoro costruttivo, se sono coraggiosi come leoni e riconoscono la Gerarchia. Sappiate che un filo invisibile si tende da voi a Noi. Prendete forza dal sapere che la Fratellanza esiste. Vi aiuteremo invisibilmente; troveremo i testi che vi occorrono; rafforzeremo la vostra speranza nei mondi lontani e la vostra fiducia; troveremo un cuore che vi ama — ma voi espellete i serpenti e gli scorpioni. Ecco un aspetto molto importante della Nostra Vita.
Pensate che gioia per Noi trovare un collaboratore degno di fiducia! Il suo impegno spirituale non teme di essere messo alla prova. Solo gli ipocriti temono che la luce penetri nell’intimo loro. I cuori aperti sono una bella collana per i Mondi superiori. Il Maestro non viene mai meno ai Suoi doveri. La Sua giornata ne è ricolma. Ma chi teme queste parole non pensi alla Fratellanza.
28 — Urusvati ha ammirato i Nostri fiori, e invero in alcune specie siamo giunti alla perfezione. L’energia psichica ha in ciò grande rilievo, poiché favorisce lo sviluppo vegetale. Inoltre usiamo soda per irrigare, così agendo sia dall’interno che dall’esterno. Di quell’energia si può fare largo uso, a patto di essere sistematici e ricordare che ci vogliono tempo e tanta pazienza. Molti tentativi bene avviati finirono male per difetto di pazienza. Per di più le Nostre radiazioni sono armoniche, e ciascuno può sostituire un altro, dato che l’energia psichica è identica.
Gli uomini non sanno quanto sarebbero utili queste ricerche. L’energia psichica deve essere scambievole. Trasmetterla ad altri può causare fatica, ma dai vegetali non partono contraccolpi. Si tenga conto inoltre che Noi collaboriamo intimamente con il Mondo sottile, serbatoio che Ci rifornisce facilmente di energia.
A molti riesce difficile immaginare la cooperazione fra tre diversi livelli di coscienza, ma invero non è complicato. I coadiutori sottili sovente sono visibili, senza bisogno di ectoplasma, e per giunta usiamo composti chimici che favoriscono la densificazione di quegli involucri. Durante l’ultima guerra [Prima guerra mondiale (1914-1918).] molti ebbero delle visioni, ma nessuno ne riconobbe la causa in speciali agenti chimici. Sovente ciò che decompone il fisico ottiene effetti opposti nel sottile: di tanto sono diversi quei due stati.
Fu sorprendente per Urusvati veder fiorire a queste altitudini certe piante di pianura. È un’acclimatazione possibile, ma non rapida. Fu appunto nel Nostro giardino che incontrò il suo Amico Tibetano. Teniamo molte piante anche negli ambienti interni. La sostanza viva dei fiori freschi è necessaria per molti esperimenti. Consigliamo di parlare sovente alle piante, che hanno correnti prossime al Mondo sottile. Noi applichiamo il Potere a tutto ciò che esiste. Ne risulta quell’unione organica su cui tanto insisto.
29 — Urusvati apprezza il Nostro aiuto, e chi apprezza custodisce. La cooperazione, se genuina, per prima cosa vuole cautela. Non sarebbe giusto avvalersi dell’aiuto gerarchico a capriccio, e bisogna prestare ascolto rispettoso alla Voce dei Maggiori. Persino chi per ignoranza non concepisce la Fratellanza ammette l’esistenza di voci ultraterrene. Ma chi realizza in sé la Nostra Comunità deve rendersi conto che anche una minima instabilità mentale scompiglia il flusso di pensiero che viene dal Maestro. Una sola parola disdicevole lo distorce. Un filo spezzato diventa un laccio. Non è una minaccia, lo dico perché vi voglio migliori.
È bene rammentare la saggezza dell’India antica, che conformava il dovere al destino della vita umana. Alla base di un simile concetto il dovere è uno solo che agisce in molte diramazioni. L’idea di Maestro per Noi è sacra. Ciascuno di Noi ebbe il proprio, secondo una scala di innumerevoli gradini. Dirigere un pianeta non è ancora l’ultima consumazione, ché non può sussistere; e proprio qui sta la gioia. Grave sarebbe il danno se si dicessero i Nomi ineffabili dei grandi Signori. Sarebbe un tradimento dalle enormi conseguenze. Ci sarebbero esplosioni visibili e no. È norma di prudenza essere più solleciti verso la Gerarchia.
In tempi andati gli uomini seppero esprimere molto bene il concetto dell’Altissimo, ma oggi non si sa cosa sia il grande Servizio. Non lo si direbbe, dal momento che il Mondo sottile si avvicina e Noi veniamo molte volte citati. Eppure l’abisso tenebroso non si è ridotto, se ancora si pone in dubbio il concetto di Maestro. Sapete bene che sovente proprio chi sa della Fratellanza ne parla senza rispetto, così seminando rovina.
Gli uomini Ci attribuiscono gli stessi loro metodi di dare soccorso, ma in questo modo rifrangono le correnti. Un padrone di casa frugale biasima ogni spreco. Ma è grande la gioia se chi sa della Gerarchia aggiunge volontariamente la propria lampada.
La forza che Ci muove è il libero arbitrio.
30 — Urusvati sa bene che la luce si manifesta in molti modi. La vista di bagliori luminosi è segno di acutezza spirituale dell’occhio. Di per sé quelle luci non hanno significato speciale, ma sono come bandiere sulla via che conduce a Noi. Le aurore boreali, almeno nelle loro forme minori, passano inosservate, proprio come i primi lumi dello spirito, che per molti non sono evidenti. A volte piccole faville di luce divampano in una fiammata e splendono come un arcobaleno. Così attorno all’uomo si accende un’aura di bellezza. Questi lumi sono ben visibili nella Nostra Dimora. Vi si sono accumulati dai tempi antichi e brillano radiosi a volontà. Alcune leggende narrano di uomini che sapevano circondarsi di una luce abbagliante. Se lo si vuole è possibile avvolgersi nella forza del fuoco.
È bene abituarsi alla possibilità di simili fenomeni. Già oggi alcuni riescono a vedere le aure, e altri si sfregano gli occhi, convinti di un difetto alla vista. In pieno giorno quella luminosità appare sovente come una nebbia. La si percepisce in modo vario. La Nostra sensibilità è tale che riusciamo a leggere alla Nostra propria luce.
Si comprende dunque che lo stesso concetto di tenebra si dissolve a poco a poco, se si è circondati di raggi, colonne di luce, miriadi di faville brillanti, visibili a occhi aperti o chiusi. Lo ripeto, l’ombra scompare. Solo negli strati inferiori del Mondo sottile regna un chiarore crepuscolare, poiché quegli abitanti non sanno evocare la Luce. Eppure il pensiero ne è capace: la Luce viene dal pensiero. In verità è il pensatore che comanda: “Che la Luce sia!”. Così si insegnano grandi verità, che gli uomini prendono per favole.
Le leggi più naturali devono essere assimilate in spirito e vissute nell’esperienza personale. Non è facile sormontare tutte le opposizioni ambientali. La Nostra Sede è inespugnabile perché non alberga corruzione. Le Nostre volontà si fondono in una sola corrente poderosa. L’unione è una dinamo che accresce tutte le energie. È la volontà purificata, non la magia, che pronuncia nel mondo il comando: “Che la Luce sia!”.
Il Nostro Luogo è invero il trionfo dell’Unità.
31 — Urusvati sa perché conserviamo a lungo il Nostro aspetto. I rapporti con il Mondo sottile impongono qualità sottili, e colà l’aspetto non muta se non per preciso desiderio. Il pensiero vi crea le forme. Si può evocare una figura qualsiasi dalle profondità del passato e fissarla nell’immaginazione, se questa è sviluppata a sufficienza. Si aggiunga che l’unione, fortissima nella Nostra Dimora, agevola in tutti i particolari della vita quotidiana. Crea un’atmosfera salubre che forgia una coscienza ardente.
Sapete che alcuni di Noi si ammalarono a contatto con le disarmonie terrene e sovente soffrirono per le continue discordie umane. Ecco perché visitiamo le vostre città solo raramente e per breve tempo. Le Nostre apparizioni vi sono fugaci e causate da circostanze speciali. Ma nelle campagne si trovano luoghi dove le correnti del degrado non sono troppo intense. In Francia e in Inghilterra esistono foreste prossime alle città in cui si respira aria abbastanza pura, che Ci è indispensabile. Il fatto che persino la Nostra energia concentrata ne abbia bisogno non vi deve sorprendere. Siamo però abbastanza forti da resistere anche alle emanazioni di una folla umana. Possiamo elevare l’energia a una tensione tremenda, ma in ogni cosa occorrono prudenza e commensura.
Per un Nostro Fratello, come avete saputo, l’aura di certi possidenti fu molto oppressiva. Avrebbe potuto disfarsene con una sola scarica delle Sua energia, ma un assassinio non faceva certo parte del Suo compito. In molti casi dunque dobbiamo commensurare l’uso del Raggio e dirigerlo solo all’impiego migliore. Questo metodo definisce il proposito della Fratellanza. I Nostri Statuti impongono di respingere l’assalto delle tenebre, proteggere chi ha esaurito le sue forze e applicare ogni misura possibile per il Bene comune.
32 — Urusvati ha riconosciuto l’esistenza di una sostanza che dà equilibrio e longevità all’organismo umano. Non ne rivelo la formula completa poiché può distruggere il fisico. Se intensa, la radioattività, tollerabile nel sottile, può distruggere il denso. Nelle condizioni terrene persino la valeriana può essere troppo potente, perciò bisogna saper distinguere le correlazioni fra le varie sostanze. Durante un esperimento, ad esempio, un Mio Fratello assunse una dose di veleno che sarebbe stata mortale per l’uomo ordinario. Ma essendo il Suo veicolo ben prossimo allo stato sottile l’azione del veleno fu benefica. In molti casi i veleni non causarono effetti letali, e la ragione va cercata nella speciale condizione dell’organismo.
Quando si entra inconsciamente in contatto con il Mondo sottile si nota uno stato fisico particolare. È strano che uomini del genere ignorino del tutto i mondi diversi, però nei recessi della loro coscienza giace un’idea che non riescono a formulare. Allora per destare la coscienza ricorriamo a Tactica adversa. Occorrono azioni al limite dell’assurdo per ottenerlo. È la stessa tattica che usiamo per trattare le vicende mondiali.
Si deplora la scomparsa della forza di carattere dei tempi andati. È un fatto, e Noi vediamo che l’energia psichica degenera gravemente. Intorpidisce perché non applicata e il suo fuoco si smorza perché manca la frizione che l’accende. Perciò la Nostra Sede resta solitaria e a parlarne sembra astratta. Non deploratelo. La stessa Battaglia indica la forza della Fratellanza, e in questi tempi di Armageddon la mischia è furibonda.
Ascoltate. Ponete l’orecchio a terra a sentire la tensione che cresce.
33 — Urusvati si allieta al vedere il progresso di una coscienza. È un’offerta al mondo, una vera occasione di gioia. Non è da considerare come acquisizione personale, ma come una purificazione che riguarda il Bene comune. Per il mondo ogni minima apertura del genere è una vera festa.
In alcuni misteri la si paragonava al risveglio della primavera. Se non tutti riescono a veder crescere l’erba, tutti i cuori gioiscono alle prime fioriture. Del pari non è possibile seguire i minuti ampliamenti della coscienza, ma la trasformazione dell’uomo intero è evidente. Egli non saprebbe dire come e quando ebbe inizio il rinnovo, né come si produssero quelle aperture. Citerà probabilmente eventi insignificanti omettendo i fattori più notevoli.
Non a caso abbiamo citato i cicli di tre e sette anni: i mutamenti della coscienza divengono percettibili solo dopo periodi di tale durata. Noi e i Nostri coadiutori riusciamo però a notare, nel corso delle missioni, anche cicli di crescita minori. Il giardiniere conosce le sue piante meglio di chiunque altro. Seguiamo l’espandersi della coscienza di chi Ci è vicino, che osserviamo per molte ragioni.
Possiamo dire che nel corso dei secoli non c’è approccio a Noi che rimanga senza risultato. Conosciamo la gratitudine, che consideriamo indispensabile. Qualsiasi affermazione della Fratellanza dà un buon raccolto. Ogni gesto di aiuto viene apprezzato, e ogni singola menzione della sua presenza, fatta a fin di bene, viene ricordata. I Nostri Ashram ne tengono memoria. Siamo lieti di annotare anche un semplice sorriso gentile, e i Nostri allievi si rallegrano per ogni parola cortese detta al suo riguardo. È una gioia radiante che nasce spontanea. Non si può forzare la gratitudine. Solo una coscienza dilatata sa dov’è possibile compiere altro bene.
Agli uomini in genere non garba parlare della coscienza, perché trovano difficile qualunque miglioria: non sono numerosi coloro che continuano a istruirsi dopo gli anni di scuola. Tutto il modo di vivere sarebbe da cambiare perché l’apprendere divenga una necessità inderogabile. Noi dunque salutiamo ogni minimo risveglio di coscienza e annotiamo fra i segni di successo ogni desiderio di rivolgersi alla Fratellanza, non fosse che il semplice pensiero di servirla o di unirsi ad essa.
34 — Urusvati dedica ogni ora del suo tempo al Bene comune: è una risoluzione nata nella Nostra Sede, dove le ore di servizio non si contano. E come pensare alle ore, in una vita tanto lunga? Le Nostre ore non sono come le terrene, poiché le necessità e le richieste di aiuto dal mondo sono tante che non è possibile scandire il Nostro Lavoro in modo così relativo. Per spedire Volontà dove abbisogna in qualsiasi istante dobbiamo tenere la coscienza in grande tensione. Certamente si dirà che diamo aiuto a chi non lo merita e lo neghiamo a chi ne è degno.
Chi giudica secondo le misure relative terrene non discerne fra causa ed effetto. Non solo la tensione, ma anche la vigilanza è necessaria se si vuole decidere all’istante l’ora e l’azione più urgenti. Qualsiasi richiesta di aiuto reca emanazioni del passato e aroma del futuro. Sono suoni da elaborare in coscienza per capire le ragioni delle dissonanze. Noi non aiutiamo chi si appresta al male, ma dobbiamo soccorrere chi soffre. Le contraddizioni sembrano opporsi e si recupera l’equilibrio solo conoscendo il passato. Nondimeno non rigettiamo nessuna richiesta di soccorso, poiché vi è implicito il riconoscimento del Mondo superiore quale Realtà vivente nello spazio. Non una sola voce che chiama Ci sfugge, né una sola preghiera: raccogliamo tutte le sostanze risanatrici per dare il giusto soccorso. Tutto ciò comporta grande vigilanza.
Il Lavoro è incessante; dobbiamo accertare la Nostra responsabilità e stabilire dove l’intervento è più urgente. Una Nostra Sorella ha imparato da tempo immemorabile a impegnarsi sempre nel compito più necessario. Non è facile apprenderlo, e lo si deve esercitare in molte situazioni per farne una fonte di gioia. Una tale sorgente lava via l’irritazione, poiché sapere che il lavoro è interminabile insegna a lavorare senza attesa di risultati. Non si pensa al passato: lo slancio verso il futuro ne cancella i sedimi. Così i vortici interplanetari stimolano la vigilanza senza turbare la gioia della coscienza aperta.
35 — Urusvati ricorda i molti mutamenti della lunga serie delle sue vite. Sono memorie che non l’aggravano, anzi ne arricchiscono la coscienza. Un giusto atteggiamento verso le vite passate è molto raro. Di norma quei ricordi non ispirano al futuro, ma incatenano a resti superati. Perciò raramente si concede di rammentarle. Lo stato attuale della coscienza non è in grado di assorbirne molto. Non si comprende perché certe incarnazioni di rilievo si alternano ad altre di dura fatica. L’essere stati re o regina illude e blocca il discernimento anche quando è ancora necessario perfezionarsi. La coscienza terrena non comprende che una vita di difficoltà giova per elevarsi oltre il livello di molti sovrani. Molto meglio allora rendersi conto che l’ascesa dello spirito prosegue durante la vita incarnata.
All’apprendere di certe loro vite cospicue molti divengono orgogliosi. Peggio ancora quando da cronache false si desumono virtù immaginarie e si pretende di emularle, così oscurando la propria via. Tutti gli spiriti antichi hanno vissuto esperienze notevoli, necessarie per imparare il comando. Ma questa non è una dote primaria fra le altre. I perseguitati imparano più dei persecutori, e tutte le asprezze della vita sono sempre feconde di scoperte. Le prove attendono ad ogni crocevia: e lo dico perché anche Noi ve le abbiamo incontrate. Ora quelle sofferenze si sono mutate in letizia, e non le ricordiamo più. Chi allora Ci tormentava va anch’egli salendo, in qualche luogo, con impegno e fatica. La Nostra Dimora non avrebbe ragione di esistere se volessimo vendicarCi. La Legge del Karma fluisce immutabile.
Noi rammentiamo le vite precedenti: lo dobbiamo, non per Noi stessi, ma per coloro che abbiamo conosciuto e deciso di non abbandonare. Sulle vie terrene gli incontri avvicinano i viaggiatori più diversi. L’attesa delle date, la gioia del contatto, il dolore della separazione sono sentimenti umani che non svaniscono. Chi ha gioito o penato assieme lo ricorda per molti secoli.
Urusvati ricorda molti incontri. I sentimenti così generati sopravvivono per millenni. Sono rimembranze che favoriscono l’espandersi della coscienza. Sono fuochi che brillano inviolabili. Le parole terrene non riescono a esprimerli, ma il cuore batte proprio come millenni prima. L’arcobaleno splende sul Cristo oggi come allora nel deserto. Del pari perdurano i lumi dell’Ellade, e Sergio, il grande Santo del Nord, si aggira nei pressi. Gli incontri sono frequenti nel Mondo sottile, e anche qui, nel Luogo dal quale parliamo.
Nella vita interiore della Fratellanza questi sentimenti vitali non sono dimenticati: la Sede della Conoscenza non può farne a meno. Cercare il Sapere implica anche il Sentire supremo, senza il quale non ci sarebbero martiri, né eroi, né santi, né vincitori.
Abbiamo immagini e talismani per rafforzare il Nostro aiuto.
36 — Urusvati sa com’è importante la calma nell’azione. Se ne citano molte qualità. Alcuni ritengono che non ci sia calma senza sforzo di volontà, altri la vedono come una dote innata. Un terzo gruppo sostiene che un inizio agitato prelude a una conclusione identica. Per altri poi la calma dipende dal metodo di lavoro. Sono tutte verità parziali, ma se ne trascura la qualità fondamentale, che è l’esperienza. Un marinaio novizio è timoroso la prima volta che si imbarca, ma dopo dieci viaggi stupisce per la sua calma.
Le Nostre azioni sono molto calme. Da bravi marinai abbiamo visto innumerevoli tempeste e sappiamo come prenderle. Affrontare caos e tenebra è usuale per Noi. Non battaglie improvvise, ma attività continua è la Nostra regola quotidiana. L’azione deve sempre essere seguita da una calma deliberata. Non è una narcosi, ma all’opposto l’uso sobrio e saggio della forza in rapporto alla meta. Si parla molto della calma, e talvolta la si paragona a un’ibernazione.
Che errore! Anche il Nirvana viene sfigurato in questo modo.
La calma dell’azione è la tensione suprema, la luce del lampo, la spada che difende. Non è sonno, non è tomba: è la matrice delle idee creative. Sappiate che il Nostro Luogo è immerso nella calma. È una tensione impercettibile all’uomo, che non la comprende. Esperienze innumerevoli rivelano che proprio in quella calma fiorisce il sorriso, si lavora e si accumula energia.
37 — Urusvati ha il cuore impavido. Noi diciamo che lo si acquisisce con la fede e la grande esperienza. Upasika [Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), russa, fondatrice del movimento teosofico.] fu esempio di grandissimo coraggio. Fu intrepida in tutte le circostanze e mai si lasciò invadere dalla paura. Eppure ne ebbe molte occasioni. Fu penoso vederla perseguitata in vario modo e nello stesso tempo, calunniata, senza mezzi, minacciata da ogni parte. Una vera pietra di paragone per il coraggio! Si potrebbero citare anche altri esempi, di epoche diverse. Ciascuno di Noi ebbe occasioni frequenti di mostrarsi valoroso.
Nella vita terrena non siamo sempre al riparo dagli assalti delle tenebre. Chi di Noi è in missione svolge il suo compito in condizioni terrene. Si pensa per lo più che siamo al sicuro, come esseri sovrannaturali. In senso relativo superiamo molti ostacoli, ma la lotta è vera. Se ne usciamo sempre vincitori è perché la Gerarchia della Luce non può soccombere alle tenebre. Quando una Nostra Sorella esclama: “È terribile!” non è per paura, ma perché valuta la tensione.
Noi visitiamo i mondi lontani, dove raccogliamo molte lezioni di coraggio. Le atmosfere aliene e insolite di quei pianeti agiscono sul cuore di chi li visita. Sorella Urusvati lo sa bene, e conosce anche la sensazione specialmente penosa che si avverte al rientro nel corpo sottile. C’è poi sempre qualche complicazione, e insomma queste esperienze richiedono molto coraggio. La lettura dei resoconti di quei lunghi voli mostrerebbe quanto è necessario.
Il desiderio di volare è stato risvegliato negli uomini. C’è chi ricorda sogni audaci, altri volano come uccelli, ma di per sé ciò che distingue quest’epoca è l’anelito per l’altezza. Lo si predisse molto tempo fa: l’Uccello d’acciaio [Fu il Buddha a descriverlo.] definisce la nuova Era.
38 — Urusvati venera il pensiero rivolto alla Madre del mondo. I moti femministi sono importanti per il futuro immediato. Li si deve interpretare non come asserzione di supremazia ma come ripristino di equità. Si è detto molto della commensura e dell’equilibrio, ed è proprio per realizzarli che i pieni diritti della donna vanno riconosciuti. Sono misure che non vanno a vantaggio delle sole donne, ma promuoveranno l’equilibrio del mondo e sono indispensabili per un’evoluzione armoniosa.
Noi lavoriamo per introdurre tutto ciò che favorisce l’equilibrio, ma incontriamo molta opposizione. Tutti i popoli hanno tratti di atavismo, perciò non è giusto giudicare in base alla nazionalità, ma si deve per prima cosa valutare l’intricato tessuto dei rapporti personali. Purtroppo in questa situazione la donna non è sempre di aiuto. Tanto più è preziosa l’opera svolta dalle Nostre Sorelle. Rinunciando ai lunghi voli cari al loro cuore, con grande tenacia visitano molte famiglie, parlano con tanta gente, affrontano, instancabili, conversazioni sovente faticose e talora opprimenti.
La Nostra Sorella sa bene quante volte in corpo sottile parlò con donne sconosciute, e quanto sovente fu testimone di litigi e incomprensioni. Ma l’opera di illuminazione non indugia. Popoli interi vogliono saperne di più, e la conoscenza conduce alla parità dei diritti. Abbiamo memorie che riguardano i moti femministi, e i risultati sono incoraggianti. Non pensate in modo convenzionale. Oggi il mondo è uscito dai cardini, la nave è fuori rotta e il moto vorticoso cosmico aumenta. Noi restiamo al timone, ma servono altri marinai. Il terrore dell’Armageddon può essere trasformato in un successo, ma prima bisogna riconoscerlo per quel che è e capire la Gerarchia. Nell’economia globale il ruolo della donna si è ben affermato: mai come oggi essa ha rivestito cariche di pari importanza. I Nostri Consigli arrivano lontano.
39 — Urusvati compassiona chi rifiuta la Fratellanza. Noi abbiamo pietà di chi si priva di conoscere la Fortezza del mondo. Ma chi preserva chiara nel cuore la consapevolezza che in qualche luogo si lavora per il genere umano già partecipa al pensiero di salvezza. Che all’inizio sia nulla più che un sogno, e lampeggi solo ogni tanto. Ogni suo bagliore testimonia la sacra energia. L’uomo non dovrebbe ribellarsi a questa verità.
Chiunque dice “Fratellanza” costruisce un ponte per il futuro. Sappiate che questi riconoscimenti, come le calunnie, Ci pervengono tutti. Quel suono arriva alla Nostra Sede come l’onda di una corrente che avvolge il mondo. Non dimenticate che Noi l’udiamo, e che quale magnete esso attira le sue consonanze. Le calunnie sono deplorevoli. Chi le propaga non vuol capire che ha provocato un grande potere. Dice in malafede che comunque “la Fratellanza non esiste”, e se lo si invita a dimostrarlo si limita a dire che non l’ha mai vista. Non ha visto un gran che neppure del mondo, e per questo non esiste? I detrattori non sono in grado di dimostrare quanto sostengono, perciò si infuriano quando si menziona il Nostro Luogo.
Sarebbe bene contestarli, anziché lasciarli al loro parossismo blasfemo. Fu detto, in verità: “Sarete interrogati, e dovrete rendere conto non solo delle male parole, ma anche delle buone non dette”. Molte sentenze antiche insegnano le verità più semplici, ma oggi ancora suonano nuove. Siate dunque cauti a proposito della Fratellanza e ricordate che apparati sensibili registrano ogni parola che la riguarda.
Non siate fra quelli che tradiscono, volenti o nolenti. C’è una malattia per cui, disperati, si imprecano i Poteri supremi. Non sarebbe giusto considerare questi afflitti alla stessa stregua dei bestemmiatori, che non sono disperati, ma godono nel distruggere i sogni più belli del genere umano. Costoro non avranno segni dalla Fratellanza, né verranno ispirati a creare pensieri di bellezza. Ecco perché abbiamo pietà di chi la rifiuta.
40 — Urusvati prende a cuore ciò che avviene nel mondo. Le azioni sono o del cuore o senza cuore: distinzione da ricordare, oggi specialmente. Le prime si possono unire, nonostante le molte differenze; le altre fanno compatte le forze oscure e non vengono mai dai coadiutori della Fratellanza. Se si rivedessero tutte le Nostre vite passate non si troverebbe una sola azione priva di cuore. Le imprese dettate dal cuore Ci condussero al rogo, alla croce, a tutti i tormenti inventati dai malvagi e dagli ignoranti.
Noi non evitiamo la vita. Quando Ci manifestiamo non siamo diversi dagli altri. Potete testimoniare che quando Djwal Khul venne a salutarvi non era differente dagli altri Lama. Urusvati sentì subito qualcosa di insolito, ma anche il capo del monastero avrebbe potuto causare quella sensazione. Dunque tutti i Fratelli e i loro coadiutori rivestono normali sembianze. Ciononostante il calore del cuore splende in loro da ogni sguardo e sorriso. Per indicare questa qualità esiste un altro termine, più tecnico, ma Noi preferiamo insistere sull’aspetto più umano della Nostra Dimora.
Alcuni dei Nostri nomi si trovano nei libri. Sono molto solenni. Vi si può leggere del Manu o dei Bodhisattva. Certi popoli hanno bisogno di designazioni elevate, ma Noi serviamo la Luce in semplicità e veneriamo la Gerarchia. Ci importa soprattutto di migliorare, non cerchiamo titoli o incarichi importanti. Per quanto riguarda la Gerarchia “titoli e cariche” non sono da intendere in senso terreno, che esprime la propensione umana per ogni tipo di onori e distinzioni. Noi serviamo la Gerarchia infinita. Accettiamo di guidare non come privilegio, ma come necessità inderogabile. Questo tipo di responsabilità dovrebbe essere alla base di tutte le comunità umane. Non diamo valore ai titoli, perché nelle Nostre numerose esistenze abbiamo portato tante onorificenze, presso i vari popoli. Di molte si è perso ogni ricordo. Chi rammenta ormai gli splendidi signori dell’Atlantide? Solo presso le paludi di Tsaidam si possono ancora vedere immagini delle radiose città di quel tempo. Urusvati ne ricorda le strutture, e anche la statua del grande Toro.
Sappiate che nel corso delle Nostre vite terrene abbiamo serbato memorie degli eventi più cospicui, affidate agli archivi della Fratellanza. Chi volesse farsi un’idea della Nostra vita interiore dovrebbe assimilare i molti articoli che compongono gli Statuti della Nostra Sede.
41 — Urusvati sa resistere alle correnti ostili, il che non si acquista senza ragione ed esperienza. Per prima cosa bisogna conoscere il Sovramundano, senza evitare l’esistenza terrena. Quelle correnti si manifestano in vario modo: possono essere psichiche o avere forma di malesseri insoliti o anche di complicazioni mondane che esigono decisioni sagge. Così si impara a discriminare in tutti i campi.
Le correnti spaziali condizionano la psicologia di intere nazioni; danno origine a malattie nuove e a sventure della vita quotidiana. Quando le si percepisce non si deve fare come i bigotti, i superstiziosi o i codardi. Basta esitare per cadere nei gorghi del caos. Noi apprezziamo l’equilibrio acquisito fra le varie e vaste esperienze della vita terrena. È come un moto progressivo che neppure il karma può sventare. Il pensiero che conosca le correlazioni fra i mondi trae potere da essi.
Chi collabora con la Fratellanza si avvicina molto al Mondo sottile. Là abbiamo grandi Fortezze. Ne sapete i nomi, conoscete il prodigioso albero Elgatir, sapete delle strutture create dal pensiero. Bisogna aver chiare queste nozioni per andare verso Dokyood. Il pensiero non oscurato dal dubbio guida alle Nostre Sedi sovramundane. La Dimora della Gerarchia nell’Himalaya è in contatto costante con esse, e a quel mondo giungono gli echi e i tuoni della battaglia terrena. Gli uomini non ammettono queste relazioni, persino l’Armageddon è per loro un semplice conflitto fra popoli della Terra, e così ne ignorano l’aspetto più importante. Come prendere parte a ciò che si conosce solo in minima misura? Noi diciamo che nel Mondo sottile la battaglia infuria più violenta che in Terra. Certo qui se ne risentono molti effetti. Sovente il Nostro Mondo cerca di svegliare gli uomini al pericolo tremendo, ma sempre invano. Uno di Noi soleva ripetere: “Diciamolo ancora una volta, ma quanto è difficile parlare ai sordi”. Sono moniti sempre giusti e compassionevoli.
Più volte avrete provato una sonnolenza ingiustificata. Accade quando collaborate con i mondi lontani o dimostra che partecipate ai poteri del Mondo sottile. Ascoltate con attenzione le richieste dell’organismo. Non pensate a cose accidentali mentre avviene qualcosa di importante. Solo per ignoranza si trascurano i Nostri Precetti. Ma grande è la gioia quando si realizza non solo la Fratellanza, ma anche il contatto con il Mondo sottile.
42 — Urusvati ha sviluppato un talento musicale, risultato di molto impegno in altre sue vite. Secondo Platone, “musicale” non significa solo musica in senso stretto, ma partecipazione a tutte le armonie dell’arte. La musicalità si esprime dunque nel canto, nella pittura, nella scultura, nell’architettura, nella fonetica e infine in tutte le manifestazioni del suono. In Grecia un’antica cerimonia era dedicata alle Muse. La tragedia, la danza e in genere tutto ciò che è ritmico assecondava l’armonia del Cosmo. Si parla molto di bellezza, ma il valore dell’armonia è poco apprezzato. La bellezza è ispiratrice, e ogni tributo offertole perfeziona l’equilibrio cosmico. Chi è “musicale” offre sacrifici non per sé ma per l’umanità, per l’Universo.
La perfezione del pensiero manifesta una bella capacità musicale. Il ritmo più elevato è la profilassi migliore, vero ponte per i mondi supremi. Così intendiamo la Bellezza nel Nostro Luogo. Urusvati ha osservato che la musica delle sfere è prodotta dall’armonia dei ritmi. È proprio questa la fonte che ispira gli uomini. Essi raramente vi pensano, ma se lo facessero Ci aiuterebbero molto.
Sapete dei Nostri speciali strumenti di musica, che Urusvati ha udito suonare. Le scale sonore e i ritmi musicali di Sorella Oriole sono vere armonie massime. Più volte diffusero pace nel mondo e costrinsero alla ritirata persino i servi delle tenebre. Bisognerebbe dedicarsi a sviluppare con ogni mezzo la propria musicalità.
L’intervento del cuore non si sente nelle parole, ma nel loro suono. L’armonia espelle l’irritazione, e quando lo spirito si eleva ogni malizia scompare. Non a caso i poemi epici anticamente venivano cantati, non tanto per meglio imprimerli nella memoria, quanto per ragioni di ispirazione. Ritmo e armonia proteggono dalla stanchezza.
Li si dovrebbe insegnare fin dall’infanzia.
43 — Urusvati cercò sempre le Vette, in tutte le sue vite. Un medico la chiamò “uccello dei monti” per l’intimo amore rivolto alle loro bellezze, anche quando malata. Con tale spiritualità elevata espresse la sua straordinaria devozione per la Fratellanza. Ogni cima le ricordava le Nostre Alture. Ogni successo le indicava i sentieri che portano a Noi.
L’aria di montagna è benefica per certi cuori, e oltre i tremila metri gli elementi del fuoco e dell’aria purificano lo spazio non solo esteriormente, ma anche all’interno. Così soccorrono sia le necessità fisiche che le spirituali. I cuori che l’hanno compreso anelano alle Vette, perché nell’intimo ne riconoscono la salubrità. Chi ama la Fratellanza, dovunque sia, si sforza di salire a Noi.
Anche Noi aneliamo di tornare a quelle alte sfere dove siamo già stati. Dividiamo lo spirito e spediamo messaggi tramite messaggeri e Delegati. Ad alcuni di loro conferiamo la potestà di Guida nei mondi lontani. Sono sostituzioni difficili da spiegare in parole terrene.
La scienza umana non può comprendere tutte le doti dello spirito. Si sa dell’ossessione, ma in modo impreciso. Si sa delle anime gemelle, ma altrettanto male. Eppure la storia testimonia di alcuni che furono inseparabili in tutte le loro esistenze. Se espanderete all’infinito tali qualità molte cose vi diverranno comprensibili.
Ricordate che le condizioni di vita nel Mondo sottile e sui mondi lontani sono molto varie. Dal punto di vista dell’uomo terrestre la vita su alcuni di essi è solo embrionale, ma già vi è impiantato il germe del pensiero, e Noi appunto chiamiamo “vita” questa base. Fin dalla prima semina vediamo ergersi le Colonne di Luce del “Leader”, forse un Nostro Fratello o un Delegato. E quando saliremo alla sfera superiore Egli continuerà a precederCi come precursore, quale fu Giovanni il Battista. In Terra dunque e sui Mondi lontani sono presenti Nostri messaggeri, precursori e Delegati. Esiste tutta una rete di rapporti, e i collaboratori in Terra sappiano che loro Fratelli lavorano anche sui Mondi lontani.
Fratellanza, parola sacra! Che risuoni dunque nel pensiero e alla vista delle cime montane. Noi veneriamo la Gerarchia nello Spazio infinito.
I viandanti della Terra sappiano che li attendiamo su tutti i sentieri che salgono a Noi.
44 — Urusvati è ardente. Cos’è questa qualità preziosa? In qualche misura la si trova in chiunque, ma le nature più dotate comunicano facilmente con i mondi lontani. Si ritiene comunemente che tali siano i collerici, gli irritabili, gli impulsivi, che sono mere caratteristiche terrene: i veri ardenti non sono costoro. È ardente chi ha contatto con il Mondo invisibile e partecipa alle Nostre Missioni.
Questo fuoco inoltre non ha alcun rapporto con la medianità. Al contrario chi è ignificato ha mucose asciutte e non essuda ectoplasma. È una qualità indipendente, esclude la paura e ospita il coraggio. L’ardente è sempre impavido e non teme i fenomeni del Mondo sottile.
Questi di norma sono temuti, il che spiega l’isolamento di quella sfera, anche se recidendo quel legame naturale non c’è modo di trasformare l’esistenza. Noi cerchiamo con ogni mezzo di ispirare il coraggio. Suggeriamo che la paura è nociva e sciocca. L’uomo è avvezzo da tempi remoti a temere ciò che chiama morte. Il concetto dell’inferno lo ha sempre spaventato, e per di più nessuno gli ha insegnato che è possibile migliorarsi. Come pretendere che non conosca la paura, se ignora perché vive in Terra e dove andrà quando sarà liberato. Noi fidiamo che i Nostri collaboratori ripetano per quanto possono che la vita è eterna e continua.
Noi restammo in Terra di proposito. Ne accettammo di proposito la vita. Avremmo potuto essere lontano, ma preferimmo restare con chi soffre. Se avessimo paura non potremmo vegliare con tanta fermezza. Come terapeuti sappiamo bene quanto devasta l’organismo umano.
I medici potrebbero individuare una certa malattia indotta dalla paura. Provino la Nostra stessa tensione e capiranno quanto sia perniciosa la paura.
La qualità del fuoco non viene da sé: la si deve coltivare per molte vite.
45 — Urusvati ha superato i malintesi della salvezza e sicurezza materiale. In Terra non esistono, ma sono un miraggio che inganna moltissimi. Si sogna infatti di erigere torri che offrano una protezione totale, o di accumulare tesori che garantiscano la sicurezza, senza pensare che quei ripari esistono solo in condizioni sovraterrene. Con ciò non intendiamo gettare l’uomo nella disperazione. Bisogna riconoscere che si è invulnerabili solo quando si è oltre le regioni del pericolo. Solo se si capisce la vanità dei tesori terreni si riceve il retaggio della ricchezza sempiterna. Non considerate questi Insegnamenti come moralismi astratti. Vedeteli in modo puramente scientifico e vi convincerete che la conoscenza reale della condizione terrena libera la coscienza e perfeziona l’uomo.
Dopo milioni di anni l’umanità non ha ancora accettato le basi dell’Essere. E oggi che gli scaffali crollano sotto il peso dei libri resta ancora irretita da avidità e illusione! A Noi preme che capisca l’irrealtà dello stato terreno.
Mai un Maestro prescrisse egotismo e avarizia, vipere che non vengono certo dalla Luce. Esistono però comunità oscure che insegnano e propagano gli infami processi che distruggono, degradano e disuniscono.
Pensate alla Nostra continua Battaglia contro le forze delle tenebre. Gli uomini non si fermano a riconoscere che sono assediati da abili distruttori, nessuno dice che è necessario rivolgersi alla Fortezza del Bene. Ci pervengono messaggi che segnalano insidie contro le varie attività costruttive, e Ci affrettiamo a prevenirle, ma sapete bene che pochi Ci ascoltano. Dobbiamo ancora una volta ricorrere a Tactica adversa.
È gaudioso per Noi quando una Verità viene capita.
46 — Urusvati arde con fiamma costante. Abbiamo detto da tempo che i lumi vacillanti servono a poco: o l’olio è scarso o la lampada è mal tenuta. Migliorando però bruciano a poco a poco in modo più uniforme, e si è grati per la loro luce continua. Così l’uomo, perfezionandosi, dopo esaltazioni e cadute irradia con forza ed è più utile ai suoi simili. Questa fase Ci è gradita perché Ci permette di cooperare.
È impossibile pensare la Nostra Sede immersa nelle dissonanze. Persino una folla umana è potente se unificata da una buona consonanza. Quando lavorate assieme, perciò, disciplinate i pensieri. Ma quando si emette pensiero sorgono numerose incomprensioni. Anche chi riconosce la capacità creativa della mente si rammarica di non vedere risultati immediati, e dimentica che possono essere invisibili e concretarsi nei luoghi più impensati. Non vede che è normale che gli effetti siano inattesi, dal momento che l’energia mentale utilizza i canali di minor resistenza. La causa sta nella scarsa disciplina mentale. Si crede di aver inviato un solo pensiero, ma in realtà si è diffuso uno sciame di emissioni del tutto impreviste, che giungono altrettanto inaspettate. Sono le pulci del pensiero, molto dannose perché saltano a mordere le persone più dissimili. Poca attenzione si dedica al canale del pensiero.
Ha grande importanza per Noi che la mente sia pura, il che è possibile solo se la sua fiamma è calma e continua. Emette pensiero chi è ben capace di concentrarsi. Ci sono apparati che lo facilitano, preziosi per spedire pensiero a distanza. Sono fatti di una fusione di vari metalli. Non stupitevi: è una scienza speciale che sopravvive da tempi remoti, quando una lega era equiparata a un coro metallico.
47 — Urusvati rispetta la commensura, che genera discernimento e rispetto della Gerarchia. Noi facciamo altrettanto. Dice un vecchio proverbio che il carico dell’elefante schianta l’asino. Molte volte l’egoismo impedisce di capire la commensura: ma se manca il raffronto non c’è giustizia. Quante volte abbiamo detto che allievi novizi di pensiero tranciano il filo della comunione per orgoglio. Eppure si dovrebbe ricordare che anche i grandi “leader” praticarono discernimento e commensura.
Tutti i Maestri dovettero decidere, in una Loro vita, se partire per i mondi lontani o restare su questo pianeta di dolore. Una tale scelta richiede un grande senso della misura; e tutti preferirono restare con i sofferenti. Ci consentiamo i grandi voli solo per acquisire conoscenza, e raramente soggiorniamo a lungo su altri pianeti. Non si tratta mai di una separazione totale dalla Terra, anzi ne nasce una rete di molti fili. Le basi incrollabili della Fratellanza sono commensura e devozione.
ImitateCi: chiunque può vivere secondo i Nostri canoni. Solo i denigratori oscuri dicono che la Fratellanza è irrilevante per il mondo. Avete letto dei Costruttori del Pianeta, dei “Leader” delle varie Nazioni. Vivendo incarnati dovreste essere lieti di sapere che il Maestro esiste e che la via che conduce a Lui non è preclusa. Sapere che quel contatto è possibile dovrebbe ispirarvi.
Ricordate dunque la commensura, senza la quale potreste formarvi un concetto sbagliato sia della Fratellanza che del rapporto con il Maestro. Di solito non piace essere chiamato allievo, ma fra Noi è un appellativo onorevole. Qualunque Maestro è sempre un discepolo, e qui sta il massimo della commensura.
È legittimo lo sdegno al sentire parole indecenti a proposito del Maestro. Nulla è più lontano dalla commensura. E non stupite se ripetiamo sovente questo termine, concetto particolare sovente distorto dall’uomo. Affermo che è uno dei pilastri della Nostra vita interiore.
48 — Urusvati è sempre in contatto con Noi. Non è facile ricevere intense correnti di energia quando in corpo fisico nella vita quotidiana. La sua è dunque una conquista di grande valore. Bisogna sapersi adattare alle qualità peculiari di quelle energie sottili. È facile capire che i sogni, anche se molto complessi, richiedono poco tempo. Evenienze complicate vengono afferrate all’istante, così come i discorsi più prolissi. Queste modalità di percezione sottile sono tipiche delle Nostre comunicazioni. È possibile intendere i discorsi più intricati senza neppure sapere in che lingua sono detti. Il pensiero penetra nei centri corrispondenti e ne rivela il senso. Il contatto avviene tramite il corpo sottile, e bisogna abituarvisi. Se la coscienza non è pronta non lo si può capire. Molti enigmi sono da studiare abbandonando le limitazioni terrene. Sovente si coglie un semplice dettaglio che poi si presenta come principio immutabile.
Poco si sa dei centri dell’uomo. Nelle varie lingue i loro nomi sono mutati nei millenni. C’è chi chiama “asse celeste” il Calice, il che non ne altera il valore. Altri parlano della Madre del mondo, ma Shakti contiene in essenza l’idea dell’Energia primaria. Inoltre si dimentica la loro funzione collettiva, che varia per ciascuno. Altrettanto individuale è il loro trasmutarsi nei corpi sottile e igneo. La loro essenza permane inalterata in qualsiasi involucro, ma lo sviluppo dipende dal progresso compiuto nella vita terrena.
Pare che oggi si sappia tutto dei muscoli, eppure le loro funzioni dipendono dal carattere. Ogni organo è individuale. Il portamento dipende dallo stato psichico, dunque i muscoli lavorano secondo correlazioni particolari.
Quando si discute dell’energia sottile le opinioni sono relative. È errato fissare il numero di petali dei vari “loti”, e per di più ogni petalo è diverso dagli altri. Non ponete limiti alla struttura multiforme del mondo. La più inattesa crescita a profusione dei tessuti e delle diramazioni nervose arricchisce l’organismo. Tutte le osservazioni sono preziose, ma siate cauti nel generalizzare.
Noi abbiamo avuto tempo per imparare molto, ed è proprio questo sapere che Ci insegna cautela nell’esprimerlo. È tipico del neofita gridare subito ciò che ha appreso senza pensare alle conseguenze; ma con la conoscenza viene la commensura.
Noi tentiamo di spiegare al meglio e rendere agevole la comprensione dell’Universo. La prima cosa da dismettere è l’antiquata abitudine di ridurre tutto in categorie.
49 — Urusvati ha visto persone raccogliere erbe medicinali per Noi. Alcune sanno che quel lavoro è importante, ma i più ne sono all’oscuro. Portano le piante in un certo luogo dove qualcuno le accetta e paga. Costui può essere un mercante cinese, ma l’arrivo di un Indù o di un Sart non stupirebbe quei semplici operai.
Non si può svelare il valore di quelle erbe, neppure vagamente. Certo subito se ne parlerebbe, con pericolo di un’invasione. Non è difficile sottrarCi a eventuali razzie, ma è più arduo evitare l’interesse della gente locale. Essi preservano molte tradizioni e sanno interpretarle nella vita reale. Hanno fantasia sviluppata e vista e udito tanto acuti da osservare molte cose che sfuggono ad altri. Sanno vivere in montagna e troverebbero sentieri che nessuno andrebbe a cercare.
Essi però capiscono l’importanza del Luogo proibito, e ciò lo protegge. È necessario, perché i Nostri apparati hanno bisogno di rifornimenti dalle città. Certi compratori vi acquistano a volte cose di cui ignorano l’uso, e Ce le spediscono dal Nepal. Lo posso dire perché non c’è pericolo che questa via venga scoperta. Molte favole si raccontano della Nostra Sede.
I molti secoli trascorsi hanno insegnato a dar retta ai Nostri consigli. Sapete che in tempi diversi siamo comparsi in Occidente. Oltre agli Ashram orientali abbiamo avuto sedi in città come Lione e Norimberga, nei pressi di Londra e S. Pietroburgo, nonché in Italia. Oltre agli Ashram orientale ed egiziano fu necessario fissare capisaldi in alcune grandi città. La lotta contro le tenebre richiede molte contromisure.
Si potrebbe trovare traccia di numerose missioni inviate da Noi in epoche diverse. L’omeopatia fu data come antidoto per proteggere la gente da grandi dosi di veleno. Ispirammo anche il sogno di una lingua universale, unico modo per preservare la purezza di tutti gli idiomi. Ciascuno potrebbe conoscere il proprio e quell’altro di uso generale, e sarebbe il più bel disegno per i rapporti umani. Si dimentica che distorcere una lingua è criminoso, poiché molte radici fonetiche hanno grande valore ritmico e sonoro. Così Noi prepariamo le vie.
50 — Urusvati ha posto la questione dei Nostri mezzi materiali di sostentamento. Sappiate che molti corsi d’acqua nei pressi sono ricchi di oro, che argento e zaffiri abbondano nelle Nostre montagne, e che sono inoltre numerosi i tesori nascosti. Ricordate quella sterlina che volò fino a Londra? Sovente qualcuno è in difficoltà. Così il mondo terreno si connette al Sovramundano. La cooperazione con il Mondo sottile deve essere continua. Bisogna conoscere la varietà tipica delle sfere più elevate per capire quanto sia complessa l’opera nella Nostra Dimora.
Bisogna dare soccorso in Terra per prima cosa, ma senza trascurare il Mondo sottile, scosso a volte da epidemie di orrore, con battaglie e diffusione di gravi malattie. Gli uomini in Terra temono il contagio, e portano questa paura anche colà, dove si forma una mentalità di terrore. E nessuno s’accorge di portare con sé i suoi pregiudizi. Se è difficile eliminare le crescenze perniciose che si affermano in Terra, peggio è nel Mondo sottile, dove i portati terreni cristallizzano. La salute del pianeta avrebbe solo da guadagnare se ciò che si trasferisce nel sottile fosse di qualità migliore. Un solo pensiero distrugge miriadi di microbi.
Chi diffonde pensieri utili incontra grande opposizione. Oggi Urusvati ha percepito molte Nostre correnti intense. Questi mutamenti indicano che un concentrato deve manifestarsi, poiché ciascuna di esse lotta con la propria opposta. Perciò bisogna proteggere le decisioni più urgenti dall’attacco di abili distruttori. Urusvati Ci aiutò tutta la notte, e trovò persino il tempo di visitare la sua patria.
51 — Urusvati ha sempre voluto abbreviare il soggiorno nel Mondo sottile, perché consacrata ad alleviare direttamente le sofferenze umane. Se gli uomini in Terra si suddividono in base al cuore, acceso o spento, nel sottile si distinguono fra quelli che cercano di prolungare la permanenza o affrettare la rinascita per evolvere.
Noi siamo per questi ultimi, anche se affrettarsi nell’Infinito è paradossale. Incoraggiamo ogni miglioria, poiché riguarda il Bene comune. Siamo dediti al grande Servizio e chiamiamo chi è disposto ad assistere gli sconosciuti che soffrono.
La Nostra Fortezza basa su questo concetto: aiutare gli ignoti. Sono innumerevoli e hanno bisogno di Noi, sia inTerra che nel Mondo sottile. “Grande Servizio”: ecco il nome della Nostra Casa.
Tutti Noi, a tempo debito, siamo accorsi in Terra per i compiti più ardui. Ciò valse a temprarCi e Ci insegnò a sprezzare le persecuzioni che i bugiardi scagliano sempre contro chi afferma la Verità. Non si creda che questi attacchi colpiscano solo qualcuno. Qualsiasi messaggero del Vero deve sperimentare le aggressioni della menzogna. È un contatto inevitabile con il Caos.
Avrete notato che i vari popoli situano Shamballa sempre nel Nord. Persino fra gli Eschimesi e i Kamchatka circola la leggenda di un paese meraviglioso oltre le terre del sole di mezzanotte. Le ragioni di un tale spostamento sono varie. Alcuni vollero nasconderne la vera collocazione. Altri preferirono evitare la responsabilità di confrontarsi con un concetto tanto arduo. Altri poi semplicemente ritengono fortunati i loro confinanti a Nord. Sembra veramente che tutti i popoli sappiano del Luogo proibito e si ritengano indegni di ospitarlo nei loro confini!
Abbiamo una vasta letteratura su questo tema. Non si contano gli eroi leggendari connessi alla Nostra Sede. Si sa di Gengis Khan e del Prete Gianni. Ciascuno accerti da sé quale sia il confine fra Verità e fantasia popolare. Questa Dimora non avrebbe potuto esistere per tanti secoli senza imprimere le Sue emanazioni nella memoria collettiva. Pensate inoltre che Noi siamo più noti nel Mondo sottile che in Terra. Da ciò quelle vaghe rimembranze che muovono a fretta chi ha capito l’importanza del grande Servizio.
52 — Urusvati è riuscita a serbare un vero contatto con il Mondo sottile. Perché “vero”? Alcuni ne negano decisamente l’esistenza, il che è blasfemo. Altri, che pure lo ammettono, vi si oppongono per pregiudizio: atteggiamento fuorviante che sovente è poco meno di una imprecazione. Non è difficile immaginare il danno cosmico che deriva da queste due falsità che avvelenano l’atmosfera e negano quel reame che dovrebbe collaborare con l’esistenza terrena.
Non ha senso attendersi l’approccio di un mondo che in Terra viene rifiutato, maledetto e temuto. Bisogna accettarlo con calma, sincerità e gentilezza, che è magnetica in tutti i mondi. Come negare ciò che esiste come esistono tutte le cose!
Non basta riconoscere l’immortalità dello spirito, occorre anche imparare l’approccio a qualsiasi manifestazione dell’Infinito. Se non è ricusato, il Mondo sottile si avvicina al fisico. Ci sono due qualità di coraggiosi. Esistono uomini che in senso comune non hanno paura di nulla ma tremano al solo sentir parlare di fantasmi. Se il coraggio è autentico non c’è motivo per temerli: se anche assumono gli aspetti più orribili l’osservatore esperto sa che sono impotenti di fronte al coraggio.
Con le molte rinascite si elabora il giusto atteggiamento verso tutti i fenomeni astrali. Quelle entità sottili possono anche accostarsi alla Nostra Sede, naturalmente, ma senza effetto alcuno. Li si trova dappertutto in Terra, e si tratta di vedere fino a che punto influiscono sulla vita fisica.
Il Maestro deve spiegare per prima cosa la cooperazione fra i mondi. Chi vive in Terra non deve illudersi di essere separato da ogni altra sfera. Prima che sia troppo tardi si deve far conoscere l’intimo rapporto che li collega. Non insistete sui nomi dati agli abitanti del Mondo sottile. In vari Insegnamenti essi variano; alcuni appellativi dei Messaggeri sovramundani sono solenni o persino minacciosi.
Noi non ne discutiamo, e non sprechiamo energia a distinguere fra i molteplici livelli di quel Mondo. Ma l’immaginazione umana sente il bisogno di grande varietà. Se ciò servisse almeno a migliorarla! Perciò vediamo con favore l’atteggiamento corretto verso quel Mondo. Dovunque allora brillerebbe un suo riflesso. Per chi ne sarà capace sarà più facile accedere alla Nostra Dimora.
53 — Urusvati è profondamente consapevole del valore creativo dell’uomo. Noi dirigiamo la mente alla collaborazione e alla creatività dei popoli. È tempo di riconoscere che la facoltà creativa è l’affermarsi ispirato del loro valore. In tutta l’opera Nostra troviamo sempre modo di suscitare la creatività più multiforme. Non solo gli artisti, ma il popolo intero dovrebbe coltivarla. Che la vita quotidiana venga foggiata dalle mani della famiglia. Che il tempo libero sia dedicato a creare e si canti, poiché i cori hanno il grande potere di armonizzare.
Nelle scuole si dovrebbero insegnare tutte le arti, ma senza forzature, poiché qualunque principiante reagisce alla loro bellezza. Sarebbe errato che a creare fosse un piccolo gruppo di artisti e che i frutti del loro talento venissero riprodotti in massa. Una tale meccanica non sarebbe educativa. Ciascuno deve favorire la facoltà creativa. La si può amare come uno sport: una gara di creatività sarebbe indicibilmente più elevata di una maratona!
Noi abbelliamo la Nostra Sede. La decoriamo. Ciascuno di Noi fu artista a suo tempo e ha molto da estrarre dal Calice degli accumuli e del conseguimento per esprimersi nei vari campi dell’arte. Se si sapessero capire e riconoscere le vite passate i vantaggi sarebbero grandi. Ma nessuno sa farlo con saggezza. Questa verità, tanto semplice, richiede un estenuante processo di assimilazione.
È pressoché impossibile insegnare all’uomo come creare con il pensiero. Egli non crede che le corde musicali vibrano in risposta alle correnti mentali. Non crede che pigmenti asciutti compongono belle figure con la pressione del pensiero. Eppure sa che il ritmo forma disegni sulla sabbia, ammira le figure disegnate dal gelo e non stupisce se uno strumento a corda vibra per suoni lontani. Ma i ritmi più potenti sono mentali, e sono vibrazioni creative.
Se udite dei Nostri specchi non prendeteCi per maghi o stregoni. Basta concentrare il pensiero per fissarvi delle immagini. Dunque per prima cosa raffinate la mente.
54 — Urusvati è giunta a realizzare l’istantaneo, di cui si parla con facilità ma che raramente si vive. È presto detto che il pensiero è istantaneo, ma nei vortici degli avvenimenti non è così semplice realizzarlo. A volte Noi inviamo una sola parola da cui derivare un intero messaggio. Per i più essa è come un lampo che non lascia traccia, mentre una coscienza aperta e vigile afferra ogni cosa. Una tale concisione non è immotivata. Talora il turbine è così violento che nessun suono potrebbe trasmettere il messaggio. Oppure molte orecchie indiscrete potrebbero intercettarlo, ed è bene proteggerlo. In tempo di calma si può stabilire un’onda portante inviolabile, ma se infuria la battaglia anche le correnti più stabili restano turbate, e per di più una tensione eccessiva sarebbe fatale per il destinatario.
Inoltre Urusvati sa riconoscere l’autentico. Distingue, ad esempio, le Nostre voci dal loro timbro: chi Ci è prossimo non sbaglia in questo. Ma il senso dell’autentico è più ancora. Una coscienza aperta non cade in inganno. Neppure un bambino sbaglia nel riconoscere il passo dei genitori, e il cuore è molto più sicuro nell’avvertire le emanazioni del Maestro.
L’ignorante dirà che sussiste pur sempre la possibilità di un errore, in quanto la voce potrebbe essere imitata. Ma la coscienza, se aperta, non sbaglia, poiché la conoscenza diretta è infallibile. Se la tensione è grande si avverte solo un fremito, ma in tal caso si ripete la domanda. Comunque non è facile: l’uomo non s’immagina il furore delle battaglie spaziali. In Terra non si riesce a figurarsi una guerra nell’Infinito. Neppure la Voce del Silenzio viene compresa a dovere, nondimeno viene percepita e risuona nella coscienza. Qualunque pensiero accolto o assimilato vibra e suona, e chi lo riceve lo ripete sovente. Questo si chiama “sigillare il pensiero”. Una volta ricevuto lo si deve ripetere molte volte perché non svanisca, lo sapete. Il minimo disturbo interrompe la ricezione, anche se la coscienza è ampia.
Desta stupore, giustamente, che nel Mondo sottile non si accenni alle battaglie spaziali. I Grandi hanno misericordia per i terrestri, e i piccoli ignorano la guerra. Del resto anche nel mondo fisico si combatte in varie regioni, ma non tutti ne sono al corrente, o a quelle guerre si danno nomi diversi. Anche nel Mondo sottile esistono confusione e distruzione, ma in Terra la maggioranza non ne capisce le ragioni. Gli strati inferiori sono i più numerosi. Ma non c’è traccia di confusione nei “Campi elisi” di cui sapete. Perciò i grandi spiriti non vi si soffermano, ma accorrono a servire, in Cielo come in Terra.
55 — Urusvati sa dare gioia, che dipende dalla disciplina della volontà. La si realizza nella convinzione, non nella ricchezza. Non c’è situazione che non si possa convertire in gioia. Ne parliamo sovente per evocarne la grande realtà. Non si potrebbe immaginare la Nostra Sede senza gioia. La si percepisce anche nella battaglia più intensa. Chiarirne il senso e il valore risolve un grave problema psicologico.
Per l’ignorante la gioia sta nel digerire bene o in qualche successo, ma si tratta di ben altro. La si sente anche nella malattia e nell’umiliazione. La si acquisisce nel corso di molte incarnazioni, ma anche vivendo con saggezza nel Mondo sottile.
Gli uomini si gravano di molte cose, non solo in Terra, ma anche colà, dove il non indispensabile diviene un peso. Altrettanto intollerabile è la creatività folle e sregolata esercitata nel Mondo sottile, dove si può generare tanta bruttezza che poi si trascina per tutte le vite. La gioia non sboccia se ci sono strascichi di sporcizia: riguarda il futuro e non sussiste nel passato.
Noi presentiamo la gioia come creativa e ispiratrice, come un potente magnete. Vogliamo far capire dove sta il rimedio di tutti i mali. Per suo mezzo si comunica meglio e in modo più elevato. La gioia è una collaboratrice fidata. Si vorrà che il mondo viva nella gioia.
La depressione non passa la Nostra Soglia, oltre la quale vibra la gioia. Sappiate che nulla può privarvene; persino una macchina funziona meglio se usata con gioia. Certamente tutto si può sistemare e migliorare. Nulla sbarra la via della perfezione.
È festoso per Noi vedere i coadiutori ormai protetti dalla gioia.
56 — Urusvati sa che è bene essere cauti con le medicine. In tutti i rapporti Noi siamo e restiamo dei medici nel vero senso. Abbiamo continui contatti con infermi di cui per prima cosa cerchiamo di ristabilire l’equilibrio. Veniamo chiamati per lo più quando la malattia è già in atto. Non solo dunque bisogna illuminarne la coscienza, ma anche curarne le infermità.
Gli uomini non sanno che dobbiamo trattarli come malati gravi. Se consigliamo la prudenza non è perché vi riteniamo imprevidenti. Al contrario prestiamo attenzione solo quando qualcuno è estremamente teso e allora la cautela è necessaria. Vi sarà più chiaro quando sarete dalla parte del medico.
Oggi gli uomini sono talmente tesi che hanno bisogno di cure specialmente sapienti. Sovente è bene concordare con loro sui dettagli pur di salvare l’essenziale, e incoraggiarli per aiutarli a liberarsi dalle paure. Un Maestro di vita deve insomma ricorrere agli stessi metodi del medico provetto. Sovente una sola parola basta ad arrestare una malattia. Non curatevi tanto di sapere come e dove sia nata l’infermità: il medico non perde tempo a biasimare il paziente, ma cerca di prevenire il degrado. Tutte le malattie comportano putredine. Gli errori umani vanno curati con i metodi del medico.
Di recente avete udito di un caso di ossessione. In un caso quasi incurabile l’inferma, stanca di lottare, cadde preda dell’ossessione. Per di più chi le stava accanto peggiorava il male. Di regola gli ossessi di questo tipo sono da trasferire in altro luogo, per cambiare di ambiente. In quel caso non si poté dare aiuto per iscritto, ma il magnetismo personale riuscì a bloccare l’esasperazione del terrore. Solitamente si ignora quanto l’ambiente influisce sul decorso di certe malattie. Siate dunque come medici. La Nostra vita interiore è ricca di attività terapeutiche.
57 — Urusvati, come Noi, sa essere gentile. Questa breve parola descrive l’atteggiamento generale verso l’esterno. È questo il più malinteso dei concetti. Dall’oziosa ipocrisia alla crudeltà tutto viene nascosto sotto una maschera di bontà. Bisogna saper essere veramente gentili a vantaggio altrui, non per sé medesimi.
Noi spediamo sempre pensieri di gentilezza, lavoro, azione. Non c’è cortesia senza attività, non c’è bene senza lavoro. E non c’è vera gentilezza se non ci si oppone al male, se non si accetta la responsabilità di scoprirlo, di vedere la corruzione senza perdere occasione di far Luce. È bello dire che la Luce disperde le tenebre, ma si tratta di farlo, il che richiede grande abnegazione. La Luce rivela mostruosità orrende, che certo verranno dissipate ma che si palesano nel loro aspetto peggiore. Tutti i portatori di Luce lo sperimentano. Senza scomporsi devono guardare quei mostri con coraggio. Non è vero impavido chi distoglie lo sguardo sperando che la Luce li distrugga da sola. Per dissipare le tenebre oltre la Luce deve agire anche l’Energia primaria, che sferra il colpo che le abbatte.
Già sapete che Noi scocchiamo le frecce all’ultimo istante. Dovete capirlo, e riconoscere quel momento decisivo. Assumetene la responsabilità. Molti cercano in tutti i modi di scansarla, e mostrano di non essere guerrieri affidabili. Noi mettiamo tutti a questa prova, ma pochi l’accettano con gioia. I più tentano di evitarla e di sottrarsi quando viene l’ora dell’azione. Così si vede il buono e il malvagio, chi è pronto ad agire e chi preferisce indugiare nel crepuscolo, preludio delle tenebre.
La Nostra Sede è nella pace perfetta, ma sempre pronta a combattere per il bene. Sappiamo quando i traditori oscuri stanno per muovere all’attacco, e possiamo scegliere il momento migliore per la battaglia. Qui agisce la legge del karma. Qualsiasi atto dipende dai precedenti, e le conseguenze si presentano miste a molte condizioni secondarie. Bisogna tenerne conto e impostare le proprie azioni in modo conforme. Lo dico per chi crede che possiamo trascurare le esigenze del karma.
Si possono alleviare le conseguenze, ma a patto di numerose condizioni. Vigilate dunque, che il bene non debba subire perdite.
58 — Urusvati si ribella a qualsiasi gesto di crudeltà e di tortura, non per debolezza, ma per l’intima convinzione che nel nome della dignità umana non li si deve tollerare.
Molte sono le crudeltà commesse sugli uomini e sugli animali. Il karma del torturatore, ricordatelo, è gravissimo. Alle coscienze ancora barbare bisogna far capire ciò che è lecito e no. Pochi tormenti hanno giustificazione legale.
Il bravo medico domanda per prima cosa al paziente come si sente. Un senso di benessere è più importante delle medicine. Ma che benessere sussiste in Terra se nessuno è al sicuro dalla crudeltà?
Esso potrebbe spianare i problemi più complessi di un paese, ma a patto di garantire l’inviolabile dignità dell’individuo. Non vi illuda la cosiddetta imparzialità dei tribunali, che viene calpestata con gli arbitri più sleali. È facile parlare di sadismo, ma questa follia inconcepibile non viene perseguita, è terribile constatarlo. C’è veramente da credere che la qualità basilare di cui parliamo non sia compresa. Quanti aguzzini, piccoli eppure terribili, sono dovunque! Il tormento inflitto oggi al prossimo non è diverso da quello delle epoche più barbare. Si sa delle folle che riempivano i circhi romani, ma le odierne sono forse migliori? Forse l’aver mutato l’abito ne ha cambiata la coscienza? Pensate a queste cose, se volete capire ciò che dobbiamo combattere.
Esistono molte società per la protezione degli animali, ma troppo poche a salvaguardia dell’uomo. Che i crudeli non si fingano compassionevoli. È difficile eliminare la crudeltà. Noi persistiamo, e spediamo i pensieri più intensi che però raramente toccano i cuori di pietra.
Si può sentire l’energia del sole levante e raccoglierne il prana, ma per combattere la crudeltà ci vuole una pazienza smisurata. Vediamo esempi continui di crudeltà raffinata, come se si fosse deciso di appesantire ancor più il karma del pianeta. Abbonda non solo nelle guerre e nelle rivoluzioni, ma anche nelle scuole e nelle famiglie. Sapeste quanti tormenti e lamenti salgono fin nella Nostra Sede. E bisogna soccorrere tutti.
59 — Urusvati discerne per conoscenza diretta le attività sovrumane. Varie sono le specie delle azioni umane: di libero arbitrio, karmiche, compiute per ossessione. Ma altre ne esistono che non rientrano in queste categorie, e le chiamiamo sovrumane. Alcuni eletti eseguono le Nostre missioni; consapevolmente e di proposito fanno del loro meglio, e non si può dire che agiscono per libero arbitrio, né per ossessione. E neppure per esigenza di karma, che nel loro caso potrebbe essere esaurito, o nuovo. Se si tiene conto di ciò si conclude che le loro attività sono espressioni particolari di Forze superiori.
In antico le si chiamava sacre, poiché sapevano di ultraterreno, e solo la conoscenza diretta le percepisce. Non si saprebbe classificarle secondo le misure umane, ma la coscienza aperta le riconosce. I ranghi superiori delle forze avverse detestano questi missionari, di cui non possono capire gli scopi né le gesta, e si infuriano.
Sarebbero molti gli esempi storici di questi eletti e delle varie missioni. Talvolta ne assegnamo una sola, ma che si protrae per tutta una vita. Noi usiamo assumerne la responsabilità. Nella Nostra Comunità ciascuno suggerisce qualcuno, ben sperimentato, e se ne rende garante. Tali prove sono indispensabili, e possono durare per vite intere. Dobbiamo essere certi che l’essenza della missione venga compiuta. Non Ci curiamo dei particolari perché le condizioni locali possono inserire elementi nuovi. E del pari non insistiamo sulle date minori, poiché quel che conta è l’essenziale. Successo o fallimento? Solo Noi possiamo giudicare in merito. Valutare cause ed effetti è assai complicato. Perciò proiettiamo l’attenzione al futuro, a scanso di conclusioni affrettate.
Perché finora non abbiamo parlato di queste attività sovrumane? Non è prudente essere espliciti, perché alcuni si crederebbero importanti, tanto da giustificare azioni arbitrarie con il pretesto della missione. Non molti capiranno questa classificazione quadripartita. Ma se la conoscenza diretta non ne segnala i confini l’intelletto non è in grado di vederli.
Alcuni lessero con diletto la Storia di un pezzo di pane, altri la ritennero tediosa. Molti troveranno noioso riflettere sulle azioni umane. Ma ricordate le garanzie connesse alle sovrumane. AiutateCi ad aiutarvi.
60 — Urusvati sa quant’è vuota la vita senza comunione con Noi per chi ha già avuto contatto con la Fratellanza. Spesso è necessario sentire il Nostro appoggio e valutare le proprie decisioni sulla base di Principi collaudati da lunga esperienza. Se collegato alla Fonte, l’Insegnamento fluisce. Attraversare soli terre ostili è cupo e gelido. Certo il Mondo sottile disperde la solitudine, ma è incomparabilmente più incoraggiante e benefico il contatto con il Nostro Sito. Qui, non nell’Infinito, si rivela la Fortezza. Anche chi non ne conosce la locazione esatta può volgersi nella sua direzione, indicata dal pensiero.
Se un artista dipingesse il Nostro Luogo anche solo in modo approssimato, quell’immagine servirebbe da talismano. Ma il talismano migliore è sempre il cuore. Da cuore a cuore si stabilisce un magnetismo potente, e l’attrazione può essere grande anche in senso fisico. Quella verso il Nostro Cuore può crescere tanto da non poterla frenare. È detta “Carro di Fuoco”. Queste sensazioni ignee richiedono grande armonia, altrimenti si volgerebbero in un vortice di caos.
Chi sa di Noi non verrà escluso. Conosciamo i suoi pensieri, ed egli sarà molto sollevato nell’apprendere che non ha ragione di nasconderli. Ogni pensiero gentile rafforza il legame, e senza parole, con il semplice fremito del cuore, Ci raggiunge. Per inesperienza egli può invocarCi senza motivo, ma armonia e devozione stabiliscono la vera collaborazione. Quando ciò avviene ne siamo lieti: da allora in poi anche il minimo cenno viene compreso. La saggia concisione ha grande valore, e si può dire “la Nostra gioia è la tua”.
Finché si pensa a maghi e stregoni non si è con Noi. Per questo Luogo solo il cuore è necessario, e se soffre è certo degno di fede. Un bel cuore è destinato a patire in Terra, ma diventa fidato. Così il pesce è fatto per l’acqua e l’aquila per la libertà. Agli amici consigliamo di essere semplici, poiché la complessità della vita è ormai tale da nuocere. Ecco perché su molti ritrovati dobbiamo serbare il segreto, e se abbiamo pronte molte formule è presto per rivelarle agli scienziati, le cui finalità elevate sono troppo facilmente deviate al male. Chi sa di Noi custodisca il suo sapere. Un apostata sleale potrebbe essere ferito in modo inguaribile. Ma non parliamo di conseguenze, che alcuni vedrebbero come minacce. Il tessitore si lamenta dei fili che si strappano e apprezza quelli resistenti, così è anche per lo spirito umano.
61 — Urusvati non teme né evita di affiancarCi in battaglia. Molti invece si spaventano al solo nominarla, e altri esitano confusi quando apprendono della sua lunga durata. Infine altri sono mortalmente atterriti quando apprendono che non avrà mai fine. I più vorrebbero limitare l’Infinito.
Fanno sorridere le tragiche paure di certi che si credono provetti occultisti. È facile per loro scrivere articoli impavidi ma impallidiscono alla parola “battaglia”. Chi parla pomposamente delle proprie iniziazioni è ancora ben lontano dal vero lavoro. Come fargli amare la lotta per il Bene? Non ci sono parole per fare di un codardo un eroe. Solo il pericolo costringe all’azione, ed è proprio il vile che è destinato al pericolo. Sovente Ci si implora di proteggerli, ma il rischio è necessario per il loro sviluppo interiore.
Che la battaglia sia interminabile sgomenta gli ignoranti, ed è meglio non parlarne a chi non è pronto. Meglio lasciarli nella speranza di una vittoria, che riescono a concepire. Pensando in questo modo sono naturalmente esposti alla sconfitta, che non sussiste se la battaglia non ha fine.
Non sottovalutate i signori delle tenebre: non sono avversari di poco conto. Sono astuti e sanno dell’Infinito. Ma Noi ne sappiamo di più, e loro sanno che esiste qualcosa che non potranno mai avere. Una tale limitazione li infuria, ma è la legge. Sorprende vedere a quali bassezze ricorrono pur di fare accoliti. Non basatevi sulle effimere concezioni terrene, ma sui valori eterni.
Domanderete forse se la battaglia Ci sfinisce. Non è una questione importante. Sarebbe più pertinente voler sapere il livello della Nostra tensione, che è altissimo. Se Sorella Urusvati ha udito cadere le gocce del Nostro sudore potete figurarvi quanto sono tese le Nostre energie. Se i capelli Ci si drizzano in testa potete valutare qual è il vortice elettrico. Non nascondiamo che la battaglia ha momenti di grandissima intensità. Chi ha paura non si accosti alla lotta per il Bene. Chi paventa i giudizi umani non pensi alla morale. Chi trema per la propria esistenza continui a putrefarsi nelle tenebre. Vedrete che il codardo perisce prima del coraggioso, e siate certi che chi teme la morte se l’attira. In tutte le manifestazioni si vede quanto conviene sviluppare la coscienza del Bene. Ma dimentichiamo questi spasimi di terrore, perché chi parla di Fratellanza non ha ragione di temere.
62 — Urusvati in corpo sottile indossa una tunica di tipo greco, viola intenso. Il colore corrisponde di solito a quello dell’aura, e la foggia ricorda l’epoca più confacente al suo spirito. Nel Mondo sottile la bellezza dell’abito si esprime chiara nel pensiero. Colà si indossano di solito abiti di una vita precedente. Chi non ha chiara memoria del passato vi si trova sovente in difficoltà. Rammenta solo in parte quei costumi e ne risulta una mistura sgraziata. Avverte subito la necessità di un abito, ma se l’immaginazione è impreparata visualizza solo degli stracci. Al vedere poi gli abiti altrui il novizio si getta a pensarli e ogni onda mentale gliene porta un brandello inatteso.
Lo stesso avviene per qualunque costruzione mentale, e alla fine si dovranno distruggere mucchi di brutture. Non per nulla consigliamo di sviluppare e concentrare il pensiero e il senso dell’armonia durante la vita terrena, poiché qualsiasi accumulo spirituale vi sarà utile nel Mondo sottile. Noi preferiamo abiti semplici e comodi, che non impacciano il lavoro. Sarebbe bene a tal fine che ognuno se lo foggiasse, poiché è deprimente vedere anche colà certi indecorosi abiti terreni. Naturalmente la Guida farà notare che sono brutti e scomodi, ma alcuni sono tanto ottusi che neppure capiscono l’avvertimento. Vorrebbero continuare a usare le parole, non riuscendo a comunicare per via mentale.
Gli strati inferiori del Mondo sottile sono molto brutti. Bisogna purificare il pianeta da tutto ciò. Se parlo del potere della Bellezza non penso solo al mondo fisico, ma anche al sottile. Vi si passa metà della vita, e molti già prossimi a Noi sono ormai in corpo sottile. Figuratevi il contrasto fra la vita interiore della Nostra Dimora e l’esteriorità terrena quando questa viene in contatto con il Sovramundano. Raggi e Fuoco lampeggiano e irradiano!
63 — Urusvati apprezza il valore di tutto ciò che esiste, poiché qualunque forma è frutto di pensiero. Anche se è in fase involutiva porta comunque in sé una scintilla dell’energia suprema. È abitudine dell’uomo rifiutare il tutto quando una sola parte non combacia con la sua idea di giusto. Lo stolto o l’inesperto si comportano così, ma poi l’esperienza insegna ad apprezzare qualunque forza creativa, anche se racchiusa in un involucro inadatto. Persino gli jinn costruiscono dei templi: non ne capiscono forse lo scopo, ma il loro potere ne fa dei bravi muratori. Tutte le leggende hanno parti di verità. Si narra ad esempio dei popoli sotterranei di Agartha, che non esistono. Quella leggenda però è nata non lontano dal Nostro Luogo, dove abbiamo grandi passaggi sotterranei, anche se non così vasti quanto si dice. Altre leggende riguardano le “acque bianche” o la “Gerusalemme celeste”, che sono tutti riferimenti alla Nostra Dimora. Non sarebbe saggio rifiutarle senza averne prima cercato il senso. Ciascuna preserva indicazioni precise, sovente velate a bella posta. Spesso ne occultiamo il vero significato perché i locali non finiscano per capirlo troppo bene. Talora dobbiamo proibire severamente il passaggio di certi confini. Insomma bisogna valutare con cura tutte le situazioni.
In ogni caso, non scendete a specificare troppi dettagli delle varie questioni. I collaboratori devono capire che ogni situazione esige decisioni urgenti. Pensino alla quantità di notizie che affluiscono alla Nostra Sede, ciascuna delle quali richiede provvedimenti immediati. Non intendiamo spaventarli, ma dobbiamo utilizzare qualsiasi scintilla di energia. A molti di loro, pur bravi, bisogna ripetere le Direttive, poiché in prima istanza non le accettano. Così esercitano la pazienza e imparano che l’irritazione è segno di scarsa volontà. La mente annebbiata ama le ripetizioni, ma gli eventi non aspettano.
Noi usiamo la massima cautela per non esporre i coadiutori a rischi evitabili. Ma potete immaginare quanto sia arduo a volte trattenere chi si getta nel pericolo sprezzando la Guida. Perciò la Nostra atmosfera è satura, e solo la cooperazione con il Mondo sottile Ci consente di ampliare le possibilità.
64 — Urusvati rispetta le date. Non stupite se torniamo su questo argomento, che è della massima importanza per la Nostra Vita interiore. Molte di esse si potrebbero comunicare, ma senza alcuna utilità per la maggioranza. L’ostacolo maggiore è l’egoismo, che forza ad applicare le indicazioni per sé soltanto. Se la data di un grande evento fosse nota, gli uomini, svegliatisi quel giorno nei loro letti, domanderebbero irritati dove sia quella gran novità. Inoltre per lo più non si rendono conto che gli eventi annunciati accadono spesso su altri livelli. Irritazione e perplessità turbano l’atmosfera; sono inutili, ma le si deve rimuovere sciupando energia. E se almeno gli uomini risparmiassero quella che usano per sé stessi!
Invidiare il progresso altrui è nocivo. Alla notizia che qualcuno è giunto sino a Noi per un solo atto di servizio reso a un Fratello, alcuni pensano subito di essere capaci di fare altrettanto. E non sanno che quella fu l’ultima perla di tutta una collana di abnegazione. È difficile ammettere che un uomo di aspetto comune porti nel cuore un tesoro di conseguimenti. Eppure i fuochi del suo Servizio arsero e splendettero per molte vite, e chi può valutare le misure del cuore? In genere gli uomini non amano l’insolito, e così rifiutano molte cose che Ci servirebbero. Anche a Noi toccò di apparire sotto aspetti del tutto ordinari, e fummo persino costretti ad assumere titoli terreni per avere facile accesso alle cerchie più esclusive e corrotte.
Abbiamo cura costante di compiere ogni azione al momento giusto. Se il Nemico semina confusione o scatena una guerra dobbiamo prevederne gli esiti e fare in modo che siano utili al progresso dei popoli. Ecco perché si dice che siamo il Governo del Mondo. Termini come questo sono sgraditi ad alcuni, che pure rivolgono preci all’Idea suprema e accettano una Guida. Ma se la loro fede è tale, perché non riconoscono quel Governo? Esprimerebbero rispetto per l’Idea suprema di Gerarchia.
Le date vengono indicate. Le si accetti con grande prudenza.
65 — Urusvati ha assunto in sé più volte la pena altrui, il che fa parte del grande Servizio. Dapprima la cosa è molto ardua, poi quella condotta di abnegazione diviene una seconda natura. Un medico dovrebbe osservare e studiare la trasferenza non solo della sensibilità, ma dell’intera malattia, i cui sintomi possono essere molto complessi, perché aggravati da fonti diverse nello stesso tempo. La capacità di assumere il male altrui può essere accresciuta da una predisposizione. Dapprima lo si fa per le persone più prossime, poi quel sacrificio si estende ad altri, a grande distanza.
Non stupisce dunque se le Nostre relazioni, che sono molto estese, Ci portano molte sofferenze, ma è possibile adattarsi a qualunque condizione. Quando consigliamo prudenza prevediamo anche questa possibilità. Tutte queste pene non esisterebbero se le condizioni della vita fossero normali, ma così non è.
Talora chiediamo di non aggravare l’opera Nostra con questi dolori, e di non soverchiare i Nostri collaboratori con pene fisiche e spirituali. Moltitudini intere gridano al soccorso perché malate, e forse ne hanno creato la condizione il giorno prima. I medici dovrebbero sondare meglio le cause delle malattie, per eliminarle sin dal loro apparire. Molte sono contagiose sia in senso fisico che spirituale. Queste ultime sono le più frequenti, il che aumenta le trasferenze.
Si legge di uomini notevoli che dovettero sopportare infermità speciali. Non solo per quei dolori detti sacri, ma anche per l’assunzione volontaria di pene altrui. Si potrebbe dire che da Noi non esistono malattie, ma molte sofferenze. È inevitabile se si lavora per il genere umano.
66 — Urusvati ha giustamente notato che molti che salgono a Noi perdono interesse al sentire delle Nostre fatiche. Ma il Nostro appello non è forzoso. Collabora ed è efficace solo chi è guidato dal suo karma al grande Servizio. Non si ama il lavoro a comando. La costrizione in questo campo produce avversione. Chi bussa viene bene accolto, ma non saremmo saggi a raccogliere anche i perdigiorno del bazar. I veri amici si avvicinano per sentieri speciali e le questioni di razza o discendenza non hanno valore.
È importante che si sappia che non attendiamo molti coadiutori, e neppure Noi siamo numerosi. Però una Comunità, anche se piccola, ha il suo valore perché oltre l’assistenza terrena può invocare la collaborazione del Mondo sottile, e per certi fini ciò è molto prezioso. Sono allora collaboratori ben diversi da quelle nullità che sfilano nelle sedute spiritiche a succhiare l’energia degli astanti. Da essi si ricava niente. È bensì vero che talora l’armonia degli astanti consente l’intervento di spiriti evoluti, ma è rarissima e nei gruppi matura lentamente. Noi collaboriamo con le sfere superiori del Mondo sottile per altre finalità. Ci fu ad esempio di grande aiuto Flammarion, e Marconi lo sarà in pari misura, poiché entrambi sanno usare con sapienza le energie di quei livelli e contribuire al grande Servizio in Terra. Gli abitanti di quelle sfere non hanno difficoltà a materializzarsi, così come per gli uomini migliori è agevole visitare quel Mondo.
Urusvati ha udito nuovamente le dolenti esclamazioni di Sorella Oriole. È un sentimento inevitabile, poiché il degrado terrestre non è mai stato tanto. La corruzione, tipica alla fine del Kali Yuga, non si può arrestare a comando. Bisogna sopportarla e rigenerare la polvere sollevata dal turbine. Non è facile rendere innocua tanta immondizia, ma bisogna pur separare il grano dalla pula! Noi ne curiamo ogni chicco. In simile circostanza gli scarti sono enormi, ma tanto più infuria l’Armageddon, tanto più radicale è la pulizia. Il principe della Terra la pensa diversamente. Predilige i rifiuti e spera di aumentarli. C’è chi detesta pulir casa, ma dal sudiciume può sprizzare un incendio. Chi teme la fatica si scordi di Noi.
67 — Urusvati sa bene che i Nostri amici non si riconoscono in base a convenzioni terrene. Per una mentalità terrena è impossibile capire quanto essi siano dispersi nel mondo. Li si trova in molti ambienti diversi, persino in campi opposti, in entrambi gli schieramenti che si combattono. Una coscienza limitata non si spiegherebbe una tale contraddizione, ma Noi non procediamo secondo gli usi terreni. La coscienza aperta invece comprende che esistono legami di ordine superiore. È poi tanto difficile capire che questi amici cercano in varie parti del mondo di frenare la pazzia umana, usando i linguaggi locali? Forse non si riconoscono fra loro, ma servono il Bene comune.
Più volte quei coadiuvanti Ci chiesero un segno mediante cui riconoscersi, ma tali esperimenti non diedero mai buoni risultati, poiché i traditori furono i primi a servirsene. Perciò tralasciammo queste formalità e ora conferiamo il segno del Nostro Luogo solo a gruppi molto ristretti. Le convenzioni terrene, come vedete, non sono accettabili neppure per questo verso. Ma il cuore supera ogni limite e nelle sue profondità tiene acceso il Nostro pensiero.
Chi lavora per Noi non si presenta mai come iniziato, né si proclama superiore. Le Nostre misure trascendono gli onori mondani. Se a volte i Nostri coadiutori sono costretti ad accettarli ne conoscono sempre il vero valore. Una volta uno di Noi comparve a una riunione di Stato coperto di decorazioni. Un amico gli fece notare sorridendo il loro peso. “Come le chiavi del custode”, egli rispose. Ecco come intendere gli onori mondani.
Ciò non significa che non siamo in grado di svolgere funzioni di guida nel mondo. Talvolta lo facciamo, ma come sacrificio speciale. Certe possibilità trascendono le fisiche, bisogna capirlo bene. È sempre doloroso per Noi quando un Fratello o una Sorella devono scendere da pellegrini nel mondo. Chi ne capirà il sacrificio? Chi avrà cura premurosa di quel volontario? Non sarà un Calvario?
Agli uomini si sono dati simboli di grande valore, ma pochi li comprendono a dovere.
68 — Urusvati sente il mutare della pressione atmosferica e i terremoti anche lontani. Gli ignoranti non vedranno l’utilità di questi dolori, dal momento che tali eventi non si possono prevenire. È come quando si muovono obiezioni reazionarie alle nuove scoperte scientifiche. Chi può dire infatti che sperimentare le vibrazioni del pianeta sia inutile per la sua conoscenza? Purtroppo questi organismi raffinati non vengono studiati, e si perdono occasioni di preziose osservazioni scientifiche. Fra un secolo lo si rimpiangerà, ma per ora si resta confusi nel dubbio, anche se direttamente coinvolti. Le sensazioni sottili dipendono sia dallo sviluppo della coscienza che dalla legge delle vibrazioni. Entrambe le questioni sono fondamentali per trasformare la vita.
Quando si comunica con Noi si notano molti fatti peculiari. A volte, per esempio, le Nostre risposte sono istantanee, e persino precedono la formulazione completa della domanda. In altri casi frequenti tardano. Ciò si deve sia alle condizioni atmosferiche che alla pressione di qualche attività speciale che Ci occupa. Le situazioni variano e bisogna tenerne conto. C’è da aggiungere che talora il ritardo si deve alla necessità di proteggere le informazioni da orecchie indiscrete. Il pensiero può essere intercettato, ecco perché vi invitiamo a grande prudenza, nelle parole e nei pensieri. Si potrebbe sviluppare tutta una scienza sulla diffusione delle energie della parola e della mente. Per questa via si scoprirà che influiscono sulla vegetazione e sullo stato del pianeta. Noi sperimentiamo con le vibrazioni: se ne occupa assiduamente Fratello Vaughan. Molti scienziati avrebbero ragione di ringraziarlo.
È bello veder germinare bene questi semi.
69 — Urusvati sa che alcuni, prossimi a Noi, sono andati su mondi lontani. L’ignorante disprezza simili partenze, e non capisce che sono missioni speciali. Non è facile riconoscere che fra i mondi esistono legami di pensiero. È arduo staccarsi dalla solidità fisica e realizzare che il luogo più importante non è la Terra, ma proprio quello spazio che si considera vuoto. Bisogna essere nati due volte per capire che la bellezza terrena appare tale solo a chi non conosce la sovramundana. In Terra molte cose sono viste a rovescio, e si pensa per lo più che fra i mondi sussista uno stato di conflitto come fra i popoli umani.
Molti non concepiscono che il Capo della Fratellanza parta per mondi lontani. Si stenta a capire che certi “Leader” terreni, devoti e illuminati, possano lasciare i loro Fratelli. La limitatezza della comprensione umana porta a negare che la Comunità sia estesa a più mondi. E non è facile capire che si possono serbare semi di chiara coscienza terrestre anche in corpi nuovi e ambienti diversi. Ma l’Energia primaria è dovunque la stessa ed è il legante più forte di qualsiasi altra sostanza.
Se si resta in dubbio circa i mondi lontani, è pur vero che della Terra non si sa molto. Si dice ad esempio che il Panchen Rimpoche rilascia passaporti per Shamballa. Sembra una cosa senza senso, ma quei documenti non sono per andare a Shamballa, ma per ricordarla. Per antica usanza se ne dava un ricordo a chi era capace di pensare in quella direzione, poi se ne perdette la ragione, ed ecco questi ridicoli passaporti. Molti non comprendono perché certi lama in apparenza ignoranti siano considerati custodi della Fratellanza. In realtà essi sono eccezionali, perché seppero preservarne il concetto come un tesoro sacro.
70 — Urusvati si sdegna, a buon diritto, per le menzogne che si scrivono di Noi. Se raccolte in volume, tutte quelle sciocchezze sarebbero davvero una bella collezione di falsità. L’insieme dei simboli creato nei secoli è stato sminuito in favole incredibili di tesori posseduti dai Signori di Shamballa. Non è facile discernere fra la complessa narrativa fantastica del Tibet come siano nate certe esagerazioni, ma quel popolo volle esaltare in questo modo la propria Centralità mondiale. Si legge, ad esempio, che i guerrieri di Shamballa sono invincibili e senza numero, che il loro Signore sconfigge il male e instaura il Regno divino. L’Oriente pensa così, poiché in cuore ama la leggenda della Luce che trionfa. È sempre giustificato abbellire l’immagine della sua gloria, ma l’Occidente la vede in modo opposto: pur di svelare ogni cosa finisce per sminuirla.
Fate attenzione a come si parla in Occidente della Fratellanza bianca: i suoi membri mangiano e bevono, insidiano l’economia generale, mentono, sbagliano, falsano, non sanno scegliere i coadiutori; trascinano le genti in guerre e rivolte, cospirano, complottano, abbattono dinastie di regnanti, si immischiano nella vita pacifica delle famiglie, danneggiano la chiesa e non sono capaci di preservare le antiche tradizioni. Ci vengono attribuiti insomma tutti i crimini più imperdonabili e nefasti. Il bello è che queste accuse sovente sono mosse proprio da chi elogia la Fratellanza bianca con le parole più alate.
Si dice che il Fratello R. vive nei Carpazi, ma è come dire che Io vivo a Londra. Certo Egli è stato fra quei monti, così come Io sono stato a Londra, ma non si dovrebbe parlarne come di una sede permanente, il che induce in errore. Dunque non pensate che il Fratello H. vive in Germania, anche se qualcuno addirittura ne limita gli spostamenti ai dintorni di Norimberga. Arbitrarietà come queste sono frequenti, e chi le diffonde si proclama come minimo iniziato, o persino come Maha Chohan.
Volumi sulla Nostra grande influenza sono scritti da ignoranti, che presentano come Nostri consigli le loro ambizioni. Pensate quali complicazioni ne derivano per la Nostra vita. Essi inoltre compongono e diffondono strani ritratti, per screditarCi sino in fondo, e organizzano congressi nei quali odiosi figuri non esitano a raccontare a chiunque le loro strabilianti visioni.
È vero che esistono società dedicate ai fini più distruttivi. Non ne parliamo perché si sa bene donde vengono. Qui si tratta della condotta di coloro che parlano sempre della Fratellanza nel modo più stolto e in tal modo finiscono per screditarla.
71 — Urusvati nota che durante le Comunioni con Noi le correnti cambiano. Ciò non si deve a Noi, ma alle variazioni dei flussi spaziali quando entrano in contatto con le Nostre correnti. Notatelo, per non attribuire ad esse qualità non pertinenti. Il Maestro cerca sempre di non appesantire quella comunione.
I turbamenti possono anche essere causati dagli umori degli astanti. Ogni mutamento del genere va osservato. Di solito i partecipanti non ne sono consapevoli e li negano, in buona fede, perché per varie ragioni non se ne rendono conto. Sono talmente illusi da Maya che mentono anche quando credono di dire la verità.
Noi cerchiamo di sviluppare le coscienze per eliminare quell’illusione. Non lo si ottiene facilmente, ma estirpa la suscettibilità alle sensazioni fallaci. Si resta allora sollevati dalle incertezze causate dalle correnti miste e si è più efficienti. Le rifrazioni delle correnti producono una specie di scarica elettrica, che solo una coscienza raffinata distingue da altre sensazioni dolorose. È frequente percepire uno sbalzo improvviso della temperatura, o un brivido, o una puntura, o una contrazione muscolare. Ne sono causa quelle scariche, ma chi sa di tali fenomeni non li attribuisce a un malessere incipiente.
72 — Urusvati sa che Ci raduniamo per concentrare la volontà. Quella di ciascuno è ben controllata, ma in certe occasioni si richiede di focalizzarla in gruppo; allora consigliamo a tutti coloro che Ci sono vicini di star calmi. Sappiamo bene che ciò non è facile da praticare, ma talvolta la calma è davvero necessaria. La confusione nell’aura di chi è prossimo inficia il livello generale della concentrazione.
Vi domanderete come si può restar calmi se il mondo è in preda alle convulsioni, ma è proprio quando la tensione mondiale è elevata che è più necessario. In tale situazione i problemi si devono affrontare in modo diverso. Bisogna evocare dalle proprie risorse profonde di Energia primaria tutta la fermezza che è alla base della calma. Ma l’impazienza terrena è sempre grande, e proietta come una grandine di frecce che spezza la concentrazione. Si cerca di scansarle, ma a scapito dell’attenzione su ciò che più importa. Nelle ore decisive la cosa più importante è concentrarsi con Noi.
Talora esortiamo di tendere a Noi con tutte le forze. Ciò suona strano, ma chi sa non tarda a capire l’urgenza dell’appello. Concentrarsi su un solo oggetto non è cosa facile. Ci vogliono anni per impararlo, e quando viene l’ora anche una mosca ne annulla lo sforzo. Noi tutti abbiamo vissuto ore di tale tensione. Il successo non dipende da capacità eccezionali, ma dall’intensità del desiderio. Chiunque può protendersi verso il Maestro, ma in modo tale da dimenticare ogni cosa dattorno, immemori se è notte o giorno, se fa caldo o freddo, se il tempo è breve o lungo. L’uomo è in grado di farlo. Un tale sforzo Ci è molto utile, perché stabilisce nello spazio correnti armoniche con le Nostre. Pensate che potenti scariche si avrebbero se questi flussi mentali benefici partissero simultanei da vari paesi!
Consigliamo di non chiedere nulla, perché sappiamo di che avete bisogno. Le vostre istanze turbano, perché non vi sapete concentrare su ciò che più conta. Noi facciamo il possibile, voi mandateCi solo buona volontà. Non biasimiamo chi si perde dietro ai propri desideri, indichiamo la via più agevole per uscire dal labirinto terreno. Sta nel tendere a Noi con tutte le forze del cuore. Fatelo in silenzio, con il sigillo del cuore. Noi tutti l’abbiamo sperimentato e possiamo dire che quanto più intenso è, tanto meglio. Rafforza il sangue, il che è benefico se basato sulla calma. E se questa difetta, la volontà la sviluppa.
Ciascuno ammetterà che le vicende della vita non accadono per le ragioni che si pensano. Spesso è evidente l’intervento di una Guida superiore. Correlare questa guida con la propria indipendenza significa vivere in armonia.
“Siete sempre con noi?”, si domanda. È possibile, ma è l’uomo che deve volerlo. Vi sveliamo molte cose della Nostra Vita interiore. Abbiamo superato tutti gli ostacoli e sovente Ci siamo coricati senza sapere se saremmo stati vivi la mattina. Ciascuno di Noi imparò a persistere sulla via del Maestro. Nei giorni più difficili Egli dice: “Sei più felice di tanti altri. Sii grato”.
73 — Urusvati riesce a vedere nei veli di Maya. Se ci sono veli, qualcosa è celato, ed è l’Energia primaria. È saggio chi sa vedere in tutto il creato la base eterna e indistruttibile. Senza questo discernimento tutto è Maya, miraggio inconsistente. Non si può vivere tra quei fantasmi. Il principio della vita eterna impone di scoprire uno stabile sostegno per lo stanco pellegrino. L’uomo ne è sempre alla ricerca, è inevitabile. Il pensiero dell’immutabile lo muove all’azione, ed è buon segno. La condizione che Ci consente di dare il massimo aiuto è, senza dubbio, l’attività. A chi chiede aiuto diciamo di agire, ché allora Ci è più facile provvedere. Una modesta attività, anche senza successo, è già meglio dell’inerzia, poiché vi possiamo aggiungere la Nostra energia. Nulla di strano se una sostanza si combina più facilmente con una affine. Perciò quando si tratta di spendere energia Noi ne cerchiamo l’uso più idoneo. L’emettiamo non solo per ridestare l’uomo, ma per accrescerne l’impegno. Chi si desta di soprassalto può compiere gli atti più stolti. Meglio dunque non disturbare il suo sonno: quando è vigile e cosciente possiamo aiutarlo.
Allorché vi si domanda che fare, consigliate dunque l’attività. Allora il soccorso è possibile. Ecco perché insistiamo. Bisogna sviluppare la coscienza; bisogna raffinare l’Energia primaria, altrimenti i veli di Maya occultano le porte.
Noi esortiamo sovente all’azione. Fate altrettanto con i vostri amici. Oggi le forze della natura sono in grande tensione. Chi fugge incespica e cade, chi resta saldo trova nuova forza. Noi aiutiamo gli audaci, e nella Nostra Sede tutti sono all’opera. Una nuova tensione non comporta esaurimento, ma rinnovo.
74 — Urusvati ha ragione di rammaricarsi per certi rituali che persistono pur essendo superati. La Saggezza eterna è una cosa, ma i residui sbreccati che ne intralciano il progresso sono cosa ben diversa. Relitti nocivi sono presenti in tutti i campi. Si annidano dovunque: fra i manti regali, nelle toghe, in tutti i paludamenti. Hanno perso il senso originario, e non si riesce più a capire come simili assurdità convenzionali abbiano ospitato grandi ideali. Certi rituali che paiono strani hanno avuto un ruolo anticamente, ora però del tutto dimenticato.
I Capi di Stato un tempo svolgevano sia funzioni spirituali che esteriori, e sovente erano alla testa di società dai fini nobilissimi. A poco a poco queste missioni si perdettero, ed essi rimasero semplici funzionari di istituti insignificanti e persino dannosi. Se ne vedono esempi dovunque. In vero è triste vedere ridotti in brandelli rituali che pure serbano un senso interiore, ma in mani ignoranti questi frammenti sono pericolosi. Noi cerchiamo di purificarli o eliminarli, perché oscurano le coscienze.
Si dice che avversiamo tutti i rituali. Non è vero, poiché alcuni evocano vibrazioni elevate e raffinano i sentimenti. Più volte abbiamo detto del valore del ritmo, e nessuno di Noi condanna ciò che produce armonia. Un bel canto può aprire le porte della bellezza. Discriminate dunque con cura fra residui assurdi e vie di approccio alla bellezza. Il Maestro insegna che il ritmo influisce sull’intero sistema nervoso. Certe parti di antichi rituali, sopravvissuti sinora, confondono la coscienza e sono molto pericolosi. Durante quelle cerimonie si ripetono parole che un tempo esorcizzavano le forze tenebrose, ma ormai sono dette senza senso e se ne sbaglia pure il ritmo. Le distorsioni del suono causano effetti diversi; perciò è bene studiare le fonti antiche per scuotere via la polvere dei secoli. Non parliamo di mutamenti esteriori, ma di purificare il pensiero. È tragico quando le vibrazioni, deformate, anziché costruire demoliscono.
75 — Urusvati sa che non è bene negare il perdono. Il rancore prospera solo fra le limitazioni terrene; fra Noi, consapevoli delle vite precedenti, il risentimento è impossibile. Tutte le incarnazioni offrono occasione di commettere malvagità: accumularle di vita in vita significa crearsi un lungo strascico nero che ostacola e rallenta, sinché non si avanza più.
Limitandosi alla coscienza di una sola vita gli uomini si danneggiano molto. Si impacciano da sé in tutti i campi. Quando li consigliamo di pensare al futuro in genere non sanno come cominciare. C’è chi crede che resterà per sempre in un solo posto; chi vorrebbe continuare in eterno nella sua vocazione; chi giura di non poter sopportare mutamenti di ambiente; chi è convinto che morirà alla prima malattia. Tutti quanti si impastoiano, ignorando che nelle vite precedenti hanno già sperimentato molti modi di vivere. Un tale tipo di esistenza convenzionale, avulsa dal passato, non stimola certo al futuro.
Gli uomini per lo più muoiono senza capire che dovranno tornare. Se invece rammentassero qualcosa del passato e pensassero al futuro eviterebbero molti errori.
È il desiderio di perfezione, e non la paura dell’inferno che li induce a migliorarsi in vita.
Noi invece viviamo nel futuro, conoscendo il passato; non temiamo l’Infinito e amiamo ogni progresso. Il futuro è una grande realtà, separata solo da una porta chiusa ma sottile, e lo si costruisce con ogni respiro. E se la coscienza è proiettata nel futuro, come serbare rancore? Non resta più tempo per sprofondarsi nel passato. Si deve poi sapere che la legge è immutabile e che non tocca alla coscienza umana interferire con il Karma. Imparate dunque a volare, non solo nel corpo sottile, ma anche in coscienza.
Ogni istante è già passato, e il futuro vi attende. Ecco un consiglio per chi ama il Nostro Luogo.
76 — Urusvati sa custodire quanto le è stato affidato. L’equilibrio fra divulgare e trattenere non è facile. I novizi hanno fretta di comunicare quanto imparano, senza pensare alle conseguenze, e molte disgrazie sono nate da tale sciocca diffusione. Ma l’esperienza forgia le misure della saggezza, e col tempo si trovano le giuste vie della divulgazione. Il sentiero è arduo, e bisogna valutare quanto può contenere colui cui si parla. Le medicine vanno dispensate in dosi esatte: né troppo, né troppo poco. Dopo un lungo colloquio a volte vien posta una domanda che dimostra l’incomprensione dell’ascoltatore, gravida di effetti nocivi. Noi consigliamo di lasciare i libri dell’Insegnamento all’angolo della strada, che trovino da sé i destinatari. Così alludiamo ai giusti metodi della distribuzione.
A certi pellegrini non si diedero libri, che pure avevano un cuore ardente che anelava alla verità: le apparenze esteriori deformarono il giudizio. Costui è troppo elegante, quegli è malvestito; così le considerazioni superficiali guastano molti incontri di rilievo.
A saggi itineranti si accompagnano figure discutibili, ma anche gente colta e di valore. Il vero osservatore non bada troppo ai dettagli superficiali. Bisogna saper cogliere sempre l’essenziale. Si possono incontrare uomini prossimi a Noi senza riconoscerli. Spesso Ci rattrista vedere che un valido messaggio non viene accolto, ma per il libero arbitrio non è lecito insistere. Dunque l’Insegnamento si propaga per vie speciali. In altri tempi si diceva: “Affrettati lentamente”. La distribuzione dei testi dell’Insegnamento dev’essere condotta con accorto equilibrio. Nei secoli futuri si vedrà come si diffonde.
Le moltitudini umane cominciano a veder chiaro.
77 — Urusvati sa che qualunque fenomeno fisico rivela frammenti del mondo invisibile. Esistono pellicole fotografiche sensibili a ciò che l’occhio non vede, come le radiazioni emesse dal soggetto, ma che talora non registrano parti del corpo fisico. Le potenti emanazioni dell’Energia primaria possono nascondere qualcuno, in tutto o in parte. Gli scettici domanderanno come mai tali fotografie insolite siano tanto rare. Ciò può dipendere dalla stessa Energia; o forse non si presta la debita attenzione alle fotografie sviluppate. Le si scarta in grande quantità, e nessuno si prende la briga di esaminarle con cura.
Allorché si comincia a sperimentare in questo campo ci si attende rapidi risultati, ma il successo viene solo in quei casi rari in cui si è pronti, che lo si sappia o no. Nulla accade senza causa.
Noi facciamo molti esperimenti di questo genere e affermiamo che le attuali pellicole sono adatte a chiarire questioni del mondo invisibile. Oltre che impressionandole nella camera oscura, si possono ottenere immagini semplicemente tenendole fra le mani o sotto il cuscino la notte.
La conoscenza di quel mondo deve essere diffusa con ogni mezzo. Ne dipende per prima cosa il successo dell’evoluzione, poi la conoscenza delle energie sottili. Quando parliamo della visibilità di molti fenomeni sottili lo si prende per parto di fantasia. Chi la pensa così non entri nella Nostra Sede, a scanso di gravi spaventi. Tutti i segni sottili gli sarebbero inconcepibili e inaccessibili.
Abbiamo certi apparati che si presentano come comuni ricevitori telegrafici, ma in realtà sono designati a rivelare vibrazioni più sottili. La tensione necessaria per ottenerlo esige prana. Il respiro dei Nostri ozonizzatori è paragonabile a quello dei viventi. Il Nostro sistema di illuminazione, simile a un impianto al neon, dà una luce molto intensa. L’effetto di tali congegni meccanici è accresciuto dalla conoscenza del Mondo sottile.
78 — Urusvati ha visto esplodere proiettili neri. È una visione da prendere alla lettera o in senso simbolico? Dobbiamo riconoscere con grande rammarico che anche nel Mondo sottile esistono missili pericolosi: sprigionano un gas venefico che si aggiunge ad altri che inquinano il pianeta. Le forze oscure ricorrono ai mezzi più distruttivi per lacerare l’atmosfera e iniettarvi il letale peril. Sfidano le leggi dell’Universo e sperano di vincere seminando confusione. Sono avversari insidiosi ma anche stolti, perché non tengono conto dell’equilibrio planetario. Chi ha visto quelle esplosioni terribili comprende che sono necessarie contromisure estreme per dissiparne gli effetti malefici.
Urusvati sa che queste battaglie si ripercuotono negativamente sulla salute. Oltre ai gas tossici si scatenano scariche elettriche che causano scosse simili ai terremoti più violenti. Anche i più robusti ne provano dolori inattesi, cui non si dà importanza perché passano rapidamente. L’organismo però ne risente e si ammala. Tale è la demenza delirante delle forze tenebrose contro l’umanità.
Pensate quanta energia va spesa per contrastarle! Noi siamo vigili non solo per osservare, ma per combattere. Gli uomini potrebbero aiutarCi, ma non pensano che chiunque può usare mente e potere per il Bene comune.
Chi ha visto quei proiettili, chi ha udito i lamenti spaziali non può scordare i suoi doveri di uomo.
79 — Urusvati ha sperimentato la più orrenda delle manifestazioni terrene: la tenebra assoluta. È davvero terribile, perché l’angoscia che si prova è intensa come l’asfissia. Donde viene un tale abominio? Sembrerebbe una semplice previsione spirituale che per conoscenza diretta trasmetta all’organismo la percezione di qualcosa che incombe. In verità è ben più grave, è una emanazione del degrado planetario. È perfettamente comprensibile pertanto l’angoscia indicibile di chi la prova. Sono contatti per lo più subconsci: pochi hanno visto quella tenebra pericolosissima, di cui ebbero sensazioni specialmente penose. Quando la si percepisce nel fisico si risentono dolori molto intensi e infiammazioni ai centri. Noi sappiamo di che si tratta; agisce sull’energia psichica. Ci vuole una buona riserva di prana per resistere all’attacco velenoso. Aver contatto con la tenebra è come toccare un cadavere putrefatto. Quando una pressione specialmente grave delle tenebre è alla vista, Noi intensifichiamo decisamente le forze vitali, e chi è protetto da Noi riceve una dose di energia sufficiente per superarla.
A molti queste cose sembreranno mere fantasie, ma anche gli scettici sanno di certi gas letali che emanano dal suolo. Basta estendere il concetto per arrivare alla misura totale della tenebra. Noi l’abbiamo mostrata a Urusvati, perché fosse testimone vivente dell’angoscia mortale che si prova al contatto con questo nemico del pianeta. È come essere stretti fra le spire di un boa constrictor.
Non crediate che la tenebra avvolga solo certuni: ovunque si trovano tracce di quegli influssi tenebrosi. Le reazioni sono numerose, dal semplice cattivo umore a gravi malattie. Tra proiettili che cadono dall’alto e tenebre che salgono dal basso la condizione umana sembra senza scampo. I Saggi però consigliano di non pensarci, e di avanzare.
80 — Urusvati ha udito il canto della natura, così chiamiamo quelle armonie che si odono al ritirarsi delle tenebre. Simili alla musica delle sfere, sono più della Terra che degli spazi siderali. Ma gli uomini rifiutano qualsiasi accenno alle supreme armonie, e se mai le udissero direbbero che sono semplici sibili interni dell’orecchio.
Molti, che si ritengono occultisti, si escludono dalle percezioni naturali. Troppi libri li confondono con formule elaborate un tempo per altri fini. Noi preferiamo il contatto con gente più fresca, meno ingombra di inutili ricette. La musica delle sfere e i canti della natura sono percettibili più facilmente a chi ha il cuore pieno di amore. Chi invece predilige le formule del cuore, dell’amore, della compassione, non ha le orecchie adatte per le armonie superiori.
Non si deduca da ciò che Noi ricusiamo i testi e le opere di chi studia l’Universo. Diciamo semplicemente che purtroppo quel sapere non viene applicato bene alla vita. Chi è prossimo a Noi non somiglia molto a quegli pseudoiniziati che tuonano dai pulpiti. Per stare accanto a Noi bisogna comunicare più sovente tramite il cuore, che emette i suoi appelli silenziosi. A volte li si chiama “senza pensiero”, proprio perché manifestano soprattutto i sentimenti. Tra questi e la mente il confine è tenue, ma percettibile, come gli spigoli tra le facce di un cristallo, rivelati solo dalla luce, e quella del cuore è simile appunto a un diamante. Ciò sembra molto complicato, ma sta tutto in tre parole: “Signore, Ti amo”. Ecco il canale che porta a Noi, ed è molto più diretto di una richiesta di aiuto. Noi sappiamo quando questo è possibile, ma sulle ali dell’amore il soccorso vola e supera gli ostacoli più aguzzi. Amatevi l’un l’altro.
81 — Urusvati ha ragione di amare il moto. Chi non lo ama non ne comprende la necessità. Si possono ascoltare istruzioni sulla legge del moto universale e ammettere che la minima sua sospensione turberebbe il Cosmo intero, ma senza amarlo non lo si saprebbe applicare alla vita. Il moto non è certo l’eccitazione del bazar e nemmeno l’agitazione della piazza: è il nerbo della vita creativa che sospinge la coscienza alla perfezione. L’ozioso non capirà di cosa parliamo. Preferisce starsene inattivo, lasciando che il moto cosmico lo porti in giro come un granello di sabbia. È pur vero che tutti siamo anche meno di tanto nell’Infinito, ma ogni moto della coscienza è un grande gesto di collaborazione. Non è facile insegnare ad amarlo, ma ricordate che Noi lavoriamo sempre, ovvero manifestiamo il moto universale.
Urusvati insiste giustamente sull’unità, che per Noi è come un’infusione di salute, armonia di movimento che non si crea né si ottiene a comando. Per molti essa è solo un impaccio. Preferiscono evocare le forze distruttive degli elementi, che li travolgono, piuttosto che sforzarsi di cooperare. Noi non finiamo di avere compassione di quegli stolti che preparano la propria distruzione. Non è forse chiaro ciò che si è detto? Perché l’umanità impara solo dalle conseguenze più amare?
Che il Nostro Monito circa il moto e l’unità si diffonda. La Nostra Sede poggia su questi principi.
82 — Urusvati sa che grandi manifestazioni possono apparire all’improvviso. In corpo fisico, non nel sottile, ella ha visto regioni del Mondo sottile, in piena veglia e ad occhi aperti. Le ha viste affollate, stupita per quelle moltitudini che sciamano oziose senza far nulla. Sono questi i livelli di quel Mondo che più Ci preoccupano. Vi si vedono abiti di foggia contemporanea, che accentuano una mentalità terrena, e gente che si affolla, proprio come nelle piazze di una città moderna. Ci duole dire che sono gli elementi meno sensibili all’evoluzione. Hanno un pensiero così egocentrico che non riescono a vedere oltre la loro cerchia gremita e immota. Si contagiano a vicenda e, proprio come in Terra, non sanno guardare in alto. Urusvati testimonia quanto sono stipate quelle sfere.
Non viene concesso sovente di osservare il Mondo sottile a occhi aperti, poiché ciò provoca grande tensione e potrebbe danneggiare la vista. Ma nel giorno di San Sergio le abbiamo consentito una visione d’eccezione. Di norma lo si può esplorare, e ricordarne le immagini invisibili, solo in sogno e in corpo sottile.
Noi lo vediamo a occhi aperti, ma non è facile acquisirne la capacità, che è la più ardua fra le forme di chiaroveggenza. Urusvati vede in questo modo chi di quella sfera vuole rendersi accessibile a lei, ma nel caso citato si tratta di osservarlo, di visitarne una via qualsiasi senza partecipare alla sua vita. Quelle evidenze potranno poi essere richiamate alla memoria in seguito per trovare il coraggio di passare oltre con decisione.
83 — Urusvati ha compreso che la legge è la stessa in tutti i mondi. Si crede per lo più che le leggi che governano il fisico siano inapplicabili allo spirituale, ma non c’è evento che non dimostri che l’essenza della legge è immutabile. Per fare un esempio, chi sale in montagna porta con sé solo l’indispensabile. Non è forse lo stesso nel mondo dello spirito? Chi cade dall’alto acquista velocità, e il più soffice dei materassi non potrebbe salvarlo. Non è lo stesso nel mondo dello spirito? Se si raffrontano i principi di tutte le sfere si constata che le leggi sono uniformi. Il Mondo sottile va accostato secondo questa regola. Alcune proprietà vi possono essere meno rimarchevoli che nel fisico, altre accentuate. Negli strati inferiori prevalgono le passioni, nelle superiori le più belle virtù, e vi si affina il senso del dovere, il che si mostra evidente al momento della rinascita. Uno spirito elevato non oppone resistenza a passare naturalmente in una nuova vita. È lieto dell’occasione di migliorarsi e accetta compiti ardui per mettere alla prova la coscienza rigenerata. Tenta la via più difficile, mentre il debole resta vile e indolente.
I sentieri che portano a Noi non sono facili. Non uno solo dei Fratelli o delle Sorelle è giunto qui agevolmente. E tutti avrebbero potuto scegliere un approccio più comodo, ma non lo fecero, per accelerare l’ascesa. Figuratevi l’atmosfera generata da quelle imprese! Chi non è avvezzo alla potenza di queste vibrazioni non può sopportarle. Ma la tensione unitaria, congiunta a quel potere, splende radiosa in un grande arcobaleno.
Tale è la fulgida atmosfera della Nostra Dimora.
84 — Urusvati sa sino a che punto l’uomo è costantemente guidato dall’Energia primaria, che lo condiziona sia nelle grandi imprese che nelle usuali attività quotidiane. A quell’Energia si sono dati moltissimi nomi, sì che agli occhi umani ha perso ormai la propria identità. È ora di riscoprirne il senso fondamentale, evitando gli appellativi antichi per usare il più semplice ed espressivo: Energia prima. Ciò che conta è imparare dapprima a percepirla, poi si prenderà a collaborare appieno.
Non stupite se parliamo di collaborare con un’energia che è presente in ciascuno: è possibile farlo con sé stessi? Ricordate che essa esiste dovunque, e che la scintilla presente in ciascuno deve collaborare con le correnti supreme. Si capirà allora meglio cosa sia quella guida di cui tanto si dice. In verità ci sono Guide e tentatori che, come amici e nemici, circondano chiunque. Sia chiaro che dalle vite passate si riesumano odi e amori. Chi chiede aiuto sente che qualcosa di reale gli è accanto, e non sbaglia. Se poi realizza la presenza dell’Energia primaria il suo appello è più efficace.
Noi vogliamo impiantare uno stato generale di collaborazione deliberata, e saremmo ben lieti se l’uomo si abituasse a far conto sulla Guida più sicura, l’Energia primaria, che gli indica le vie possibili. Egli ode la voce della coscienza, ma l’impeto viene da quell’Energia, così come tutte le soluzioni, tanto più se riconosciuta. Riconoscerlo equivale a invocarne la forza. Negli antichi Misteri si usavano rituali appositi, non solo per protezione dalle forze oscure, ma specialmente per invocare potenzialità celate nel profondo dell’organismo. Riconoscere i propri poteri latenti li esalta.
85 — Urusvati reagisce al magnetismo degli oggetti. Tale capacità è la sintesi di molte percezioni sottili. Con ciò non si intende la storia dettagliata di un oggetto: i suoi numerosi sedimi darebbero indicazioni diverse per le varie epoche. Né avrebbe utilità riferire quelle storie apprese per contatto; ciò che conta è riconoscerne l’essenza e valutarne l’armonia.
È importante nella vita saper evitare gli oggetti che ebbero contatti spiacevoli che ne influenzarono l’esistenza. Anche quelli nuovi conservano impresse le emanazioni di chi li fece. Non è dunque il caso di perdersi nei particolari: l’Energia primaria ne segnala l’essenza, e non è bene tenere accanto cose che trasmettono vibrazioni deprimenti o spiacevoli.
Il magnetismo delle cose è evidente in certi anelli che cambiano colore secondo le circostanze. Sapete che l’acqua è magnetizzabile, mentre certi metalli non reagiscono facilmente. Un giorno prendemmo l’anello di Urusvati e lo magnetizzammo nella Nostra Sede. Non sono oggetti magici, ma semplicemente capaci di sintonizzarsi con l’Energia primaria di chi li usa. Non è l’anello che segnala gli eventi, ma l’Energia di chi li possiede. L’argento vi reagisce solo se puro. L’anello di Urusvati si colora di rosso, nero o giallo secondo le circostanze. Facemmo quell’esperimento perché le radiazioni dell’Energia prima Ci interessano molto.
Il rapporto con il Mondo sottile è di grande aiuto in questo. I tre mondi sono spesso paragonati alle tre specie di correnti marine. Il marinaio esperto non bada molto ai moti superficiali della spuma e non teme le turbolenze mediane, ma da quelle profonde desume la probabilità di una tempesta. Non curatevi dunque della spuma sollevata dagli eventi fisici, ma dei fenomeni sottili. L’essenza è riconoscibile dai segni del fuoco. L’Energia prima è la sostanza del fuoco.
In verità Noi siamo Fratelli e Sorelle nati dal Fuoco. Quando pensate a Noi circondate di fuoco le Nostre Figure. E Noi vi riconosceremo dal vostro seme di fuoco.
86 — Urusvati conosce il valore di una grande tensione. Vi consigliamo di rivolgervi a Noi, e se domandate in che modo rispondiamo: “Con tutta la mente, con tutto il cuore”. Più presto detto che fatto. Offrire il cuore significa amare, e quando si ama non si dubita. Chi ama non critica ciò che non conosce. E quando si critica non si ama veramente.
In giorni di sciagura le mezze misure non bastano. Allora occorre che l’unione sia tale da escludere la minima discordia. Le forze ostili si insinuano nelle piccole crepe, così come il veleno attraversa uno scudo fessurato dalla discordia, alla quale opponiamo l’amore perfetto. Che i Nostri amici indossino questa corazza a tutta prova. Non illudetevi che una piccola scheggia sia poca cosa: può causare le più gravi infezioni. Nella Nostra vita tanto intensa le crepe del dubbio sono le più insidiose.
Insistiamo con enfasi sulla cura della salute. Potremmo tollerare che i Nostri coadiutori vengano trascurati? Certamente no! Noi prevediamo gli attacchi degli oscuri, che a ogni costo cercano di abbreviare la vita dei guerrieri della Luce, e approfittano della minima debolezza dell’organismo per colpirlo dove vulnerabile. Non pensate che il Nostro aiuto sia instabile, ma un solo passo falso può essere fatale, e Noi proteggiamo solo chi accetta di essere aiutato. Un solo pensiero indegno recide il legame, e molte volte si emettono pensieri nocivi senza saperlo. Ma nell’ora di grande pericolo bisogna rivolgersi al Maestro con tutto il cuore, sapendo che il Suo soccorso non tarderà un istante.
La fede è conoscenza autentica e la fiducia è la via del successo. La sfiducia invece rivela che non si sa nulla del Nostro lavoro. Occorre raffrontare le varie situazioni individuali con lo stato del mondo, per rendersi conto che il Nostro soccorso è molto ostacolato dagli errori umani. L’uomo vanifica le sue possibilità. Noi indichiamo la necessità dell’unione, ma quelli che aderiscono al Nostro invito sono meno di tre!
Eppure quando si è in pericolo si deve riconoscere la necessità dell’unione, se non con il cuore, almeno con la ragione. Così dovreste pensare quando incombono gravi sciagure.
87 — Urusvati sa che Ci occupiamo molto di astrochimica interplanetaria, scienza del futuro. Chissà quale nome le verrà dato, ma la si studierà con diligenza anche nelle scuole. Sarebbe più corretto chiamarla psicochimica, poiché i corpi celesti non sono i soli a reagire in tal modo: tutto ciò che esiste è chimicamente attivo. È tempo di studiare questi scambi non solo dal canto del magnetismo ma anche come fenomeni chimici.
Una stretta di mano crea una reazione: non solo può trasmettere infezioni fisiche, ma produce anche una sostanza chimica. Lo si nega, poiché non si riconosce che tutto lo spazio interplanetario ne è permeato. Molto si è detto dell’analisi spettroscopica e delle sue applicazioni, ma in gran parte sono rimaste teorie astratte. Nondimeno hanno grande influenza sulla vita fisica. Quando si sarà ammesso che tutti gli oggetti irradiano, si passerà ad accertarne le proprietà chimiche. Da piccoli fatti si passa a grandi scoperte, fino allo studio degli influssi interplanetari.
Dunque la psicochimica Ci interessa molto. Il Mondo sottile favorisce la Nostra ricerca, dato che trabocca di sottilissime attività chimiche capaci di agevolare le comunicazioni a distanza e stabilisce circostanze favorevoli per una discriminazione raffinata. Chiunque potrebbe cominciare a sperimentare, annotando ciò che lo attrae o repelle. Col tempo se ne occuperanno i laboratori chimici, ma già oggi quelle diligenti osservazioni servirebbero ad analizzare i fenomeni e scoprire le reazioni psicochimiche sulle sostanze più comuni.
Siate dunque cauti con ciò che vi circonda, ma non a scapito della vostra efficienza!
88 — Urusvati si sdegna quando sente parlare di guerra, Sorella Oriole ne resta sgomenta, e Noi tutti siamo rattristati dalla barbarie umana. Lo scoppio di una guerra è la manifestazione più negativa del libero arbitrio. Non si vuole pensare alle terribili correnti poste in moto dagli eccidi di massa, né alle loro conseguenze. Le antiche Scritture proclamano, a ragione, che chi di spada ferisce di spada perisce.
Il karma dell’aggressione e quello della difesa sono ben diversi. Si potrebbe mostrare che l’aggressore sopporta gli effetti più gravi, e quanto è atroce il suo stato nel Mondo sottile. Gli uomini erroneamente credono che i grandi conquistatori non mietono karma cattivo durante la vita terrena. Esso in verità è tempestivo e non si manifesta all’istante. La vita è continua: i saggi intendono tutte le loro esistenze come una sola collana.
Gli aggressori aggravano il loro karma non solo perché uccidono, ma perché inquinano l’atmosfera, il che avviene in tutte le guerre. Quei veleni agiscono per lungo tempo, in Terra e in altre sfere. Voi che invadete le terre del vicino: non sapete le conseguenze del fratricidio?
La Nostra Sede ha assistito a molte guerre, e attestiamo che questo male cresce nel modo più imprevedibile. Si sa che le esplosioni possono provocare la pioggia, ma i gas velenosi? Com’è doloroso vedere l’uso abominevole e demente del libero arbitrio, il Dono supremo.
89 — Urusvati conosce il valore del silenzio. Ma di quale silenzio? Si crede ch’esso consista nel tacere, ma il vero potere viene quando l’essere intero è immerso nel silenzio: solo allora si genera l’energia che consente di comunicare con il Mondo superiore. Noi sappiamo quando essa sgorga, e diciamo che quel silenzio è la tensione suprema.
Bisogna praticarlo, ma lo si acquisisce solo a poco a poco. La conoscenza di tale energia cresce di vita in vita, ampliando le proprie facoltà, qualunque siano le circostanze. E quanto più presto si comincia, tanto meglio.
Quando il silenzio regna nella Nostra Torre è segno di grande tensione, e la comunione con il Mondo superiore rinnova le forze. Ne abbiamo bisogno, Noi come qualsiasi altra forma di vita. Sarebbe errato credere il contrario. Con ciò vi sveliamo il Nostro aspetto umano, proprio per rafforzare il legame con voi. Non vogliamo certo sembrare di essere oltre le nuvole. Al contrario intendiamo collaborare da vicino con l’umanità. E nasca dunque una tale intimità, preludio alla cooperazione: ce n’è un gran bisogno.
90 — Urusvati ha imparato a concentrare la vista in modo da vedere le incarnazioni passate. Sembrerebbe cosa naturale per tutti, ma due condizioni la rendono eccezionale nel corpo fisico. Una straordinaria tensione di energia psichica e un’altra, corrispondente, del nervo ottico. Da profondi sedimi radianti si formano allora figure complete ma composte di frammenti separati, proprio come avviene in un caleidoscopio. L’esperimento è arduo se si è in corpo fisico, e lo consentiamo raramente perché pericoloso per la vista. Con tal mezzo è possibile vedere molte cose notevoli, ma le condizioni attuali della vita non consentono l’uso frequente di questa capacità naturale. Noi stessi, quando in corpo terreno, siamo cauti con simili esperimenti. Forse non vi è chiaro perché anche nella Nostra Dimora si debbano prendere precauzioni fisiche: si pensa di norma che tutto vi sia possibile o tutto impossibile. Ma bisogna capire che le leggi universali vanno rispettate.
Molte volte gli uomini Ci rimproverano per una loro azione prima di averla compiuta, o si ricordano di Noi solo a cose fatte. Vorremmo stabilire tutte le condizioni adatte per facilitare un normale contatto con Noi. Un tempo fummo d’altro avviso, preferendo allora non insegnare quelle vie di approccio, ma ora riteniamo necessario ricordare agli uomini che siamo pronti ad aiutarli se la situazione lo consente. Nei testi precedenti si sono descritte molte circostanze che armonizzano la coscienza umana, perciò chi studia con diligenza troverà facilmente il modo per comunicare con Noi.
Non siamo indovini, né vendicatori, né oppressori: costruiamo Ali e Scudi, siamo Guide del pensiero. Ma la Nostra energia va usata con prudenza, a scanso di disgrazie. Abbiamo citato l’esempio della percezione visiva delle vite precedenti, pericolosa per la vista. Lavorando con Noi bisogna ricorrere al potere del cuore ma senza mai forzare, ovvero nel modo più naturale, che è poi la regola di tutta la vita.
91 — Urusvati conosce le vie dell’impegno: sono tecniche da trasmutare in coscienza, non le si governa con l’intelletto. Solo gli occhi del cuore vedono le vie possibili per accrescere l’impegno, e ciascuna è fonte di gioia. La pienezza dell’impegno genera la musica delle sfere. Quando tutte le corde del cuore risuonano l’armonia è mirabile. Non è un parlare solo simbolico: già vi ho detto della vista del cuore. In verità con esso si vede e si sente: e come fare a meno di questi sensi?
Nella Nostra Comunità usiamo certi apparati che magnificano la capacità del cuore. Saremmo ben lieti di spartirli con l’uomo, ma posti nelle sue mani guasterebbero il cuore. Sono strumenti da usare non prima di avere totale controllo sulla mente, altrimenti il cuore resta sovraccaricato. Inoltre ci vogliono circostanze adatte. Sapete che il rapporto con Noi è facile quando i fuochi del cuore ardono e lo spirito è esaltato nella gioia. Evitate paure e irritazioni, piccole barriere che non solo vi separano da Noi, ma aggravano Noi pure. Cercate vicino a voi, nelle piccole cose, nella vita quotidiana. Noi parliamo delle vie ai mondi lontani, e una simile preparazione non tollera quelle meschinità.
Si possono citare esempi di comunione con la Fratellanza. I secoli sono ricchi di ispirazione. Se proponiamo a qualcuno un grande sacrificio, come potremmo poi non ispirarlo? È proprio questa la forza che alimenta l’impegno fervente. Noi aiutiamo le grandi imprese. Che il bel sentiero non sia ostruito da detriti o da sprechi, e il dubbio non l’oscuri, poiché anche le rapide si possono passare, su un arcobaleno. Ma questo appare solo dopo il temporale. Impegnatevi dunque con tutte le forze.
Non c’è confusione o calunnia che impediscono di seguire la bella via del sacrificio.
92 — Urusvati sa che collaborare con Noi vuol dire grande Servizio e venerazione della Gerarchia. Le concezioni separative che circolano nel mondo sono tante che bisogna reagire, cercando ciò che hanno in comune. Nei vari linguaggi umani Noi siamo chiamati in modo diverso, e variamente si intende l’opera Nostra. Ma altre diversità non sono permissibili. Non un solo Insegnamento è stato risparmiato dalle deformazioni. Anche il più recente, vecchio di appena un secolo, è già stato frazionato da gruppi rivali. È dunque necessario ricostruire l’unità delle idee.
All’Energia primaria si danno molti nomi, ed è strano che poi si disputi sulla stessa cosa! Ecco perché vi consigliamo di dimenticarli tutti per usare questo: “Energia Prima”. È un nome inclusivo e accettabile dalla scienza, che sa benissimo che sotto le più varie parvenze si cela una sola e medesima energia, primaria appunto. Lo stesso vale per i Nostri Nomi. Dite “Fratellanza” e lasciate gli altri.
Ogni epoca passa per fasi di discordia e concordia. Bisogna dunque preparare queste ultime. Questo non è un semplice consiglio o una raccolta di idee, ma l’impegno di armonizzare l’umanità divisa. In questa azione vivono i concetti di grande Servizio e di Gerarchia, che ora sono molto vaghi nella mente umana.
Avete ragione di discriminare con cura nel diffondere i libri sulla Gerarchia. Molti non l’accettano, e non si deve forzarne la coscienza ancora oscurata. Il libero arbitrio, a suo tempo, li guiderà all’Unità maggiore.
Così si può osservare la direzione della Nostra Vita interiore. Meditate sull’Unità del tutto, specie in tempi come questi di tragica discordia.
93 — Urusvati conosce da molto tempo l’identità del Fondatore della Fratellanza. È possibile rintracciarne la lunga catena delle reincarnazioni e dei soggiorni nel Mondo sottile, a patto di cercare, in tutta quella varietà, la meta costante e fondamentale dell’esistenza. In modo simile si può accertare che, pur essendo crollati i templi e i capisaldi terreni, le idee che li manifestarono non sono scomparse. Esse continuano a nutrire intere generazioni, non solo, ma col trascorrere dei secoli rifioriscono a grande bellezza e riscuotono nuova comprensione. Sapendo che l’essenza resta immutata, Noi non badiamo ai mutamenti superficiali.
Le rinascite del Fondatore hanno una varietà esteriore incredibile: ecco a volte il Maestro, la tormentata Guida spirituale, l’Eroe, poi l’Eremita, il Capo di Stato, il Governante saggio, il Monaco, il Filosofo, e finalmente, nel Mondo sottile, il Terapeuta delle genti umane. L’elenco sarebbe lungo, ma in tutte le Sue vite si leggono lo stesso Servizio e la stessa persecuzione. Nel Mondo sottile il Servizio fu più pacifico, poiché fu possibile restare in una cerchia senza inutili sprechi di energia. Ma in Terra si deve badare più a difendersi che a produrre, ed è gravoso. Ci vogliono secoli per imparare a dirigere l’energia dove più è necessaria. Ma se trasmessa a fin di bene essa dà sempre buoni risultati, ricordatelo.
Ci accadde di visitare rovine di antichi templi eretti da Noi stessi in epoche remote. Sono numerose in Egitto, in Grecia, ma anche in tutto il mondo. Sappiamo che quelle murature servirono uno scopo e ora non sono più necessarie: ma l’essenza loro persiste senza perdita di freschezza. Lo diciamo Noi, che abbiamo visto e appreso molto. Gli uomini non pongono in rapporto passato e futuro. La Nostra Comunità ha conservato molti esempi di Servizio, e Noi attestiamo la prolungata vitalità di tutti i Sacrifici.
Per quanto impegnati nel lavoro Noi non dimentichiamo chi li ha compiuti in bellezza.
94 — Urusvati sa bene che armonizzare le correnti del libero arbitrio umano è la cosa più difficile. Non ci sono cataclismi, per quanto tremendi, capaci di destare l’umanità alla vera natura delle sue azioni. Nelle grandi catastrofi del passato i sopravvissuti non si diedero pensiero delle cause di tanto disastro: preferirono sentirsi vittime innocenti di un destino crudele. Non vollero purificare la coscienza, e ricominciarono a usare follemente il libero arbitrio.
Le correnti della volontà cozzano presto fra loro, e il pensiero indisciplinato riempie lo spazio di terribili esplosioni. E qui forse l’ignorante torna a dire che Noi non facciamo che minacciare e spaventare, ma dovrebbe rileggersi la storia, a cercarvi le grandi sciagure, che non furono mandate dal Cielo ma causate dalla società umana. Essa perseguita i suoi Salvatori e si comporta come un musicista che prima del concerto spezzi le corde del suo strumento!
Se diciamo che la follia e l’ignoranza comportano conseguenze inevitabili siamo già pronti a sentire accuse di crudeltà. Nelle varie lingue non troviamo termini adatti per avvertire seriamente che incombono l’autodistruzione, o la rovina del pianeta intero, o l’inquinamento spaziale. Ci vuole tutta la Nostra pazienza, acquisita in lunghe età, per continuare a offrire salvezza, nonostante l’ingratitudine e la ferocia. Non c’è giorno né ora che la Nostra Mano, protesa in aiuto, non venga rifiutata e maledetta.
Potete immaginare che correnti di follia violenta e aggressiva si riversano su qualsiasi movimento di bene! Perché parlare di lontani emissari di malizia se l’umanità stessa, che sembra lottare contro il male, in realtà lo accresce a dismisura. Così stanno le cose. Gli ingrati figli della Terra fanno di tutto per affrettare la catastrofe, e ogni monito suona loro come un’offesa. Questa verità è scritta sul Golgota.
Ricordate dunque questo aspetto della Nostra Vita interiore: realizzatelo e lavorate secondo una giusta comprensione dell’Esistenza.
95 — Urusvati conosce bene quello stato atmosferico fisico che chiamiamo di “soffocazione”. Esso è prodotto dai fuochi sotterranei e dalla pazzia umana, che accentuano le correnti più grevi dello spazio, e ne risulta una insopportabile depressione. La conosciamo bene! La si attribuisce alle macchie solari o al passaggio di una cometa, ma una tale tensione non può essere causata da soli eventi fisici. Neppure i fuochi sotterranei potrebbero permeare il pianeta a tal punto senza il concorso dell’uomo.
Egli poi sente la depressione e cade nella nevrastenia senza saperne il perché. Molti l’ascrivono a un’epidemia o a una nuova malattia, ma trascurano la causa principale, che è la loro condotta. Così si produce quella soffocazione che i cuori sensibili patiscono gravemente. La si avverte anche nel fisico, ma il cuore resta depresso e ha bisogno di cure convenienti. C’è però una consolazione: è uno stato che non può durare a lungo. Si dissolve nelle correnti del prana, altrimenti sarebbe un cataclisma. A volte però persino questa iattura sarebbe preferibile!
La conosciamo bene.
96 — Urusvati sa il valore della sintesi. Se non la si prende come base anche le imprese più elevate sono destinate alla distruzione. L’essenza della Nostra Dimora non viene compresa a dovere perché gli uomini categorizzano arbitrariamente. Ci vedono come Eremiti di Kailas o come Entità sottili, e con tali distinzioni demoliscono la Nostra sintesi.
Essi rifiutano le spiegazioni logiche proposte per ampliare la loro conoscenza, e così sminuiscono il senso della Nostra esistenza. Se il Nostro Centro funge da legame fra i mondi deve esprimerli entrambi, fisico e sottile. È un concetto molto semplice, ma lo comprende solo chi capisce il grande valore della sintesi.
L’umanità si divide fra chi accetta e chi rifiuta la sintesi. Chi la nega mostra di non conoscere la storia, perché le epoche di elevata cultura furono tutte dotate di un grado di sintesi: i centri essendo allora armonizzati fu possibile dilatare la coscienza.
Non è mai vero che la gloria di un’epoca poggia sulla specializzazione. Il rinnovo della coscienza trae impulso solo dalla benefica universalità della sintesi.
Ricordate: ridurre ogni cosa in categorie significa impedire la conoscenza della Fratellanza.
97 — Urusvati sa che armonia ed evoluzione si bilanciano. Sono due concetti correlati, che solo per ignoranza si intendono come contrapposti. Potrebbe forse l’evoluzione essere disarmonica? E l’armonia donde verrebbe, senza evoluzione? Eppure si preferisce pensarla come qualcosa di immobile e inerte, e persino la si usa come paravento per una condotta irresponsabile. Mentre il mondo è in convulsione gli uomini se ne stanno in dolce oblio, immemori dell’ambiente, e chiamano questo torpore con il termine alato di armonia.
In realtà esso significa tensione delle corde, premessa e contributo al moto evolutivo, il cui bene sta nell’accelerazione continua. Realizzare che il mondo evolve in perpetuo, e che velocità e impegno crescono sempre sono grandi conquiste. L’uomo, che non pensa al futuro, spera segretamente in uno stato di immobilità. Ma non ci sono evoluzioni statiche. L’evoluzione è bella perché sale per eterne spirali, che neppure le convulsioni del caos possono arrestare.
Nella condizione terrena non sempre si riesce a percepire la crescita benefica, poiché tutto avviene fra dolori, folgori e tempeste. Per vedere la Verità splendere nell’uragano la coscienza deve essere perfezionata. Chi pensa in senso evolutivo deve trasmettere le sue verità in tali condizioni, in Terra. E se non lo facesse non sarebbe degno di essere chiamato pensatore. Il pensiero vive e muove alla vita.
Ecco le due basi della Nostra Vita. Viviamo in armonia per amore dell’evoluzione. E bisogna evolvere per non restare come mummie. Amate il moto evolutivo, che realizza l’eternità.
98 — Urusvati è austera e coraggiosa. Gli eroi sono utili esempi di un tale comportamento, ed è doveroso ricordare chi superò ostacoli sovrumani e riconoscere le complesse situazioni in cui dovette operare. La storia non dice i pericoli che li minacciarono, dappresso e da lontano. Si dà per scontato che quelle imprese si compirono d’un tratto, senza preparazione, eppure è chiaro che molto si deve pensare prima di decidere in concreto un’azione impersonale.
Gli eroi più valorosi ebbero premonizioni fin dalla prima infanzia, come sogni e visioni: voci li chiamavano e li guidavano. In quei loro primi anni cominciarono a germinare le idee che poi praticarono. L’eroe può sempre dire che le sue gesta furono dirette da una forza invisibile, e che gli accadde anche di dire parole spontanee il cui senso capì solo in seguito. Così fluisce la Nostra forza, che soccorre e incoraggia molti. E apprezziamo la gratitudine che riceviamo in cambio della continua premura.
Il Nostro Centro è il fuoco delle decisioni più intrepide. Ma per non interferire con il libero arbitrio dobbiamo usare molta pazienza: e per questo possiamo essere citati ad esempio.
Non tutti gli eroi potenziali vanno a segno, poiché il libero arbitrio talora si ribella alle loro stesse decisioni. Ma se si sapesse con quanto ardore li aiutiamo si capirebbe quant’è benefico collaborare con Noi. Allora si accende il fuoco dell’atto eroico e la gioia è massima.
99 — Urusvati concorda con Noi nel dire che questo è il secolo del pensiero. Solo in questi anni infatti si è cominciato a intenderlo come energia. Mai prima lo si era visto come forza motrice del mondo, poiché occorreva prima l’avvento dello sviluppo delle scienze fisiche e molte scoperte.
È vero che già Platone lo sapeva, ma si limitò a enunciare l’idea: quella conoscenza sarebbe stata rischiosa perché prematura per le moltitudini. Solo oggi qualche cercatore realizza che molte qualità ignorate della mente sono accessibili. Ci vollero molti secoli per osservazioni tanto semplici, ma oggi è alfine possibile dimostrare che il pensiero è una forza motrice.
Ma quanto più rapida sarebbe la diffusione di questo sapere se si realizzasse la Nostra esistenza! Le correnti di pensiero più poderose sono quelle che partono dalla Nostra Torre, ed è più facile decifrare il pensiero se trasmesso a distanza da una Fonte di tale potenza. Purtroppo chi sperimenta in tali direzioni non tiene in conto il proprio stato spirituale. Sarebbe bene ripetere il vecchio monito: “Prima di un nuovo esperimento, lavarsi le mani!”. Per prima cosa egli dovrebbe armonizzare sé stesso, poiché uno stato di discordia non porta a buoni risultati. Il primo livello di trasmissione è facilmente realizzabile, ma è bene spingersi avanti verso le trasmissioni mentali a grande distanza.
C’è da essere grati a quegli scienziati che superando i pregiudizi aiutano l’umanità a prendere possesso del suo retaggio. Noi spediamo continuamente pensieri che si infiggono come frecce nella coscienza degli uomini. Che essi capiscano quanti messaggi giungono alle loro porte!
100 — Urusvati rammenta che i fatti di Spagna furono predetti con anticipo di dieci anni, e che ciò avvenne anche per altri eventi notevoli. Perché alcuni di questi vengono preannunciati tanto prima e nulla si dice invece di altri in apparenza più notevoli? Secondo l’intendimento terreno la domanda non è irragionevole, ma qual è la scala dell’importanza? Ricordate che oltre le parvenze terrene esiste il sovramundano. Certi eventi, che pure incidono profondamente sulle vicende umane, non lasciano traccia sulle pagine degli storici. E altri, che sembrerebbero di rilievo solo locale, in realtà hanno grande valore e si dimostrano storicamente decisivi. Questi contrasti apparenti fra i giudizi terreni e sovramundani confondono gli uomini.
Ci si accusa sovente di restare volutamente impassibili a certi fatti e molto attenti invece per altri, insignificanti. Si potrebbe rispondere a queste persone di poca fede col domandare loro su quali bilance pesano con tanta precisione gli eventi. Chi ha il diritto di giudicare i popoli e i fatti che ne adempiono il karma? Persino i singoli individui vanno valutati con prudenza.
Sovente un “leader” non merita la stima di cui gode, e solo in seguito i risultati rivelano l’infruttuosità delle sue opere. L’oggi è visibile, il domani deve essere immaginato. Gli eventi mondiali compongono un mosaico che va visto a distanza.
Il karma si genera fra triboli e tempeste e l’inevitabile segue il suo corso. Una nazione che ieri fu grande sarà forse solo modesta domani: all’uomo questo destino sembra inspiegabile, ma Noi vediamo la catena delle cause.
Imparate a discriminare fra piccolo e grande.
101 — Urusvati riconosce che alcuni che sembrano vivi in senso fisico, secondo la Realtà superiore sono morti. Ciò sembra strano, perché nondimeno essi continuano a muoversi. Ma perché limitare la definizione alla sola manifestazione fisica? Se i Nostri apparati segnalano lo stato di morte, l’indicazione è più attendibile della sola evidenza fisica. Si potrebbero citare molti esempi di “cadaveri viventi”, ciascuno affetto da una malattia. Ma ciò è secondario, quel che conta è lo stato del corpo sottile, già pronto al distacco e ormai sconnesso dalla forma fisica. Sono automi privi di capacità creativa indipendente, e sono facilmente guidati da altri senza saperlo. Sono fortemente attaccati a ciò che è terreno e temono la morte, eppure sentono di non essere più del tutto coinvolti nel mondo fisico. Di regola sono dei materialisti e paventano anche il minimo cenno alla continuità della vita nel corpo sottile! Temono persino di pensare ai fatti loro. Bisogna saperli riconoscere e vederli per quel che sono, dei gusci vuoti. Si infurierebbero se ne svelassimo i nomi. Non lo faremo dunque, anche perché sapete di chi parliamo, che consideriamo dei vuoti.
Non computate secondo le misure terrene, guardate al futuro. I rapporti sono così intricati che neppure i pazzi e gli jinn si possono espellere subito, nonostante la loro follia. Immersi nelle vicende mondiali, i nodi del karma non si possono tranciare senza conseguenze gravissime. Spesso Ci viene suggerito di porre fine a certe situazioni, senza però tener conto del fatto che quei fili recisi potrebbero avvolgersi a spire attorno agli stessi richiedenti, scompigliandone il karma.
Insisto su ciò doverosamente, perché alcuni nutrono forti pregiudizi nei Nostri confronti: Ci pensano come tanti angeli che vivono fra le nubi e suonano l’arpa!
Diffondete fra la gente la descrizione verace delle Nostre fatiche e dei Nostri problemi.
102 — Urusvati percepisce la correlazione dei mondi, mentre di solito i loro confini passano inosservati. Essi esistono in vari stati e si interpenetrano. Le divisioni si riconoscono solo per conoscenza diretta, e ancora più arduo è realizzarne lo stato evolutivo. Se tutto ciò che vive muove, anche le condizioni dei mondi dipendono dal moto.
Abbiamo già detto della densificazione del corpo astrale. D’altro canto lo stato materiale della carne è considerevolmente raffinato dall’energia mentale. Ciò significa che fra il fisico e il sottile sono presenti nuove forme, non del tutto visibili all’uomo. E nascono nuove forme fra il Mondo sottile e del Fuoco. Queste transizioni evocano l’anelito alla perfezione. Non c’è dubbio che nell’Infinito si procede senza limiti.
Se si immagina il più grande Eroe spirituale in Terra non si potrebbe che supporlo capace di tremendo potere nel Mondo sottile. Ma il contatto con il Fuoco puro dello Spazio lo guiderebbe al mondo del Fuoco. Se lo spirito non alberga dubbi, non c’è forza che possa impedirgli l’ascesa. Il dubbio è come uno squarcio nella tela di un aerostato. Tutto si muove, tutto sale nell’Infinito. Lo dico per ricordarvi che la direzione naturale per l’uomo è verso l’alto. Il dubbio è come avere le tasche bucate: non adatte certo per tenere diamanti.
Nella Nostra Sede il dubbio non esiste. Siamo fortissimamente attratti ai mondi superiori, e Ci costa molta fatica per non essere strappati dalla Terra, di cui abbiamo assunto i fardelli, volontariamente e in piena coscienza. È un sacrificio forgiato dall’amore e dall’esperienza delle vite passate, che Ci insegnarono ad amare chi soffre. L’esperienza può accendere l’amore o aguzzare l’odio. Ma chi andrà a bruciare sul rogo dell’odio, se non proprio chi odia? L’amore deve farsi saggio e positivo. Ma questa è una concezione sottile, ed è facile inciamparvi e cadere nell’ipocrisia. Il giusto equilibrio è prodotto solo dal servizio per il bene del mondo. Il lavoro è gioia, fa comprendere l’Infinito e realizzare la mobilità delle sfere.
Qual è il pranayama migliore? Cosa produce il ritmo più potente? Cosa distrugge il verme della depressione? Il lavoro, ed esso soltanto! Solo lavorando si è attratti dall’idea della perfezione. E il Battesimo del Fuoco giunge mentre si lavora.
103 — Urusvati reagisce all’urgenza dell’ora. È difficile combinarla con l’armonia, così come l’eccesso con la moderazione. Le contraddizioni apparenti di questo genere sono numerose, ma la vita trova posto per tutto. Se si pone alla base l’azione, la conoscenza diretta indicherà il ritmo del lavoro. Il mondo avanza in modo irresistibile e il ritmo del lavoro deve tenere il passo con la sua corsa nell’Infinito.
Si è già parlato dell’anelito verso l’alto, ma è anche possibile cadere eternamente nell’abisso, e la salvezza sta solo nella perfezione del lavoro. In tutta la vita bisogna amare una tale qualità: violarla anche di poco arresta il progresso. È giustificata dunque la tristezza per quelle nazioni che hanno dimenticato la ricerca della qualità in tutti gli aspetti della vita. Ma il potenziale del cuore è grande e non è il caso di disperare. L’urgenza dei tempi aiuta, poiché intensifica tutte le forze dell’essere umano.
Non crediate che la Nostra Sede ignori l’urgenza di quest’epoca, che si manifesta in vario modo. La si scorge infatti nella tensione presente in vari gruppi e si vede che i semi degli eventi germogliano rapidamente. Gli uomini non se ne accorgono e barcollano incerti come ciechi.
Rendetevi conto dell’urgenza dei tempi.
104 — Urusvati non perde di solennità neppure nei momenti di pericolo. Pochi sono capaci di apprezzare la forza di questa difesa. La solennità è come una rocca salda fra correnti tumultuose. Consente all’uomo di estrarre da sé qualunque forza e farsene uno scudo inviolabile. La solennità è il ponte migliore per venire a Noi. In quel canale il Nostro aiuto scorre facilmente, è invece molto ostacolato dal terrore e dalla depressione. Ogni forza umana può essere studiata in modo scientifico.
Sappiate che Noi spediamo i raggi azzurri del soccorso nell’ora del pericolo. I sismologi previdero ad esempio un terremoto, ma si avvertirono solo scosse leggere. Si pensò a un errore, non sapendo che fummo Noi a evitare la catastrofe. È frequente che si cerchi lontano ciò che avviene alle spalle. Ma il Cigno bianco della Solennità vola dritto alla meta.
Ricordate che l’aiuto viene offerto ma deve essere accettato. Se presentiamo l’unità come mezzo di salvezza, il Nostro è un Consiglio puramente scientifico. Ci occorre che l’energia sia più intensa, e lo si ottiene solo se i collaboratori sono concordi. Ogni dissidio invece straccia il bel tessuto, e chi sa se sarà facile rammendarlo? Gli uomini non tengono conto di queste semplici verità e sono sempre pronti a mettere a repentaglio il loro stesso benessere. Perché nuocere a sé stessi? Chi sa quale trasgressione del Consiglio sarà disastrosa? Sovente richiamiamo l’attenzione su Noi, per facilitare il contatto. Ma gli uomini sono liberi, e raramente seguono la Voce della Fratellanza.
105 — Urusvati riconosce che se in Terra si praticasse la collaborazione le conquiste sarebbero mirabili. Nessuno sa dove potrebbe giungere il pensiero dell’uomo se non fosse distorto. Nessuno riesce a comprendere appieno la grandiosità del compito che il Mondo sottile gli ha affidato. Ma a ciascuno, come base per sperimentare in Terra, è dato un grano di Bontà. Gli uomini però non sanno cosa fare di questa benevolenza, poiché insensibili ai mondi superiori da cui vengono le ondate meravigliose di Bene.
Se solo ricordassero quei piccoli grani, molte manifestazioni del male verrebbero annientate. Noi mandiamo pensieri di Bene, ma non solo vengono mal compresi, ma rigettati con disprezzo, perché non si vuole ricordare quei Reami dove la vita fisica non è più di un granello di polvere.
L’uomo non gradisce pensare che le sue vantate concezioni terrene scoloriscono al confronto con la creatività mentale dei regni superiori. L’egoismo terreno rende impossibile cooperare con essi. Ma allora come sperare di conoscerli? Eppure bisogna realizzare quei mondi, ed è essenziale cominciare a pensarli, se si vuole che i grani di Bontà tornino a vivere nella memoria. All’alba della storia umana fu prescritto di impiantare in Terra idee belle e sottili. Infatti a chiunque si appresta a rinascere viene affidato un compito per il Bene comune, secondo le sue capacità. Nel vortice del libero arbitrio lo si può rifiutare, ma prima o poi si dovrà raccogliere ciò che così si è disperso.
Fra tutte le Nostre attività è difficile ricordare a ciascuno la sua missione. Veniamo associati al Governo invisibile ma non si vuole seguire neppure il più semplice dei Nostri consigli. Quante volte li si è gettati nel ridicolo! Ci chiamano santi e saggi, ma non Ci ascoltano.
106 — Urusvati sa che la chiarudienza è il senso sottile più arduo da sviluppare, poiché molte intrusioni l’oscurano. È interessante che persino voci o pensieri intensi siano espressi da un solo suono. Il pensiero suona, ma non lo si capisce, e quindi non si avverte che una parola carica di pensiero suona più chiara.
Quando le correnti non sono favorevoli i messaggi mentali sono esposti a varie influenze inattese. Il Nostro Discorso viene trasmesso oggi in condizioni gravose. In antico si sapeva che questi periodi cosmici possono durare a lungo, ma oggi, nonostante i progressi straordinari della Scienza, non se ne tiene conto. Si continua a parlare di effetti dovuti alle macchie solari e a supporre, con imbarazzo, che anche la Luna possa influire, in modo associato alla stregoneria. Pochi scienziati osano alludere alle relazioni Terra-Luna, e solo timidamente citano Insegnamenti orientali desueti che ben ne conoscevano l’importanza.
I Purana contengono molti dati scientifici. Anni or sono Urusvati seppe da Noi il significato speciale del 1942. Ora la notizia circola dovunque ed è ormai una conoscenza acquisita. La fine del Kali Yuga è un evento importante, connesso a molti fatti cosmici. Per valide ragioni le vere date furono nascoste, e solo pochi capirono che i numeri grandissimi usati non erano che simboli, così come sono simboliche le notizie riguardanti Krishna, Avatar di Vishnu. Sapete bene quale sia l’evento specifico oggetto di quelle indicazioni. Tutti possono notare, anche oggi, l’insolito accumularsi degli eventi. L’Armageddon fu predetto molto tempo fa, e le caratteristiche della fine del Kali Yuga furono descritte nei Purana, ma nonostante la chiarezza dell’esposizione la cosa fu sottovalutata anche da pensatori non privi di acume.
L’umanità non resta impressionata dagli eventi insoliti: ma anche questa confusione mentale fu predetta a suo tempo. L’esordio di quest’epoca così importante intensifica il ritmo generale della Nostra Sede.
Qualcuno lamenta che per qualche ragione non riesce a dare inizio a un’impresa qualunque. Ciò è causato dal cambiamento di ritmo: la coscienza ha forse già assimilato il futuro mentre la consuetudine meccanica è sotto l’effetto ipnotico del Kali Yuga. In tal caso la coscienza è bipartita, il che si ripercuote anche nell’insieme dei Nostri ritmi. Varie calamità incombono sulla Terra. Il Karma agisce intensamente: anche quello dei Deva si accelera. Così le forze si esaltano al passare da uno Yuga al successivo. Sappiatelo, e che i vostri cuori siano pieni di coraggio.
107 — Urusvati sa che gran parte delle malattie sono effetto di suggestione. Le si possono attribuire all’autosuggestione, ma poco si sa della suggestione operata a distanza. Da lontano si può guarire, ma anche infliggere una malattia. In avvenire i poteri della suggestione saranno accertati dalla scienza, ma oggi ben pochi capiscono che un’infermità può essere provocata dal pensiero e a distanza. È importante che il pensiero può essere diretto o no, e che le sue frecce colpiscono le cellule dell’organismo già predisposte al male. Il cosiddetto malocchio ha un senso occulto e concreto. Può darsi che un dato pensiero non intendesse causare di proposito una reazione dolorosa, ma l’energia della mala volontà percuote la parte debole e spoglia l’organismo delle sue difese.
È importante riconoscere che il pensiero può non solo creare i sintomi esterni della malattia, ma anche attivare il male latente ed embrionale, che inizia allora la sua azione distruttiva. Quale prova migliore per dimostrare il potere del pensiero? Miriadi di messaggi mentali di questo genere sciamano in tutto il mondo.
La medicina ufficiale assume che l’infezione si trasmetta solo per contagio fisico, e così ignora la causa principale. La mente dovrebbe essere studiata con rigore nei suoi vari aspetti. Come le onde radio possono interferire, così anche i messaggi mentali si possono confondere. Molti fatti simili sono ancora sconosciuti.
Ciò vi farà capire alquanto la complessità del Nostro Lavoro. Non solo trasmettiamo pensieri e idee benefici, ma dobbiamo anche annientare le tante energie maligne portatrici di infezione. Siamo dunque in grado di vedere fino a che punto gli uomini sono responsabili del diffondersi di malattie fisiche contagiose, infettandosi l’un l’altro, nel vero senso del termine. Una volta questi influssi maligni erano attribuiti alla stregoneria, ma esistono di questi “stregoni” anche oggi, ben più numerosi di quanto si creda.
Alcune malattie insolite si vanno rapidamente propagando. Gli uomini le ignorano, e se le notano non si curano delle cause. Si potrebbe ben dire che per l’uomo della strada ciò non è nuovo né strano. Ricordate però che questa è un’epoca di energie nuove, e la vita ordinaria è carica di molte correnti ad alta concentrazione energetica che scatenano impulsi di nuovo genere. L’uomo è chiamato ad assimilare molte idee nuove.
108 — Urusvati vide in un Raggio una moltitudine di occhi. Sono forme evolutive che si devono affrontare convinti della loro esistenza. Ci vuole l’intervento di un raggio speciale per rendere visibili queste forme spaziali, che sono prototipi di creature future. Sulla pellicola dell’Akasha si depositano queste tracce della sublime creatività mentale dei grandi Costruttori, che riempiono lo spazio con le loro idee. Sotto l’impulso di tali pensieri potenti nascono moltitudini di forme.
Se si esamina quella coltura di occhi si nota che differiscono per forma ed espressione. Alcuni vi compaiono già aperti e luminosi, altri ancora semichiusi; ve ne sono di tipo orientale e altri che ricordano gli occhi delle genti del Nord. Si vede come il pensiero trae irresistibilmente dai tesori dell’Akasha per sopperire alle esigenze dei mondi.
Ora, ad esempio, nel Raggio balugina un branco di pesci. Per creare forme così armoniose il pensiero dev’essere insolitamente chiaro: in caso diverso le forme sono mostruose. È di grandissima importanza guardare nei tesori dell’Akasha, non fosse che per una volta, ma la vista fisica ne resta affaticata, e dobbiamo essere prudenti con i collaboratori. Comunque in questo libro ricordiamo che Sorella Urusvati fu capace di vedere prodigi creativi della mente anche in corpo fisico. Non sono, queste, osservazioni che si possano ripetere sovente, poiché le sfere inferiori sono inquinate a tal punto che certi esperimenti sono pericolosi per la salute. Il Nostro Raggio blu rivela le forme più sottili, ma raramente permettiamo questi fenomeni. Urusvati vide quel Raggio duellare con il fuoco distruttivo. Solo in situazioni estreme quel grande potere si esprime in tutto il mondo.
Ci accadde di osservare le Nostre Immagini riflesse da una superficie levigata. Nelle sfere sottili opera lo stesso principio della televisione, ma Urusvati lo vide diciassette anni fa. Sono esperienze da annotare per poi confrontarle con le nuove scoperte della scienza. Nel mondo sono già state proiettate molte cose, ma ci vuol tempo perché vengano realizzate.
109 — Urusvati si rende conto che l’energia psichica va conservata con cura. Sembra strano: come può l’uomo regolare quell’Energia prima, che tutto pervade? Attribuirgli un tale dominio non è arrogante? Si pretenderebbe che egli custodisca e controlli un’energia dal potere immensurabile e infinito? Si, poiché ne è responsabile, possiede il senso della misura e sa bene quando trasgredisce la beatitudine divinamente affidatagli.
Qualcuno comparò l’abuso dell’Energia a quello dell’alcool, benefico in piccole dosi per certe malattie ma nocivo se usato in eccesso. Anche l’energia psichica può essere impiegata in senso benefico o distruttivo, e solo una coscienza aperta capisce quanto se ne può spillare senza abuso. Alcuni credono di potersene servire in modo illimitato, ma scordano che le leggi del creato mentre danno tutte le possibilità tuttavia le condizionano.
Il Benedetto predicò la Via di Mezzo, che sola assicura il giusto rispetto di quel tesoro di Energia primaria, e la Nostra Sede vive proprio applicando la legge di quella Via. Chi volesse contemplare il Nostro Centro dovrebbe verificare in sé stesso se comprende la bellezza della Via di Mezzo. Le basi devono posare sul meglio, con il meglio e per il meglio: allora la Via conduce i migliori per i campi migliori. Anche il lavoro, se compiuto nello spirito della Via di Mezzo, non è mai disarmonico e porta ai cancelli del Mondo sottile.
Urusvati ha visto le moltitudini che vivono in quel mondo, ma coloro di cui ora diciamo non dimorano in quelle sfere. Bisogna però conoscerle tutte, se si vuol capire da cosa è avvolta la Terra. Allora sarà più chiaro perché dobbiamo essere tanto vigili.
110 — Urusvati sa che chi si sforza di percepire e comprendere le leggi dei tre mondi durante la vita terrena è ormai prossimo alla piena realizzazione. Dove cercare le faville del Mondo del Fuoco? Forse fra la polvere della Terra? Sì: proprio in qualsiasi fenomeno terreno vive una favilla di quel Mondo. Siate dunque attenti nella vita quotidiana. Imparate a non saltare a conclusioni premature, che possono generare reazioni nocive. Anche accusare e lamentarsi senza ragione è dannoso: si fa la figura di quell’uomo che, salvato dalle acque, per prima cosa, anziché esprimere gratitudine, si lagnò per gli abiti bagnati e sciupati. Sovente la vita fu salva con la perdita di un solo dito, e udimmo più rimpianti che riconoscenza. Noi non dimentichiamo le cose remote dal Mondo del Fuoco, non sospendiamo mai il soccorso e insegniamo a rispettare tutti i tesori dei tre mondi.
Urusvati percepì correttamente lo stato di coscienza di alcuni livelli del Mondo sottile, dove regna una tristezza senza speranza solo per l’incapacità di pensare o immaginare. Nessuno insegna a disciplinare la mente, né a coltivare la fantasia, ma senza queste ali non si sale. Eppure si dovrebbe sapere che esiste un Reame dominato dal puro pensiero. Si dovrebbe capire quanto è bella la via che conduce là dove i pensieri vengono sentiti. I cuori terreni sanno reagire a quei pensieri benevoli e purificanti e alla loro grazia creativa.
Non perdete un solo momento della vita terrena, vivetela in pienezza, in modo esaltato o spirituale. È uno stato mentale che la trasforma del tutto.
Riflettete dunque nel cuore anche il minimo segno, sapendo che su certi monti lontani avete Amici che vi seguono e lavorano per voi.
111 — Urusvati sa che il grande Servizio è multiforme. È un alto concetto che viene di regola completamente malinteso, e se lo si accetta lo si intende come monotona vita monastica. Il grande Servizio risponde a tutte le necessità umane, sì che il vero servitore deve conoscere tutte le condizioni della vita. Non deve urtare i sentimenti dell’ignorante, deve consolare il disperato e apprezzare tutti i campi delle attività, se vuol dare saggi consigli. Allora il Servizio è sempre benefico, e chi serve sa trovare le parole giuste, quelle che indirizzano a un futuro più luminoso.
Non si dica che quest’ultimo è solo Maya. Proprio ora, al termine del Kali Yuga, bisogna capire che l’avvenire più brillante è una realtà, e che solo la malizia umana può ritardare l’avvento di un’epoca nuova e luminosa.
Si domanderà come si possono conciliare i segni minacciosi che indicano la distruzione di tutto il pianeta con la possibilità di un futuro armonioso e ricco di auspici. Il fatto è che gli uomini possono scegliere liberamente fra l’inoltrarsi in una nuova vita, in un’epoca di grandi scoperte, in un’Era felice o, sulla base del loro arbitrio, optare per la catastrofe. Ma non si lamentino poi di aver perso il più bello dei destini, poiché solo la loro mala volontà avrà gettato i popoli nella sventura planetaria. Il libero arbitrio è un retaggio umano. Offre innumerevoli possibilità, ma oggi a tutto si pensa fuorché al giusto modo di usarlo.
Noi vediamo le mentalità più fantastiche e contrastanti. Gli scienziati si radunano per contribuire al futuro e non vedono la clava del selvaggio che ancora pende sulle loro teste! Il Nostro Centro manda avvertimenti continui, che vengono ignorati, e non si vede il pericolo. Si vorrebbe essere salvati, ma senza venire disturbati.
È un’epoca difficile. L’uomo rifiuta di vedere la gravità delle guerre e delle distruzioni, causa di seri danni nel Mondo sottile.
112 — Urusvati sa quant’è resistente lo scudo di chi aderisce appieno alla legge. La fiducia e la fede non bastano, è indispensabile la rettitudine. Altrimenti, come avrebbero potuto i grandi santi e martiri superare tante difficoltà? In verità sopportarono con gioia ogni abuso solo perché consapevoli della loro dirittura morale. Ciò è vero anche nella Nostra Sede: il sostegno del Nostro Lavoro è la rettitudine.
Non credeteCi tanto lontani dal mondo da non essere coinvolti dai problemi terreni. Tutte le commozioni del pianeta vengono a infrangersi sul Bastione della Nostra legittimità. Nel grande Servizio la rettitudine deve essere realizzata con incrollabile saldezza. Gli uomini perdono forza proprio quando non ne hanno più coscienza: come avanzare, quando il piede non sente un terreno sicuro? Lo spirito deve contare sulla fermezza della coscienza.
Chi è passato per molti pericoli testimonia di averlo potuto fare solo perché sorretto dal senso della propria rettitudine. Pensate ai vostri momenti di pericolo, e domandatevi cosa in realtà vi abbia salvato.
Certo Noi siamo sempre pronti, la mano tesa, ma per afferrarla è necessaria una fiducia totale, e questa a sua volta è possibile solo se si ha coscienza della propria rettitudine. Insistiamo su ciò perché facilita la collaborazione. Se è purificata, l’energia giunge a destino senza reazioni dolorose.
Ricordate lo scudo infrangibile della rettitudine.
113 — Urusvati riconosce le diverse qualità dei mondi lontani durante i suoi voli. Può sembrare strano che, nonostante la base unitaria, esistano tuttavia tante differenze, anche in manifestazioni che paiono simili alle terrestri. Anche l’atmosfera psichica di quei mondi è sorprendente. I colori a volte ricordano quelli della Terra, ma la loro sostanza è ben diversa. I colori degli oceani terreni non si possono paragonare a quelli delle acque profonde e trasparenti del Mondo sottile. L’atmosfera nel suo complesso è come un arcobaleno, ma con colori molto diversi dal quello terreno. I pesci possono volare, e i loro colori non trovano qui gli equivalenti, così come i piumaggi più splendidi degli uccelli terreni restano molto inferiori a quelli del Mondo sottile. La gente è simile alla nostra umanità, ma sorprende per la delicatezza dei lineamenti e dei tessuti. Le loro voci ricordano i nostri canti migliori, ma il significato è molto diverso. Queste differenze colpiscono la coscienza umana, e bisogna assuefarvisi.
Benedetto chi, nel corpo denso, è pronto ad accettare la multiformità dei mondi, che non è facile da acquisire: bisogna disporre di ricca esperienza spirituale per riconoscere la Realtà. “Accettare”: ecco un termine che da solo esprime l’essenza stessa dell’evoluzione. Ci sono uomini di cultura e buona educazione incapaci di capire la multiformità e la varietà dei mondi, e perciò non trovano accesso al Mondo sottile: i sentimenti sottili non si possono forzare.
Chiunque rifiuti l’idea del Mondo sottile si appresta una dimora futura miserabile. Le idee devono essere coltivate e dilatate, altrimenti non si speri di volare in corpo sottile. Quest’ultimo, se timido, quand’anche riesca a lasciare il fisico si spaventa e resta paralizzato. Non è facile penetrare nel Mondo sottile senza timore, e osservarlo e studiarlo con calma. Le genti che lo affollano sono insolite come quelle dei mondi lontani. La sostanza luminosa è diversa da quella terrestre, ma nonostante le differenze senza fine bisogna aderire all’idea dell’Uno. Anche la Nostra Dimora è Una, eppure versatile.
114 — Urusvati conosce bene sia i “dolori sacri” che altre sensazioni penose di origine ignota ma imputabili al contatto con il Mondo sottile. Come il corpo denso può essere scosso, con reazioni dolorose, così il sottile va soggetto all’influsso di varie forze e ne trasmette al fisico le controparti. Le reazioni nervose sono in larga misura riflessi del Mondo sottile. Non si può restare fisicamente indifferenti alle esperienze sottili. Si è soggetti a molti dolori, simili a punture, che a loro volta agiscono sui nervi e sui loro gangli.
Urusvati vi ha incontrato pseudomaestri e relativi seguaci. Ciò è usuale nel Mondo sottile, e non sono contatti piacevoli, ma bisogna sapere che esistono. Si impara a essere prudenti e si comprende meglio la grande varietà dei fenomeni vitali. Solo chi ha esperienza personale non si affretta a saltare alle conclusioni, ma si limita a registrare le nuove impressioni e a deporle nel Calice.
Anche Noi abbiamo imparato molto dalle esperienze fisiche e sottili, a suo tempo, e osservato e deposto nel Calice quelle diverse, stupefacenti esperienze. Vi esortiamo a fare altrettanto. È assai rischioso però affermare una legge dopo aver sperimentato solo una minima parte di fenomeni. Lo dico non per modestia ma perché realizzo la grandiosità del Cosmo.
115 — Urusvati ricorda di aver mutato l’umore di qualcuno con un semplice tocco della mano. E Noi usiamo levare la sinistra quando trasmettiamo pensiero. Bisogna far uso del forte magnetismo delle punte delle dita e imparare a sentirlo, specie se intensificato dall’emissione mentale.
Nel Nostro Centro è abituale spedire messaggi in piedi con un braccio levato, ma per certe emissioni è meglio sedere in posizione rilassata, le braccia ripiegate sul petto, o le mani sui ginocchi, per impedire l’efflusso di correnti magnetiche. Le diverse posture fisiche mostrano che l’energia psichica è connessa intimamente ad altre funzioni corporee. Oggi è specialmente necessario ricordare queste cose, perché si comincia a studiare la trasmissione del pensiero senza saper bene quali siano le indispensabili esteriorità da osservare. In Oriente si studia non solo il fisico, ma si esamina con seria diligenza anche l’ambiente circostante e multiforme.
Fra antiche annotazioni troviamo espressioni simboliche il cui senso originale è perduto. L’antica usanza di trasmettere l’Insegnamento solo per via orale aveva ragioni profonde, giacché consentiva di comunicarlo direttamente a un allievo meritevole senza doverlo velare con simboli. Per di più le note scritte nel modo convenzionale contengono molti errori pericolosi. L’ignoranza ottusa può oscurare frammenti della verità trasmessa, e frasi volutamente maligne distorcono anche i fatti più chiari. Si può ben immaginare quali sforzi siano poi necessari per rivolgere il pensiero umano a raddrizzare con intelligenza quelle storture vergognose.
Dispiace notare che molti non s’accorgono di spendere forza per deprimere l’umore dei loro associati più intimi. Un giorno per atti di questo genere si verrà processati. È biasimevole guastare uno strumento musicale, ma la mente umana è molto più preziosa! È impossibile rimediare uno stato psichico rovinato.
116 — Urusvati sa che battaglia e creazione sono in rapporto. Per il punto di vista mondano sono concetti opposti, ma per Noi creare significa debellare le tenebre, e dunque le due cose sono correlate, ancorché in contrasto apparente.
Ci si rimprovera sovente di seminare spavento con l’insistere tanto sull’idea di battaglia, per di più senza fine. Si assume invece che l’attività creativa sia di per sé pacifica, e distruttivo il combattimento, ma come pensare di creare senza aver dominato gli elementi, senza lotta coraggiosa con gli ostacoli? Dunque la Nostra Battaglia è dominio sul caos. Senza questo baluardo le sue ondate sommergerebbero qualunque impresa. È importante capire bene che creare e combattere sono due principi attivi dell’Essere.
Anche quando parliamo del moto è implicita la dispersione delle tenebre. Noi amiamo la battaglia, non certo come massacro fratricida, ma come bella difesa dell’intero mondo manifesto. Non si può restare indifferenti quando il caos infuria. L’idea è illustrata assai bene da un antico detto: “Per capire la salvezza bisogna aver provato il terremoto”. Solo sull’orlo del precipizio si avverte l’Infinito.
Molti non capiranno: per loro battaglia e creazione sono opposti. Né sarebbe consigliabile parlare in pubblico dello stato di guerra senza fine. Solo qualche autentico ricercatore capirà quanto siano simili a battaglie i suoi audaci esperimenti. Le antiche immagini rappresentavano sempre gli Spiriti luminosi rivestiti di armature. Ma anche gli uomini di scienza hanno una corazza, che è il loro sapere.
Noi usiamo armature sia fisiche che spirituali, ed è Nostro auspicio che i discepoli si muniscano di corazza per ripararsi dai colpi del caos. Non sono parole soltanto simboliche, rendetevi conto che vi è necessaria un’arma creata dalla vostra coscienza. La difesa poi è rafforzata se è saldo il legame con la Torre di Chun.
117 — Urusvati ha chiara l’idea di vittoria. Quando iniziamo un’operazione creativa protetta dalla battaglia, Noi affermiamo la vittoria. Che le sue corde vibrino, e i segni di progresso siano chiari, perché non c’è sconfitta nell’Infinito! E il Nostro Appello sia accolto come precetto di vita.
Urusvati sa bene il legame che comunica con la Fratellanza: è l’unico mezzo per comprendere la grande varietà dell’esistenza. La Fratellanza è come un laboratorio di ricerca in tutti i settori della vita. Oggi il nuovo Insegnamento si spande in tutto il mondo, e introduce una nuova conoscenza delle energie sottili. E anche la Nostra vittoria dipende da condizioni sottili. Talora passano anni prima che la giusta via delineata da Noi sia visibile agli occhi umani. In seguito si riconoscerà che gli eventi erano stati accuratamente predetti, e qualcuno apprezzerà la Nostra commensura nel rivelare la verità. Imparate dunque dalla Nostra pazienza. L’aspirazione adamantina della Fratellanza vi sia d’esempio in tutte le azioni.
La Nostra Vita interiore riflette sottilmente tutte le molteplici vie terrene, perciò consigliamo di coltivare l’acume e l’agilità della mente. Gli antichi dicevano che tutto l’impossibile è possibile, così invitando ad ampliare la coscienza. Ripetevano sovente la parabola di quel generale inetto che da un colle osservava le sue schiere in battaglia: preoccupato per la sconfitta di una loro parte non si voltò a tempo per vedere il grande trionfo dell’altra.
118 — Urusvati è familiare con i molti particolari pubblicati sulla Fratellanza e sul Mondo sottile. Nei Nostri annali quei messaggi sono stati annotati, e raccogliendo le Nostre parole si ha memoria precisa dei molti dettagli che nell’insieme illustrano bene l’argomento. Furono volutamente sparsi dovunque, e sono rintracciabili negli archivi storici di varie nazioni.
Non Ci siamo mai consentiti di imporre idee o fare discorsi complessi. La coscienza umana deve raccogliere conoscenza da tutte le fonti, come le api il polline, per poi edificare un suo proprio concetto di verità in modo libero e spontaneo. Questi sforzi laboriosi affrettano l’autocultura.
Molti preferirebbero accogliere un modello di verità già pronto, ed essere guidati come ciechi, ma il Nostro antico metodo è: “Uomo, conosci te stesso!”. Siamo disposti a spartire generosamente le tessere del mosaico generale, ma ciascuno deve creare il suo disegno.
Si lamenta che le informazioni sul Mondo sottile siano scarse, eppure se ne troverebbero molte, se solo si volessero ispezionare gli scaffali e si riconoscesse che le leggende non furono proposte per illudere la mente umana!
Ciascuno di Noi, nel corso di molte vite diverse, è comparso in corpo sottile e ha preso parte agli eventi. Furono semplici allucinazioni le Mie comparse dal Mondo sottile in veste di medico? Sarebbero illusioni quelle visite mediche? Fenomeni di questo genere sono descritti in molti volumi, attestati da esseri umani. È necessario che simili testimoni abbiano occasione di riferire le loro esperienze, per quanto inconsuete. Non ha senso assumere che tutti costoro, di qualunque fede, abbiano mentito!
Si sono dunque diramate molte notizie sulla Fratellanza, ma tocca all’allievo raccoglierle da sé. Anche ora le Nostre parole si imprimeranno su poche menti soltanto, ma sono dette e registrate.
119 — Urusvati sente, a ragione, che le correnti sono turbate. Durante questa agitazione Noi siamo concentrati intensamente sul compito di preservare l’equilibrio: è indispensabile proteggere l’apparato dell’energia psichica. Si può provare un senso di rifiuto da parte dell’intero organismo, o a volte di pesante sazietà interiore. Vi consiglio di mangiare poco in queste circostanze, ma è cosa molto relativa, poiché dipende dall’individuo e dalle circostanze.
L’energia psichica in azione è come un mare in burrasca. Quando il suo equilibrio è scosso il flusso e riflusso è eccessivo. Quando si emettono onde di energia benefica è importante sapere da quale parte del corpo o da quale centro si dipartono. Esse fluiscono a vantaggio altrui, ma bisogna sapere come verrà accolto l’aiuto. Se non trovano ricezione cosciente il contraccolpo può essere grave. E quando sono ricevute molto dipende dalla loro fonte. Sovente sono tanto dense che influiscono sul Calice, e allora in quella regione si sente pesantezza. Si osserva poi una speciale tensione quando le correnti spaziali sono state gonfiate di proposito e sono come un groppo temporalesco di energia. Ogni impulso è una spada a doppio taglio.
Noi non possiamo alleviare le sensazioni di queste bufere, capaci di lacerare tessuti orditi per secoli. Non sottovalutate i rischi creati dal libero arbitrio: è il massimo dei doni, e se male usato trascina in pericoli tremendi. Poiché non c’è da sperare di persuadere gli uomini a non nuocersi l’un l’altro, altro non resta che continuare a battersi per ristabilire l’equilibrio.
Figuratevi la tensione nella Nostra Torre quando i marosi dell’energia infuriano nello spazio; ma Noi restiamo al lavoro, e Urusvati Ci ha udito gridare con forza comandi urgenti.
120 — Urusvati sa il valore di quell’istante che separa il sonno dalla veglia. Lo si chiama “il diamante della coscienza”. In quello stato di transizione la coscienza umana appartiene infatti nel contempo a due mondi, il sottile e il fisico. Se il fenomeno fosse percepito consapevolmente si capirebbe meglio l’idea di energia psichica.
Realizzare quel momento sacro non comporta misteri iniziatici. Chiunque può percepire i due mondi se solo il libero arbitrio non interferisce suggerendo negazioni letali. A Noi non piace la parola “morte”, e ciò che implica, ma l’ignorante che oppone il suo diniego può ben essere detto morto.
Si è giustamente osservato che per realizzare quel “diamante” occorre una vibrazione speciale. Essa è prodotta dall’aspirazione pura, che a sua volta viene dalla conoscenza cosciente. Non c’è dunque magia o stregoneria nella capacità di cogliere quel bell’istante. Chi riesce a ritenere nella vita fisica impressioni del Mondo sottile è in grado di percepire anche i Cancelli del Fuoco.
I “momenti del diamante” si fanno più netti e certi a mano a mano che se ne comprende il valore. Hanno così breve durata che non comportano sforzo. Le comunicazioni con il Mondo sottile possono anche avere una certa durata, ma la consapevolezza simultanea dei due mondi è istantanea. Con ciò non Ci riferiamo alla funzione di Guida che esercitiamo, né ai messaggi che inviamo nel mondo. I Nostri discorsi e queste Mie parole non vi giungono dal Mondo sottile, sono trasmissioni di pensiero a distanza. Quando Urusvati vede ciò che accade nella Nostra Torre si tratta di una specie di visione telepatica, mentre il suo colloquio con Noi equivale a scambi diretti di radio messaggi. Un tale canale non può essere rivelato a chiunque, così come non tutti hanno libero accesso a Noi.
Il fenomeno di cui trattiamo è altra cosa, è l’istante del diamante fra sonno e veglia allorché il corpo sottile rientra nel fisico. Ciascuno può sperimentare quel momento che connette i due mondi, a patto di assottigliare la coscienza. Qualsiasi rimembranza dell’altro mondo giova grandemente all’evoluzione umana, persino un ricordo dei suoi strati inferiori ha almeno l’utilità di un monito. Il pensiero umano anela a conoscere tutti i reami, e neppure il più tremendo Armageddon potrà impedire di conoscere il predestinato.
Per alcuni qualunque mondo è materiale, ma in ultima analisi si capisce che tutto è spirito-sostanza. Alla fin fine, è vero che tutto è materia. La Torre di Chun è materiale. Ma non complicate il pensiero con le definizioni: i segni dei tre mondi sono manifesti e l’uomo terreno può vedere persino le faville del Mondo del Fuoco.
121 — Urusvati sa con quale persistenza cerchiamo di imprimere nella coscienza umana scoperte predestinate. L’aviazione, ad esempio. Dal tempo delle navi volanti di Atlantide la conquista dell’aria sembrò per lungo tempo perduta. Ma il pensiero del volo era destinato a sopravvivere. Gli uomini cominciarono a sognare aeronavi, uccelli di ferro, tappeti volanti. Già Salomone fece uso di un congegno volante, e alla fine il Nostro amato Leonardo pose le basi scientifiche dell’aeronautica. Ecco un bell’esempio di come in molti campi del sapere le idee crescono gradualmente e da leggende poetiche divengono conquiste della scienza.
Pensate ai miti di Icaro e Simon mago, che alludono ai voli nel Mondo sottile. Un giorno gli uomini riscopriranno la capacità di levitare, non prima però di aver riconosciuta l’energia psichica. Profezie del genere sono possibili anche in altri campi. Noi non manchiamo di ricordare ciò che è ormai alle porte, per accelerare l’evoluzione umana.
I metodi di calcolo moderni sono tutt’altro che perfetti perché non prendono in conto certi fattori. Sinora si trascura l’Energia primaria, così come gli effetti delle combinazioni chimiche più potenti.
Molte scoperte sembrano essere state casuali, ma non saranno giunti consigli dalla Torre di Chun? Raramente gli scienziati Ci ascoltano, e molte volte siamo costretti a suggerire, anziché a uno specialista, a un operaio più ricettivo in un settore analogo. Mogli, sorelle e intimi aiutanti di inventori potrebbero comprovare che talora li condussero alle scoperte per la loro conoscenza diretta.
Non Ci stancheremo di rammentare le necessità più urgenti del genere umano.
122 — Urusvati rammenta quanta costanza e cura poniamo nel proteggere il Bello. Avendo previsto gli eventi dell’Armageddon decidemmo di diffondere i metodi migliori per salvaguardare i tesori del mondo. Sappiamo che le forze oscure faranno di tutto per ostacolare le Nostre urgenti precauzioni: sanno benissimo che un’opera d’arte emette vibrazioni potentissime, ed è l’arma migliore contro i loro attacchi.
Esse tentano dunque di distruggere l’arte o almeno di farla dimenticare. Infatti le opere d’arte, se prive di attenzione, perdono il loro potere irradiante e la loro benefica energia. Fra un osservatore o ascoltatore indifferente e l’arte che non comprende non c’è legame vivente.
L’idea del pensiero creativo è profonda. L’opera d’arte ne resta permeata e diviene un forte magnete e grande collettore di energia. Perciò tutte le creazioni artistiche vivono, e favoriscono gli scambi e gli accumuli di energia.
Anche nel bel mezzo dell’Armageddon si vede in qual misura gli oggetti d’arte esercitano il loro influsso. La loro cura sollecita può salvare un’epoca. I Nostri archivi traboccano di oggetti che si credono perduti: alcuni torneranno forse un giorno a quelle nazioni che non seppero conservarli.
Abbiamo salvato molte opere d’arte. Noi prevediamo che gli oscuri tenteranno di ridurre al minimo le condizioni favorevoli, e dalle sfere supreme dell’esistenza sappiamo quando intervenire per soccorrere il genere umano. Le mosse preliminari si apprestano in anticipo nel Mondo sottile. Non nascondiamo però la necessità di misure urgenti, perché negli sviluppi dell’Armageddon gli oscuri si propongono di corrompere totalmente le energie umane. Ma Noi sappiamo difenderle. Notate perciò dove si indirizzano le Nostre premure.
123 — Urusvati ha osservato che le correnti cosmiche condizionano non solo gli eventi ma anche le vite degli individui. Si notano malattie insolite ed epidemie che non si spiegano con le cause usuali. Alcuni sono soggetti a raffreddori e improvvisi dolori nervosi. Per guarire tali infermità insolite ci vogliono cure insolite.
Ciò conferma che in questo periodo l’energia psichica è in condizione anomala. La rete di protezione è agitata; è infiammata e facilmente permeabile agli influssi esterni. In giorni come questi vi esortiamo a usare speciali attenzioni. Non che essi siano più insidiosi di altri, ma la sensibilità è più acuta e non va dimenticato che gli oscuri ne approfittano per i loro fini. È essenziale proteggere la salute fisica, ma anche l’equilibrio nervoso. In genere bisogna preservare un atteggiamento intelligente circa la presenza degli oscuri: è stolto negarla ma sarebbe nocivo averne paura. Urusvati ne ha visto le figure, alcune disgustose, altre non prive di bellezza. Essi sanno circondarsi di un certo lume e con astuzia offrono vantaggi considerevoli.
Qualcuno domanderà se i loro capi riescono ad avvicinarsi alla Torre di Chun. Certamente sì, sebbene ciò sia molto penoso per loro. La furia li sospinge. Talora dobbiamo ricorrere a grandi scariche di energia per respingere quei visitatori sgraditi. In modo simile percuotiamo i nemici che insidiano i Nostri fratelli. Forse ricordate certe correnti percepite durante le ore notturne. Esse sono salutari e protettive, e l’impegno fervente le rafforza. Influssi estranei potrebbero lacerare la rete di protezione, ma quelle correnti non tardano ad accorrere in difesa.
124 — Urusvati ha visto il Nostro tessuto protettivo: è luminoso e ne inviamo le correnti invisibili ad arrestare gli attacchi degli oscuri e proteggere Dokyood, dove riposano i Nostri coadiutori in attesa di nuove missioni.
È importante riconoscere che raggi e correnti inviati da Noi sono molto benefici, a patto che siano accettati di proposito. Possiamo attestare che se accolti nel cuore il loro valore si centuplica.
Gli uomini soffrono e si lamentano perché non afferrano la realtà dei Nostri Messaggi. Li sentiamo lagnarsi di continuo dei patimenti e della solitudine, eppure rigettano e deridono i Nostri Consigli. Qualsiasi aspirazione a Noi diretta mentalmente produce un buon raccolto, eppure le Nostre manifestazioni più ovvie vengono trascurate, o accantonate per le ragioni più banali. Si lasci a Noi decidere le vie migliori.
Urusvati nota anche il più rapido cambiamento in quel tessuto protettivo, ma i più non prestano attenzione neanche ai segni più prolungati. E come potremmo confidare loro i particolari della Nostra Vita interiore? Anziché trarre vantaggio da quella conoscenza non farebbero che cercare altre maniere per dubitarne. Perciò Noi e chi lavora lealmente con Noi discriminiamo sempre quando parliamo a fin di bene. Non imponiamo mai l’Insegnamento, perché se il cuore non è aperto non si riconosce né il bene né il bello. Solo un tale cuore lo capisce a fondo. Che gli uomini rivolgano il cuore a Noi più sovente, e imparino a pensarCi con amore.
125 — Urusvati sa che Noi molto apprezziamo la solennità. È appunto ciò che stabilizza il Nostro volo maestoso verso l’alto, ed è specialmente intensa nei giorni dedicati alla memoria dei grandi Eroi.
L’umanità tributa onore a molti Nostri Fratelli, sia pure sotto nomi diversi. Non pensa che quegli eroi abbiano qualcosa in comune con Noi: non si accorge che quei giganti così venerati e persino adorati furono i veri Fondatori della Fratellanza.
Sappiate che scesero in Terra guidati da un Raggio speciale, per cui la Loro nascita fu associata a qualche leggenda, che Noi non contrastiamo perché accentua la solennità e consente di capire meglio quelle grandi Figure. Del pari non correggiamo le date sulle quali si conviene. Al contrario inviamo pensieri benefici in ogni momento sacro per l’umanità. Se poi si è consapevoli delle grandi Vittorie ricordate che in quelle occasioni la solennità aumenta.
Gli uomini sono ben poco consapevoli del valore dei fulgidi conseguimenti del grande Maestro, e hanno banalizzato e reso egoistico il più bello dei sacrifici. Anche così hanno tuttavia serbato un frammento di solennità. Pertanto è bene coltivare, con tutta pazienza, questo bel sentimento, che guida ai mondi lontani, trasforma la vita e crea gli eroi. Festeggiate dunque i giorni dedicati al loro ricordo con azioni positive di bene.
Questi ultimi sono atti di servizio, possibili in qualunque situazione. Le grandi conquiste contribuiscono alla Nostra gioia. Noi indichiamo la via, ma questa deve essere percorsa dai piedi umani, tale è la legge dettata dal grande Salvatore.
Ciascuna di quelle belle Vittorie è registrata fra i Nostri tesori. Gli ignoranti tentano di negarle, ma per buona sorte Noi ne conserviamo le prove. Dedicate dunque un giorno a celebrarle.
126 — Urusvati consiglia giustamente di raccogliere dai testi dell’Insegnamento i paragrafi dedicati all’Energia primaria. Da quel mosaico si potrebbero estrarre i temi di un libro intero. Ma ricordate nello stesso tempo che c’è chi lamenta che i testi dell’Insegnamento trattano sempre e solo di una stessa cosa. Gli ignoranti, incapaci di leggere con vera attenzione, non s’accorgono che a ogni approccio a una stessa idea inseriamo aspetti nuovi. Perciò quegli estratti dovrebbero essere sequenziali: allora si vedrebbero le spirali dei Nostri Messaggi. È un lavoro da amare, e raccogliendo Indicazioni e Consigli nascerebbe una completezza capace di rivelare i Nostri metodi.
Che merito avrebbe un allievo che ripetesse le Nostre parole senza applicarle alla vita? La coscienza si arricchisce solo se esiste un processo mentale corretto: le ripetizioni meccaniche non producono nuove sintesi. Notate poi che Noi guidiamo il pensiero senza però interferire nell’autonomia dell’azione. Mostriamo la meta e indichiamo le possibilità senza violare il libero arbitrio, ma il tracciato della via deve essere riconosciuto dal discepolo.
La Nostra Vita interiore è regolata da norme precise basate su leggi immutabili. La Nostra Sede sussiste solo in quanto adempie le leggi evolutive. Avete visto che la scienza conferma, inattesa, ciò che l’Insegnamento aveva già proclamato. Sarebbe giusto mostrare che quegli scienziati ricevettero Insegnamento, ma anche certi impulsi inesplicabili. I Nostri Messaggi mentali volano in tutto il mondo: Noi seminiamo con abbondanza nello spazio, che pullula di idee. Qualcuno ha parlato del “potere digerente dell’Infinito”.
È insomma di notevole importanza coltivare l’amore per la completezza, unico modo per acquisire familiarità con i Nostri metodi.
127 — Urusvati ricorda che quando Ci incontrò la prima volta i passanti sembrarono sparire, come dispersi. Sarebbe esatto assumere che ciò avvenne per Nostro comando mentale, ma bisogna dire che in questi giorni di eccezionale tensione non lo si potrebbe fare. Raffronti come questi fra periodi diversi mostrano l’attualità dell’Armageddon.
Come mai in due sole decadi la tensione cosmica è salita di tanto? La domanda rivela quanto poco sia capita l’importanza dell’Armageddon. Chi sa che il Kali Yuga è al termine deve ammettere che un tale evento non può verificarsi senza convulsioni generali. Le forze che ebbero la prevalenza nell’Età oscura sono ora costrette a battersi per sopravvivere, e alla sconfitta preferiscono una catastrofe mondiale. Le Nostre forze devono essere commensurate con la situazione planetaria, poiché in simile tensione la minima esagerazione basterebbe a compromettere l’equilibrio.
Di regola non si capisce il valore della commensura allo scopo. Si pensa che il Nostro Potere travolga qualunque resistenza, senza riguardo per l’equilibrio cosmico. Il concetto è semplice, ma lo si deve riproporre di continuo, altrimenti anche i più preparati si domanderebbero disperati: “Se fu possibile dieci anni fa perché non lo è più?”. Non capiscono il moto cosmico. Non senza ragione esortiamo al coraggio e alla pazienza.
Abbiamo resa pubblica la fine del Kali Yuga, e moltissimi ne tengono conto. I Purana hanno molte chiare indicazioni a questo proposito, ma in quelle antiche scritture non si poterono esprimere le condizioni più importanti. Non vi si poterono menzionare, neppure per gli studiosi migliori e più avanzati, la tensione delle correnti spaziali e la scoperta dell’Energia primaria. Oggi entrambi questi elementi sono presenti in forma chiarissima, il che rende più evidente la fine imminente di quel grande ciclo.
128 — Urusvati fu trattenuta più volte dal tentare voli estremamente pericolosi. Quando certe azioni sono temerarie il Maestro deve farlo. Le sfere superiori bruciano come le fiamme del sole, e le inferiori opprimono le coscienze migliori. È impossibile attraversarle tutte in volo, perché il corpo sottile ne verrebbe consunto. La divisione in strati del Mondo sottile è definita dalla coscienza, e il trasferimento nelle superiori deve essere graduale. Esistono guide che aiutano il discepolo a mantenere l’equilibrio, così come un medico sorveglia il paziente, in maniera che quel viaggio si compia con intelligenza. Nel Mondo sottile ogni violazione dell’equilibrio scatena una scossa.
Anche Noi, nella Nostra Sede, ne abbiamo cura. Ciò é specialmente importante al confine fra il fisico e il sottile, che nelle Nostre Vite è chiaramente percepito.
All’uomo riesce difficile ammettere che la conoscenza acquisita in Terra è essenziale per le esperienze sottili, così come le capacità di percepire e tollerare. Basta pretenderle da sé medesimi per divenire più sensibili. È un’apertura mentale che conduce ai Cancelli del Fuoco.
Per chi accetta e realizza l’esistenza della Fratellanza il discepolato è facile. In caso di grande pericolo la Guida avverte e protegge, ma solo all’ultimo momento.
Urusvati ricorda una difficile scalata su una parete di montagna liscia, innevata, quando la Mano del Maestro si tese a darle aiuto. Poiché non nutriva dubbi, superò tutti gli ostacoli. Questo esempio ricordi ai collaboratori come si compiono le ascensioni più ardue. È bene imparare come altri Fratelli sono riusciti.
Non si sale senza sforzo.
129 — Urusvati paragona i voli ai mondi lontani con quelli alle sfere più elevate del Mondo sottile fino al Regno del Fuoco. Essi hanno in comune il fatto che si compiono nel corpo sottile, ma interessano dimensioni diverse, e tutti sono pericolosi. Quando ci si avvicina ai mondi lontani si sente un netto salto di pressione. Sorella I., ad esempio, rischiò di spezzare il filo di connessione. Questi pericoli si aggravano allorché si tenta un approccio prematuro ai Mondi del Fuoco. Se il tentativo non è preparato in modo graduale e prolungato, si rischia di bruciare il corpo sottile.
Non scordate che esso, quand’anche molto raffinato, tuttavia è fisico, e soggetto a leggi che, seppure di livello superiore, sono fisiche.
I fenomeni di fuoco, rari nel mondo terreno, non solo influiscono sul cuore, ma trasformano tutte le sfere che toccano. Tali mutazioni possono provocare scosse, dall’effetto straordinario, alle quali l’ambiente fisico non offre riparo. In altri termini, la spada di fuoco brucia a fondo l’involucro fisico.
Solo raramente Noi abbiamo contatto con il Mondo del Fuoco. I rapporti normali sono tramite le sfere corrispondenti del Mondo sottile: così si osserva la legge della commensura, che si applica con più intelligenza a mano a mano che la coscienza si apre. Il mondo fisico avvolge la Nostra Dimora e Noi abbiamo il compito di preservare l’equilibrio.
Fratello V. ricorda di aver previsto una volta un’esplosione che stava per verificarsi proprio nel cuore di una città. Noi siamo responsabili per il Karma che provochiamo, e sciagure come queste non devono essere permesse. Dunque la commensura va applicata anche ai voli: che vantaggio sarebbe andare a fuoco prima che i Cancelli si aprano?
Che l’ascesa alle Nostre sfere si compia in bellezza!
130 — Urusvati sa che Noi non siamo immuni dai pericoli che Ci circondano. Per ignoranza si assume che Noi siamo al sicuro nell’Infinito! Grazie al Nostro sapere siamo ben protetti per quanto riguarda l’ambiente fisico, ma tutto è relativo, e quando il pensiero anela all’Infinito le misure sono diverse.
In tutte le circostanze occorre eroismo: se si vuole contribuire davvero all’evoluzione questa è una prova da superare. Gli eroi sono o inconsapevoli o coscienti, e solo questi ultimi, che sanno le ragioni per cui faticano e soffrono, lo sono veramente. Pur conoscendo la situazione non fuggono il rischio. Quei coraggiosi lavorano e creano tra le correnti spaziali, nonostante la malizia e il terrore. Sanno che la loro vita fisica può essere troncata in ogni momento, ma non riducono lo sforzo. Sanno bene che continueranno in quella condotta in qualunque circostanza, e che esprimeranno la loro volontà in qualsiasi ambiente.
Fra quelle due categorie di eroi la differenza è notevole. I primi agiscono per un’esaltazione spontanea. Ma nonostante qualche temporanea ritirata i secondi non si arrendono mai, e continuano la loro via secondo il sapere cosmico accumulato nei secoli. Sanno trasmutare la conoscenza in sentimento e riempirne il cuore. E allora salgono nel futuro. Il vero eroe è ispirato dall’austera conoscenza del pericolo.
Lo dico per insistere sul fatto che l’eroismo è la roccaforte principale della Nostra Vita interiore. Le vite passate dei Nostri Fratelli ne sono esempi; e del resto la Nostra Vita non è per voi un bell’esempio di armatura, sebbene pesante da portare?
131 — Urusvati sa com’è bello cooperare con il Mondo sottile. Chi se lo figurasse come un rapporto con i morti dimostrerebbe di non aver capito niente. Noi lavoriamo continuamente con quel mondo di vivi. Le qualità di quei coadiutori Ci sono di grande aiuto e arricchiscono la Nostra conoscenza. Chi limita il proprio pensiero alla sola esistenza fisica apprende un solo aspetto della verità, ma la portata superiore del Nostro sapere deriva proprio dalle acquisizioni sottili. Non limitatevi all’orizzonte fisico. Tempo verrà che gli uomini sapranno arricchire la vita con mezzi naturali, ma per farlo dovranno saper riconoscere la vita dovunque.
Alla domanda se non sia complicato collaborare con entità disincarnate ed esseri astrali densificati, rispondiamo che non lo è affatto, poiché si collabora in unione di coscienza. La mentalità è pressoché la stessa, e su questa base si costruisce una comunità autentica.
È vero che essa è in ogni caso una corona di conseguimento, ma perché sia perfetta la coscienza deve essere raffinata e unitaria. Non è da poco ottenerlo cooperando sinceramente. Nelle sfere superiori del Mondo sottile l’anima comincia a realizzare quale sia la vera fonte del successo, ma al ritorno nell’incarnazione si dimentica facilmente il valore dell’aiuto reciproco. Si scorda anche la Nostra esistenza, anche quando se ne ebbe coscienza in quell’altro Mondo, si frequentarono i Nostri Fratelli e si capì l’importanza di Dokyood. Nondimeno l’ora prefissa si avvicina, e o si accetterà il predestinato o si preferirà la catastrofe.
132 — Urusvati rammenta di aver visitato Dokyood, dove ebbe la gioia di vedere bambini prepararsi ad atti eroici. È anche interessante osservare quelli che non hanno del tutto superato le esperienze terrene. Non riescono a penetrare nell’atmosfera fisica da quel Mondo: una tensione nel corpo sottile provoca in loro una specie di essudazione a scapito della forza vitale. Perciò la Guida deve regolare lo stato interiore, che corrisponda alla misura di zelo nel Servizio.
Poco tempo fa Urusvati visitò certi luoghi dove dimorano quelli che lasciarono la Terra in età avanzata. È un fatto che la collaborazione è più facile coi fanciulli e coi vecchi che hanno adempiuto i loro compiti terreni, mentre è difficile con gente di mezza età, ancora ingombri di accumuli mal digesti e di scontento, e incapaci di accettare la Gerarchia. Vittime di vaghi desideri, detestano tutto e nulla li soddisfa.
Fra coloro che vissero a lungo in Terra opera un istituto che aiuta a riconoscere la Gerarchia. Infatti chi dimora nelle Sfere supreme non viene necessariamente percepito dagli altri, nel Mondo sottile; ancorché le loro presenze siano più evidenti che nel fisico, anche colà i miscredenti non mancano. Chi visse da ignorante in Terra è così ostinato da alimentare gli stessi dubbi e negazioni anche nella nuova sfera. Ricordatelo, per essere pronti a seguire l’Insegnamento anche colà.
Urusvati vide alcuni ansiosi di incontrare il Maestro. Noi visitiamo i vari livelli del Mondo sottile, nonostante Ci sia penoso soggiornare in quelli inferiori. Fratello K. si ammalò nel compiere una missione terrena, ma le sfere basse del Mondo sottile non sono meno oppressive. Urusvati conosce quel senso di soffocamento e di oppressione. È meglio essere consapevoli delle difficoltà che si incontrano nel servire, che sognare solo “angeli e arpe celesti”. Noi insistiamo di proposito sulle difficoltà, in primo luogo per non nascondere la verità, ma anche perché quando si realizza la gioia del conseguimento spirituale si capisce che le massime sofferenze sono nulla di fronte alla grandiosità dell’illuminazione.
Un giovane incontrato da Urusvati si proponeva grandi imprese, e invero troverà gioia in qualunque campo.
133 — Urusvati sa che a volte Ci è molto difficile partecipare a raduni umani; le visite al Mondo sottile sono più agevoli. Noi tutti sappiamo che per ottenere risultati fisici si consuma più energia che per i sottili. Dove l’energia mentale può essere applicata in modo diretto il contatto è più facile, ma nel fisico il pensiero è tanto confuso che le emissioni richiedono una tensione maggiore.
Urusvati sa anche che per un testimone invisibile è molto affaticante partecipare alle assemblee umane, pure queste occasioni sono frequenti. Gli astanti sentono in qualche modo la presenza invisibile, come di qualcuno che abbia posto domande o dato risposte. È una sensazione tanto netta che si è tentati di domandare al vicino se ha parlato. Si ricordano episodi, storicamente accertati, di uomini di Stato che udirono voci e moniti. Per sventura pochi ne tennero conto.
Più volte avvertimmo Napoleone, che ammise di “udire voci” ma continuò nei suoi errori. Da tempo immemorabile consideriamo Nostro dovere ammonire chi nella sua posizione ostacola l’evoluzione.
Urusvati presenziò di recente ad alcune assemblee militari. I partecipanti sentirono di dover esporre con chiarezza i vari problemi, senza sospettare a chi li confidavano. Con questo metodo si giunge a certe decisioni che altrimenti rimarrebbero inespresse. Noi chiamiamo “Consigli inaudibili” questi influssi.
134 — Urusvati sa dei talismani. Si potrebbe domandare se il loro impiego non contraddica il potere del pensiero. Se infatti la mente è la manifestazione più elevata, perché servirsi di un oggetto per concentrarla? Ora è vero che i talismani non sono indispensabili se il messaggio mentale è potente, ma fanno risparmiare energia. Ogni energia va usata con senno. L’oggetto che aiuta ad accumularla serve anche a moltiplicarla. Esso infatti ne conserva i depositi, che gradualmente si intensificano. I talismani furono sempre considerati come oggetti sacri, ma ora il concetto è maturo per la scienza.
Ne abbiamo alcuni che facilitano l’invio di soccorsi a chi Ci è caro. Bisogna riconoscere che quelle energie così accumulate hanno potere terapeutico, assai utile nel trasmettere certe vibrazioni. Si deve tener conto di tutti i mezzi di benevolenza.
La Pietra venuta dai mondi lontani è un grande talismano della Fratellanza. Molto se ne è scritto. Un suo frammento funge da messaggero per tutto il mondo, portato da mani elette allo scopo. La chiamano “Graal”, e anche con altri nomi. Leggende di ogni epoca ne rivelano in parte la verità, ma il suo valore più importante non viene mai menzionato: è permeata di una sostanza che favorisce le comunicazioni vibranti con i mondi lontani. Un suo frammento serve in modo analogo per i contatti con la Fratellanza. Anche in questo caso la leggenda, ormai inserita nella storia, ha una base scientifica. Noi insistiamo di proposito su questo aspetto, perché gli ignoranti sono sempre pronti ad attribuire qualunque cosa alle tenebre della superstizione. Urusvati conosce la Pietra. La teniamo in un sito speciale della Nostra Sede a salvaguardia del potere originario delle sue vibrazioni.
Notate che le meteoriti non sono mai state studiate per le loro vibrazioni. Alcune contengono particelle di metalli notevoli che, per quanto minuscole, si potrebbero individuare. La mente di un ricercatore non dovrebbe restare legata a metodi vecchi.
Si vorrà sapere di più sulla storia della Pietra. Il sito dove fu rivelata divenne la base di Shamballa, e la sua presenza migliorò le qualità chimiche del Luogo. Molte storie si potrebbero narrare di quella messaggera dei mondi lontani. Sapete che alcuni ne custodiscono dei frammenti, e che la Pietra rivela sé stessa. Stupireste nell’apprendere quanti eroi e paesi vi furono coinvolti, e quante grandi imprese ispirate dalle sue leggende.
Persino feroci nemici della Fratellanza udirono della Pietra, la cui saga è per loro estremamente repulsiva. Non capiscono l’essenza di quel fenomeno, e ciò li getta nel terrore e nell’odio.
Molti amici fidati ne custodiscono la storia.
135 — Urusvati sa che i pensieri connessi alle belle leggende conducono al Maestro. Anche nelle ore più difficili pensare alla Fratellanza costruisce un sicuro ponte d’approccio.
I pensieri diretti al Bello sono una medicina che risana. Gli uomini non sanno quale potente rimedio è stato loro offerto, e preferiscono lamentarsi, sdegnarsi, piangere, senza vedere che così facendo si tagliano le possibilità migliori.
Upasika è l’esempio più caratteristico: anche nei momenti più terribili continuò a pensare a Noi. Una volontà così intensa genera inevitabilmente una vibrazione potente. Nulla riuscì a costringerla a criticare il Maestro, neppure in modo indiretto. Non ci fu sciagura capace di farle dimenticare la Fratellanza: neppure un naufragio interferì nella sua concentrazione. Mantenne saldo quel pensiero e ciò accrebbe la sacra vibrazione.
Urusvati sa che parlare di Noi o pensare a Noi la richiama. Anche Noi conosciamo il potere del pensiero esaltato, e Ci riuniamo per pensare insieme alla Bellezza, ma senza mai proporre un’immagine particolare: ciascuno sceglie la migliore secondo le affinità individuali. Così si crea una sinfonia che si approssima alla musica delle sfere. Questi accordi suonano come trombe di vittoria e sono così armoniosi da pervadere il cuore di gioia.
Fra le lotte più penose, ricordate la Bellezza. Può guarire ogni male del cuore. Sappiate che questo Consiglio non è solo per voi, ma vale anche per Noi. Ciascuno incontra pericoli e dolori, ma è gaudioso sapere che esiste un rimedio unico che protegge da tutto.
136 — Urusvati sa cosa sia partecipare a battaglie terrene in corpo sottile. Si possono rivolgere le armi fisiche contro qualsiasi entità ma stranamente non ne feriscono il corpo sottile. La ragione è che in una battaglia terrena le armi vengono impiegate con intento deliberato, ma non si può dirigere la volontà contro un bersaglio invisibile. Questo è un buon esempio che mostra il valore dell’azione cosciente.
Esistono antiche immagini che descrivono l’intervento di entità “celesti” in battaglie fisiche. Urusvati testimonia di essere passata sana, salva e veloce fra le opposte schiere. Potete dunque figurarvi quanto sia frequente la Nostra presenza in simili scontri. Se è vero che siamo invulnerabili alle armi umane, siamo però esposti ai colpi degli ierofanti delle tenebre, che scatenano attacchi rovinosi in tutto lo spazio. Le battaglie invisibili non sono favole. Una cosa è far sprizzare un Raggio dalla Torre, un’altra ben diversa è gettarsi a volo in un legittimo combattimento spaziale. Si può volare anche in corpo fisico, e con buona pace degli scettici il volo nel corpo sottile è provato a sufficienza.
La decisione dei combattimenti, sia fisici che sottili, dipende dall’aspirazione. Bisogna ripetere senza fine che aspirare a Noi è uno scudo validissimo. L’aiuto aumenta in modo incredibile se non si dà adito allo scontento, ai lamenti, alla depressione e alla sfiducia. Date a Chi vi soccorre invisibilmente il modo di farlo! Quante ali luminose sono appassite per la sfiducia umana!
Se la coscienza rafforza persino le armi, l’impegno serio, sincero e puro attira sicuramente l’aiuto. Non è un precetto morale, ma un fatto scientifico. Un volo impersonale è un atto di fede e di conoscenza diretta. Urusvati aspira di proposito alla battaglia. Ha un motto: “Forte per vincere”. Si può intervenire molte volte e Noi apprezziamo ogni sforzo compiuto per amore della Verità e della Luce.
L’ipocrita dirà: “Chi mai sono io, così impotente? Cosa potrei fare per la grande Luce?”. Eppure molto tempo fa si predicò di amare il Signore con ogni respiro.
Ogni parola gentile è un atto di Bene.
137 — Urusvati sa quanto possa essere splendido e attraente l’aspetto di uno ierofante del Male. E bisogna anche sapere che gli oscuri cercano costantemente di toccare i Nostri Raggi. È come intercettare un messaggio telegrafico. Ricordate dunque le molte astuzie delle tenebre.
E non dimenticate mai che possono circondarsi di emanazioni brillanti. Ciò sconcerta il novizio, ma quando si conosce meglio l’energia radiante, la perplessità scompare. Dato però che il potere della pura radianza non è di tutti, le emanazioni degli oscuri non sono mai di tale livello da rimanerne scossi.
Abbiamo già citato vari luoghi dei loro raduni, e ripeterli non servirebbe a nulla: che indirizzo sarebbe indicare B. o N. o E.? Neppure il nome di una strada o la descrizione di una casa varrebbe a localizzare un nido delle tenebre, che avrà sempre l’aspetto più innocente. Non vi saranno certo figure di Satana, ma vi abbonderanno gli oggetti di culto. Solo la sensibilità del cuore sente la presenza degli oscuri. Sappiate che sono abili e feroci: non cercate di competere con loro su questo terreno. Essi sopportano il dolore e giungono anche a sacrificare la vita pur di distruggere.
Molta della Nostra Forza va spesa per controbattere le loro astuzie. Per Noi è una vittoria costringere in ritirata il loro ierofante.
138 — Urusvati sa che Noi non rimpiangiamo mai il passato. Lo slancio verso il futuro è prezioso: è un pensiero vivente che attira un’energia speciale. Il passato più brillante non è paragonabile alle possibilità future. La scienza conferma che i pensieri rivolti indietro sono tossici, e salubri quelli protesi avanti.
Noi riveliamo la conoscenza del passato, a patto che il cuore sia sempre proteso all’avvenire. Questa è la mentalità che sviluppa nell’uomo la percezione di possibilità migliori.
Rifiutare il passato non è presto fatto. Ci vuole molta conoscenza prima di riconoscere la spirale evolutiva eternamente saliente. Di norma gli uomini indugiano nell’ieri e non pensano che il domani porta un nuovo sapere, mentre il giorno appena terminato ha generato altri sedimi. La notte porta la comunione con il Mondo sottile e il rinnovo delle energie. Al mattino, seppure sia raro ricordare le esperienze notturne, tuttavia si sente sempre la ripresa di energia. Gli scienziati lo spiegano in modo rigidamente materialistico, ma gli osservatori più esperti lo ascrivono ad altre cause.
Parlo a chi è capace di vivere ogni nuova mattina come inizio di un’altra esperienza. Gli inni che i Pitagorici cantavano al levar del sole esprimevano proprio la gioia per il nuovo giorno e il nuovo sapere. Questa esaltazione esclude il rimpianto del passato.
Pensare alla libertà delle forze spirituali stimola la gioia creativa. Noi non abbiamo rimpianti.
139 — Urusvati sa che molte ore decisive trascorrono in silenzio. Prima può scatenarsi la tempesta, con tuoni e lampi, ma la base è il silenzio. Se vi consigliamo di unirvi in silenzio è perché allora avviene qualcosa di importante: si raccoglie un’energia speciale, potenzialmente persino più efficace delle parole più sonanti. Pochi concepiscono il silenzio come attività. Talora tutta la Nostra Dimora si immerge in un silenzio profondo, segno di qualche evento di grande valore.
Sovente si sente bisogno di raccogliersi in silenzio prima di una attività. Un oratore esperto, ad esempio, tace per qualche istante e respira profondamente prima di pronunciare una parola decisiva. Alcuni sanno il valore di questa presa di prana, altri lo fanno senza sapere perché. La potenza dell’energia psichica cresce con l’ampliarsi della coscienza. Alla notizia che un grande compito è stato eseguito in piena coscienza la gioia si accende nel Nostro Centro. Così una corrente di fervore parte a soccorrere le imprese umane.
Forse proprio ora avviene qualcosa di grande importanza senza che nessuno lo riconosca. Solo in avvenire gli storici ne capiranno il significato reale.
140 — Urusvati sa che molti considerano superiori alle loro forze i Nostri precetti. Essi pesano ogni cosa con le misure comuni e non sono disposti a coltivare in sé l’impegno adamantino; per di più sono condizionati dai fantasmi delle loro illusioni. Ma ciò che si chiama presente non è che l’intervallo fra il lampo che si vede e il tuono che si ode: allora quello ha già colpito, e questo è inevitabile. Cos’è dunque l’interludio fra due fenomeni? Il presente confonde gli uomini, e non è che un miraggio.
Quando saranno capaci di cogliere il senso di un evento passato non potranno che accettarne le conseguenze inevitabili, e questa è la realtà del futuro.
Noi non affidiamo mai agli inviati missioni impossibili. Conosciamo bene i limiti delle capacità umane e sappiamo cosa aspettarCi da un uomo deputato a costruire un futuro realistico. Ma Ci attendiamo da loro il massimo impegno. Se tale è la tensione, il Nostro Magnete agisce e serve da scudo robusto. Per quel lungo viaggio la timidezza non si addice al messaggero. Ciascuno sa, nel profondo del cuore, se il suo impegno è massimo o se cammina in una nube di paure.
Che ognuno ricordi quanti pericoli riuscì a superare sostenuto dall’intera forza del cuore, e quante porte, che sembravano serrate, mutarono in veli sottili! Perciò se l’impegno è a tutta prova, si accetta la realtà del futuro. Che ciascuno rammenti i successi dovuti al Nostro aiuto, quando una Mano parve guidarlo e sostenerlo. Alcuni la respinsero come una mosca noiosa, altri l’accolsero con gratitudine.
Chi è grato è forte, e gli crescono le ali! Non teme i Nostri incarichi. Sa quanto è greve il Nostro fardello, eppure saliamo in letizia al Giardino di Bellezza!
141 — Urusvati sa bene quanta decisione occorre per eseguire le Nostre missioni. Chi è impreparato rimpiange le cose cui deve rinunciare, altri non vorrebbero allontanarsi dalle Nostre Torri. Non ricordano che il contatto spirituale è indistruttibile e che le distanze non esistono.
Chi invece è ben deciso non rimpiange nulla del passato, sapendo la via del futuro. È proprio questa la risolutezza che occorre, non basta essere pronti, e voi capite la differenza. Noi la coltiviamo, sì che nessuna circostanza terrena la blocchi. In certi casi l’attaccamento a cose senza valore decise il destino non solo di un individuo ma di una nazione. È vergognoso che una cosa fabbricata dall’uomo interferisca con la via delle vere conquiste.
Noi insegniamo a resistere all’attrattiva di valori effimeri che a volte velano l’Infinito, e additiamo le sfere sovramundane per ampliare la portata mentale. Chi sa pensare ai mondi più elevati non riconosce alcuna superiorità della vita mondana, e trova in sé la forza di vivere in modo vincente ed eseguire la missione. I problemi dell’esistenza terrena non lo preoccupano, perché molti di essi si risolvono semplicemente elevando l’ispirazione.
Bisogna fidare totalmente nel Nostro soccorso, e quel magnete attirerà l’energia incorruttibile. La Nostra Vita interiore è sempre pronta a dare aiuto.
142 — Urusvati sa che le Nostre Indicazioni vanno seguite con scrupolo, ma purtroppo gli uomini sono propensi a riferire a sé stessi anche eventi cosmici. L’attenzione concentrata sulle parole del Maestro nasce solo dall’amore e dalla grande devozione. Fra pochi anni capirete quanto furono tempestive le Nostre Indicazioni. Sovente come riferimento citiamo solo il paese, o la città, o un nome; ma se poi li collegate vedrete emergere chiara la catena degli eventi.
L’Armageddon ebbe inizio nel 1931, e ora si indica il 1942 come data importante, allorché sarà decisa la prossima serie di eventi mondiali. Di quest’ultimo anno abbiamo già detto, e non è senza ragione la risonanza che riscuote anche fra gli uomini. Attorno a ciascuna di quelle Indicazioni si sviluppano conseguenze di rilievo planetario. Ricordate i Nostri brevi cenni a proposito del destino della Cina, con le sue ripercussioni in altri paesi. Ci vuole un udito sensibile per afferrare i nomi pronunciati rapidamente, talvolta anche un poco mutati per tener conto di eventuali intercettazioni. Ma quando lo sviluppo degli eventi porta quei nomi in evidenza la conoscenza diretta li riconosce all’istante. La previsione è una tecnica che un giorno sarà una grande scienza, ma essa sarà concessa solo quando la coscienza umana sarà più salubre.
Avete ragione di deplorare l’abbandono in cui versano gli studi umanistici. L’unità del sapere dipende dalla cooperazione intelligente di tutte le scienze. Gli eccessi di zelo sono però sempre corruttori. Il fanatismo è ignoranza e basa sul diniego e sulla condanna.
Vedete cosa dobbiamo combattere, eppure non si cessa di criticarCi. Non solo i fanatici ma persino validi pensatori trovano da ridire sulle Nostre istruzioni. Vi ricordiamo quell’autore che propose di ridurre i compiti assegnati da Noi senza neppure darsi la pena di leggere le Nostre parole! Molti si sono opposti alle attività della Fratellanza. In seguito alcuni di quel giudici maldisposti se ne pentirono, ma si dovettero riparare i danni da loro provocati: e sono ferite karmiche, amarissime esperienze terrene.
Questi giorni così penosi sono le conseguenze di innumerevoli accumuli che bisogna smaltire. Noi siamo attenti ai lamenti della Terra.
143 — Urusvati sa che l’energia psichica è condizionata da molti influssi fisici. Abbiamo già detto che le correnti spaziali agiscono sull’intero organismo umano, ma in effetti qualunque energia fisica accresce la tensione dei centri. Un forte campo elettrico, ad esempio, è utilissimo nel trasmettere pensiero a distanza. Ciò è evidente in America dove l’elettrificazione è più diffusa, ma non si ha coscienza di quanto tale energia asseconda gli esperimenti. Nelle fasi avanzate dello sviluppo l’energia psichica non dipende più dall’ambiente, ma all’inizio è nettamente condizionata. Le capacità umane sono sempre favorite dagli aumenti di tensione. Uno scienziato dichiarò un giorno di ottenere il massimo della concentrazione davanti al fuoco acceso nel caminetto, un altro di essere aiutato dal suono dell’acqua che bolle, un terzo scoprì che le sue facoltà mentali erano esaltate dai temporali. Molti esempi insomma insegnano che anche la più comune concentrazione delle energie naturali aumenta il potere del pensiero. Basta semplicemente accertare quale occasione lo favorisce o l’ostacola.
Noi abbiamo grande capacità di osservare, e l’applichiamo a tutti gli aspetti della vita. Il potere mentale accresciuto dalle condizioni naturali, agisce a grandissima distanza.
Abbiamo già avvertito che chi si ribella alla Fratellanza si espone a un contraccolpo. Sicuramente l’ignorante protesterà che siamo vendicativi, ma in realtà si tratta semplicemente di una scarica energetica. Chi tocca entrambe i poli di una batteria elettrica prende la scossa, ma sarebbe ridicolo accusare quell’apparato di essere malvagio o vendicativo.
Basta prestare attenzione ai fenomeni della vita e ammettere che esistono cose invisibili, persino in Terra.
144 — Urusvati può testimoniare che le cure a distanza mediante vibrazioni sono molto varie. Un giorno questo metodo sarà noto ai medici, ma oggi basterebbe menzionarlo per irritarli. Noi ne abbiamo una specifica conoscenza e l’usiamo molto più sovente che si pensi. È bene ricordare che queste cure agiscono meglio se accolte consciamente.
Salvo casi rari queste Nostre guarigioni passano ignorate. Si tende a spiegarle con le supposizioni più assurde: si notano anche i sintomi minori delle malattie e non si avvertono le forti vibrazioni che le guariscono. Se si vibra per quelle correnti se ne trova subito una ragione. In genere non si ammette che le vibrazioni si trasmettono a distanza, e neppure le onde radio convincono della possibilità di fenomeni paralleli in altri campi.
Urusvati testimonia che esse vengono applicate sovente ai vari centri, sollevando rapidamente dai dolori. Sarebbe inesatto intenderle come naturali e attribuirle allo stesso paziente: bisogna pur tener conto delle influenze esterne.
La terapia tramite vibrazioni sarà una delle scoperte future, lo affermiamo, e varrà per molte afflizioni nervose e per i disturbi psichici. Se colto all’inizio può arrestare il cancro, dissolvere i calcoli, equilibrare le ghiandole, e curare efficacemente alcune malattie della pelle.
Certamente la ricettività cosciente favorisce il successo della terapia al massimo grado, poiché attiva l’intera energia psichica dell’organismo, il cui contributo è sempre decisivo.
145 — Urusvati sa che dalla profondità della coscienza affiorano sovente nomi ignoti, luoghi mai visti, parole sconosciute. Gli scienziati parlano di subconscio, ma non sanno che i messaggi dallo spazio si depositano nel Calice dal quale, dato un impulso, passano al cervello.
Di che impulso si tratta? Sovente è il Nostro Raggio, che accende la superficie del Calice e ne evoca la sacra Conoscenza. Dunque si dovrebbe dare ascolto a quei lampi di coscienza, simili a echi di chiarudienza, ma in realtà causati dalla Nostra emissione che li solleva dal fondo della consapevolezza. Nella vita quotidiana bisognerebbe imparare a riconoscere quei messaggi, che giungono sempre al momento giusto.
Gli uomini lamentano di essere senza una Guida superiore, ma è irragionevole. Noi diamo molto: essi prendono poco! Perciò esortiamo a prestare attenzione alle parole che salgono improvvise nella mente cosciente. Invece di trascurarle è bene applicarle con premura alla vita. Molte idee utili giungono veloci e lievi come farfalle, ma vengono spazzate via.
Noi non Ci stanchiamo di diffondere valide informazioni, ma insistiamo perché siano trattate con debita cura: vi saranno utili nel Mondo sottile. Coltivate dunque la capacità di captare pensieri dallo spazio.
146 — Urusvati conserva appunti relativi ai giorni del grande Pellegrino, di cui serba l’Immagine mentale. Quel Grande scelse l’impegno delle massime conquiste spirituali, che furono coronate da mirabile successo. Chi Lo venera non si rende conto di due cose: Egli ebbe rapporti diretti con la gente comune e pose le basi per una nuova comprensione del ruolo della donna.
Nei Vangeli apocrifi si leggono racconti preservati da seguaci fedeli. È un errore rifiutare quelle scritture: chi potrebbe dimostrarle false? Sono forse frammentarie e vergate in tempi diversi, ma basano su memorie preziose. La vera devozione è una qualità poco apprezzata.
La Sua bella Immagine rimase luminosa nonostante le calunnie dei nemici e gli errori dei seguaci. Così bisogna avvicinarsi ai Grandi, e a nessuno è vietato emularLi degnamente.
Si noti che la parte principale dell’Insegnamento fu impartita da Lui in corpo sottile. Fu una consumazione pienamente corrispondente alla Verità luminosa da Lui proclamata. Le sagge parole sulle basi della vita, dette alla gente, furono semplici. Quell’Insegnamento proveniente dal Mondo sottile si poté affidare solo a pochi discepoli, poiché per tradizione era sempre trasmesso oralmente. Gli Apocrifi però tacciono sulle Sue ultime istruzioni, che riguardarono il potere del pensiero e non sarebbero state comprese dal pubblico. Il Maestro sapeva che l’ignoranza distorce la Verità, con grave nocumento.
Le comparse in corpo sottile segnarono il culmine della Sua grande Vittoria. L’Insegnamento proseguì ininterrotto, e certi particolari rivelano che persino i discepoli rimasero sconvolti dalla Sua potenza. Negli Apocrifi si narra che alcuni svennero, e altri ne morirono. Ma il fatto più stupendo e prezioso fu che l’Insegnamento sopravvisse e non fu oscurato dalle distorsioni.
Poco importa se gli uomini, nel goffo tentativo di descriverla ne falsarono la bella Immagine. Le rappresentazioni consuete non Gli rassomigliano. Perché mai la Sua vera Figura non venne restaurata? Solo raramente quei ritratti sono davvero somiglianti, per la buona ragione che gli uomini preferiscono quello che più gradiscono. I dipinti più fedeli non hanno grande diffusione.
Del resto non si accettò mai la Sua vera maniera di vivere. Non si volle credere che lavorò duramente e con abilità in più campi. Nel Suo paese si potrebbe recuperare una grande varietà di ceramiche fatte con le Sue Mani. Sono talismani terapeutici, ma oggi chi li conosce? La Sua via fu disseminata di segni benefici.
147 — Urusvati ricorda i bei lineamenti del grande Pellegrino: gli occhi, la fronte e i capelli castani erano meravigliosi e tanto insoliti da suscitare dicerie assurde fra la gente del luogo. È sempre così: ciò che stupisce genera interpretazioni distorte e assurdità.
La storia ricorda poco o nulla di Sua Madre, che non Gli fu da meno. Di grande famiglia, Ella incarnò la raffinata nobiltà dello spirito. Depose in Lui le basi dei Suoi primi grandi ideali e Gli cantava, cullandoLo, il Suo prodigioso futuro. Lo protesse bambino con grande cura e fu sempre fonte di forza per le Sue grandi conquiste. Parlava varie lingue, e ciò fu di aiuto al Figlio. E non solo non si oppose mai ai Suoi lunghi pellegrinaggi, ma gli apprestò il necessario per facilitarGli il cammino. Giustamente apprezzava la gente comune, sapendo che avrebbe custodito i tesori del Suo Insegnamento. Riconobbe la grandiosità della Culminazione e incoraggiò chi, di diverso carattere, era indebolito dal dubbio e dalla ripulsa. Fu pronta a condividere le esperienze e le vittorie del Figlio, Che le confidò la Sua decisione, confermata dai Maestri. Comprese il mistero del Suo vagabondare. Bisogna capire le condizioni locali di allora per chiarire la verità fondamentale della vita della Madre, Che si elevò sopra i costumi dell’epoca e fu guidata al futuro dalla vista interiore.
In verità di Lei si sa pochissimo, ma quando si parla del grande Pellegrino è doveroso citare per prima Colei Che Lo guidò all’Altissimo.
148 — Urusvati non trascurerà di annotare la musica delle sfere udita oggi. In quei suoni erano espresse le linee fondamentali degli eventi futuri, grandiosi e tristi. Grande ne è la struttura, profonda l’amarezza di dover giungere al successo a sì grave costo.
Ricordate che Noi siamo pronti a scagliare parti della Nostra Aura per colpire e squarciare le tenebre. Siamo sempre disposti al sacrificio, ma che tristezza sprecare tante forze per contrastare gli oscuri. Che quella sinfonia abbia valore di simbolo.
149 — Urusvati ricorda il grande Pellegrino. Nel deserto arabo fu solo, ma nella tenda dello sceicco trovò amici e assistenza. Visse molto in solitudine, e non si creda che le carovane dei Suoi viaggi fossero sempre sontuose. Non dimenticate che chiunque abbia un involucro fisico è soggetto alle condizioni terrene. Si suppone che i Nostri Fratelli, quando in aspetto terreno, godano di privilegi speciali innaturali, ma la natura è uno stato sottoposto a legge. Lo sappiamo bene e scegliamo la via di proposito.
Era atteso che il grande Pellegrino fosse attaccato dagli oscuri. Il Suo incontro con il Principe delle tenebre non è da considerare immaginario o solo simbolico. La stessa Urusvati attesta di aver visto più volte delle entità oscure, e fra queste persino uno ierofante del Male stesso. C’è differenza tra questi attacchi e la solita pressione esercitata dalle tenebre? Sì, ed è notevole, ma i Nostri Fratelli non li temono e quindi non possono essere colpiti. Il grande Pellegrino vide sovente quelle terribili figure, ma non ne ebbe mai paura.
Alcuni domanderanno perplessi perché uno Spirito tanto elevato dovette affrontare la malvagità degli oscuri. Il fatto è che il Magnete attrae anche quelli, che bramano confondere e guastare quanto possono. Sapete che il minimo dubbio, ad esempio, rende impossibile camminare sull’acqua o sul fuoco, o levitare. Lo dico perché Egli lo sapeva fare molto bene: il Suo grande Potere stava proprio nella totale assenza di paura. Procedeva senza esitare perché nel cuore aveva scelto la vita delle grandi imprese.
La grande conquista era predestinata, ed Egli l’accettò nel cuore senza dubbi o rimpianti. Un tale impegno fervente non ebbe l’aiuto di nessuno, a parte la Madre, la cui Guida Lo compensò di ogni dolore. Per comprendere il Suo eroismo bisogna ricordare questi particolari della Sua vita.
150 — Urusvati sa che il grande Pellegrino rivolse e guidò la coscienza umana all’Altissimo. Egli comprese che il popolo non era ancora pronto per seguire la Via di mezzo. Se perciò qualcuno tentava di dire l’indicibile quel Grande indirizzava anche lui all’Altissimo, anziché lasciarlo abbassare il livello del pensiero.
Si deve capire che quel Grande insegnò a pregare nel cuore, sui monti, fra le cime ispiratrici. È impossibile capire a fondo il senso del Suo Sermone, poiché insegnava tutto della vita con le parole più semplici. La Sua grandezza stava nella semplicità, che non solo Gli facilitava il rapporto con la gente, ma mirabilmente esprimeva il Sublime nei termini più comprensibili. Si dovrebbe sempre ridurre a semplice il complesso, poiché il semplice rispecchia la gentilezza. Tale fu l’opera del grande Pellegrino.
Splendida è la Sua luce nel Mondo sottile, dove Egli ama scendere fin negli infimi livelli per purificarli con il Suo prana. Una tale discesa non è facile neppure per Lui, e dunque tanto più è prezioso l’esempio di risanamento impersonale di chi soffre in poca luce.
È Nostra consuetudine visitare quegli inferi, dove un cuore compassionevole può salvare moltitudini intere.
151 — Urusvati sa che i grandi Maestri sono sempre artisti e terapeuti. Solo pochi dei Consigli e delle Cure del grande Pellegrino sono riportati negli Apocrifi, ma da ciò non si creda che quei pochi prodigi siano il totale delle Sue pratiche mediche. Le guarigioni furono molte, e di due specie: o il malato Lo cercava, o Egli stesso toccava qualcuno in cui vedeva l’inizio di un male. Sovente il malato non seppe perché lo Straniero l’avesse toccato. Era pura generosità da parte di quel grande Spirito, Che da instancabile giardiniere spandeva i semi del bene.
Gli Apocrifi sono scarni anche nel riferire ciò che disse della Bellezza. Rivolgeva l’attenzione della gente alla beltà dei fiori e allo splendore del sole. Incoraggiò anche il canto corale, che è il mezzo più potente per armonizzare le vibrazioni. Ma non insistette su questo aspetto della musica e del canto, semplicemente inculcava gioia e ispirazione.
Fra i discepoli e seguaci alcuni versavano in miseria, fra molte difficoltà quotidiane. Il Maestro li aiutava per prima cosa elevandone lo spirito, e solo a equilibrio raggiunto ne discuteva i problemi. E mai condannò il loro passato, ma li rivolgeva al futuro, che Egli vedeva chiaro ma rivelava solo in commensura con la loro coscienza. Non esitava invece a dire parole severe per ridestare una coscienza spenta.
Così procedeva quel Medico e Creatore.
152 — Urusvati ha udito sia la musica maestosa delle sfere che il ruggire del caos. I grandi Maestri traggono sinfonie armoniose da quella confusione e da quei lamenti. L’ignorante presume che le arpe celesti suonino a semplice richiesta. In verità è lunga la via dagli abissi del caos all’armonia del cielo. Ciò spiega perché i grandi Maestri sono anche sempre grandi Sofferenti, e solo chi abbia udito entrambi gli estremi può valutare la grandezza di un tale sviluppo.
Gli uomini vorrebbero che i Maestri fossero come loro, altrimenti non credono. Chi non sa pretende, e non capisce che le sue pretese basano sull’ignoranza, non vede che la sua idea è meschina. Infatti la gran parte dei ritratti dei grandi Maestri è insipida. Si vuole che i propri Insegnanti siano eccezionali, anche nell’aspetto esteriore. Questo atteggiamento nei confronti della vera grandezza rivela che non saprebbero riconoscere il grande Pellegrino.
Egli non evitava il contatto con la gente. Frequentò le loro feste e discusse i loro problemi quotidiani. Furono pochi però a capire i tanti moniti di saggezza che dispensava con un sorriso e una parola di coraggio. La Sua intima tenerezza non fu sempre apprezzata, neppure dai discepoli, che giunsero persino a biasimarla, giudicando che Egli concedesse soverchia attenzione a gente insignificante. Ma i Suoi sorrisi rivelarono molte anime mirabili. Lo si criticò anche perché parlava alle donne, che pure furono quelle che ne preservarono l’Insegnamento. Lo si biasimò per essersi accompagnato con dei pagani, senza capire che era venuto per tutti, non per una sola setta. Fece parte della Sua impresa accogliere equanime gli insulti.
Cito questi giudizi perché rendono più umana la Sua Immagine. Se non fosse entrato nel vivo dell’esistenza e non avesse sofferto, le Sue imprese avrebbero perso di grandezza. Nessuno ha mai compreso quanto Gli fu penoso il contatto con le aure malsane che così incontrava, ma il pensiero della vittoria non Lo lasciò mai.
Così quel Grande seguì il Suo sentiero ardente. Noi amiamo contemplare esempi come questo.
153 — Urusvati sa, dagli Apocrifi, che si voleva acclamare il grande Pellegrino come Eroe del Popolo. È un desiderio che nasce sovente a proposito di un grande Maestro, ma di norma finisce in un’amara incomprensione. Certamente questi è un eroe e un “leader”, ma il popolo difficilmente capisce il vero senso di questi concetti, e così si intrecciano corone di spine.
Urusvati udì la voce del grande Pellegrino: come avrebbe potuto, una voce simile, essere di un comune tribuno? Furono proprio le folle a causarGli le pene maggiori: Lo acclamarono Re e Lo spinsero alla Croce, così contribuendo al compiersi delle profezie. Il karma provocato da quei folli non si può immaginare! Si assiste ora a eventi che gravarono la vita di molte generazioni. Non si tratta di un castigo, è la conseguenza dell’uso demenziale del libero arbitrio. Se vi consiglio di astenervi dalle parole e dai pensieri stolti è perché abbiate cura del vostro futuro.
Il Maestro avrebbe potuto compiere la Sua grande Missione anche senza la folla. Persino coloro che furono guariti inquinarono lo spazio con minacce e maledizioni. L’uso del libero arbitrio può essere chiamato con molti nomi, ma resta qual è: la libera applicazione del volere. È certo il dono supremo, ma con quanta cura si deve usare quel tesoro!
Fra i Nostri tesori custodiamo molti oggetti connessi alla vita del grande Pellegrino, ed è straordinario constatare come le Sue emanazioni si siano ben conservate per tanti secoli. Questa è la prova migliore della grande quantità di energia psichica ivi raccolta. Tali sedimi si depositano non solo quando la mano o il respiro emettono di proposito l’energia: anche un contatto casuale lascia tracce imperiture.
Ricordate l’eccezionale potere primario del grande Pellegrino.
154 — Urusvati sa che i grandi Maestri parlano con gli animali. Il grande Pellegrino fu notevole anche in questo. Il rapporto con il regno animale va inteso con intelligenza. Gli umani non prestano molta attenzione ai suoni animali, ma potrebbero capirli, poiché l’energia psichica può entrare in contatto con l’equivalente dell’animale, favorendo la comprensione.
Per prima cosa non devono esserci paura né collera da entrambe le parti, ma sincera buona volontà: pretendere è impossibile in questi rapporti. Molti codardi si mostrerebbero coraggiosi, e i più crudeli gentili, ma allora il legame naturale fra i due regni non esisterebbe, per mancanza di fiducia reciproca fra creature viventi, e non ci sarebbe modo di comunicare. Oggi si considera eccezionale il caso di animali di specie diversa che vivono assieme. Accostarsi dubbiosi agli animali impedisce la mutua comprensione.
Chi avesse visto il grande Maestro trattare con uccelli e altre bestie avrebbe subito capito il legame vivente che esiste fra i regni di natura. Egli invitava un uccello a posarsi sul braccio, poi lo mandava in una data direzione, o calmava qualunque animale con un semplice atto di suggestione mentale. Antiche leggende narrano che le bestie ferite andavano da Lui per essere guarite: sono esempi veri e numerosi.
In verità Egli aveva diritto di chiamare gli animali fratelli minori. Nei Suoi rapporti con essi non vi fu mai nulla di forzato, come fra padrone e schiavo, ma soltanto cooperazione.
155 — Urusvati sa che gli animali ricordano a lungo le emanazioni del padrone. Se ciò è vero per l’uomo ordinario, pensate quanto più potenti sono i sedimi di energia psichica lasciati dal grande Maestro! Per questa ragione i Grandi devono talora distruggere gli oggetti di uso personale impregnati del Loro magnetismo, per evitare che quelle intense emanazioni cadano in possesso degli ignoranti. Tale fu il destino degli oggetti che attorniarono il grande Pellegrino. Gli “stavano attorno”, perché Egli non li considerò mai di Sua proprietà. Rifiutare la proprietà fu naturale per Lui, Che seguiva la via del fervore.
La storia insegna che oggetti appartenuti ai Maestri furono dispersi in vario modo. Ad esempio alcuni dipinti di S. G. furono abbandonati in vari paesi: Francia, Inghilterra, Germania e Olanda, e poi attribuiti ad altri autori. Alcuni rimasero in possesso della famiglia Van Loo, ma la gran parte fu distrutta dallo stesso artista.
Sarebbe bene considerare e capire la distribuzione dei magneti lasciati dal grande Pellegrino. Non sono molti, ma i luoghi hanno importanza. Istruì i discepoli a portarli in paesi lontani, e quelli in effetti andarono lontano. La gente non li conosceva, ma capiva che erano degli inviati importanti, e li odiava come si odia tutto ciò che non si conosce.
156 — Urusvati sa che il grande Pellegrino rivolgeva la gente all’Altissimo con un solo sguardo. I discepoli stupivano nel vederLo lavorare con loro per il pane quotidiano. A un tale principio si attennero anche altri Nostri Fratelli. Uno di loro, quando fu imperatore, ripeteva all’inizio del pasto: “Forse mi sono guadagnato il pane”. Alcuni dei discepoli più zelanti se ne andarono proprio per il continuo lavoro. Ne conoscete un esempio in un paese del Nord.
Il Maestro soleva dire: “Fratelli, avete sempre molto tempo per ogni cosa, ma solo pochi istanti per il Sublime. Se Gli aveste dedicato solo quello che avete sciupato nei pranzi, ora sareste dei maestri!”. In modo pratico come questo insegnava il pregio del pensiero elevato.
Diceva anche: “Se offrite tutto il cuore sentite il forte legame che lo unisce al Cuore supremo”.
E ancora: “Non disturbate chi prega. Un’interferenza sventata potrebbe ferirlo nel cuore”.
“Siate puliti. Sciacquate la bocca dopo mangiato. Non intossicatevi, quella pazzia vi riduce peggio di bestie”.
E insegnava a non cibarsi di carne quando è possibile evitarlo.
Negli Apocrifi si leggono molte cose su tutti gli aspetti della vita. Ed è possibile che si scoprano altre cronache ancora. Non vale la pena stabilire l’ordine cronologico di queste scritture, che sono state trascritte e tradotte molte volte.
Ricordate che i Vangeli riconosciuti furono scelti a caso fra i molti esistenti. Tutto ciò che risale ai primi secoli dovrebbe essere esaminato con cura. Gli Apocrifi furono vergati in quegli anni, ancora prossimi agli eventi narrati, ma anche oggi è possibile ritrovare frammenti di antiche scritture.
157 — Urusvati ha provato il senso di separazione dalla Terra. Quella, e la grande attrazione magnetica di quest’ultima, possono essere compresi solo da chi le ha sperimentate. Allora si capisce che il Maestro è soggetto ad attrazioni di eccezionale potenza. Egli ha il meritato diritto di lasciare la Terra, ma non lo fa, e prova un’angoscia che le parole non possono dire e dal quale Lo libera solo il potere della coscienza.
Sappiate che il Suo spirito è suddivisibile. Chi ne sa qualcosa attesta che in quelle occasioni si è del tutto assenti. Di solito si tratta di brevi istanti, che però se quella capacità è più sviluppata possono essere profondi. Figuratevi quelli provati dal grande Pellegrino! Non si tratta di incoscienza, ma proprio di un’assenza parziale, allorché l’energia psichica agisce a grande distanza. Fu in quelle occasioni che la Sua Immagine fu colta nello stesso tempo in vari luoghi. Alcuni Lo videro chiaro e netto in piena veglia, altri in sogno.
Quando lo spirito si suddivide il cuore è in grande tensione, ed è pericoloso disturbare il corpo in quello stato di assenza, molto simile al volo in corpo astrale. Purtroppo queste condizioni non vengono molto rispettate e i rischi sono notevoli.
158 — Urusvati sa cos’è il Dolore sacro. I medici odierni lo chiamerebbero nevralgia, reumatismo, spasimo nervoso, infiammazione dei nervi. Le diagnosi sarebbero diverse, ma persino essi noterebbero qualcosa di insolito, quella che Noi chiamiamo pulsazione dell’energia psichica nell’Infinito. Questi dolori vengono senza causa apparente e se ne vanno senza conseguenze. Non sono mai gli stessi, e non si riesce a prevedere quale centro interesseranno.
Pensate quanto vi sono soggetti i grandi Maestri! Non potrebbe essere altrimenti, dato che l’Energia prima pulsa in sfere nuove e irrompe là dove si hanno vibrazioni corrispondenti. Ma il libero arbitrio del Maestro lega quell’energia alla Terra a vantaggio del genere umano.
Una terapia in questi casi non può che ricorrere alle vibrazioni. Noi ne spediamo correnti a volte molto intense. Simili dolori tormentarono il grande Pellegrino, Che allora si ritirava nel deserto, dove è più facile ricevere le onde lenitrici. Non vi potete figurare quanto Egli ne ebbe a patire. Si presume che il Maestro sia esente dai limiti umani, e non si immagina perché il grande Pellegrino dovette subire quei dolori.
Egli non nascose di aver bisogno della collaborazione umana. L’azione dell’energia psichica viene evocata solo quando se ne intende appieno la presenza, ed è efficace solo se il cuore è puro. Ripeteva sempre che tutto vien dato in rapporto alla propria fede. In tal modo insegnò il valore dell’Energia prima.
Si vedono dunque espresse nella vita del grande Pellegrino sia i tratti più umani che quelli scientifici.
159 — Urusvati potrebbe suggerire i lineamenti del grande Pellegrino a un pittore ritrattista. Almeno nei lineamenti generali quell’Immagine dovrebbe essere pubblicata. Ricordiamola ancora una volta: capelli castani, alquanto lunghi, più scuri all’estremità, leggermente ondulati e con riccioli ben separati. Fronte ampia e luminosa, senza rughe; sopraccigli un po’ più scuri dei capelli, non molto marcati; occhi azzurri, rialzati agli angoli, cui le ciglia conferivano grande profondità. Zigomi piuttosto alti; naso non grande e di linee delicate; bocca non larga; labbra alquanto piene, baffi non folti, che lasciavano libera la bocca. Neppure la barba era folta, e bipartita. L’insieme era attraente, ma ciò che rese indimenticabile quel volto non fu tanto la bellezza quanto l’espressione.
Chi si rivolge al Maestro abbia il cuore pieno d’amore, ché altrimenti non c’è vera devozione né rispetto. Alcuni temono che l’amore vada a discapito dell’ossequio, ma è un errore che mostra l’incomprensione di quel sentimento elevato. Il vero discepolo ama il Maestro. Tutti i sentimenti sono generati o dall’amore o dalla paura, ma questa non ha senso quando si anela alla Luce.
Urusvati ricorda che una volta un fiore di loto le servì da battello! Nonostante la sua fragilità ella non ebbe paura, poiché l’amore per il Maestro la rese intrepida. Solo l’amore ardente può tanto, e bisogna coltivarlo. Senza la sua protezione non c’è speranza di resistere agli assalti del caos, e anche la salute ne soffre.
Pensando all’Immagine del Maestro si è pervasi di amore, ma non esclusivo. Un allievo ama il proprio, ma anche gli altri Maestri. Certo quello scelto è il più intimo, ma quando si apprendono le grandi Imprese degli altri, nasce spontaneo e sincero anche l’amore per quelli.
160 — Urusvati sa che il grande Maestro soleva tracciare segni sulla sabbia, che poi cancellava. I discepoli ne stupivano e un giorno domandarono perché non scrivesse in modo più duraturo. Egli allora tracciò una linea nell’aria e rispose: “Questa è la legge permanente. Nulla potrà distruggere questo segno”. Così insegnava il potere del pensiero.
Si diceva che i segni nello spazio sono luminosi come lampi. Il Maestro non lo negava, ed ebbe a dire che un giorno si sarebbe imparato a trasmettere segni a grande distanza: ma i discepoli non poterono capirne il senso.
Disse anche: “Attenti ai pensieri negativi. Si rivolteranno contro di voi e vi copriranno di una lebbra orrenda. Quelli buoni invece salgono e vi innalzano. Dovete capire che l’uomo porta in sé luce salutare e tenebra mortale”.
Altre Sue parole: “Ora ci lasciamo, ma torneremo a riunirci, vestiti di Luce. Nel regno della Luce gli abiti non si comprano, poiché li si crea a volontà. E non vale la pena restare troppo attaccati alla Terra, se gli Amici migliori ci attendono colà con gioia”.
Disse: “Non lagnatevi di ciò che presto perisce, poiché abiti immortali vi attendono”.
Disse: “Ecco perché avete paura della morte: nessuno vi ha detto che si passa in un mondo migliore”.
E anche: “Sappiate che i veri amici continuano a lavorare assieme là come prima in Terra”.
Così il grande Pellegrino insegnava continuamente i valori eterni e il potere del pensiero, ma i Suoi Precetti erano compresi da pochi. Parlava in modo semplice e conciso eppure pochi tenevano a mente ciò che diceva.
Nella Nostra Dimora la concisione è apprezzata: i suoi geroglifici si incidono netti nello spazio.
161 — Urusvati sa che il grande Pellegrino fu sovente assalito dalle forze delle tenebre, e del resto se ne parla anche nei Vangeli. A questo proposito si domanda perché in quelle Scritture si legge di eventi che non ebbero testimoni. Fu il Maestro Stesso Che, volendo preparare i discepoli alla battaglia, anziché tacere sulla lotta in corso non la nascose e Si servì delle proprie esperienze per illustrarla.
Disse: “Ogni essere umano partecipa continuamente a tre battaglie. Può credere di vivere nella pace più perfetta, ma in realtà combatte tre guerre.
“La prima è fra il libero arbitrio e il karma, e nulla può esentare l’uomo dalla contesa fra questi due principi.
“La seconda è fra le entità disincarnate del bene e del male che lo circondano e di cui subisce l’influsso. È difficile immaginare la furia delle tenebre lanciate alla conquista dell’uomo.
“La terza si combatte nell’Infinito, nello spazio, fra le energie sottili e i marosi del caos. La fantasia umana è impotente a descriverla. Il suo intelletto può capire i conflitti terreni, ma non riesce, guardando l’azzurro del cielo, a vedervi le tremende tempeste e le forze che si oppongono. L’uomo comincia a pensare ai mondi invisibili solo quando le sue emozioni sono interamente sotto controllo. Ma deve coltivare questi pensieri, che ne fanno un collaboratore cosciente delle forze infinite”.
Pensate che siete sempre di fronte all’Infinito. Non ci sono parole per descrivere il Sublime, e il cuore non può registrare l’esaltazione della realtà che per brevi istanti. Imparate però a ricordarli perché sono la chiave del futuro.
È impossibile comprendere la pienezza dei mondi innumerevoli, ma il Maestro sprona a quella meta. Abbiate fiducia in Lui, e venerateLo: senza questo ponte non passerete.
162 — Urusvati sa che il grande Pellegrino ebbe contatti non solo con i poveri ma anche con i ricchi, e non a tutti questi consigliò di disfarsi dei loro beni, perché se vedeva il giusto atteggiamento verso i tesori terreni non avvertiva necessità di rinuncia.
A proposito delle ricchezze mondane è bene sapere che Egli consigliava di liberarsene solo se capiva che erano di grave intralcio per il debole di spirito. Non sdegnava le ricchezze, giacché a che serve ignorare ciò che esiste? Insegnava che ci si deve muovere con intelligenza fra tutte le cose della vita. In verità Egli non coltivava l’idea di una povertà uniforme. Sosteneva che anche i diseredati possono educarsi alla gioia, senza per questo invidiare il vicino danaroso.
Dunque Egli frequentava sia il povero che il ricco, gentile con tutti e pronto a dare aiuto. In realtà talvolta è proprio il ricco ad averne bisogno, più che il povero.
Era inoltre sempre disposto a soccorrere in caso di ingiustizia, e ispirava l’eroismo nei perseguitati. Sapeva bene che le Sue benedizioni sarebbero state biasimate. Non si attendeva gratitudine, ma non trascurò mai di indicarne il grande pregio. Rendete onore a quella grande Vita, Che nutrì tanti cuori.
163 — Urusvati sa che i detti migliori e le maggiori guarigioni del grande Pellegrino non vennero annotati. Non parlò solo in pubblico o ai discepoli, ma anche in privato a molta gente: e chi avrebbe potuto prendere nota dei Suoi mirabili Insegnamenti?
In pubblico non parlò mai della rinascita, perché nel Suo paese quella verità non sarebbe stata compresa: persino fra i discepoli, pochissimi l’avrebbero capita. Alcune sette la riconoscevano, ma la maggioranza ne dubitava, ed era causa di dispute, allora come adesso.
Il Maestro preferiva trattare in privato gli argomenti di contrasto, unico modo per trasmettere la Verità secondo la coscienza altrui. Colloqui del genere furono numerosi, a volte su temi elementari. Ma vennero a Lui anche filosofi di alta cultura. Alcuni con timidezza, nottetempo, altri osarono accostarLo in pieno giorno: e con tutti fu sempre paziente.
Pensate dunque quanto fu intensa la Sua vita eroica, così breve. I discepoli sovente non capivano come trovasse tempo per dormire.
Molte guarigioni notevoli passarono inosservate. Se ne seppero le più palesi, come quelle di certe forme di pazzia e di paralisi, o di ciechi e di sordi, che impressionarono la folla per la loro evidenza. Essa infatti resta colpita se il muto parla e il lebbroso guarisce: altre guarigioni furono scientificamente più notevoli; col potere della Sua volontà il Maestro arrestava i processi di degrado interiore. Queste dimostrazioni di potenza furono poco apprezzate non solo dagli estranei, ma persino dai seguaci più prossimi. Per Suo comando i muscoli morti tornavano in vita e i tessuti malati guarivano.
L’uomo comune non può neppure sognarsi la potenza mentale che manifestava in questi casi. E non si trattò di semplice suggestione, ma di vera vittoria del pensiero sulla materia. Oggi che si inizia a studiare quel potere è giusto tributare omaggio ai Suoi trionfi mentali. Quando il senso della commensura guida in ogni cosa, allora l’energia scorre veloce nei canali più brevi.
164 — Urusvati sa quali turbamenti cosmici accompagnarono il passaggio del grande Pellegrino nel Mondo sottile. Oltre quelli noti ve ne furono molti altri. Vi stupisce che eventi terreni e cosmici coincidano?
È tempo di riconoscere che gli accadimenti sono tutti interconnessi, e che l’unità è sovrana nell’Universo. Molti fenomeni diversi accompagnano le tappe dell’evoluzione, ma in quei giorni solenni di transizione gli uomini si mostrano specialmente ottusi, come viaggiatori che rifiutano di scendere dai carri alla fine del viaggio. Così fu quando si consumò la missione del grande Pellegrino: nessuno scese dal carro, nessuno capì l’importanza degli eventi che aveva sotto gli occhi. Si commise un’orribile ingiustizia e nessuno osò dire quanto fosse atroce quel crimine.
Il grande Maestro aveva la saggezza di Pericle, e certo non Si aspettava giustizia dalla folla. Egli, Che aveva dato tanto, sapeva che la legge delle proporzioni era stata violata, e Si limitò a invitare la gente a non sovraccaricarsi di karma.
Comprese che gli eventi erano stati inevitabili e prese a insegnare dal Mondo sottile. E neppure queste lezioni vennero scritte, altro esempio di ingiustizia. Negli antichi manoscritti sono pochissimi gli accenni alle Sue comparse sottili. Neppure i discepoli più devoti trovarono modo di dire che le massime Rivelazioni si ebbero quando fu in corpo sottile. Quelle informazioni sarebbero state utilissime al mondo intero, ma il Maestro non insistette, sapendo che lo spazio avrebbe custodito il Suo Insegnamento in modo molto migliore.
Nello stesso modo, quando Noi diciamo che il cosmo è in tensione, pochi ascoltano. Abbiamo segnalato eventi insoliti, ma li si considera come accidentali: bell’esempio di incommensura.
165 — Urusvati sa che per perfezionare sé stessi occorrono molte e diverse qualità. Non è sempre facile, sulla scorta dei meri processi intellettuali, capire quella combinazione di virtù. Prendete, ad esempio, il caso di Giosuè, “leader” di un popolo indisciplinato. Dovette concentrare la volontà sulla sua funzione, senza lasciarsi distrarre da compiti teoretici; dovette infatti affrontare pericoli continui non solo per sé ma per tutta la nazione.
Pensate a un pastore che debba condurre il gregge attraverso un bosco fitto e selvaggio. Quanti rami dovrà tagliare per aprirsi un varco, e quante pietre rimuovere! Ma deve riportare il gregge all’ovile prima di notte; bestie selvagge sono in agguato, e dunque deve essere ben armato. Questa è la via di un tale “leader”: deve essere coraggioso, deciso, impegnato e dimentico di sé.
Pensate ora a un altro tipo di guida, quella intellettuale, creativa, che imprime la sua orma su tutta un’epoca di grandi conquiste. Pensate a Pericle, il cui nome è rimasto associato alle più raffinate espressioni umane. La sua fu un’epoca che si distinse per il fulgore creativo e per il sapere. Egli conobbe sia la gloria che i colpi avversi del Fato. Fu circondato dai migliori intelletti del tempo, da filosofi che lasciarono all’umanità il retaggio di tutta un’epoca di pensiero. Il grande Pellegrino gli fu amico, molto apprezzando quel periodo indimenticabile e brillante di sapienza e bellezza. Notate che gli spiriti migliori tendono ad avvicinarsi, sì che un giorno possano collaborare. È da osservare con attenzione il cumulo di qualità che consentiranno il lavoro creativo su scala mondiale.
166 — Urusvati sa bene che la storia dei “leader” migliori è povera di particolari importanti. Tale scarsezza di informazioni non dipende solo dall’ingiustizia umana. Infatti furono quegli stessi Grandi a evitare il riconoscimento pubblico, non vollero che si scrivessero le loro vite e talora giunsero a distruggere le cronache che Li riguardavano. Le basi del Loro Insegnamento furono tramandate, i particolari delle vite no. E anche oggi Noi impartiamo il semplice Insegnamento, senza curare dettagli che sarebbero interpretati alla maniera mondana.
Ecco il caso di Anassagora, grande filosofo. I principi che presentò parvero originali per molti secoli. Oggi ancora la Sua teoria dell’indistruttibilità della sostanza fondamentale ha il sapore del nuovo; e le Sue idee sull’Intelligenza suprema potrebbero benissimo essere state concepite da scienziati moderni. Assorbì la raffinatezza del pensiero greco, amò le arti e molte volte aiutò Pericle con saggi consigli. Fu dunque la guida interiore di molte scelte. Ebbe grande dignità, difese gli amici e preferì l’esilio al disonore.
I suoi biografi non ne descrissero la personalità mondana. Condusse vita brillante e non volle darsi la pena di annotarne gli eventi effimeri. Sapeva nel profondo del cuore che la sua via era la rinuncia. Molti furono i grandi Maestri che riuscirono a combinare l’Insegnamento con le Loro vie future, e si distingue così tutta una catena di vite preziose. Non stupite se certi anelli vennero occultati: furono soglie, preludio a imminenti acquisizioni interiori.
167 — Urusvati sa che le persecuzioni rincorrono il grande Maestro come la polvere il cavaliere. È istruttivo osservare non solo i seguaci, ma anche gli avversari del Maestro, fra i quali si notano certi individui che per molte vite vollero tenacemente nuocere al Bene contenuto nel Suo Insegnamento.
Come mai costoro, soggiornando nel Mondo sottile, non giunsero a capire l’inutilità di quei tentativi tenebrosi? Perché i loro protettori li sorvegliano! Ricordate l’antica leggenda di quei demoni che con le ali nascondevano la Luce ai discepoli, e sappiate che nelle regioni astrali inferiori è possibile offuscare la Luce. Accade anche in Terra. Chi perseguita gli Insegnamenti di Luce nuoce di proposito o senza saperlo, perché vi resta attratto magneticamente contro la sua volontà, e quindi si infuria sempre più.
Una simile pazzia furiosa è visibile in molte epoche storiche, e se si domanda loro perché mai si accaniscono tanto, perché si avventano con tale violenza sull’odiata Dottrina la risposta è quasi sempre la stessa: perché incapaci di smettere. E questa mancanza di autocontrollo è segno di ossessione.
È abituale chiamare Giuda i traditori, dal simbolo della massima infedeltà. Pensateci. Non fu egli criminale anche nelle vite precedenti? Ricordate che nei migliori momenti della storia greca si ebbero casi di tradimenti velenosi. Si potrebbe fare dei nomi, ma non è saggio pronunciare nomi associati solo al male. Basta ricordare che tutti i grandi Insegnamenti ebbero i loro traditori, dalle ali diaboliche.
Poco tempo fa Urusvati vide uno ierofante oscuro che tentava di avvicinarla, ma le Nostre frecce di fuoco lo cacciarono e la sua mano fu incenerita dal fulmine.
168 — Urusvati sa che qualunque atto di bene trasforma una porzione di caos. Le buone azioni lo bruciano. È una sentenza basata sulla realtà, poiché ogni impulso alla gentilezza o alla Luce accende i fuochi migliori, che lo mutano in una nuova forma purificata.
Si pensa talora che il fatto di collaborare con la Gerarchia scatena la furia delle tenebre, ma sarebbe più prossimo al vero dirlo di qualsiasi atto di bene. I timidi ora penseranno che sarà meglio astenersene, per ragioni di sicurezza, e sono numerosi coloro che per questo motivo non hanno compassione. Hanno spento i loro fuochi e vivono nelle tenebre. Ma gli spettri che vi dimorano sono disgustosi, e chi teme la bontà affonda nel caos.
Il grande Pellegrino insegnò ad amarla, ma la Sua Lezione è stata molto deformata. Neppure la semplicità delle Sue parole bastò a proteggerla, perché si trovò modo di interpretarla secondo il proprio tornaconto. L’espulsione dei mercanti dal Tempio è un monito simbolico, e quel Tempio è anche lo spirito umano, dal quale cacciare il pensiero mercenario. Nessuno si sogna di vietare il commercio delle necessità quotidiane, ma i mercanti devono attendere ai loro affari con il cuore illuminato. Qualunque elemento della vita può essere spiritualizzato.
Odo risate di scherno: il caos è in preda alle convulsioni, e vorrebbe che i suoi servi restino schiavi. Ecco perché un pensiero di bontà provoca la furia del male. Ma non spaventatevi, neppure per la più orrida delle sue smorfie, giacché il primo dovere è accrescere le riserve del Bene.
169 — Urusvati sa che in Terra vivono fianco a fianco sia chi brucia il caos che chi lo produce. È qui che lo si accumula ed è qui che lo si deve distruggere, non nel sovramundano. Sono gli uomini, non solo i demoni, che cercano di accrescerlo al punto della tenebra assoluta. Urusvati, che l’ha vista, sa che nulla può paragonarsi a quell’angoscia.
È errato credere che esista qualcosa di materiale che sia inaccessibile al caos. È errato applicare la protezione simbolica del cerchio alla Terra, che è sferica! È un fatto che il caos irrompe a torrenti per distruggere l’equilibrio, con la stessa velocità dei raggi di Luce che lo ricompongono.
La tenebra trabocca di correnti venefiche che tentano di bloccare il pensiero fervente: è una realtà. È veramente possibile arrestare il flusso del pensiero, il che costringe a intensificarlo, e ciò sfinisce il cuore.
Anche il grande Pellegrino insisteva sulla necessità di serbare l’equilibrio. Intendeva forse quello cosmico? Diceva che i mondi sono molti e orientava il pensiero all’Altissimo. Era un’affermazione necessaria, perché la Terra era considerata l’unica dimora dell’umanità, e tuttora sono numerosi quelli che la pensano allo stesso modo.
Il Maestro invitava invece a realizzare il Cosmo. Affermava di continuo l’esistenza di entità sottili, specie nei Suoi ultimi discorsi.
170 — Urusvati sa che bisogna studiare bene cosmogonia e religione. Sono preziose a questo proposito le parole del grande Pellegrino, quando disse di essere venuto a compiere la Legge.
Nel pensiero il Maestro dirimeva i fili dell’ignoranza e del pregiudizio e rispondeva secondo la coscienza dell’ascoltatore. Perciò se Gli ponevano una questione come questa: “La Terra è piana?”, ad alcuni diceva sì, ad altri rispondeva in modo diverso. Dava a ciascuno secondo le sue capacità, e c’è molto da imparare dalla semplicità delle Sue risposte. La Fratellanza annette importanza alla regola di esprimersi secondo la coscienza di chi ascolta.
Molti Suoi Insegnamenti furono profondi, ma vennero accolti secondo il livello mentale di ciascuno. Il Maestro è sempre alle prese con gli stessi problemi. Deve rispondere sempre alle medesime domande senza urtare chi le pone, dicendo che sono questioni già risolte da molto tempo. Se si pensa al livello mentale di chi Lo interrogava si stupisce per la Sua pazienza inesauribile!
Per essere tanto pazienti e saper soccorrere l’uomo bisogna aver vissuto molte volte. Allora si sviluppa l’amore non solo per alcuni, ma per l’intero genere umano. Del massimo fra i doni, il libero arbitrio, si fa grave abuso, e constatarlo è molto penoso, ma proprio per questo cresce la volontà di aiutare chi sbaglia. Figuratevi così la Vita interiore del Maestro.
Cercate di capire la gioia dell’abnegazione che pulsa nel cuore di Chi fu inviato a dare salvezza. Noi affermiamo che un tale Servizio è la salvezza dell’umanità.
171 — Urusvati sa che gli uomini si creano l’esistenza nel Mondo sottile con il potere del libero arbitrio. Se la volontà è forte e pura e l’Energia primaria non è deturpata da bassi istinti, il passaggio al Mondo sottile è facile e vi si raggiungono le sfere superiori. L’uomo crea davvero il proprio destino. Anche il grande Pellegrino lo diceva: avvertiva che sulla via che sale, molte mani tentano di trattenere, ma che la volontà e l’Energia prima sospingono in alto.
Una volontà pura può essere coltivata in qualsiasi ambiente, e l’energia psichica preservata in tutte le circostanze. Chiunque, grande o modesto che sia, ha ugual quota di libero arbitrio. Il dono sublime è accordato a tutti. Lo si può accettare o, per ignoranza, sperperare. Chiunque ha una riserva di energia psichica sufficiente per volare senza tema nel Mondo sottile, ma per prima cosa deve vincere la paura dell’ignoto e imparare a conoscere qualcosa di quella Sfera.
Anche il più umile degli aspiranti ottiene notizie sul Mondo sottile. Basta puntare il libero arbitrio a quella volta. Purtroppo quasi tutti si oppongono all’idea che la vera casa non è in Terra, ma altrove nello spazio. Compito dell’insegnante è coltivare la mente dell’allievo, rivolgendola ai mondi lontani.
172 — Urusvati sa che i bambini sono ricettivi. Fino all’età di sette anni, ma già dalla prima infanzia, si possono ridestare in loro memorie del Mondo sottile. Sanno di aver vissuto una vita insolita, e sarebbe utile chiedere loro di richiamare alla mente ciò che ricordano di straordinario. Queste sono dette “aperture di memoria”, e se pure svaniranno col passare degli anni, resteranno sempre come barlumi di una bella esistenza precedente.
Il grande Pellegrino amava aprire la memoria dei fanciulli. Li traeva a Sé e non solo poneva domande, ma li toccava con la mano, per schiarire il ricordo. Li trattava come di pari livello, perché quando si richiama il lontano passato la mente matura. I fanciulli non dimenticano chi li tratta da uguali, e preservano quei ricordi per tutta la vita. Forse quei bambini Lo rammentarono meglio di coloro che furono guariti. Egli li amava perché vedeva in loro l’evoluzione umana. Si sa che vivranno più a lungo ed è bene spartire con loro le proprie esperienze. Ma ancora meglio è richiamarli al ricordo del Mondo sottile. Quando la coscienza riesce a percepirlo nasce una vita spirituale profonda e l’Invisibile apre le sue porte.
La fede dei discepoli nella realtà dell’invisibile crebbe al vedere densificato il corpo sottile del Maestro. Non tutti percepirono l’essenza di quel mondo, ma alfine una finestra si era dischiusa.
173 — Urusvati sa che gli uomini in genere non sanno attendere vigilanti. Il grande Pellegrino insegnò ad aspettare senza pensiero, sì che l’essere intero resti permeato di attesa, quando la mente non lo turba. L’uomo sa anche troppo bene ciò che vuole, cosa aspetta, cosa sollecita la sua coscienza. Con un simile atteggiamento il grande Pellegrino manteneva adamantina la Sua volontà.
Sapeva quant’è difficile dare agli uomini una nuova coscienza tramite il cuore, senza intervento intellettuale. La ragione dà sembianza logica alle cose, ma il cuore sa che l’uomo non abbandona volentieri le sue vecchie concezioni.
Si è detto che bisogna dare secondo la misura della coscienza: ma che fare se al suo posto esiste solo una mente che oscilla nell’ignoranza? Al Maestro allora non resta che continuare a ripetere le verità più ovvie, e questa è la tragedia dei Maestri di ogni epoca. Solo una coscienza temprata da molte vite può marciare indenne sulle spinose vie dell’uomo.
Il compito del Maestro è arduo, specie perché la Gerarchia è per lo più male intesa. Tutto ciò fu chiaro al grande Pellegrino, e per questo volle affrettare la conclusione del Suo Adempimento. Per condurre a fine un’impresa a volte occorre un secolo, a volte bastano pochi anni. Quali bilance pesano questi atti di Servizio?
Le imprese di Verità non sono da misurarsi in termini terreni: ma è grande la gioia che vengano compiute. Così si insegna all’uomo l’impegno fervente e ogni volta se ne rinnova la coscienza.
174 — Urusvati sa che certe sentenze vengono male interpretate. È noto che il precetto di offrire l’altra guancia condusse a molti errori. Un simile detto, se inteso in senso fisico, è assurdo. Il suo significato è spirituale: se esiste equilibrio interiore gli attacchi del male non fanno danni. Il grande Pellegrino apprezzava la dignità umana, e dagli Insegnamenti dell’India sapeva che nulla e nessuno può scuotere uno spirito umano equilibrato.
Per Noi è preziosa la capacità di serbare una tale condizione, nel successo o nel fallimento, sempre fervidamente mirando allo scopo nonostante le difficoltà. Ma per prima cosa bisogna avere una meta e sapere che senza non esiste progresso. Questa attitudine rende possibile la grande conquista. A ciascuno si chiede un conseguimento, ma ciò deve ispirare, non certo atterrire.
Il grande Pellegrino ne insegnò anche la qualità: “Chi migliora la qualità del suo lavoro compie una buona azione. Anche se agisce solo per sé stesso, tuttavia contribuisce al bene altrui. Quel lavoro esercita un influsso e tutti ne traggono beneficio. Non solo in Terra si apprezzano le grandi opere, anche il Mondo sottile le valuta con attenzione”.
Disse inoltre: “Voi giudicate il giorno dal mattino. Osservate l’atmosfera, se è nebbiosa o trasparente, e il sole, se splende o è offuscato. Lo stesso vale per la vita: dalla prima infanzia si può prevedere lo sviluppo del carattere. È possibile scoprire in un bimbo le potenzialità che un giorno saranno manifeste. Chi ama il lavoro nell’infanzia lo farà bene per tutta la vita”.
Il carattere è operoso o pigro secondo le vite precedenti. Durante il soggiorno nelle sfere sottili molti non imparano la gioia del lavoro. Io affermo che la sua qualità assicura l’ascesa futura. È errato credere che salgono solo i re e scendono solo i villani, poiché la qualità del lavoro si può migliorare in qualsiasi ambiente.
Il grande Pellegrino mostrò la superiorità della conoscenza sull’ignoranza: “Il sapere è il frutto di molto lavoro. Non si ha successo se non si vuole imparare. Pochi sono capaci di aiutare chi apprende. Sia gloria a quei maestri illuminati! Ripetono quanto è stato scritto, ma vi aggiungono una goccia del loro proprio sapere, e questo è un dono dall’Infinito”.
175 — Urusvati sa come si sprezzano e ingiuriano le attività culturali. Certo lo sapete anche voi, ma vi insisto dato che al grande Pellegrino si domandava sempre perché le azioni migliori vengono rifiutate.
Egli educò i discepoli a sopportare con coraggio gli insulti: “Le tenebre combattono la luce per salvarsi. Spaventano, ma anch’esse hanno paura. Quando mai la Luce farà pace con l’ombra? Si può forse servire l’oscurità e nello stesso tempo far Luce?”. Così mostrava che non si possono servire due opposti principi.
Imprimeva nella mente dei discepoli che ciascuno deve contribuire a servire la Luce con austera disciplina personale. Se non si impara la commensura con il fine non lo si capisce, la si comprende solo quando lo spirito è conscio della propria meta. Coraggio e saggezza vengono entrambi dalla stessa fonte della bontà.
L’uomo ha in sé la capacità di giudicare le proprie azioni. Non sa predire come e quando scoccherà l’ora fatale, ma nell’intimo del cuore capisce quando è giunta, e solo coraggio e saggezza aiutano a realizzare la responsabilità assunta dedicando la vita al bene del genere umano.
Con quanta saggezza il grande Pellegrino sopportò la Sua missione!
176 — Urusvati sa che il mosaico della vita è composto in modo imprevedibile, ma solo dal punto di vista fisico. Accade che si parli o si scriva con un dato intento, mentre le Forze superiori dirigono a uno scopo del tutto diverso. Si crede di avere successo nel senso voluto, mentre in realtà si sono ottenuti esiti molto superiori in un dominio impensato. Ad esempio si scrive a qualcuno e si riceve risposta da una fonte inattesa.
È frequente che da una sola azione vengano più risultati. Se enumerassimo tutte le conseguenze possibili rimarreste confusi, il che immiserisce la coscienza e indebolisce l’energia psichica. Per cogliere l’insieme generale la coscienza deve essere ampia.
Il grande Pellegrino esortava a espanderla, ripetendo: “Aprite occhi e orecchie”. Con ciò non invitava a recepire solo il Suo Insegnamento, intendeva che dilatando la coscienza si realizza il profondo. Non si può infilare un ago con un cavo: un grande messaggio non penetra in un piccolo orecchio.
Buona parte del Suo Insegnamento non raggiunse la coscienza dell’uditorio, e venne ricordato solo in parte. Ne andò persa la sequenza, e con essa il senso originario e la bellezza delle Sue parole. Molti grandi Maestri patirono in modo simile la deformazione dei Loro pensieri.
Le memorie dello spazio li registrano però in modo più fedele, e come fresca rugiada calano su chi è in grado di riceverle. Sapendolo, i Maestri non si curano gran che delle distorsioni terrene. Il predestinato giungerà ai cuori pronti per accoglierlo.
Anche i pensieri umani crescono nello spazio. Un pensiero impersonale ed eroico è un seme potenziale per rigenerare il mondo futuro. Non solo i grandi Maestri sono dunque Creatori cosmici: qualsiasi pensatore può fare del bene.
Gli uomini non vogliono pensare ai mondi lontani, eppure ciò ne pulirebbe assai bene la coscienza. Sulle vie dello spazio non esistono invidia, odio o volgarità.
Il grande Maestro invitava sovente i discepoli a guardare i pianeti, e diceva: “Le dimore sono molte e la vita è dovunque”. Voleva che amassero l’Infinito.
Tutte le Nostre Sorelle e i Fratelli amano comunicare con i mondi lontani. Quando Sorella Urusvati vede splendere un pianeta ricorda il suo volo colà e si rallegra.
177 — Urusvati sa che i miracoli non sono sempre possibili. Li bloccano non solo cause cosmiche e interferenze di forze negative dal Mondo sottile, ma anche l’incredulità. Non è facile distinguere fra questa e il dubbio, serpi che vengono dalla stessa covata.
Il grande Pellegrino ripeteva che tutto vien dato secondo la fede. Ricordate che Egli stesso non poteva compiere miracoli se gli astanti mancavano di fede: è scritto. Anziché dire “mancanza di fede” gli studiosi moderni forse direbbero “rifiuto dell’autorità”. Il senso è lo stesso, poco importano i termini usati.
La sfiducia comincia dalle cose concrete, quotidiane. Noi esortiamo a non dubitare per una ragione fisica. Si rigetta anche l’aiuto più potente, perché il libero arbitrio può negare persino le circostanze più propizie. Un uomo adirato può allontanare la Mano tesa a salvarlo da una caduta. Il Maestro metteva in guardia contro gli effetti perniciosi del dubbio.
Ricordate che quando dubitarono del Suo potere i discepoli subirono subito una scossa, che poi interpretarono a torto come destino avverso. Ma che fato può essere, se è l’uomo stesso che spezza la corda di salvezza!
Il grande Maestro insisteva apertamente sulla fede come base e causa vitale dell’evoluzione. Il Suo sapere era immenso e lo trasmetteva con semplicità.
178 — Urusvati sa che i persecutori talvolta possono mutarsi in collaboratori. Se ne potrebbero citare alcuni che divennero pilastri dello stesso Insegnamento che perseguitarono. Il Maestro scruta e valuta coloro che Lo perseguono. Alcuni hanno un potere tremendo, e basta talvolta una sola favilla per accendere in loro la fiamma della bontà.
Di regola la ferocia viene dall’ignoranza. Il grande Pellegrino usava dire: “Il cane, sciolto dalla catena, addenta il primo che gli capita”.
Molte volte mostrava che la conversione degli avversari può essere benefica; ma il Suo atteggiamento nei confronti dei traditori era diverso. Diceva: “Se a un uomo è stato affidato un tesoro e invece di custodirlo lo ruba, non è certo degno di fiducia. Si procura un duro destino, che talora lo ghermisce entro breve tempo, talvolta ritarda, ma allora quel karma è specialmente penoso”.
Così giudicava il grado del tradimento. Seppe quando fu per essere tradito e consolò quei discepoli che già ne sospettavano l’autore.
Non si può impedire la ferocia, è una corrente che deve seguire il suo corso. Ma il karma di chi tradisce è grave davvero: è il più orrendo dei delitti terreni.
179 — Urusvati sa che chi lascia le sfere terrene per i mondi lontani viene biasimato poiché si vuole che tutto finisca con la Terra. Li si chiama disertori e persino codardi, non riconoscendo che esistono eroi di abnegazione che serbano l’equilibrio cosmico e salvano l’umanità aprendole la via sovramundana.
Chi opera in ardue condizioni, in reami lontani, può essere chiamato “Luce fervente”, e ha un compito arduo, da considerare eroico.
Non a caso, ma dopo potente e assidua contemplazione il grande Pensatore decise di importare il Suo sapere dal nuovo pianeta. Non fu una diserzione; comprese che le idee governano il mondo e il pensiero non ha limiti: perciò dispensò il nuovo Insegnamento.
L’aver lasciato questa sfera per i mondi lontani non fu cosa nuova di per sé. Fu nuova invece la consapevolezza della responsabilità assunta. Il mondo lontano, anche nel suo semplice stato fisico, non è agevole per il Maestro, proprio per la Sua costante collaborazione con la Fratellanza. I raggi terrestri non si possono oggi considerare favorevoli, poiché il pianeta è malato e squilibrato. Se nelle normali comunicazioni terrene le circostanze ambientali possono variare di molto, quanto più possenti e mutevoli sono le emanazioni dei mondi lontani!
Il Maestro aveva pensato a lungo a quelle sfere. Permise di essere venduto schiavo per accelerare al massimo il proprio iter terreno. Sperimentò in ampia misura le asprezze mondane e accumulò in vita una grande esperienza. Molti contemporanei di valore Lo accompagnarono e ne condivisero le idee.
180 — Urusvati sa che si cerca sempre di sminuire e limitare le manifestazioni più eccelse. Disse il Pensatore: “Fra Cielo e Terra sta uno scudo benefico, ma gli uomini, anziché salire al suo livello, fanno di tutto per abbassarlo al loro. Non vedono che persino i rimedi più efficaci perdono potere se mischiati al fango terreno”.
Un giorno un amico andò a raccontarGli uno strano sogno, in cui un conoscente, che viveva lontano, metteva ordine in casa sua. Rispose il Pensatore: “Forse è venuto da te in pensiero, la cui potenza può davvero muovere le cose”.
Gli fu domandato: “Perché le nubi si formano così rapide sui monti?”. Rispose: “Non solo le forze naturali, ma anche i pensieri umani possono produrre fenomeni”. Approfittava di ogni occasione per insegnare il potere della mente. Per lo più non lo capivano, nonostante ch’esso sia retaggio di ciascuno, però la loro mentalità migliorava.
Quando Gli si domandò perché non citasse mai il potere mentale nelle Sue opere disse: “Verrà il tempo in cui l’uomo sarà pronto per apprenderlo, ma le trasmissioni premature causano solo degli ostacoli. Bisogna salire senza saltare nessun gradino della scala”.
181 — Urusvati sa che molti disdegnano i vantaggi della cooperazione. Il Pensatore presentò quel grande concetto in vario modo. Diceva: “L’uomo non potrebbe certo elevarsi vivendo da bestia. È un essere sociale, e ogni pensiero, ogni parola è proprietà comune. L’uomo non può vivere senza unirsi ai suoi simili, e deve imparare questo nobilissimo modo di esistere.
“Le frasi oscene e malvagie inquinano l’atmosfera e trasgrediscono il Principio divino. Il corpo può anche essere venduto schiavo, ma l’anima no. Amare l’umanità è conseguenza dello sviluppo del cuore, che si ottiene pensando.
“Non c’è saggezza dove manca il pensiero.
“Le conseguenze della discordia, come quelle delle malattie più gravi, si palesano a poco a poco. È stolto credere che chi si sveglia vivo al mattino ha scansato ogni conseguenza. Chi non collabora è da biasimare come nocivo al pubblico benessere, e dovrebbe venir espulso”.
Insegnava anche: “Se un viandante bussa di notte, gli domandate cosa vuole e forse gli date asilo. Perché allora scacciate i pensieri che vengono in visita? Si accoglie con buona grazia chi viene da lontano, ma si caccia un buon pensiero giunto da un mondo remoto. Si va al mercato in cerca di notizie e si ignorano i Messaggeri della Luce.
“Non siete saggi, cittadini. Pagate in oro dei cibi corrotti e non spendete un soldo per nutrire l’anima. Qualunque ingiustizia ferisce lo spazio.
“Miei compagni, se non provate vergogna l’uno per l’altro non guardate le stelle, che vi disapprovano.”
I mondi lontani, il pensiero e la collaborazione furono i temi favoriti del Suo Insegnamento.
182 — Urusvati sa com’è difficile per l’uomo percepire per conoscenza diretta: ciò perché ha separato il sentire interiore dal pensare. Ma come potrebbe quello esistere senza questo, che ne è la base? Egli non distingue il processo mentale dal pensiero stesso, che è veloce come il lampo. Così insegnava il Pensatore.
Egli diceva che la mente ha un ruolo in qualsiasi processo creativo, ma questa semplice affermazione venne rifiutata dalla gente, che aveva deciso di non riconoscerne il potere. Il Maestro ebbe molto a patire proprio per il pensiero.
“Il pensiero è come una folgore”, diceva. “Non sapendo dove nasce non si può dirlo in parole. Può colpire la coscienza, ma senza i processi mentali resta ignorato, come un seme caduto su suolo infecondo, dove non può germogliare. Quei semi secchi rattristano il Maestro, Che li manda nello spazio come segni di salute.
Per crescere, un germe mentale può richiedere secoli.
“Nelle scuole si dovrebbe studiare soprattutto l’arte del pensiero. Ci si deve educare a pensare di continuo, e vergognarsi di non farlo. L’uomo non può fare a meno del pensiero, ma fra quello armonioso e disciplinato e l’oscillare della mente sregolata la differenza è grande. Quest’ultima agisce negativamente sull’uomo e sullo spazio stesso. Oserebbe dunque l’uomo inquinare lo spazio?
“Verrà il giorno che scoprirà il potere della mente. Ma quando alfine sboccerà la scienza del pensiero noi saremo forse già sui mondi lontani!.”
Così insegnava, prevedendo che gran tempo dovrà passare prima che l’uomo emerga dai marosi del caos.
183 — Urusvati sa che in tutti i tempi i grandi Maestri insistettero sul potere della mente, sui mondi lontani, sulla continuità della vita, sul Mondo sottile. In India, Egitto, Cina, Palestina e poi in Europa lo dissero quasi con le stesse parole. E oggi ancora dobbiamo ripetere quelle medesime verità, già affermate quasi da cinque millenni, che adesso come allora portano al martirio.
Gli uomini, convinti di aver compiuto grandi progressi, elencano con orgoglio le loro conquiste tecnologiche, ma sulla via della verità sono avanzati ben poco. In tutte le parti del mondo si constata una situazione vergognosa: pochi mostrano impegno a realizzare la Verità, e per lo più anche essi balbettano timide parole sul Mondo sottile. Chi volesse studiare la storia dell’illuminazione umana concluderebbe che la coscienza ristagna.
Pochi contemplano i mondi lontani o pensano alla continuità della vita, e proprio quelle idee che la migliorerebbero sono trascurate. L’accelerazione tecnologica non serve per concentrare la mente: ci vuole il desiderio di imparare cose nuove. Ma come, se nella coscienza non si accolgono le Verità fondamentali? Non basta ascoltare compunti parole come queste, bisogna praticarle come vere.
Il Pensatore disse proprio queste stesse cose più di duemila anni fa. Ciò suona come grave rimprovero per il genere umano, che ha perfezionato le tecniche del mutuo assassinio, ma è rimasto incapace di contemplare la Verità.
Se in quel tempo la feroce crudeltà umana Lo sconvolse, che dirne oggi? I sacrifici cruenti offerti a Moloch sono riti di misericordia di fronte ai massacri attuali! Quante volte lo dobbiamo ripetere! Come può l’uomo contemplare il vero se ha la mente occupata dalla brama di uccidere? Egli lo disse, e per le Sue parole fu perseguitato e venduto schiavo.
Anche voi sarete perseguitati per la stessa ragione. Paragonate queste parole a quelle di millenni or sono e pensate all’inerzia mortale della coscienza, di allora e di oggi.
184 — Urusvati sa che talvolta è difficile trasmettere pensiero a grande distanza. La cosa più ardua è valicare gli strati intermedi fra le varie sfere, impermeabili anche ai pensieri meglio definiti, che scivolano via. In certi casi si osserva che il pensiero non penetra nell’aura personale del ricevente. Ciò non viene considerato dagli studiosi, i quali assumono che la trasmissione dipenda solo dal potere dell’emittente, e non tengono conto del fattore primario costituito dalla qualità delle emanazioni individuali del ricevente. Bisogna a questo proposito valutare non solo l’ampiezza dell’aura, ma anche il contenuto. Lo stesso avviene con il polso, di cui oggi si misura solo la frequenza senza valutarne la qualità.
Bisogna immaginare l’intensità dei messaggi del Pensatore, che rischiano di essere rubati e attirano numerose entità bramose di divorarne le particelle di energia mentale per nutrirsene, senza capire il senso del messaggio.
È Nostra cura assidua che le trasmissioni a grande distanza del Pensatore giungano intatte a destino. Attraversare tutte le sfere con un pensiero chiaro e netto Gli costa molto Sacrificio. Ma Egli lo compie, per amore dell’umanità e pur sapendo che, ignorante e ingrata, essa rifiuta con disprezzo le offerte migliori.
185 — Urusvati sa che esistono molte forme di guarigione. Un tempo la medicina era considerata un’arte che ottiene i risultati migliori dalla fusione interiore della volontà fra medico e paziente. Si riteneva che l’analisi intellettuale da sola fosse incapace di guidare al successo.
Il Pensatore insegnava che come l’artista trascina il pubblico, così il medico il malato, e dunque l’artista e il medico attingono il loro potere alla stessa Fonte.
Si afferma inoltre che l’uomo riesce nelle sue imprese quando fonde la sua con la Volontà superiore. Si assume che il potere del Maestro è limitato, ma in realtà anch’Egli ha un Suo Maestro, Quindi la Volontà superiore è l’armonia di uno stuolo di coscienze. Quando proponiamo di costruire assieme il futuro, intendiamo che la vostra volontà sia concorde con la Nostra. Anche le strutture migliori rovinano se la volontà inferiore ne mina le fondazioni!
“Un arco ben costruito è un buon successo. Può resistere per millenni, ma se si toglie un solo concio rovina al suolo”. Così diceva il Pensatore.
Il Maestro può creare un avvenire migliore, ma l’allievo deve capirlo e accettarlo. Non è facile accorgersi del progresso, che talora giunge silenzioso, e in qualche caso è segnalato dai clamori della folla. Perché considerare solo il primo o solo questo? Certo la Volontà superiore non è così limitata.
“Chi edifica un Tempio non si limita all’uso di una sola qualità di pietra, ma sceglie il meglio da tutta la natura. Allora è veramente un artista”. Così parlò il Pensatore.
“La grandiosità del Cosmo è inconcepibile e non si sa quali doni siano i migliori. L’uomo non sa armonizzare la coscienza con la Volontà superiore. Ciascuno è responsabile di molta distruzione spaziale, ma quel Volere è sempre pronto a soccorrere progettando un nuovo futuro”. Così disse il Pensatore.
186 — Urusvati sa che fu l’umanità stessa a creare e coltivare le sue malattie. Disse il Pensatore: “La natura non prevede le sofferenze che gli uomini si sono procurate. Neppure il parto dovrebbe essere doloroso, e ci sono donne che lo comprovano. Ma per innumerevoli generazioni si è prodotta ogni sorta di malattia, e non si saprebbe dire quante ne occorreranno per neutralizzarle. Combatterle è un dovere di tutti, non solo delle autorità sanitarie.
“È stolto pensare che gli dei comminino la malattia per castigo. Non si può assumere che le Forze superiori affliggano sia il colpevole che l’innocente. Sono stati gli uomini stessi a generare le infezioni, per intemperanza e sporcizia”.
E disse inoltre: “Talora si ravvisa un’immagine in una roccia o nel fogliame, in un albero o nell’erba. Sono cose che non possono emulare l’umanità, dunque quella figura nasce nella coscienza di chi l’osserva. Ma a sua volta la fantasia deve pur partire da una base per generarla. Ed è così, in realtà; l’uomo è attorniato da entità di cui sente la presenza senza poterle vedere. La coscienza afferra certe immagini che poi cerca di scorgere nella natura. Molte figure, belle e terribili, attorniano l’uomo. Egli le chiama fantasmi, mentre è un fantasma per quelle! Verrà il giorno che imparerà a comunicare con il Sovramundano”.
Così il Pensatore preparava gli ascoltatori a percepire il Mondo sottile.
187 — Urusvati sa che non è bene sparlare di chi è passato nel Mondo sottile. Il Pensatore ammoniva sovente in tal senso, e diceva: “Non giudicate i morti, poiché cosa direte loro al prossimo incontro? Forse dovrete vivere ancora come vicini. Preparatevi la gioia futura”. Questo atteggiamento non risale solo ai tempi di Roma o della Grecia: l’interdipendenza dei mondi fu compresa fin nella remota antichità. L’approccio al Mondo sottile richiede cautela perché tutto vi ha esistenza mentale, quindi una critica può cagionare gravi turbamenti a chi vi soggiorna, e reazioni ostili. La rappresaglia è di regola, specie nelle sfere medie e inferiori, e non è saggio provocarla.
D’altro canto il criticismo può ritardare l’evoluzione di quelle entità, forse in procinto di superare le loro deficienze. Sarebbe crudele abbaiare nei pressi, come cani. E inoltre nessuno è in grado di valutare i moventi delle azioni altrui: una critica ingiusta potrebbe appesantire il karma. Si giudica senza sapere e si perde la gioia, ed è una sciagura. Il Pensatore apprese la sollecitudine per il Mondo sottile da Anassagora, il quale diceva che chi gualcisce quel bel tessuto lacera il proprio.
Il saggio scende nelle tenebre più fitte per salvare chi anela a redimersi. Non condanna chi vi soffre, ma lo guida verso i raggi dorati dell’aurora. In quell’oscurità non sta a giudicare tutti coloro che lo attendono, ma soccorre il bisognoso. Forse così salva anche chi gli fu nemico. Quando l’avrà portato alla luce sorriderà, riconoscendolo; e questi ne proverà vergogna, espiando.
Urusvati salvò molti dalle tenebre, prossimi e lontani, amici e nemici. Quel che conta è salire alla Luce. La tenebra acceca, ma chi viene da fuori scorge barlumi di Luce. Dimore migliori sono nella Luce. Ricordatelo. Il Pensatore e Anassagora lo ripetevano, ed entrambi furono perseguitati e condannati.
Quando si conosceranno meglio le vite degli eroi si capirà la Vita interiore della Fratellanza.
188 — Urusvati sa che la durata di una vita umana dipende in gran parte dalla voglia di vivere. Diceva il Pensatore: “La vita dura finché si vuole restare in Terra”. La volontà umana ha ragione persino di malattie fatali. Chiunque ha il dovere di serbare il dono della vita, sia egli un messaggero del Cielo o, all’altro estremo, un emarginato. Non è lecito recidere volontariamente il filo d’argento che lega al Maestro.
Si inganna chi crede di poter tornare, dopo il suicidio, al luogo donde venne: il vortice spaziale lo getterà lontano, come foglia secca. Ma la voglia di vivere deve essere cosciente: bisogna sapere cosa si vuole e per quale nobile fine si combatte, ricordare la missione e volerla compiere in Terra.
Disse il Pensatore: “Venerate le Muse, che vi aiutano nell’eroismo, vi guidano al successo, vi accompagnano in battaglia e nel lavoro e vi festeggiano con ghirlande di vittoria. Esse trasformano le vostre fatiche in bellezza. Vi vengono incontro nei giardini dove fiorisce l’albero della conoscenza, e non abbandonano chi le rispetta. Imparate a servirle: sono le Custodi della Bellezza”.
Così indirizzava la coscienza umana alla Verità.
189 — Urusvati ebbe molte occasioni di vedere grandi ipocrisie. Il Pensatore disse un giorno: “Cittadini, ditemi dove avete comprato queste maschere sorridenti. Ditelo agli attori, che le acquistino per la loro arte. Ma non crediate di aver ingannato qualcuno con quella falsa benevolenza, o che nessuno osi guardare dietro la maschera. Non è vero forse che persino i padri della patria sono ipocriti? Pare quasi che le rughe dei loro volti siano causate dalla cura per il bene del popolo, e che indossano quelle maschere solo per divertirlo! Ma attenti: qualcuno può trovare il coraggio di smascherare quei sorrisi e rivelare la vostra ipocrisia”. Così li ammoniva, e per questo lo odiavano.
E inoltre: “Vale la pena di costruire un’Acropoli così maestosa, solo come monumento alla vostra debolezza?”. Prevedeva il declino ormai prossimo, e che l’ipocrisia e la falsità avrebbero affrettato la fine.
Disse ai discepoli: “Il tradimento nasce nel palazzo dell’ipocrisia, e la storia lo ricorda come il più vile dei delitti. Non ho bisogno di dire queste cose a voi, che conoscete sia la supposta nobiltà che la delinquenza dell’uomo. Parlo per lo Spazio. Sia esso a gridare alla gente che la fine si approssima. Ma anche dai mondi lontani continuerò a chiamare in salvo il genere umano.
La criminalità è l’infezione più grave. Si parla dei dolori delle malattie e non si vuole ammettere che quel male rovina non il corpo soltanto, ma l’anima. Non perdete tempo. Dite agli amici quale pericolo è il tradimento”.
190 — Urusvati sa che il rapporto fra causa ed effetto è poco compreso. Il Pensatore narrò la leggenda di un cercatore d’oro: “Finì per convincersi che un certo luogo ai piedi di una rupe alta e strapiombante fosse adatto per le sue ricerche, e si diede a scavare eccitato. Un passante lo avvertì del rischio che la roccia gli rovinasse addosso. Il lucore dell’oro era però tanto attraente che quegli continuò a scavare, finché la rupe prese a cadere. Il viandante con un grido fece in tempo a salvarlo da una morte certa. Ma il cercatore non gliene fu grato e maledì il destino che gli aveva negato quell’oro.
“Gli uomini non vedono i pericoli che si apprestano. Quell’uomo non solo non ringraziò il suo salvatore, ma lo denunciò per non averlo avvertito prima! In storie come questa l’oro gioca di solito un ruolo importante, e anche nella vita è sovente causa di molti errori”. Così disse, e gli allievi domandarono: “Impareranno mai gli uomini a vedere le cause?”. Il Pensatore rispose che un millennio non è che un istante per il Cosmo.
Noi ricordiamo sempre come sapeva unire la coscienza umana alla cosmica.
Un giorno pose un problema: “Tre uomini compirono atti di valore: il primo di pieno proposito e guidato dalla conoscenza, il secondo sotto effetto di una droga, il terzo per caso, senza saperlo. Quale fu degno di premio?”.
“Il primo”, dissero i discepoli. “Giusto”, riconobbe, “fu quello il migliore, poiché diede prova di vero coraggio cosciente e di lucida ragione in mezzo al pericolo. Le azioni compiute in stato di ebbrezza sono indegne; e non si può chiamare eroico un atto accidentale o inconsapevole, che può compiere anche una belva.
“Oh Conoscenza, quando sarai dell’uomo? Udite come urla la folla, per un matrimonio o per una sciagura. In entrambi i casi mostra la sua ignoranza. Le scuole in cui si insegna il senso della vita devono essere più numerose, e gli insegnanti vi dovrebbero presentare la Verità, anziché assassinarla. Si deve imparare a proteggere gli insegnanti quando sono minacciati dagli abusi dei tiranni. I maestri rinuncino alle ricchezze, ma i concittadini provvedano loro l’ambiente adatto a trasmettere il sapere. Ma non illudetevi che la loro importanza sia presto riconosciuta. Passeranno dei millenni e ancora non la si sarà capita.”
Così disse il Pensatore, e le Sue parole restano vere in ogni tempo.
191 — Urusvati sa che prima delle grandi calamità appaiono manifestazioni scure e minacciose oppure magnifiche e luminose: in questo caso la natura è specialmente attraente, come per un ultimo sorriso. Il Pensatore diceva che sta in ciò la sua magia: “Ora tutto è così bello, come per consolare i cuori, che ne hanno bisogno. Oscurità e tempeste a volte sono segni di disgrazie minori. Ispirano terrore, ma per le grandi calamità la natura indossa il suo manto più bello per attenuare il dolore. È un balsamo magico, che solleva il viandante.
Non ho paura della tempesta, ma tremo al cospetto dello splendore del Cosmo. Forse, penso, è questa l’ultima volta che lo vedo? È giusto vincere quel tremito? Ma come percepire altrimenti i mondi lontani? Nelle ultime ore della notte ci lanciamo nello spazio, e al ritorno l’involucro terreno ci pare stretto. Non lasciamoci incantare dalla magia della natura terrena: non è che una goccia nell’oceano dell’Infinito. È bene pensare all’Infinito quando si è oppressi”.
E disse della catena delle vite: “Non solo esiste, ma è multiforme. Ci sono incarnazioni complete, ma anche altre parziali. Uno spirito forte può cedere una parte della sua energia. Si può dire che proietta un raggio o emana energia. Ciò aumenta il potere, espande la coscienza e senza deprimere approfondisce la conoscenza diretta. Certuni dispongono di un acume naturale, forse accumulato in vite anteriori, ma che potrebbe essere un dono della Grazia”.
Parlando dei mondi lontani si deve accettare l’idea degli influssi a distanza. Uno spirito possente, mentre è presente colà, se vuole contribuire al bene spedisce una particella della sua energia per ispirare e incoraggiare chi è in Terra. Un tempo le madri pregavano perché all’anima in atto di incarnarsi fosse dato il doppio di forza. Ci sono leggende di popoli che sapevano del potere dello Spirito e del Mondo sottile.
192 — Urusvati conosce le leggende sul compimento dei desideri. Disse il Pensatore: “Gli uomini non discernono bene fra un desiderio generato all’interno e un influsso esterno. Assumono che entrambi abbiano origine interiore e sono felici quando si realizzano senza capire che non sempre sono loro propri, ma estranei. In tal caso sono già maturati nello spazio ed essi non hanno fatto altro che reagire a un evento predestinato. Hanno creduto, a torto, che l’origine fosse interna mentre in realtà era una risonanza provocata dall’esterno”.
C’è la leggenda dell’albero che realizza qualunque desiderio, ma la ragione sta nella proprietà curativa delle foglie che, usate come rimedio, rendono più ricettivi ai comandi superiori.
I discepoli domandavano: “Che fare con chi non ascolta i buoni consigli?”. “Tacere”, rispondeva il Pensatore. “Non c’è ostacolo più impenetrabile della negazione. Se qualcuno ne soffre, lasciatelo stare, che non diventi furioso. Non è bene voler cambiare una mentalità, che, a tempo debito, forse si rinnoverà, guarendo la parte malata di negazione”.
E i discepoli: “Che fare se la Verità non interessa a nessuno?”. Risposta del Pensatore: “Avete le gambe, ricordatelo. Se gli avversari vi respingono avete occasione di esporre la Verità altrove. Grazie a loro la annuncerete in molti luoghi”.
193 — Urusvati sa che è malfatto ammucchiare come immondizie le offese ricevute. Il Pensatore insegnava: “Non sentitevi offesi dal malvagio e dall’ignorante che vi contrastano sulla via della rettitudine. Quel sentimento vi indebolisce, divora la volontà e frantuma la vita. Se reagite al male non fatelo perché offesi, ma per ristabilire il bene. Le opinioni dell’ignorante sono innocue. Compatitelo, senza prenderlo come compagno di via né accettare per buoni i suoi giudizi. Fareste bene a non rispondere affatto. A scuola si dovrebbe insegnare che chi marcia sul giusto sentiero è immune da tali offese, e che solo lo stolto si sente colpito, e ne resta intossicato”.
Domandavano: “Dove saremo dopo la morte?”. Rispondeva: “Non lontano da qui! Ciascuno durante la vita viaggia e visita la dimora futura, più volte, in sogno. Chiunque ha accesso al Sovramundano, perciò comportatevi da saggi in ogni cosa, giorno e notte.
“Si ripete che il sonno è simile alla morte, ma senza rifletterci bene. Il sonno non è come la morte fisica, ma, nel Mondo sottile, è simile a quell’esperienza. Alcuni entrando nel Sovramundano sonnecchiano e restano ottusi, e non imparano né migliorano. Ma chi è agile di mente vi comincia subito una nuova ascesa”.
Queste citazioni sono simili a ciò che dico. Quando studiate la Vita interiore della Fratellanza dovete saper comparare gli Insegnamenti di epoche diverse.
194 — Urusvati ha notato che nonostante le popolazioni dell’estremo Nord si mostrino contente, Kamchakta e Lapponi meriterebbero condizioni migliori.
Il Pensatore diceva agli allievi: “Classificare i popoli in base a valutazioni soggettive delle loro doti migliori è un grave errore. Non se ne studiano a dovere la fede e i costumi, poco si sa delle loro origini e li si giudica in base a certe parvenze che sembrano strane, e pochi dettagli. Paghi di tanta ignoranza non si è meglio dei folli!
“I giudici e i leader dovrebbero viaggiare molto e imparare a comprenderli prima di assumere la responsabilità di giudicare i propri concittadini. Vedranno allora che pochi vivono contenti, e dovranno cercarne le ragioni.
“I giudici devono essere onesti e bene informati. Dal loro livello si può stimare la coscienza di tutto il popolo. Se sono corruttibili e di mente ristretta, l’anima della nazione è in vendita. Direi che i banditi di strada sono più onesti di certi giudici a due facce!
“Non lasciatevi ingannare dai grandi fuochi accesi dove si annida la corruzione. Chi ha occhi per vedere li apra su ciò che vi accade. Cercate la gioia, e non stupitevi di trovarla in una capanna.
“Ascoltate! L’umanità cadrà in tale abisso di crimine da crocefiggere il Migliore.”
195 — Urusvati sa che una vita inerte e letargica ostacola il progresso nel Mondo sottile. I centri nervosi, che hanno i loro prototipi nel corpo sottile, non possono acquisire agilità in quelle condizioni.
Il Pensatore ebbe a dire: “Chi si fiderebbe di un generale che non fu mai in battaglia? Come valutare una nave mai varata? Le prove in verità sono benedette, perché il travaglio intenso prepara alla comprensione superiore. Non si cammina senza attività muscolare, e non si sale in spirito senza raffinare la coscienza. Solo lavorando si sperimenta quel fervore che conduce alle massime Guide.
“Bisogna poi avere il coraggio di domandare Loro se si è compiuto il proprio dovere: diranno allora ciò che si è fatto bene e dove si è sbagliato. Durante la vita terrena è raro che si badi ai Loro comandi e consigli, che suonano come tuoni, ma la coscienza a mala pena li percepisce. Si trema solo al cospetto della grande Presenza: le parole delle Guide non sempre arrivano a segno”.
Disse anche: “Ritmo e armonia giacciono assopiti nell’organismo umano, e bisogna ridestarli: quella musica deve assumere un ruolo importante nell’educazione. Senza il suo concorso non si entra nei massimi Reami. Il moto dà vita all’Universo, ed è regolato dal ritmo. Ma l’uomo non capisce che il battito del cuore è simbolo del moto universale”. Così rivolgeva l’attenzione a quegli alti Regni.
196 — Urusvati sa che chi è pieno di odio distruggerebbe anche l’indistruttibile! Un giorno gli araldi, per ordine delle autorità, proclamarono ad alta voce che gli Ateniesi che avessero osato anche solo pronunciare i nomi di Pericle, Anassagora, Aspasia, Fidia e dei loro amici sarebbero stati esiliati.
La folla, così istigata, pretese la distruzione della statua di Zeus, che faceva rammentare Fidia. E quando in un documento compariva il nome di uno degli accusati, gli Ateniesi, in preda al panico, lo bruciavano qualunque ne fosse il valore. I più pavidi evitavano persino di avvicinarsi alle loro case. I sicofanti si affrettarono a scrivere epigrammi per descrivere la caduta di Pericle a base di insulti. Di Anassagora si scrisse che era un asino che ragliava in piazza. E tutti sanno come si diede morte a Socrate.
Il Pensatore disse: “Pericle, Anassagora, Aspasia e Fidia sono nomi noti a tutti, ma non altrettanto può dirsi di coloro che li condannarono. Le statue di Fidia vivono nella memoria, ma nulla si sa di chi le volle distrutte. Si vorrebbe che una tale vergogna non si ripeta nella storia dell’umanità, ma non è che un sogno.
“L’uomo è un animale sociale, ma il gregge umano non sa brucare in pace, e non ha ancora capito che le corna sono solo per la difesa. Persino i tori sono più decenti. Che il pensiero diriga l’uomo all’Infinito”. Disse anche: “Le Guide sono preoccupate per la salvezza del Bello. Fidia fu chiuso in carcere, ma con quel gesto l’umanità si gettò nelle tenebre. Ora essa si lamenta per il suo Fato crudele, ma non se lo merita, forse?
“Governanti, e voi, persecutori della Verità: i vostri nomi sono svaniti nel nulla, ma quant’è grave il vostro fardello. Poco fa ho incontrato un lebbroso che non sa quale verità ha insozzato.” Così ammoniva, e ciascuno di Noi, in un altro momento e a modo suo, ha detto le stesse parole.
Gli uomini non vogliono ascoltare ciò che in anticipo hanno deciso di non sapere. Nell’ora crudele delle guerre fratricide invocano il Cristo, e i falsi testimoni giurano sulle cose più sacre: cosa gravemente blasfema. Non si teme lo spergiuro né si perita di irridere la fede altrui. Si trova sempre tempo per criticare e diffamare, non sempre per lavorare. Talora si parla di comunità, ma non si sa collaborare neppure nella vita quotidiana.
Ma in verità Urusvati sa che è impossibile distruggere l’indistruttibile.
197 — Urusvati sa che molte imprese buone e genuine non sono mai state annotate. Tuffarsi in mare per salvare chi sta per annegare è ritenuto un gran sacrificio, ma sarebbe stato altrettanto grande averne impedito la caduta. Molta energia viene spesa per prevenire le sciagure. Molti fuochi vengono spenti, ma altrettanti restano protetti. Nessuno sa come giunge il soccorso, perché sovente il pericolo più grave non è neppure presagito. Non si pensa a coloro cui si deve la vita.
Disse il grande Pensatore: “Forse proprio in questo istante si ha bisogno di essere salvati da un pericolo, chissà quale. Si dirà poi che è stato un giorno tranquillo, solo perché non si è vista la vipera che ci insidiava alle spalle, ma qualcuno l’ha cacciata. Siate grati ai salvatori invisibili.
“Non pensate mai che lo spazio attorno sia vuoto; al contrario, nel cuore si sentono presenze invisibili. Alcuni chiamano, altri salutano con un alito lieve, altri danno gioia o tristezza, altri sussurrano consigli. Lo stolto dice di essere il solo responsabile di tali sensazioni. L’ignoranza rende orgogliosi. Meglio ammettere che si fa quel che si può e si è grati per l’aiuto invisibile.
“Verrà il giorno che una domanda partita da Atene avrà risposta immediata da Corinto. L’uomo sarà padrone dello spazio e saprà che è saturo”.
198 — Urusvati sa che chi si getta avanti deve affrontare la bufera. Gli uomini la temono, e preferiscono restare al riparo. Pochi uscirebbero sotto la pioggia battente o la gelida grandine solo per accelerare la marcia!
Disse il Pensatore: “Attenti a chi manca di carattere: a volte è meglio lasciarlo ai suoi errori. I più non capiscono quanto sono evanescenti i possessi materiali, e a loro non si può far intendere il senso reale della vita. Ma a poco a poco, sperimentando per molte incarnazioni, si libereranno dall’incantesimo delle cose. Impareranno ad ammirare la creatività senza attaccarsi alle forme create. Non forzate nessuno oltre le sue capacità. È giusto dire la Verità, ma senza imporla: altrimenti si fomenta la ribellione, e anziché un’avanzata si ottiene un regresso.
“Il maestro di scuola sa, ad esempio, che gli alunni devono essere curati con molta premura negli anni dell’adolescenza. Dovrebbe saper parlare della vita in modo tale che ciascuno di loro creda di essere giunto da sé alle giuste conclusioni. Sarebbe allora come il bravo giardiniere, che sa quale vento porta i semi migliori”.
199 — Urusvati sa che non tutti gli Insegnamenti dei Maestri sono stati annotati nella storia. Sovente se ne sono accentuati i dettagli e trascurati i principi essenziali. Invidia e negligenza privano l’uomo di molte conquiste.
Disse il Pensatore: “Se cercate un manoscritto raro, non fatelo solo nelle biblioteche. Sarebbe meglio girare per i mercati e fare attenzione alla carta degli involti! Accade che bei frammenti di opere rare siano usati per avvolgere la verdura. Ricordo un poeta che non voleva che lo scriba usasse inchiostro velenoso per non intossicare chi avrebbe comprato ciliege avvolte in quelle carte. Non possiamo essere certi che le nostre opere giungano ai posteri nella loro forma originale”.
Disse inoltre: “I seguaci di Esculapio usavano i rimedi più svariati. Partivano dall’assunto che in Natura tutto è salutare e che dunque esiste una medicina naturale per ogni male. Un medico dovrebbe riconoscerlo, seguire l’esempio di Igeia e proteggere la salute umana.
“Se un uomo cade ammalato è perché il medico non è amico suo. Che i medici si comportino da amici, e non da becchini, del genere umano”.
200 — Urusvati sa che nell’antichità più remota si sapeva già dei mondi lontani. Non stupitevi. Anche allora l’uomo ebbe vera conoscenza. I più nutrivano però concezioni strane: che la Terra posasse su una vacca, o su una tartaruga o un mostro. Ridicolaggini superstiziose come queste convivono ancora oggi assieme a conoscenze autentiche e grandi quantità di informazioni. Come si tramandava il sapere, in antico? Come facevano i vari popoli a scambiarsi informazioni senza scrittura né altri mezzi di comunicazione? Chi sa della chiaroveggenza e dei voli in astrale non avrebbe difficoltà a rispondere, ma come sarebbe arduo spiegarlo alle menti ristrette!
Gli antichi custodivano meglio i segreti, giacché ritenevano errato parlare di un sogno sacro con l’ignorante, e riservavano ai pochi le esperienze migliori. Sorprende vedere coesistere tali estremi, ma il livello della coscienza è rimasto anche oggi tale e quale.
Disse il Pensatore: “Ogni uomo ha in sé una forza potenziale che lo può mettere in contatto diretto con il Mondo supremo. È il principio che costruisce la coscienza, e Ci permette di trasmettere informazioni nel suo nucleo centrale. Chi è capace di serbare costante il contatto con quel Mondo collabora a costruire il futuro, ma se rinuncia alla comunione suprema vive come bestia.
“Si sono dati all’uomo molti bei simboli, ma egli li usa in modo superstizioso. Vede dipinte figure alate e pensa che siano frutto di fantasia. Ma non è forse vero che ognuno può elevarsi? Che importa se i voli avvengono nel corpo di Luce o nel denso: ciò che conta è che sono reali, se ne abbia o no coscienza. Il sonno è un grande dono degli Dei e consente l’accesso al Sovramundano. L’insonnia è stata sempre considerata come un castigo proprio perché impedisce quella comunione naturale. Amici, siate grati agli Spiriti eccelsi che ve la consentono.
“L’uomo di norma ricorda solo vagamente le sue esperienze di volo astrale, ma nel profondo della coscienza ne conserva i preziosi tesori. Non si può pretendere di essere in grado di esprimere con parole tutte le proprie esperienze, ma chiunque può sentir crescere in sé il cumulo delle osservazioni sottili, proprio come una madre avverte i primi segni della vita nel suo grembo.
“Amici, in realtà noi voliamo e assimiliamo senza problemi la radianza dei reami lontani. Alcuni vorranno confutarlo, dicendo, nella loro ignoranza, che non esistono, o che sono solo miraggi, ma chi vi è stato li conosce per quel che sono.
“Amici, non andate a dire queste cose al mercato, ché passereste per matti. Ma un giorno queste parole saranno capite. Non si devono porre questioni, anche le più innocue, prima del tempo giusto. Gli ignoranti si trasformano facilmente in tigri, ed è prudente non creare simili belve.
“Amici, voglio dire a voi soli il mio ricordo di un mondo lontano. La distanza dalla Terra è enorme, ma il volo è istantaneo. È impossibile scendere su quella superficie estranea, anche nel corpo di Luce. Ma vi si vedono le rive degli oceani, e bei colori, e anche uccelli e pesci. Gli uomini non sono come noi, e, cosa mirabile, volano! Non si riesce a udire le loro parole, forse a causa del suono delle sfere. Ricordo l’azzurro dell’acqua, simile a zaffiro, e il verde della vegetazione e dei monti, come smeraldi. Si direbbe che per l’uomo terreno sia impossibile posare il piede su un suolo così puro. Anche l’aria è irrespirabile per noi.
Tuttavia dopo una tale esperienza di volo è penoso tornare nel corpo fisico, che è asfissiante, ed è come un abito stretto e scomodo. Ogni esperienza è insomma sia bella che difficile.”
201 — Urusvati sa che se parliamo di unità ne abbiamo buone ragioni. Si è già detto che un solo cavallo può ritardare tutta la carovana, e che un arco è tenuto assieme da forze interdipendenti: ora aggiungiamo alcuni detti del Pensatore. Un giorno, mentre passava con i discepoli lungo un muro ciclopico, indicò quella muratura possente e disse: “Guardate come queste pietre si reggono a vicenda. Non si saprebbe dire quale sia la più importante. Senza legante hanno tuttavia resistito a molti terremoti. Le tengono assieme solo l’unione e l’affinità naturale delle loro superfici. Si costruiscono murature connesse con l’artificio di una miscela di malta, ma i terremoti ne hanno spesso ragione.
“Se gli uomini rafforzano i loro legami con misure artificiose non sono certi di evitare la dissoluzione. Molto migliore e più resistente è l’unione spontanea dei cuori, che non richiede sostegni esteriori, e tanto meno quelli forniti dall’oro. Guardatevi soprattutto da questi ultimi.
“Affermo che neppure gli uomini di grande fervore sanno stimare e correlare i valori; solo i cuori costruiscono murature a tutta prova”.
E aggiunse: “L’uomo non imparerà a volare se non troverà ali affidabili. Il simbolo di Dedalo è un monito eterno, ma noi parleremo molto dei mondi lontani: pensando a quelli ci crescono le ali.
“Che ciascuno dica come li immagina. Per quanto vivida, la sua fantasia avrà sempre ragione, poiché in verità tutto esiste, e l’immaginazione può inventare solo una piccola parte della realtà.
“Non scoraggiatevi se vi pare di aver poca fantasia. Di fronte all’Infinito tutto è limitato: ciò che conta è che l’impegno sia ardente.”
202 — Urusvati sa che pochi distinguono bene fra essenziale e insignificante. Per di più, quando si avverte l’incombere di un evento importante invece di affrontare il problema con decisione si cercano scusanti senza valore. Gli uomini si appassionano tanto alle cose di nessun conto proprio per evitare l’approccio all’essenziale. Non capiscono che vi troverebbero la bellezza. Bisogna discernere chiaramente i dettagli senza importanza, che tanto piacciono alla mente: ciò fatto sarà possibile sterminare quegli insetti.
L’essenziale si manifesta nel silenzio profondo. Ma proprio allora i pagliacci agitano i loro sonagli e battono sui tamburi. Noterete che poco prima di un grande evento la folla si inquieta, perché lo sente arrivare.
Disse il Pensatore: “È strano che gli uomini si gettano polvere negli occhi e poi corrono dal medico. E non la lasciano togliere del tutto: sono abituati alla polvere, tanto che ormai fa parte dei loro occhi. Non accecatevi come loro.
“L’eroe dal cuore puro disperde il male, e sarebbe bene che la sua vita venisse insegnata nelle scuole. Gli alunni imparerebbero cosa fu fatto a Pericle e ad altri eroi. Così si dovrebbe scrivere la storia.
“Quanto ci vorrà perché la gente superi il timore che gli incutono i grandi uomini? Forse verranno alcuni a rimuovere a poco a poco la polvere dagli occhi.
“Se il sangue ne è inquinato il cuore soffre orribilmente.”
203 — Urusvati sa che alcuni vorrebbero che la vita sulla Terra fosse solo terrena. Ma cosa intendono precisamente con ciò? A costoro i concetti sovramundani non interessano affatto, a loro basta quella vita gretta e mediocre che resta, una volta escluse con cura le concezioni superiori. Non capiscono che non esiste nulla di “terreno”, poiché tutto è del Cosmo e ogni pietra è parte dell’Universo.
Gli uomini non sono porci, incapaci di levare gli occhi al Cielo. Non vivono di rifiuti terreni, ma di energie superiori. Eppure per molti millenni si è diffusa ostinatamente l’idea di una esistenza esclusivamente terrena. Non solo gli atei, ma anche i credenti negano i Regni superiori e sottili. Si stenta a credere che mentalità così opposte concordino nel ricusare le basi della vita. Mossi dalla paura e dall’ignoranza non osano affrontare la bellezza suprema. Neppure la conoscenza li avvicina al regno psicofisico, e i credenti non vogliono che le loro divinità li conducano in quelle sfere.
Così insegnava il Pensatore: “Non sminuite la vita, limitandovi alla Terra soltanto. Tre sono i mondi per l’uomo, ma deve meritarseli. Egli si attacca alla Terra, che è peritura, e dimentica di essere partecipe di una vita sempiterna!
“Non limitatevi al solo tangibile. Abbiamo altri sensi, per una percezione totale. Ma li usiamo? Il Sovramundano ha le sue espressioni. Grandi tesori ci sono dati.”
204 — Urusvati sa che esistono nemici visibili e invisibili. Chiunque compie ricerche nel campo delle trasmissioni mentali annoti le condizioni avverse che accompagnano gli esperimenti. I pensieri possono essere intercettati da entità spaziali, e si sa durante le trasmissioni c’è chi ascolta i pensieri.
Bisogna inoltre badare alle condizioni del gruppo di sperimentatori: si è notato che la loro armonia favorisce il compito e protegge dalle intercettazioni. Anche la presenza di amici, purché in stato di armonia psichica, gioca a favore della trasmissione. Chi invece è confuso e irritato collabora, pur senza saperlo, con i furfanti spaziali: in tal caso l’aura agisce come potente distruttore delle correnti. Queste persone lo negheranno, ma in realtà ne sono complici. Prima o poi, nel Mondo sottile, rimpiangeranno quell’assenza di autocontrollo.
Gli uomini non ammettono che tutti gli errori sono visti da entità invisibili, e che il pensiero si dovrebbe coltivare nelle condizioni mentali più propizie.
Gli stolti credono che le droghe lo rafforzino, ma gli spasimi mentali così indotti non contribuiscono certo all’evoluzione. Le emanazioni delle droghe attirano elementi perniciosi, che afferrano brani di pensiero e ne fanno un tessuto micidiale. Tutti sanno per esperienza che i loro pensieri benefici vennero talora distorti. Se ne cerchi la causa nell’ambiente, e sicuramente la si troverà.
Disse il Pensatore: “Povero pensiero! Nessuno lo protegge. Non appena mette le ali, il male è pronto a calpestarlo e farlo a pezzi. È facile preda nello spazio, e sparisce come una manciata di monete gettata alla folla. Tutto è bene se viene accolto da uno spirito nobile, ma fra i passanti si nascondono i ladri. Il corpo ha bisogno di igiene, ma ancor più deve essere pura la mente”.
205 — Urusvati sa che il Sovramundano non è solo una questione extraterrestre. Lo studio della vita include i mondi superiori e i concetti supremi. La vita fisica posa su leggi immutabili e per comprenderla è necessario correlare tutti i mondi e riconoscere l’importanza del sottile.
È giusto dire che l’uomo si incarna per fini specifici. Gli umiliati e i torturati, ad esempio, tornano per ricordare agli altri i loro diritti calpestati, ma i più non vanno oltre il desiderio di vendetta e castigo e solo pochi salgono alle nobili altezze del perdono totale e della pura autoperfezione. Alcuni tornano dove furono maltrattati per vendicarsi in modo tremendo. Si celano fra la gente comune, fomentano le rivolte e ostacolano il progresso del paese dove vivono.
Se si capissero le conseguenze della violenza si aiuterebbe la costruzione del proprio paese, ma ben pochi riconoscono che il sangue versato nell’odio dovrà essere purificato. Perciò molte volte abbiamo ricordata la necessità di migliorarvi e di capire il Mondo sottile. Ciascuno di Noi ha esortato in questo senso.
Disse il Pensatore: “Attenti, siete voi che create le Furie. Gli Dei non pensano alla vendetta, sono gli uomini che creano quei mostri orrendi. Siamo noi stessi a selciare la via, ricordatelo. Quali parole più semplici potrei dire per farmi capire da tutti?”.
Bisogna dunque trovare la causa della discordia e del conflitto. Se ricordassimo la vita passata fra le ombre, capiremmo che proprio colà abbiamo predisposto la prossima esistenza. State in guardia.
206 — Urusvati sa che la durata del soggiorno nel Mondo sottile è molto variabile, da pochi mesi a migliaia di anni, secondo i casi. Le ragioni sono molteplici, ma la principale è il libero arbitrio. Cos’è meglio per l’anima: sostarvi a lungo o brevemente? Entrambi gli estremi hanno i loro vantaggi. E sarebbe anche possibile non fare più ritorno in Terra, se l’anima volesse? Certo, tutto è possibile, ma in questo caso la vita nel Mondo sottile deve essere più utile che la terrena.
Abbiamo detto che Esseri potenti possono trasmettere un Loro Raggio a qualcuno in Terra, che ne resta illuminato. Quell’atto equivale per costui a una incarnazione. Per di più, lo spirito può suddividersi, e quei Raggi allora illuminano vari individui nello stesso tempo. Si tratta in questo caso di un servizio molto potente all’evoluzione.
L’uomo insomma costruisce il proprio destino, sviluppa la mente senza limite, può essere generoso sino all’abnegazione. Quanto più dà, tanto più riceve, e il suo pensiero cresce salendo a spirale. Ecco verità da insegnare nelle scuole.
Il libero arbitrio è in grado di condurre ai mondi lontani? Certamente sì, se accompagnato da vero oblio di sé stesso. Certi Esseri sono partiti per altri pianeti, lo sapete. È una vittoria eccezionale, che invigorisce la mente e apre orizzonti nuovi al pensiero. Più volte il Pensatore disse che sarebbe partito per un altro mondo, e che di là avrebbe aperto una nuova linea di comunicazione. Ci vorranno secoli per riuscire in questa impresa, ma nulla è impossibile, se la volontà è diretta alla meta.
207 — Urusvati sa che pochi concepiscono il pensiero come energia. Inoltre si ritiene che abbia una sfera d’azione circoscritta, citando a sostegno l’esempio delle onde radio che non vanno oltre certi strati dell’atmosfera. Questo è vero, ma non riguarda il pensiero umano, la cui energia non è paragonabile alle onde radio. Gli strati dello spazio gli obbediscono senza resistere. Quando parliamo di trasmissioni mentali a grande distanza alludiamo, più precisamente, al pensiero diretto.
Disse il Pensatore: “Imparate a pensare cominciando dai pensieri più semplici. Meglio di tutto è sognare begli oggetti nel modo più vivido. I sogni sviluppano l’immaginazione, senza la quale dove andreste? E come assimilare le osservazioni migliori? Come ricordare in questa vita le faville della Radianza sovramundana se non coltivando la facoltà di costruire immagini? In verità la sviluppa l’anelito profondo per il Sublime.
“Non c’è nulla di statico. Anche l’immaginazione deve crescere, altrimenti si estingue, e chissà quando si potrà riaccenderla. I filosofi devono avere grande fantasia creativa, come gli artisti. La capacità di sognare nasce nell’infanzia, e bisogna educare i fanciulli a coltivare il pensiero”.
Così diceva, ed esortava i discepoli a sognare. In questo modo nascono le immagini di governi migliori e del benessere generale. La felicità vive nei sogni.
208 — Urusvati sa che certe visioni possono giungere inattese e subitanee. Specialmente notevoli sono quelle di persone sconosciute. Le cause sono molteplici. Forse non sono realmente degli ignoti, li si è incontrati nel Mondo sottile. Per somiglianza di vibrazioni può persino accadere che quelle visioni siano simultanee per entrambi. Se questi eventi venissero annotati e se ne parlasse con amici fidati, molte cose si chiarirebbero. Non lo si fa, e la coscienza umana perde un’occasione di apprendimento pratico.
Ad esempio un pianoforte suonava chissà dove, generando vibrazioni che nella coscienza di Urusvati diedero forma alla visione dell’ignoto pianista. È una consonanza che agisce sui tessuti ignei. Gli uomini entrano in contatto fra loro mediante armonie sonore, e ne nascono atti di collaborazione.
La repentinità di molte visioni si spiega con le leggi del Mondo sottile, dove il tempo fisico non esiste. La loro brevità è illusoria: le percezioni umane sono limitate dal mondo terreno, per cui le immagini appaiono improvvise e subito svaniscono. Ma nello stato sottile la coscienza penetra nella sfera mentale, e gli eventi sottili si sviluppano in modo naturale. Così aumentano le esperienze nel Mondo sottile e si capisce che la subitaneità terrena è illusoria.
Il Pensatore faceva notare la differenza fra le percezioni terrene e sottili: “Le creature invisibili passano veloci, segnalate a volte solo da un lieve alito di vento. Talora appaiono come una nube azzurra, ma è raro che si riesca a distinguere quegli ospiti insoliti. Eppure bisognerebbe salutarli e accoglierli come amici cui aprire il cuore, per ricevere l’aiuto portato da quei reami di bellezza”.
209 — Urusvati sa che l’energia onnipresente si manifesta con mezzi naturali o artificiali. Tutti capiscono che il primo modo è superiore, eppure si è scritto molto di più sull’artificiale. È innegabile infatti che i fenomeni artificiali sono stati studiati a fondo da tempo immemorabile, ma oggi, al confine fra due epoche, è ora di rivolgersi ai metodi naturali.
All’uomo primitivo, molto grossolano, occorrevano ritmi e riti meccanici per destare le energie sottili. Ora il sistema nervoso è molto più raffinato e l’uomo si rende conto che volontà e pensiero sono attributi suoi, e che dunque li può usare per via naturale.
Eccitare la mente ricorrendo alla droga è errato, è un metodo che si ripercuote sulle generazioni future. Gli stimolanti artificiali sono dannosi quanto le malattie più gravi: l’unica differenza è che gli effetti di queste appaiono in breve, mentre quelli hanno un lungo periodo di incubazione e agiranno sulle generazioni a venire. L’uomo però pensa poco al futuro e non gli importa in che modo vi contribuisce.
Disse il Pensatore: “Non sappiamo per chi costruiamo la fortezza: se capissimo che è per noi stessi saremmo più accurati nello squadrare le pietre. Non è il caso di rallegrarsi quando la vita terrena ha termine, poiché non si sa dove si tornerà a lavorare. Chi è saggio fa bene però a pensare che sarà chiamato a sistemare i conti”.
210 — Urusvati sa che all’inizio della nuova razza umana ci saranno cambiamenti in tutti i regni di natura. L’uomo comune non li avvertirà, e se qualcuno sentirà qualcosa di insolito esiterà a farne parola.
Neppure i chiari sintomi di nuove malattie sembrano stimolare la ricerca. È essenziale osservare il proprio ambiente. Molti eventi inconsueti appaiono nel regno animale e nel vegetale. Le malattie che colpiscono animali e piante ricordano le umane. Gli uomini hanno imparato a difendersi dai flagelli noti, ma ora sono minacciati non tanto dal colera e dalla peste, e neppure dal cancro o dalla meningite, quanto da nuove malattie nervose che possono farsi gravemente epidemiche. Sono infermità dell’energia psichica e possono essere contagiose; ma ci vorrà molto tempo prima che i medici se ne accorgano. Le si potrebbe chiamare febbri da fuoco, ma ciò che importa non è il nome, ma la causa. I mutamenti di razza non comportano disastri inevitabili, ma è importante che l’energia psichica sia tenuta in buono stato: se è inquinata è causa di gravi disordini spaziali.
Disse il Pensatore: “Ricordate che tutto è in movimento. Nessuno ha il diritto di inquinare la corrente cosmica: aggraverebbe le sofferenze di molti e, prima ancora, le sue. È la paura che distoglie gli uomini dai mondi sottili”.
211 — Urusvati sa che è difficile giungere all’armonia della coscienza. Con ciò non intendiamo l’uguaglianza livellata, che per la multiformità del Cosmo non esiste. Ma l’armonia di tutte le parti è indispensabile proprio perché nulla si ripete. Mezzi molto complicati occorrerebbero per uguagliare le coscienze. C’è chi è prossimo alla vetta e chi non è ancora neppure al piede della montagna, e il loro pensiero non ha nulla in comune. Una conoscenza di pari livello sarebbe insufficiente per quello ed eccessiva per questo, che ne verrebbe confuso e persino indotto a tradire.
Il Maestro deve sovente soppesare quanto l’allievo può assimilare senza danno. Meglio non dire che dire troppo, così aprendo la via al tradimento. L’essenza della saggezza sta nel comprendere tutte le variazioni suscettibili di essere armonizzate. Perciò il Maestro a volte accelera, a volte frena, osserva molte processioni di pellegrini nello stesso tempo, e ne regola il passo.
Mentre l’uomo avanza avvengono molte cose di cui non s’avvede. E il Maestro pone dei capisaldi lontani. Indica certi segni rivelatori che, se dal punto di vista mondano non hanno valore, sono in realtà simboli di grande importanza. Non fa meraviglia che quelle pietre miliari vengano poste in anticipo, poiché nel Mondo sottile il tempo non esiste. Quei segni valgono per il loro significato e non nel senso terreno.
Disse il Pensatore: “Chi sa quali sono le misure usate nello spazio? A noi basti osservare e non misurare i giganti con il metro dei nani”.
212 — Urusvati sa che i segni della natura sono estremamente variabili. Si tende di solito a notare solo quelli di cattivo presagio, così affondando nella superstizione. Un osservatore intelligente capisce però che se, ad esempio, il raccolto è abbondante ma le correnti discordi, c’è tendenza sia a un grande bene che a un grande male.
Chi è saggio non si rallegra necessariamente per l’improvviso fiorire delle sue imprese. Il contadino sa che una corrente benefica per le sue messi può avere ripercussioni nocive in luoghi lontani. Ciò vale per ogni cosa.
Anche in antico i saggi sapevano che i segni favorevoli possono presagire temibili conseguenze, quanto quelli di sventura. È impossibile immaginare le catastrofi che si formano nello spazio per precipitare secoli dopo. Non si può prevenire ciò che è già accaduto, ma è possibile acquisire la giusta capacità di accettarlo con sopportazione spirituale. Diciamo che l’equilibrio è necessario perché prevediamo molti mutamenti, che gli uomini neppure sospettano.
Il Pensatore avvertì sovente della possibilità di catastrofi cosmiche, e per questo Lo derisero. Ma come essere certi che lontano nello spazio non ci siano semi di cataclismi che si abbatteranno in Terra dopo un millennio? Eppure i loro messaggeri raggiungono l’uomo e ne turbano la coscienza.
I Maestri devono ripetere che tutti i mondi sono fra loro coordinati.
213 — Urusvati sa che l’Energia primaria pervade tutto ciò che esiste. Perché mai questa verità va ripetuta così sovente? Si direbbe che la coscienza umana non abbia affinità con quell’idea. Si discute delle energie ma nessuno osa riconoscere che ne esiste alla fine una soltanto.
Bisogna ora ammettere che il pensiero è una delle sue manifestazioni più elevate. È impossibile isolarlo dall’Energia fondamentale del Cosmo. Il pensiero ne è la stessa, eterna forza motrice, poiché genera correnti che ridestano e dunque rinnovano l’Universo. Se dunque dico che gli esseri pensanti partecipano alla sua creazione Mi esprimo in senso reale, non allegorico. Ne segue che l’uomo è pienamente responsabile della qualità del suo pensiero. Ogni moto mentale intenso e gentile emette belle vibrazioni, mentre quello maligno spande in Terra scorie micidiali.
Un maestro deve educare gli allievi a stare sempre dalla parte del bello. Ciascuno di essi può arricchire lo spazio. Non limitatevi a pensare che al suolo bastino i fertilizzanti materiali. Si potrebbe sperimentare con l’influsso mentale, anche se queste prove richiederanno tempi lunghi. Noi Ci dedichiamo sovente a esperimenti prolungati, poiché non è sicura la conoscenza ottenuta con frettolose conclusioni. Se le indagini fossero continue, si dimostrerebbe chiaramente che l’energia sottile esige approcci altrettanto sottili. Mai applicare ai giganti le misure dei nani, lo ripeto.
Il Pensatore disse queste stesse cose, e ripeteva che i soggetti elevati sono da studiare quando la mente è esaltata. “Siate sempre commensurati al fine”.
214 — Urusvati sa che l’uomo non comprende bene l’idea di ritmo. Ha dimenticato gli insegnamenti in proposito, e oggi esso è concepito solo come elemento della musica e della danza. Gli scienziati parlano di ritmi vibratori, ma le loro conclusioni non escono dai laboratori. Il ritmo dovrebbe manifestarsi in tutta la vita, in ogni lavoro, in qualsiasi attività creativa. Solo gli operai provetti sanno che il lavoro ritmico è il più produttivo.
Il vero karma yogi conosce la gioia del ritmo privo di tensione artificiosa. Egli lavora non perché costretto, ma perché non saprebbe vivere altrimenti. Questa forma di Yoga è intimamente connessa al ritmo. Solo quando un ritmo di grande potenza unirà le vibrazioni similari in tutti i paesi si avrà un beneficio reciproco. Il suo intervento invisibile produce vera armonia. Purtroppo nella vita di ogni giorno tale cooperazione spontanea e senza riserve è rarissima.
Chiunque lavora è assistito invisibilmente dal Mondo sottile, e il suo successo sarebbe maggiore se lo riconoscesse. Si schernirà l’idea che carpentieri, muratori e contadini ricevano aiuto sottile, ma senza ragione, perché è vero che qualsiasi buon lavoro viene aiutato. L’energia di quel Mondo è inesauribile, sarebbe bene ricordarlo.
C’è poi un’altra verità poco capita, dato che gli uomini si sdegnano se le loro idee vengono afferrate e usate da altri. In realtà la diffusione di idee proficue dovrebbe essere causa di gioia. Ma i più non sono abbastanza magnanimi per capirlo.
Disse il Pensatore: “Le idee nascono con ali leggere”. È bello liberare un uccello dalla gabbia, e così dovrebbe essere per un’idea benefica. Il pensiero deve nutrire lo spazio, altrimenti non ci sarebbe modo di progredire. Sciogliete le idee da legami e catene. Non badate ai guardiani: affrettatevi a liberarvi.
215 — Urusvati conosce l’importanza delle diversità sottili. Indescrivibili a parole, sono raramente comprese. Come spiegare infatti perché una cosa é permessa e un’altra, solo minimamente diversa, è già una violazione gravissima? Solo una coscienza espansa discerne il confine tra creare e distruggere. Molti culti antichi descrivevano l’una e l’altra azione con un unico simbolo, per indicare quanto sono prossime fra loro, mentre l’intelletto le separa in modo così netto.
Altrettanto difficile è dire fino a che punto si possa agire sul karma altrui. Ecco ad esempio un maestro di scuola che vuole aiutare un allievo all’esame. Vorrebbe ardentemente influenzarlo, ma l’allievo è confuso, e non nota i segni e gli sguardi di incoraggiamento. Il maestro non può impedirgli di fare errori, e nonostante il suo buon volere deve tacere e guidarlo sulla via giusta nel modo più indiretto e garbato.
Prima di interferire nel karma altrui, bisogna tener conto di molte circostanze, sapendo che si influirà su altre persone. Non si comprende che male e bene sono intimamente intrecciati, e molti deriderebbero questo concetto.
Il Pensatore lo disse sovente, e usò proprio l’esempio degli esami di scuola. Non Lo si volle ascoltare, naturalmente, come sempre.
216 — Urusvati ha udito esplosioni nel Mondo sottile. Vi sembra forse strano che ciò accada, ma tutto di quel Mondo va inteso in maniera sottile. In qualunque sfera le esplosioni sono possibili. Se l’orecchio fisico non le percepisce, tuttavia il cuore freme in modo particolare e la chiarudienza ne trasmette una netta impressione. Si deve allora ammettere che le sfere sottili risuonano continuamente per l’udito sensitivo.
L’uomo ordinario non percepisce questi segnali sottili. O nega l’esistenza del Sovramundano o ne resta sconvolto.
Nelle letterature dei vari popoli se ne trovano esempi probanti. Shamballa, ad esempio, viene posta all’estremo Nord, e le aurore boreali starebbero a confermarlo. Ma scariche elettriche analoghe si osservano anche nell’Himalaya.
Il Pensatore insegnò che ci vuole molta prudenza nel rivelare verità agli immaturi, a scanso di gravi confusioni. È un consiglio da seguire, adattandosi allo stato della coscienza umana.
Per quanto possibile è bene usare le parole più semplici. La semplicità è davvero indispensabile.
217 — Urusvati sa che l’atmosfera oggi è sempre più intossicata. Le conseguenze su molti aspetti della vita sono evidenti. Si soffre per molte malattie fisiche dipendenti dalle proprie debolezze, e la società umana è scossa da malesseri e disordini. Noi predichiamo l’unità, poiché l’armonia è sempre la miglior profilassi. Occorre un grande equilibrio, e se lo si realizzasse in tutto il mondo le ore più insidiose passerebbero senza danno.
L’equilibrio dipende dal libero arbitrio di ciascuno, ma gli uomini non vogliono saperne della responsabilità implicita. Le infezioni si trasmettono non solo per predisposizione, ma anche per carenza di equilibrio. Un viandante che ne difetti, incapace di superare un passaggio rischioso, procede ansioso e atterrito. Chi è squilibrato distrugge sé stesso e infetta di paura i vicini.
Confermo che l’atmosfera é sempre più avvelenata. Siate vigili. Conosciamo questi tempi perché li abbiamo incontrati più volte nelle Nostre vite terrene. È bene saperlo e far forza sull’equilibrio: in questo modo si resiste e si superano tutti i turbamenti.
Il Pensatore usava dire, quando era in simile situazione: “Il cielo è oscurato da nubi minacciose. Restiamo a casa, per non turbare la quiete. Neppure le tempeste più spaventose durano in eterno”.
218 — Urusvati sa che i nomi hanno potenza magnetica. Ogni suono corrisponde a un dato raggio cosmico ed è connesso a segni di valore astrologico potente. Avrete notato che talora non vietiamo di dire i Nostri Nomi, e in altre occasioni invece consigliamo di non farlo, neppure mentalmente. Ciò perché in certi periodi le combinazioni sonore non producono correnti magnetiche di rilievo, e in altri invece un Nome percuote lo spazio come un colpo di martello. In tal caso, per ragioni di equilibrio, è meglio non pronunciarlo. La stessa cosa vale anche per i nomi personali e persino di luogo.
In antico i nomi avevano una base astrologica. Presso vari popoli si imponevano più nomi a uno stesso bambino, in modo da non dover pronunciare l’astrologico. È meglio non farlo, infatti, anche nei periodi favorevoli, poiché potrebbe agire come un colpo di folgore.
In genere non si sa discriminare fra magnetismo e ipnotismo: infatti non si capisce che questo riguarda le forze personali mentre quello è un fenomeno cosmico. Il Pensatore parlò sovente del valore di queste energie. Diceva che se un uomo esclama: “Come sono disgraziato!” non fa che aggravare i suoi guai, e chi si dichiara contento apre le porte alla felicità.
“Non pensate però che l’uomo possa disporre del suo benessere o della sua sventura. La questione è molto più profonda, poiché egli ha a che fare con energie poderose. Se esprime uno stato d’animo lo spazio lo registra subito e invoca le Forze supreme. Non siate ingrati o imprudenti”.
Egli consigliava sempre ai discepoli di badare a ogni parola, e di non parlare mai a vanvera.
219 — Urusvati sa che le combinazioni più sottili sono irripetibili. Un giorno il Pensatore notò che l’uditorio stentava a comprendere il concetto di unicità. Prese allora un grande specchio di bronzo e lo coprì con un sottile strato di sabbia, poi ne percosse l’orlo con ritmi diversi, causando vari disegni nella sabbia. Propose quindi agli allievi di ripetere gli stessi ritmi per ottenere risultati identici. Naturalmente nessuno vi riuscì.
Disse allora: “Le parole non sempre convincono, ma l’esempio più semplice illustra la generosità della natura, che mai si ripete nel suo splendore. La Legge è una sola, ma si manifesta in modi innumerevoli. Quei disegni non sono stati ripetuti per varie ragioni, ma soprattutto perché le condizioni cosmiche erano ormai mutate.
“Le combinazioni sottili vi siano fonte di gioia, perché dimostrano che le vostre possibilità sono infinite. Tutto muove e nulla si ripete. Ecco una legge che vale per tutta la vita.
“Questo consiglio però ha valore solo se applicato all’istante. A che servirebbe ingoiare una medicina un anno dopo la prescrizione? Negli archivi segreti stanno molti consigli disattesi. Si dice al cacciatore: ‘Tira, non mancarlo!’, ma la sua mano tarda e la freccia vola invano nello spazio; e forse reca danno dove non era diretta.
“Se l’uomo capisse la legge dell’unicità avanzerebbe veloce. L’intelletto ottusamente suggerisce che ogni giorno ripete il precedente, lo si sente dire a ogni piè sospinto. Ma in verità ogni istante è diverso. La coscienza non torna mai nello stato di prima; persino nei casi di degrado regredisce in modi diversi. Micro e macrocosmo sono infiniti. Non c’è canto che si possa esattamente ripetere, perché ogni volta le circostanze cambiano. Se tornate in una città dopo molti anni tutto vi sembra diverso. La vostra coscienza non saprà mai replicare lo stato precedente. Alcuni si sentono depressi da questo pensiero, ma il saggio se ne rallegra, poiché vi ravvisa il moto.”
Così il Pensatore infondeva coraggio. Nella Fratellanza questi principi sono applicati in misura totale. Cito le parole di quel Grande perché sapete quanto fece per Essa.
Se qualcuno affermasse di voler dare ascolto solo al grande Pellegrino limiterebbe il proprio progresso, ma Noi apprezziamo quell’amore dato a cuore aperto, che è inesauribile. Sarebbe forse giusto sopprimere i suoi slanci, quando si sa del lavoro compiuto per il bene umano?
Devozione ed eroismo senza riserve riempiono lo spirito di abnegazione purissima. Le ali dell’abnegazione portano alla Fratellanza.
220 — Urusvati sa che Noi abbiamo continuo contatto con il Mondo sottile. Perché la conoscenza sia completa è necessario essere in rapporto con le varie sfere. Attorno all’idea di quel Mondo si è accumulata molta incomprensione, e in particolare, ancora una volta, l’unicità è male intesa, ma è valida colà come in Terra.
Esistono molte descrizioni di quella sfera, tutte però limitate alle esperienze individuali dell’osservatore. Perciò alcuni riferiscono dei livelli inferiori, popolati di spettri disgustosi; altri parlano di ombre in letargo; oppure qualcuno vi ravvisa una completa somiglianza al mondo fisico, mentre altri ancora riferiscono di corpi luminosi. Ciascuno descrive ciò che ha visto: l’errore sta sempre nella limitatezza, per cui si prende uno strato di quel Mondo per il suo intero. Queste inesattezze causano dispute e accuse reciproche di falsità. Ma se si capisse la sua multiformità si vedrebbe che è meglio tendere con impegno alle regioni superiori.
C’è chi dice che nulla lo interessa in Terra e che non vede ragione di vivere. Se persiste in tale convinzione continuerà anche nel Mondo sottile la stessa esistenza inerte. Chi restringe il concetto di quel Mondo con le proprie convinzioni terrene, vi resta limitato e incapace di nuove avventure. Pochi pensano ai mondi superiori: si teme persino la radianza di Materia Lucida. Alla mente ristretta ripugna raffinare il pensiero. Già vivendo nel fisico l’uomo dovrebbe proporsi dove continuare le sue imprese. Dovrebbe concentrare il libero arbitrio e rivolgere la mente a deliberate scelte sottili.
Il Pensatore consigliava di farsi precedere in volo dai propri pensieri, a preparare dimore nuove e più belle.
221 — Urusvati sa che in Terra si è sempre attorniati da entità sottili. Di norma non le si avverte, ma talora si sentono soffi di vento o tocchi lievi. Seppure di rado, si vedono i cosiddetti fantasmi. Ma Noi facciamo notare che, a parte tali sensazioni esteriori, ogni uomo raffinato sente fremiti interni e stimoli o depressioni diverse, che sono appunto causati dall’approccio di entità sottili.
Anche gli animali, i cani specialmente, sentono la presenza di manifestazioni sottili. Ciò avviene perché le vedono o le fiutano? La loro vista non è sviluppata quanto l’olfatto, che è molto acuto. Quali razze canine sono più sensibili al Mondo sottile? Certamente quelle a pelo lungo, che raccoglie più elettricità. Anche quegli uomini che più si caricano elettricamente, avvertono meglio quelle presenze, di notte e di giorno.
Non pensate che i fenomeni sottili siano eccezionali. Chiunque abbia una buona sensibilità, e in adatte condizioni, è in grado di percepire la vicinanza di entità sottili. Talvolta le loro parvenze sono conturbanti, ma un comando della volontà basta ad allontanarle, purché emesso senza indugio. Non si deve cedere a una paura momentanea, perché in tal caso non è più possibile ricorrere alla volontà.
Il Pensatore sapeva che la volontà dev’essere vigile e desta e diceva: “Abbiamo tutti una spada per difenderci, ma bisogna usarla con prontezza”.
222 — Urusvati sa che talvolta basta una sola parola per deformare un’intera teoria cosmogonica. Il filosofo propose un giorno ai concittadini di pensare la Terra al centro dell’Universo, ché allora avrebbero capito il dovere e la responsabilità dell’uomo. Ma quelli persero una delle sue parole, e ne nacque una concezione del mondo completamente diversa.
L’essenza dell’Insegnamento può essere deformata in molti modi, poiché termini in apparenza equivalenti hanno senso diverso in altre lingue, che sono numerosissime, tanto che anche gruppi etnici contigui hanno le loro espressioni tipiche. Ci sono poi le lingue dette sacre, usate un tempo da sacerdoti e ierofanti, alcuni termini delle quali caddero nell’uso popolare e furono usate in modo errato. In tutti i secoli si ebbe così un degrado del linguaggio.
Se dunque può nascere un malinteso per tali diversità di linguaggio, non per questo sono da scusare alla leggera le azioni indegne, sempre purtroppo causate dall’invidia e dalla malevolenza. Per un motivo o per un altro le menti migliori di tutte le nazioni furono sempre perseguitate. Considerate le ragioni addotte per condannare ed esiliare Pitagora, Anassagora, Socrate, Platone e altri grandi: sono quasi sempre le stesse, e infondate. Ciò non impedì che nei secoli successivi essi fossero pienamente riabilitati, come se mai li si fosse diffamati. È giusto concludere che furono troppo grandi per la coscienza dei loro contemporanei, e la scure del carnefice era sempre pronta a colpire chi non si inchinava. Pericle venne riconosciuto solo dopo che fu ridotto in tristi condizioni: allora l’accettarono come loro pari!
Bisognerebbe dedicare uno studio alle ragioni addotte per perseguire i grandi. Vagliandole si vedrebbe chiara la mala volontà. Vi raccomando di farlo: che qualcuno si decida! Tali ricerche mostreranno le intime somiglianze fra le persecuzioni inflitte a Confucio e a Seneca. Noi serbiamo memoria di vicende analoghe. Fratelli e Sorelle le patirono. Giovanna d’Arco, Aspasia e tutta una serie di donne gloriosamente eroiche ne sono esempi, in ogni secolo. Non Ci lamentiamo per quelle torture, ma bisogna riflettere sulle loro cause, poiché ogni persecuzione ritarda il compimento di un piano urgente. Comunque, Noi volgiamo in Bene anche questi delitti.
Diceva il Pensatore: “Non saprei dire se mi perseguitate o se mi spingete avanti”.
223 — Urusvati sa che la coscienza umana è composta di sottilissimi accumuli. Dire che ogni reincarnazione, come una medicina, cura una data caratteristica non sana presente nella natura individuale sembra fin troppo semplice. Del resto anche il bianco sembra essere un colore semplice, mentre in realtà ha in sé tutti gli altri. Stupisce vedere incarnazioni di contenuto opposto, ma per lucidare una pietra preziosa occorre levigarla a dovere. Ricordate che è difficile approfondire la coscienza.
È pietoso vedere quegli sventati che orgogliosamente si figurano di aver raggiunto la meta. Aver letto molti libri non significa averli assimilati. Vi esortiamo perciò a osservare i fenomeni della natura, che svelano tutta la complessità dell’esistenza.
L’uomo si avvale raramente delle acquisizioni delle vite precedenti, perciò succede che un pericolo in sé modesto assuma ai suoi occhi l’aspetto di un mostro terrifico, e che da esperto qual è, egli divenga un fuggiasco braccato. Dimentica che quell’orrore, che lui ha creato, continuerà a crescere, e che prima o poi dovrà affrontarlo e distruggerlo. Le Guide del Mondo sottile consigliano di liberarsi al più presto da simili creature, ma chi è ancora impastoiato nei limiti terreni non lo fa. Ecco perché è della massima importanza sapere dell’esistenza sottile durante la vita fisica.
La mente è chiara in quel Mondo solo se fu ben esercitata nel fisico. C’è chi, appena giunto in quel Mondo, è derelitto e non sa neppure ricoprirsi di un abito, avendo la mente confusa. Solo il libero arbitrio preserva l’ordine mentale. Si tratta di capire con chiarezza cosa fare, e i consigli della Guida vengono allora assimilati. Egli si accosta a chi ha le orecchie aperte.
Già sapete che Fratelli e Sorelle visitano sovente il Mondo sottile, per due ragioni: per aiutare i Loro assistiti, e per tenere in esercizio continuo le Loro energie sottili in varie sfere, ed è necessario se si vuole essere dovunque a proprio agio.
Noterete che chi parla con sentimento supera le manchevolezze della sua natura, ma se perde l’ispirazione quei difetti si palesano. Così si può alimentare un fervore mentale costante, e allora si vola verso la Guida. Noi lavoriamo bene dove arde il fuoco, perciò vi esortiamo a liberarvi dalla paura, dalla depressione e dallo sconforto, qualità negative che, come carboni bagnati, non bruciano. Questo è un paragone del Pensatore, Che aveva il dono luminoso di espellere la depressione. La Fratellanza abbisogna di queste virtù, sia per il fisico che per il sottile. Ciò che ora diciamo ha stretto rapporto con la Sua vita.
224 — Urusvati sa che per trasmettere pensiero a grande distanza l’abnegazione è necessaria. Il pensiero umano non si dissolve nello spazio, ma c’è una bella differenza fra quello emesso senza un fine specifico e quello mirato a una meta definita. Quest’ultimo attraversa varie sfere ed è soggetto a molti influssi. Immaginatelo viaggiare come un messaggio radio: molte circostanze lo insidiano e sono possibili molti contatti, anche disastrosi. Per di più durante la trasmissione può verificarsi un corto circuito penoso per l’emittente. Dico queste cose per ricordarvi che la missione del Pensatore non fu affatto facile. Ma i risultati furono grandiosi.
Si dice che il pensiero risuona nello spazio, ed è vero alla lettera. Avete udito corde vibrare, e rintocchi di campane d’argento. La tensione del pensiero provoca risonanze in tutto lo spazio. Molte leggende narrano di certi eventi preceduti da fenomeni sonori, e sono verità: proprio prima di un grande avvenimento può udirsi una manifestazione di pensiero.
Non sono dunque gli eventi che risuonano, ma il pensiero intenso che li accompagna, che può avere fonte terrena ma anche essere proiettato dal Mondo sottile. La sua sostanza è la stessa dovunque, ed è il legame fra i mondi. Fate attenzione ai fenomeni sonori e metteteli in relazione agli eventi.
Disse il Pensatore: “Dopo molto pensare sono convinto di vivere in due mondi. Si osserva che la natura delle cose è duplice: grossa e sottile. Aprite le orecchie ai suoni dello spazio. Le trombe possono assordare, ma le risonanze fanno fremere il cuore”.
225 — Urusvati sa che le vibrazioni dello spazio giungono a volte a tale tensione da essere fremiti fisici. Non è facile percepirle, ma dovete sapere che nella Nostra Dimora le si sente nettamente, e anche chi è sintonizzato con Noi.
Oggi è frequente parlare di sintesi fra scienza e spiritualità, ma restano concetti piuttosto vaghi. Devono essere connessi da una fiamma, che Noi chiamiamo esaltazione, senza di che la scienza, ma anche la spiritualità, restano morte e fra loro slegate.
Ciò non vi stupisca: una spiritualità “morta” è possibile. È cosa comune per Noi incontrare uomini dotati di tutti gli attributi della spiritualità e che pure vivono in modo freddo e inerte. A che vale allora una simile qualità, acquisita una volta? È come il latte cagliato: se ne traggono molti prodotti, ma non si può riportarlo allo stato originale.
Lo stesso dicasi della conoscenza, che non dovrebbe mai essere limitata o meccanica. Lo ripeto: la fiamma dell’esaltazione è il miglior tessuto connettivo, e per di più è una vera forza equilibrante fra le tempeste spaziali.
Il Pensatore, che ne sapeva l’importanza, soleva ammonire di non temere e non fuggire le difficoltà terrene.
226 — Urusvati sa che anche nella vita fisica si può trascendere il senso del tempo, che non esiste quando si è immersi nel pensiero. Noi vi ricordiamo sempre che il pensiero annulla il tempo.
Il controllo del pensiero consente facilmente di realizzare le condizioni delle sfere superiori del Mondo sottile e liberarsi dal tempo. Il pensiero intenso è l’agente migliore per purificare l’organismo umano. Se sentite di scienziati in cattiva salute, siate certi che il loro pensiero è confuso e la mente astratta non è pari ad altri aspetti della loro vita. Se avessero una vita mentale intensa non solo godrebbero di salute eccellente, ma supererebbero il senso del tempo.
Nulla di nuovo in ciò. Il “nuovo” non esiste in realtà. Ci sono verità dimenticate o ancora incomprese. Nessuno può vantarsi di aver ideato qualcosa di nuovo: forse un istante prima qualcun altro ha proiettato lo stesso pensiero nello spazio. Né si dovrebbe competere nel creare “novità”, ma educarsi a pensare all’utile e al Bello. Sarebbe bene cercare l’essenziale e contribuire al massimo bene del mondo. I pensieri più benefici sono quelli dedicati alla Bellezza. Le brutture non s’accordano con l’evoluzione.
Il Pensatore asseriva che la Bellezza è l’essenziale, e sapeva convincere molti.
227 — Urusvati sa che commensura e stima sono fra i massimi principi della Fratellanza. Sarebbe assurdo supporre che Essa accetti i servizi di qualcuno per poi abbandonarlo come un abito consunto. Se egli fu utile senza tradire, certamente non sarà mai ricusato. Gode di stima ed è riconosciuto. Ma il riconoscimento assume varie forme e non sempre viene percepito. Se si guarda nella coscienza di chi si attende segni di stima sorprende constatare che, come il bambino che preferisce un giocattolo lucente a un oggetto di vero valore, si scelgono gemme false. Molti in segreto aspirano alla Fratellanza solo per averne oro in abbondanza! Per questi non è diversa dal mercato.
Termini estremi agiscono sovente in una sola personalità, capace forse di percezioni superiori ma anche di vederCi come cambiavalute che potrebbero lasciar cadere una mancia. Così si dimentica che solo la commensura assicura le percezioni superiori. Come una lucciola costoro gettano una luce vacillante e scompaiono nelle tenebre, invero molto lontani dalla commensura.
Il mondo è pieno di bestemmie che si crede passino impunite. Ciascuno di voi ricorda di aver udito sprezzare i massimi concetti in sua presenza. Non solo a parole, ma anche con la mente si va oltre i limiti di sicurezza, e le esplosioni distruggono le buone emanazioni.
Capite che questa verità va ripetuta. Sapete che alcuni vennero da voi per interesse, e osarono parlare di “Fratellanza”. Vedendo tutto ciò si conclude a ragione che si può parlare della Sua vita solo con grande rispetto.
Domanderanno furbescamente: “Dite, cosa mangiano? Cosa fanno? Chi incontrano? Saprebbero controllare i prezzi del mercato? Diteci tutto della Fratellanza e saremo lieti di diffonderlo fra la gente”.
Noi apprezziamo quei pochi che tacciono anziché parlare da stolti.
Il Pensatore curava con attenzione che l’Insegnamento venisse distribuito con saggezza e impediva rigorosamente che giungesse agli impreparati. Considerava chi non lo faceva come un ossesso, e sovente lo era.
Si preoccupava inoltre di chiarire il valore della stima accordata, che paragonava all’irrigazione di un giardino: “Ogni pianta può essere lieta o triste. Potrebbe essere solo un riflesso dei nostri stati d’animo, ma che ne sappiamo, in realtà, della sensibilità della Natura?”.
228 — Urusvati sa che molti eventi notevoli passano inosservati perché la coscienza non riesce a percepirli. Qualcosa di simile avviene durante gli esperimenti scientifici. Gli esperimenti di trasmissioni di pensiero a distanza restano limitati e superficiali, se non si tiene conto dello stato nervoso degli astanti. Radunarsi in un dato posto a una certa ora non basta, è essenziale eliminare l’irritazione e stare in armonia.
E non basta assicurarsi a vicenda di essere in calma perfetta. Se interiormente si ribolle di irritazione, causa grave di distrazione, come sperare di ottenere buoni risultati da esperimenti del genere? Quando è necessaria una energia intensa bisogna aver chiaro che ansia e irritazione sono dannose, simili veramente a una diga che sbarra un corso d’acqua. Nessuno però vi presta attenzione, nessuno riconosce che quello stato mentale agisce su tutto il gruppo. Nessuno ammette che sprecare l’energia altrui è un crimine contro la persona umana. Chi ha il diritto di rivendicare la proprietà altrui in questo modo?
In molti casi non si tiene conto delle condizioni richieste dagli esperimenti, per poi lamentare che i fattori più importanti non furono rivelati. Talvolta Noi inviammo addirittura una massa di fenomeni che vennero attribuiti a semplici coincidenze.
Disse il Pensatore: “Chi è schiavo dei pregiudizi non vede e non sente”.
229 — Urusvati sa come agisce la Legge del Karma. Essa si abbatte non solo sull’autore del crimine, ma anche su chi vi ha avuto parte indiretta. C’è del vero nel detto che per il delitto di uno solo patisce tutto un popolo. Non è solo il movente che unisce coloro che presero parte al gesto delittuoso, ma le peculiarità delle loro nature. Chi è capace di valutare le affinità del sangue? Chi stabilisce la quota esatta della partecipazione? Alcuni avranno approvato il delitto a parole, altri mentalmente: chi saprebbe dirlo o valutarne la causa principale?
Nessuno pensa alla vastità del moto karmico, nessuno cerca, nel suo Calice degli accumuli, il come e il quando del proprio intervento. A Noi tocca ricordarvi la Legge, ma è il libero arbitrio che sceglie la via.
Urusvati sa che Sorella O. sovente soffre atterrita nel vedere il karma posto in moto da chi non pensa a ciò che fa.
“Karma” è una parola che oggi piace molto. La si ripete in tante parti del mondo: ma nessuno si prende la briga di capire cosa voglia dire. Si parla a vanvera di quella Legge ma purtroppo non si fa nulla per evitarla. Si spera ardentemente che ci siano certi Signori del Karma tanto miti da abbonare anche i debiti più onerosi!
Nessuno insomma vuol capire che non si muta il corso di quella Legge senza debito e reciproco sforzo. Si è sempre pronti a produrre del karma penoso, sia nel pensiero che nei fatti, e si spera tuttavia che un miracolo oltre i monti, ne sventi le terribili conseguenze.
Gli uomini ne parlano come bambini e credono che qualcun altro si addossi la responsabilità della loro condotta. L’accumularsi del karma non li preoccupa, e poi non fanno che piangere indignati, così aggravando il corso degli effetti. Grande, fra le Nostre Fatiche, è quella di vigilare sul karma di coloro che scortiamo per via. Non possiamo modificarlo, però siamo pronti, per quanto possibile, a mostrare la via migliore.
Per molte vite il Pensatore non Si stancò di ammonire. Molti ne ascoltarono i consigli, pochi vollero capirli. Quando sentiva parlare del karma sorrideva con tristezza, e diceva: “Sarebbe meglio parlarne meno e vivere più nobilmente”.
230 — Urusvati sa che le reazioni si manifestano in misura diversa. Il Pensatore diceva: “Se anche versaste del veleno dalla brocca più cristallina, qualche traccia rimarrebbe sulle sue pareti”. E ancora: “Ci sono graffi che sanguinano copiosamente, altri quasi impercettibili. Non si può sapere in quale di essi si annida l’infezione”.
Noi sorvegliamo le lesioni che non danno sangue, perché più pericolose. Gli uomini sanno ferire senza coltello, e sono i tagli più difficili da sanare. Si ricorre a parole poetiche per le ferite che non sanguinano. Ma Noi le conosciamo e siamo pronti a intervenire con vibrazioni risanatrici. Il medico, se esperto, osserva bene la ferita che non sanguina, e anche la scelta delle sue medicine dipende dalle condizioni individuali.
La vita stessa offre esempi della varietà delle reazioni. Nei casi di suggestione mentale non si tiene nel debito conto la capacità di ricezione. A volte basta un monosillabo, e un fiume di parole lascia indifferenti.
Il Pensatore soleva dire: “Se volete fare pulizia, non limitatevi a poche cose, pulite tutto l’ambiente”. Consiglio prezioso per una comunità. Sul fondo del Calice umano restano molte gocce di veleno, anche quando si pensa di averlo ormai vuotato. Sovente Noi le prosciughiamo. Qualcuno dirà sorridendo: “Sono solo poche gocce!”. Ma una sola può essere letale.
231 — Urusvati sa che il potere viene dalla gioia, anche nei giorni difficili. Tempo fa dicemmo che è una saggezza speciale. In verità la gioia deve essere riconosciuta e realizzata. Chi è triste è sovrastato da nubi di guai e dolori, e così oscurato non vede la gioia. Accecato da quella rete di tristezze perde le forze, non può rianimarsi, né ricevere il Nostro aiuto, perché irritazione e depressione gli bloccano la via. È come se non avesse mai saputo quanto sono perniciose.
Chi è depresso è considerato sfortunato. Riflettete su questa parola. Ma chi l’ha ridotto in quello stato? Ha sciupato le possibilità migliori, e da tempo va demolendo sé medesimo. Malizia, scontento e irritazione hanno reciso in lui il canale della gioia, e pensieri scuri gli seccano le fonti della forza. L’egoismo gli ha impedito di riconoscere la gioia, e gli sussurra che essa sta solo nel vantaggio personale. Quell’energia strepitosa è allora occultata da una brutta coltre di sconforto. Chi è così obnubilato è veramente da compatire, più di ogni altro.
L’uomo ha il grande dono di sapere cos’è la gioia. Ha una fronte alta, segno di nobili aspirazioni. La gioia è per chiunque, per i mondi lontani, per il più umile dei fiori. Ogni volta che l’uomo si apre alla gioia riceve nuove dosi di forza, e la tensione gli schiude i prossimi cancelli.
Che diritto si ha di ritenersi sempre sfortunati? È una menzogna dettata dall’ignoranza. L’eroe saggio sa bene che neppure durante la persecuzione la via della gioia è preclusa. L’uomo non considera la semplice verità che tutto si muove in eterno. La tristezza se ne andrà, mentre le faville della gioia splendono perpetue.
La Nostra vita è lunga, e attestiamo che la gioia è indimenticabile ed è un’eterna fonte di potere. Benedetto chi prolunga la propria gioia nel Mondo sottile. Se diciamo che la gioia si affretta è perché è prossima. Sovente purtroppo non la si avverte, inceppati da una suggestione deliberata che la rende impotente. Cercatela dovunque, e raccoglietene ogni scintilla.
Il Pensatore insegnava: “Imparate la gioia. È una delle Muse, ma scende in voi a proteggervi solo se chiamata da pensieri e parole di Bellezza. Minacce o pretese non servono: la gioia vola solo sulle vie del Bello”.
232 — Urusvati sa cos’è l’iniziazione, concetto molto controverso. Per alcuni è la via per acquisire conoscenza. C’è chi ritiene che sia pura devozione, ma anche questo è uno soltanto degli approcci. Altri poi sostengono che consista nella rivelazione di un Mistero, il che è sempre uno solo dei suoi aspetti.
Iniziazione è il coraggio di accostarsi all’Immagine della Luce senza paura di guardarLa. Ci vogliono coraggio e molta abnegazione per unirsi alla Luce, e in ciò sta la grande conquista iniziatica.
Il Maestro insegna molte grandi verità, ma alla fine dirà all’allievo: “Ora va’ da solo e senza timore”. Al termine del sentiero si richiede molta tensione di coscienza. Il sapere intellettuale si infrange e svanisce, e il pellegrino resta solo sulle pareti dell’ascesa. La fiamma del cuore è l’unica allora che lo riscalda, quando tutti gli involucri sono lacerati dalla bufera. Ode voci, ma non quella del Beneamato. Preparatevi per tempo ad affrontare la Luce, per accoglierLa senza paura.
Sarebbe inammissibile parlare al mercato della propria consapevolezza della Luce. Un iniziato non rivela quell’esperienza preziosa: nessuno potrà costringerlo a dire l’indicibile. Ciò lo distingue dal mistificatore, che ruota gli occhi e canta di belle visioni note a lui solo. I veri messaggeri non sono di molte parole.
Il Pensatore si attendeva dai discepoli che portassero a termine con diligenza i compiti assegnati. Come Socrate, sapeva il valore della Verità. Disse: “Per contenere la Verità ci vuole una cassa robusta. Siate voi stessi quello scrigno!”.
233 — Urusvati sa che le circostanze delle incarnazioni variano. Il Pensatore disse: “Una volta un grande statista pronunciò un brillante discorso. Quand’ebbe finito si chinò a cercare qualcosa a terra, un piccolo anello d’argento che gli era scivolato dal dito. Gli dissero, sorridendo, di lasciar perdere quell’oggetto, di sì scarso valore, ma quegli rispose: “Non sapete da dove viene. Forse tutto il mio discorso fu detto per causa sua”.
È così anche per le incarnazioni: a volte si torna solo per ritrovare un piccolo anello che riveste grande importanza e non ha valore per altri. Ci si domanda infatti perché certe vite di rilievo sono seguite da altre insignificanti: ma chi saprebbe dire quali tesori si intendano trovare con quel viaggio periglioso? Sovente al corredo della perfezione manca appunto una piccola pietra preziosa, di aspetto modesto ma di grande valore. Alcune incarnazioni segnalano che è in corso un’opera importante da compiersi per l’evoluzione generale.
È raro che Noi riveliamo vite precedenti, per varie ragioni. Per lo più l’uomo non è in grado di sopportare una tale conoscenza: molte cose non lo convincono. Non capisce, ad esempio, perché nel succedersi delle vite alcuni si ritrovano sovente e altri solo dopo millenni, quantunque l’intimità resti immutata. Né si è ancora imparato che esistono anche altri legami, dovuti ad altri sentimenti, e bisogna tenerne conto. Rispetto, amicizia e stima sussistono vigorosi anche se manca un’intima vicinanza.
Ricordate che le vibrazioni attirano o respingono: ne nascono simpatie e ripulse da osservare con molta attenzione. Se ne è scritto molto, se ne è praticato poco. Soprattutto non si deve giudicare il grande e il piccolo con misure terrene. Accade spesso che un minuscolo seme sia più importante di tutto un fienile.
Rallegratevi per ogni alta misura di merito, perché avvicina alla Fratellanza.
234 — Urusvati sa che Noi incoraggiamo molto gli esperimenti scientifici. Se vi domandassero cosa pensate dell’invio di un razzo sulla Luna rispondete: “È degno di rispetto”.
Noi in verità sappiamo che i ricercatori non otterranno i risultati che sperano, ma quelle loro osservazioni saranno utili. Inoltre la loro mente si volgerà forse al Mondo sottile e giungeranno a molte nuove conclusioni. Capiranno che solo il volo in corpo sottile consente di raccogliere le informazioni che cercano.
Gli uomini trovano la verità per vie diverse. Alcuni per la più breve, altri invece devono costruire una torre di Babele e inventare formule complesse per arrivare alle conclusioni più semplici.
Non Ci opponiamo neppure agli esperimenti più complicati. Ciascuno trova la via secondo la propria natura, e sarebbe ingiusto voler dirigere tutti a un metodo solo. Talora l’anima porta nella nuova vita vecchie rimembranze che intende applicare. Che ciascuno sperimenti come vuole! E se vorrà sparare un razzo alle stelle avrà pur rivolto la mente ai mondi lontani. Non è giusto interferire nel corso dei pensieri.
L’uomo ha ripetutamente cercato di rivivere le antiche scritture. Tempo addietro si è già provato nelle stesse imprese, sia pure con linguaggio diverso e vivendo in altro ambiente.
Il Pensatore usava ripetere: “A volte mi vedete con gli occhi di molti secoli!”.
235 — Urusvati sa che l’astronomia non ha senso se non si riconoscono l’energia psichica e il corpo sottile. Trattando dei mondi lontani bisogna abbandonare il sistema delle misure terrene.
Si potrebbe sprofondare nei calcoli astronomici sino ad annegare, senza per questo avvicinarsi di un passo ai mondi lontani. Persino l’analisi spettrografica è soggetta alla variabilità di molte condizioni, e gli apparati terreni sono inutili per comunicare con quei mondi. I corpi celesti esistono a miliardi, e solo pochi sono noti: anche il telescopio più potente è inerme di fronte all’Infinito.
Va detto che le ricerche scientifiche sono degne di rispetto, ma bisogna aggiungere l’energia psichica alla conoscenza. Negli Osservatori si dovrebbero utilizzare le doti di chiaroveggenti affidabili. I processi fisici e psichici dovrebbero essere unificati, e se una tale cooperazione richiede molto lavoro di coordinamento e molta supervisione a garanzia dell’accuratezza, ciò non deve infastidire. Qualunque esperimento richiede conferme e introduce idee nuove, il che è un bene. Lo si sapeva già in Egitto e a Babilonia, dove li si praticava; allora però l’abilità tecnica non era così avanzata come oggi, ed era di scarsa utilità nelle ricerche psichiche.
Nella Nostra Torre, tutto il lavoro basa sulla conformità dei due principi, il fisico e lo psichico. Solo così si giunge a concludere correttamente. Le condizioni interplanetarie sono enormemente complesse. L’aviazione, ad esempio, andò incontro a molti ostacoli inesplicabili fin dai suoi primi passi. Se queste direttive fossero seguite, ampliando il più possibile il campo delle giuste osservazioni si troverebbero le conferme più sensazionali. Sarebbe dunque bene impiegare con senno i chiaroveggenti in certe ricerche.
Un’atmosfera rarefatta favorisce certi fenomeni; le forze invisibili causano intense reazioni chimiche, e i raggi planetari, agendo su quei prodotti, creano a loro volta innumeri varietà di composti. Che sterminato campo di studio, se solo i ricercatori lasciassero cadere i loro pregiudizi!
Il Pensatore affermò più volte che la mente deve combinarsi con il cuore. Non si studia senza cuore. Se uno scienziato è crudele è ben lontano dalla Verità. Se è ostinato non è degno della conoscenza. Se è depresso è cieco ai tesori della natura. Se poi non è capace di superare i limiti di ieri farebbe bene a cambiare mestiere.
Parlo molto del Pensatore, per ricordare il Suo lavoro instancabile. Per secoli si dedicò ad approfondire il pensiero. Senza un simile sacrificio sarebbe impossibile trasmetterlo a tali enormi distanze; è ben ridicolo credere di poterlo fare in pochi anni. Ciò che più conta non è il tempo, ma l’intensità dell’aspirazione.
236 — Urusvati sa che in medicina si ricorre talora all’astrologia, e che certi capi di Stato ne consultano i segni. Ciò sembrerebbe corroborarne alquanto l’importanza scientifica, ma non è così. I politici non ammetterebbero di aver consultato oroscopi, e medici e giudici non rivelano in che modo pervennero a date conclusioni. In segreto ne accolgono i consigli, in pubblico la disprezzano. La si accosta dunque in modo indegno, accrescendo l’ipocrisia nei suoi confronti. Quanto sarebbe meglio accettare quell’antico sapere, così come si fa per le scoperte più recenti della scienza!
Quante cose sarebbero fattibili se gli occhi non fossero chiusi dal pregiudizio. Chi potrebbe allora negare che l’astrologia è una scienza e i pianeti sono fra loro coordinati? Persino l’uomo più primitivo del remoto passato percepiva gli influssi atmosferici. La scienza odierna sembra confermare questo reciproco rapporto, ma gli scienziati temono di essere tacciati di stregoneria. Certamente esiste un gran numero di ciarlatani che nuocciono al buon nome dell’astrologia, ma in tutte le scienze abbondano le frodi, e nessuno si sogna di rifiutarle per questo. Se si vuole liberare la coscienza umana dal pregiudizio bisogna parlare chiaro. Molti sono i medici, i giudici e i politici che consultano l’astrologo in segreto: che abbiano il coraggio di riconoscerlo apertamente, almeno come esperimento. Ciò introdurrebbe l’argomento nell’opinione pubblica. La gente vuol sapere, ma bisogna incoraggiarla e aiutarla nei primi approcci.
Il Pensatore insegnava ai discepoli a sormontare i divieti, frutto soprattutto di ignoranza. Che l’istruzione fiorisca!
237 — Urusvati sa che tutti gli aspetti della vita umana devono essere armonizzati. E per quanto sia risaputo che molti personaggi di talento cospicuo indulgono al vizio, e si giunga a dire che il genio comporta un tanto di follia, non si pensa quanto maggiore ne sarebbe la capacità creativa senza quelle debolezze.
Si sa di certi alcolisti dotati di belle qualità, ma se non intossicati avrebbero forse compiuto imprese molto migliori. Nessuno può dimostrare che la creatività dipende da stimoli artificiali. È meglio pensare a quei grandi che vissero in modo armonioso e senza eccessi.
In antico gli eccessi erano chiamati “catene dell’inferno”. È un detto che esprime una grande verità. Gli stimoli artificiali degradano e riducono, mentre l’ispirazione spontanea è illimitata, poiché osserva la legge dell’Infinito.
Perciò Noi ricordiamo che le disarmonie sono sempre rovinose. Se difetta la comprensione dell’armonia, la vita è laida e una tale ignoranza è criminale. Dove si distruggono le basi stesse della vita non c’è possibilità di evolvere.
E proprio adesso, sulla soglia della nuova Era, è doveroso provvedere alla salute dei popoli. Si direbbe che oggi, quando ciascuno diffida di tutti, sia fuor di luogo parlarne, ma tutti gli insegnanti hanno il dovere di additare le vie del futuro.
L’esempio del Pensatore è istruttivo: anche quando fu venduto schiavo parlò della libertà e dell’armonia nella vita.
238 — Urusvati sa che chi si dedica alla vigilanza perpetua deve avere una grande dose di autocontrollo. Provate a domandare a qualcuno se accetterebbe di montare di guardia per sempre. Probabilmente vi risponderebbe: “Per sempre? Ma fin quando?”. Se allora diceste “senza fine”, e che la responsabilità cresce di continuo, vi sarebbe ben difficile trovare una tale sentinella.
Eppure Noi siamo perpetuamente vigili. A questo stato abbiamo adattato tutta la Nostra esistenza. Sentiamo gioia e dolore, affrontiamo le prove, aumentiamo il Nostro sapere, ma senza venir meno alla vigilanza, che è uno stato di coscienza per cui non esiste né può esistere fine. Lo impariamo sia in Terra che nel Mondo sottile, e a chi volesse fare altrettanto assicuriamo che è possibile, ma è da accettarsi spontaneamente.
Ci sono esempi di uomini che vi pervennero: l’accettarono come missione e l’adempirono con gioia, disposti a bere la tazza del veleno. Tale fu Seneca, che molto patì sotto Nerone senza affievolire la propria coscienza. Egli aveva ereditata la mentalità del Pensatore, seppe sopportare i tempi più critici dell’antica Roma e fu di consolazione per molti. In quei giorni turbolenti e di poca fede i suoi discorsi etici furono indispensabili. È forse meno noto del Pensatore, ma la sua opera ebbe grande valore. Voleva creare un “leader”, ma il suo discepolo gli inferse un colpo terribile. La coppa di veleno non gli confuse la mente, e molti impararono da lui come si valica la soglia della vita fisica. Noi rispettiamo esempi come questo, vissuti fra la confusione dell’ignoranza e dell’orgoglio.
239 — Urusvati sa che intensificando l’amore si accresce l’efficacia dell’energia, cosa che alcuni ritengono impossibile in date circostanze. Può infatti l’amore coesistere con lo sdegno? Certo, poiché questo non può essere senza quello: chi non ama non si sdegna, poiché nulla lo inquieta e non può rendere più intensa la propria energia.
Ecco due categorie umane: gli ardenti e gli spenti. Sono come due poli opposti e non possono capirsi. Gli stessi estremi si trovano anche nel Mondo sottile. Gli uomini lasciano la Terra con il loro carattere formato, e nel Mondo sottile seguono le maniere abituali. È molto difficile accendere chi è spento: per dar fuoco al prezioso rubino del cuore ci vuole una scossa speciale. Naturalmente ciò costa un grandissimo sforzo. Gli uomini non sanno quali estreme misure sono necessarie per destare e accendere i cuori e intensificare in loro l’energia dell’amore.
Noi veneriamo queste parole del Pensatore: “Un cuore assopito è come una tomba: è marcio, e diffonde il degrado. Che ciò vi sia risparmiato”.
240 — Urusvati sa che chiunque aspira viene aggredito dalle forze oscure. Uno di loro ebbe a dire un giorno che gli pareva di essere al centro di un vortice, ed era vicino al vero. Una tale condizione fa pensare a quegli esperimenti in cui si aggiunge una sola goccia di un’essenza potente a un’altra sostanza. Essa agisce come punto centrale per tutta la massa e produce effetti vorticosi. Ma è una situazione transitoria: presto quella goccia preziosa si scioglie ed eleva la qualità di tutta la sostanza.
Nei rapporti umani avviene qualcosa del genere quando una moltitudine si rivolta contro l’individuo migliore e lo avvolge in un vortice. Ma il potere di questi finisce per prevalere sul caos e diffonde su tutti il suo influsso benefico. Sovente le relazioni umane sono paragonabili alle reazioni chimiche, e i risultati finali sono molto istruttivi.
Molti si disperano quando sono vittime di grandi ingiustizie, ma devono capire che forse fu la loro stessa presenza a scatenare quel caos. Chi è forte sa che è meglio provocarlo piuttosto che perdersi nella sostanza informe. In tutti i secoli furono numerosi gli esempi di battaglie fra il caos e certe grandi individualità, e sempre queste influirono nel modo migliore sulle moltitudini umane.
Il Pensatore usava ripetere che la furia del caos è il più bel riconoscimento per un “leader”.
241 — Urusvati sa che qualsiasi deviazione dal piano originale è fonte di complicazioni. Anche qui sovviene un esempio tratto dalla chimica. Basta aggiungere una sola goccia di una diversa sostanza a un dato composto per indebolirlo. Lo si può poi rafforzare e somministrare molta energia per modificarlo, ma non lo si potrà più restituire allo stato iniziale.
Forse questo esempio convincerà chi non crede che un solo cavallo può ritardare una carovana. Una goccia, una sola piccola goccia, può cambiare la natura di tutta una sostanza benefica.
Si può credere di essere seguaci dei massimi Insegnamenti e nello stesso tempo deformare, da irresponsabili, il destino di intere nazioni. Si protesterà dicendo, ancora una volta, che queste sono minacce, ma perché chiamare così un avviso di pericolo? Chi dice di essere uomo di scienza non dovrebbe violare le leggi naturali.
Quando parliamo di unione e armonia le si prende per pure astrazioni. La gente s’attende dei messaggi veri, ma secondo il proprio concetto di verità. Bisogna capire che nella Torre si mettono a punto programmi esatti che saranno realizzati solo se i collaboratori agiranno in concordia perfetta. Un giorno vi dirò di certi eventi storici che furono bloccati da ostacoli in apparenza insignificanti creati dagli esecutori, che non s’avvidero di ciò che fecero. Pensate alla complessità dell’Opera Nostra! Riflettete sulle grandi correnti che si devono padroneggiare!
Sapete bene dove mira la libera volontà umana. Si possono dare moniti diversi, e ricorrere persino ai terremoti, ma quell’arbitrio vorrà distruggere le proprie scelte. Si sa che le esplosioni fanno piovere, ma si continuerà a turbare l’atmosfera anche se minacciati dallo stesso fato di Atlantide. Fra gli scienziati non manca chi responsabilmente ricorda che è necessario rispettare l’armonia delle leggi fisiche. Ma gli uomini restano sordi. Non s’accorgono dell’insidia delle forze caotiche che essi stessi traggono dallo spazio. Per limitare tali arbitrii ci vuole uno sforzo immane.
Diceva il Pensatore: “Come prevedere tutti gli ostacoli? Che triste visione l’uomo in catene! E tanto più perché non se ne avvede. Eppure si possono spezzare!”.
242 — Urusvati sa che chi semina vento raccoglie tempesta. Nessuno però pensa a quando ciò avverrà, né alle vittime. Del karma si parla in termini limitati alle proprie misure, ma la sua azione è progressiva. La tempesta non mancherà di travolgere molti, e il fio ne sarà pagato da chi ha seminato quel vento.
Quando si scatenerà dunque la violenza dell’uragano? Si dice giustamente che il tempo è relativo, perciò l’accumularsi della bufera è graduale e non computabile in ore terrene. È certo però che chi semina raccoglie.
L’azione progressiva del karma è riscontrabile negli eventi storici. Noi consigliamo lo studio delle cronache e delle biografie, poiché vi si osserva la crescita del karma e la sua azione a favore dell’equilibrio. In genere lo si considera come un castigo, ma non è giusto restringere a tal punto quella grande legge. Essa riporta l’equilibrio, e il danno causato dalle trasgressioni non è valutabile con calcoli terreni. Solo dai livelli superiori si vede come cresce il crimine commesso.
Il veleno si misura a gocce, e nello stesso modo una sola breve parola può essere tossica. È veramente da biasimare che non si soppesino le parole che si dicono. L’evoluzione ha ormai una sua lunga storia, ma non sembra aver migliorato la qualità delle parole e dei pensieri umani. Pensate all’alto livello della filosofia indù e greca: potrebbe forse l’epoca attuale vantare un pensiero altrettanto raffinato?
Disse un giorno il Pensatore: “In altri tempi vissero forse filosofi migliori. Non è il caso di credere di aver avuto successo, basterà sperare che i nostri pensieri spianino la via ad altri e li rendano migliori”.
243 — Urusvati sa che noi esortiamo a non sciupare l’energia vitale e nello stesso tempo consigliamo di spingere al massimo la tensione, sino al limite dell’autosacrificio. Le due cose sembrano in contrasto, ma secondo il Nostro concetto di verità sono invece concordi. Bisogna che serbiate le forze perché altrimenti ne verrebbe danno non solo a voi, ma anche ai vostri Superiori. Ma l’energia vitale deve essere dispensata nell’ora di estremo pericolo.
Perciò la salute degli allievi Ci preoccupa molto. Ciò accade a qualsiasi guida, ma per di più Noi vogliamo che essi Ci aiutino ad aiutarli. Noi vediamo il pericolo che incombe, ma senza il loro contributo non sapremmo prevenirlo. Inoltre, tutte le malattie hanno origine psichica. Perciò bisogna imparare gradualmente a conservare le forze: se queste sono consacrate al servizio non si tratta di una misura egoistica.
Ricordate che può essere necessario all’improvviso impegnare energia in un intervento altruistico, ed è ovvio che non si possono raccogliere all’istante le forze dissipate. Gli oscuri non perderanno l’occasione di colpire il punto debole, e può accadere di aver bisogno immediato di tutte le forze disponibili. Perciò dovreste aver sempre pronta una riserva sacra, e il nemico certamente sentirà che la custodite per il Servizio. Ci vuole molta saggezza per conservare un vero equilibrio.
Il Pensatore insegnava a non dissipare le forze: “Custoditele”, diceva, “ma senza avarizia”.
244 — Urusvati sa che le radici dell’ipocrisia stanno nella povertà del cuore. In verità il legame con le sfere superiori si elabora nel cuore, generoso in tutte le sue espressioni. Ma la furia violenta dell’insensibile è feroce e si propaga lontano: forse egli vuol nuocere a uno soltanto, ma colpisce molti. Il karma di questi pazzi è terribile: balbettano parole elevate mentre in realtà diffamano il Vero.
Il pensiero senza cuore è la piaga dell’umanità. Gli antichi filosofi escludevano gli uomini siffatti dalle loro concezioni politiche. Platone ne La Repubblica e Aristotele nella sua Politica immaginarono società di cooperazione intelligente, e non tolleravano tiranni, ipocriti o farabutti. Non si può pensare che sia stabile un governo composto da bigotti o intriganti. L’ipocrisia è incompatibile con la conoscenza e la fede superiori. Basi false reggono solo strutture false. Noi non ne tolleriamo neppure un minimo, perché sappiamo che genera tutte le altre corruzioni.
Il Pensatore ne avvertiva subito la presenza negli allievi, cui diceva: “Se la pensate così, andate dai sacerdoti a pagare le loro preghiere: essi credono che anche così siano accette agli dei”.
245 — Urusvati sa che briciole di conoscenza in mani indegne possono fare molto male. Figuratevi un ignorante che raccolga qua e là frammenti di Insegnamento e poi spanda nello spazio parole che neppure comprende, dato che non volle adattarsi alla purificazione preliminare, che sola ne avrebbe rischiarata la coscienza. Purtroppo anche un folle può usare un ritmo e per risonanza causare disarmonia e quindi distruzione. A queste possibilità e alle loro conseguenze non si pensa mai, né si comprende che il primo dovere di un allievo è ampliare la propria coscienza.
Solo se esiste il fervore interiore si trova quel tanto di armonia che consente di applicare le molte formule dell’Insegnamento. Ma certi sciocchi vorrebbero ricevere subito la pietra filosofale, senza neppure darsi la pena di leggere quanto se ne è scritto. Si aspettano che il Maestro spedisca loro un talismano che li guidi ai tesori sepolti, e pretendono che Egli, senza valutare il livello della loro coscienza, riveli subito i segreti della Natura!
Avete ricevuto molte lettere che confermano le Mie Parole. I loro autori di regola sono pronti a minacciare e insultare il Maestro, che, a sentir loro, è restio a ricoprirli d’oro! Devo menzionare questi ignoranti, seppure controvoglia, perché dalle loro file escono i traditori più infidi. Che ciascuno capisca la semplice verità: la conoscenza dà frutti solo se è ben accolta.
Il Pensatore la paragonava appunto a un albero carico di frutti. “Certo”, diceva, “un tronco secco non nutre il pellegrino”.
246 — Urusvati sa che Noi siamo contrari alle conquiste artificiose o meccaniche. Le cose migliori sono sempre le naturali. In antico, quando l’umanità era primitiva, fu a volte necessario ricorrere a mezzi artificiali per creare e mantenere il legame con il Mondo superiore e disciplinare il libero arbitrio. Ma è indiscutibilmente chiaro che si può conoscere anche tutta la magia dei numeri, ricordare tutti i nomi sacri e sapere tutti i sensi segreti dell’alfabeto senza per questo contribuire gran che all’evoluzione umana.
I doni della natura sono persino più preziosi se accolti in modo spontaneo, come risultato di accumuli precedenti. La Scienza perverrà alla Conoscenza superiore partendo proprio da tali osservazioni. È essenziale riconoscere fino a qual punto la natura asseconda l’evoluzione. Le forzature sono cose da fanatici, o in altri termini contro natura, e solo la coscienza sa se si lavora e si impara per tutta l’umanità.
Ecco ad esempio un uomo che scrive molte lettere. Se lo fa pensando solo a sé stesso, non otterrà ciò che intende. Sbaglia poi se crede di rivolgerle solo a qualcuno in particolare. Una lettera carica di pensiero elevato non appartiene all’autore, né a chi è indirizzata, ma all’umanità. Non importa chi sarà a trarne beneficio. A parte l’intento personale, essa viene spedita nello spazio, e non conta dove quel pensiero troverà albergo. L’unica cosa da controllare è che essa tenda al bene. Chissà in quale lingua inattesa verrà ricevuta. Forse toccherà la coscienza di un fanciullo che l’esprimerà solo dopo molto tempo. O giungerà a qualcuno in procinto di lasciare la Terra, e questi se ne gioverà nel Mondo sottile, oppure il suo trapasso sarà più agevole. O forse ne verranno ispirati certi operai, con vantaggio per la qualità del loro monotono lavoro. Quel pensiero aiuterà forse un malato ad aver fiducia nel medico. O eleverà una donna oltre il campo ristretto dei suoi doveri domestici. O rivelerà a un soldato le sue risorse eroiche. O mostrerà a un contadino l’importanza planetaria della sua fatica: come responsabile del suolo quella lettera gli sarà indispensabile. Scrivete dunque per l’architetto, per il giudice, per l’artista. Se qualche lettera non arriva a tempo, poco importa, ma ricordate che avete molti lettori: e tanto peggio se i vostri concetti sono vili o insignificanti. Non si dovrebbe mai scrivere un pensiero nocivo.
Noi ascoltiamo molte lettere. Ogni bene in esse contenuto Ci dà gioia. Scrivete dunque il grande messaggio dell’uomo che evolve.
Disse il Pensatore: “Ch’io parli o scriva, i miei pensieri mi accompagnano. E se servono a qualcuno sono come ali per me”.
247 — Urusvati sa che a volte lo sdegno è sacrosanto. Lo si dovrebbe sapere, ma quando si parla agli uomini è bene ricordarlo sovente, a evitare che i concetti di bontà e benevolenza vengano fraintesi. Come tacere quando si assiste a crimini efferati? Nessuno ha mai detto di restare indifferenti quando si insulta la dignità umana, così facendosi complici di quel delitto.
Persino le guide terrene presumono che si impari a convivere con il rischio. Anche Noi lo consigliamo, perché la continua tensione disciplina le vibrazioni. Chi reputa che tale tensione sia nociva per la salute sbaglia. Al contrario, quella deliberata consapevolezza crea il metabolismo necessario che agevola i ricambi. La tensione non induce fatica. È piuttosto la depressione che abbassa la vitalità, mentre l’esaltazione ispira un rinnovo generale. Dunque non temete la tensione; lasciate che l’ignorante la consideri una faticosa iattura: si riposerà nella tomba! Per chi è sempre disposto a elevarsi essa è invece segno di festa, ed egli si accenderà di sdegno se in sua presenza si insultano i massimi Principi.
A Noi piace vedere quelle fiamme di giusta indignazione. La tensione è specialmente necessaria quando il vecchio mondo se ne va, e bisogna dirigerla sulla via più breve.
Il Pensatore insegnava che lo sdegno sollevato dall’ingiustizia è portentoso per ridare la vista ai ciechi.
248 — Urusvati sa che i Nostri messaggi sono molto diversi fra loro. A volte giungono come brevi comandi, altre volte come fievoli richiami, o semplicemente si raccolgono nel Calice, pronti ad agire al momento opportuno. In questi casi da principio si rammenta di aver sentito dire qualcosa, una volta; quella sensazione persiste e si precisa con l’approssimarsi dell’ora. Questi ricordi che salgono dalle profondità del calice sono degni di ogni riguardo, perché racchiudono molti eventi che per la legge del Karma si possono rivelare solo alla coscienza.
È di grande importanza osservare quei fanciulli che sono così guidati dall’interno. Sovente affermano di giocare con altri bambini venuti a trovarli, e che in tali occasioni parlarono di cose interessanti. Spesso invitano i grandi a parteciparvi, ma questi, non vedendo i piccoli ospiti, li credono semplici fantasie. Ma tali racconti si ripetono in tutti i paesi e non si possono considerare come inventati di sana pianta. Quando i bambini parlano è bene prestare grande attenzione.
Ciò vale anche per i malati gravi, che sovente dicono di vedere degli sconosciuti venuti a lenire le loro pene. Talora vi scorgono sembianti simili ai loro cari già defunti. Sono approcci dalle sfere superiori e appaiono in vario modo, e sarebbe giusto apprezzare simili dimostrazioni di sollecite premure. Purtroppo si attribuisce il tutto a spettri spaventevoli, dimenticando che esistono entità superiori.
Il Pensatore, udito di una visione di certi parenti, osservò che forse Spiriti elevati scelsero di esternarsi in quella forma.
249 — Urusvati sa che anche un’evoluzione rapida deve passare per fasi designate, altrimenti il caos la sommergerebbe, e in tali condizioni è assai difficile tener testa al proprio libero arbitrio. Neppure una buona intelligenza basta per correlare sempre a dovere il personale all’evolutivo. È difficile capire che il mondo rispetta certe date, e che non si può restare in disparte. Di per sé tale incomprensione sarebbe innocua, non fosse per la rivolta del libero arbitrio, e questa lotta è nociva. L’uomo persiste ostinato nelle sue convinzioni e non ammette che ne esistano altre. Ci vuole molta energia per domare il libero arbitrio, e se esortiamo a vigilare e coltivare la flessibilità mentale è appunto per prevenire i danni causati da quell’ostinazione.
Se parliamo di unione è perché pensiamo a una conquista di grande importanza. Si afferma giustamente che il “complesso di immortalità” nasce dall’uniforme tensione di tutte le energie. Proprio quell’unione energetica crea lo stato supremo. Gli uomini però non intendono sottostare a una disciplina per unificarsi volontariamente. Per loro l’unione è un concetto astratto e vorrebbero che l’Insegnamento desse istruzioni precise al riguardo: non capiscono bene che prepararsi a unificare le energie è una necessità vitale, da acquisire nella vita quotidiana. L’Etica vivente è un insieme di discipline quotidiane che consentono di migliorare la coscienza in ogni sfera, ma purtroppo gli uomini non ne vogliono sapere. Sovente si inventano meditazioni del tutto impraticabili allo scopo di conquistare i piani superiori, e trascurano i doveri immediati. Il filosofo greco diceva che chi sa tenere in ordine la sua casa è anche capace di governare un popolo. Certo qui casa non vuol dire cucina, ma proposito deliberato di un miglioramento generale, ovvero di “unificazione”.
Urusvati vuole, a buon diritto, conservare le Nostre lettere su questo argomento, che sono numerose. Se solo sapeste quante volte torniamo sugli stessi temi! Quelle lettere andrebbero spedite in tanti paesi, a servire da monito. Si dovrebbe pensare all’unione come al pane quotidiano: e se qualcuno sostiene di saperne già abbastanza dimostra di essere irresponsabile. Verrà il giorno che tutte le parole dette a quel proposito saranno applicate alla lettera, e la grande unificazione volontaria sarà acquisita come fatto evolutivo.
Disse il Pensatore: “Non sono capace di visitare i mondi celesti lontani, ma in verità è un privilegio! Infatti mi è consentito osservarli e meditare sulla loro grandezza”.
250 — Urusvati sa che molte volte un pensiero luminoso e breve vale più di una contemplazione prolissa. Ma non è facile capirlo. Si ritiene che la profondità artificiosa sia più intensa di un pensiero rapido e non si sa che un pensiero-lampo può essere indizio di un influsso elevatissimo. I ponderosi e prolissi hanno di norma provenienza terrena, ma è molto più arduo individuare la sorgente di quelli fugaci, rapidi al punto che non si riesce a capirli del tutto e ad esprimerli in parole.
Sono messaggi capaci di contenere grandi concetti. Sovente si fraintendono, il loro significato sottile viene distorto e svaniscono senza lasciare traccia. In molti casi partono da Noi, che li inviamo per il bene generale dell’umanità senza sapere chi sarà a riceverli. Così nasce il pensiero, in varie parti del mondo. Purtroppo molti di tali ospiti gloriosi sono respinti dalla mente umana.
Molto tempo fa il Pensatore consigliò agli allievi di prestare attenzione ai pensieri brevi e vivaci: “Le scintille dell’Intelligenza suprema colpiscono come lampi. Benedetto chi sa custodirli nel cuore. È infatti proprio il cuore che li percepisce, poiché il loro fuoco non lo brucia, mentre ridurrebbe in cenere il cervello”.
251 — Urusvati sa che gli eventi cosmici sono multiformi. Si dovrebbe insistere soprattutto sulla qualità sottile dei fenomeni delle energie fondamentali. Gli uomini si aspettano solo i fenomeni più grossolani, qualcosa come buio totale a mezzogiorno o che il pianeta intero vada a fuoco. Eventi spettacolari e improvvisi come questi però non avvengono, perché l’armonia della Legge cosmica non tollera scosse del genere.
Nondimeno il libro della Natura è pieno di segni sottili, che si dovrebbero saper leggere. Solo il cieco non vede quei segnali di fuoco, solo il medico insensibile non distingue le malattie da fuoco. Si dice “Il sole sorge, la luna splende e tutto è in ordine: eppure incombe una minaccia, chissà perché”. Chi sa vedere riferisce di eventi insoliti che agiscono sulla natura umana, mentre altri passano inosservati. Molte cose accadono in luoghi imprevedibili e se si annotasse il ripetersi di inondazioni, epidemie, terremoti, eventi atmosferici inconsueti e tensioni inesplicabili si compilerebbe un volume sul malessere planetario.
Noi apprezziamo molto la capacità di osservare imparzialmente i segni della natura. Imparate i sintomi del male. Un medico deve sempre osservare, altrimenti non è tale. Noi vediamo molti segnali cosmici. Il pianeta è molto malato, e l’uomo non può restare indifferente mentre tutto l’essere suo è permeato dalle energie più sottili.
Diceva il Pensatore: “Chi saprebbe misurare le forze della natura?”.
252 — Urusvati sa che i più ignorano del tutto le cause degli eventi. Non ne percepiscono neppure i momenti culminanti e si accontentano dei soli effetti. Il cuore sensibile invece freme al primo inizio di un evento. È un sentimento forse indescrivibile a parole, ma il suo significato inespresso risuona subito nel profondo del cuore.
Quando diciamo: “È successo”, si domanda: “Qual è la prova che è avvenuto?”. Non si capisce che accade qualcosa che supera le parole e determina la combinazione delle energie. L’occhio inesperto non coglie le prime vibrazioni della tensione atmosferica e l’orecchio non educato non ode l’accumularsi delle forze. Per l’osservatore superficiale niente accade, tutto è come prima e come sempre, coperto di polvere!
Quando mai avvenne qualcosa di importante? La reazione mondana è che nulla è successo, e indignati si domanda: “Che cosa sarebbe avvenuto?”.
Siate dunque cauti parlando del principiare degli eventi. L’idea verrà afferrata solo dalle coscienze esperte. Non aspettatevi che qualcuno si rallegri per qualcosa che non gli è evidente. Se poi aggiungiamo che molti eventi nascono in giorni favorevoli, i più non lo capiscono. Si è pronti ad accogliere le superstizioni, si deridono le deduzioni rigorose. Ecco perché oggi diciamo: “È successo”.
Il Pensatore disse: “Chiunque può accelerare un evento cosmico con il sorriso del cuore”.
253 — Urusvati sa l’importanza del legame fra macro e microcosmo. La scienza rileva delle perturbazioni nel moto del pianeta, ma nessuno se ne domanda la causa. E se Noi diciamo, come abbiamo fatto, che dipendono dagli accumuli di gas prodotti dall’uomo, nessuno lo crede o ammette che tali anormalità sono presenti anche in altri pianeti. Eppure la malattia di un pianeta si ripercuote in altre regioni dell’Universo. Le epidemie sono comuni non solo sulla Terra ma anche in scala macrocosmica.
Chiamiamo “Sovramundano” queste note dedicate alla Fratellanza perché i pericoli di cui diciamo, causati dal modo di vivere squilibrato e insulso, fanno parte dell’esistenza sovramundana. Invece di preoccuparsi seriamente per gli effetti nocivi indotti nel macrocosmo si preferirebbe sapere come ci si veste in altri pianeti! Eppure se, mentre una casa brucia, si interrogasse il proprietario sul suo modo di vestire, si passerebbe per importuni o pazzi. Come imprimere nella mentalità umana che proprio ora si è in pieno Armageddon, incendio che può divorare ogni cosa? Vogliamo richiamare l’attenzione su ciò, affinché si capisca quanto dipende dall’uomo. Non si tema di insistere sul “quanto”. Questa parola chiarisce che ogni microcosmo è responsabile di fronte al macrocosmo. Non è un paragone sproporzionato. Il cosmo basa proprio su quel legame.
Indicando una formica il Pensatore disse: “È venuta da lontano, non disturbiamola”.
254 — Urusvati sa che si confonde fra pace mentale e quello stato interiore che è fonte di tutta la pace. Bisogna incoraggiarne la ricerca, perché solo quell’equilibrio concede la comunione superiore e apre le porte alle decisioni migliori.
Alcuni la cercano pieni di egoismo e di falsa modestia e ritengono di trovarla non facendo nulla. Non sono malvagi, non fanno del male, ma la loro “bontà” vale poco. Che pace può venire dall’inerzia? L’autentica pace interiore è simile al Nirvana, quando le energie, spinte al massimo, si fondono assieme salendo.
Dev’essere cercata senza estraniarsi dalla vita. Gli insegnamenti migliori dicono chiaro che si può essere in pace anche sul campo di battaglia. Molte belle immagini insegnano che anche in quel trambusto si può trasmettere la verità ed elevarsi in spirito! A chi resta inerte ricordiamo che può crearsi un’illusione di pace, ma senza rafforzare lo spirito né ottenere vero successo.
Disse il Pensatore: “L’oceano si agita in burrasca perché gli elementi ignorano le leggi superiori, ma lo spirito umano è illuminato e può stare in pace anche nella bufera. La pace interiore imita il divino”.
255 — Urusvati sa che a molti piace rivoltarsi nel passato. Tutto il passato li affascina, e sono propensi a dimenticare le peggiori esperienze pur di aggrapparsi a quelle cose amate. Detestano la celerità della vita moderna, che sperano torni a scorrere blanda come allora. Chi dicesse loro che ciò è impossibile e che è in arrivo un nuovo Mondo sarebbe bollato come distruttore delle tradizioni, come un ribelle pericoloso!
Ma chi mai è tanto forte da ripristinare le placide correnti di un tempo quando il fiume già straripa? Il nuovo ritmo logora chi non sa adeguarvisi. Un ritmo, se non assimilato, può anche essere rovinoso. Un gas senza controllo può asfissiare. Una tecnica male applicata può essere calamitosa, molti pericoli vengono dall’ignoranza. Nondimeno il nuovo ritmo si è già affermato e non si possono ignorare le nuove condizioni che invadono la vita. Tornare al passato è impossibile, bisogna armonizzarsi con quelle. Per farlo occorre concentrarsi sulle scienze sociali e rinnovare l’arte di pensare.
Gli scienziati scoprono nuove prerogative del cervello, queste ricerche servono a recuperare un ritmo equilibrato. Il cervello e il sistema nervoso riservano sorprese che renderanno possibili gli adattamenti necessari.
La velocità assunta dalla vita fa paura se non si sviluppa una mentalità ancora più rapida. Bisogna adattarsi alle condizioni cosmiche, a scanso di pericolose discordanze. Il moto del pianeta rallenterà, ma nello stesso tempo il flusso delle energie sarà più celere. Ogni disarmonia è distruttiva, come qualsiasi disunione. Affermando che il mondo è governato dalle idee si proclamò il potere del pensiero.
Che dunque il pensiero intelligente guidi ad accogliere il ritmo nuovo e a riconoscere il nuovo Mondo, che è imminente. Già se ne avverte l’influsso e se ne scorge il potere nella gloria delle conquiste scientifiche. Che tutti i pericoli, per quanto soffocanti, vengano superati dal pensiero del nuovo Mondo!
L’uomo deve rendersi conto che la vita va assumendo un senso sovramundano. Egli continui pure a deridere l’astrologia, ma ha già accolto l’idea di una chimica cosmica. In luogo delle formule ristrette del passato si appresta oggi a illimitate conquiste sovramundane. Vi avranno campo sia l’intelletto sia il cuore. Si può affermare che i cancelli del nuovo Mondo sono spalancati, ciò spazza via rimorsi e depressioni.
Disse il Pensatore: “Presto si imparerà a volare. Nuove sfere di Luce saranno accessibili. Che gli uomini ne siano degni!”.
256 — Urusvati sa che nel Mondo sottile si decidono i compiti della prossima vita terrena. Nello stato incarnato per lo più non è ammesso, ma in quell’altra sfera si sa bene che le rinascite sono stabilite in coscienza e, cosa più importante, con pieno consenso. Quando viene l’ora, si capisce il fardello karmico che costringe alle prove, ma una volta rinati si dimentica come quel destino fu deciso. Del pari chi dimora nel Mondo sottile è ben cosciente della vita sui mondi lontani, ma nel corpo fisico usualmente questa conoscenza va perduta.
Si racconta della madre di un grande leader che sognò di avere come figlio un grande benefattore del genere umano. Costui però non vide ragione di gettarsi fra i problemi della vita umana solo a causa del sogno di sua madre e scelse una vita di meditazione.
La vera causa di questa scelta era radicata profondamente nel suo passato: per molte vite si era dedicato con amore alla meditazione, anziché sacrificarsi per il bene altrui.
Nonostante l’elevatezza della coscienza non capì che ciò che lo sospingeva al lavoro non era il sogno della madre, ma il fatto che nel Mondo sottile, conscio della grave incapacità di armonizzare le sue doti, aveva stabilito di consacrare la prossima vita a servire l’umanità.
Esempio di vita di un uomo di notevole levatura che biasimò il sogno materno perché lo indirizzava a quello che avrebbe dovuto essere il suo vero proposito. Sovente, mentre si compiono le imprese liberamente stabilite, si rimpiangono quelle decisioni.
Il Pensatore usava ripetere: “Cerchiamo nel passato: forse vi troveremo le chiavi perdute!”.
257 — Urusvati sa che tensione occorre per compiere in Terra missioni sovramundane. Chi la chiama ispirazione, o esaltazione, o impegno, ma certo chi ha un simile incarico la conosce bene. Il sistema nervoso vi reagisce intensamente, sino a indurre stati febbrili.
Se si osservano la temperatura e il polso di persone sane, si notano a volte fluttuazioni strane, specie durante il lavoro. Molti la ritengono cosa normale, ma un’attenta ricerca mostrerà che i centri nervosi reagiscono a condizioni esterne.
In verità il Mondo sottile influisce continuamente sul fisico. Messaggi sottili sollevano vibrazioni insolite, di lunga durata, perché non sono pensieri fugaci ma da concretare prontamente in decisioni pratiche.
Non si creda che sia facile riconoscere questi influssi sottili. Per lo più si protesta e si cerca di non collaborare, temendo che ciò vada a scapito del proprio egotismo, che pare un grande tesoro.
Vogliamo solo ricordarvi che i messaggi sovramundani non sono rari, ma frequenti e molto vari. Non dovreste rifiutarvi di collaborare con le sfere superiori, ma rallegrarvi quando se ne presenta l’occasione.
Diceva sovente il Pensatore: “Avrò mai il privilegio di aiutare i miei Maestri?”.
258 — Urusvati sa che per dare aiuto Noi dobbiamo sormontare molti ostacoli complessi. Immaginate uno stretto sentiero di montagna percorso da cavalieri al galoppo, o una via piena di gente in preda al panico. Pensate ora di dover salvare dal pestaggio qualcuno che non si attende aiuto. Non si potrebbe bloccare la folla, a scanso di grave confusione, e se si fermasse quell’uomo, anche per pochi istanti, sarebbe subito travolto. Però tutto sarebbe diverso se egli capisse che si vuole soccorrerlo. Allora verrebbe trascinato, come da un magnete, in un luogo sicuro preparato per lui. Ma perché ciò accada egli deve essere pronto ad accettare l’aiuto.
Si danno poi casi difficili, come quando qualcuno si crede pronto ad accogliere l’aiuto mentre in realtà gli resiste con ogni forza. Sono contraddizioni non rare. Al contrario è rarissima la piena collaborazione al soccorso. È deplorevole affermare di essere pronti mentre la propria natura lo rifiuta.
Noi affermiamo che si spende più energia per superare questi ostacoli che per aiutare. È impossibile immaginarli tutti! Vi si contano molte condizioni karmiche, atavismo, ignoranza, scetticismo tardo e ottuso. E sono ostruzioni da abbattere non solo in chi è da salvare, ma anche in chi lo circonda. Tali sono alcune fatiche della Fratellanza.
Bisogna dire all’uomo che è dotato di libero arbitrio e non lasciargli credere di essere inutile. È il massimo dono, ed è ora di imparare a usarlo.
Il Pensatore insegnava che il libero arbitrio fa dell’uomo un dio.
259 — Urusvati ha sentito dire che le forze delle tenebre sono più potenti di quelle della Luce. È un inganno insidioso. Bisogna riconoscere che esse sono compatte e feroci quando attaccano. Ciò però non sorprende, perché conoscono i loro limiti e devono difendere la loro stessa esistenza. Anche i metodi di combattimento differiscono: mentre Noi siamo capaci di ricevere sullo Scudo molti colpi, possiamo chiudere la battaglia con una sola freccia.
Ricordate che essi parteciparono sovente a costruire templi, mentre mai uno di Noi servì fra le loro schiere. Tutti i popoli, in ogni epoca, tramandano leggende di schiavi delle tenebre costretti a servire le forze della Luce. Sono racconti ricchi di significato.
Notate la rapidità del moto evolutivo. Bastano dieci anni, molto meno di una generazione, per constatare un considerevole progresso. Chi sa osservare annoti i fatti che lo dimostrano. Si può dire davvero che l’Era nuova si approssima! Nonostante molte distorsioni e gravi imbrogli, fioriscono nuove possibilità che finiranno per elevare la coscienza del genere umano.
Anche gli oscuri lavorano molto, perché sperano che le nuove scoperte favoriscano i loro fini tenebrosi, ma invano. Ad ogni nuova generazione sono più numerosi gli uomini consapevoli di essere nati per il bene.
Non siate miopi a proposito della distruzione del mondo. È vero che l’Armageddon infuria e che si sono commessi delitti incredibili, ma è altrettanto vero che nello scenario di questi orrori il progresso è impetuoso e veloce. Come non vedere quante sono le novità? Non permettete ai dubbiosi di annunciare il trionfo delle tenebre. Non si può conquistare ciò che è dell’Infinito.
Il Pensatore incoraggiava saggiamente i discepoli predicendo la vittoria delle Forze luminose.
260 — Urusvati sa che il libero arbitrio può aver ragione anche del karma e che, in certi casi, riuscì in effetti a modificarlo. È credenza comune che il pentimento vi abbia grande potere, ma sarebbe meglio chiamare questo stato di coscienza realizzazione totale. Per prima cosa, bisogna capire perché si cercano nuove conquiste. Si deve puntare alla realizzazione con ogni forza, perché solo la volontà tesa e concentrata rivela il giusto sentiero. Le molte oscillazioni, i fiacchi tentativi mentali non servono a girare la chiave del destino.
Alcune religioni prescrivono la confessione dei peccati. Senza dubbio ciò aiuta a veder chiaro nelle proprie azioni, ma è solo un preliminare. Bisogna imparare a giudicare sé stessi in modo corretto e preciso. L’uomo, al cospetto della Guida, dovrebbe capire ciò che vale o è negativo nella sua personalità. Egli solo conosce la vera fonte dei suoi atti.
Chi osserva la sequenza delle proprie azioni ne accerta le cause e gli effetti e così si prepara, in modo autonomo, alle prove future. Alcuni hanno bisogno di sonno e di cercare fra le reminiscenze del Mondo sottile, altri invece cominciano subito i preparativi per il lungo viaggio.
Il Pensatore consigliava sempre di non perdere tempo.
261 — Urusvati sa che gli strati inferiori del mondo astrale sono molto più opprimenti anche degli infimi livelli terreni. Essi condizionano ogni cosa in Terra, i cui abitanti devono imparare a proteggersi dai loro influssi velenosi.
Cosa fare per ripararsi? Per prima cosa ammettere la costante presenza di quei vicini malevoli. Non si creda che tale suggestione abbia poca importanza. Nei bassi livelli astrali i buoni sentimenti sono rari e vi predomina l’invidia per tutto ciò che vive in Terra: quegli spiriti oscuri e inappagati sono attratti da ogni soffio di vita terrena. È quasi impossibile convincerli a rivolgere altrove l’attenzione, a come uscire dalla loro prigione.
Si libera dalle vili entità astrali solo chi ha ben compreso quale via seguire. Egli trapassa più facilmente nelle sfere superiori, evitando le frecce di chi soggiorna nei livelli più bassi. Purtroppo la gran parte degli umani non sceglie il sentiero più elevato e resta senza protezione.
Quei pochi che lo capiscono hanno un fardello pesante. La stessa Fratellanza soffre gravemente per la stoltezza degli abitanti della Terra, che attraggono quelle entità nocive invece di guardarsene.
Il Pensatore insegnava: “Non lasciate che i diavoli si accostino”.
262 — Urusvati sa quanto è difficile trovar posto per le grandi imprese nel bel mezzo della vita terrena. Un proverbio dice: “Trovare spazio per il bene è difficile come stivare un baule”. Allude al fatto che quando si riempie un baule si stenta a far posto ai molti piccoli oggetti che si sono accumulati. Così nella vita la coscienza umana è tanto zeppa di piccole cure che non c’è posto per le grandi azioni. È una situazione che sfugge a chi non osserva con cura la propria vita. Il suo bagaglio è così stipato che non vi trova spazio neppure il più piccolo oggetto e i particolari più nocivi sono negletti.
In una vita affollata sovente non c’è posto per un poco di fiducia. Sono molti i casi di eventi in via di sviluppo che andarono distrutti per tale mancanza. Pensate al danno subito da coloro che avevano invece i bagagli in ordine! Non si vuole credere che i pensieri e gli atti si ripercuotono in eventi lontani. Oltre ai fatti terreni si devono poi considerare i sovramundani e qui, anche con le migliori intenzioni, brave e ragionevoli persone causano distruzioni.
Talvolta sembra che non ci sia via di scampo, ma non è lecito nutrire sentimenti disperati. Un senso simile alla disperazione compare anche in periodi di notevole tensione. Non si tratta però di uno stato senza speranza, poiché porta in sé il seme di una decisione risolutiva. È risentito a ogni svolta del sentiero. Possono venir meno le forze, ma solo per riflesso della tensione interiore, che si sente nettamente quando nell’intimo matura una decisione importante, non ancora realizzata. Allora Noi consigliamo grande cautela. Bisogna badare alla propria salute, dato che i centri si fanno vulnerabili e possono infiammarsi.
Noi, che insistiamo sempre sul lavoro, in tali periodi di tensione invitiamo al riposo. È una specie di distensione che ha nulla a che fare con l’ozio; si acuiscono le forze. Sia chiaro comunque che stiamo parlando di grandi imprese, che comportano il sacrificio totale.
Il Pensatore amava ripetere: “Che altro potremmo sacrificare?”.
263 — Urusvati sa che i più evitano di guardare nell’essenza degli eventi e si accontentano di osservazioni superficiali. Se fossero rivelate le cause e i moventi reali e i veri Leader, la cui esistenza nessuno sospetta, come si scriverebbe diversamente la storia! Al posto di re e governanti emergerebbero uomini rimasti nello sfondo, sconosciuti per l’ignoranza prevalente, o forzati all’anonimato dalla legge della Fratellanza.
Si vedrebbe allora che molti eventi accaduti senza ragione apparente furono in realtà pianificati con cura. A volte un paese intero o tutto un gruppo di popoli vengono condannati dal mondo e proprio da quelle genti nascono le conquiste più brillanti. Pochi capiscono che esiste un potere che sfugge alle considerazioni terrene e condiziona il flusso degli eventi.
Molto tempo fa si disse: “Cerca il giusto fra i condannati” e, infatti, il mondo combatte sovente i messaggeri di verità. Se si facesse lo sforzo di investigare con cura l’essenza degli eventi si noterebbero i segni del Nostro intervento.
Bisognerebbe studiare le figure centrali degli accadimenti. Si capirebbe allora che esse sono semplici polene, attorno alle quali vorticano eventi che ne superano la comprensione.
Notate che certe previsioni da Noi inviate a vari paesi si sono realizzate. C’è chi le chiama minacce, ma Noi non usiamo intimidire. Ammoniamo per compassione, ma se i Nostri avvertimenti sono ricusati gli eventi seguono il loro corso.
Si pensa che i cataclismi assumano sempre forme brutali e violente, ma ne esistono altre, peggiori anche della guerra. La più penosa è la corruzione di un popolo. In verità è peggio di un’inondazione o di altre catastrofi naturali.
Ricordate che più volte abbiamo avvertito certe nazioni, che rifiutarono il consiglio. Per libero arbitrio preferirono distruggersi con un lento degrado. Raffrontate il carattere di un popolo prima e dopo il Nostro avvertimento. Le belle imprese vi si fanno rare, la gente non sa più serbare i propri valori e degenera in banditori da bazar. La corruzione si diffonde in tutti gli ambienti e, sebbene il Consiglio sia facile da seguire, si preferisce un destino funesto.
Sul malessere di questi popoli si potrebbero scrivere grossi volumi. Alcuni tentano di giustificarsi dicendo di non essere capaci di vedere l’essenza degli eventi, ma allora non si può che compatirne la cecità. Bisogna vigilare e studiare per riconoscere i veri leader. Se si uccidono gli usignoli, come sperare di udirne il canto? Noi registriamo tutte le conseguenze dell’ignoranza, ed è una deplorevole cronaca umana.
Il Pensatore poneva sempre in guardia contro quegli errori che non si possono correggere.
264 — Urusvati sa che molte preghiere sono ipocrite. Abbiamo già detto dell’importanza della preghiera, ma è necessario menzionare i guasti causati da quella ipocrita o mercenaria. Non si comprende quanto sono gravi le falsità, l’ipocrisia e la corruzione ne sono le espressioni più vili. È doveroso riconoscere che il pensiero falso si propaga facilmente. Pagare per una preghiera è blasfemo. Tentare l’inganno di Colui che viene chiamato l’Altissimo è criminale. Si hanno esempi mostruosi di preghiere biascicate mentre si trama un delitto.
Bisogna insegnare non solo ad apprezzare la verità, ma anche a contemplare l’Universo. Con ciò non si intende che chiunque deve essere astronomo, si sostiene il pensiero dell’Infinito. Come continuare a mentire mentre si apprende la grandiosità del Cosmo?
Bisogna inoltre far capire che ingannare sé stessi è altrettanto vergognoso che ingannarsi a vicenda. Purtroppo non esistono leggi che vietano le falsità interiori, ma è possibile salire a un livello di coscienza tale che mentire è orrendo. Si pensi alla bellezza del mondo e si saprà che ogni pensiero è subito letto da Qualcuno.
È davvero strano che alcuni, che aderiscono all’Insegnamento, si conducono in modo vergognoso e continuano a mentire.
È tempo di rinnovare i principi fondamentali della vita. Urusvati sente giustamente che si ha bisogno di parole semplici. È assurdo dedicarsi a riconoscere le energie superiori ignorandone lo scopo!
Il Pensatore badava a ogni pensiero, consapevole che lo scopo di ogni moto mentale è il Bene comune. Diceva: “Quando si comprende cos’è il Bene comune, si è felici”.
265 — Urusvati sa che nelle profondità della coscienza sta indelebile la consapevolezza del futuro distacco dal vecchio stato. L’uomo conosce le svolte della sua vita molto prima che appaiano, perché la coscienza le prevede e funge da guida.
Bisogna percepire i segni dei mutamenti che insorgono nel profondo della coscienza. Essi si palesano con segni o psichici o fisici. Molti li scambiano per sintomi di malattia, altri per semplici malumori. Pochi avvertono che stanno per lasciare uno stato di coscienza per uno nuovo. Pochi li accolgono di buon grado, perché di norma si temono il nuovo e l’ignoto. Ma alcuni sono pronti e se ne rallegrano, sapendo che ogni nuova fase è motivo di gioia.
È impossibile sostare per sempre, neppure nelle sfere sottili più belle. Alcuni se ne dolgono, volendo evitare nuove traversie, ma altri, da bravi soldati, aspirano a nuove vittorie.
Ascoltate gli appelli della coscienza. Il suo livello è la prima cosa che il Maestro valuta nell’allievo, prima di trasmettergli la conoscenza appropriata. L’uomo ha il grande vantaggio di saper valutare il suo progresso e tanto maggiore è la gioia se tende anche al Bene comune. Non temete. Coraggio e impegno fervente sono le ali che vi portano alla meta.
Il Pensatore parlava sovente delle ali dell’uomo, sostenendo che quelle fisiche non bastano: “Imparate il distacco e volerete nel Mondo superiore”.
266 — Urusvati sa con quanta furia l’ignoranza si oppone a qualunque avanzata dell’intelligenza. Invero, quanto più intensa è la luce, tanto più fitta la tenebra. Sarebbe errato considerare illusorie le opposizioni oscure. Al contrario sono reali, furibonde, crescenti e spietate nelle loro tattiche.
È frequente che in una famiglia un membro che anela alla conoscenza venga schernito dagli altri. Egli deve allora ricorrere a tutto il suo coraggio per rintuzzare quella greve ostilità. È raro che un’intera famiglia cerchi la Luce e resista compatta alle tenebre. È vero che l’opporsi alle tenebre accresce le forze, ma doversi difendere dalla propria famiglia è davvero faticoso. Non c’è tragedia peggiore di una famiglia in preda alle tenebre. È un problema urgentissimo e bisogna risolverlo poiché vi si coltivano le disgrazie della generazione futura.
È deplorevole che esistano tanti dissidi nei gruppi famigliari. Persino i combattenti più valorosi perdono forza in una tale disarmonia. Bestemmie e maldicenze falciano l’aspirazione là dove dovrebbe regnare la bontà, con grande spreco di preziosa energia psichica! Questo dono, non apprezzato, si disperde come se colasse da un vaso rotto. Bisogna aiutare al meglio le famiglie a serbare l’equilibrio.
Noi osserviamo i casi più complessi e proiettiamo il Nostro soccorso, ma talora la discordia è tale che l’organismo si oppone a scapito della sua salute. Dobbiamo allora sospendere per qualche tempo, perché il rimedio sarebbe troppo potente.
Il Pensatore sosteneva che un buon medico dovrebbe capire la Legge dell’Equilibrio.
267 — Urusvati sa che il Servizio è concepito in molti modi diversi. Per qualcuno è una garanzia di salvezza, per altri una macina attorno al collo. Alcuni ne capiscono l’utilità pratica, per altri non è che una vaga astrazione. Fra questi estremi stanno molti approcci diversi, fra i quali si vaga tentoni e senza meta.
Pochissimi accettano il Servizio totale, con la sua vitalità e le sue conquiste. Sanno i passi che l’hanno costruito e sono pronti a portare la parola di vita dovunque utile al Bene generale. Sono eroi, capaci di rinunciare agli agi della vita pur di accendere in altri l’aspirazione. Sanno bene che bisogna disseppellire i tesori spirituali, ben più indispensabili che le conquiste della scienza. Oggi che grandi moltitudini si affrettano nella ricerca, è molto difficile conciliare il progresso materiale con i valori dello spirito. Quest’epoca rassomiglia a certi periodi di Atlantide, ché anche allora si perdette il giusto equilibrio. Oggi però si è consapevoli del disagio, il che Ci fa sperare che i popoli più dotati sapranno ritrovarlo.
Noi vediamo dove l’idea della sintesi può essere assimilata. Non là dove il pendolo della vita pende inerte, ma dove oscilla con ampiezza. Ivi il valore del Bene comune è ben compreso e si sa che il Bene viene solo dal Bene. Sebbene questa formula non sia ancora espressa, va maturando nel profondo della coscienza, ed è molto importante.
Urusvati ha ragione di stupirsi, vedendo alcuni che godono dei vantaggi del Bene comune senza far nulla per stabilirlo. Sono cadaveri viventi, intenti a scavarsi la fossa! Dove e quando ne capiranno l’utilità? È anzitutto il Servizio che consente di realizzare il Bene comune. Questo non è ottenuto a forza di rituali e costumi, ma solo servendo l’umanità.
Da molti secoli si parla di cooperazione: gli ideali usualmente precorrono le possibilità concrete. Ma oggi gli uomini dispongono di molte applicazioni utili ed è ormai necessario pensare al Bene comune.
Il Pensatore amava scherzare: “Vorrei proprio sapere per chi abbiamo appena cenato, per chi ci siamo ristorati. Fosse stato solo per noi stessi, non ne sarebbe valsa la pena!”.
268 — Urusvati sa che sulle vite anteriori dei grandi personaggi si fanno congetture fantasiose. Si immagina che quegli spiriti evoluti abbiano beneficiato di circostanze molto propizie nelle loro vite precedenti, che mai abbiano sofferto, mai conosciuto l’indigenza o le persecuzioni, che pure sperimentarono sovente.
Non si riesce a credere che i grandi pensatori, quali Platone, Pitagora o Anassagora, vissero come ogni altro essere umano. Bisogna invece rendersi conto che neppure i grandi personaggi possono evitare la pienezza delle emozioni terrene, che insorgono in proporzione alla difficoltà dei compiti.
Non si creda, infatti, che Platone, venduto schiavo, non sia stato turbato da tale situazione. Certo superò con coraggio tutte le prove, ma nel cuore conobbe l’amaro di quell’ingiustizia e se seppe parlare con tanto lume del governo fu proprio per questo. Anche Pitagora fu perseguitato, conobbe la povertà ed ebbe a subire ogni sorta di umiliazioni fisiche, senza che ciò ne diminuisse l’ardore. E Anassagora fu spogliato di tutto, ma da quella sua aspra via trasse profitto per prepararsi una gloriosa corona di spine.
Bisogna raffrontare molte vite per realizzare che la luce che più brilla è accesa dai colpi del destino. Il caos è come il martello che sprizza scintille. Solo lo stolto crede che il Maestro si libra indifferente sopra ogni cosa. Egli invece non solo sente il fardello suo, ma anche quello di coloro che L’accompagnano. Questi, prossimi e cari, possono avere o non avere un corpo fisico. Vicini o lontani che siano, in senso terreno, sono sempre prossimi in spirito.
Non si pensi che il Maestro se ne stia isolato. Chiunque di voi riceve messaggi mentali, ma Egli li percepisce più nettamente. Noi diciamo che queste sono cose sovramundane ma, di fatto, includono tutti i sentimenti terreni. Noi non dividiamo l’Esistenza in settori convenzionali.
Imparate tutti ad amare i pensieri sovramundani. In seguito capirete che l’Infinito non è mondano né sovramundano, ma solo Esistenza.
269 — Urusvati sa che le emissioni di energia psichica sono molto varie. Oltre che correnti psichiche si possono percepire anche sensazioni fisiche: bruciori in vari centri, ad esempio, o tensioni che danno nausea.
Il sintomo più strano è il gonfiore repentino di alcune parti del corpo e specialmente degli arti. Nessuno sa spiegarne la causa, il medico ordinario forse dubiterà che tale malessere sia reale se non lo vede egli stesso. Ciò però non è facile, perché sebbene l’enfiagione sia anche molto notevole, scompare rapida come si è formata. Urusvati l’ha sperimentata, ma i medici non la poterono constatare perché il gonfiore svanì senza lasciare la minima traccia.
In questi casi Noi diciamo che “l’energia psichica bussa alla porta”, e per quanto i centri nervosi ne siano i canali, non si può dire che sia una malattia. Questi sintomi possono comparire mentre si trasmette pensiero a grande distanza.
Si registrano anche emorragie dai vari orifizi del corpo. Non sono da attribuire alla rottura di un vaso sanguigno. È l’energia psichica che preme sull’organismo e ne condiziona le varie parti. Noi pertanto esortiamo a fare attenzione ai sintomi inesplicabili.
Non c’è però ragione di credere che queste anomalie nervose accompagnino in ogni caso il risveglio dell’energia psichica. Se il pianeta fosse in condizioni normali anche i suoi fenomeni lo sarebbero ma, finché si continuerà ad avvelenare la vita in ogni modo possibile, l’energia psichica si manifesterà per le vie più strane. Bisognerebbe studiare il mutuo rapporto fra i fenomeni fisici e psichici, poiché queste manifestazioni sono sovente ascritte a un’infermità fisica.
Il Pensatore molto tempo fa previde che il genere umano avrebbe sperimentato varie condizioni che chiamava “sovramundane”.
270 — Urusvati sa che il libero arbitrio contrasta la più profonda Energia primaria. Talora pare agire senza controllo superiore, ma invero anche la volontà più poderosa è sovrastata da una forza capace di trasformare radicalmente i suoi comandi. Indifferente ai desideri mentali, il pendolo della vita segnala una soluzione diversa e immutabile. L’osservatore sincero riconosce che sovente le sue azioni non sono decise dalla sua volontà. Oltre il volere raziocinante nato dalle esperienze quotidiane sta una saggezza diversa e profonda, che dimora negli abissi della coscienza.
Il contatto con i mondi superiori non si acquisisce aguzzando la volontà, ma sale dal fondo della coscienza, custode dell’Energia primaria. Purtroppo gli uomini non sanno distinguerla dal libero arbitrio. Essi assumono che l’esercizio fisico di questo, in quanto tangibile, sia il più efficace.
Questo atteggiamento è rafforzato dalla passione per la tecnologia, attrazione pericolosa di cui abbiamo già detto. Il libero arbitrio non dovrebbe opporsi all’Energia primaria: potrebbe essere molto penoso e persino fatale. Così si torna ancora una vola all’idea dell’aureo Mezzo.
Quanto sarebbe bello se il libero arbitrio, flessibile, riconoscesse, discriminando, la saggezza superiore e si subordinasse. Una tale saggezza rivela anche la profondità dell’anima e allora si impara a rispettare quella forza interiore che guida alle conquiste migliori. Tesoro dell’uomo è l’accesso all’Energia primaria, sua sciagura non accettare quel potere benedetto, che solitamente calpesta. Che grande sventura rifiutare il massimo dei tesori!
Si direbbe pazzo un uomo bruno che sostiene di essere biondo. È folle allora anche chi fraintende i propri valori innati. Oggi si hanno molte premure per il cuore fisico, sapendo che è il centro della vita concreta. Ma non si sa ancora abbastanza del rapporto fra il libero volere e l’Energia primaria, e ne risulta una deplorevole disarmonia. Le due forze si combattono e si contrastano anziché coesistere in armonia. L’uomo è scoordinato, e questa è una delle cause del malessere planetario. È bene pensarci.
Il Pensatore disse che nell’uomo convivono due forze essenziali: l’intelletto e la saggezza.
271 — Urusvati conosce le singolarità di questo Armageddon. Battaglie come questa ci sono già state in passato, ma quale ne è la peculiarità attuale? Sta nel fatto che vi sono implicate non solo le massime Forze, come sempre, ma anche l’umanità, come mai prima! Tutto il mondo vi partecipa, ciascuno a suo modo, e dovunque la tensione non ha precedenti.
Cercate di immaginare quanto abbiano a che fare con il Mondo sottile coloro che partecipano alla battaglia. Le schiere invisibili di quella sfera sono molto più numerose delle terrene e hanno contatto con livelli ancora superiori. Perciò l’Armageddon è un evento sovramundano. Bisogna capire chiaramente sia la natura sia la portata di tale guerra per valutarne la grande importanza. Solo allora si cominciano a capire le battaglie terrene.
A parte il riconoscimento di simile lotta grandiosa, si vede chiaro che il mondo è impazzito. Non c’è senso logico nei conflitti fra le nazioni, che non daranno bene alcuno e le cui ragioni restano totalmente oscure all’uomo ordinario. In verità i popoli obbediscono a stimoli tenebrosi che mirano a distruggere il pianeta. Come in alto, così in basso. Dalla Nostra Dimora si assiste al conflitto terrificante che coinvolge tutte le sfere del Mondo sottile, che come nubi scure e minacciose incombono sui livelli terreni.
Non si creda che tale battaglia sovramundana non riguardi la Terra. Al contrario, si riflette in ogni sua regione, e coinvolge non solo i combattenti, ma tutte le creature neutrali. Non solo diffonde malattie, ma avvelena le menti, il che è certo molto più grave. Non c’è da stupire se gli organismi più sensibili se ne vanno! Ma è meglio stare nel fitto della mischia che rimanere passivi alla pioggia di schegge e frecce avvelenate. Ripeto con forza che gli eventi stanno per culminare.
Molto tempo fa il Pensatore predisse che un giorno tutte le creature viventi si sarebbero trovate in grande confusione.
272 — Urusvati sa che sono gli eroi e i martiri che costruiscono le nazioni. Lo sapevano Pitagora e prima ancora altri pensatori, ma le vecchie verità si devono rivedere alla luce della scienza. Così dicono, a buon diritto, gli scienziati.
Chi sono, dunque, questi martiri ed eroi, come descriverli? In termini scientifici sono come vulcani viventi, che proiettano le grandi energie necessarie per l’evoluzione. Si vede da questo esempio come l’etica sottile e la biologia si intrecciano fra loro. Secondo l’Insegnamento della Vita nuova l’esaltazione è un tonico benefico e i popoli non potrebbero esistere senza quelle esplosioni che aprono la via. Se gli scoppi cosmici possono dare impulso creativo, quelli umani sono altrettanto necessari per evolvere.
Molti tacciano di fanatismo gli eroi e i martiri, ma Noi non siamo di tale parere, che sminuisce l’aspetto migliore dell’eroismo. Il vero eroe, al contrario, è ben consapevole della sua abnegazione. Non intende distruggere, ma usare le proprie forze nel modo migliore.
È ridicolo dire che i martiri sono figure del passato, oggi scomparse! Eroismo e martirio sono sempre più evidenti e oggi caratterizzano nazioni intere. Non sempre questi esempi sono chiari, ma si può dire che certi popoli stanno creando un ritmo di vita completamente nuovo.
Il Pensatore sapeva che i molti sarebbero diventati nazioni, il cui sacrificio di grande valore sarebbe poi stato riconosciuto come eroismo.
273 — Urusvati sa che l’egoismo è come un vetro affumicato ed è di varia specie. Oltre quello personale esiste un egoismo di famiglia e persino di razza. È facile capire quante storture subisce la verità per tale accumulo di sentimenti velenosi! Non basta: c’è persino un egoismo di natura planetaria. Numerosi scienziati sostengono che la vita è presente solo sulla Terra. Proclamano che essa sola offre condizioni favorevoli ed esclusive e non hanno la minima nozione del Mondo sottile.
Alcuni di loro affermano poi con sicumera che non esiste vita in nessun’altra regione dell’Infinito! Una tale ignoranza non è soltanto impertinenza: solo l’egoismo più sfrontato propone concetti tanto aberranti. Costoro, senza darsi la pena di verificare le condizioni cosmiche, giudicano in base alle loro meschine osservazioni!
La vera scienza non impone limiti. È davvero scoraggiante vedere, in un’epoca di espansione mentale, un orgoglio tanto stupido e stagnante. Che altro dire di chi si perita di valutare persino l’Infinito? Il danno che così procurano è grande, perché bloccano possibili aperture mentali.
In Terra si osservano molti fenomeni, così detti. Si manifestano capacità umane insolite e si comincia a studiarle. Ma non appena compaiono negazioni e divieti si ostacola l’evoluzione. Il libero arbitrio in verità può essere disastroso.
Il Pensatore insegnava che le limitazioni sono nocive.
274 — Urusvati sa quanto sono dannose le caste. Non si pensi solo alle indiane, perché purtroppo esse esistono, sotto nomi diversi, in tutti i paesi. E ovunque sono altrettanto nocive e da eliminare.
Un medico, che un tempo curava gente di tutte le caste con eguale premura, per questa sua nobile condotta fu minacciato di essere lapidato. Gli si domandò se avrebbe curato nello stesso modo gente di altre nazioni, e quando rispose che chiunque dovrebbe essere assistito in eguale maniera gli fu proibito di praticare la medicina.
Sono esempi di altri secoli, ma anche oggi si hanno casi di pari ignoranza. Bisogna rimediare a simili barbare superstizioni. In passato le caste ebbero fini pratici, ma già da gran tempo sono obsolete, e ora non si può considerarle razionali.
La scienza potrebbe dimostrare che qualsiasi sistema di caste è ascientifico. Però potrà farlo solo se fornita di debita comprensione del Mondo sottile. È possibile provare che le varie sfere di quel mondo sono governate da principi per i quali i sistemi di caste sono inadeguati. Gli scambi con il Mondo sottile sono molto più intensi di quel che pare. La coscienza sovramundana stimola a osservarlo, qualunque nome gli si voglia dare. Tutte le scienze dovrebbero volerlo conoscere, ma invece si tenta di bloccare tutte le possibilità che si presentano.
Ma anche la scienza più materialista giungerà inevitabilmente ai cancelli della conoscenza illimitata. Molte strutture terrene dovranno essere trasformate.
Il Pensatore era attento al benessere spirituale dei suoi discepoli e badava che non inciampassero su ostacoli illusori.
275 — Urusvati conosce i molti fenomeni dell’energia psichica. Ma questo concetto è sovente malinteso. C’è chi ne nega recisamente l’esistenza e chi invece la ritiene miracolosa; altri poi l’accettano ma sostengono che sia privilegio di pochi. In verità essa pervade tutto ciò che esiste e ha tutte le caratteristiche di un’energia. È in grado, ad esempio, di stimolare e intensificare qualsiasi centro, ma anche di aggravare una malattia che vi fosse presente.
La sua forza propulsiva può essere alquanto controllata. Per guarire si può dirigere all’organo infermo un pensiero elevato o molto intenso. Al contrario una bestemmia o un pensiero distruttivo accrescono il flusso verso quella parte, aggravando il male. È saggio dunque il medico che consiglia al paziente di non bestemmiare e non odiare. Più volte abbiamo detto che il pensiero puro è benefico e risanatore; apre le porte al potere terapeutico dell’Energia primaria.
Oggi molti malanni vengono ascritti a neuropatia, così ci si approssima all’idea di quell’Energia. Si può affermare con certezza che il decorso di qualsiasi malattia dipende dallo stato dell’energia psichica, ma si rifiuta di capire che il libero arbitrio è un fattore potente a questo riguardo. Tanto meglio viene capito, tanto meglio si aiuta sé stessi.
Nell’antichità il potere dell’energia era attribuito alla Madre. Se ne implorava il soccorso con insistenza e l’energia cresceva. Non importa se la preghiera è tempestosa o perfettamente calma; conta solo che l’appello sia cosciente.
Il Pensatore ebbe a dire: “Posso immaginare l’appello che raggiunge la maestà della Madre. Con un solo gesto della Mano Ella muta allora in gioia ogni dolore. A Sparta si è dedicato un tempio all’allegria e vi si curano molti malanni. Per buona ventura non ci sono templi dedicati allo scherno. Non bestemmiate!”.
276 — Urusvati sa che consiglio di annotare i fenomeni insoliti e rari. Le ragioni sono molte. Avete sentito della radioestesia, ma dovete sapere che ve ne sono di varie specie, assai diverse. Può riguardare i suoni, gli odori o i gusti. A volte si è come permeati da un suono. Se la cosa si ripete ha uno scopo, per indicare o ricordare qualcosa. Lo stesso accade con il gusto o l’olfatto e, a volte per certe ragioni, si è attratti o respinti da certe sensazioni. Così dal profondo della coscienza, tramite i sensi, si ricevono segni preziosi che ammoniscono e proteggono.
È raro però che vi si faccia attenzione, d’altronde per studiarli occorrono copiose osservazioni. Nessuno si dedica a tali lungaggini. Si sente dire che l’illuminazione è improvvisa e in base a ciò si crede di poter scansare sia le pratiche spirituali che gli esperimenti prolungati. Non si ama sentir dire che certi esperimenti richiedono tempo equivalente a più generazioni; si vorrebbe l’illuminazione subito, anche se tale processo accelerato mettesse a rischio il vicinato.
Quando le correnti cosmiche sono turbate occorrono certe precauzioni. Sapete che esistono pericoli cosmici, molto più numerosi di quanto la scienza sappia, quel che conta è trovare le correnti di contromisura. Bisogna non solo considerare il pericolo, ma anche essere pronti a resistere in ogni modo possibile.
Molto tempo fa, il Pensatore notò che il fumo dei bivacchi è nocivo e consigliò di usare legna adatta, il cui fumo non oscuri la coscienza. Sapeva sin d’allora che prima o poi l’umanità avrebbe intossicato con sé stessa tutto ciò che esiste.
277 — Urusvati sa quanta premura occorre dedicare alla propria energia psichica. Pochi capiscono che anche quell’inesauribile Energia primaria ne ha bisogno. Chi si impegna seriamente riferisce che talvolta tanto si intensifica che sembra esaurirsi. In questi casi Noi consigliamo prudenza. Le cause possono essere molteplici, dallo stato di salute personale sino alle condizioni cosmiche.
Si è già detto altrove che il Mio Amico cadde ammalato quando dovette svolgere vari incarichi nello stesso tempo. Causa di quel malessere fu proprio l’eccessiva tensione dell’energia psichica. Egli, lo si sappia, intraprese la missione ben rifornito di energia, ciononostante cadde lungamente malato. Noi sconsigliamo l’uso eccessivo. È facile immaginare quanto sia difficile recuperare l’equilibrio dopo tale esaurimento: per riprendere le forze occorre molto tempo. Se le correnti cosmiche sono propizie, il processo è agevolato, ma non è sempre così. Egli si ammalò in tempi di calma relativa, oggi quell’infermità sarebbe durata molto di più.
Noi sorvegliamo i Nostri preziosi collaboratori e li avvertiamo se vediamo le loro corde troppo tese. Ora specialmente, quando il pianeta sperimenta un’insolita tensione. Senso di fatica, capogiri, infiammazioni, eccesso di attività cardiaca sono segni che annunciano un calo di energia psichica.
Sappiamo che nelle condizioni terrene attuali è impossibile preservare l’equilibrio perfetto. È un pericolo da segnalare. Quando questo stato sarà ancora peggiore molti ricorderanno il Nostro consiglio di curare con attenzione l’energia psichica. In tempi tanto disarmonici persino la semplice trasmissione di pensiero può essere faticosa. È bene tenerne conto.
Il Pensatore ripeteva: “Perché a volte mi è più facile spostare un tronco che concentrare il pensiero? Non mi vergogno di ammetterlo: so che non dipende dalla mia pigrizia, ma da cose che sfuggono al mio controllo”.
278 — Urusvati sa della spossatezza del Mio Amico, che abbiamo descritta. Ci sono tre maniere per combatterla. Aumento deliberato di tensione, al punto che il senso di stanchezza si perda nel vortice del nuovo impulso; o un rilassamento totale, senza pensieri né tensioni; oppure mutando di ambiente, in correnti spaziali e terrene del tutto diverse.
Comunque Noi consigliamo di evitare gli eccessi di fatica. Ma, seppure siano numerose le malattie terrene dipendenti da tale causa, è impossibile evitare a un essere pensante le tensioni che accompagnano la battaglia contro le tenebre.
Siate certi che ne siamo consapevoli, perché come un cavallo al galoppo solleva un polverone, il magnete dell’energia psichica fa vorticare il caos. Si possono citare molti esempi, dalla vita quotidiana, per illustrare gli assalti progressivi del caos, di secolo in secolo. Sono spasmi che aumenteranno e ci vorrà ogni risorsa di equilibrio per opporvisi. Quest’epoca lo richiede, chi è sensibile deve essere pronto a difendersi.
Preservare l’energia psichica è doveroso per il grande Servizio. Esso ha molti aspetti, per primo la commensura allo scopo. Studiate le vite terrene dei grandi Maestri e ve la scoprirete. Penso precisamente a quelle vite quando Essi nulla sapevano delle loro esistenze precedenti. Compirono missioni estremamente difficili per molti secoli. Ciascuno ebbe una vita privata, secondo i costumi locali e del tempo, e la saggezza interiore sovente si ribellò alle varie assurdità dell’epoca. Ma pur di adempiere il compito dovettero curare la commensura con il fine.
Combatterono anche la bestemmia e l’oscenità. Il Maestro sa che questi vizi inquinano lo spazio e causano mali irreparabili. Gli uomini alimentano entità che divorano l’energia psichica. È quasi impossibile convincerli che la bestemmia la distrugge e che l’oscenità, non importa se detta per ignoranza o collera o irritazione, ha il medesimo effetto.
Solo la commensura con il fine evita all’uomo di intossicare sé stesso. Pensate cosa prova un Maestro in un’atmosfera tanto velenosa, non solo nella vita terrena, ma anche nella sovramundana. L’oscenità contrasta il Bene comune e va severamente combattuta.
Molti malanni sono generati dall’uomo stesso e compaiono soprattutto quando le correnti cosmiche sono intense. Ciò che ora diciamo vale anche per gli anni prossimi, poiché le macchie solari e le tempeste spaziali sono violente.
Il Pensatore diceva che la Bellezza protegge dall’oscenità.
279 — Urusvati sa che è difficile accettare la multiformità dell’evoluzione. Si parte dal dire che la legge è una sola, ma si nutre un’idea preferita sull’universo. Poi si trova che le Scritture la contraddicono e allora si dice che sono inesatte. Dispute e malintesi insorgono per l’incapacità del comune intelletto di immaginare uno schema senza limiti o una legge universale dai molti aspetti.
Eppure bisogna abituarsi alla multiformità del Cosmo. Questo pianeta, assieme alle sue sfere sottili, viene influenzato nei modi più imprevisti dai mondi lontani. Sbaglia chi pensa che il sistema solare sia isolato. I mondi, al contrario, sono tutti sottilmente interconnessi. La legge fondamentale è immutabile, ma ogni singolo pianeta crea e proietta le sue proprietà specifiche.
Esemplari umani delle evoluzioni più antiche coesistono in Terra con quelli della sesta razza. È noto che le fattezze umane variano dalle più primitive alle illuminate. Tali contrasti non sono propri solo del fisico: si ritrovano anche nel Mondo sottile. È bene sapere degli influssi che giungono da sistemi lontani. Sono come bufere o esplosioni e possono indurre rivoluzioni. Non si creda pertanto che tutto nel Mondo sottile sia rigorosamente e per sempre ordinato. Persino nelle sue sfere superiori si possono verificare collisioni di forze psichiche, è bene saperlo.
Solo se si accetta questa grande multiformità si è al riparo da pericolose limitatezze. Per prima cosa bisogna sentire di vivere nell’Infinito, poi si acquista forza dirigendo la coscienza ai mondi lontani. Allora la multiformità evolutiva sarà evidente.
Il Pensatore abbracciava in pensiero il Cosmo intero. Si diceva perciò: “Meglio sbagliare con Lui che negare con gli intellettuali”. In quei giorni antichi si capivano i concetti migliori.
280 — Urusvati ha ascoltato i molti suoni della Natura, che non tace mai. Il Nostro Ashram ha fama di essere silenzioso, ma lo è in senso relativo. È quieto, se paragonato ai rumori umani e terreni, ma la Natura è sempre sonora. Il mormorare dei monti e dei corsi d’acqua e il rombo delle cascate presso l’Ashram si fondono in un solo coro possente. Tutte le voci della natura però non impediscono di udire gli appelli sovramundani.
Qualcuno ritiene, a torto, che la musica delle sfere si possa evocare a volontà. Quei suoni sono udibili, ma non evocabili: le loro fonti sono troppo lontane e le vibrazioni terrestri ne impediscono l’ascolto. Pensate alle turbolenze cosmiche, violente e tempestose, per meglio valutare la modesta levatura di questo pianeta.
Qualcuno pensa ancora ch’esso sia immobile al centro dell’Universo e unica sede di vita umana. Se l’uomo continua a credere di essere il meglio delle creature, ci saranno altre convulsioni di ignoranza. Sono concezioni assurde e rovinose per l’evoluzione, ma a parte ciò gli uomini sono desolatamente inconsapevoli dell’Infinito.
Gli scienziati dovrebbero destarsi alla loro responsabilità e vedere il rischio di simili conclusioni. Hanno il dovere, per onestà, di non insistere su teorie insostenibili, per quanto spettacolari.
Ci sono atteggiamenti da assumere con molta cautela. Ad esempio, è eccellente fidare nelle proprie risorse, ma l’orgoglio è la tomba dell’evoluzione. Non si tratta di sminuire la Terra, ma di vederla al giusto posto nella grandiosità dell’Infinito.
Sovente il Pensatore richiamava l’attenzione ai mondi lontani. Pur conoscendo la modesta condizione della Terra, non avrebbe però mai sminuito la bellezza del Suo luogo natio.
281 — Urusvati sa che la gioia di vivere è essenziale. Non solo è un balsamo, ma anche l’aiuto migliore per unirsi a Noi. Donde viene quella sensazione stimolante, chiamata appunto gioia? Certo non dalle ricchezze né dall’appagamento, e si prova anche tra le difficoltà e le persecuzioni più penose. In tempi difficili la gioia è salutare e preziosa. Noi diciamo che è la gioia dell’Essere, perché non dipende da circostanze, successi o profitti personali. Non ha ragioni terrene; preannuncia le correnti più elevate, che spiritualizzano attorno tutta l’atmosfera.
È possibile provare gioia quando si è infermi, insultati o vittime di ingiustizie? In verità sì: anche in tali condizioni a volte gli occhi si accendono, si rialza il capo e si riprende forza. Riprende la gioia della vita, forse non della propria, ma della realtà dell’Essere.
Che grandi pensieri vengono a chi la percepisce! L’atmosfera circostante si purifica, chi è prossimo sente sollievo e Noi sorridiamo da lontano approvando le nuove correnti. E siamo grati, perché ogni risparmio di energia è benefico.
Chi vuole riuscire ricordi la gioia della vita. Chi aspira alle correnti più elevate deve conoscere la via che porta a Noi. Non occorre cercare ragioni scientifiche per spiegare quella gioia; viene dal cuore ed è del tutto reale. Inoltre consente di udire meglio i Nostri appelli.
Il Pensatore radunava talvolta i discepoli per un dialogo, che chiamava festival della gioia. Si servivano solo pane e acqua di fonte. Allora esortava a non insozzare con vini e cibi elaborati la gioia, che è sublime.
282 — Urusvati sa che è dannosissimo inquinare lo spazio. Abbiamo già suggerito vari espedienti per evitarlo, ma ora consigliamo di non soffermarsi sugli errori o dimorare in luoghi avvelenati dall’irritazione o dalla bestemmia. I pettegolezzi inquinano l’ambiente e attirano fluidi che aggravano gli errori compiuti. È altrettanto pernicioso soggiornare in luoghi degradati dalla bestemmia o dall’irritazione. Parlo come medico.
Queste due ultime sono dannose, specie quando le correnti cosmiche sono tese. Infiammano le mucose e allora non si tratta di un malessere dello stomaco, dell’intestino, della gola o del naso. A volte tutte le mucose sono irritate anche se l’area dolente è una sola, e le diagnosi falliscono perché non prendono in conto tutti i sintomi. È un malanno tipico dell’Armageddon. Occhi e intestino, stomaco e denti, cuore e gola insieme producono le più insolite combinazioni di sintomi. È uno stato che richiede molta attenzione, poiché distrugge le mucose e può attaccare anche il sistema nervoso.
Bisogna rendersi conto che si tratta di un’infiammazione generale, da curare a dovere. Allora i cibi devono essere molto leggeri, evitando quelli grossolani o irritanti. Bisogna riguardarsi dal freddo, non affaticare gli occhi e non lasciarsi irritare. Le medicine giovano a poco e l’alcool è da abolire. Gli alimenti non devono essere troppo caldi né troppo freddi, i lassativi sono da usare con parsimonia e preferibilmente non ogni giorno.
Da tempo vi ho posto in guardia sulle malattie da fuoco cui soccombono specialmente gli organismi raffinati. Sono nuovi malesseri complessi ancora ignorati. Possono essere gravi: sovente le cure prescritte sono inopportune e accrescono il male. È vero che qualsiasi malanno viene da un’infiammazione, ovvero da una malattia da fuoco, ma alcune dipendono da tensioni ignee esterne.
Molti muoiono per questi mali sconosciuti e anche gli organismi migliori patiscono se sovraccaricati o esposti all’irritazione. La malattia del Mio Amico ne fu un esempio. Egli disponeva di molta energia psichica, ma l’ignoranza, l’ostinazione e l’irritabilità dell’ambiente formarono un’atmosfera tossica. Nella Torre disponiamo di un ozono speciale, ma non nascondo che anche qui si soffre per i veleni dell’aria.
Il Pensatore diceva che un veleno è più temibile nello spazio che in una tazza, poiché le sue correnti sono più letali.
283 — Urusvati sa che Noi apprezziamo molto la prontezza all’azione. L’attività può essere esterna o interna. A volte manca l’occasione di agire esteriormente, pur essendo ben decisi nell’intimo a cercare la verità e perfezionare sé stessi. Ma tale fervore crea una specie di magnete che attrae le occasioni esteriori.
Noi non siamo mai fermi. Anche se restiamo nell’Ashram, nello stesso tempo il potere del Nostro impegno muove ai mondi lontani.
Sappiate che l’attività è benefica; le particelle amorfe dell’organismo possono però ostacolarla gravemente. Alcuni la disprezzano. Questi oziosi sono numerosi e assai nocivi.
La disposizione al moto purifica il pensiero, e Ci rallegra vedere come muta l’aspetto esteriore. Le proprietà materiali perdono il loro potere ipnotico e la coscienza si alleggerisce. Si comprende allora l’equilibrio fra avere e rinunciare. Ne emerge il rispetto per il lavoro umano, mentre i vortici del moto dissolvono l’avidità egoistica.
Pensare al moto è bello! Per Noi è fonte di ispirazione. Quando siamo in moto, cade la concezione del tempo. Allora i problemi diventano risolvibili. Non stupite se oggi molti vorrebbero volare: è un segno dell’epoca. Ma è in pensiero che bisogna essere mobili e pertanto più veloci di qualunque volo. So che un nobile paese è pronto per questi alti percorsi.
Il Pensatore diceva che una nazione avrebbe conquistato il Nord: “Scrutate i sette segni del cielo: mostrano il paese di quei vincitori”.
284 — Urusvati sa che, talora, la coscienza umana si esprime in modo dualistico anomalo, come divisa in due. Potrebbe essere segno di ossessione, ma anche essere causato da stimoli di vite precedenti. Talvolta si hanno percezioni del futuro e l’individuo, come ipnotizzato, resta estirpato dalla situazione presente.
La duplicità di coscienza è più frequente di quanto si creda e non si può attribuire a difetti di carattere o cattive abitudini. Talvolta si manifesta durante un oscuramento temporaneo della coscienza, quando, secondo alcuni studiosi, essa entra in contatto con le onde del caos, il che provoca l’anomalia. Senza dubbio quest’ipotesi è valida.
Per lo più non si studiano le condizioni normali della coscienza e quindi non se ne capiscono le anormalità. Noi raccomandiamo quello studio, poiché agevola il riconoscimento di molte anomalie. È errato assumere che un malessere organico sia sempre sfavorevole per la coscienza. Talora, al contrario, una malattia può elevarla. Non è il caso di enumerare le varie circostanze che la condizionano, ma è bene segnalare che la duplicità della coscienza è usuale, anche se indesiderabile.
È molto difficile curarla, perché ogni stato della mente richiede una speciale tecnica di suggestione. Talvolta la duplicità è talmente contraddittoria e le fluttuazioni sono tanto frequenti da escludere il ricorso a quel metodo di cura, che potrebbe essere inutile e persino pericoloso.
In verità l’uomo deve conoscere la propria energia psichica. Si compiono molti esperimenti, ma finora con scarsi risultati, perché i ricercatori lavorano senza metodo e trascurano molti fattori.
Il Pensatore insegnava che tali ricerche devono essere persistenti e imparziali, senza reazioni personali.
285 — Urusvati sa che cresce il pericolo di epidemie psichiche. Già nei Purana si predice che al termine del Kali Yuga l’umanità sarà spinta alla follia. Non riconoscerlo è molto pericoloso, poiché si riesce a guarire un paziente che non si oppone alla cura ma, se si ribella, gli effetti benefici delle medicine diminuiscono.
Ma come spiegare alla gente che i loro capi e maestri sono pazzi? Come convincere un popolo che occorrono rimedi immediati per la sua salute? Certo le Nostre misure sarebbero ben diverse da quelle della medicina ufficiale! Ciò sarebbe evidente specie nel campo psichico. Oggi ancora non si riconosce l’ossessione e, nonostante i molti libri che ne trattano, la coscienza, pavida, nega i fatti. Si potrebbero dimostrare molte materializzazioni, ma chi vuole negarle trova sempre modo di giustificare il suo rifiuto.
Tale confusione mentale è tipica della fine del Kali Yuga, ma è stato predetto che quando sarà al colmo per correggere la situazione bisognerà ricorrere al fuoco purificante. Gli esempi del passato sono eloquenti. Già si parla di Armageddon. Solo pochi anni fa nessuno avrebbe pensato all’imminenza di eventi decisivi, ma gli Insegnamenti raggiungono lo scopo e persino gli scettici ora ne sono atterriti. Le notizie si diffondono a modo loro.
Noi non insistiamo che se ne accerti la fonte. Che ciascuno intenda nel cuore donde gli sono venute. La maggioranza detesta i messaggeri che portano conoscenza. Rifiutino pure di credere che gli avvertimenti vengono da Noi, ma riconoscano almeno che l’umanità si comporta come folle.
Il Pensatore ammoniva di non cedere alla pazzia.
286 — Urusvati sa che certe condizioni sono peggiori della guerra. Certo sapete che per Noi essa è una vergogna dell’umanità, ma il degrado è peggiore.
L’Armageddon non è solo una guerra fisica. È un complesso di rischi incalcolabili, tra cui le epidemie, ma le conseguenze più disastrose sono le perversioni psichiche. Gli uomini diffideranno l’uno dell’altro e faranno a gara nel far male. Odieranno chiunque non è dei loro, divenendo irresponsabili e depravati.
A tutte queste follie se ne aggiungerà un’altra, la più vergognosa: il conflitto fra maschi e femmine. Mentre Noi insistiamo sulla piena uguaglianza di doveri e diritti, gli schiavi delle tenebre estrometteranno le donne da molti settori, là dove sono più benefiche. Abbiamo detto delle molte malattie del mondo, ma la più tragica sarà la lotta rinnovata fra i due sessi. È difficile persino immaginare quanto sarà rovinosa e quanto alto il prezzo, perché contrasta il moto evolutivo! Prese fra queste convulsioni le nuove generazioni si corrompono.
Platone predicava di pensare in bellezza, ma quale bellezza è possibile se maschi e femmine si avversano? Questa è l’ora della parità dei diritti, ma le tenebre invadono le aree di tensione. I loro attacchi però serviranno un proposito di bene e chi fu umiliato nel Kali Yuga avrà gloria nel Satya.
Ricordate che queste sono le fasi più gravi dell’Armageddon e che bisogna aver grande cura della salute poiché le correnti cosmiche aggraveranno molte malattie. È un’epoca unica, capitelo bene.
È miope chi pensa che, evitata la guerra, tutti i problemi sono risolti! Alcuni lo credono e pensano che si possa ingannare l’evoluzione, senza capire che la guerra più grave è in casa. Nondimeno ci sono luoghi in Terra dove l’evoluzione è regolare e Noi li presidiamo.
Il Pensatore esortava a far tesoro dei doni delle Muse, che soli aiutano a sconfiggere le tenebre.
287 — Urusvati sa che l’energia ignea fondamentale rende gli oggetti non solo luminosi, ma persino trasparenti. In certi fenomeni poderosi la trasparenza è tale che quasi smentisce l’usuale concetto di corpo solido. Sono però evenienze raramente osservabili a occhio nudo. Non si può pretendere che il fuoco si manifesti con misure ordinarie, dato che la sua tensione può essere distruttiva quanto una forte scarica elettrica.
Come spiegare dunque la trasparenza dei corpi opachi? Ogni corpo ha in sé il fuoco, che si accende quando si intensifica straordinariamente, e la densità pare svanire. Sono fenomeni rarissimi per due ragioni: il livello di intensità e le qualità dell’osservatore. Sono difficili da vedere in corpo fisico perché il cuore potrebbe risentirne e si possono tollerare solo una o due osservazioni a grandi intervalli. Ecco perché il contatto con certe sfere esige cautela.
Sovente lo si trascura, perché non si capiscono le ragioni di tanta precauzione. Anche i più eruditi non comprendono che la legge è immutabile, per cui qualsiasi violazione viene punita in modo conforme e senza eccezioni.
Detto ciò, resta il fatto che i fenomeni dell’energia ignea sono osservabili e Urusvati conferma la trasparenza assunta dai corpi in cui essa fiammeggia. Nei Nostri laboratori questi fatti vengono studiati, ma non senza precauzioni, specie in tempi come questi.
Il Pensatore avvertiva i concittadini che l’odio può incendiare perché il fuoco scorre nelle vene.
288 — Urusvati sa che molte punture di spillo sono a volte più pericolose di una ferita. È bene saperlo, nell’attuale condizione del mondo. Si attendono grandi eventi, come minimo la collisione con una cometa e si trascurano i tanti piccoli pericoli quotidiani. Pertanto è bene ricordare che queste insidie nascono dai continui dissidi. È un monito che non discende da chissà quale filosofia, è una semplice norma di sicurezza fisica!
Nell’antichità non si ebbero mai periodi di altrettanta confusione generale. In passato essa poteva forse coinvolgere qualche migliaio di uomini, ma oggi sono centinaia di milioni! Provate a immaginare la diversa potenza delle sue emanazioni e le miriadi di confusi invisibili che oggi circondano chiunque. Ma, invece di calcolare le moltitudini che rovinano la sfera terrena col disordine, si pensi piuttosto alle innumerevoli, invisibili punture di spillo.
La conseguenza di quelle punture è particolarmente disgustosa. In casi di grave calamità sorgono impulsi di abnegazione e di eroismo, ma in tempi di degrado l’energia viene solo sprecata. Affermo che l’aspetto peggiore dell’Armageddon è la corruzione degli organismi. In tempi di gravi disordini la Guida è più intensa, ma che fare quando la cancrena è diffusa?
I guerrieri del Bene non sono sempre in grado di sconfiggere rapidamente le legioni delle tenebre. Si devono prendere in conto molte situazioni, mondane e sovramundane. Ricordate che la cooperazione umana ha rilevanza cosmica e che l’uomo crea la propria immagine. Se tutti fanno la stessa smorfia, che figura ne viene?
Sono gli uomini che distruggono il pianeta. Preferiscono le mezze misure e anche meno, pur di non essere disturbati. Siano però certi che li attende solo la putredine.
I mali non vengono tutti dalle tenebre. Perché farle più potenti di quanto sono? Non è meglio analizzare piuttosto le inclinazioni dell’umanità? Cosa preferisce, cosa detesta. Si guardi in tutti i campi — scienza, filosofia, arte, attività fisiche — si vedrà con precisione dove sta il suo male. Se volete capire bene quale ne sia l’origine esaminate tutte le negazioni, vi sarà ovvio che cause disgustose producono situazioni disgustose. Come lottare per la Luce mentre ci si arrende alle tenebre?
Il Pensatore capì tanto tempo fa che il Bello è anche Buono.
289 — Urusvati sa che la comprensione e il rispetto dei principi primari da parte dei collaboratori sono la miglior garanzia del successo. Che vi è di peggio di un gruppo che, conoscendo il potere ritmico di parole e numeri, dissente sui fondamenti della vita? Noi insistiamo molto su tale accordo di base, altrimenti il sapere stesso è non solo inutile ma dannoso.
Ci allarma sentire qualcuno che intona un rituale appreso a memoria, perché la ripetizione continua delle parole può suscitare un ritmo inatteso e potente, capace di distruggerlo! È un atto irresponsabile da condannare. Pensate a un corpo di guardie che sparano d’un tratto in tutte le direzioni. Potrebbero uccidersi fra loro! Lo stesso sarebbe di un gruppo che ripetesse rituali a memoria, senza comprensione armoniosa della loro verità di fondo.
La necessità di unione di cui si è detto presuppone appunto quel genere di intendimento, reciproco e armonioso. Si possono levare le mani in atto di solenne giuramento, ma ciò non assicura la concordia. I gesti simultanei non sono segni certi di unione e, se manca l’armonia interiore, non fanno che turbare l’atmosfera.
Il Pensatore parlava sovente dell’armonia musicale. Sperava che servisse a instaurare armonia nella vita.
290 — Urusvati sa quanto apprezziamo la saggezza nei suoi molti aspetti. Essa riconosce la bontà, da qualsiasi parte venga. Condanna la cattiveria, qualunque ne sia l’origine. La saggezza non è comune, è rara. Molti perdono la vita proprio per i concetti personali con cui vagliano il bene e il male. Si attendono il bene solo da un lato e temono un male che sovente è solo un parto della loro fantasia.
Sapete quanto sono incerte le misure del bene e del male. In senso terreno nessuno sa dire qual è la fonte dell’uno e dell’altro. Si sono visti banditi farsi santi e pilastri della chiesa commettere delitti. È folle lasciarsi limitare dai propri pregiudizi.
L’apertura mentale basa sulla tolleranza. La saggezza dice “sia fatta giustizia”, ma non emette una sentenza, perché capisce la complessità delle condizioni necessarie. Sa quando scocca l’ora giusta e non forza gli eventi. E sa che ogni avvenimento coinvolge tutti i popoli.
Le circostanze appaiono notevolmente diverse se viste in profondità o in superficie. Talora il predestinato si manifesta in foggia inattesa. Ciò induce a credere che la Giustizia abbia molte facce.
Si giudica secondo le proprie abitudini, ma la legge di Giustizia è forgiata nei tre mondi ed è da considerare sovramundana. L’anticipo e il ritardo degli eventi dipendono da varie cause cosmiche. Sovente un fatto terrestre di scarso rilievo è il riflesso di grandi evenienze nei mondi lontani. Perché la saggezza trasformi la vita quotidiana, la comprensione deve essere mutua e armoniosa.
Il Pensatore amava ripetere che, sebbene il pellegrino terreno segua il proprio cammino, ci sono innumerevoli vie superiori.
291 — Urusvati sa che l’influsso delle correnti cosmiche è sottovalutato, supponendosi che l’organismo più fine ne sia meno condizionato. Eppure anche nel remoto passato si diceva del “Fardello del Mondo”. Si intendeva che il peso del mondo grava su chi è più puro ed elevato, in quanto reagisce intensamente alle correnti spaziali. Soffre molto chi sente i terremoti a distanza e le scariche delle correnti cosmiche, più veloci della luce. Oggi se ne sa ben poco: solo accidentalmente qualcuno si imbatte in oscure evidenze. Ma i medici dovrebbero ricordare che molte malattie sono provocate da quelle correnti.
Gli uomini producono veleni potenti in sé medesimi e li esalano nei loro accessi di odio. Le leggende sul respiro velenoso poggiano su basi di verità. Una folla vociante squarcia lo spazio e con il respiro malevolo inquina durevolmente l’atmosfera. È opportuno ricordarlo nei giorni dell’Armageddon.
Gli uomini si proteggono dai gas tossici con maschere adatte. Farebbero bene a usarne anche un’altra, quella del pensiero puro, l’unico rimedio che ripara dal respiro avvelenato. Bisogna riconoscere che questo esiste e ricordare che il pensiero protegge dalle vibrazioni più perniciose.
Solo il pensiero crea l’antidoto. Queste parole non sono soltanto simboliche. Il pensiero produce una sostanza che attira forze benefiche dallo spazio. Abbiamo detto di resistere al male. Il pensiero chiaro, definito e disciplinato è un potente ausilio e antidoto. Genera quella che si chiama immunità. Se poi vi ricordate di Noi, i vostri pensieri sono più intensi ed efficaci. Pensate a Noi. Pensate alla realtà e affrontate i terrori dell’Armageddon.
Il Pensatore consolava gli allievi dicendo che un Messaggero invisibile è sempre pronto ad accorrere, basta lasciarlo arrivare.
292 — Urusvati sa che le informazioni sulla Fratellanza sono state distorte. Ci sono medium che inventano favole strane e cose anche peggiori. Altri, che si potrebbero chiamare “semimedium”, ricordano impressioni solo frammentarie del Mondo sottile e le attribuiscono alla vita della Fratellanza bianca.
Avete udito di quel falso Olimpo, costruito da forme mentali nei livelli astrali inferiori. I medium ne percepiscono dei dettagli, ma sapendo ben poco delle forme pensiero del Mondo sottile sono sempre disposti a collegare le Nostre Torri con quei templi effimeri, quelle processioni solenni, quelle vesti sontuose. Chi non conosce bene le condizioni di quelle sfere può esserne fuorviato.
Di norma, chi vive in Terra non sa figurarsi gli strati sottili. Non riesce a capire che una folla di entità può accompagnarlo, penetrare nel suo corpo e persino creare intere città. Si crede che le forme mentali siano mere fantasie e neppure si sospetta che l’esistenza terrena lascia un segno nella Vita del Cosmo.
Quanto sono nocivi gli estremismi! Da un lato si nega recisamente la vita dopo la morte, mentre dall’altro si ha fede cieca in immagini assurde imposte dalle religioni per intimorire! Bisogna liberarsi di questi ceppi. Si dimentica che l’unica via che porta alla Verità è la conoscenza senza pregiudizi.
Un paio di concetti sono solitamente malintesi. Primo: si presume che la chiarudienza, se esiste in condizioni normali, è migliore quando le correnti sono più tese. Invece la tensione può interferire, poiché, in caso di correnti incrociate, si forma una sorta di guscio impenetrabile alla trasmissione del pensiero.
Secondo: quando raccomandiamo la vigilanza intendiamo che si pratichi in tutti gli aspetti della vita. Si crede che sia necessaria solo nelle grandi occasioni, mentre è indispensabile anche nelle minute vicende di ogni giorno. Non si possono scindere i dettagli dall’essenziale, quindi non si devono giudicare gli eventi per come appaiono. Bisogna considerare con calma tutte le condizioni e imparare dalla loro diversità. Siate dunque sempre vigili, come Noi nella Torre.
Il Pensatore non si stancava di ripetere ai discepoli che è importante vigilare su ogni passo, su ogni emissione mentale, e diceva: “Non sta a noi giudicare il piccolo o il grande. Dunque, attenzione!”.
293 — Urusvati sa che i consigli sono compresi più prontamente se illustrati da analogie con la medicina pratica. Ecco ad esempio un paziente che dovrebbe inalare una dose di un certo rimedio vaporizzato ma, per scarsa fiducia nel medico, lo fa solo a metà: la cura non riesce. Del pari, se il fervore per la Fonte del Bene supremo non è totale, i risultati sono deludenti. Pigrizia, ignoranza, poca fede portano alla stessa triste conclusione.
Ricordate che le Guide soffrono per le velleità disordinate dei discepoli, che per così dire pungono come aghi avvelenati. Sappiate che il fardello non si deve tanto all’ostilità vera e propria quanto a quelle volontà irregolari. Noi predichiamo la necessità di armonia nelle trasmissioni del pensiero e di concentrare l’intera coscienza.
Il Pensatore non mancava di dire a ogni allievo: “Forse ti puoi concentrare meglio: guarda nel cuore! Non sai se ha già dato il massimo del fervore. Porta l’aspirazione al massimo e dichiarala al mondo intero”.
294 — Urusvati sa che il pensiero umano si accumula sugli oggetti e che l’uomo può veramente creare cose e luoghi buoni o cattivi. Molti capi preferirono spostarsi in località nuove per evitare gli accumuli delle vecchie dimore. Alcuni lo decisero consciamente, perché sapevano questa verità, altri invece furono mossi a cercare un ambiente nuovo e incontaminato da una sensazione inesplicabile.
Un giorno si sapranno riconoscere le composizioni chimiche dei vari strati. Allora non si attribuiranno certi eventi a magia o incantesimi, sapendo che l’uomo è una specie di mago in ogni istante della sua vita. Grande è il potere dell’uomo che ha appreso a creare le formule del bene e del male. Non si tratta di magia, ma di comprendere che, ogni ora che passa, egli intreccia i fili del bene e del male. Incoraggiate chi tesse il primo, compatite chi tesse il secondo. Questi si pentirà un giorno di aver fatto quei drappi scuri.
La maggioranza non ha la minima idea di queste cose, chi le conosce le dimentica presto. Non è facile disperdere i depositi oscuri. Sapete che ogni sostanza emette e persino alberga i propri germi. Si ammette senza difficoltà che certi oggetti sono infetti e anche velenosi, ma non si accetta che ciò si debba ai pensieri ivi depositati. Si ha, infatti, una scarsa opinione dell’importanza del proprio pensiero! Nello stesso modo, pochi si accorgono che circondandosi di cose avvelenate ergono barriere fra sé e i Regni superiori. Nell’aria inquinata si soffoca. Sarebbe meraviglioso se le autorità sanitarie applicassero anche al dominio della mente le norme che impongono per migliorare le condizioni igieniche!
Talvolta il Pensatore consigliava a un ospite di lavarsi le mani, ché forse vi si era annidato un pensiero malevolo.
295 — Urusvati sa che gli Insegnamenti morali di tutti i tempi sono profondamente simili. Come potrebbe essere altrimenti? La Legge è una sola. I particolari variano con la vita del luogo e così i linguaggi, ma le basi sono immutabili. Naturalmente parliamo di principi autentici, non immaginari.
Noi, ad esempio, affermiamo che l’illusione della pace è peggiore della guerra. Qualcuno, pieno di odio, afferma di vivere in pace, ma mente. Tali menzogne non si lavano facilmente e perdurano nel Mondo sottile. Si ha forse il diritto di inquinarlo? Si pensa poco alla responsabilità nei confronti dell’Universo. Nelle scuole non si insegna la continuità della vita. Pochi, o nessuno degli argomenti di studio ne rivela la grandezza, sono ben rari i maestri che mostrano agli allievi i pericoli dei falsi concetti. Eppure tutti gli Insegnamenti attestano la gloriosa Realtà della vera pace.
È arduo sopportare l’indifferenza umana per la realtà. L’uomo è affascinato dalle falsità che celano le ulcere della corruzione e non vuol capire che le menzogne restano con chi le genera.
I falsi concetti non sono solo relativi ai grandi eventi. Tutta la vita umana è costellata di piccole falsità tipiche. Quanto pseudocoraggio, quanta pseudodevozione e pseudozelo si vedono nel mondo!
È deplorevole vedere come sono deprimenti i falsi concetti, che sfociano in menzogne collettive immorali. Sono posti alla base stessa della vita, ma non c’è evoluzione possibile in tale contesto. Le menzogne diffuse in questo modo sono pura perversione, ben altra cosa che Maya, che attiene alla relatività dei concetti.
Il coraggio protegge veramente dagli assalti del male, ma deve essere reale e autentico. La linea che divide il vero dal falso è sottile e solo a distanza si valuta con sicurezza dove principia il degrado. Sia chiaro che i grandi successi si costruiscono solo su basi reali.
Il Pensatore voleva che gli allievi dimostrassero il loro coraggio. Se notava in qualcuno un timore lo poneva subito di fronte alla causa di quella paura, qualunque fosse. Lo stesso si faceva nelle scuole di Sparta. Si voleva che l’espressione dello sguardo confermasse il coraggio del discepolo. Anche Noi scrutiamo il moto dello spirito e Ci rallegriamo al vedere il coraggio autentico.
Chi teme gli spaventapasseri della vita terrena dimostra di essere impreparato per la sottile, dove pure appaiono figure spaventose. Il coraggioso non le vede neppure! È la paura che alimenta i mostri.
Così insegnava Pitagora.
296 — Urusvati sa che il cielo cambia continuamente. Anche in una sola vita terrena è possibile notare molti fenomeni che la scienza moderna non spiega, anche un modesto telescopio mostra che la vita infinita è infinitamente complessa.
Si costruiscono telescopi sempre migliori, ma i progressi sono insignificanti per le misure astronomiche. Solo combinando l’uso di quegli strumenti con la chiaroveggenza si vedranno certi moti planetari che eludono le prestazioni dei telescopi.
Come conciliare l’astrologia con questi moti inesplicabili? Quando si sia ammesso che essa basa sulle proprietà chimiche degli astri si capirà che qualsiasi corpo celeste agisce sulla Terra e l’astronomo competente terrà conto degli influssi causati dalle varie posizioni dei corpi celesti. Anche l’astrologia dovrebbe usare i telescopi e accettare la chiaroveggenza. In effetti, tutti i campi del sapere dovrebbero sintetizzarsi nella pratica.
Gli scienziati sono sovente intuitivi nelle loro ricerche. L’intuito può essere acquisito o essere innato nel profondo della coscienza. In entrambi i casi è da ascoltare, poiché è difficile distinguere i confini che lo separano dalla chiaroveggenza e non si devono limitare i processi mentali alle sole proprietà fisiche. Anche durante le normali osservazioni al telescopio bisogna sapere che l’occhio umano funziona in vario modo, siate certi che vede ogni giorno in maniera diversa.
Per osservare giustamente i corpi celesti sono necessari questi tre metodi. Fin dai primi anni di età si dovrebbe insegnare che il complicato processo di apprendimento è una sintesi della conoscenza intera. Sono in errore gli insegnanti che seguono metodi di limitazione del pensiero.
Molto tempo fa il Pensatore curava di ampliare il pensiero, poiché costringerlo è inammissibile in filosofia.
297 — Urusvati conosce il valore del lavoro. È un incremento di energia psichica che si può intendere in vario modo. Per qualcuno è preghiera, per altri gioia, per altri ascesa. L’uomo può farne una disciplina naturale. Il ritmo del lavoro è una forma di pranayama. È errato assumere, come fanno molti, che il lavoro ripetitivo è ripugnante. Un bravo operaio è maestro nell’opera sua e ne perfeziona ogni dettaglio.
Notate che sovente l’uomo parla o canta mentre lavora, come per darsi coraggio. Oppure mormora, a metà fra pensiero e parola, senza accorgersi di quei suoni. Si dovrebbe studiarli. Essi rivelano non solo il carattere ma anche il grado di energia psichica espressa nel lavoro.
A volte quel parlottare non riguarda ciò che si fa. Forse l’energia, intensificata, evoca dal Calice ricordi obliati, o si raccontano storie nuove. Sono esperimenti che possono rivelare accumuli delle vite precedenti.
Avviene anche che lavorando si dicano numeri o lettere dell’alfabeto, o un nome strano. Tutti questi fenomeni hanno importanza e l’opera stessa si riveste di un grandioso significato. Lo testimoniamo per diretta esperienza.
Il Pensatore ascoltava con attenzione gli accompagnamenti del lavoro.
298 — Urusvati sa che Noi incoraggiamo la maestria in qualunque lavoro. Tutti dovrebbero perfezionare il proprio mestiere. Questi sforzi non sempre riescono, nondimeno favoriscono la concentrazione.
Seguendo la Via abbiamo sempre cercato di perfezionare le arti e i mestieri; abbiamo insegnato nuove combinazioni chimiche, promosso la ceramica e la scultura. Abbiamo persino insegnato a preservare i cibi. Dico queste cose per farvi comprendere la varietà degli approcci all’evoluzione.
Che ciascuno aiuti dove può; tutte le occasioni sono buone. Se il fervore è genuino, l’aiuto è più facile. Noi tentiamo tutte le vie.
Ogni bimbo ha un talento innato. I bambini rammentano le esperienze del Mondo sottile. Sovente gli adulti non li comprendono e impongono giochi di loro gusto, anziché osservarne le inclinazioni naturali. I bambini sono affascinati dai giocattoli, non tanto come tali quanto per le possibilità creative che offrono. Infatti, si divertono a smontarli per rimontarli a modo loro. Così facendo non agiscono sotto stimoli esterni e spesso costruiscono cose che non possono ancora aver visto. Sono impulsi creativi che vengono dal Mondo sottile e hanno grande valore.
Noi ne incoraggiamo la rivelazione, ma quanto dobbiamo lottare contro i pregiudizi delle famiglie! Solo una su mille presta attenzione alla vera natura del bimbo.
Noi dedichiamo molta energia a guidare le famiglie. Affermiamo i pieni diritti della donna, ma subito insorge un’opposizione selvaggia. Quella nazione che riconosce la parità dei diritti primeggia nella qualità del lavoro. Ricordate: ho detto che da piccoli raggi nascerà un sole. La qualità si manifesta lentamente e i collaboratori verranno dai giovani.
Quando parlava ai bambini, il Pensatore amava domandare cosa avrebbero voluto fare da grandi. Molti rispondevano di non saperlo, ma altri menzionavano antichi desideri. A questi ultimi diceva: “Ciò che oggi pare impossibile può essere facile domani”.
299 — Urusvati ha notato che i nomi di certi luoghi sono cambiati col tempo. Si dice persino che abbiamo mutato di proposito il nome della Nostra Dimora, ma non è vero. In realtà abbiamo semplicemente lasciato che ciò avvenisse per il naturale variare dei linguaggi.
In genere non insistiamo sui nomi o sui riti, ma sull’essenza. Urusvati sa che il Nostro lavoro, il fine essenziale, è la trasformazione della coscienza. Come scultori, lavoriamo un materiale grezzo per modellarlo in qualcosa di bello.
Non importa se Ci accusano di ripetere sempre le stesse cose, senza scopo. Per prima cosa, è falso. Non lo facciamo mai, ma raffiniamo ed eleviamo concetti non ancora assimilati. Qualunque medico cura una ferita finché si forma il nuovo tessuto sano. Non rifiuta l’aiuto, è molto paziente ed è sempre disposto a sopportare i malumori degli infermi! Sa che certe cure richiedono molto tempo e che il malato non capisce il decorso della guarigione.
Noi sappiamo che la coscienza non si trasforma alla svelta. Non rifiutiamo il soccorso, ma quando è offerto si deve accettare per intero. Se incontrate ingratitudine e incomprensione, non fateci caso: è perché la coscienza di chi aiutate è ancora assopita. Molto spesso un uomo è desto ai suoi doveri quando è nel Mondo sottile, ma resta come impietrito allorché torna a incarnarsi.
Il Pensatore parlava sovente dei cuori di pietra.
300 — Urusvati sa che i cuori di pietra sono numerosi. Cosa intendeva il Pensatore con la sua frase severa? Alludeva non tanto alla crudeltà quanto al ristagno interiore, al cuore che non sente caldo né freddo. Non si può neppure dire cattivo, perché non reagisce al bene né al male.
Purtroppo questi cuori sono molto numerosi, non è facile riconoscerli. Non manifestano sintomi evidenti anche se il loro stato è simile al coma, allorché l’organismo non è vivo né morto, non ha memoria e il corpo sottile è statico e in paralisi come tutto il resto. In quella condizione l’uomo non è più realmente tale. I cuori impietriti sono simili a ciò e, perché numerosi, sono un grave peso per il mondo e un ostacolo all’evoluzione.
Opporsi all’evoluzione, cioè all’inevitabile, è un crimine orrendo. Stupisce che dopo milioni di anni di esistenza l’umanità rifiuti ancora di capire che quel processo riguarda tutti i regni della natura. È chiaro che le forme superate muoiono, mentre nuovi profili di vita appaiono in esistenza.
Sappiate che le spirali evolutive si possono accelerare solo se cessa la dissennata opposizione umana. Non sempre gli uomini riescono a creare, ma sanno sempre costruire ostacoli, da cui nascono la bruttezza, la discordia e tutte le disgrazie.
Oggi interi paesi scompaiono, ma è forse per necessità evolutiva? No certo. Gli uomini o impietriscono o sprofondano nel fango, ma la Natura non aspetta.
Il Pensatore diceva: “Marinai, non fate vela con un carico di cuori di pietra. Non arrivereste mai a destino”.
301 — Urusvati sa che anche i migliori eroismi vengono malintesi. Pochi sanno interpretare le azioni altrui senza pregiudizi. Figuratevi un forestiero che cammina a gran fatica sotto la pioggia e la grandine, nel fango sino al ginocchio. Qualcuno lo osserva dalla finestra e lo deride perché non è rimasto a casa, con un tempo simile.
Sono più numerosi quelli che lo sprezzano e lo deridono di coloro che lo guardano con simpatia e si domandano quale ne sia la meta. Forse quell’uomo corre a salvare un amico o è un medico che va da un malato, o un messaggero di salvezza per tutto un popolo. Chi serve il Bene pensa sempre bene: ma è ben raro incontrarlo! Per lo più si vede il male nel prossimo e si sospetta che ogni straniero sia un ladro o un vagabondo, non sapendo che accusare un innocente è un delitto imperdonabile.
Si temono le maledizioni, ma, in effetti, sono queste ingiustizie che le attirano. Fate la prova: mandate l’uomo migliore a compiere un gesto eroico o una missione importante, e osservate come viene calunniato. I più lo criticheranno senza pensare al suo compito; solo pochi, perseguitati anch’essi, penseranno allo scopo della sua impresa eroica. Questa mancanza di buona volontà è un grande ostacolo per l’evoluzione.
In genere nessuno si domanda chi l’abbia inviato, né si dà pensiero per il male causato da quelle calunnie. Si giustificano dicendo che sono innocue, ignorando che la sporcizia va sempre a detrimento della purezza.
Più volte siamo stati costretti a purificare lo spazio con misure speciali. Ma quelle scariche di energia sono tanto forti da scuotere anche il Mondo sottile. Sono frecce che non si possono spedire sovente. Ci preoccupano molto quegli stolti le cui azioni volano come boomerang.
Il Pensatore accoglieva con premura i pellegrini e domandava sempre se poteva aiutarli. Se qualcuno lo avvertiva che forse erano solo dei vagabondi, mormorava: “Chissà, forse vengono da Lassù”. Se gli facevano notare le loro misere vesti, sorrideva: “Il lusso non si addice ai pellegrini”. E se gli dicevano che i veri eroi non vengono dalle classi inferiori, affermava sdegnato che un giorno la gente comune avrebbe fatto grandi cose.
La sua attenzione era rivolta al popolo.
302 — Urusvati sa che a volte, quando le correnti spaziali sono in opposizione tanto grave da arrestare il polso vitale, persino i più ricchi di vitalità sono in pericolo di morte. Il rischio si aggrava in caso di malattia o squilibrio nervoso.
Le circostanze sono complesse e Noi esortiamo alla cautela, ma con scarso successo. Si scambia la prudenza per inerzia, senza ricordare che Noi non la predichiamo mai, neppure nei momenti della più grande tensione. Noi compensiamo la collisione delle correnti intensificando al massimo l’attività. Ciò non è sempre evidente, ma per Noi gli aspetti esterni non contano. Il Maestro deve dirigere la Sua energia interiore, aiutando a resistere alla tensione.
Come essere prudenti senza vigilare? Ci sono due specie di vigilanza. L’uomo in genere ha interesse soltanto per l’ambiente prossimo, e solo quando Noi gridiamo: “Attento!” comincia a guardarsi attorno. La vera vigilanza si estende a tutto.
Chi può essere certo che qualcosa non lo riguarda? Chi può affermare che la natura si manifesta nello stesso modo in tutte le età? Chi può sostenere che il pensiero umano non è mutato nei millenni? Pensiero e linguaggio sono cambiati persino nel volgere di questo secolo.
È ovvio che in tempi di tensione eccezionale il ritmo degli eventi accelera, allora è specialmente necessario vigilare bene. Come si impara? Non è l’audace o l’impavido ma il ponderato pensatore che non vede ragione di essere vigile per prudenza. Questi Ci biasima, dimenticando che chiunque è capace di vigilare.
Il Pensatore si domandava: “Ho forse mancato di notare qualcosa di importante? Forse è accaduto l’irreparabile? Che questi occhi imparino a osservare!”.
303 — Urusvati sa che tutte le azioni devono esprimere i principi basilari della vita. Leggere non basta, non basta dissertare sulle verità fondamentali, bisogna viverle, sì da applicarle senza neppure parlarne. Per giungere a tanto bisogna imparare a distinguere i vari livelli mentali.
I mondi sono tre e tre sono le sfere del pensiero. L’uomo è capace di usarle tutte nello stesso tempo. Può, ad esempio, pensare in modo terreno, che include il ragionare empirico. Opera però anche nel mentale sottile e infine irradia fuoco dalle profondità della coscienza. A volte i tre strati si fondono armoniosamente in uno solo, allora si proietta un pensiero potente. Di norma però l’uomo esibisce solo la discordia della propria coscienza. Se con il raziocinio mondano costruisce un concetto che pare attraente il suo pensiero sottile lo censura, sapendone la vera fonte. Allora non si accendono scintille di fuoco.
Si vede dunque che la coscienza discorde è influenzata da questi tre impulsi. Che potere si può esercitare in stato di disarmonia? Una vecchia favola narra di un uomo nel quale convivevano un angelo e un diavolo. Entrambi gli suggerivano le loro istruzioni, ma il demonio fuggiva solo se l’amore accendeva la scintilla.
È istruttivo osservare che i pensieri dei tre livelli si sostituiscono a vicenda. Un pensiero terreno non è di per sé inferiore a uno sottile. Può sospingere a nobili azioni, mentre il sottile segue percorsi scontati. Naturalmente la favilla divina è sempre perfetta, ma bisogna accenderla.
Noi sorvegliamo i processi mentali dell’uomo e siamo lieti quando li vediamo in armonia. Queste divisioni della coscienza non sono che rudimentali e in realtà sono molto più numerose. È bene tuttavia limitarsi a quelle, per non complicare le osservazioni.
Il Pensatore istruiva i discepoli a controllare severamente e armonizzare il pensiero. Chiamava “musica” quel conseguimento mentale.
304 — Urusvati sa che il karma agisce nei popoli. Alcune nazioni sembrano maledette. La loro storia può spiegarne in parte la ragione, ma non tutte le cause si leggono sulle sue pagine.
Sono numerose le combinazioni del karma personale, di famiglia e di popolo. Può un’ingiustizia, commessa ai danni di una sola persona, riflettersi su tutto un popolo? Sì, soprattutto perché molti, dal destino intrecciato, si reincarnano nella stessa gente. Queste circostanze aumentano la responsabilità umana. Si riconosce che le caratteristiche fisiche si trasmettono con le generazioni; purtroppo non si pensa che lo stesso avviene per i nodi del karma.
Urusvati ritiene giustamente che è meglio reincarnarsi in gruppi etnici diversi. È un concetto da assimilare, per evitare che durante il soggiorno nel Mondo sottile si continui a restare fra parenti, rinunciando a prove ed esperienze nuove.
In quella sfera si comunica per via mentale e non si ha necessità di lingue diverse. È magnifico parlare nella propria ed essere compresi da chi viene da altre regioni. Non occorre imprimere in altri il proprio pensiero; al contrario, quanto più esso fluisce naturale tanto più facilmente è capito. Tutto ciò è sovramundano, ma si deve realizzare anche in Terra, evitando così adattamenti difficili in quell’altro Mondo.
Durante il sonno l’energia psichica è alimentata da correnti terrene, ma al passaggio nel Mondo sottile può accadere un’interruzione di coscienza. Ecco perché si consiglia di assimilare certi concetti quando si è ancora in corpo fisico. Durante la transizione molti cadono in sonno profondo e in tale stato perdono molte memorie. Gli accumuli restano sigillati nel Calice e sovente per recuperarli occorre un aiuto estraneo. Non parlo di chi vi entra in piena coscienza. A questo fine, quel che più importa è ricordare, per tutta la vita, la decisione di essere consapevoli al momento del passaggio. La coscienza è il tesoro dal quale non ci si separa.
Coloro che hanno perso coscienza Ci sono invisibili nel Mondo sottile, perché nascosti da un fluido impenetrabile. Ritornano percettibili al momento del risveglio, ma il loro sonno non deve essere interrotto prima del tempo.
Il Pensatore sapeva di questo problema. Stimolato da tale consapevolezza ripeteva sovente: “Non perderò coscienza”. Essa è indispensabile nel Sovramundano. Perde le sue fattezze terrene e si trasforma in conoscenza spirituale. Quanto più chiara fu quella, tanto più rapido il risveglio dello spirito. In Terra si sente solo la legge del karma, ma nella consapevolezza spirituale se ne comprendono bene le forze combinate.
Si potrebbe domandare perché non si insegnano le leggi superiori quando si è ancora nel Mondo sottile, ma quanti vogliono seriamente imparare nelle scuole terrene?
Il Pensatore amava il detto ermetico “Come in alto, così in basso”.
305 — Urusvati sa cosa intendiamo per “vita”. È servizio all’evoluzione. Si potrebbe dire più semplicemente che la vita è evoluzione, ma Noi insistiamo sul servizio. È vero che ogni cosa evolve, ma la vita si esprime compiutamente solo quando il servizio è volontario. Questa qualità segnala il giusto sentiero.
In genere l’idea di servizio non piace. Si sogna l’ora che non sarà più necessario e si resterebbe sgomenti all’apprendere che la vita è servizio senza fine. Agli uomini piace sentir parlare di Noi, del Nostro lavoro e della Nostra gioia e direbbero, perplessi: “Può essere davvero eterno il servizio, se nella Fratellanza si canta?”.
Non capiscono che cantiamo non per passatempo ma per costruire armonia. Stentano a comprendere che l’arte è un ausilio raffinato per evolvere, tanto che raccomandiamo arti e mestieri come approccio rapido al servizio. Il vero artista acconsente facilmente all’idea di servizio perpetuo per perfezionarsi e non conta le ore di lavoro.
La Nostra vita è una libera maestria senza limiti. Anche in Terra si riesce a scordare il tempo e il servizio diventa gioia. Affermo che è possibile prepararsi a ciò in qualunque condizione. Non occorre essere dei saggi per vedere nella vita qualcosa di prezioso di cui si è responsabili. Ci sono semplici contadini pronti a dedicarsi al servizio. Per aver obliato questo concetto la vita terrena è caduta nella pazzia e in schiavitù. Ma si approssima l’ora in cui si cercherà, forse a malincuore, lo scopo della vita. Dapprima si parlerà dell’evoluzione in termini scientifici, poi si accetterà il servizio come giusto approccio alla vita.
Il Pensatore diceva che quest’idea risolve i problemi dell’esistenza.
306 — Urusvati sa che non teniamo in gran conto i rituali esteriori. È vero che una moltitudine concorde genera emanazioni potenti, ma solo se animata da vera aspirazione. E quanti ne sono capaci? Dove trovarli? In antico fu possibile radunare trecento eroi, come a Maratona, ma oggi che si conta tutto in milioni non si può sperare in un’azione concorde. Pertanto l’attenzione va rivolta all’interno.
Gli uomini, di propria volontà, possono educarsi alla disciplina morale e irradiare salubrità. Non hanno bisogno di gravarsi di rituali, ma di realizzare che solo il fervore interiore guida alla perfezione. Imparino a trasmettere pensiero a distanza. A visualizzare l’Immagine venerata. Per questi atti non occorrono rituali. Chiunque comunica con il Maestro nella purezza del cuore. Così si pervade il pianeta di buone aspirazioni. Chi lo fa non è mai solo, perché il fine ultimo della Bontà è l’unione di tutti i cuori che cercano.
Non c’è bisogno di tornare ai rituali di un tempo, che in genere non hanno più senso. L’esaltazione interiore è istantanea e le parole non sanno descrivere l’estasi. Quel sentimento è noto solo al cuore. Se la fiamma vi brucia luminosa i rituali non servono.
Il Pensatore sapeva che chiunque ha il dono interiore del contatto con il Supremo.
307 — Urusvati sa cosa vuol dire vedere con gli occhi del cuore. Gli oggetti sono visti secondo lo stato interiore. Non si vuol capire la semplice verità che Maya nasce nella coscienza e che bisogna liberarsi dalle spire dell’autoipnosi.
Nonostante le impressioni fuorvianti dall’esterno, l’uomo percepisce barlumi di realtà. All’incantesimo di Maya oppone la conoscenza che ha nel cuore. Si dirà forse che questa è un’altra forma di Maya, altrettanto illusoria. Si ricordi però che nel Mondo sottile la percezione è molto più chiara e che in quello del Fuoco la realtà non ha veli. Nonostante gli ostacoli terreni, si colgono faville di verità.
È vero che Maya resta impenetrabile per quasi tutti e neppure si tenta di superarla. Ma alcuni cercano la verità e anche nella condizione terrena riescono a penetrare nell’essenza delle cose. Dapprima devono riconoscere l’instabilità dei propri umori. Allora il sole è il sole, non allegro né triste e si comprende che gli umori personali colorano persino quel grande luminare.
Chi vuole migliorare sé stesso deve sapersene sbarazzare. Chi fosse attento a questa necessità eviterebbe molti errori. Si asterrebbe dall’emettere opinioni scorrette, sapendo che il sentimento interiore dev’essere giusto. Non si dica che è un compito sovrumano. È una comune attività quotidiana. Per collaborare con Noi bisogna imparare a vedere con gli occhi del cuore.
Il Pensatore soleva dire: “Grazie al Cielo non sarò mai cieco: finché il mio cuore batterà sarà anche capace di vedere”.
308 — Urusvati sa che usiamo guarire inviando vibrazioni, alquanto simili alle onde radio. È un metodo che richiede collaborazione, fiducia e ricettività da parte del paziente. Bisogna inoltre tener conto delle condizioni atmosferiche, che potrebbero interferire con le Nostre correnti. L’esito di molte azioni dipende dalla sintonia con le correnti cosmiche. Bisogna capirlo, altrimenti si finirà per accusarCi di essere parziali e di interrompere l’aiuto.
La sfiducia disturba le correnti, e anche se si potrebbe rimediare intensificando l’energia, gli effetti secondari sarebbero distruttivi. Affinché tali trasmissioni abbiano successo, il ricevente dev’essere sintonizzato con Noi. Egli non deve inviare per primo, ma semplicemente accogliere, senza lasciarsi sorprendere dalla diversità delle correnti, che possono essere piacevoli o penose secondo lo stato dei centri nervosi.
Bisogna sapere che le vibrazioni li colpiscono e che occorre calma per non ostacolare la cura. Ricordate che tali vibrazioni sono efficaci per qualsiasi malattia.
Si sa ormai abbastanza della suggestione ipnotica eppure non si crede che le vibrazioni superino grandi distanze. È tragico che si accettino i concetti più improbabili e si rifiutino sovente i più benefici.
Il Pensatore sosteneva con enfasi che la guarigione può venire dallo spazio.
309 — Urusvati sa che il Bene è un’arte difficile: così chiamiamo l’esercizio continuo e creativo della buona volontà. Bisogna discriminare fra buoni pensieri e azioni occasionali e isolate e buona volontà consapevole.
Gli uomini complicano il concetto coniando frasi fatte che confondono le menti deboli. Ad esempio, ripetono: “È un uomo tanto buono, non farebbe male a una mosca”. Noi diremmo: “Non farebbe male a una mosca, ma è capace di uccidere la serpe che minaccia la vita del suo fratello”.
Per dirla tutta bisognerebbe dapprima sapere quali sono le mosche innocue e quali i serpenti mortali! Certo i libri lo dicono, ma bisogna sapervelo cercare.
Riconoscere la bontà non è immediato. Ancora più difficile è distinguere tutti i moventi interiori della mente umana. Non giudicate dalle azioni esteriori: sondate i moventi. Si impara a farlo dalle antiche saghe. Allora le circostanze erano molto diverse, ma la portata della mente umana era la stessa. Forse le leggende sono enfatiche, ciò nulla toglie alla validità delle vere conquiste.
Studiando le arti non dimenticate dunque quella del Bene, che esige grande responsabilità e rispetto per i valori della vita. È la più ardua ma affretta la marcia. Uno scultore inesperto può sciupare un blocco di marmo, ma chi non è abile nel bene, quanti cuori può spezzare! Per imparare a scolpire occorre un duro lavoro. Per essere bravi nel Bene bisogna contemplare nel profondo.
Il Pensatore non si stancava di esortare i discepoli a perfezionarsi in quell’arte: “Se si vuole un buon raccolto bisogna fertilizzare il campo, lo stesso vale per l’animo umano”.
310 — Urusvati sa che mundano e sovramundano sono in sostanza la stessa cosa, poiché qualsiasi atto terreno è connesso a tutta l’esistenza. Ma quando parliamo delle basi della vita Noi le chiamiamo sovramundane. Bisogna insegnare all’uomo, con tutti i mezzi, che il sovramundano è reale, ma egli lo teme e preferisce nascondere la testa nelle sabbie terrene per sfuggire alla grandiosità dell’Infinito.
Durante un temporale i più cercano scampo anche in un rifugio poco sicuro, pochi affrontano tuoni e fulmini all’aperto. Del pari, solo una minoranza capisce la qualità sovramundana della vita: gli altri, resi scettici dalla paura, rifiutano l’idea. Anche la vita sui mondi lontani sembra loro inaccettabile. In questo, atei e credenti concordano, ci sono scienziati che ancora pongono la Terra al centro dell’Universo!
Gli uomini si nascondono alla verità sotto una coltre di credenze, bisogna pungolarli per farli partecipi di tutti gli aspetti della vita. Molti pensatori dell’antichità lo fecero, ma i loro consigli furono trasmessi purtroppo in forma di massime che, pur lette tuttora, non sono mai applicate. I pensieri di Confucio, Pitagora e Marco Aurelio sono fatti storici, ma si stenta a riconoscerne l’autorità. L’uomo si vergogna a rivelare la causa della sua ignoranza, perciò bisogna persistere nel ricordargli di prendere parte alla totalità della vita.
Molti, che vorrebbero collaborare con Noi, dovranno prima imparare a pensare all’unisono con Noi. Tale cooperazione sarà di vario livello, ma esclude in ogni caso la sfiducia. Per prima cosa il Maestro accerta il grado di purezza mentale dell’allievo e vede se è libero da preconcetti. Solo allora lo guida alla verità, solo allora potrà fargli capire che mundano e sovramundano sono aspetti di un tutto.
Chi insegna dovrebbe sempre usare parole di verità familiari, ne risulterà coscienza rinnovata e più profonda. Si potrebbe anche dire “superiore”, dal momento che nello spazio non esiste alto né basso.
Che cosa sarà Sovramundano fra poche ore? Quale nuova chimica ci attende? Essa agirà non solo sull’uomo, ma sull’intera densità del pianeta. Distruggerà certi metalli e darà nascita a combinazioni nuove. A questo laboratorio non si sfugge; pertanto è saggio e utile aderirvi con tutta la coscienza.
Disse il Pensatore: “Prendete parte a tutta la vita. Essa è per voi e voi per essa”.
311 — Urusvati sa bene che i Nostri discorsi riguardano la vita della Fratellanza. Questi messaggi esprimono pensieri, cure e opere per migliorare la vita. A qualcuno sembreranno semplici insegnamenti etici; non pensano che ogni Precetto basa su osservazioni ed esperienze di vita.
Noi diciamo che si devono migliorare di continuo le condizioni della vita e i Nostri pensieri contribuiscono all’evoluzione dei popoli. Ricordate però che la fine del Kali Yuga impone precauzioni speciali e che è molto arduo resistere agli assalti del caos. Si sottovaluta, preferendo soddisfare i desideri personali. Ben pochi cercano seriamente di capire la complessità dei contrattacchi, che purtroppo sono provocati dagli uomini stessi.
Non sottovalutate la loro potenza; ovunque si pronunciano dichiarazioni fanatiche. Attenti a quelle grida, a quei brandelli di messaggi che inquinano lo spazio. L’inesperto vorrebbe misure estreme per purificarlo, ma come applicarle ogni giorno? Non sarebbero più straordinarie e l’atmosfera sarebbe tesa al punto da esplodere. I metodi estremi non si possono usare senza tener conto della meta finale. Pensate dunque quanto è complesso il Nostro Lavoro e fate del vostro meglio nella stessa direzione. Chiunque può essere utile. Qualunque coscienza percepisce la giusta via.
Disse il Pensatore: “Cooperare è il destino di tutti”.
312 — Urusvati sa perché il pensiero si interrompe. È cosa frequente ma poco notata. Per lo più si ritiene che sia l’uomo stesso che spezza il filo del proprio pensiero, ma allora perché un altro pensiero non ne prende il posto? Invece, il processo mentale si blocca. Talora il pensiero interrotto non riprende, il che fa pensare a una causa esterna. È proprio questa la ragione.
Le correnti spaziali agiscono sulla mente più di quanto si crede e sono di varia natura. Quei messaggi potrebbero essere assimilati nella loro forma originaria, ma sovente non vengono capiti perché intrudono a forza nella coscienza come espressi in una lingua straniera. L’interruzione non implica che la mente sia povera o debole, perché le correnti spaziali perforano anche la più possente. Bisogna capirlo e non opporre resistenza. Al contrario, si può controllare il pensiero e accorgersi delle correnti che si inseriscono. In tal caso si ricorre alla memoria, deponendovi subito il pensiero interrotto. Anche se incapaci di resistere al pensiero spaziale è tuttavia possibile proteggere il proprio. Si fa allora come il pellegrino, che trova rifugio temporaneo durante una bufera e poi riprende il cammino.
Quelle interruzioni sono persino benefiche e portano un’energia da riconoscere. Ai pensieri spaziali non sempre si riesce a dar forma consapevole, ciononostante trasmettono energia. E questa forse viene dalle Nostre Torri! Ricordate che Noi spediamo molto e vario soccorso.
Il Pensatore diceva: “Chi mi aiuta? Chi sei? Sento il Tuo tocco”.
313 — Urusvati sa che la perdita di memoria è un’illusione. La memoria, come tale, non si può perdere, ma è condizionata da tre fattori. Per prima cosa gli eventi presenti non sono percepiti se si è concentrati sui passati. In secondo luogo l’accesso naturale alla memoria può essere bloccato da forti influenze esterne. Infine un danno cerebrale può guastarne il funzionamento. Ma in ogni caso la memoria, come il centro del Calice, resta indenne.
Nei casi di amnesia sembra perduta del tutto e l’uomo non ricorda alcunché di sé stesso eppure, se interrogato su ciò che riesce a rammentare, risponde in modo inatteso. A volte ricorda vite precedenti o frammenti di sensazioni sovramundane. Ma i medici non pongono queste domande e alcuni degli aspetti più importanti della vita restano ignorati.
Per superare quelle tre condizioni indesiderabili è bene educare la memoria già nei fanciulli. Il lavoro protegge la mente poiché distoglie dall’interesse per sé stessi. Ma si sappia bene che gli attacchi esterni non possono colpire la memoria: sebbene i pericoli Ci circondino, il fatto stesso di saperlo Ci schiarisce la mente. Senza sfide l’uomo impigrisce; se è vigile la mente si disciplina e impara a non permettere che pensieri caotici oscurino la memoria.
Talora giungono lampi di ricordi di un remoto passato nei momenti più inattesi. La coscienza ha serbato memorie che stentano ad affiorare da quel tesoro. A volte ci vuole uno stimolo speciale per farle riemergere, ma quelle rimembranze esistono realmente!
Il Pensatore diceva sorridendo che se l’uomo sapesse dipanare la matassa dei ricordi vedrebbe un filo interminabile.
314 — Urusvati sa che le opinioni sul Mondo sottile variano spesso. Ci furono tempi in cui si fu molto prossimi a comprenderlo rettamente. Per epoche intere la coscienza migliorò, e molte altre volte, senza ragioni apparenti, ricadde nell’ignoranza.
Su questo fluttuare della comprensione umana si potrebbe scrivere un grosso volume. Oggi il reame psichico non è meglio compreso che in antico, il che è degno di attenzione. È logico presumere che l’evoluzione dilati la coscienza in ogni sfera; perché allora un dominio di tale importanza resta malinteso? In verità, l’uomo paventa ciò che oltrepassa i confini del mondo materiale. La coscienza anela a conoscerlo, ma la mente, rivolta al concreto, suggerisce che non occorre. Anche persone istruite cadono in preda ai dubbi e, pensando che il Mondo sottile non esiste, demoliscono quanto hanno già accumulato.
Quando si sopprime la conoscenza le moltitudini divengono incredule, ma ricordate sempre che la coscienza, prima o poi, torna a cercare la Verità. Non perdetevi nei dubbi, poiché la comprensione superiore fu elargita e l’avete assimilata da molto tempo. È saggio comprendere con coraggio la vita futura.
Il Pensatore diceva che il coraggio è la capacità di guardare avanti. “Il saggio sa che le nubi di polvere sono limitate e che nulla può oscurare l’Infinito”.
315 — Urusvati sa che una sequenza di eventi può intendersi in vario modo. Immaginate una sala piena di gente che sta per essere avvelenata. Il momento decisivo è quando viene immesso il veleno, quando esso prende ad agire o quando si comincia a morire?
Per i più solo il terzo istante è fatale. Qualcuno avrà notato i primi segni di avvelenamento, ma pochissimi avranno avvertito il primo istante, il vero decisivo. Dunque ogni evento può essere considerato come una successione di momenti importanti. Per alcuni non è mai giunto, per altri è già passato. Ed è così in tutte le cose, piccole e grandi.
È bene fare attenzione alle caratteristiche di ogni momento. Non lasciatevi distogliere dalle irrisioni e dal disprezzo degli ignoranti, capaci di percepire la terza fase e gli effetti soltanto, mentre i creatori della vita conoscono la prima, che è causante.
Bisogna capire poi che gli eventi si possono ritardare o accelerare. In essenza rimangono tali e quali, ma in circostanze impreviste emerge una nuova importanza. Tutto muove, la vita non procede senza moto. Le cause degli eventi chiave stanno in questa grandiosità di mutamento e aspirazione.
Il Pensatore voleva che gli allievi capissero il senso profondo del succedersi degli eventi. Diceva: “Non curiamoci di come si diventa cadaveri; è meglio capire le basi della vita”.
316 — Urusvati sa che alcuni cercano di barare con la Legge del karma. Non Mi riferisco a quelli che la ignorano, ma a chi, conoscendola, la sfida.
Ecco un criminale che, commesso il delitto, attende con terrore il castigo. I giorni passano e nulla accade, egli acquista baldanza e si convince che quel crimine non fu poi così grave, che forse era giustificato da una legge superiore. Finisce, impudente, per farsi beffe del karma, invenzione degli stolti. Quando poi, inatteso, lo colpisce il contraccolpo, protesta di essere stato punito senza preavviso, con un castigo troppo severo e dimentica che molti sono i fattori che decidono l’ora della reazione.
Sovente l’uomo è tanto egotista da presumere di poter stabilire egli stesso quel momento. C’è chi stupisce per il ritardo e chi ne lamenta la rapidità, nessuno riflette sulle complesse circostanze degli eventi. Alcuni intendono le leggi cosmiche in modo assurdamente semplice, per altri esse sono complesse al punto da non poter agire. Come collaborare fra tali estremi?
Abbiamo insistito sull’aureo mezzo, la via mediana, che implica la disposizione a capire e accettare quell’energia speciale che in linguaggio umano è chiamata giustizia. Una pura aspirazione consente di percepirne il potere, ma qualsiasi impurità è come una nube minacciosa.
Il Pensatore temeva che i delitti umani finissero per oscurare la luce del sole.
317 — Urusvati sa che ogni gesto fisico è risultato di un atto psichico. L’idea non è nuova, ma poiché nessuno riconosce che l’azione è preceduta dal pensiero, parlare di atti psichici sembra uno scherzo.
Bisogna considerare che qualunque atto fisico comporta molte funzioni sottili e che non si produce solo per volere personale ma anche per influsso di energie estranee. In questo modo la comprensione dei fatti terreni si espande senza limite. Se si accetta l’idea di tale collaborazione illimitata si ha una visione ben più ampia dell’intera esistenza.
Bisogna cercare di dilatare le concezioni umane. Le scuole attuali ne sono del tutto incapaci. Per l’uomo comune questi Nostri discorsi sono sciocchi o folli! Sapete bene che la Fratellanza viene derisa perché si propone di mostrare all’uomo lo scopo della vita.
Le forze del male vigilano assidue, pronte a corrompere ogni impresa benefica. Sbaglia chi crede che gli interventi del male siano fortuiti: al contrario, quelle forze hanno i loro seguaci e sono bene organizzate. L’ingenuo pensa che il male vada semplicemente ignorato, ma Noi esortiamo alla prudenza e a migliorare le difese.
Diceva il Pensatore: “Sono qui per un compito terreno, ma chi è l’Invisibile che ha già creato il modello del mio modesto lavoro?”.
318 — Urusvati sa che è molto difficile capire che gli atti psichici sono istantanei. Si crede che per pensare ci voglia tempo, non si capisce che la mente non conosce tempo e genera decisioni fulminee.
Quando si dice: “Ci penserò” in realtà si è già fatto. La decisione ignea è già presente, quelle parole si riferiscono alla delibera intellettuale. È istruttivo osservare il duello fra quella e questa. La ragione spesso distorce la decisione, ma quel seme di fuoco resta intatto. Cala nel segreto della coscienza, da cui sovente riemerge. Purtroppo l’uomo rifiuta, ostinato, di riconoscere i vari livelli di coscienza che albergano in lui. Se lo facesse, sarebbe più cauto con i processi mentali.
Noi ripetiamo sovente che il pensiero è un lampo, ma di rado tale affermazione si capisce bene ritenendola un’esortazione a pensare rapidamente. Non è questo che intendiamo, ma la folgorante velocità dell’energia psichica, utile nei contatti con Noi. Quell’energia va intesa non come un concetto esoterico e vago, ma come l’essenza stessa della vita. Noi cerchiamo di imprimerne l’importanza nella coscienza, ma agli uomini non piace cercare le cause naturali, neppure dei massimi eventi.
Il Pensatore diceva: “Potrebbe esistere qualcosa di innaturale in Natura?”.
319 — Urusvati sa che lavoriamo per la pace. Perché allora non apprezziamo le numerose organizzazioni che dicono di promuoverla? Per la semplice ragione che pochissime lo fanno senza mire egoistiche e le più nutrono moventi segreti che sono persino peggiori del volere la guerra.
Bisogna confrontarsi con il tema della pace. Mettersi alla prova significa attingere a nuove forze per rinnovare la coscienza. È una verifica da compiersi nel contesto di un’assoluta dedizione al progresso dell’uomo. Solo allora si capisce la vera pace, che comporta la difesa dei tesori dell’uomo.
L’invidia è una vipera che afferra il cuore e vi inietta il male, allora è impossibile pensare alla pace. Si è invidiosi nei modi più impensati. Molte sorprese attendono chi impara a leggere nella mente umana. Si può essere ricco come il mare e tuttavia invidiare il minimo successo del vicino. La vera pace non sarà possibile finché non saranno sradicati i vizi che la bloccano.
Ogni pensiero di pace è benefico nello spazio. Si dovrebbe usare la parola pace come mantram per diffondere armonia. Ma guai a chi lavora per la pseudopace, che genera solo corruzione. Il Nostro è Insegnamento di vera pace.
Il Pensatore ripeteva: “Sto in guardia, che la vipera non strisci oltre la soglia”.
320 — Urusvati sa che ciascuno di Noi, in vario modo, ha contribuito alla pace del mondo. Ricordate Orfeo, che diede al mondo melodie balsamiche di pace e quel Maestro che volle purificare gli Insegnamenti per accrescere il sapere e capire meglio la vita. Un altro eroe dello spirito predicò di praticare soprattutto i metodi più pacifici. Anche l’Unificatore dei popoli insegnò che la pace prospera solo nell’armonia.
Chi opera per il bene e la pace incontra molte difficoltà; donde vengono quegli insopportabili fardelli? Ogni progresso evoca la furia del caos, che reagisce a qualunque aspirazione di bene. Nondimeno chi lavora per la pace testimonia che quelle imprese sono i suoi ricordi migliori. Esse restano nella storia dei popoli e si riflettono nella loro vita.
Chi non capisce che l’armonia dei suoni genera serenità? Qualcuno dovette pure scoprire per primo questo metodo di pace. In antico si cantava molto, ma fu necessario mostrare che i canti placano la mente. Così si introdusse nel mondo una nuova armonia.
Anche l’ordine di ricorrere a tutte le risorse possibili per preservare la pace vale per sempre. Forse si è dimenticato Colui Che l’impartì, ma quel comando è ormai radicato nella coscienza. È giusto verificare sempre se sono state esplorate tutte le vie pacifiche, ma non a scapito della dignità umana. Tutte le misure, sia terrene sia sovramundane, devono essere comprese; la bellezza della pace compare solo nell’armonia e nella dignità. Se quest’ultima ne soffre nasce una bruttura. Chi non sa nulla della bellezza non può pensare alla pace, così come l’ignorante non capisce l’unione. Eppure tutti rispettano gli Unificatori. Dunque Noi lavoriamo per la pace.
Grande fu il contributo del Pensatore, che osò concepire un governo della pace. Che importa se si considera un sogno? I sogni pavimentano la via dell’Eternità!
321 — Urusvati sa che in tutte le grandi aspirazioni sta un elemento realizzabile. Il sogno della pace mondiale è certo fra i meno pratici, eppure l’umanità continua a implorarla. Per quanto difficile a compiersi, esso contiene una particella di verità che potrà esternarsi nella vita terrena.
L’uomo ha il dono di comunicare con i suoi simili. Sa che vivere nell’inimicizia diventa insopportabile e che la discordia rovina la famiglia. Deve capire che lo stesso vale per le nazioni, le quali si corrompono se manca un impulso vigile e costante a migliorare.
Oggi non è possibile attendersi la pace, ma è bene capire che l’epoca ventura sarà più propizia per accettarla con intelligenza. Perciò è bene parlare della pace mondiale, sia pure in astratto. Che quella parola, che è del futuro, risuoni fra le nubi attuali dell’odio. Ma non attendetevi di udirla nei consessi senza vita. Che i sogni più belli siano dei giovani. Tocca a loro gettare le basi della vita, chiusi nelle loro armature. Non si deve interferire nei sogni più elevati.
Molti sogni che oggi sembrano impossibili sono destinati a realizzarsi. Si sogna ad esempio l’istruzione generale, ma l’analfabetismo è ancora diffuso. E finché in molte regioni esisteranno schiavitù e barbarie, come alimentare quel sogno? Noi invece diciamo che non solo si può, ma che si deve sognarlo. Bisogna saturare lo spazio di decreti che affermino campagne educative.
Non considerate l’analfabetismo come un ostacolo, ma come monito dell’urgenza di educare. Come andar fieri per le molte scuole esistenti, se non si è ancora superata la vergogna della schiavitù né promossa a sufficienza l’istruzione?
Certi “sapienti” consigliano di non badare alle crudeltà circostanti, ma sono dei morti. Nonostante le tante e belle parole sulle brillanti conquiste della cultura resta il fatto che la schiavitù resiste. Peggio ancora, è camuffata astutamente con un bigottismo ipocrita; mascherata vergognosa. Eppure, in luogo dell’indignazione generale si sente giustificare quell’ignominia.
Il Pensatore insegnava: “Attenti a chi cerca di legittimare atti vergognosi: di sicuro è un nemico dell’umanità”.
322 — Urusvati sa che i concetti che proponiamo vanno capiti a fondo. Se parliamo della schiavitù, la pensiamo in tutte le sue forme. Non solo dunque il vendere e comprare esseri umani, che fu biasimato anche dai condottieri più fanatici, come abbiamo già detto, ma anche le umiliazioni sottili.
Invero quell’infamia prospera fra le luci delle metropoli più che nei mercati barbari. Gli uomini non se ne sono ancora liberati, ma per soddisfare il moderno tenore di vita inventano nuove giustificazioni ipocrite e pompose. Dietro quelle maschere nascondono una rapacità abominevole, che riserva più simpatia ai cani che all’uomo. Sovente i cani sono trattati meglio.
Nelle chiese si canta la bontà umana, ma fuori non si vede la mano tesa dal mendico, nessuno si interessa alla causa della sua miseria né offre sollievo alle sue pene.
Chi comprende i guai altrui amplia la propria coscienza. Basta un rapido pensiero premuroso per creare un legame salutare, ma purtroppo sono impulsi rari e quelle sciagure karmiche incontrano una gelida indifferenza. Non potete credere quanto ciò allontani da Noi e dal Mondo sottile, donde viene il vero aiuto. Capite dunque a fondo le basi della vita.
Abbiamo mostrato che non si comprende bene il senso ampio della schiavitù e citato esempi da vari aspetti della vita: l’istruzione moderna, i costumi della famiglia, lo stato generale delle condizioni umane. Poiché non si sa bene cosa sia la sintesi, questi temi verranno ferocemente avversati.
Il Pensatore diceva che il benessere umano comincia nel cuore di ciascuno.
323 — Urusvati sa che l’aiuto è possibile solo nell’ambito della coscienza. Una scimmia, cui si è dato un bel diamante, se ne trastulla e poi lo getta. Un passante forse lo raccoglie e lo scambia con un pugnale per uccidere il fratello. Nello stesso modo si accetta solo quell’aiuto che rientra nei limiti della propria coscienza. Si giunge alla meta solo guidati dall’aspirazione intelligente. Non se ne vuole sapere, credendo di fare buon uso di qualunque cosa preziosa, ma, di fatto, Noi vediamo disattesi i consigli più benefici.
La coscienza è simile a un vaso che contiene l’intero potenziale umano. Ora i vasi terreni pieni fino all’orlo versano, ma la coscienza si espande senza limite, per accogliere altro fluido vitale. Neppure l’uomo più meschino è del tutto privo di saggezza se riesce a capire l’infinita capacità della sua coscienza.
L’uomo non sa che il suo destino dipende dall’ampiezza della coscienza. Non gli piace parlarne, poiché è un tema che gli ricorda le sue responsabilità. Ciò gli è sempre sgradito, poiché gli evoca fantasmi da tempo obliati. Ma il coraggioso non li teme e trae vantaggio dai buoni consigli ricevuti in ogni epoca.
Si ricorda che alla corte di Francia pervennero lettere che contenevano ottimi consigli, ma le condizioni di allora erano difficili e si deve rispettare il fatto che persino fra quelle stravaganze si levò una voce a proporre una vita più utile. Molte calamità vennero sventate. Le varie epoche si dovrebbero studiare sotto simili riguardi.
Il Pensatore sapeva bene che il valore di un uomo è stabilito dall’ampiezza della sua coscienza.
324 — Urusvati sa che ciascuno si rivela nella vita quotidiana. Certi biografi fanno l’errore di pensare che il valore di un personaggio debba giudicarsi solo in base alle imprese eccezionali: così mancano la verità. Le celebrità sono distinte quasi sempre dalla gloria delle loro attività, dallo splendore dello sguardo, dall’eloquio fluente e poderoso, ma nella vita ordinaria si comportano come persone ben diverse. Bisogna osservarle nel lavoro quotidiano e nella vita familiare. Allora se ne valuta bene la vera mentalità, quale emerge dai pensieri e dai sogni.
Noi apprezziamo molto l’armonia conseguita nel contesto di ogni giorno. La gran parte della vita trascorre in occupazioni consuete, l’uomo va valutato in base a come resiste alla prova: se riesce a stabilire rapporti armoniosi nell’ambiente domestico, se supera le piccole irritazioni, se non lo deprime la noia dell’abituale.
La vita quotidiana nasconde molte circostanze invisibili, fra le quali bisogna saper trovare la gioia che eleva al Sovramundano. Ricordate bene che la dignità si forgia nel turbinio della vita comune. Questa consapevolezza rende permanenti le conquiste. Siamo lieti al vedere l’armonia vissuta, quando ogni giorno si aggiunge una pietra alla bella costruzione. Chi ama il lavoro lo usi per sostituire il tempo.
Potreste figurarvi la Nostra Vita consueta senza la più perfetta armonia? Non i giorni né gli anni, ma un seguito di lavori gaudiosi esalta e consente di vivere senza curarsi del tempo. Abbiamo anche altre gioie, che ogni operaio condivide. L’intensità del lavoro Ci accosta alla musica delle sfere; l’uomo comune di norma non avverte quell’armonia durante le sue fatiche.
Il Pensatore insegnava che la percezione delle risonanze spaziali giunge quando meno si aspetta: “Non si può stabilire con misure umane quando il Sovramundano diventa accessibile”.
325 — Urusvati sa che la soglia di casa è custodita dai draghi. Si crede per lo più che queste forme si celino sul fondo di spaventevoli abissi, o in luoghi tenebrosi, dove raramente si passa: stanno invece sulla soglia di casa e si può incontrarli nella vita di tutti i giorni.
Quanto se ne dice è vero. Sono orribili, voraci e spietati. Guatano chi entra e spadroneggiano su chi vi dimora. Sono capaci di mutare di aspetto e raramente rivelano il loro abominio.
Simboleggiano la sentinella a guardia della coscienza umana. Non sono solo simboli astratti, poiché si intromettono nella vita comune di chiunque. L’uomo stesso, che non è mai soddisfatto, li nutre con il suo scontento. Non parlo certo della sete di conoscenza, che è una nobile ricerca, ma dell’insoddisfazione ordinaria. Essa è radicata nelle passioni ignobili, e quando si accumula i draghi banchettano.
Trattando del Sovramundano vogliamo mostrarvi gli ostacoli che si incontrano sulla via. Si inciampa, si cade e persino si muore uccisi sulle soglie più abituali. Sovente abbiamo detto delle brutte catene che l’uomo si appresta da sé. Che aggiungere sulla soglia delle abitudini cattive? È un passo molto pericoloso!
Sulla soglia del male si pronunciano molte parole cattive e vi nascono maledizioni orribili, con gran diletto dei draghi. Tenete pulita la vostra soglia. La sporcizia nutre il drago, che ingrassa al punto da non lasciarvi passare! Un ambiente malvagio ostacola il progresso, dovete capirlo. Qualcuno dirà subito che questa è una storia vecchia, ben nota da secoli. Ma se l’avesse davvero capita, la sua soglia sarebbe più pulita.
Basta di ciò. Diamo per scontato che vi è chiaro il rischio di alimentare quei mostri. Parliamo invece della buona soglia, che si apre su una vita degnamente vissuta. Ordinaria forse, ma pura: allora il drago rimpicciolisce, è solo una lucertola. L’uomo ha il potere di compiere grandi trasformazioni.
Il Pensatore diceva che è prodigioso saper cambiare il vizio in virtù.
326 — Urusvati sa che la volgarità viene estirpata solo dall’educazione. Ma uno scienziato, per quanto dotto, può essere volgare. L’educazione formale è certo impotente per questo verso, ma vogliamo chiarire cosa intendiamo con quel termine. Chi è grossolano, è impermeabile alle percezioni sottili e in futuro la conoscenza esigerà una raffinatezza genuina, indispensabile per la sintesi. Chi insegna deve rispettare tutte le branche del sapere, ma la capacità di sintesi è frutto di molta preparazione precedente.
Invitato a dire che cosa sia la volgarità, l’uomo comune direbbe, probabilmente, che è turpiloquio, bestemmia, villania. Ma questi ne sono solo alcuni aspetti. Le sue radici per i più restano sconosciute. Infatti, solo chi opera con le energie sottili sa che essa è la profanazione del sottile. La cortesia non la elimina. Si incontrano persone gentili eppure villane e del tutto incapaci di ammetterlo.
Ecco qualcuno che scuote le spalle e domanda se un libro sulle buone maniere è proprio parte necessaria dell’Insegnamento di Vita. Lo è, infatti, poiché se volete raffinare la coscienza vi occorre un’intelligenza sottile. Qui si trattano concetti pressoché inesprimibili a parole. Molti principi fondamentali sono accessibili solo all’intuito. Questa intelligenza, ricettiva e tacita, è alla base delle future conquiste. L’evoluzione poggerà non sulle parole, ma sul ricordo di una sensibilità interiore. Dunque chi è raffinato nei sentimenti non è mai volgare.
Il Pensatore ammoniva: “Se i vostri sentimenti non sono profondi si dirà che siete coriacei”.
327 — Urusvati sa che qualcuno non sa distinguere un suono di campane da una sirena d’allarme. Cosa non va? Forse ha orecchie diverse? No di certo, semplicemente abusa del libero arbitrio e, se spaventato da un allarme, si convince che il suono è un altro, opposto, a dispetto dell’evidenza. Molti così si illudono a torto e quando hanno deciso di udire solo ciò che vogliono è impossibile convincerli dell’errore.
È un’ostinazione che ritarda il progresso. Se si interroga la gente sul senso di una frase, anche semplice, se ne ricevono le interpretazioni più contrastanti e maliziose. Il senso può essere chiaro, ma il libero volere riesce a oscurarlo, fino a sostituirlo con una propria concezione!
Il Pensatore diceva sorridendo: “Sono sempre pronti a rispondere, anche prima di aver udito tutta la domanda!”. Peggio ancora, le risposte sono condizionate dall’impressione suscitata dall’interrogante: la sua figura, l’abito, persino la grafia. Quest’ultima ha una sua importanza, ma certo non per chi giudica senza conoscenza diretta. I giudizi esteriori, basati su segni superficiali, sono inconsistenti.
Ricordate poi che il libero arbitrio può impazzire. Si assume che la propria volontà non debba conoscere freno e si comincia a trasgredire i precetti primari. È una follia nota dall’antichità e porta a gravi distruzioni. La libera volontà è valida solo se in rigorosa armonia con le leggi della vita. Molti non lo capiscono, per loro è solo velleità, ma il saggio sa che volere e libertà sono una cosa sola nella Legge dell’Essere. Se ciò non è compreso si distorcono i fatti, sino a udire allegre campane mentre suona la sirena dei pompieri!
Il Pensatore insegnava il linguaggio delle campane.
328 — Urusvati sa che le anime si reincarnano sospinte da buone intenzioni, secondo la grande Legge. Persino quelle dimoranti negli strati inferiori ricevono, nell’imminenza della rinascita, un raggio di illuminazione sulla bontà quale base della vita. Ma proprio come i profumi più delicati non perdurano nell’ambiente, così l’influsso delle varie condizioni dell’esistenza disperde presto le buone intenzioni. Un bimbo non è cattivo, ma può soccombere presto al retaggio atavico. Le brutte abitudini aprono la porta al male e sono fatte di minuti dettagli quotidiani. Così l’illuminazione tanto breve del Mondo sottile si sperde.
L’immersione nel corpo fisico denso elimina tutte le impressioni di quella sfera. Nondimeno molte sue verità restano conoscibili. Il modo migliore è raccoglierle dalle testimonianze di chi ha recepito barlumi imprevisti. Di solito, sono resoconti sinceri perché il soggetto non se li attendeva e ne è rimasto stupito. Perciò è un testimone attendibile.
È poi molto istruttivo interrogare la gente dei campi che, prossima alla natura, osserva molti fatti rilevanti, di cui non parla per timore del ridicolo. Certo chiunque può aver contatto con eventi straordinari, ma reagisce secondo il proprio atteggiamento. C’è chi è attento alle percezioni insolite e chi non se ne cura o è incapace di aprire il cuore a ciò che esula dal suo ambito intellettivo.
Il Pensatore esortava a concentrarsi bene sui fenomeni anormali.
329 — Urusvati sa che in certi casi il transito nel Mondo sottile è accompagnato da sensazioni di grande dolore o di grande gioia. Ma sono gli estremi, la maggioranza sperimenta condizioni intermedie.
Si consideri un uomo consapevole dei giovamenti del Bene e che conosca il potere del pensiero. Questi non avrà rimpianti nel lasciare la Terra, perché sa che prima o poi vi farà ritorno. Si addormenterà in pace e passerà cosciente nell’altro mondo. Non proverà dolore, poiché il suo corpo sottile non ha macchia di colpe: non ha commesso delitti, neppure in pensiero. Non soffrirà depressioni e sarà in grado di capire il nuovo ambiente. Sapendo poi che il pensiero è il suo riparo più potente non avrà paura di sorta.
Giova sapere che anche una coscienza di medio livello può fare a meno di un letargo prolungato nel Mondo sottile. In effetti, comincia subito ad apprendere e lavorare. Veste l’abito adatto e presto si unisce a collaboratori efficienti. È allora pronto a condividere i vantaggi del Mondo sottile e anche ai rapporti con le sue sfere più elevate. Oserà accostarsi persino alla più alta.
Quel mondo appare a un uomo siffatto come uno stato di coscienza gaudioso e in tale convinzione appresta la propria gioia futura. Vorrà certo affermare le sue precedenti esperienze, altrimenti queste non entrerebbero a far parte della sua coscienza. Questa è cosa da ricordare, assieme al detto che “chi vuol ricevere riceve”.
Il Pensatore lo rammentava agli allievi, sapendo che l’uomo si priva da sé delle proprie conquiste.
330 — Urusvati sa che il Mondo sottile soccorre e grazia. Il Maestro offre massimo aiuto e consiglio anche dove fermentano vendetta e odio. Purtroppo il libero arbitrio sovente si oppone e preferisce ripetere prove ed esperienze terribili.
Se diciamo che ogni anima in procinto di rinascere è raggiunta da un raggio di luce non è contraddizione, perché a nessuno si nega un tanto di grazia. Bisogna però saperne fare buon uso. Sapete che nella vita terrena i consigli migliori sono sovente rifiutati, così nel Mondo sottile Noi osserviamo che l’illuminazione viene molte volte deviata.
Gli influssi malevoli sono forti non solo in Terra, ma anche là. I disincarnati vi portano le loro passioni non superate. Però queste non sono nocive quanto i pregiudizi, poiché inducono all’azione, mentre questi sono stagnanti e causa sicura di putredine. Ciò non significa che Noi le approviamo. Diciamo soltanto che dall’azione può germinare una conquista, mentre l’ignoranza non lascia scampo. Con “pregiudizio” intendiamo l’opposizione alla vera conoscenza; cosa comune non solo in Terra, ma anche nel Mondo sottile. Qui si trovano mentalità tanto deviate da credere che il sapere sia la causa delle miserie umane.
Vorrei che immaginaste i vari strati di quella sfera, ma senza falsi concetti. C’è chi la vede come un paradiso bello e fiorito, pieno di beatitudine. La Terra però geme sotto il peso dei delitti, delle violenze, delle menzogne e le conseguenze di questi mali dilagano nel Mondo sottile.
Non Ci stupisce vedere ricusati i Nostri consigli amichevoli: il suolo non è ancora pronto ad accoglierli.
Avvisate gli amici di non asserire, nella vita terrena, quale vorrebbero fosse la prossima. Il Mondo sottile offre possibilità in tale abbondanza che le limitazioni e le misure terrene possono solo ridurle. La vita in Terra deve esprimere gli accumuli migliori di ciascuno. Di frequente si pensa all’incarnazione successiva, ma è più saggio posporre il tutto a quando si vivrà nel Mondo sottile. Forse si scoprirà che non è più necessario far ritorno, o che quel soggiorno sarà prolungato per compiere una missione. Questi lavori avvicinano alla Fratellanza.
Ricordate quel medico, U., che vi rimase a lungo, per un grande servizio all’umanità, sebbene la missione gli divenne chiara solo in quello stato superiore. Esempio ben diverso da quegli oziosi che vogliono restarvi il più a lungo possibile, per ritardare le nuove esperienze che li attendono al ritorno in Terra.
Sia chiaro che tutti hanno un tempo definito da trascorrere in quel Mondo, ma alcuni lo benedicono, altri lo maledicono. Molti vorrebbero tornare prima del tempo, altri, per evitarlo, tentano di dilazionare la scadenza, non fosse che per poco e inventano persino il pretesto di nuovi lavori. Si potrebbero citare esempi molto diversi, ma ora Ci riguardano solo quelle opere che accostano alla Fratellanza. Se si stabilisce quel rapporto è possibile progredire nel Mondo sottile senza necessità di rinascita.
Disse il Pensatore: “Si può servire in qualunque stato dell’essere. Questa disposizione è di per sé una vittoria”.
331 — Urusvati sa di certe date predette. Vi sorprenderà sapere che alcuni eventi in Cina e Spagna furono annunciati dieci anni prima. Si predissero anche progressi e involuzioni di altri paesi. Talora ciò fu fatto per mezzo di simboli: ad esempio il degrado della Germania apparve in visioni al tempo della guerra dei trent’anni.
Perché certe profezie assumono forme definite e altre compaiono come simboli di incerta lettura? Le ragioni sono varie. Forse per motivi di karma, oppure per un malinteso deliberato, effetto del libero arbitrio. È possibile influire a fin di bene sui popoli, ma se la loro volontà si oppone la coscienza resta più oscura di prima.
E ancora: come mai si possono prevedere gli eventi terreni? Forse perché già manifesti nel Mondo sottile? La supposizione è fondata. In realtà molti eventi nascono nell’Infinito, ma ciò non significa che le vicende terrene siano semplici ombre di quelle già accadute nel Mondo sottile.
Non ci sono parole umane per descrivere il rapporto fra eventi di livello diverso. Nello Spazio vibrano molte correnti che legano assieme gli eventi cosmici.
Un medico prevede l’evolversi della malattia dai suoi primi sintomi e corre in vario modo ai ripari per evitarne la conclusione fatale. Lo stesso vale per il decorso degli eventi, la cui presa finale dipende da molte variabili. Il Nostro influsso è sempre benefico, ma bisogna saperne riconoscere le conseguenze. Chi sa osservare vede che molte vicende si sviluppano in modo inatteso. Perché non supporre una Mano che le guida?
Il Pensatore cercava di preparare gli allievi agli eventi imprevisti, indipendenti dalla logica umana.
332 — Urusvati sa che la legge della spirale è la base del Cosmo. La fisica lo conferma, ma anche la stessa evoluzione. L’esempio semplice di una vita illustra il concetto. Quanto più numerose sono le spire dei suoi filetti, tanto meglio serve allo scopo. Del pari la spirale evolutiva deve avere molte volute.
Molti restano perplessi di fronte all’apparente, ripetuta altalena di successi e sconfitte della coscienza umana. Perché ricadere indietro se è possibile avanzare? Quella “ricaduta” è solo immaginaria. L’evoluzione non torna mai sui suoi passi: li scavalca. Gli uomini lamentano il ritorno nel concreto perché non si avvedono che le condizioni sono mutate: molti elementi nuovi sono comparsi nelle loro vite. Sarebbe errato esaminare un solo aspetto della vita. Essa è una sintesi totale: solo con la sua multiformità rivela che la spirale ha compiuto un altro giro.
È molto probabile tornare più volte nelle dimore precedenti, ma ogni volta il contatto è superiore, è come salire all’Infinito su per una scala elicoidale. Ricordate sempre il simbolo della spirale, altrimenti molte domande non avrebbero risposta.
Sembrerebbe che l’umanità non dia segni di sostanziale progresso dopo milioni di anni. Il fatto è che l’evoluzione sicuramente prosegue, ma le sue volute sono di vastissima ampiezza.
È vero che si ricade nella villania e nella menzogna, ma nello stesso tempo si acquisiscono conoscenze nuove in molti campi. Non è facile armonizzare questi estremi. Nonostante ciò non cessate di amare l’umanità.
Il Pensatore insegnava ad amare non l’uomo, ma l’umanità.
333 — Urusvati sa perché i Nostri discorsi seguono questo metodo insolito. L’ignorante dirà che non esiste un filo conduttore e che tutto si riduce a un insieme di aforismi, alcuni relativi a questioni ordinarie, altri ripetitivi senza ragione. Così pensa il lettore superficiale, incapace di capire che è necessario un ritmo per favorire il dispiegarsi della coscienza. Questi discorsi non si possono catalogare per argomenti formali.
Si potrebbe benissimo, ad esempio, dedicare un libro alla gioia, ma Noi preferiamo gettarne qua e là dei barlumi, insieme al pensiero di gravi pericoli. Ogni discorso ha un ritmo suo proprio. Sapete che più vesti di seta sottile tengono caldo più di una pelliccia. Le ripetizioni depositano cumuli di strati e accrescono le risorse di energia psichica, a patto però di susseguirsi secondo un ritmo.
Non sarebbe saggio sovraccaricare solo alcuni dei centri nervosi. Le basi della vita sono molteplici e raffinabili senza limite. Pensate quante diverse impressioni colpiscono la coscienza in un solo giorno! Quei precipitati e i loro ritmi sono svariati, pertanto anche l’uomo comune contribuisce a creare molti eventi. Sono correnti intense che esistono anche se non le si percepisce. Bisogna dunque accostarsi alla multiformità dei fondamenti della vita.
La gioia non può essere una soltanto. Sono innumerevoli, ciascuna di esse interessa una data combinazione di centri nervosi. Pensate di più al ritmo e alle sue variazioni multiformi.
Il Pensatore sosteneva che tutte le buone azioni sono ritmiche.
334 — Urusvati sa che gli oggetti si possono magnetizzare. È noto che l’energia psichica magnetizza molto facilmente l’acqua, specie se questa contiene ferro o litio. Inoltre essa si demagnetizza con il decrescere di quella energia. Lo stesso vale per qualunque oggetto: non è magia, ma un processo scientifico. Ciò che conta però è che sia preservato il potere dell’operatore.
Finché questi non ritrae il suo influsso gli oggetti restano realmente magnetizzati anche per secoli. Pertanto quel potere non sta nell’oggetto, ma nell’operatore. Inoltre è bene rammentare che è possibile demagnetizzare, con un processo particolare.
Avvenne più volte che oggetti magnetizzati caddero in cattive mani, che ne usarono male la benefica energia. In simili casi è necessario annullare le correnti che essi emettono. Il loro potere ha ragione di sussistere solo se lo scopo è buono. Questa è una legge primaria. Oggi molti oggetti sacri, un tempo venerati, sono posti in vendita e se ne fa uso egoistico.
Ricordate poi che i minerali sono molto facilmente permeati di energia psichica, perché privi di microrganismi e l’energia emessa è meno variabile. Tessuti e oggetti di cuoio non sono altrettanto stabili: i microrganismi assorbono subito l’energia psichica e si forma una complessa sostanza sgradevole. Ecco perché Noi consigliamo di bruciarli.
È risaputo che mentre una maledizione agisce anche per secoli, il talismano più potente perde il suo potere se cade in mani perverse. Certe invocazioni accrescono il potere delle cose, purché restino abbastanza a lungo là dove si pronunciano.
Voglio farvi notare un’altra caratteristica. Non è l’oggetto di per sé che importa, ma l’energia, e questa può essere rinnovata o rimossa. Un ladro può credere di rubare l’energia vivente, ma resta a mani vuote. Si può dire che la magia è una scienza. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Più volte abbiamo detto che il pensiero agisce sulle cose. Certo è più facile magnetizzare che smagnetizzare, ma l’operatore vi riesce, quando necessario, concentrando la volontà. Gli oggetti allora divengono come neutri, poiché l’energia vivente li abbandona, restano inanimati e aperti al caos e possono acquisire qualità opposte alle prime.
Tutte le leggende hanno una base di verità scientifica. Si è sempre pensato che il pensiero adorna le cose. Ciò allude agli accumuli mentali e alle emissioni di energia.
Il Pensatore esortava a tener care le cose donate con augurio e pensiero sinceri. Diceva: “Non siamo superstiziosi, ma rigorosi, sappiamo che chi porge un dono tenendolo accosto al cuore dà dell’anima sua”.
335 — Urusvati sa che è frequente incontrare servi delle tenebre, i quali sono molto versatili. Alcune loro manifestazioni sono decisamente brutte, ma altre luminose: la coscienza deve essere ben coltivata, per riconoscerne la vera essenza.
Anche Noi li incontriamo. Non li combattiamo solamente, di continuo, ma conversiamo talora con loro. Quando viaggiamo non perdono occasione di accostarCi e cercano sempre di insidiare la Nostra energia per i loro fini. Va detto che le forze oscure non si risparmiano. Sopportano con coraggio il dolore loro procurato dal contatto con la Nostra energia e sono pronti a sacrificarsi. Purtroppo coloro che si dicono servitori del Bene non sono altrettanto dediti alla loro causa.
Invero chi avversa ferocemente la Verità o la travisa non è pericoloso quanto chi è indifferente, cadavere vivo che nessuna parola di Verità riesce a smuovere. I bestemmiatori e negatori fanno sorridere: neppure sospettano che attirando l’attenzione alla verità servono a uno scopo. Ci sono forze che li costringono a proiettare energia parlando a gran voce della verità, mentre molti seguaci del Bene la bisbigliano. Dite voi chi è più utile fra chi mormora timidamente il vero e chi lo attacca gridando con baldanza.
Se si guarda al passato, si vede che le conquiste più luminose furono provocate da un’opposizione feroce. Se la Verità non esiste, perché sprecarsi a negarla? Se invece esiste nulla può colpirla, negarla equivale ad annunciarla. Molte volte abbiamo ripetuto ai Nostri avversari che una legge tramuta i loro sforzi malvagi nella glorificazione del Vero.
Pertanto i falsi profeti servono il Bene quando si sforzano di convincere la gente con i loro messaggi. Continuino pure con i loro proclami, ignorandone l’effetto. Il guscio vuoto della falsità cadrà via; l’acqua della verità continuerà a scorrere.
Dopo la visita di uno straniero, il Pensatore commentò: “Non è buono, ma mi ha parlato a lungo della Verità. Che sia benedetta”.
336 — Urusvati sa quanto soffriamo per le deformazioni della verità. Diciamo che i falsi profeti sono meno pericolosi di certi “insensibili cadaveri viventi”; tuttavia è un paragone relativo, sia chiaro che non giustifichiamo i falsi profeti. Tutti sanno che mirano solo al loro tornaconto e che nulla hanno a spartire con l’Insegnamento della Vita nuova. Se a quegli araldi si domandasse quanto denaro hanno accumulato non darebbero risposta, sapendo che per loro l’Insegnamento è una mucca da mungere.
Si potrebbe dire che pecchiamo di logica, se un giorno diciamo che i falsi profeti non sono pericolosi per condannarli severamente subito dopo; ma relatività e antitesi sono male intese. Infatti, le relazioni terrene sono complesse, un uomo sudicio sembra pulito accanto a uno spazzacamino. Non Ci stanchiamo di ripetere che uno dei segni dell’Armageddon è la grande abbondanza dei falsi predicatori. Essi compaiono dovunque per dare alla folla ciò che vuole. Noi non lo contrastiamo, ma lo deploriamo.
Distorcere la verità può essere un atto deliberato o no. Molti diranno che non ne avevano l’intento, ma è falso. La differenza sta nel livello della coscienza. Si osserva che le menzogne più inverosimili sono dette nella speranza di un piccolo vantaggio personale o per affermare sé stessi o per denaro. E questo meschino tornaconto è del tutto sproporzionato con la grandiosità della verità infangata.
Com’è perversa la mentalità umana! Si gettano sui piatti della bilancia concetti immensi e poi si dice, a scusante, che non sapendo la verità non si è responsabili di averla deformata!
Bisognerebbe dir loro che se non si conosce la verità è bene almeno cercarla. Ciò facendo si impara ad amarne i primi segni. Per prima cosa bisogna amarla, il che impedisce di tradirla.
Un giorno il Pensatore, vedendo sollevarsi la polvere della strada, disse: “Chi arriva? Un messaggero di bene o un brigante? So chi è, il cuore mi dice che non è un delinquente”.
337 — Urusvati ama la comunione con Noi. Non la si ottiene a comando né la si evoca con l’intelletto: solo il potere dell’amore le infonde vita.
Badate a ciò che dico. Sono ormai comuni i raduni per concentrare assieme il pensiero. È un esercizio lodevole. Altre volte quei gruppi inviano pensieri collettivi per la salvezza del mondo o la cura delle malattie. Anche ciò è degno di lode. Oggi i convegni di questo genere sono numerosi. Ma trascurano la comunione con Noi, che pure ne aiuterebbe le buone intenzioni.
Non biasimiamo chi cerca, nell’unione, di intensificare il pensiero, ché a modo suo fa benissimo. Ma quanto più potenti sarebbero quelle trasmissioni se ciascuno imparasse ad amare la comunione con Noi! Tutti dovrebbero dedicare un poco del loro tempo a unirsi mentalmente con Noi, ma il solo legante è l’amore.
Stimolare tensioni artificiose non serve, come è inutile contare o ripetere centinaia di nomi. Ci vuole invece un sentimento intenso. Bisogna amare quei contatti momentanei e sentire le belle ali che ne nascono! Noi apprezziamo questi ponti di amore e lavoro. Questi dunque sono i fattori che assicurano il contatto. Ma qualunque armonia può guastarsi, allora è difficile ricomporla.
Guardando a terra i cocci di un’anfora preziosa, il Pensatore osservò che l’uomo ha davvero un grande potere, se riesce a rompere anche il vaso più bello.
338 — Urusvati sa che l’organismo umano è generosamente dotato di sostanze chimiche potenti. È un mirabile laboratorio, si può dire in verità che simili poteri non sono reperibili altrove. Non per nulla sin dai tempi più antichi si è teorizzato che qualunque malattia può essere guarita dalle secrezioni dello stesso paziente. Si consideri inoltre che la chimica dell’organismo è raffinata perché direttamente influenzata dall’energia psichica, che costantemente si rinnova per contatto con le correnti spaziali.
Terribili sono i veleni umani, ma salutare l’energia psichica. Perciò quando avverto che le correlazioni psichiche sono necessarie, parlo non solo come Maestro e amico dell’uomo, ma come medico. Consiglio, ad esempio, di aver cura della milza e tenerla in ordine. Nello stesso tempo però insisto sui vantaggi della calma e di un atteggiamento solenne. Forse ciò suona strano: cos’hanno questi in comune con quella? Ma la milza è l’organo dell’armonia ed è purificata da una condizione armonica. Si assume che gli influssi psichici riguardino solo il sistema nervoso, ma anche altri organi ne risentono. La milza ne è un buon esempio. La cito perché se ne parla poco, mentre merita debita attenzione.
Le violazioni dell’armonia Ci rattristano. Figuratevi cosa accadrebbe se alcuni lasciassero all’improvviso un gruppo guidato da Noi. Le correnti ne verrebbero sconvolte e quel gruppo sarebbe esposto a molti pericoli. Lo stesso vale per un malato che inghiottisse una medicina dosata per molti: le conseguenze potrebbero essere fatali. Questi e molti altri esempi mostrano che le azioni psicochimiche sono interagenti.
Il Pensatore diceva di essere incapace di sopportare l’aura oppressiva di una folla numerosa.
339 — Urusvati sa che la vera natura di un uomo si rivela nelle disgrazie, tale è la via sulla Terra. Ma per Noi questa non è una vera legge, perché le condizioni delle sventure sono diverse. Si direbbe che la felicità o l’esultanza siano più efficaci della miseria, eppure anche l’illusione del benessere è paralizzante. Purtroppo l’uomo riesce a raffinare i sentimenti solo soffrendo!
Da molte generazioni egli nutre un sacro terrore per la sfortuna, che dice mandata dagli dei. Non manca mai di implorare soccorso, ma spesso dimentica di ringraziare per la buona ventura. Non varrebbe la pena di parlarne, non fosse per annotarlo come osservazione scientifica. I sentimenti penosi proiettano immagini agitate. Sullo schermo le vediamo percorse da guizzi scomposti, mentre le elevazioni e i rapimenti disegnano cerchi perfetti. Si può dimostrare che i turbamenti producono tossine che ammorbano gli organi, gettando nel disordine l’intero laboratorio dell’organismo. È uno stato che corrisponde alla morte dell’energia psichica.
Una scossa improvvisa causa sovente la perdita della coscienza, ma lo svenimento non va confuso con il letargo. Quello è un torpore inconsapevole, mentre questo non esclude necessariamente la coscienza. Le scosse esteriori raramente gettano in letargo, che ha cause molto più sottili. Allora è sovente possibile curare le prime fasi di un male insidioso. È in genere errato considerarlo come una malattia; meglio sarebbe vederlo come uno stato eccezionale del corpo e della mente.
Purtroppo i molti aspetti degli stati letargici sono poco studiati. Ciò che più importa non è come alimentare il paziente, ma osservarne il polso e l’attività cerebrale. Sarebbe mal fatto svegliarlo, poiché è intento in altri mondi: se fosse possibile interrogarlo a dovere rivelerebbe molte cose interessanti.
Molte favole narrano di dame e cavalieri addormentati e come inanimati. La saggezza popolare considera quello stato come un preludio alla ripresa di nuove energie per altre grandi imprese. In verità la medicina saprà un giorno procurare questi periodi di riposo assoluto per rinnovare le forze vitali. Nell’antichità si fecero esperimenti in tal senso.
Anche Noi cadiamo in quello stato durante i voli lontani. È importante non trascurare la prima impressione al momento del risveglio. Nelle condizioni ordinarie è difficile serbarsi sempre vigili e si possono perdere segnali importanti. In seguito il soggetto potrebbe scordare ogni cosa e, se interrogato in modo improprio, insisterà di non ricordare nulla. Ne abbiamo già parlato, ma sono esperienze rare fra Noi. Questi metodi sono permessi solo quando occorre una concentrazione generale; non vogliamo trascurare nessun fenomeno, allora tutti focalizziamo la volontà.
Un giorno gli uomini stupiranno all’idea di soffrire per migliorare, senza tener conto delle tante altre maniere possibili da Noi proposte.
Il Pensatore diceva: “L’uomo viene forse dalla pietra, dal momento che ci vuole un colpo di martello per accendere in lui la scintilla?”.
340 — Urusvati sa che l’organismo umano, in condizioni normali, può sconfiggere le malattie. Bisogna però aver chiaro di quale organismo si tratta e quali sono le condizioni migliori. Si annette troppa importanza ai fattori fisici ereditari e poca all’ambiente naturale. Si accentra l’interesse sulle misure igieniche primarie e si trascurano i fondamenti essenziali della vita. Si comincia però a pensare in questa direzione, i governi farebbero bene a prendere i provvedimenti opportuni.
È impossibile promuovere la salute se non si comprende a dovere la vita psichica. Ad esempio, si ospita il paziente, per guarirlo, in un sanatorio e non si pensa che sarà in stretto rapporto con altri malati, il che non sarà certo benefico per lui. La promiscuità con altri pazienti focalizzati sul loro stato aggrava la malattia e il timore che incute.
Bisognerebbe ricordare l’antico rimedio: gli ammalati venivano isolati e posti a contatto con la natura, non solo se il morbo era contagioso, ma anche quando occorreva semplicemente rinvigorire l’organismo.
Oggi alcuni scelgono di vivere in case mobili o sotto una tenda. Certo se queste sono numerose si ripetono le stesse condizioni urbane, ma il desiderio di stare appartati è segno di un salubre istinto di autopreservazione e di ripristino della salute. Noi trasmettiamo pensieri di salubrità, ma intesa a dovere. Oggi pensare alla salute è specialmente importante, perché si è compreso che la distruzione del sistema nervoso è ormai molto avanzata e che non si progredisce seguendo la via del degrado. Pochi eletti però conoscono il vero significato della salute.
Le analisi indifferenti dello psicologo non servono: bisogna cercare una concezione illuminata del recupero della salute. Alcuni, già numerosi, scelgono di lavorare nei campi pur di evadere dall’ambiente tossico delle metropoli. Decisione encomiabile, a patto di evitare gli affollamenti nel nuovo ambiente. Da varie inchieste risulta il desiderio di abbandonare i luoghi malsani. Ciò dovrebbe però combinarsi con la gioia della psiche, per non piangere alla prima pioggia o al primo disagio. Un giorno i medici sapranno che l’organismo umano è capace di combattere le malattie senza rimedi esterni.
Diceva il Pensatore: “Persino un cane non vuole essere infastidito quando sta male. E l’uomo, è forse da meno di un cane?”.
341 — Urusvati sa che l’armonia della vita raffina i sentimenti. L’armonia è il solo fattore indispensabile; accompagna tutto ciò che è più sottile ed elevato. Armonia, che grande concetto! Ma l’uomo la cerca all’esterno e la trascura nell’essenza delle cose. Un selvaggio, ad esempio, vive fra le bellezze della natura, ma è ben lontano dall’armonia. Un cittadino oppresso dal frastuono dell’ambiente è incapace perfino di pensarla. E anche un dotto filosofo può essere spento dalla necessità di provvedere a sé stesso. Così si dimentica la legge fondamentale dell’armonia.
Non si comprende che la via per acquisirla sta nell’arte di pensare. Per realizzarla occorre la contemplazione profonda. In verità questa è la sola arte che raffina i sentimenti. Ma come farsene padroni, se a volte la possiede un analfabeta e sfugge ai più eruditi? Come insegnarla? Per molti questo non sarà che un goffo aforisma. Come spiegare che la Nostra filosofia basa sull’idea di Infinito? Un simile ideale rende sopportabili e risolvibili i triboli terreni. Non temete il grande pensiero dell’armonia. Applicatelo a tutti gli aspetti della vita: chiunque ne può acquisire un tanto in sé stesso. Chiamatela come volete: l’armonia è di tutti. Chi coltiva l’arte del pensiero prima o poi la fa sua.
Il Pensatore esortava al retto pensiero. Voleva che gli allievi si sentissero come artisti capaci di creare armonie sempre nuove.
342 — Urusvati sa quanto sono ostinate le forze del caos. Bisogna opporsi in modo deliberato, unica maniera per domarle. Ce ne sono due correnti: le spaziali e quelle che attaccano le deboli volontà umane. Anche i buoni possono esserne vittime.
Ci sono fatti che si spiegano solo con l’intervento del caos. Avete udito di quella fanciulla che riesce a guarire con la sua energia psichica anche mentre è aggredita dalle forze del male. I medici, pure di discreta capacità, le sono ostili e cercano di interferire nel suo eroismo. Esempi come questo sono numerosi in vari campi, è rilevante che cerchi di intromettersi anche chi non è coinvolto.
È grave che persone in apparenza illuminate non si vergognino di macchiarsi avversando imprese benefiche. Perché si comportano come selvaggi e dicono cose disonorevoli? Sovente sono ossessi, oppure avvelenati dal caos. Le circostanze si dovrebbero studiare con rigore. Quando la ragione è temporaneamente oscurata accade di fare le cose più indegne senza neppure saperlo. Poi forse lo si rimpiange, ma allora il male è fatto e registrato nel karma.
Si potrebbe obiettare che non sembra giusto che chi è stato travolto dal caos ne sia responsabile. Eppure se il libero arbitrio fosse stato vigile non avrebbe perso il controllo. Come scusare chi chiude gli occhi e poi cerca di giustificare la propria incuria? Si deve dunque distinguere fra chi serve le tenebre di proposito e chi ne è vittima inconsapevole, il quale fa altrettanto e a volte peggio di quelle forze stesse. Le correnti del caos dovrebbero essere studiate in modo scientifico. È bene diffondere quanto possibile la conoscenza del caos, poiché si cade schiavi delle tenebre non solo nel mondo terreno, ma anche nel sottile.
Il Pensatore poneva in guardia contro gli assalti del caos.
343 — Urusvati sa che Noi studiamo con attenzione la vita degli animali. Abbiamo cani, capre, tori, cavalli e altre specie minori, e uccelli. Ne studiamo soprattutto l’energia psichica, ma ne facciamo anche oggetto di esperimenti medici. Certo non ricorriamo mai a torture e vivisezione. Per addestrarli non usiamo la forza, ma penetriamo nel loro modo di pensare. È questa la sola via per ottenerne la fiducia e la docilità.
Bisogna riconoscere che l’osservazione del pensiero e del linguaggio degli animali rivela molte sorprese. Essi si esprimono non tanto con suoni quanto con mosse e sguardi, il che ricorda alquanto i sistemi del Mondo sottile.
Si ritiene che si debba parlare agli animali, ma non è sempre la maniera migliore. Essi decifrano il pensiero e non hanno bisogno di parole per capire con sicurezza gli umori del padrone. Cani e cavalli sanno benissimo se egli è allegro, o triste e turbato. Ne riflettono ansie e timori e divengono ombrosi. Comprendono insomma la situazione molto meglio che si pensi. La cosa che più importa è conquistasene la fiducia, che non viene concessa facilmente.
L’osservazione degli animali gioverebbe agli psichiatri; risolverebbero molti enigmi. Fin dagli antichi tempi si è stabilito che gli animali hanno un ruolo importante nella vita umana. Era risaputo che rinvigoriscono le correnti di energia psichica, ma anche che attirano ignobili entità del Mondo sottile. Perciò la loro energia psichica può essere sia benefica che pericolosa, ci vuole precauzione. Non si deve concedere loro troppa intimità. La commensura è sempre necessaria, in ogni cosa.
Il Pensatore faceva notare sovente certi aspetti interessanti della loro coscienza. Ne veniva deriso, sostenendosi che non avendo intelligenza sono inferiori, ma Egli intendeva mostrare che l’energia psichica agisce in tutte le creature e per tutto l’universo.
344 — Urusvati sa quanto pesa il fardello del mondo. Ricordate quanto ebbe a soffrire la Nostra Sorella, allorché visse incarnata a Siena. Notate che le sue pene erano connesse agli eventi di Francia e Spagna. Molto soffriva nella regione del plesso solare, in tal modo seppe predire accadimenti lontani. Fu sovente più sensibile ai fatti lontani che ai locali. Nello stesso modo è possibile rintracciare legami specifici con le vite precedenti.
Quei dolori intensi non cessavano e sovente non c’era tempo di ricorrere ai medici, che comunque non ne capivano le vere cause e tentavano di rimediare prescrivendo farmaci potenti. Allora come oggi non si sanno comprendere gli influssi sottili, ciò blocca il progresso scientifico.
A quei tempi il concetto di telepatia era bandito. Oggi se ne parla molto, ma sempre con scetticismo. Desta stupore che anche le società dedite allo sviluppo della scienza continuino a dubitarne; ciò non fa che ostacolare le ricerche.
Avete sentito di quel medico incaricato di indagare su fenomeni sottili, che non ebbe successo perché le sfavorevoli condizioni prevalenti l’impedirono. Noi intendiamo incoraggiare questo genere di ricerche, ma è difficile trovare il terreno adatto per comunicare.
Urusvati potrebbe certo fornire ai ricercatori molti particolari convincenti, ma è essenziale che si presti fede alla sua testimonianza, correlandola a quelle di altri Fratelli e Sorelle che vissero nel mondo. Tali raffronti servirebbero a chiarire l’evolversi della conoscenza delle energie sottili.
Anche il Pensatore andava spesso soggetto a strani dolori, che attribuiva alle radiazioni dei vari pianeti.
345 — Urusvati sa che la vita è condizionata da molti influssi e sentimenti sottili. Lo squilibrio, flagello terribile, impedisce di apprezzare e capire i doni preziosi della vita. Dopo milioni di anni di evoluzione, l’uomo è tuttora incapace di vivere in armonia.
Cosa accade in quest’epoca, tanto orgogliosa delle sue scoperte? Si rifiuta totalmente ciò che travalica il terrestre e si cade vittime di uno sbilancio distruttivo. Si scorda di avere responsabilità diretta nei confronti del pianeta, vagando fra astrazioni nebulose e, se per avventura si incontra chi vive in armonia, lo si disprezza!
Quest’odio non è peculiare solo delle tenebre. Molti stimati cittadini rifuggono da tutto ciò che è armonico e detestano l’idea di unire assieme mundano e sovramundano. Le tenebre assoldano fedeli aiutanti fra questi squilibrati. Dove si aggrediscono le imprese di bene lo sguardo attento rivela che quei persecutori non hanno in sé un minimo di armonia. Studiateli, vedrete che hanno capacità razionali inadeguate e imparerete a respingere i loro attacchi. In questo modo si capisce quando è possibile confutarli e quando invece, non trovandosi sbocco in questa vita, bisognerà mutare involucro. Sì certo, è vero, l’armonia è per lo più concepita come un’astrazione!
Anche il Nirvana è altrettanto malinteso: la massima esaltazione di ogni facoltà è vista come uno stato passivo e insensibile. Ma equilibrio significa tensione reciproca, poiché i due piatti della bilancia devono portare ugual peso. Del pari, sia quello terrestre che il sovramundano non sono mai scarichi. È l’ignorante che preferisce limitarsi a uno soltanto. Ecco perché l’umanità zoppica; ma chi riesce a saltare a lungo su una gamba sola? Vuol forse trascinarsi sulle grucce anche nel Mondo sottile? Lo dico scherzando, perché sia ben ricordato!
Il Pensatore disse, a certi intellettuali dalla vista corta: “Perché vi azzoppate? Perché vi tagliate una gamba? Che fatica, per tornarvene a casa”.
346 — Urusvati sa che se ciascuno annotasse i fatti straordinari della sua vita si scriverebbe un volume enorme in un solo giorno. Tutti colgono nella vita autentici barbagli di sovramundano e molti saprebbero farne accurati resoconti. Neppure il più gretto materialista oserebbe dire di saper spiegare profanamente tutti gli eventi della sua esistenza.
L’ostacolo primo che si oppone a queste cronache è l’imbarazzo che si prova nel riferire esperienze personali. Urusvati ricorda fin troppo bene come fu derisa allorché, bambina, tentò di rivelare i suoi sentimenti. È un’esperienza inevitabile per chiunque.
Spero che qualcuno legga queste frasi agli amici più fidati e raccolga esempi dalle loro vite. Perché restare perplessi a sentire di quella fanciulla che d’un tratto prese a parlare in dodici lingue diverse! Si potrebbero scoprire molti altri fenomeni, suscettibili di spiegazione scientifica.
Se gli amici accettassero di registrare le loro esperienze eccezionali, esortateli a farlo nel modo più semplice, senza descrizioni elaborate. Dovrebbero tralasciare le interpretazioni e limitarsi ai fatti, riferiti con cura e massima fedeltà. Non occorre annettere significati speciali alla vista di luci fuggevoli, che sono dettagli quotidiani. Anche dalla stampa in genere si possono ricavare molte notizie, non paragonabili però alle osservazioni dirette e verificabili.
Molti libri trattano di fenomeni psichici, perciò non sciuperemo tempo per convincere l’ignorante ostinato. Vogliamo per ora semplicemente far notare che oggi tali evenienze si moltiplicano. Purtroppo cresce anche una feroce opposizione. Le forze oscure temono che le energie sottili giungano al mondo terrestre. La battaglia è al culmine e il caos attacca, per bloccare la marcia evolutiva. Il nuovo Mondo però si avvicina e nulla potrà arrestare la crescita della coscienza.
Il Pensatore parlava del fuoco inestinguibile del cuore. Aveva compresa la via dell’uomo.
347 — Urusvati sa quant’è penoso dover trattenere ciò che è stato preparato per l’uomo. Molte scoperte non si possono difatti rivelare proprio e solo per la sua sicurezza.
Ad esempio, si sono scoperti alcuni veleni potenti che sono salutari se usati in modo acconcio. Ma che ne farebbero gli uomini? Per prima cosa, al solito, vorrebbero provarne le capacità distruttive. Numerose sostanze tossiche hanno valore terapeutico, ma sarebbe grave follia affidarle a mani irresponsabili. Lo stesso vale per tutti gli aspetti della vita. La validità benefica delle scoperte dipende dall’uso che se ne fa.
Si pone la questione se certe azioni dettate dall’odio abbiano commensura con il fine. Bisogna riconoscere che, in senso relativo, il male può essere bene. È difficile immaginare un limite alle nefandezze! L’unica alternativa talvolta sta nello scegliere il male minore o, come dicevano i Romani, “aver la mano leggera”.
Lo studio storico dei fenomeni psichici rivela che la loro frequenza conosce alti e bassi. Si potrebbe pensare a una crescita continua, ma certe condizioni li impediscono. Sono ad esempio più numerosi in tempo di guerra, ma di un genere indesiderabile.
Lo stesso può dirsi per quasi tutti i fenomeni di massa. La moltitudine intensifica le forze psichiche, ma è ben raro che l’estasi di una folla sia di alta qualità. Nei periodi di quiete costruttiva i fenomeni possono essere molto intensi, poiché allora nulla impedisce alle energie sottili di accedere al mondo fisico. Inoltre chi è tranquillo ed equilibrato crea l’atmosfera adatta e li favorisce. Si osservano pertanto epoche intere di flusso e riflusso.
Gli uomini non sanno ancora discriminare fra questi mutamenti, poiché la maggioranza ricusa la scienza dei fenomeni psichici. Ricordate poi che Noi possiamo favorirli in vario modo. Fra gli eventi mondiali dirigiamo l’energia in quelle regioni dove incombe un pericolo cosmico.
Il Pensatore disse un giorno, indicando il fulgore del sole: “Che insidie si celano a volte in quello splendore!”.
348 — Urusvati sa che si reagisce in varia maniera alle manifestazioni del Mondo sottile. Esse di regola scuotono e impauriscono. Ma se si è sempre attorniati da presenze sottili, perché la loro vista causa tali reazioni estreme? Bisogna notare che, sebbene quei fenomeni siano a volte impressionanti, gli uomini reagiscono solo a ciò che vedono e, ignorando la presenza delle entità sottili, hanno terrore di quelli che chiamano spettri. Sono però contatti inevitabili, Noi sappiamo proteggere da esperienze troppo penose.
Si teme il defunto solo perché non si crede nell’eternità della vita. Quando questa verità sarà ampiamente riconosciuta, il mondo ne sarà trasformato. Prima che si sia appresa la continuità della vita è inutile parlare di sublimare o purificare. Affermo che oggi si è ancora ben lontani dal comprendere la struttura dei tre mondi. Né servirebbe, per semplificare, ridurli a due soli; non si farebbe che confondere la gente. Sappiate che anche in antico erano pochi coloro che accettavano con calma l’esistenza dei mondi invisibili. La maggioranza li temeva allora come oggi.
Il Pensatore tentò di iniziare gli allievi a questi contatti naturali, ma solo pochi osarono affrontare la verità.
349 — Urusvati sa quanto insistiamo sulla necessità di unione e armonia. Della prima parliamo sovente, ma ora vogliamo dare rilievo a un aspetto particolare della seconda. Solo l’unione porta ai giusti risultati. Persino i malvagi vi ricorrono, ma le loro unioni non potranno mai essere armoniose, dato che il male è per sua natura disarmonico. Inoltre l’unità a fin di male non ha durata e non lascia che incerte conseguenze. L’armonia invece è bontà ed è la sola capace di generare effetti autentici. Parlando dell’armonia Noi intendiamo affermare il valore del buono.
Ogni virtù ha molti aspetti, che è bene non rivelare tutti assieme, dal momento che non sarebbero compresi. Abbiamo cominciato a consigliare l’unione in generale, ma ora è bene indicare le condizioni specifiche richieste per conseguirla totalmente.
Esistono forse esercizi fisici o invocazioni capaci di accrescere l’armonia? Certamente sì, anche numerosi, ma finiscono per agire come narcotici e generare un’armonia solo immaginaria. Sono pratiche nocive e non adatte al Mondo sottile. Se lo scopo di migliorare sé stessi è la perfezione futura, Noi consigliamo metodi di sviluppo spirituale più genuini. È questo il nuovo messaggio.
Gli uomini sono scettici o indulgono a mezzi artificiali e scartano tutte le vie naturali che espandono la coscienza. Ma queste sono veri tesori per salire al Mondo sottile, dove non esistono sistemi artificiosi e si agisce solo in accordo con le leggi fondamentali della Natura.
Noi esortiamo al lavoro e a migliorare sé stessi. Questi pensieri depositano strati di sublime qualità, che nel Mondo sottile non evaporano ma, al contrario, procurano nuova conoscenza. Così gettiamo le basi dell’armonia.
Il Pensatore diceva che i sacri Cancelli vengono aperti dalla potenza del pensiero, non dalle parvenze esteriori.
350 — Urusvati sa che i Nostri consigli basano sempre su verità scientifiche. Se ad esempio insistiamo sui benefici della moralità non facciamo che rispettare le leggi basilari dell’Universo. E se esortiamo a purificare il pensiero abbiamo in mente l’armonia.
Che potenza ha un pensiero puro! Rigenera l’aura e irradia luce. E, ancor più, la purezza del pensiero è la miglior difesa dalle entità oscure, che aderiscono a tutti i pensieri torbidi. Qui vedo le reazioni sdegnate di certi scienziati pedanti, nel cui vocabolario non è traccia di entità di quel tipo! Per scendere al livello della loro coscienza diciamo allora che un pensiero è come un magnete, che attrae ciò che gli è simile. Lo spazio è saturo di pensieri, ciascuno dei quali attrae i suoi simili. Così vi si formano vortici mentali che crescono fra le rotazioni cosmiche.
Ma l’uomo non ha il diritto di produrre caos e nuocere al creato. Ricordatelo e capitelo bene: il pensiero buono genera il bene, l’oscuro fomenta il male.
Come si discrimina fra l’uno e l’altro? Le parole ingannano, ma nel più profondo della mente l’uomo non sbaglia. Distingue bene fra atti nobili e delittuosi. L’apparenza non va confusa con l’essenza, che l’autore percepisce senza fallo nel cuore. Che dunque l’uomo non semini forze eversive, ma si dedichi a costruire il bene. Se pensa con rigore scientifico capisce le leggi morali.
Il Pensatore insegnava che privi di conoscenza si resta immorali.
351 — Urusvati sa che per molte cause la trasmissione del pensiero si può interrompere. Le principali sono certe correnti di straordinaria intensità e turbini improvvisi, ai quali bisogna far fronte immediatamente. Ma altre volte sono entità indesiderabili che si intromettono per ottenere informazioni che non dovrebbero conoscere, perché pericolose se premature.
Eccone un esempio. Spedimmo una volta un messaggio mentale riguardante le gravi condizioni di un paese occidentale, ma non appena partì la prima parola, “spazio”, Ci accorgemmo di essere intercettati e interrompemmo il contatto. Per eseguire le Nostre intenzioni ricorremmo a una parola di passo, inviata nottetempo. Riprendemmo il messaggio la notte seguente, senza nominare quel paese, dato che Urusvati era allora in grado di capirlo.
Ne parlo per mostrarvi la prudenza necessaria allorché si opera nello spazio. Anche nella vita terrena si ricorre al consiglio degli esperti per valutare l’importanza di un evento. Lo stesso avviene quando certe entità tentano di intercettare i Nostri comunicati per sfruttarli a loro vantaggio.
Chi è molto esperto non trova difficoltà nell’adeguarsi alle leggi cosmiche. Sarebbe davvero biasimevole se interferissimo senza necessità nel karma di paesi, nazioni o individui.
Quant’è nociva la leggerezza nei confronti della vita! Sapete che dalle Nostre opere poco saggiamente si ricavano estratti. È molto pericoloso, perché non si può mai sapere chi e come interpreterà quelle citazioni parziali. Ci preoccupa l’accuratezza di quanto si trasmette.
Il Pensatore voleva che gli allievi si assumessero la responsabilità di ogni loro parola.
352 — Urusvati sa che non si percepisce il momento esatto in cui si cade nel sonno e che i sogni o la partecipazione alla vita del Mondo sottile non cominciano all’istante. Sembra intervenire un trasferimento inesplicabile in una condizione diversa, alla quale è giocoforza adattarsi. Ciò si ripete per tutti i contatti con quella sfera, che sono più frequenti di quanto si crede.
Alcuni lamentano la rarità di quel rapporto, eppure si possono avvertire sensazioni insolite anche nello stato ordinario di veglia, come sentirsi stranamente assenti o consapevoli di una presenza invisibile. Se si imparasse a fare attenzione si vedrebbero e sentirebbero molti fenomeni inspiegabili. Non occorre una speciale concentrazione, dal momento che essi giungono improvvisi e dunque imprevedibili. Sapete che i fenomeni più mirabili si sono verificati negli ambienti più consueti.
Impossibile dire in anticipo quali condizioni terrene siano più favorevoli. Unico fattore indispensabile è sapere che il Sovramundano può manifestarsi in qualsiasi momento. Mentre si sviluppa una tale consapevolezza, però, non sono da tralasciare le occupazioni normali. Noi esortiamo al lavoro nella vita terrena.
Il Pensatore usava domandare agli allievi: “Siete pronti per una comunione improvvisa con il mondo luminoso?”.
353 — Urusvati sa che al momento del risveglio si sperimenta una transizione, durante cui si partecipa a due reami diversi. Alcuni non lo ricordano, altri invece ne percepiscono impressioni sottili.
Quando gli antichi esortavano “Conosci te stesso”, miravano soprattutto a educare la capacità di osservare. Questa non è certo un mistero. Si tratta semplicemente di essere più attenti alla propria natura e all’ambiente, riconoscendo che si è responsabili della qualità delle proprie emissioni. È sorprendente che la transizione dal sonno alla veglia passi inavvertita. Si legge che la sonnolenza ha proprietà speciali. Gli antichi iniziati sapevano che in quello stato si è acutamente percettivi, ma rimasero i soli a ricordare quelle esperienze. Gli altri, assorti nelle loro faccende, non ebbero tempo per notarle.
Oggi però torniamo a esortare all’attenzione, a osservare le peculiarità della propria natura anche durante il lavoro. È bene imparare a combinare la perizia con la capacità di percepire il sottile. Una tale sintesi trasforma la vita.
Non si presuma che gli iniziati fossero avulsi dalla vita quotidiana. Le biografie dei grandi mostrano che non evitavano affatto le più svariate condizioni dell’esistenza. E neppure oggi il lavoro deve impedire di esaminare sé stessi. La nuova vita impone di collaborare con i due reami.
Il Pensatore consigliava, prima di disporsi al sonno e risvegliarsi al lavoro, di mandare una parola di benedizione. In verità ciò apre i cancelli dei due mondi.
354 — Urusvati sa che pochi serbano un giusto atteggiamento nei confronti dei trapassati. Alcuni li piangono, così ne ostacolano l’ascesa, altri ne sparlano, cosa ugualmente nociva. E talora i defunti sono totalmente dimenticati: altro errore. Manca la giusta attitudine armoniosa.
Figuratevi una persona cara intenta a un lavoro importante in una camera attigua. Il primo impulso è di proteggere la sua quiete dalle cause di disturbo. Gli si forniscono le condizioni migliori per il rapido compimento di quell’opera. Poiché il suo lavoro è prezioso, si è premurosi. Si sa che egli non è lontano, e anche se si vorrebbe vederlo si ammette di non aver diritto di disturbarlo. Perciò si pazienta, sapendo che all’ora giusta avverrà l’incontro.
Similmente si vorrebbero dire molte cose all’amico defunto, ma si frena quel desiderio, con cautela, proprio per amore. Perciò si bandisce ogni parola malevola, perché nessuna disarmonia guasti il suo lavoro. In breve, si assume un atteggiamento corretto, senza piangere una perdita immaginaria. Che senso avrebbe, se egli vive ed è prossimo? E non si tenta di comunicare con lui fisicamente. Se egli lo vorrà si affretterà a comparire al momento opportuno.
È l’armonia che conta ed è essenziale per entrambi i mondi. Se nei pressi si va facendo un lavoro importante è bene non litigare o far chiasso. Anche nella vita quotidiana si agisce nel nome dell’assente e ad esempio se ne curano le proprietà. È saggio comportarsi nei confronti del defunto come con un amico lontano.
Si dovrebbe avere lo stesso atteggiamento nei Nostri riguardi. Ciò dilaterebbe la coscienza, con benefici effetti per la vita interiore. È deplorevole che dopo milioni di anni si debba ancora insistere per un atteggiamento più intelligente verso il Mondo sottile. Bisogna ammettere che gli uomini non lo capiscono tuttora e che, per il prevalere odierno della tecnologia, persino si allontanano dalla verità. Saper leggere e scrivere non è garanzia di cultura. Gravi calamità accadono per ignoranza. Non Ci attendiamo progressi straordinari, ma solo che gli uomini esprimano al meglio la loro natura spirituale.
Il Pensatore insegnava: “Sorridete con amore ai defunti. Incoraggiate tutti i pellegrini. Che siano in pace dovunque. O Pellegrino, narra le meraviglie del tuo luogo!”.
355 — Urusvati sa che si sperimentano fenomeni psichici improvvisi e insoliti. Si ricevono trasmissioni radio o si vede attraverso corpi opachi o si percepisce la presenza di metalli nel sottosuolo.
C’è da riflettere sull’apparente repentinità di tali esperienze, poiché nulla accade a caso. Quando Noi parliamo di “illuminazione improvvisa” bisogna intenderla in senso relativo terreno. Seppure inaspettata, essa è il risultato di un lungo lavorio della coscienza. Questo solitamente inizia in età precoce o meglio scende con l’anima dal Mondo sottile.
Si pensa che i poteri psichici siano doni elargiti dall’alto e non si capisce che sono stati acquisiti per mezzo di ogni sorta di faticose esperienze. Di norma non si avvertono quei semi, pronti a fiorire all’occasione propizia. Inoltre nessuno dice a chi fatica che si guadagna possibilità novelle. È facile che un calice colmo trabocchi. Così i poteri psichici accumulati possono manifestarsi al primo stimolo.
Chi li possiede sopporta molte umiliazioni e dubita molto di sé stesso prima di decidersi a parlarne. Il potenziale che però è più difficile e incomprensibile per la gente è la partecipazione agli eventi cosmici. Il cuore ne risente gravemente, ma dove sono i medici che sanno diagnosticare una tensione spaziale? Di norma non vedono neppure i sintomi di quelle sofferenze. Direbbero che il paziente si finge ammalato piuttosto che ammettere una causa cosmica dei suoi malesseri.
Il Pensatore comprese molto tempo fa questo dolore del mondo.
356 — Urusvati sa che è doloroso partecipare ai processi cosmici. Perché mai? È semplice: un medium, ad esempio, soffre molto quando viene coinvolta anche una sola particella del suo ectoplasma, che pure è solo del corpo sottile. Le esperienze cosmiche, che agiscono sul corpo igneo, causano pene molto maggiori.
Se le correnti cosmiche influiscono su tutti i viventi, perché solo i migliori ne risentono tanto? Anche questa risposta è semplice. È vero che quei flussi interessano l’intero pianeta, ma le reazioni sono diverse e chi ha riempito il proprio Calice e raffinata la coscienza è in prima fila fra i riceventi. Non può evitare quelle pene alterando il proprio stato, che ormai è un conseguimento naturale.
Chi mai può arrestare quel processo, quando giunto a un certo stadio? Non si deve interferire nella vita dell’eroe, dedito a grandi imprese, poiché distruggere le tenebre è il sogno di tutti i guerrieri dello spirito. La stessa battaglia infuria nel mondo e nel Sovramundano. Mediante certe vibrazioni possiamo temperare la tensione, ma il conflitto richiede una difesa universale.
Difesa e Nirvana sono due concetti distorti senza pietà. Si vuole tramutarli in qualcosa di vago, amorfo e passivo, ma tali deformazioni nuocciono al progresso.
Bisogna prepararsi consapevolmente al Nirvana e ci vuole molto tempo. Occorre amare quello stato mentale, che si può chiamare onnicomprensivo. E del pari si deve amare il concetto di difesa, vista come massima vigilanza e tensione. Inoltre occorre il proponimento di migliorare, altrimenti la Battaglia cosmica è insopportabile.
Ma come esercitarsi nell’austera difesa senza contemplare il Cosmo? Con tale difesa si dimostra la massima abnegazione. Non per sé, ma per i mondi lontani. È ovvio che dimenticare sé stesso per amore dei mondi lontani non è facile. L’espansione della coscienza deve andare di pari passo con la cura sollecita della salute. Le forze umane sono fragili rispetto alle correnti spaziali.
La chiarezza della coscienza è necessaria. È bello salvaguardare l’armonia. Bisogna espellere ogni dubbio capace di violare quell’ordine. Mirabile è la vigilanza, che conosce e ama i tesori che protegge.
Il Pensatore lo sapeva e disse un giorno che si impara non per noi, o per la Terra, o per il Sole, ma per i Regni invisibili.
357 — Urusvati sa che un’entità sottile può manifestarsi in modo molto realistico. Si crede che questi siano fenomeni possibili solo tramite l’ectoplasma del medium, ma ci sono altri processi. Quelle entità sono percettibili anche per chiaroveggenza, cui non necessita ectoplasma, in quanto effetto di una visione diretta, quadridimensionale.
Notate poi che alcune di loro sono attratte dalla qualità peculiare dei luoghi. In questo caso l’energia evocatrice è depositata su varie superfici, specie sui muri delle vecchie case. Le entità sottili rafforzano le loro manifestazioni utilizzando gli strati di quelle sostanze. Con un paragone scherzoso, quelle costruzioni sono come vecchi abiti logori, infestati di microrganismi al punto da “vivere”, come si suole dire.
È frequente che qualcuno lamenti di non aver mai avuto visioni. In verità avvengono, ma non vi si fa attenzione. Ad esempio in pieno giorno si vedono figure umane, che subito spariscono. La mente umana, purtroppo, preferisce fabbricare ogni genere di spiegazioni artificiali piuttosto che cercarne la causa vera.
È ora di favorire l’approccio fra il mondo terreno e il sottile, cosa impossibile senza il concorso dell’umanità. Anche chi è disposto a riconoscere l’esistenza del Mondo sottile si attende una scossa tremenda, che gli cambi subito la vita. Il Nostro aiuto è proporzionato alla cooperazione umana.
Quel mondo deve essere riconosciuto, ma senza superstizione o bigottismo. Queste due vipere escludono la comunione cosciente con esso. Non sono parole esagerate. I più basano la vita su quei due pregiudizi, che li spogliano della libertà di pensiero e tanto li pervadono di convinzioni ignoranti che di proposito chiudono occhi e orecchi ai fenomeni più vistosi. Per vedere, la mente dev’essere aperta. Il diniego offusca anche la vista più acuta. D’altro canto, attenti alle visioni false, immaginarie. Non resta insomma che una sola via: l’aurea via di mezzo, di cui tanto abbiamo detto. Chi la percorre abbraccia ogni cosa, nulla esclude e nulla cambia. Non è una via facile, perché esige una coscienza raffinata.
Il Pensatore insegnava a non temerla.
358 — Urusvati sa che i Nostri messaggi hanno ritmi molto vari. A volte fluiscono lenti e distinti, in altre occasioni sono tanto rapidi che l’ascolto è quasi impossibile. Talora invece hanno forte intensità sonora o sono appena udibili, come lievi bisbigli. Qualche volta tendono i centri, ma di regola sono benefici. Tali difformità non dipendono da un Nostro squilibrio mentale! Sono causate dalle correnti spaziali. Questi esempi sono un buon soggetto di studio per indagare sull’energia del pensiero.
Gli uomini sono sempre impazienti. Per spiegare ogni manifestazione si affrettano a creare le loro norme, così producendo interferenze forzose e arbitrarie che interrompono anche i fenomeni più validi. Ecco perché è importante ricordare che i Nostri comunicati sono variabili. Se persino la Nostra forza è condizionata dalle correnti cosmiche, quanto più accidentati saranno i tentativi dei principianti.
Quando consigliamo di purificare il pensiero intendiamo soprattutto l’abbandono dei preconcetti. Figuratevi un uomo, impegnato a sperimentare la ricezione di messaggi diretti, che cerchi di inserirvi il suo pensiero. Ne risulterebbe solo una mistura. Sono casi numerosi.
Durante la ricezione di comunicati da grande distanza bisogna evitare soprattutto le interruzioni. La negligenza causa la perdita di molte parole. Bisogna essere molto esperti per riconoscere le variazioni di ritmo.
Se parliamo della Nostra vita interiore è per farvi comprendere la diversità fra le vostre e Nostre condizioni ambientali. È fastidioso che si ignori di essere circondati dalle stesse correnti energetiche. Solo quando ciò sarà capito si sarà più vicini a Noi. Questa prossimità suscita rispetto o, in altri termini, l’accettazione del Maestro. Questo purtroppo è un evento raro. Talora si accendono faville di devozione, ma sono fuochi instabili che irritano l’atmosfera. Non si tratta della Nostra autorità, ma del principio su cui basa la comunione armoniosa.
Il Pensatore insisteva sul rispetto del Maestro: “Nel buio della notte si cerca la Guida. La sua Voce rincuora. Ma la devozione deve continuare alla luce del sole, non essere solo notturna”.
359 — Urusvati sa che occorrono molte vite per conseguire una nitida visione sottile, detta giustamente chiaroveggenza. Certi suoi barlumi non sono infrequenti, ma per stabilizzarla ci vuole un grande sforzo. Urusvati testimonia veracemente di essere chiaroveggente sin dall’infanzia, in modo totale e stabile.
È interessante il lento sviluppo di questa facoltà. Sovente la figura percepita è tremula, i lineamenti distorti, oppure è solo parziale o sproporzionata, oppure è mutevole l’espressione. Persino i volti più gentili hanno un che di malvagio. Si pensa allora di aver visto un’entità maligna, mentre la causa è l’incerta capacità chiarovisiva.
Certo la commozione e il trambusto rendono difficile concentrarsi sulla visione, specie se i contorni dell’aura fluttuano. Sarebbe errato attribuirlo all’immaginazione, poiché sovente ciò dipende dall’aura instabile dell’osservatore. Sappiate che quasi tutte le aure sono malferme, con ripercussioni, a volte, anche sulla vista fisica.
In antico si chiedeva agli allievi di coltivare la visione sottile. A tal fine si faceva loro osservare un oggetto da descrivere poi a occhi chiusi. Cosa tutt’altro che facile. Infatti, anche quando si è convinti di aver memorizzato ogni cosa, in realtà se ne sono colte solo le linee generali, non le distintive. E proprio in queste stanno l’essenza e lo stile.
Allora la natura psichica umana era molto studiata, non solo nei templi, ma anche in scuole speciali, che quando si aprirono in Grecia furono dette Accademie. Vi si studiavano vari argomenti e anche leggende, che nella remota antichità erano fonti primarie di informazione sulla vita. Del resto ancora oggi gli studiosi del folklore vi trovano tracce di profonda saggezza.
Bisognerebbe studiare le eroiche conquiste degli antichi; vi si scoprirebbero somiglianze con quelle della scienza moderna. In effetti, quelle genti non solo sognavano questi conseguimenti, ma in buona parte li conoscevano. Se gli scienziati volessero studiare il folklore e i suoi tesori in modo rigoroso, troverebbero molte conferme del sapere antico.
Un giorno il Pensatore incontrò un pastore con un gregge numeroso e gli domandò sorridendo: “Con quale magia costringi questi animali a seguirti docilmente?”. Quegli rispose: “Vivo con essi e li amo; seguendomi si sentono al sicuro”.
360 — Urusvati sa che i fenomeni sottili sono sovente attribuiti a semplici cause fisiche. Come esempio citiamo quel ronzio nelle orecchie, molto comune, che viene variamente interpretato come fatto fisico. Secondo molti medici dipende da anomalie della pressione sanguigna, che però è solo un altro sintomo esteriore. La vera ragione è il tocco di influssi sottili. In effetti, quel ronzio è di tre specie: è sordo e continuo, oppure è una specie di riflesso del polso, e nel terzo caso è simile al canto di una cicala. Quest’ultimo, davvero speciale, è una pulsazione rapidissima e indescrivibile, segno di una delle energie più sottili.
Sono fenomeni che non si possono spiegare con un’irritazione o con un venir meno della funzione cardiaca, dal momento che si manifestano improvvisi e indipendenti, senza nesso con esperienze fisiche precedenti. Possono essere provocati dalla pressione delle correnti cosmiche, ma è più corretto dire che sono tocchi del Mondo sottile. Ciò riporta al tema della relazione con quella sfera. Bisogna guardare meglio in sé, secondo l’antica regola “Conosci te stesso”.
I medici non hanno l’esclusiva della conoscenza in queste cose; anche la gente comune, purché esperta e introspettiva quanto basta, è in grado di dare un buon consiglio. Molto tempo fa si sapeva che è possibile avere contatto con riflessi delle energie più sottili anche nel bel mezzo della consueta vita quotidiana. Invero dalle profondità della natura umana salgono rigurgiti, come se un tocco speciale l’avesse dissigillata.
“L’idea fissa” è uno stato peculiare della mente. Non parlo dell’ossessione, ancorché i sintomi siano simili, ma piuttosto di asserzioni ripetute e continue, di una certa importanza. La psichiatria la considera pericolosa, ma è una diagnosi senza fondamento. Se accettata, si dovrebbero poi giudicare folli molte splendide menti scientifiche! È tempo di far giustizia dell’opinione per cui il genio è follia, a meno di concludere che gli stolti e i balordi hanno menti sane e giudiziose!
Molte volte abbiamo condannato l’ossessione oscura, che conduce al male e al delitto. È solo l’influsso dell’energia sottile che conferisce perfetta salute mentale. L’energia sottile è quella benedizione che ispira a percorrere la via evolutiva.
Solo osservando le azioni umane si discrimina e si notano le sottili differenze fra buoni e cattivi. Chi lavora per l’evoluzione è ricco di idee. Ma chi oserebbe chiamarle idee fisse? Sarebbe meglio chiamarle idee-guida. Insomma, siate attenti a tutte le manifestazioni della natura.
Il Pensatore diceva: “Che la Natura obbedisca a me, o io a lei, poco importa. Ciò che conta è che il mio sapere e tutta la mia esperienza tendano al Bene comune”.
361 — Urusvati sa che ogni generazione muta d’aspetto, di costume, persino di lingua. Al solito, non è facile riconoscere l’Epoca nuova mentre la si vive, ma chi l’osserva da lontano vede quanto è agitata la sostanza vitale.
In antico si spedivano osservatori in certi luoghi, a soggiornarvi alquanto prima di rientrare. Gli stessi inviati ripartivano poi per quei paesi dopo una generazione. Noi usiamo lo stesso metodo e Nostri messaggeri assistono al formarsi delle nuove leve. Solo così abbiamo notizie fresche e corrette sull’evoluzione dei popoli.
Molti la negano, perché sono in ristagno. Di fatto però essa è una legge di Natura. La difficoltà sta nel fatto che si giudica solo dal proprio punto di vista e quindi non si progredisce. Si crede allora che tutto finisca con la morte, non si capisce che la vita va per onde continuamente vivide e mutevoli.
Gli uomini così statici si trovano in una situazione assai brutta quando passano nel Mondo sottile. Rimpiangono allora di non essersi mescolati con le nuove generazioni e di aver rifiutato il contatto con altre mentalità durante la vita terrena. Saggiamente gli antichi sperimentavano con varie generazioni. Toccherà anche a voi assuefarvi alle mentalità più dissimili. Sappiate che Noi pure subimmo queste prove.
Il Pensatore le assimilava alla tempra di una spada. Sapeva che solo alternando caldo e freddo si forgia una resistenza a tutta prova.
362 — Urusvati sa che l’intenzione equivale all’atto. Diciamo, in modo più esatto, che è più importante. L’atto è una scarica di energia, mentre l’intento accumula l’energia che poi si manifesta nell’azione. Dunque se consiglio cautela con i moventi penso al beneficio maggiore.
È comune lasciare l’esistenza terrena avendo molti intenti inespressi. L’ignorante crederà che restino tali, non sapendo che la vita non ha soste e che potranno realizzarsi altrove, in altro tempo.
Benedetto chi è ricco di buone intenzioni, poiché le compirà in bellezza. In verità ognuna di esse dà frutto, tutte le promesse sono mantenute, la bontà è glorificata.
Si lamenta che i propri meriti non sono riconosciuti, non sapendo che la vita continua dopo la morte fisica. Chi crede che allora tutto è finito è un derelitto, poiché si è privato dei tesori del compimento ed entra impreparato nel Mondo sottile. E dove potrà dimorare, con una coscienza tanto oscura? Resterà confinato nelle buie regioni inferiori, che avrebbe potuto facilmente evitare, dove sarà vittima di spiacevoli influssi negativi che gli complicheranno il cammino.
Varie religioni prospettano la continuità della vita, ma in maniera non molto convincente, altrimenti la gente si preparerebbe al nuovo progresso. C’è persino chi cerca di comprarsi un futuro migliore con offerte in denaro, che però non ha corso nel Mondo sottile. Le buone azioni accompagnate da una coscienza pulita danno gioia in Terra e nei Regni sovramundani. Se lo strumento è ben accordato risuona in armonia con le sfere superiori.
Alcuni sperano vagamente in una Guida che verrà a salvarli dall’abisso. Sono egoisti, non si rendono conto che la Guida soffre se scende negli strati inferiori. Altri per contro ritengono che ci sia sempre tempo nell’Infinito e che in Terra ci si possa divertire senza limite! Quando saranno oltre questi confini capiranno cosa hanno sprecato.
La vostra impressione è giusta. Non è lecito divertirsi mentre il pianeta geme sotto il fardello delle sue sventure. Finché c’è fame la golosità non ha senso. E qualcuno balla sullo sfondo di tanta violenza. In verità affermo che l’allegria sfrenata è indecente in questi tempi calamitosi.
È anche giusto assumere che le onde delle trasmissioni a grande distanza sono molto varie. Alcune vengono recepite dai veri destinatari, ma altre possono pervenire ad ascoltatori indegni, perciò è sempre necessario essere cauti.
Il Pensatore lo sapeva, se diceva: “I miei pensieri vadano a chi li apprezza”.
363 — Urusvati sa che una delle gioie più sublimi nasce dal lavoro. Tutti dovrebbero saperlo, ma purtroppo esso è visto come un peso e si sognano solo le vacanze. Vi diremo cos’è il lavoro per Noi. Lavoriamo sempre nelle condizioni più sfibranti e le Nostre vacanze, che esistono, sono dedicate alla comunione con le Sfere supreme.
Si potrebbe a buon diritto dire che anche questo è un lavoro, poiché l’esplorazione di quei livelli richiede molta energia. È necessaria massima concentrazione e abile controllo degli apparati. Urusvati fu molto scossa di recente, quando una leva Mi si ruppe in mano. Incidenti di questo genere sono comuni, ma c’è una bella differenza fra un guasto durante un lavoro normale e un’avaria a un congegno usato per comunicare. Nonostante le complicazioni inevitabili, tendere alle sfere superiori è però una vera e propria festa.
Ma anche voi potete fare di un lavoro terreno un’attività festosa. Bisogna però esaminare sé stessi per accertare quale lavoro potrebbe esserlo e quale attività svilupperebbe le forze.
Il riposo migliore sta nel cambiare lavoro. Sì, sì, sì, ci vorrà molto tempo prima che gli uomini capiscano questo paradosso! E per loro non sarà facile riconoscere che anche pensare è un lavoro, poiché chi mai si accorge che pensando si crea realmente?
Si stenta ad accogliere l’idea di far seguire al lavoro consueto un periodo di concentrazione mentale. Ma come potrebbero immaginare quel genere di pensiero che accende i fuochi dello spazio ed erige strutture nel Mondo sottile? Neppure quegli autori che trattano dell’importanza del pensiero applicano a sé stessi la legge dei suoi effetti inevitabili e irreparabili. Strana creatura è l’uomo, che ammette l’influsso della mente altrui ma dimentica ciò che genera con la sua. Così rinuncia alle sue possibilità. Direi che sarebbe ora di lasciar perdere le conferenze per dedicarsi con decisione a migliorare sé medesimo.
Perché le società di ricerche psichiche sovente ristagnano? Sono gli stessi membri che ne bloccano il cammino. È malsano che i ricercatori non sappiano verificare per prima cosa la purezza dei loro moventi.
Il Pensatore era molto sollecito a tal proposito e soleva domandare agli allievi: “Si usano sostanze pregiate anche per le abluzioni consuete, ma quali unguenti adoperare per lavare i moventi?”.
364 — Urusvati sa che gli eventi mondiali coinvolgono solitamente coloro che ebbero parte nei loro esordi in epoche passate. Gli eventi nei vari paesi agiscono su coloro che vi sono, in effetti, implicati, ma anche su chi concorse in vite precedenti a formare quella nazione. Coloro che la crearono rispondono alle gravi calamità che l’affliggono.
Figuratevi l’apprensione di Sorella O., legata a due paesi che ora vede soffrire. Chi diresse alla giustizia un popolo in rivolta soffre nel vederlo avviato alla distruzione. Come restare indifferenti quando i moventi migliori vengono falsati?
Anche voi siete in ansia perché coinvolti un tempo nel destino di popoli ora in sofferenza. Si scorge il fato umiliante di una nazione particolare, che pure avrebbe potuto assumere una posizione di rilievo. Per gradi gli eventi maturano in Occidente, con le febbrili campagne contro l’idea di comunità. Ma i falsi comunitari sono anche peggio di quei visionari che si credono fondatori della nuova Era.
L’ansia pervade le sfere vicine e ci vuole molta cura per serbare l’armonia. Questi sono giorni senza precedenti e la consapevolezza umana non è in grado di valutare a dovere gli eventi.
Il Pensatore ammoniva i concittadini a non sovrastimare il proprio sapere, poiché gli eventi possono rivelarne l’inconsistenza.
365 — Urusvati sa che per le entità sottili materializzate è molto difficile riprodurre la voce umana. È comprensibile, perché, adusate alle trasmissioni mentali, è per loro difficile emettere suoni vocali. Questo ostacolo può essere superato in casi di intensa armonia, ma sono evenienze rare. Non si sa come rivolgersi a quegli ospiti sottili per capirne le esigenze.
Accade dunque di vedere una materializzazione totale o un transfer di oggetti, ma è raro udire una manifestazione di voce terrena, per le ragioni dette. Certo è possibile comunicare con il pensiero, ma oggi purtroppo non si sa ancora farlo. Quanto si potrebbe compiere se si percepissero gli stati sottili.
È questa una facoltà da sviluppare anche nei rapporti umani. Peccato che una grande messe di conseguimenti resti bloccata per semplice incomprensione e noncuranza. Gli uomini invero hanno bisogno di molte premure reciproche, specie quando le correnti sono così opprimenti.
Avete provato attacchi di angoscia. Se studiati si capirebbe che sono ripercussioni delle calamità mondiali. Vedeteli come esplosioni dell’Armageddon, ondate inattese che scuotono il mondo intero.
Il Pensatore riconosceva quei giorni dal battito particolare del cuore.
366 — Urusvati sa che le apparenze non hanno valore indicativo della vita interiore. Per averne un’idea chiara bisogna conoscere le aspirazioni e i moventi. Sapere di qualcuno che fu re o filosofo, medico o guerriero non ne rivela l’essenza; è molto meglio accertare quali furono le sue motivazioni.
Ora vi mostriamo le linee generali della Nostra vita interiore, i principi alla base della Fratellanza. Siamo stati troppo sovente rappresentati, purtroppo, come esseri celesti, immagine dalla quale non viene nulla di buono, poiché Ci descrive isolati dalla Terra. Invero, se parliamo dei Regni sovramundani non per questo ci separiamo dal mondo. A ben vedere tutta la vita è sovramundana, essendo impregnata di energie sottili.
Prima o poi gli uomini saranno costretti a pensare in modo più sottile. Essi foggiano la loro evoluzione, che nulla può arrestare. Persino la condizione attuale sarà benefica, alla lunga, come peculiare tactica adversa, poiché la loro passione per la tecnologia li caccerà in un tale vicolo cieco che non potranno che volgersi al Mondo sottile.
Si è profetizzato che l’uomo, se eviterà la catastrofe, risolverà di raffinare la vita e che allora avverrà la riunione dei due mondi. Ed è questo il momento! Non si considera più come sovrannaturale, ad esempio, la densificazione del corpo sottile, e già alcuni, incarnati, sanno liberarsi coscientemente nel sottile. È un ponte che viene costruito da entrambe le parti. Un fulmine potrebbe saldarne le due metà: Noi attendiamo, vigilando, quell’istante. Allora l’Opera Nostra cambierà il suo corso e Ci volgeremo ai mondi lontani.
Perciò il primo compito dell’uomo è costruire il ponte del Tempio; sarà più facile, poi, la comunione con quei mondi. Ciò che oggi qualcuno percepisce in modo incerto sarà allora lo stato normale della vita planetaria. Vale la pena di salvare la Terra per questi destini, non vi pare? Finora però solo pochissimi lo pensano.
Il Pensatore previde che saranno ben pochi gli uomini decisi a salvare il pianeta.
367 — Urusvati sa che i fenomeni fisici e psichici sono intimamente connessi. C’è chi, ad esempio, sottoposto a forte sollecitazione fisica, vede scintille di luce, simili a eventi psichici. Noi invitiamo alla calma e alla concentrazione intensa proprio per prevenire scosse fisiche improvvise.
È bene rivolgere la mente a Noi, purché sia tranquilla. Consigliamo anche di realizzare almeno parzialmente l’Infinito, poiché nulla è altrettanto valido per l’equilibrio. La calma si può acquisire in molti modi, ma la consapevolezza dell’Infinito è il più efficace.
Anche il nome del Guru crea un saldo legame, purché pronunciato serenamente, giacché qualsiasi sforzo, se eccessivo, turba l’atmosfera. Calma non significa inerzia. Al contrario, è ricchezza di vibrazione interiore. Molti non lo capiranno e troveranno qui una contraddizione. Diranno: “Come può la calma essere vibrante, e rendere efficace l’invocare il nome del Guru? Una preghiera calma sarebbe forse più potente di un grido disperato?”.
È difficile dire in parole certi concetti. È difficile spiegare la differenza fra il potere della calma e la forza opprimente dell’aggressione. Solo chi ha percorso molte vie terrene apprezza il valore della quiete, specie nei giorni dell’Armageddon. La calma regna nella Nostra Dimora, dove il minimo squilibrio causerebbe danni gravi. Bisogna coltivarla in ogni cosa.
Urusvati ha ragione di insistere che bisogna costruire il carattere dei giovani. È più importante dell’educazione meramente intellettuale, poiché così soltanto si pongono le basi della calma e del lavoro fecondo.
Il Pensatore consigliava ai discepoli: “Siate calmi, se non volete sprofondare nell’inferno”.
368 — Urusvati sa che l’aspetto esteriore del mondo muta con ogni generazione. Pochi però se ne avvedono, poiché è raro che si studi una generazione intera. Nella confusione generale non si presta sufficiente attenzione alla mentalità dei giovani, credendo che vecchi testi bastino a tramandare i concetti abituali. Ma quei libri sono obsoleti e il pensiero giovanile trova nuovi sbocchi.
Le generazioni si succedono ogni vent’anni. Tenetene conto se non volete perpetuare le solite vecchie ingiustizie.
Pensate ad esempio all’ostilità presente in una nazione che abbia vissuto nell’odio per un quarto di secolo e trasmesso i suoi livori alla generazione seguente. Vi pare giusto? Quando il vecchio nemico non esiste ormai più e i giovani la pensano già diversamente, alcuni pretendono ancora di imporre loro opinioni vecchie e superate. Bisogna sempre ricordare l’intervallo fra le generazioni per non commettere ingiustizie.
Il valore essenziale di una società non si dovrebbe giudicare dalle condizioni esteriori e dai costumi, che possono restare immutati da una generazione all’altra, ma dal suo impegno e dalla crescita interiore. Non parlo in astratto. Vedo una nazione che va creando il suo nuovo aspetto mentre una forte opposizione vorrebbe ripiegare sui logori concetti delle generazioni precedenti. Osservatori miopi e casuali ne riferiscono nel modo più contraddittorio. Dovrebbero dire da quale generazione hanno tratto quelle valutazioni.
Occorre discernere con chiarezza per non essere ingiusti e accusare la nuova generazione dei crimini della vecchia, dei quali non è responsabile. Giudicare bene è difficile, per cui si devono capire le cause e gli effetti della vita in genere.
Il Pensatore sovente domandava: “Di chi parli? Di un figlio, di un padre o di un avo?”.
369 — Urusvati sa che alcuni prevedono gli sviluppi dell’evoluzione. Sono Nostri coadiutori, presenti in epoca varia in diverse nazioni. Li usiamo come canali per trasmettere quel tanto di aspirazione necessaria ai fini del progresso. Ma questi agenti preziosi sono rari e si trovano fuori posto fra i contemporanei. Sarebbe giusto dire che non sono abitanti del pianeta, ma suoi ospiti, portatori di memorie di mondi migliori. La vita terrena non è davvero facile per loro. Sono animati dallo spirito di servizio all’umanità, cosa però poco compresa in Terra. Non hanno un linguaggio comune con le sue rozze popolazioni. Purtroppo il tempo ne distorce le concezioni, anche se le loro parole finiscono per essere accettate almeno in parte. Lo stesso vale per il Nostro Lavoro, ma i secoli Ci hanno insegnato alquanto come volge la Ruota della Vita. Il moto consuma molte cose, lo sappiamo; vanno a fuoco persino grandi meteore, eppure qualcuna riesce a portare in Terra i suoi diamanti. Solo la calma comprensione dei processi terreni rivela la vera portata delle conoscenze acquisite. Noi diciamo che tali osservazioni schiariscono la coscienza.
Il Pensatore sapeva benissimo che il suo Insegnamento avrebbe subito molte deformazioni. Diceva: “Solo le nuvole ricorderanno i segni delle Nostre intenzioni”.
370 — Urusvati sa che per migliorare sé stessi si comincia eliminando le piccole abitudini nocive. Noi ne riconosciamo la gravità. Si crede talora di dover per prima cosa scavalcare gli ostacoli maggiori, per scoprire poi che quelle misure drastiche sono superiori alle forze. E molti, che si figurano di aver eliminato i difetti più gravi, restano carichi di piccole ma pessime abitudini. Un albero curvo sotto il peso di frutti velenosi, maturati in molto tempo, è brutto a vedersi.
Non è facile liberarsi da quegli abiti, ricordatelo. Di alcuni non si è neppure consapevoli, per distinguerli bisogna avere una vista buona. La scoperta di quelle pecche nascoste prelude però sovente alla completa rigenerazione. Ricordate il detto antico: “Prendi per la coda il diavolo più piccolo, ti porterà dal suo padrone”.
La saggezza popolare è degna di rispetto, perché favorisce la pratica dell’Insegnamento meglio di una lettura frettolosa. Molti, letti tutti i libri, restano ignoranti. Talora persino regrediscono e sono peggiori che se fossero analfabeti. Bisogna capire bene ciò che si è assimilato con la lettura e quali ne siano le applicazioni utili nella vita. Occorre verificare quali abitudini negative si sono veramente scartate e riscrivere i brani di quei testi che più hanno bonificato la mente. Come attendersi armonia nel frastuono della discordia senza mutare o estirpare quei piccoli vizi? Non dimenticate di avvertire gli amici che le piccole cattive abitudini sono insidiose.
Il Pensatore vigilava sulle Sue abitudini e sapeva liberarsene. Aveva un motto: “Non riempirti le tasche di pietre senza bisogno”.
371 — Urusvati sa che la via terrena passa per gioie e pericoli che preparano all’Infinito. Ci sono però tre tipi di oppositori. Dicono i primi: “Dov’è la gioia promessa? Se ne parla molto, ma poi si sente solo dire di pericoli senza fine! Si promette la gioia solo per richiamare l’attenzione agli insegnamenti”.
A costoro rispondiamo: “Ignoranti! Sconfiggere il caos non è gioia? E far luce nelle tenebre? E servire? Se per voi la gioia è quella del bazar le nostre vie non sono compatibili”.
Altri invece affermano con ira che Noi, stando al sicuro, prospettiamo solo pericoli. Rispondiamo: “Cosa vi fa credere che siamo al sicuro? I rischi che corriamo vi sono forse invisibili, ma non c’è vita senza pericoli. Sappiate che una delle massime gioie viene proprio dal conoscerli e capirli. Vigilanza e coscienza danno la vittoria, che è gioia!”.
La terza obiezione riguarda l’Infinito. Diciamo a questi insipienti: “Se avete persa la gioia dell’Infinito il vostro cuore è più duro della pietra. L’uomo deve capire che ha il compito di saturare di pensiero lo Spazio illimitato. La gioia suprema sta proprio nel realizzare il potere infinito della mente. Vi è stato affidato un magnifico giardino di pensiero, sappiatelo lavorare con gioia!”. Così si annientano quelle obiezioni.
Ricordate che certi termini sono da intendere in senso relativo. Si parla, ad esempio, di “sete spirituale”, ma pochi ne capiscono il senso. È uno stato che può derivare dalla concentrazione intensa ma sproporzionata, quando la coscienza è assai elevata ma i centri sono incapaci di adattarvisi. Ne risulta la temporanea impossibilità di esprimere la propria consapevolezza. Sono svolte inevitabili nello sviluppo a spirale della coscienza.
Il Pensatore disse un giorno: “Oggi mi sono sentito ignorante. È un buon segno: domani forse imparerò grandi cose”.
372 — Urusvati sa a quali grandi pericoli siamo esposti. Sapete le conseguenze terribili dell’esplosione che colpì Fratello V. Lo spazio assorbe molte scosse! Ma disattendere i Nostri Avvisi è causa di molti eventi gravissimi. C’è sempre chi li discute e contraddice e chi fa mostra di seguirli mentre in verità si ribella. Attenti a quest’ultimo. Se solo si capisse quanto sono ignobili quei sorrisi falsi e superficiali! I consigli migliori perdono efficacia se respinti interiormente; allora non resta che cenere.
Molte sagge istruzioni, sappiatelo, vengono distorte. La dieta, ad esempio. Noi avversiamo decisamente quella a base di carne. Il normale moto evolutivo è stato rallentato anche da quell’abitudine. Ma in certe evenienze, come in tempo di carestia, la carne affumicata o seccata può essere mangiata come rimedio di emergenza. Avversiamo le bevande alcoliche. Sono inammissibili perché intossicanti, eppure terapeutiche per certe malattie. Combattiamo tutte le droghe, ma il medico non può farne a meno quando la sofferenza è intollerabile. Qualcuno a questo proposito obietta che sarebbe meglio ricorrere alla suggestione per lenire il dolore. Certo si può e dovrebbe farlo, ma non è facile trovare chi ne abbia capacità sufficiente.
Le Nostre istruzioni sono chiarissime, ma c’è sempre chi nuoce e semina confusione. Assicura che Noi non consentiamo vino, carne e narcotici e prescrive l’astinenza totale. Ma se avesse fame o fosse malato sarebbe il primo a rimproverare al Maestro di non tollerare eccezioni.
A quest’ipocrisia si affianca l’astuzia. Gli uomini ingannano sé stessi per giustificare le loro debolezze. E non fanno che pensare ai pericoli che pure si procurano. In superficie sembrano lavorare con Noi, ma dov’è quel rispetto che è alla base della collaborazione autentica?
Il Pensatore consigliava di non prestare orecchio a tutte le dichiarazioni amorevoli. “Per la grande costruzione del mondo non ci vogliono parole, ma fatti”.
373 — Urusvati sa che la cultura è retaggio comune di tutti gli uomini. Quali che siano le differenze di linguaggio, fede e costumi, ogni atto di cultura è proprietà comune. L’unione culturale del mondo sarà il primo passo per trasformare la vita intera.
Si obietterà che ogni popolo ha la sua. Ma non bisogna confonderla con i costumi. Si obietterà che esistono grandi divergenze di scrittura fra i vari paesi. Ma parlando di cultura non pensiamo agli alfabeti o agli stili espressivi, ma al senso e ai concetti. Confrontate le migliori creazioni dei vari popoli e vedrete che le idee di base sono comuni a tutti. Perciò affermiamo che nonostante le diversità esiste un’aspirazione unitaria internazionale.
È gioioso che la natura umana tenda alla perfezione. È un impulso sempre presente nell’uomo, che ne è sovente inconsapevole e persino l’avversa, in rivolta contro la parte migliore di sé stesso, eppure dai recessi del Calice il seme della cultura irradia! Prima o poi germoglierà; ecco perché ciascuno porta in sé il senso della propria umanità.
Ma quel seme di cultura è anche in chi è dedito all’odio e al livore? Certo, ma giace sepolto in profondità sotto cumuli di delitti. Qualcuno nel Mondo sottile gli spiegherà che quello stato di degrado è intollerabile. Bisogna riconoscere che ogni giorno è buono per irradiare umanità.
Il Pensatore voleva far capire ai discepoli che l’uomo irradia fin nei mondi lontani ed è cittadino di tutti i mondi.
374 — Urusvati sa che chi è capace di pensare cerca la Causa prima. Alcuni tentano approcci sottili, altri grossolani, ma tutti la cercano. L’errore comune è voler indagare la Causa suprema senza prima studiare le più accessibili. Si ignora il buon senso nel discriminare fra gli eventi quotidiani. Chi è tanto saggio da capire le cause delle evenienze più semplici acquisisce il diritto di sondare profondità e altezze maggiori. Percepire le sorgenti degli eventi comuni raffina i processi mentali. È istruttivo osservare che talora tutta una catena di eventi è spezzata da una banale esclamazione o da uno sguardo, che gli astanti non notano e poi scordano del tutto.
Per i Nostri messaggi mentali usiamo sovente una sola parola. È un cenno carico di significato, ma non tutti coloro che lo ricevono vi prestano attenzione. La giusta vigilanza si acquisisce solo con molta esperienza di concentrazione, anche perché sovente passa molto tempo fra la causa e gli effetti.
Altra cosa che si trascura è la “saturazione” dello spazio e si domanda perché si ripetono più volte pensieri pressoché identici ad altri già trasmessi. Le Nostre ripetizioni hanno appunto lo scopo di saturare lo spazio. Decidere non basta; bisogna anche creare l’atmosfera adatta ai Nostri pensieri, è un tessuto che richiede uno sforzo prolungato. Infine sappiate che è necessario avvolgere le intenzioni in una coltre protettiva e che il pensiero sempre calmo e positivo, ben motivato, agevola il tutto.
Diceva il Pensatore: “Le intenzioni sono come una spada sfoderata. Chiunque può rovinarla, resterà affilata solo se chiusa nel fodero”.
375 — Urusvati sa quant’è stolto chi insudicia il luogo dove vive. Si stenta a capire che l’irritazione è disgustosa, specie durante i pasti e prima del sonno e che i pensieri tetri e le maledizioni aderiscono tenacemente alle abitazioni. La migliore delle case può diventare un covo di entità tenebrose se si rifiuta di riconoscere l’energia mentale.
Come esistono oggetti permeati di vibrazioni molto benefiche altri sono maledetti. Si dimentica che le emanazioni umane attirano entità antitetiche. Si dimentica che qualsiasi luogo può essere cambiato e fatto buono e benefico. Perché maledire un sito reso spiacevole dalla follia umana? Si scorda che le bestemmie e l’irritazione tornano a gravare su chi le ha emesse. Ciò fa pensare alla brutta immagine di un uomo che, infilata senza volerlo la testa in un cappio, se ne accorge solo quando si spezza il collo.
Inoltre non si pensa che le imprecazioni intralciano il Nostro lavoro. Ci costringono a spendere molta energia per purificare i luoghi inquinati. Perché tanta indisciplina? Molte oscenità si dicono per ignoranza. C’è chi dice di non sentirsi libero se non può parlare come vuole. Dovrebbe capire che le parole dette a caso, prive di pensiero, causano molti delitti e sciagure. Ci sono luoghi così impregnati di sangue e maledizioni che sarebbe meglio abbandonarli per ricominciare la vita altrove. Sarà il tempo a purificare quelle emanazioni tenebrose.
Il Pensatore ammoniva che pensieri e parole devono esprimere intenzioni di cui non doversi poi vergognare.
376 — Urusvati sa che è illecito costruire con una mano e distruggere con l’altra. Eppure sovente si compiono azioni positive con una metà della persona e con l’altra si bestemmia e si demoliscono le strutture già erette e pure le proprie virtù. Noi diciamo di applicarsi per intero a costruire o non farlo affatto.
Questo monito vale anche per lo studio del Mondo sottile. Da un lato l’uomo pare disposto all’approccio, dall’altro vuole ricusarlo. Si consiglia di credere nei fenomeni narrati nella Bibbia e in altre Scritture sacre, poi si vieta di interferire in quei campi. Innumerevoli ricerche scientifiche sul Mondo sottile furono inibite e bloccati bruscamente magnifici sviluppi. È orribile: si impone di credere alla cieca e si vieta di imparare!
Sappiate che molte forze negative impediscono gran parte di ciò che sta per manifestarsi. Il confine tra i mondi terreno e sottile è una brutta piega prodotta da questi abusi. Su quel fronte infuria la battaglia, perciò consigliamo di accostarsi pervasi di devozione o neppure tentare il contatto.
Si bestemmia molto. Si ripetono con ipocrisia le parole dell’Insegnamento mentre senza pudore si progettano azioni illecite. Coloro di cui parlo prendano nota. Questi consigli sono da applicare senza mezzi termini. Ma chi crede di ingannare, l’ipocrita?
Diceva il Pensatore: “Non si ingannano le Forze invisibili”.
377 — Urusvati sa che battaglia infuria nel Mondo sottile, dove tutto è creato dalla sola mente e da essa sola distrutto. Figuratevi che scontro, quando la furia si getta contro il coraggio della giustizia. È una lotta che si accende in sfere diverse, di cui assume le qualità. È specialmente frenetica negli strati prossimi alla Terra, dove regnano passioni non ancora superate. Là, infatti, sopravvivono tutti gli errori terreni, poiché i loro portatori sono ancora soggetti alle passioni.
Colà sono numerosi gli uomini politici che in Terra intesero il potere come massimo fra i successi mondani e ancora non capiscono che i loro desideri sfrenati appesantiscono l’atmosfera del pianeta. Quelle anime senza armonia sono sempre disposte a turbare non solo la Terra, ma persino il Cielo. Non trovano pace e sono furiose, da ciò deriva la loro potenza distruttiva. Non sorprende che ne risulti un conflitto, molti di quei folli vi periscono e altri sopravvivono. Anche il karma peggiore richiede una forma di esistenza, perché la sua Legge possa agire.
La volontà di distruggere l’armonia accresce il fardello del karma. Ma che ne è di quelli che soccombono, “uccisi” dagli scoppi di pensiero? Cadono in letargo profondo, stato di incoscienza che ne blocca ogni progresso. Le descrizioni delle battaglie sottili non sono pertanto lontane dal vero.
Purtroppo l’uso frequente di confronti grossolani serve solo ad accrescere i malintesi circa il Mondo sottile. Rileggete la storia, vedrete quanto l’anelito alla Verità è ostacolato dalle fantasie umane. Le descrizioni inaccurate non riferiscono le vere condizioni di quella sfera. La furia di quelle entità, ad esempio, è molto diversa dalla rabbia umana.
Il Pensatore riteneva che la mente non può raggiungere in Terra il grado di raffinatezza dei Mondi superiori.
378 — Urusvati sa che la Legge del Karma postula la continuità dell’esistenza, ovvero la rinascita. Molti preferirebbero il concetto dell’annientamento alla spirale delle reazioni karmiche. Secondo un vecchio detto “il karma è un carnefice che protegge la sua vittima”. In altri termini non consente che il criminale sia distrutto per scansare la pena.
Accade però che certi malfattori, terribili e dichiarati, continuano a esistere mentre, in senso umano, sembrerebbe solo giusto che fossero annientati. Ma come applicare misure umane alla Legge della Giustizia assoluta? Talora quei delinquenti pagano il fio con lunghe malattie, oppure, ancorché sani, sono soggetti a orrende turbe psichiche.
Non si dica che il crimine è scusabile perché conseguenza di squilibrio mentale. Le sue cause sono da cercare nel profondo e sono ben radicate nel passato. Tali indagini chiarirebbero il concetto di karma. I saggi non ne temono la legge. A questo proposito l’umanità si può dividere in due classi: coloro che ne paventano le conseguenze e quelli che le accettano con calma. I primi sono da evitare: quasi certamente sentono incombere il castigo. Forse ancora lo ignorano, ma dal profondo del Calice una vipera da tempo scordata risale in superficie.
Attenti a come gli uomini si comportano nei confronti della dottrina della rinascita. Alcuni ne riconoscono la grande giustizia, ad altri pare mostruosa. Forse chi la teme rammenta vagamente le azioni di un tempo, a buona ragione. Così si notano le divisioni umane.
Il Pensatore insegnava agli allievi a non temere il karma: “Il cacciatore va nel bosco pieno di speranza. Come potrebbe, altrimenti, avere successo?”.
379 — Urusvati sa che i cosiddetti dolori sacri non differiscono esteriormente da quelli fisici comuni. Il medico li spiega nel modo più ordinario. Ricorderete che due grandi saggi indiani morirono, colpiti l’uno da un cancro alla gola, l’altro dal diabete. Che cosa accomuna questi mali ai dolori sacri? Quei due casi dimostrano che l’elargizione impersonale di energia psichica può causare lesioni inattese.
Sapete anche dei dolori sacri di Upasika, di cui i medici non vollero mai riconoscere la vera causa, che fu un eccesso di autosacrificio. Qualcuno forse biasimerà tale dispendio di energia, ma le sue obiezioni sono legittime? Se così fosse, tanto varrebbe porre in dubbio il valore delle Nostre Sorelle di Spagna e d’Italia, grandi esempi di sacrificio per il Bene comune. Esse lottarono contro l’ignoranza e l’ingiustizia sopportando ingiurie di ogni genere con pazienza illimitata. Entrambe patirono i dolori sacri. Nessuno seppe diagnosticare quelle pene che le assalivano improvvise e d’un tratto cessavano. Nessuno ne capì le cause, tantomeno coloro per cui spesero quelle energie. Ma quel sublime sacrificio le condusse alla gloria dell’ascensione.
Un saggio dell’epoca ellenistica, vedendosi in ottima salute, se ne rattristò e concluse che avrebbe fatto bene a elargire energia a chi ne avesse bisogno. Molti esempi stanno a mostrare che un grande servizio all’umanità non si accompagna sempre con la buona salute. Del resto si sa che certi malati vivono più a lungo dei sani. Dare della propria energia è segno di grandissima generosità e compassione.
Il Pensatore diceva che è meraviglioso avere in sé risorse illimitate.
380 — Urusvati sa che chi durante la vita terrena non pensa mai allo scopo dell’esistenza si appresta un incerto futuro dopo la morte. Ella conobbe una donna, pur buona e gentile, che mai si pose tali domande. Quando fu nel Mondo sottile vi si trovò derelitta, neppure seppe accettare l’aiuto della sua Guida. Urusvati compì allora una buona azione: l’avvicinò per mostrarle che aveva a disposizione soccorso e consiglio.
I più non si rendono conto che non basta vivere in Terra con gentile bontà, che pure è una bella virtù, ma bisogna anche pensare alla via che li attende. Quand’anche imperfetto, tale pensiero risveglia tuttavia l’immaginazione. Se sprovvisto di qualsiasi idea sull’altro mondo, il trapassato resta confuso nel nuovo ambiente, che gli è incomprensibile. Se invece ancora in Terra pensa e riflette alle belle esperienze che lo attendono colà, coltiva l’immaginazione e si prepara a salire ai livelli che gli corrispondono.
L’uomo può agevolare di molto il proprio passaggio al Mondo sottile. È una grande gioia, infatti, entrare nella nuova condizione come in una dimora accogliente, a ritrovare i benamati, sapendo con sollievo che alfine un altro viaggio terreno si è concluso. Ma un simile stato mentale è dato solo come frutto dell’immaginazione consapevole. Ecco perché vi esortiamo a coltivare tutto ciò che la sviluppa. Sappiamo bene che si acquista a poco a poco, ed è preziosa. Senza quella facoltà, che si accompagna alla previsione, non sapremmo come aiutare l’uomo!
Il Pensatore insegnava a coltivarla, ché altrimenti il terzo occhio resta chiuso.
381 — Urusvati sa che la tolleranza è uno dei massimi principi dell’evoluzione. Ogni suo segno va apprezzato. Noi stessi non sapremmo dare aiuto senza la massima tolleranza. Tutto il fuoco interiore dell’entusiasmo deve essere usato per il Bene comune, poiché l’indifferenza ottusa è letale. Invero l’opposizione feroce è talora preferibile all’indifferenza insensibile.
A volte sorridiamo ai Nostri animosi avversari, poiché rimane in loro una particella positiva. Sul ghiaccio dell’indifferenza non sbocciano fiori. Ecco perché, secondo l’Antico Testamento, il Signore scelse sia i caldi sia i freddi e sputò i tiepidi. Non tutti saranno d’accordo. Sta di fatto che Egli aiuta anche coloro che rifiuta. Come convincere il tiepido che in potenza è pieno di fuoco e che la sua apparente tiepidezza può divampare in una grande fiamma? L’opposizione muta in affermazione; tale è il modello dell’esistenza. Ma coloro che nella Bibbia sono chiamati tiepidi non si accendono facilmente.
Purtroppo i tiepidi sono molto numerosi e producono con la loro inerzia devastazioni cosmiche che ostacolano gli sviluppi evolutivi. Non traggono alcun beneficio dai soggiorni nel Mondo sottile e Noi non sappiamo come soccorrerli, dato che non emettono flussi di fuoco che fungano da conduttori del Nostro potere. Quante frecce benefiche si spuntano sulla pelle spessa dell’indifferenza. È più facile far sprizzare una scintilla da un negatore che perforare quella corazza. Il Fuoco si accende solo per attrito interno.
Bisogna saper discernere anche la minima carica di energia e dedicarle cure sollecite. Si grida con ferocia: “Costui non è dei nostri, sia crocefisso!”. Che stolti! Certo che non è dei vostri, è del Fuoco! Solo l’ignorante spegne la luce, resta al buio e si lamenta del fato crudele.
Il Pensatore insegnava a custodire anche la minima carica di energia: “Costruite in economia!”, diceva.
382 — Urusvati ha visto i molti e svariati apparecchi del Nostro laboratorio, ciascuno dei quali opera alimentato dall’energia psichica. Un giorno si riconoscerà che il funzionamento delle macchine dipende dall’energia psichica di chi le conduce. Niente di straordinario in ciò, nulla di magico. A ogni contatto una quota della propria riserva si scarica sugli oggetti. Senza controllo non produce effetti, ma è potente se usata in modo consapevole e regolato.
Talvolta se ne percepisce un intervento manifesto e intenso. Allora si pensa a un’ispirazione o all’influenza di spiriti elevati o al riposo con recupero delle forze. In ogni caso quella sensazione segnala l’intensità della propria energia. I risultati sarebbero migliori se si capisse che la sua sorgente è sempre presente nell’uomo. Non occorrono invocazioni speciali, basta ricordare quel tesoro che giace assopito in ciascuno.
Bisogna inoltre sapere che l’energia psichica aumenta specie durante la comunione cosciente con la Gerarchia. Si dovrebbe praticarla tutta la vita fino a renderla stabile e continua. Allora l’Immagine del Maestro sarà sempre presente e in tutte le azioni sarà chiaro l’afflusso di nuove correnti vitali. È la base di quel sentire che si chiama ottimismo. È una conoscenza diretta che fa funzionare meglio persino le macchine! Tutti i Nostri apparecchi sono progettati per reagire all’energia psichica. Non tutti sono capaci di praticare i Nostri metodi, ma chi sa pensare avanza sulla stessa via. La differenza sta solo nel fatto che Noi, per lunga esperienza, sappiamo concentrare quell’energia.
Diceva il Pensatore: “Se mi rivolgo al Cielo le mie forze crescono, lo so. Che il Cielo mi dia una particella del suo potere”.
383 — Urusvati sa che il vero aspirante è sempre disposto a difendere la Verità. È errato credere ch’essa non ne abbia bisogno. Ciò è forse vero in senso cosmico, ma nel mondo terreno bisogna affermarla, che non venga distorta.
Scintille di verità penetrano la coscienza umana, nonostante tutto. Oggi la gente comune non deride certe idee che mezzo secolo fa rifiutava — ma a che prezzo e che modesto progresso! È triste, a volte le perdite sono maggiori dei profitti. Come può dunque l’aspirante difendere la verità? Se è calunniato, incarcerato o ucciso, chi ne raccoglierà le ultime parole? Perciò bisogna proclamarla e difenderla con saggezza e rigorosa commensura.
Decisamente Noi non vogliamo perdere chi Ci aiuta. Sovente consigliamo prudenza, a scanso di inutili rischi. L’aspirante esperto e devoto sa usare al meglio l’energia accumulata. Immaginate uno scienziato, impegnato in uno studio importante, che d’un tratto lo abbandona per soccorrere le vittime di un incidente stradale. Si potrebbe biasimarlo per aver trascurato un compito forse molto benefico, ma la coscienza raffinata riconosce i confini di un’azione eroica. Noi sappiamo quanto siano evanescenti. I fattori da prendere in conto sono tanto numerosi che giudicare è difficile.
Diceva il Pensatore: “Il fardello è tanto complesso che non si sa bene quale zavorra scaricare nel viaggio”.
384 — Urusvati sa che è insensato applicare misure terrene al Sovramundano. Mi riferisco a coloro che leggono i Fondamenti della Vita ma si accostano alla Verità in modo terreno. Il senso delle proporzioni li sostiene finché si tratta di questioni minori, ma di fronte alle lezioni superiori non sanno contenersi e ripiegano su valutazioni limitate. Eppure sono proprio le circostanze straordinarie a esigere una comprensione sovramundana.
L’uomo oggi non sa invocare le Forze della Luce quando è in pericolo. Al contrario, dubita, rimpiange e persino accusa, pur sapendo bene che la codardia non serve. Non si invoca imprecando, e si sa che solo l’invocazione dà forza.
Gli antichi erano molto più assennati. Nel pericolo si volgevano subito al Cielo e in silenzio, senza pensare, aprivano il cuore alle Forze superiori. Capivano che in quei frangenti le parole non servono, e lasciavano scendere quelle Forze senza ostacoli nella coscienza. Sapevano per certo che in stato di necessità l’aiuto benefico non manca. Sapevano che lo Spazio pullula di vita e che i Grandi sono sempre pronti a dare soccorso.
L’approccio di varie entità sottili, anche non del tutto negative, può scuotere l’intero organismo. Se sono intensi gli influssi reciproci fra gli uomini, molto più lo sono quelli delle sfere invisibili, specie per la vittima designata dalle entità sottili. La disarmonia che causano non è rara e può provocare malesseri fisici. Urusvati sa cosa intendo.
Il Pensatore sentiva le improvvise presenze invisibili. Si rivolgeva loro con calma, chiedendo di non nuocergli e, per quanto potessero, di aiutarlo.
385 — Urusvati sa quanto insistiamo sull’unione. Si prende sovente l’unione come una semplice ricetta morale, ignorando che accresce l’energia e genera forza. Capirete che per Noi è molto più facile aiutare chi è unito in armonia. Si risparmia davvero molta energia, poiché essa si concentra su un solo concetto e il potere aumenta.
Bisogna imparare che i consigli etici hanno una base scientifica. Insisto su questo perché vedo che molti studiosi dell’Insegnamento non lo applicano nella vita quotidiana.
Oltre a intensificare il Nostro aiuto, l’unione funziona come una “pompa” e versa a fiotti energia spaziale. Non si comprende che nella concordia l’energia globale si moltiplica. Gli scettici si lasciano convincere solo dai metodi scientifici. Imparino allora dalla scienza come si moltiplicano le forze concordi e, calcolato l’incremento, riscopriranno quale tesoro custodiscono nella vita terrena. Perché negare che la cooperazione è la magia più potente? Persino chi sa nulla di Noi dovrebbe domandarsi se non esiste una Fonte preziosa di energia da usare nella vita. Pure questo è un metodo di approccio.
Il Pensatore sapeva che se si impara a pensare alla Fonte suprema l’energia umana diviene inesauribile.
386 — Urusvati sa di quel ritmo salubre, detto anche Yoga “naturale”. Nella Via di mezzo del Buddismo, nell’etica di Platone, nelle scuole egiziane dell’Occhio di Horus si trova l’insegnamento di uno Yoga riferito alla vita terrena. Oggi è specialmente opportuno seguire con acuta attenzione lo sviluppo naturale dell’energia psichica, che è da studiare e applicare. Resta vero che essa agisce per proprio conto, ma qui parlo dell’uso deliberato.
La gente deve sapere che ciascuno possiede quel tesoro e può usarlo nel pensiero, nel bel mezzo delle faccende consuete. Bisogna però per prima cosa capire i processi mentali, il cui flusso è incessante, nella veglia e nel sonno. Due ne sono le correnti: una è cerebrale, l’altra scorre nelle profondità della coscienza. Di questa per lo più si è inconsapevoli e neppure si sospetta che il sapere più prezioso non passa per il cervello.
Il pensiero non si arresta mai: è come una pulsazione dal ritmo benefico. Questa descrizione è fedele. Il buon pensiero è sempre salubre e accende un fuoco interiore favorevole.
Urusvati sa che è facile portare quella fiamma risanatrice nelle tenebre del mondo astrale. Il corpo sottile è come un calice colmo di fosforo. È una fonte inesauribile di luce e ritmo gratificante.
Noi amiamo passare per le sfere oscure e disseminarle di Luce. Chiunque, in qualsiasi condizione, può essere una fonte luminosa.
Diceva il Pensatore: “La bontà è Luce”.
387 — Urusvati sa come variano le sensazioni provate durante e dopo i voli nel Mondo sottile. Di norma esse guidano all’Altissimo, ma possono anche essere spiacevoli e persino dolorose.
Gli scettici convinti diranno che sono soltanto illusioni, nient’altro che sogni agitati dovuti a una cattiva digestione! Ma chi ha esperienza del Mondo sottile sa bene che sono reali.
Perché quelle sensazioni sono tanto diverse fra loro? Non sarebbe corretto attribuirle alla variabilità degli umori, dipendono invece dalla qualità chimica delle varie sfere. I medici dovrebbero studiare e raffrontare i rapporti di chi le ha sperimentate, scoprirebbero che le sensazioni fisiche corrispondono alle impressioni provate nei diversi livelli del Mondo sottile. Possono essere confuse e persino in contrasto, simili a sintomi di avvelenamento. Ciò dimostra che il corpo sottile non è del tutto privo di caratteristiche fisiche.
Le proprietà chimiche di quegli strati sono molto variabili, e nei pressi delle regioni abitate le emanazioni si percepiscono più nette. Anche luoghi non del tutto negativi possono provocare con le loro vibrazioni disordinate dolori fisici al rientro del corpo astrale. Ecco perché gli esperimenti di quei voli producono molte reazioni fisiche diverse. Un giorno saranno sorvegliati in modo scientifico, ma si sa che non c’è ricerca senza spine.
Il Pensatore sentiva sovente dissociarsi il corpo astrale e allora lo indirizzava mentalmente in regioni di possibili nuovi apprendimenti.
388 — Urusvati sa che i vari strati di materia sono in eterno conflitto. Dire che la Luce sconfigge le tenebre oggi è assiomatico. È certamente vero, ma la dispersione completa del caos e delle tenebre è lentissima. Molte sono le gradazioni fra luce e ombra. Ciò è valido sia per i processi fisici sia per i mentali.
Perché certe idee, pur persuasive, sono assimilate con tanta lentezza dalla coscienza umana? Sorprende ad esempio che la reincarnazione, nonostante molte prove, è ancora un concetto difficile per moltissimi. Bisogna riconoscere che quando tutti l’avessero accettata e fatta propria il caos sarebbe alla fine e tutta la vita trasformata. Raffrontate chi l’accetta e chi la nega e vedrete da che parte stanno la Luce e le Tenebre!
Ammissione e ripudio si alternano come ondate, ma la vera battaglia ha luogo nel Sovramundano, grandi Forze vi sono impegnate. Fra l’accettazione senza riserve e la negazione totale la distinzione non è netta. A volte gli oppositori sono più prossimi alla verità di chi si attiene alla morta lettera senza capirne il senso.
È interessante che alcuni, conosciuto il Mondo sottile, non vogliono ammetterlo. Ciò vale specialmente per i “topi di biblioteca”, che leggono di tutto ma non imparano niente. Quanta ignoranza si oppone alla conoscenza di qualunque Legge! Molti si infuriano perché detestano qualsiasi fenomeno dell’Invisibile, anche del tutto innocuo. Ciò è appunto un riflesso del conflitto fra i vari livelli della materia.
Il Pensatore sapeva che l’umanità ha i piedi immersi nel fango del caos.
389 — Urusvati sa che la legge di attrazione e ripulsa ha validità generale. È una grande legge vitale, specie nel reame del pensiero, dove l’energia portante è più attiva. È istruttivo vederla all’opera anche nel Mondo sottile, dove ha più evidenza che nel fisico.
Si presume che colà si possa restare per sempre nell’ambito più congeniale, ma ciò è vero solo entro certi limiti. Ciascuno invero è attratto da un dato ambiente, ma ciò non gli impedisce di indirizzare altrove il pensiero. Si formano così dei ponti mentali che fungono da tramite per nuovi contatti finché non interviene la ripulsa. Questa è però sormontabile se il pensiero è chiaro e gentile.
Sentimenti negativi come malizia, vendetta, malevolenza in genere vi si smorzano perché inutili. Lo spirito riconosce finalmente che quelle chiavi non aprono le porte. Proprio come in Terra, chi è intensamente occupato non ha tempo per curarsi di offese o ingiustizie meschine. Il lavoro ne assorbe tutta l’attenzione. Nelle sfere superiori non esistono pensieri malvagi, perché sono figli del caos e l’armonia esclude le condizioni di discordia. Così si genera l’attrazione e il Magnete agisce.
Anche nel mondo fisico il pensiero chiaro cresce e porta in alto. Non c’è sventura che possa schiantarlo. In fin dei conti le lagnanze nascono soprattutto dalla sfiducia, e quando alfine si impara a fidare nelle Forze superiori si rimpiangono le energie sciupate nei lamenti. I pensieri nobili possono nascere dovunque.
Il grande Pensatore insegnava a cercare rifugio dove non c’è disperazione.
390 — Urusvati sa che la maggioranza passa nel Mondo sottile con la coscienza appesantita da abitudini terrene. Durante i suoi voli ella notò sovente che colà anche la brava gente vi conduce un’esistenza simile alla terrena. Sorprende che le mutate condizioni non ispirino loro imprese nuove, nonostante la presenza fra quegli abitanti di esempi istruttivi. Alcuni, ad esempio, troppo attenti in Terra ai loro malesseri fisici, continuano in modo analogo. Abituati a molti farmaci non riescono a capire che nel nuovo stato possono farne a meno. Dalla chimica dell’atmosfera inventano nuove medicine, che purtroppo al ritorno in Terra non ricordano più!
Sorprende che le autorità sanitarie non studino le proprietà chimiche dell’atmosfera. Prescrivono mare o montagna, ma ignorano le caratteristiche insolite degli strati inferiori del pianeta. Non alludo ai fumi tossici, che sono evidenti e si rintracciano senza difficoltà, ma a quei composti chimici superiori che l’astrochimica e l’astrologia potrebbero studiare. Bisogna indagare il campo di quelle potenti emanazioni. Noi, che lo facciamo, sappiamo che le sfere sottili hanno proprietà rare. Gli uomini potrebbero partecipare a queste ricerche, e se cominciassero a osservare scoprirebbero nuove terapie. Tutto ciò che occorre è una mentalità aperta, dato che le abitudini terrene sono le peggiori nemiche di qualunque indagine.
Il Pensatore esortava a domandarsi con insistenza: “Mi sono forse privato di qualcosa?”.
391 — Urusvati sa che nell’Insegnamento di Vita non esistono contraddizioni, ma il lettore superficiale è sempre pronto a trovarne. Ad esempio Noi diciamo che nel Mondo sottile infuria l’Armageddon, ma anche che vi regna la pace. Non c’è contraddizione: anche nel mondo fisico esistono regioni neutrali e pacifiche durante le guerre più tragiche. Ricordate: come in Terra così in Cielo.
Il rovescio di quest’ultima sentenza però non è vero. Gli eventi terreni sono conformi alle modeste dimensioni del pianeta, mentre i reami sottili sono incomparabilmente più vasti, tutte le dimensioni essendovi infinite. L’uomo stenta a riconoscere che essi includono cose incompatibili con le misure terrene.
Le varie sfere si possono distinguere in modo schematico ma, se esaminate da vicino, si mostrano correlate fra loro. In Terra ogni cosa appare distinta e classificata, ma in realtà tutto è interconnesso sottilmente nel modo più vario. Ciò è ancora più vero nel Mondo sottile.
Parlo molto di quel grande reame non solo perché si dovrebbe conoscerlo quanto meglio possibile, ma anche perché prossimo alla vita terrena. Molti direbbero che non se ne è ancora rivelato abbastanza, ma lo stesso può dirsi anche dell’esistenza in Terra, ricca com’è di prodigi che superano di gran lunga la più fervida fantasia. Perché non estenderli all’Infinito? Si capirebbero le possibilità del Mondo sottile.
Gli uomini non riescono a figurarsi la Nostra esistenza solo perché prestano poca attenzione alla vita terrena. Anche chi afferma di conoscerCi dubiterebbe, dopo il primo disinganno, perdendo la fede in Noi e nel Mondo sottile.
Ma che accadrebbe se vi dicessimo che anche colà si incontrano difficoltà di ogni sorta? Chi prima nutriva qualche interesse fuggirebbe, ma non eviterebbe certo il passaggio in quel Mondo. Non è forse meglio raccogliere le informazioni necessarie prima del viaggio?
Quel passo è come l’istante fuggevole di un sogno; chi riposa nel sonno può trovarsi al risveglio in uno stato completamente diverso, con la mente turbata tanto che, se non si è già adeguato al Mondo sottile, dimentica di invocare l’aiuto della Guida. Non succede anche in Terra? Nessuno pensa alla Guida e nell’altro Mondo quello stretto legame resta inutile.
Neppure i cari già dipartiti possono dare aiuto in caso di rifiuto, che annulla ogni assistenza: un soccorso forzato può spezzare il braccio! Chi invece entra nel Mondo sottile conoscendolo già alquanto è davvero benedetto. Non dovrà spendere energia per adattarvisi e potrà usarla per salire con impeto. Da molto tempo si è detto che le sfere superiori devono essere conquistate e appartengono a quelle coscienze che sanno contenerle.
Il Pensatore insegnava al morente: “Raduna tutte le forze e lanciati all’Altissimo”.
392 — Urusvati sa che per predire gli eventi occorre il concorso armonioso di molte condizioni. Ci vuole pensiero, hanno importanza le indicazioni astrologiche, è essenziale il contributo delle Forze superiori. Come predire altrimenti ciò che accadrà nelle decadi venture? E se si riuscisse a raccogliere tutti i requisiti, sia chiaro che l’immagine di quell’evento è già impressa nelle sacre memorie del Mondo sottile.
Si dubita che il pensiero umano abbia un ruolo nella predizione; gli esami confermano invece che è implicato nell’evento. Da solo non è in grado di inscrivere quell’immagine nel Mondo sottile. Se però il circuito fra alto e basso si chiude ne risulta un’insolita e caratteristica impronta del futuro. A questo proposito è da notare che quegli avvenimenti sono raffigurati in pochissimi tratti, con immagini per così dire telegrafiche. Ci vogliono vista acuta e udito fine per percepirle.
È molto importante riconoscere che il pensiero umano può collaborare con le Sfere supreme. Ricordate quel vecchio detto, secondo cui l’uomo foggia la sua natura col pensiero. Noi conserviamo molte tavole che mostrano come l’uomo ha creato la sua evoluzione. Urusvati vide più volte come si registrò l’avvenire storico di varie nazioni. Noi non siamo favorevoli all’unione forzata dei popoli, ma guardiamo nel loro futuro, dove leggiamo le conseguenze degli errori commessi. Se un popolo comincia a proiettare un’idea di pace depone su quelle Tavole sottili una formula molto diversa.
Secondo il Pensatore l’attività mentale quotidiana è associata al fertile processo della contemplazione.
393 — Urusvati conosce i contrasti e le complessità dei principi della vita, che si possono interpretare male anche nei casi più semplici. Mentre ad esempio invitiamo a fare attenzione a tutti i dettagli della vita, d’altro canto esortiamo a non indulgere all’illusione.
Si dirà che è impossibile distinguere nettamente fra reale e illusorio, e invero per discriminare fra i due è indispensabile la conoscenza diretta o la migliore intuizione. Raffinando la capacità percettiva si riescono a cogliere le vere proporzioni della realtà, a patto che il punto di vista sia corretto. Si può ad esempio iniziare allegramente e concludere soffrendo un’impresa, ma da un altro punto di vista la reazione sarebbe opposta, di letizia al compimento dopo aver affrontato con buona volontà un inizio rischioso.
Molti costruiscono le loro convinzioni e credenze senza tener conto della vita futura. È una limitazione che vincola il libero arbitrio e genera una ristretta visione del Cosmo. La mentalità moderna non è molto cambiata e ripete gli errori degli antichi. In molti casi sono mutati solo i termini, mentre la comprensione dell’essenziale è rimasta tale e quale. L’opera Nostra è aggravata in misura considerevole dalle grossolane convenzioni inventate dalla mente umana.
Molto tempo fa il Pensatore riteneva che neppure a una corona è lecito costringere la testa e la mente. Diceva: “Una corona non serve se non è di giusta misura”.
394 — Urusvati conosce, come tutti, la gioia e il dolore. Ma l’aureo Mezzo li bilancia, perciò il Saggio insegnò la Via mediana. Gli uomini però non riconoscono dove stanno l’una e l’altro. Sovente persistono nel timore e nella pena quando la freccia del dolore è ormai passata e mentre la gioia già declina cercano di prolungarne l’incanto.
Non intendiamo certo inculcare l’insensibilità, che sopprimendo il dolore cancella anche la gioia. Non esortiamo mai all’indifferenza, simile alla morte. Al contrario insistiamo sempre sulla Vita, ma mettiamo in guardia contro i fantasmi. Consigliamo perciò la piena coscienza sia delle fitte del dolore sia del fresco respiro della gioia suprema. In Terra come nel Mondo sottile bisogna saper superare quello e accettare questa.
Si dice che il Guerriero resta impassibile nella gioia e nel dolore, nella sconfitta e nella vittoria. Questa però non è indifferenza, ma una tensione tale che, con la rapidità del moto, previene la percezione degli estremi. Sovente parlando di una brutta esperienza ne intendo anche la gioia. Il veloce pellegrino scavalca i monti e gli abissi. Tanto è assorto nella sua missione che il fervore lo eleva oltre gli ostacoli sulle ali del successo. Del pari la Nostra tensione Ci trasporta, con nuove misure di tempo e di eventi.
Il Pensatore, intento ai suoi lavori, pregava: “Che il dolore non mi arresti e la gioia non mi accechi”.
395 — Urusvati ha giustamente osservato che le sue sofferenze crescono in occasione di grandi calamità o malattie dei suoi cari. Lo spazio geme e il cuore patisce.
I dolori detti sacri sono causati solo da un flusso eccessivo di energia psichica. Ma come biasimare la generosità di chi serve il Bene comune con tutte le sue forze? Non si può limitare l’abnegazione di chi soccorre il genere umano.
La spesa di energia psichica può essere voluta o spontanea. La prima è facile da capire, perché è il pensiero che l’irradia. La seconda invece non è sempre compresa: dipende dalla fusione del potere di quell’energia con la corrente magnetica portante. Il Maestro invita gli allievi a volgersi a Lui, ché in tal modo si collegano a una poderosa corrente. Egli spende molta energia. Figuratevi lo sforzo necessario per influire su molti paesi e orientare tante volontà libere e diverse.
Più volte vi ho detto di certi personaggi mirabili e dinamici che spesero tutte le loro forze nel servizio impersonale. Patirono molto, ma quelle scariche di energia psichica, come folgori, beneficarono lo spazio intero. Non seppero dove ne sarebbero germogliati gli effetti salutari; solo in seguito, nel Mondo sottile, furono testimoni della loro vittoria.
Noi tutti sappiamo che il cuore soffre per l’umanità e attingiamo la forza necessaria solo per amore del futuro. Non sempre è facile restar saldi sulla via del successo futuro.
Il Pensatore insegnava che tutti i sentieri si seguono per amore dell’avvenire.
396 — Urusvati osserva giustamente che talora lo spazio tace e pare svuotato di ogni sonorità. Si crederebbe di aver perso l’udito, in realtà ciò avviene perché Noi abbiamo eretto una barriera per proteggere l’orecchio sensitivo dalle urla e dai lamenti spaziali. Perché affaticare il cuore con gemiti insopportabili di dolore quando occorre accumulare energia? Noi sappiamo bene quant’è penoso sopportare quello strazio.
Si dirà che quei gemiti non esistono. Gli abitanti degli strati inferiori del Mondo sottile aderiscono talmente alle condizioni familiari che non riescono a percepire le manifestazioni superiori. Rimangano nel loro benessere illusorio. Anche in Terra alcuni cantano e ballano in mezzo a lotte fratricide: la loro insensibilità si estende nel Mondo sottile e impedisce ogni progresso.
Sappiamo che bisogna proteggere l’udito sensitivo dall’eccessiva pressione del frastuono spaziale. La prudenza è necessaria specie se il cuore coraggioso è pronto alle imprese più ardenti. Occorre difenderlo.
Lo spazio risuona di continuo. L’orecchio addestrato percepisce tutti i suoni, che vanno dalla nota dominante della Natura alla musica delle sfere, ai lamenti e al frastuono. Per Noi sono come squilli di tromba, in base ai quali valutiamo il grado della tensione. Si noti che in antico si sapeva ascoltarli, si leggevano i segni dello spazio. Non se ne capiva appieno il senso, ma certo si comprendeva che la musica delle sfere risuona solo quando le correnti sono propizie, mentre i lamenti segnalano onde nefaste. Si può a volte udire un suono di tromba e non capirne la causa.
Noi ascoltiamo continuamente lo spazio e l’esperienza paziente Ci ha insegnato a distinguere fra quelle sonorità. Disponiamo di apparati che registrano anche il minimo ritmo atmosferico, ma la conoscenza sicura Ci viene dalla chiarudienza.
Il Pensatore domandava: “Perché mai il Cielo tace? Forse volano frecce di tempesta?”.
397 — Urusvati sa che oltre alle epidemie note ne esistono altre sconosciute. Un capogiro, ad esempio, colpisce all’improvviso gruppi umani e certo non è letargia né malattia del sonno, ma è causato da un calo di energia psichica. Importa riconoscere che agisce simultaneamente sulle persone più diverse.
Un fenomeno così marcato non può essere spiegato attribuendolo semplicemente a sensazioni individuali. Si potrebbe forse arguire che dipende da un aumento generale della pressione atmosferica, ma sarebbe una diagnosi incompleta. Lo si potrebbe spiegare anche con la richiesta di energia per un fine sovramundano. È impossibile giudicare la portata di simili epidemie, perché pochi confidano le loro sensazioni. Ne provano vergogna e cercano di superarle senza pensare che forse dipendono dal partecipare a un’impresa di rilievo.
Del pari si trascura l’irritazione delle mucose. Questa è un’altra epidemia piuttosto frequente, specie in tempi calamitosi. Non le si dà peso, non viene spiegata ed è per lo più attribuita a un malessere passeggero. Noi consigliamo di considerare attentamente tutte le sensazioni, senza per questo indulgere a compatirsi o cadere nella nevrosi! Bisogna vagliarle nell’intimo della coscienza.
Il Pensatore soleva ripetere: “O Tu, grande Ignoto, accetta la mia forza se può servire a qualcuno”.
398 — Urusvati sa che oltre i rapporti e le istruzioni verbali esistono vie di comunicazione mentale di pari importanza. Esse richiedono almeno altrettanta concentrazione che gli scambi verbali con Noi.
Molto si è detto della contemplazione e concentrazione nel trasmettere messaggi verbali. Ora parliamo di un atto mentale simile a un lampo, tanto intenso da essere indicibile, quando è attiva solo la conoscenza diretta più penetrante. Essa trae il suo potere dagli accumuli di coscienza. Per questi messaggi il tempo non conta. Sono al limite dell’estasi ed esprimono amore attivo. È chiaro che quando l’essenza mentale si infiamma le parole non servono. Per comprendere questi baleni di pensiero bisogna però essere preparati.
L’appello della devozione è recapitato non da un freddo atto razionale, non da una pretesa forzosa, ma da un pensiero puro, indicibile. Vi ho già detto che non si dovrebbe implorare aiuto per sé stessi. Il soccorso viene trasmesso senza parole. È bella l’intimità che si manifesta nei lampi mentali, quando il silenzio è più eloquente dei discorsi.
Disse il Pensatore: “O Maestro invisibile, mentre Ti dico le parole più belle so di non averTi espresso il mio amore”.
399 — Urusvati sa che i metalli possono accelerare la trasmissione del pensiero a distanza. Si sapeva già nell’antichità e ne derivò la scienza delle leghe metalliche. Con un’adatta fusione di metalli si fondevano varie immagini. Sono oggetti reperibili ancora oggi, ma l’analisi delle caratteristiche della lega li guasterebbe.
C’è poi un altro ostacolo allo studio di quell’antica conoscenza. In origine le figure posavano su piastre metalliche isolate e, poiché non erano mai saldate assieme, il segreto delle combinazioni metalliche era protetto. Abbiamo già detto delle lamine isolanti su cui si posavano le mani.
In seguito gli scopi scientifici originali si oscurarono, le immagini divennero proprietà dei templi e, dimenticato il fine originale, ne nacque un culto. In epoche più remote invece le leghe erano studiate a fondo. Per un contatto scambievole si usavano duplicati di quelle figure e si sapeva che occorrevano condizioni favorevoli.
Parlo di queste antiche conquiste a vergogna di molti contemporanei, orgogliosi delle loro numerose invenzioni, ma incapaci di procurarsi la più semplice delle condizioni necessarie ai loro esperimenti. Per di più, difettano di pazienza: pensino quanta ne ebbero gli antichi per studiare le leghe. Col passare dei secoli certi metalli furono dimenticati e poi riscoperti. Quante cose sono state scordate! Tra queste il radium, ad esempio, che allora aveva un altro nome: “Cuore del firmamento”.
Il Pensatore aveva cara un’immagine che Gli era giunta dall’India. Diceva: “Si direbbe fatta di un metallo qualunque, ma non è vero. Sento che ha un cuore. Irradia calore ed è capace di guarire”.
400 — Urusvati sa quanto è scarso l’interesse per le epoche trascorse, che vengono obliate. Ignorando che la cultura presente discende dalla passata si svilisce quest’ultima, così limitando l’attuale. Il passato recente è ancora ricordato vagamente, ma l’antico è del tutto scordato. Così l’umanità restringe la propria coscienza.
Nel Mondo sottile si è informati anche delle epoche più remote, ma pochi riescono a serbarne memoria nelle incarnazioni successive. Se si trovano reliquie di quegli antichi tempi, in genere non le si riconosce. Prove tangibili, come il contatto fisico con oggetti di allora, non sono necessarie. Quel che conta è conservare nel profondo della coscienza la certezza della loro esistenza.
Che le varie epoche si succedano con continuità è un fatto. Le antiche culture dell’Egitto e dei Maya ebbero radici nell’Atlantide, a sua volta collegata alla Lemuria. Le impressioni autentiche ottenute nel Mondo sottile devono essere ricordate. Alcune memorie perdurano in forma di fiabe, ma non hanno forza di convinzione. Dimenticare il passato e non pensare al futuro fanno l’uomo schiavo del presente.
Ci rattrista vedere che persino la scienza, che dovrebbe ampliare la coscienza, finisce invece per soffocarla.
Il Pensatore, mostrando una vecchia pietra, diceva: “È un testimone che ci ricorda il tempo passato”.
401 — Urusvati sa che per trasformare la vita terrena bisogna sperimentare quattro realtà: il passato, i mondi lontani, il Mondo sottile e la Gerarchia. Ogni uomo pensante dirà che non sono difficili. Sono impliciti nella concezione basilare della vita e, non appena assimilati, anche l’esistenza più disadorna si trasforma in una bella realtà. Per giungere a tanto bisogna però educare la volontà, che solo se è libera muta in realtà quei concetti che per molti sono lettera morta.
Questi dicono, infatti: “A che ci serve una gerarchia che non si vede? O un mondo sottile senza utilità pratica? E i mondi lontani, a chi giovano? E il passato sparisca pure, con i suoi sepolcri e gli scheletri”. Non capiscono che il passato non sta solo nelle ossa, che dai mondi lontani dipende l’equilibrio del Cosmo, che il Mondo sottile non è riconosciuto solo perché non si ascolta la Voce del Silenzio. E certo la Gerarchia è meno di nulla per chi si crede il re dell’Universo.
Non parlo senza ragione. L’ottusità della coscienza è purtroppo propria della maggioranza. Non vedono nulla e negano che esista qualcosa oltre la cinta dell’orto. Sono inerti e come morti, ma senza l’effervescenza della coscienza la volontà non si accende. Nulla suggerisce a questa gente che è possibile trasfigurare la vita. Noi sentiamo il fardello di questo peso morto sul pianeta.
Diceva il Pensatore: “A chi rifiuta il pensiero non serve continuare a vivere”.
402 — Urusvati sa che materialismo e idealismo sono concetti illusori. Alcuni ribatteranno che i quattro fondamenti che ho citato sono di stampo idealistico, contrari alla visione materialistica. Ma questi dotti negatori non si sono dati la pena di esaminarli da quest’ultimo punto di vista.
Come sostenere che lo studio scientifico del passato, della vita sui mondi lontani o delle energie ancora ignote non è materialistico? E per quanto riguarda la Gerarchia, ciascuno di quegli oppositori ha la sua “gerarchia” e la rispetta, anche meglio di quanto raccomandiamo per la Nostra! Quando si studia un qualsiasi concetto in senso materialistico si conclude sempre che tutto ciò che esiste è materia. E che dire della convinzione idealistica? Essa non può certo prescindere dalla materia, anche se si occupa dei suoi livelli più elevati. L’una e l’altra di queste filosofie sono mal formulate.
L’uomo anela a conoscere la grande Realtà, a tal fine possiede la facoltà raziocinante. Ha concluso giustamente che il pensiero è energia, il che dimostra che se le ricerche sono ben condotte i risultati sono validi. Ora segue la via rigorosa della scienza e, a patto ch’essa sia pura e senza pregiudizi, non ci sono nozioni, per quanto elevate, incompatibili con i suoi metodi.
L’umanità batte ora questa strada, ma il progresso è troppo lento, frenato com’è dall’ignoranza. È tempo di scartare le idee superate, altrimenti alcuni, che si credono grandi innovatori, si scopriranno essere alla fine i più reazionari.
Il Pensatore ammoniva di non cadere vittima di definizioni limitate e tardive.
403 — Urusvati sa che la maggioranza degli uomini, piuttosto che dedicarsi a collaborare in modo responsabile, si limita ad apprendere passivamente. Preferisce ascoltare e leggere e, quando viene l’ora di mettere a prova il potere dello Spirito, si allontana.
Ricordate i tradimenti della storia e la straordinaria capacità di sparire mostrata dai traditori. Essi sono sempre fra i seguaci più informati e ciò non deve sorprendere, poiché chi non sa ha poco da tradire. Bisogna imparare dal loro fato. A volte caddero in una tetra disperazione, ma più sovente si degradarono nel più cupo ristagno.
Ricordate il destino di coloro che tradirono Upasika? Sotto gli occhi di tutti persero i loro “doni” e così frustrati caddero nelle tenebre. Qualcuno tentò di recuperare, ma il fardello karmico era tale che ne smorzò l’ingegno.
Certe ricorrenze ricordano all’uomo tradimenti che pesarono sul karma di popoli interi, ma neppure questi gravi esempi ne scuotono la coscienza. Come la caduta di un piccolo sasso produce un debole tonfo, così un cuore insensibile ha poca efficacia contro le tenebre. A volte però, nel Giorno del Ricordo, anch’esso comprende quanto è oscuro il traditore.
Il Pensatore diceva che gli Dei non lo perdonano.
404 — Urusvati sa che Noi apprezziamo molto l’arte. Essa raffina il gusto, ma guida anche a comprendere le immagini mentali. Bisogna educarsi a tutte le percezioni. È vero che si possono leggere molte informazioni su vari fenomeni, ma non è facile trasformare l’apprendimento libresco in una percezione vera e propria.
Si trovano molte notizie, ad esempio, sulle figure mentali, ma all’ingresso nel Mondo sottile si resta confusi per la loro profusione. Solo un esperto, capace di vero intendimento artistico e di pensare per immagini molto elevate, riesce a interpretare quella fantasmagoria. Certo la Natura è il modello migliore per quelle figure, ma bisogna saperla osservare. Le opere dei grandi maestri possono insegnarlo. Come magneti esse attraggono l’occhio e il sentire e per loro mezzo si impara il giusto approccio alla Natura.
Lo spazio trabocca di belle immagini che preparano all’armonia. Inquinarlo di brutture è un crimine grave. Ci vorranno molto tempo e tanta sofferenza perché l’uomo si accorga quant’è delittuoso creare il brutto e il male. Cercate di capirlo in tutti i suoi aspetti. Al contrario, la bellezza risana e sorregge sicuri su tutti gli abissi.
Il Pensatore ripeteva questa domanda: “Quando mai risorgeremo dai morti?”.
405 — Urusvati sa che per evocare nuove energie ci vuole molta cautela. Esse vorticano nello spazio e non si può sapere fino a che punto sono diffuse, né se lo spazio ne è sovraccarico. L’evocazione forzata può causare un cataclisma. Certe catastrofi, ben note, furono provocate dalla sfrenata avidità umana. È impossibile predire quando lo spazio è ipersaturo, ma è chiaro che il rischio aumenta.
Le correnti interplanetarie possono essere quasi intollerabili, ma il pericolo non sta in ciò, dal momento che per natura sono sempre bilanciate. È l’uso incontrollato del libero arbitrio che scatena mostri divoratori che turbano l’equilibrio. Gli uomini forse non sanno che possono sbilanciare il pianeta, ma hanno il potere di evocare energie divoratrici di potenza tale da aumentare i vuoti dello spazio.
Essi tendono le energie senza pensare che ogni inizio porta a una fine. Il fuoco del cannone può far piovere, ma è poca cosa. Le onde radio addensano l’atmosfera, le stazioni trasmittenti si moltiplicano senza limiti. Gli agricoltori non si curano dei malanni che provocano, ma già si osservano molti casi di irritazione delle mucose e tumori maligni. Nessuno sospetta che la causa sta nella velleità sfrenata e che sempre nuove vittime la pagheranno con la vita.
Sappiamo con certezza che tutti questi moniti saranno posti in ridicolo. Gli ignoranti sono di due specie: alcuni semplicemente non sanno, altri lo sono proprio perché sanno. Questi ultimi sono i più perniciosi perché non sopportano di essere contraddetti. Non si può dir loro del Sovramundano, eppure dovrebbero sapere che basta una goccia per far traboccare il vaso.
Il Pensatore invitava i discepoli a parlare alla gente dei cataclismi passati.
406 — Urusvati sa che il pralaya è un fenomeno sistematico e inevitabile. La notte segue anche il giorno più luminoso, il lavoro e la veglia si alternano al sonno. I tesori sono riposti in scrigni segreti solo per riapparire, trasformati. Queste alternanze sono visibili non solo nei grandi fenomeni cosmici, ma anche nella vita quotidiana.
Pensate ad esempio a un mutamento di cultura. La sua comparsa sembra dipendere dalla distruzione delle conquiste passate. Uno studio attento però rivela che quei ripetuti sforzi umani non sono stati vani e che a tempo debito ricompaiono sotto mutate spoglie.
Sono numerosi gli esempi, tratti dalla vita, di distruzioni apparenti che in realtà furono rigeneranti. Considerate ad esempio la Nostra Torre. L’umanità sembra riconoscerla in un dato momento e subito dopo quasi dimentica la Nostra esistenza. Ciò non è accidentale, perché ogni onda evolutiva ha il suo pralaya. Questi mutamenti creano la spirale della conoscenza.
Lo stesso vale per i periodi di attività creativa: il saggio sa che ogni fatica prelude a un riposo. Con ciò non si vogliono certo incoraggiare né scusare gli oziosi, parliamo di operatori illuminati. Essi sanno in cuor loro quando la marea saliente annuncia la ripresa dell’impulso creativo.
Il Pensatore insegnava a tenere conto di quel flusso e riflusso e diceva: “L’oceano dell’umanità ha le sue maree di energia. Accogliamo dunque i doni delle Muse”.
407 — Urusvati conosce quel senso di rapimento e rispetto che a volte viene detto antico o primordiale timore reverenziale. Varie esperienze ne sono la causa, dall’ascolto della musica delle sfere al fragore di una tempesta, che non incuteva terrore ma rispetto profondo nel cuore degli antichi, i quali si riconoscevano inermi di fronte agli elementi scatenati.
Tutti ricordano di essersi svegliati a volte in preda a un terrore inspiegabile. Ciò può essere causato da eventi mondiali o da impressioni dalle sfere inferiori, ma sovente si deve all’agitazione degli elementi.
Gli uomini non distinguono bene fra la paura e questa sensazione. Essa è provocata talora da certe occasioni tenebrose ed è molto simile all’angoscia. Si chiama, infatti, anche angoscia del mondo, giacché è una conoscenza diretta che ha qualcosa di cosmico. I pensatori raffinati conoscono queste sensazioni affaticanti, parte integrante dell’esistenza.
Anche Noi le proviamo molto intensamente, Ci sono familiari. Qualcuno preferirebbe forse pensarCi estranei a queste cose, ma allora non udremmo la musica delle sfere. Le percezioni raffinate condizionano tutta la vita.
Chi vuole salire a Noi deve essere pronto alla gioia come al dolore. La vita è fatta di aurore e tramonti.
Il Pensatore non si stancava di ripetere che l’uomo non sa dov’è la fine e dove il principio.
408 — Urusvati sa che neppure il sogno più vivido può essere ricordato in tutti i suoi dettagli. Neppure le esperienze sottili più marcate si possono adattare alla situazione terrena. Non perché la memoria sia incapace di ritenerle, ma per la natura completamente diversa dei due mondi.
Non stupisce che l’uomo sia così limitato dal corpo fisico, poiché esso altrimenti non resisterebbe alle tensioni prevalenti nel Mondo sottile. Data la finezza della loro natura corporea gli abitanti di quella sfera si adattano senza difficoltà all’atmosfera delle energie sottili e la stessa forza che distruggerebbe un organismo fisico li irrobustisce. Ricordatelo, poiché è difficile immaginare quanto siano diverse le due nature.
Il fallimento di certi esperimenti di materializzazione ha dimostrato che i soliti criteri terreni non sono applicabili al Mondo sottile. Mentre si compiono è sempre possibile che gli astanti siano fra loro in grave discordia. Bisogna inoltre tener conto delle correnti atmosferiche e valutarle, nonché di ciò che è accaduto prima in quello stesso luogo.
L’incenso usato per armonizzare l’atmosfera è solo un palliativo, incapace di mutarne la qualità chimica sottile. Ogni esperimento abbisogna di condizioni adeguate. Talora si ottiene un successo anche se esse non sono le migliori, a costo però di grande spesa di energia e con effetti negativi sulla salute.
Il Pensatore riteneva che sia bene non sprecare neppure una goccia della divina energia.
409 — Urusvati sa che sovente si vorrebbe l’impossibile. Se si sapesse leggere nel remoto passato si capirebbe perché certe condizioni sono impossibili, ma è ben raro che si sappia sollevare quel velo.
La coscienza, se educata, segnala ciò che è possibile o no. Ascoltandone la voce si distingue quel confine, ma non è facile trovare la chiave che ne apre il portale. Le passioni l’oscurano; anziché la voce della saggezza si ascolta allora il proprio egoismo e non si distingue fra l’aiuto vero e l’illusorio. È un labirinto nel quale è anche più rischioso muoversi quando non si sa qual è la passione dominante.
Sovente un fervido desiderio non porta allo scopo mentre una mezza parola si dimostra efficace. Anche questa è un’evidenza del Mondo sottile. Il pianto terreno ha un certo potere, ma non quanto il pensiero sintonizzato con quella sfera. Si bada poco al Mondo sottile e quella consonanza può essere inconsapevole. Se le porte del cuore sono chiuse, non c’è speranza che i Nostri messaggi vengano ricevuti per intero. Quante volte abbiamo consigliato di tenere aperti i cancelli della coscienza, ma purtroppo restano chiusi e sprangati, e l’aiuto viene respinto.
Il Pensatore esortava a non chiudere gli accessi dell’anima.
410 — Urusvati sa che pochi riescono a comunicare mentalmente quando si rivolgono alle sfere elevate. Nel corso dei secoli, l’aiuto si è rivestito di varie formulazioni verbali, molte delle quali hanno però perso col tempo il significato originario e si ripetono senza capirle bene.
In che lingua e in quali termini rivolgersi alle sfere superiori? In qualsiasi lingua, rispondiamo, meglio però nella propria, che esprime con più chiarezza il pensiero. E parole e pensiero siano vostri; perché ripetere a memoria parole altrui, se vi sapete esprimere liberamente da soli? Nei colloqui normali raramente si usano termini estranei, fate dunque altrettanto quando vi rivolgete all’Altissimo. Sappiate che non c’è motivo di usare formule convenzionali o versi appresi a memoria, poiché è più intimo l’appello che fluisce dal cuore. È sempre meglio parlare a cuore aperto senza ritegno, poiché le parole più semplici sono le più potenti.
Noi cerchiamo sempre la semplicità e, se non è possibile trasmettere in parole le formule più complesse, inviamo un messaggio tacito e mentale.
Diceva il Pensatore: “Se non riesco a dire ciò che sento mi limito a ringraziare, sicuro di aver ricevuto soccorso comunque”.
411 — Urusvati sa che l’impazienza è indesiderabile e spesso si confonde con altre qualità. Si può ad esempio scambiarla per aspirazione, che tuttavia è molto diversa. Se costante, questa è armoniosa e ritmica, mentre quella è dissonante, irregolare e intermittente. Chi è impaziente dimostra di ignorare la legge fondamentale dell’Essere, che è moto continuo. Solo l’osservazione vigile, fervida e paziente rivela il potere dell’energia.
Siate dunque in equilibrio fra azione e pazienza; altrimenti non sarete ritmici né capaci di collaborare veramente. Chi è sbilanciato dice di non poter più aspettare, così mostrando la propria impotenza. Il potere manca quando la volontà difetta, perché è questa che lo sviluppa. Se si esaminano questi elementi si conclude che obbediscono al potere umano.
Qualcuno sostiene di essere impaziente per natura. In verità le sue abitudini ne hanno smorzato la volontà. All’estremo opposto sta chi intende la pazienza come inerzia, errore che genera altre sofferenze. L’attività più intensa può accompagnare la pazienza più assidua.
Se non si riesce a capire il moto eterno della Sostanza essenziale, è tuttavia possibile far buon uso delle proprie limitate capacità. Gli antichi dicevano: “Nell’attesa, lavoriamo”. Le singole abilità disciplinano al meglio la pazienza e chiunque può metterle alla prova.
Che le vostre opere vi ricordino che la pazienza è attiva. Essa favorisce l’esecuzione accurata, il lavoro ben fatto fa comprendere l’armonia.
Il Pensatore disse: “Vorrei che in ogni mio lavoro suonassero le corde dello spazio. La grande Musica è l’opera delle Muse, nostre Patrone”.
412 — Urusvati sa che il degrado della coscienza è peggio di qualunque guerra, pestilenza o terremoto. Si insinua come un ladro e compie delitti che faranno inorridire gli storici futuri. Fa perdere il rispetto di sé stessi, rende malvagi e ignora il dovere di contribuire al bene delle generazioni seguenti. Spinge gli scrittori alle immagini più repellenti e insedia fantocci sugli scranni dei giudici.
Ricordate che nei Vishnu Purana si leggono profezie in cui si riconosce l’epoca attuale. Sembrano esagerate nel descriverla, ma se osservate ciò che accade vedete che quelle predizioni antiche, semmai, peccano per difetto. Nella loro confusione, però, gli uomini non hanno interesse per quegli antichi avvertimenti.
È orribile che la maggioranza rifiuti di capire quanto avviene. Si balla, si commercia e persino si crede che quest’epoca segni un culmine. Se si confrontano gli eventi attuali con quelli di altri periodi di decadenza si scorgono molti sintomi comuni. Altre volte si sognò la vittoria e si pensò di essere legittimi padroni del mondo, ma quanto fu rapida la rovina di quelle Torri di Babele! Si sono dati molti simboli all’umanità, ma ora sono reliquati putrescenti.
Il Pensatore previde queste calamità. “Non aspettate il giorno che dovrete render conto delle vostre ipocrisie. Lavatevi bene oggi stesso”.
413 — Urusvati sa che le correnti spaziali, di per sé benefiche, possono diventare distruttive al contatto con l’atmosfera inquinata della Terra. Non è raro che un composto chimico salutare divenga tossico all’aggiunta di un solo ingrediente. Così accade a quelle correnti, se modificate dai gas velenosi del pianeta. Esso non ne è responsabile. È l’uomo, suo signore, che li fabbrica.
Seppure con qualche riserva, gli scienziati ammettono che le emanazioni dell’uomo trasformano l’atmosfera. Non ce ne sono di più potenti, egli è capace di avvelenare o risanare ciò che l’attornia. E non sono le malattie che guastano l’aria, ma l’irritazione, la rabbia, la malizia. Come sono rare le emanazioni salubri che appaiono sulla crosta terrestre a confronto dei pensieri malvagi che l’avvolgono.
Non parlo in astratto, ma come medico. L’umanità soffre per le mucose irritate, per i tumori maligni, ormai diffusi quanto un’epidemia. Se ne additano molte cause e nessuno si accorge che tutto ciò si deve agli influssi spaziali.
È urgente risanare e ripulire la Terra. Bisogna purificarne gli strati infetti, soltanto gli uomini possono farlo. Se solo badassero allo stato della loro energia psichica, cercando di non peggiorarlo, il miglioramento potrebbe cominciare. Le epidemie più perniciose verrebbero arrestate da forze invisibili, e questi baluardi si costruiscono nella vita quotidiana.
Il Pensatore consigliava: “Guardatevi dalla malizia, fonte di tutti i malanni”.
414 — Urusvati sa che le correnti tossiche agiscono non solo su chi le emette per sua malizia ma anche sugli innocenti. I primi a risentirne sono proprio gli organismi più sensibili, dunque è grave la responsabilità di chi contribuisce ad avvelenarle.
È possibile vedere fino a che punto si è diffuso il veleno dell’uomo. Egli è come un arciere pazzo che scocca le sue frecce a casaccio in una piazza affollata senza pensare a cosa vanno a colpire. Fu così in antico e ora è anche peggio. La scienza ha il dovere di avvertire che una simile produzione di veleni è inammissibile. Se si raffrontano le molte conquiste tecniche con la negligenza riservata all’energia psichica si vede com’è vergognosamente ignorata e persino biasimata la cosa più importante.
Molti dettami della moderna psicologia sono inutili, nello stato attuale del pianeta non c’è tempo da perdere con quelle teorie inapplicabili. Si riconosca che tutto ciò che non trasforma la vita è inutile, su ciò non si può dissentire. È possibile avanzare o retrocedere, ma sarebbe intollerabile tornare tra i fossili.
Fra voi e le Forze-guida non devono sussistere divergenze di opinioni. È lecito pensare in qualsiasi linguaggio, è lecito vestire abiti della foggia più diversa, ma non deviare dalle Fondazioni. Pensate alla Nostra Torre. È stolto non contribuire a purificare l’energia psichica.
Il Pensatore inorridiva al vedere la gente gravarsi di un rifiuto: “Meglio caricarsi di pietre che negare l’Essere”.
415 — Urusvati sa che chiunque insegna è in una posizione simile alla Nostra. Finché parla dei fondamenti della vita è ascoltato e riscuote consenso, ma non appena esorta a praticarli resta senza pubblico. Così è di molti Nostri precetti.
Si accettano per buoni e proficui, ma non si parli di applicarli alla vita. Ma perché non utilizzare ciò che si è riconosciuto degno e buono? Fate attenzione a queste discrepanze. Numerose sono le attività benefiche e facili che furono rifiutate. Qualcuno ebbe poi a rimpiangerlo, ma la vita era ormai passata avanti.
Se il Maestro dice che è inutile rimpiangere il passato ha ragione, perché il rammarico è un intralcio. Ma sarebbe bene esaminare le ragioni del rifiuto di seguire un consiglio, fra cui si scopriranno la paura e l’egoismo. Sono vipere che trasformano l’ascoltatore più attento nell’avversario più sfrenato! Egli compirà vere bravate di diniego e mentirà comunque pur di giustificare sé stesso e le sue deviazioni. Il Maestro conosce questi connotati umani, ma non rimpiange i semi profusi, sapendo che il suolo può sempre dare un raccolto inatteso. Quante volte abbiamo constatato che ascoltare è ben diverso dall’applicare. Noi guardiamo al futuro e da questa aspirazione ricaviamo fermezza e coraggio.
Il Pensatore voleva che gli amici meditassero sul futuro.
416 — Urusvati sa che le onde di energia vengono turbate non solo dai mezzi grezzamente materiali, ma anche da sostanze gassose sottili. Si potrebbe e dovrebbe indagare a fondo sulla rottura del suono e di altre onde. La Terra è avvolta in una nube di gas, coltre sinistra che nell’ultimo quarto di secolo si è molto accresciuta.
Sorprende che nonostante ciò molti esperimenti riescono. Alludo in particolare alla trasmissione del pensiero a distanza. Certo l’energia mentale è penetrante e non conosce lontananze, ma è soggetta all’azione dei gas. L’uomo non sa che grave danno infligge all’evoluzione con i suoi veleni, di cui ignora totalmente la diffusione e i composti derivati.
E neppure abbiamo citato quelle armi letali fabbricate a bella posta per distruggere. Tutti ne conoscono gli effetti sull’aria e sul suolo; sono la sciagura dell’umanità. Ma, oltre a queste, si producono sempre nuovi gas che aumentano la nube funesta che avvolge il pianeta.
Potremmo offrire ai chimici l’occasione di scoprire un antidoto neutralizzante, ma sarebbe difficile usarlo. Se anche si riuscisse a proteggere una regione limitata, non si saprebbe controllare né annientare quel gas distruttivo. L’uomo forgia altri pericoli e ne paga il fio con nuove malattie. È responsabile della sua salute fisica, ma è imperdonabile che estenda il contagio anche alle sfere sottili.
Molti anni fa il Pensatore notò l’effetto tossico dei fumi delle fornaci e dei falò. Al veder accendere le torce si domandava chi avesse per destino di respirare quei veleni.
417 — Urusvati sa che il valore della corrente planetaria varia continuamente, verità semplice ma ignorata. Gli uomini si oppongono con ogni forza al fatto che l’intera esistenza è in stato di moto incessante. La bellezza di quella corrente nello spazio illimitato non accende la loro fantasia.
Ma come concepire l’evoluzione se la coscienza non accetta il principio del movimento? Si sa che i pianeti si spostano, ma non si applica quella legge a sé stessi, e mentre la Terra ruota, si crede nell’immobilità. Perciò quanto si dice del moto viene sminuito dall’inerte coscienza umana. Come sperare in uno sviluppo rapido, se è tale la discordanza con l’Essere?
È frequente osservare una personalità primitiva in uomini che pure sono istruiti. Per questo l’opposizione umana Ci ha causato molta sofferenza in tutti gli esperimenti. È penoso, ma molti che si ritengono moderni sono in realtà disperatamente arcaici. Dico che, se non si realizza la corrente cosmica, non c’è speranza di vero progresso.
A volte si cerca di avanzare, ma a salti, sospinti dalla paura, dal pregiudizio o dalle passioni, ma non è questo il modo. In tutte le cose il movimento deve essere continuo e sistematico, il che è possibile solo sull’aurea Via di mezzo.
Ricordate poi che Noi apprezziamo la collaborazione basata sul libero arbitrio, che è la vera base del destino. Come convincere l’uomo di questa verità? L’accettazione consapevole del Mondo sottile segnerà l’inizio del progresso.
Il Pensatore disse che per buona sorte l’avanzata non finisce mai.
418 — Urusvati sa che è difficile riconoscere chi abbia risorse di energia psichica bastevoli per percepire chiara la realtà. Non ci sono tratti esteriori che rivelino chi è capace di tanto. Per questo, infatti, non occorrono caratteristiche fisiche speciali o chissà quale sapere o istruzione, ma solo un cuore capace di comprendere e aperto ai misteri della coscienza.
Ma quel loto non fiorisce facilmente ed è sempre possibile sbagliare. È facile lasciarsi influenzare da impressioni superficiali. Si tende a dimenticare la prima impressione ricevuta, si è inclini a reagire invece alla seconda, più convenzionale. Molti ostacoli sono creati, senza saperlo, dalla propria condotta.
I collaboratori hanno bisogno di conoscere tutte le possibilità. Sono numerosi, ma sparsi in molte regioni, parlano lingue e hanno tradizioni diverse. Si devono superare queste barriere superficiali se si vuole accostarli e giudicarne senza errore il valore.
Nel Nostro lavoro pertanto spendiamo molta energia per comprendere il cuore umano. Valutare solo in base alla prima impressione non basta. La coscienza altrui va studiata in molte condizioni diverse.
Il Pensatore esortava i discepoli a esaminare la coscienza altrui sia di giorno, sia di notte.
419 — Urusvati sa che ci sono varie maniere di dimenticare. È bene obliare stracci vecchi come la malizia e la vendetta, che bloccano il progresso, ma è una virtù rara. Di solito si trova più facile dimenticare i buoni consigli, che disturbano le abitudini e mettono a disagio.
In che modo ricordare all’uomo le responsabilità e i doveri? Ripetendoli: sebbene non lo gradisca, ne ha sempre bisogno. Farne a meno non è facile. In questo tuttavia Noi siamo esperti e riusciamo a ripetere aggiungendo sempre qualcosa di nuovo. A volte basta un breve cenno per rinnovare tutta una sentenza. Bisogna saper svolgere continuamente la spirale che promuove i buoni principi.
Certi oziosi domanderanno se ne vale davvero la pena, dal momento che tutto sarà dimenticato; non sanno che lo spazio può essere saturo di pensiero, al punto da condizionare l’umanità senza bisogno di parole. A questo punto il lavoro passa da personale a spaziale e cessa la fatica.
Gli insegnanti devono convincere gli allievi che saturare lo spazio è una grande gioia. Non importa allora se gli uditori danno segno di dimenticare, poiché sono immersi nello spazio, dove i buoni pensieri sbocciano come bei fiori.
Diceva il Pensatore: “Siamo come giardinieri che curano i fiori dell’eternità”.
420 — Urusvati sa che ogni deposizione dell’involucro, in armonia con la legge cosmica, deve essere salutata con gioia. È bene iniziare il nuovo viaggio pieni di speranza, o almeno animati da curiosità: è bene viaggiare volentieri ed essere sempre pronti a muovere. È utilissimo nel Mondo sottile, dove è ancora possibile sprofondare nel letargo spirituale.
Si sa che in quella sfera lo zelo non deve estinguersi, poiché è indispensabile per migliorare. Come tendere altrimenti agli strati più luminosi? È anche possibile tentare l’impresa, tutt’altro che agevole, di avvicinarsi ai livelli fisici a scopo di bene. Nessuno in Terra s’immagina quanto sia penosa questa discesa. Si crede che tali contatti sono rari perché non si nota la profusione dei segnali circostanti. Non si discute, ad esempio, che suoni e colori producono certe sensazioni. È vero, ma molti colori e suoni del Mondo sottile sono ancora più potenti, per quanto impercettibili ai sensi terreni. L’uomo deve dunque aprirsi alle sensazioni sottili, il che gli sarà prezioso nell’altro Mondo.
Sappiate che ognuno di quegli abitanti ha il dovere di soccorrere i fratelli incarnati. È una carità che garantisce la mobilità dello spirito. Pensate sempre a dare aiuto, in ogni circostanza. Non credetevi mai separati da qualsiasi livello. Dove si abbatte una sciagura prestate soccorso, nessuno creda che qualcosa non sia degna di lui.
Noi serviamo l’umanità perché l’amiamo. Molti restano nelle sfere terrene proprio per continuare a soccorrere in qualunque evento calamitoso.
Il Pensatore ripeteva sovente: “Come dirvi la nostra gratitudine, o amici invisibili?”.
421 — Urusvati sa che esistono dei divoratori di aria e altri di energia psichica e correnti spaziali. Questi squilibri si devono a cause varie, atmosferiche, ataviche o di karma, che per via di abitudini personali agiscono in modo accentuato.
Gli antichi scoprirono come recuperare l’equilibrio. Uno di quei metodi antichi fu il pranayama che, tramite esercizi di respirazione ritmici, proteggeva dall’assunzione eccessiva di energia. Nulla può essere più deleterio che consumarne troppa.
Quando ciò avviene, di solito chi lo fa non lo avverte. Egli è simile a un vampiro. Non è facile curarlo perché non riconosce il suo male, che può anche essere contagioso. Esso inizia in modo impercettibile, sì che né la vittima né chi le è prossimo se ne accorgono. A volte compare qualche dolore, ma il soggetto può anche percepire il flusso di energia psichica che gli consente di influire sul prossimo. Questo stato non è sempre dannoso, ma il confine tra un giusto potere e un eccesso di tensione è davvero sottile.
Il Pensatore era molto sollecito per l’equilibrio delle forze nell’uomo e diceva: “Solo l’aureo Mezzo segnala la giusta misura della forza necessaria”.
422 — Urusvati conosce i problemi connessi con la trasfusione di sangue. Oggi già si tiene conto delle proprietà fisiche del sangue, ma si tratta di precauzioni grossolane, è bene considerarne altri due aspetti. Presto si capirà che la qualità psichica del sangue è di primaria importanza e un giorno si avrà cura anche dello stato del karma. I giusti risultati si otterranno solo rispettando tutte e tre queste condizioni.
Le caratteristiche etniche del sangue diventano meno evidenti con il mescolarsi delle razze. L’esame dell’aura rivelerà però altre differenze psichiche. Occorre che fra donatore e paziente sussista armonia di karma, per cui non è detto che il sangue dei parenti stretti sia il più adatto. Bisognerà imparare a distinguere le relazioni karmiche, con l’aiuto efficace dell’astrologia e della chiaroveggenza.
Si dirà che queste analisi richiedono troppo tempo se si impone un intervento immediato. A parte i casi di emergenza, però, un giorno o due di ritardo non sono decisivi. Anche in caso di urgenza chirurgica si trova tempo di solito per un’analisi e, se si tratta di sangue, la scelta della qualità è importantissima.
Usare miscele di sangue diverso è pura ignoranza. Sia dal canto fisico sia da quello psichico, si comprende quanti fattori fra loro incompatibili si combinano in modo indiscriminato e la cura anziché autentica è falsa. Gli uomini non sanno ciò che preparano per le generazioni future. Da un lato si mostrano preoccupati per la loro purezza, dall’altro trasfondono misture di sangue senza darsene pensiero.
Spiace veder usare in modo irresponsabile le sostanze più potenti. Gli psicologi devono ampliare le loro conoscenze, poiché tocca a loro consigliare l’umanità. Insegnino a pensare in modo più sottile, sì da distinguere i limiti oltre i quali non andare.
Il Pensatore diceva che il sangue è un legame prezioso fra vite diverse.
423 — Urusvati sa che si prevedono molti progressi per la medicina. Si scoprirà l’energia psichica, in base alla quale si esamineranno i pazienti per individuarne le qualità peculiari. L’uso di quella appropriata farà più efficaci le terapie. Si troverà modo di rifornire il malato con aria di grande purezza, che ne accrescerà le forze e si finirà persino per trasfondergli l’energia amorevole di un familiare.
Si studieranno le cause di molte malattie latenti. Già adesso si dedica attenzione speciale ai portatori sani, che sono molto più numerosi di quanto appare. Si giungerà a studiarne i vari morbi latenti con ricerche condotte senza danno. Quando poi si presterà l’attenzione che meritano alle energie interne si troveranno molte terapie nuove ed efficaci.
Il mondo antico le conosceva, lo denotano molti esempi. Era allora abituale posare la mano sul dono che si offriva e anche stringerlo a sé per un istante. Così il donatore lo caricava del proprio magnetismo. Talvolta si avvolgeva nella capigliatura o si immergeva in acqua magnetizzata. Se persino allora si sapeva dell’Energia primaria, si sarà capaci tra poco di usarla a rigore di scienza!
Il Pensatore consigliava, per convincere un ascoltatore, di posargli la mano sulla spalla.
424 — Urusvati sa che sperimentando con l’energia psichica è necessario l’autocontrollo. È importante conservare la calma, perché sia la sventatezza che l’agitazione inopportuna impediscono di ottenere risultati accurati.
Chi è capace di star seduto sull’acqua o camminare sui carboni ardenti non si lascia turbare da alcun pensiero. Questi e altri fenomeni esigono equilibrio. Il controllo dei sentimenti è frutto di lungo tirocinio. Si apprende nel bel mezzo della vita quotidiana, la quale è prodiga di molte occasioni che turbano l’equilibrio.
Inoltre basta un dubbio anche minimo per intaccare la resistenza nervosa. Chi dubita non potrà mai sedere sull’acqua o camminare sui carboni accesi. Persino l’ombra di un dubbio è già fatale. Questo può essere tanto lieve da passare inosservato, eppure disturba la circolazione del sangue. Se l’attenzione è divisa non è possibile arrestare il proprio polso, ma non è facile liberarsi dal pensiero diviso. Sovente i pensieri portano seco le loro “immagini riflesse”, che ne smorzano l’azione. Sono compagne sgradite causate dalla poca chiarezza mentale.
Noi Ci dedichiamo sovente a schiarire la mente, che bisogna sempre esercitare. Anche il più abile dei pensatori confermerà questa esigenza, simile al musicista che deve continuamente cercare di schiarire i suoni. Solo gli sciocchi credono di poterne fare a meno. La calma si ottiene esercitando la mente.
Il Pensatore esortava a farlo, poiché, diceva, solo allora il pensiero fluisce liberamente.
425 — Urusvati sa quant’è importante l’educazione. Essa nutre tutto ciò che è nobile e raffinato. Una buona e attenta formazione offre molte occasioni di buona educazione, ma questa da sola non basta a completarla. Ogni bimbo nasce con un carattere già formato. Lo si può nobilitare e abbellire, ma non cambiarne l’essenza. Gli educatori devono ammetterlo. Per prima cosa occorre capire l’essenza immutabile del bambino, per poi educarlo nel modo più confacente.
Non si altera la verità affermando che l’essenza umana si forma nel Mondo sottile. Gli influssi familiari e terreni sono soltanto secondari ed esteriori, dal momento che la propria natura si forgia durante il soggiorno sottile. Per buona sorte la madre può accorgersene, talvolta prima della nascita, allora con zelo sensibile si dedica a preparare il bimbo alla vita terrena.
Ma quant’è rara una simile educazione, consapevole e premurosa! Anche gli insegnanti migliori sono sovente in una situazione tanto ardua da non poter studiare le qualità individuali degli allievi. In certe famiglie poi l’educazione viene trascurata, i bambini lasciati a sé stessi, senza carezza o voce materna che li prepari alle meraviglie del mondo.
Noi invitiamo a migliorare le condizioni di vita degli insegnanti, che possano dedicarsi appieno ai metodi educativi più raffinati. Oggi non è così, ma già la complessità della vita e le scoperte della scienza impongono di pensare con più attenzione al futuro dei figli.
Le Nostre Sorelle sono molto impegnate in questo campo. I piccoli potrebbero raccontare di aver ricevuto visite fiabesche di belle dame e compagni di gioco. Sono fenomeni frequenti, ma gli adulti non prestano orecchio ai racconti dei bambini. Quelle visite sono necessarie e talvolta, per uno di tali contatti, un bimbo ricorda i compiti assunti nel Mondo sottile. Quelle visite luminose asciugano sovente le loro lacrime. Molto lavorano le Nostre Sorelle, portatrici di Lume. L’opera sovramundana richiede abnegazione, perché la si compie nelle condizioni più varie e spesso spiacevoli. Per ben educare bisogna inculcare la gioia, che trasforma il quotidiano in una festa.
Il Pensatore esortava le madri a stimolare i loro bambini con le più belle immagini delle meraviglie terrene.
426 — Urusvati sa che la grande maggioranza degli uomini non vede la bellezza del Mondo sottile. Anche nel mondo terreno è per loro difficile capirla, tutt’al più la percepiscono in modo grossolano. In mezzo alle armonie più raffinate si sentono come in una nebbia. Quanti sono capaci di gustare le stupende bellezze della luce e, l’udito frastornato dalla cacofonia terrena, non giudicare monotona la musica delle sfere? Quando si sapranno capire almeno in parte le migliori armonie terrene sarà più facile cogliere le superiori.
Fin dai tempi più antichi l’uomo ha concepito il Mondo sottile come freddo, nebbioso e triste. Ciò è vero solo per i suoi livelli inferiori o forse per chi vi è giunto cieco e sordo! Perciò Noi insistiamo sulla necessità di raffinare la natura umana. Si è sensibili alle meraviglie di quel Mondo solo dopo aver sconfitto il caos ancora nell’involucro fisico.
Gli uomini ascoltano i consigli migliori senza però applicarli. Abbiamo detto dell’educazione, la capacità di percepire la bellezza ne è l’aspetto più notevole. L’uomo deve appartenere alla Bellezza! Può vederla in ogni raggio di sole. La sente nell’armonia dei suoni. La povertà non l’ostacola, poiché il Cosmo è ugualmente aperto ai poveri come ai ricchi. Gli insegnanti imparino a educare alla Bellezza.
Disse il Pensatore: “Chi non conosce la via del bello non osa volgersi alle Alture divine”.
427 — Urusvati sa che lo spazio trabocca di onde mentali. Pensate quanto è teso attorno a Noi, dove ondate di contenuto e intensità diversi cozzano fra loro. Ma sovente esse hanno pari potenziale e si combinano assieme. Non si può dire quali sono le ore più silenziose, poiché quelle onde giungono da entrambi gli emisferi.
Nel Nostro solito lavoro dobbiamo riservare qualche tempo per ricevere comunicazioni a distanza. Ma ciò non è facile, poiché un organismo teso e sensibile non può impedirsi di rispondere agli appelli in arrivo da tutte le parti. Ricordate poi che, oltre a ciò, lo spazio rimbomba per gli eventi mondiali. È una cacofonia giunta a intensità tale da insidiare l’organismo umano. Le onde di pensiero ne colpiscono come frecce le mucose; gola, orecchie, occhi e le membrane in genere ne risentono. E a volte le ondate di pensiero sono ingigantite dalla reciproca opposizione. Le esplosioni dei proiettili oscuri non sono sempre visibili. Vi agiscono Forze ultraterrene, ma i pensieri terreni ne triplicano l’effetto.
Quando il mondo è in tale stato dobbiamo rimandare molti esperimenti. Per prima cosa bisogna placare i lamenti, alleviare i dolori e dare consiglio. Solo la divisibilità dello spirito Ci consente di rispondere nello stesso tempo a tanti problemi diversi e urgenti. Gli uomini neppure s’accorgono di tale saturazione dell’atmosfera. Credono che Noi possiamo fare tutto e continuano nel diniego. Questi aspetti della Nostra vita sono poco compresi.
Si parla di raggi cerimoniali. Sarebbe meglio pensare a raggi di soccorso immediato. Durante un conflitto si impone una collaborazione speciale. Abbiamo già detto che ci sono cose peggiori della guerra, quest’epoca lo dimostra. Qualcuno dirà che la situazione ha ormai raggiunto il suo culmine, ma tutto ciò che esiste è illimitato.
Sull’orlo di un abisso, il Pensatore disse: “Sembra senza fondo”.
428 — Urusvati sa che qualcuno va raccogliendo notizie storiche sulla Fratellanza, impresa cruciale. È bene che non si affretti, perché molte notizie sono inattese.
Raccolga anche quelle numerose finzioni poetiche che narrano della Nostra Torre. Sono leggende da annotare e raggruppare in capitoli diversi. Sarà interessante vedere come quei dati furono variamente interpretati dalle diverse culture. Ci sono anche dei canti, di varia provenienza, che ricordano il Luogo ignoto verso il quale convergono tutti i pellegrini.
I principi alla base delle epoche storiche devono essere esaminati con rigore scientifico. Accanto alle fonti scritte sono da raccogliere anche le tradizioni orali. Sarà istruttivo vedere come quelle nozioni sono state intese secondo la varia mentalità dei popoli.
Sovente le Immagini dei grandi Maestri sono state abbigliate con i costumi locali, così conferendo loro un carattere peculiare.
Perciò Noi invitiamo gli studiosi a descrivere la Fratellanza a modo loro. Alcune presentazioni saranno decisamente negative, ma certi dinieghi hanno un nucleo positivo. Avete visto che la Verità, perseguitata, fiorisce in bellezza e che le parole vuote e illecite non possono distruggerla. I popoli l’affermano con le loro imprese migliori. Così esortiamo i ricercatori.
Anche il Pensatore invitava a studiare le leggende.
429 — Urusvati sa che le radiazioni umane si possono vedere a occhio nudo. Si sa di molte emissioni causate da un’esaltazione. Gli astanti non se ne avvidero, tutt’al più vollero spiegarle come riflessi di una luce esterna.
La mano che scrive di un tema elevato irradia sovente una luce visibile sullo sfondo della pagina bianca. Essa si imprime sul manoscritto e gli conferisce un valore speciale. Quelle luminosità perdurano per molti secoli.
A volte nello sguardo di un uomo ispirato si coglie una luce insolita. Non viene da una fonte esterna, ma da un fuoco interiore. Questi sono fatti naturali, non semplici invenzioni poetiche! È bene coltivare queste facoltà percettive che acutizzano l’osservazione, allora molti fenomeni divengono frequenti.
L’insegnante deve sempre ricordare agli allievi che moltissimi fenomeni della natura restano sconosciuti per ignoranza. Abbiamo purtroppo osservato molte volte che si passa accanto a prove preziose e speciali della natura sottile dell’uomo senza neppure notarle.
Il Pensatore diceva che tutti hanno il dono di percepire la natura sottile.
430 — Urusvati sa che si può vedere non solo l’aura umana, ma anche l’ectoplasma, che è parte essenziale della natura sottile. È risaputo che certe entità sottili usano quello del medium per assumere parvenze visibili, ma ora vi voglio ricordare che ciascuno dispone di quel fenomeno immutabile. Entità sottili circondano l’uomo e ne usano brandelli di ectoplasma, perciò l’atmosfera ambientale è disseminata di frammenti di quella sostanza. Molti vedono fluttuare nello spazio macchie luminose dalle forme mutevoli. Secondo i medici si tratta di fenomeni causati da un difetto visivo, mentre è proprio il sintomo di una vista perfetta!
Come difendersi dai visitatori sgraditi? Solo con il potere dello spirito, vietando loro ogni contatto. Urusvati li ha visti ritirarsi; non le fu neppure necessario scacciarli, dal momento che non riuscirono a varcare la rete protettiva. Quest’ultima è sempre la difesa migliore, ma bisogna che lo spirito sia preparato. La depressione è il magnete più oscuro, anche l’irritazione invita quei visitatori.
L’efflusso di ectoplasma va a danno per la salute? Può essere: dipende dalla natura di quelle entità furtive e voraci, dei livelli inferiori, che non si curano del male che fanno. Ma altre ne esistono, di natura mentale, che si affrettano a rifornire quanto ne è stato sottratto.
Sappiate dunque che l’ectoplasma viene essudato non solo durante le sedute spiritiche, ma di continuo e che il fenomeno può essere controllato solo da una coscienza forte e coraggiosa. Quei frammenti addensano gravemente l’atmosfera e vengono respirati! Esistono però altre mirabili secrezioni, chiamate cibo degli dei. Ne parleremo in seguito.
Il Pensatore insegnava che lo spazio circostante è colmo di sostanze sottili.
431 — Urusvati sa che esiste la possibilità di scambiare con vantaggio l’ectoplasma terreno con energie superiori. Le Entità delle sfere più elevate, infatti, possono utilizzarne le particelle, dando in cambio ispirazione e rafforzando la sostanza vitale. Ciò assicura che una comunione spontanea di alto livello, durante la quale si è saturati di sostanza di elevata qualità, non può far male. Per una tale comunione bisogna però tendere all’Altissimo. Le forzature insane comportano cadute di forza evocando pessime compagnie.
L’uomo sa benissimo quando fa qualcosa di indegno. Deve sviluppare in sé il continuo anelito all’Altissimo, imparando dalle umili occasioni della vita quotidiana.
Del pari, chi sa del grande Servizio ricordi che le azioni indegne portano dolore a qualcuno. Le istitutrici di un tempo dicevano ai bambini che si erano comportati male: “Il tuo angelo piange”, e il monito li colpiva nel profondo del cuore. In verità qualunque atto di male fa soffrire qualcuno. E come attendersi una Comunione superiore se si trasgrediscono le leggi naturali? Si pensa che tutto è concesso, anche furti e omicidi! Ma Chi vorrà visitare il luogo del delitto?
Il Pensatore invitava a procurarsi Aiutanti invisibili.
432 — Urusvati sa che l’aiuto offerto dai grandi Esseri si compie solitamente per vie spirituali, ma può anche essere materiale. Si tramanda della comparsa di defunti venuti a dare utili consigli ai loro cari, dicendo però che ciò era loro concesso solamente una volta. Sono racconti che si raccolgono presso popoli diversi in tutti i tempi e sono autentici.
Solo in casi eccezionali Ci è consentito interferire nel karma e ricorrere a mezzi terreni. Ricordate che anche nelle sfere superiori la Legge del Karma impone i suoi limiti. Nel mondo fisico non si immagina quanto è difficile per Noi dare aiuto materiale. Di norma ciò è preceduto dal soccorso spirituale, ma esso viene preso per una coincidenza fortuita e raramente è accolto.
Il rifiuto di un consiglio o il ritardo nell’applicarlo Ci rattristano molto. Ma neppure gli aiuti materiali vengono sempre accettati. La scusa è che i Nostri metodi sono troppo insoliti. Non si vede che le condizioni del Nostro aiuto possono trascendere la comprensione e le valutazioni terrene e che il rifiuto di accettarlo dipende dalla scarsità di immaginazione. Si aderisce strettamente all’unica soluzione che pare possibile e non si riesce ad accettare suggerimenti insoliti. Ecco perché è utile conoscere le tradizioni di altre genti. Solo paragonando le opinioni più dissimili si concepisce la diversità delle condizioni esistenti. Bisogna prestare ascolto agli appelli più minuti. Il cuore dirà se sono veri.
Molto Ci piace che si sviluppi in modo naturale la capacità di osservare. La Scienza della Vita esige per prima cosa la comprensione delle leggi fondamentali.
Il Pensatore ripeteva: “Non so dire fin dove si è in accordo con le grandi Leggi, ma il cuore conosce l’essenza indicibile”.
433 — Urusvati sa che anche i grandi Esseri hanno manifestato qualità diverse nelle varie incarnazioni. Se si osserva un’intera sequenza di vite si vede chiaramente la collana degli accumuli. A questo proposito è istruttivo notare le grandi variazioni che si succedono. Non si pensi che le diverse qualità si raccolgano con metodi terreni, né che ogni incarnazione sia la continuazione della precedente: la legge evolutiva segue linee molto più ampie. Dai livelli sovramundani è più facile vedere con precisione come lo spirito deve perfezionarsi. Non c’è contraddizione nel fatto che esso evolve secondo processi sovramundani.
Gli accumuli non si ottengono solo con il susseguirsi delle incarnazioni. Anche nel volgere di una sola vita si notano mutamenti nei desideri e nelle aspirazioni. Avviene anche nella discesa involutiva, allorché si cade nella barbarie e nell’ottusità, ma non parliamo ora di queste tristezze. Si constati piuttosto quanto di buono si può accumulare in una sola vita fisica: non c’è limite all’apprendere! L’impulso a crescere della coscienza rivela quanto sono varie le maniere della ricerca.
Ed è qui che Noi diamo aiuto. Dirigiamo l’attenzione a nuovi libri. Ispiriamo utili svolte nelle dispute. Indirizziamo il pensiero a nuove scoperte. Facciamo notare il pericolo di certi errori. È gioia per Noi dare soccorso in modo ignorato. Apprezziamo quei valorosi che respingono gli assalti delle tenebre. Si dovrebbe ricordare che nel Mondo sottile si ricevette istruzione, si ebbe contatto con Esseri luminosi, e fu la crescita della coscienza a permetterlo. Lo stesso avviene durante la vita terrena.
Il Pensatore confidava a volte agli allievi che sentiva di vivere due vite, una di luce e l’altra di ombra e che la prima lo guidava ai Mondi superiori: “La vita di luce è sempre vigile: quando la chiamo, risponde”.
434 — Urusvati conosce quel diffuso malinteso per cui le forze del male sono più potenti sul piano fisico delle spirituali, e che le loro figure vi appaiono più nitide mentre le luminose sono sfuocate. Comunque ciò vale solo a livello fisico e, sebbene le osservazioni terrene non siano trascurabili, la forza delle entità sottili non sta nel grado della loro visibilità ma nel potere della loro energia.
È vero che le entità dei livelli inferiori si nutrono di emanazioni terrene e sono attratte da quel mondo per nutrirsi di ectoplasma umano e continuare le loro azioni delittuose. Ciò però contrasta con le leggi dell’Universo. Non hanno bisogno di imparare il male: l’appresero quando vissero in forma terrena e continuano a praticarlo per istinto, poiché il bene per loro non ha senso. Non occorre supporre che per una cattiva azione sia necessario un gerofante del male. La più oscura e insignificante delle persone ne è capace, poiché le stanno accanto entità sottili che conoscono le delizie del far male.
Torniamo ora però alle Potenze luminose. Si è già detto che sono abilissime nell’uso dell’Energia primaria e rispettano le leggi universali. Sanno che qualsiasi spreco di energia si ripercuote ovunque nello spazio e si impegnano a favore dell’equilibrio. Come paragonare quest’Opera grandiosa alle meschine astuzie del male? Potrebbe un pianeta sussistere senza Luce? Come osare un paragone fra i fiochi barlumi della malizia e la radianza delle sfere superiori? Sappiate però che agli uomini bisogna rammentarlo.
Il Pensatore esclamava talvolta: “O cittadini, voi usate gli occhi e le orecchie in modo strano. Vedete solo il male, udite solo il male”.
435 — Urusvati sa che l’atmosfera, sempre più intossicata, aggredisce i tessuti, sì che l’infiammazione delle mucose è ora un flagello. Non potete immaginare quanto sono multiformi i sintomi di questo malanno moderno. Si cerca di riferirli a malattie già note; non se ne comprende la caratteristica peculiare. Sovente i sintomi sembrano innocui, e i medici non riescono ad accertare la causa né il decorso del male. Devono pertanto studiare l’organismo umano con tutti i metodi scientifici di cui dispongono.
Nessuno sa quando un tessuto irritato resta danneggiato, con le conseguenze che ciò comporta. D’altro canto l’infiammazione può sparire, ma anche in questo caso deve essere osservata con cura. L’organismo deve essere ben alimentato perché recuperi vitalità, a questo fine andrà bene una dieta semplice, senza acidi.
Gli aspetti di questi malanni sono molto diversi. Certi organi risentono dolori diretti ma, poiché l’infiammazione delle membrane agisce sull’intero sistema nervoso, si possono sentire dolori anche in altre parti del corpo. Ecco perché si rende necessario l’esame accurato di tutto l’organismo. Le mucose in genere sono implicate dalle più diverse funzioni organiche e sono le prime a reagire alla saturazione tossica dell’atmosfera ambientale. Perciò, anche se l’attacco non è grave, bisogna essere ben attenti e solleciti.
Sappiate che questa epidemia fu prevista tanto tempo fa. Quando parlammo dell’Armageddon non pensavamo solo alla guerra ma a tutte le devastanti conseguenze della confusione umana. Non disperate però, perché ogni depressione apre la porta ai veleni. È bene sapere che l’Armageddon si accompagna alle epidemie. Non limitatevi a indagare le forme di malattia già conosciute, ma siate pronti ad affrontare i sintomi più complessi e insoliti. I medici devono saper riconoscere le nuove malattie, che già compaiono dovunque.
Il Pensatore disse: “Chi è tanto pieno di sé da credere di aver già capito tutti i fenomeni della Natura?”.
436 — Urusvati sa che la cura mediante vibrazioni varia nettamente per ciascun individuo. Data la grande diversità delle vibrazioni non è possibile prescriverle senza una sperimentazione preventiva, che si appoggia su tre mezzi possibili. Il primo è la chiaroveggenza del guaritore, il secondo il pendolo della vita, il terzo l’ipnosi del paziente. Solamente l’uno o l’altro di questi mezzi consente di accertare la vibrazione più adatta. La cura poi si esegue con un apparato elettrico o con l’imposizione delle mani.
Io uso un apparecchio speciale, che Urusvati ha visto, il quale reagisce a condizioni che il medico ordinario non conosce. Ciò non significa ch’egli non possa curare con le vibrazioni, anche se il metodo richiede in ogni caso acutezza di percezione e flessibilità mentale. Il medico può stabilire la corrente per accorgersi d’un tratto di doverla alternare con un’altra. Deve inoltre sapere se usarla per raffreddare o per riscaldare. Non si deve sbagliare, a scanso di risultati spiacevoli.
Ricordate che l’epidemia di cui parliamo può mostrare un’accelerarsi dei sintomi, che sono da riconoscere. Chi non è abbastanza esperto in questo campo non usi vibrazioni potenti. Tutte le nuove terapie devono essere provate in casi non gravi, verificando quale dei tre mezzi di accertamento sia applicabile, dal momento che anche le reazioni al loro intervento variano con ogni paziente.
Urusvati ha percepito le Nostre vibrazioni molte volte. Sa quanto sono varie e che è vario pure il tempo dell’applicazione. Esse sono talora piacevoli, a volte ardue da sopportare. Se il paziente è molto fiducioso, si può intensificarle.
Disse un giorno il Pensatore: “La fiducia è l’arma più sicura. E dove sono i suoi limiti? In realtà è illimitata”.
437 — Urusvati sa che alcune Nostre predizioni nei campi della scienza e della società si sono già verificate. Il Nostro pensiero raggiunge le menti di molti uomini di scienza. Essi forse non avvertono per quale ragione rivolgono le ricerche in una data direzione, e Noi non dobbiamo turbarli rivelando che il loro pensiero fu guidato, dal momento che non credono nella trasmissione mentale. Non si può affidare questo concetto a chi è certo di essere il solo autore dei propri pensieri! Non protestate pertanto se notate che qualcuno ha usato le vostre idee. Che tutto ciò che è utile cresca in ogni campo.
Rincresce invece quando pensieri frammentati trasmettono solo parzialmente l’unità originaria. Anche in questi casi auspichiamo che cresca ogni germe benefico per il genere umano. Che tutti i Nostri amici accettino di seminare senza rivalità, senza interferire nei reciproci diritti, lieti per qualsiasi raccolto.
Sappiamo bene che le idee non Ci appartengono e che Ci limitiamo a trasmettere doni spaziali. È impossibile stabilire chi fu il primo a coniare un pensiero; indagini siffatte sono impraticabili anche nella vita terrena. E che dire allora dei Mondi supremi, della Fonte inesauribile del Pensiero!
Inoltre Ci dobbiamo rallegrare di essere anelli di una catena di collaboratori. Quando ciò avviene e si riconosce il legame infrangibile con l’Altissimo non c’è possibilità di espulsione. Tocca all’umanità serbare il legame e ricevere la Pioggia di Bene.
Rallegratevi con Noi quando vedete fiorire in qualche luogo un ramo di conoscenza. Anche se il giardiniere è lontano in spirito da Noi, cercate il meglio che è in lui. Non rifiutate nulla che abbia in sé un seme evolutivo.
Il Pensatore affermava le stesse cose: “Se il massimo dei negatori dicesse anche una sola parola di verità, lo ascolteremmo”.
438 — Urusvati sa che tutte le Nostre Indicazioni servono ad aprire le porte. Ciascuna di esse però va elaborata nella pratica. Circolano molte storie sui Nostri inauditi splendori, ma ben poco si dice del Nostro Lavoro. Per formarsi un’idea di quello sovramundano bisogna pensare al lavoro umano più impegnativo ed estenderlo all’infinito.
Si deve consigliare all’umanità di moltiplicare l’intensità del lavoro. È indispensabile, specie in tempo di Armageddon, che ciascuno continui a fare ciò che fa, ma in modo più intenso. Solo questo sforzo e la migliore qualità del lavoro diminuiranno la confusione generale. Chi trova in sé la forza necessaria per farlo, nonostante il disordine, equilibra il proprio ambiente. Ciò è specialmente necessario quando nazioni intere cadono nella follia.
Che nessuno derida il lavoro pacifico in tempo di guerra. Non si lavora per l’oggi, non per la Terra, ma per la Battaglia più severa. E non pensate che queste parole siano capite da tutti. Si vede che i Consigli più precisi sono interpretati nel modo più perverso.
Se vi si domanda cosa fare, rispondete di lavorare come non mai, facendo del proprio meglio, anche nelle cose più semplici e quotidiane.
Si obietterà che sarebbe meglio concentrarsi a livello mentale. È una bella condizione, ma le correnti e i vortici spaziali possono distruggerla. Va detto inoltre che gli uomini comuni non sanno pensare e oscillano come fili d’erba nel vento. Nella bufera bisogna afferrarsi a qualcosa di stabile. Le coscienze umane troveranno la stabilità nel lavoro. Gli insegnanti devono educare gli allievi a lavorare, premiando la qualità migliore. Questo miglioramento espande la mente.
Il Pensatore indicava le donne portatrici d’acqua: “E non sanno chi la berrà”.
439 — Urusvati sa quante volte dobbiamo spiegare anche le Istruzioni più semplici. Si è domandato, ad esempio, se un allievo ha il diritto di assorbire l’energia del Maestro. Ciò pare in contrasto con quanto detto circa le conversazioni con Lui. Ma è ovvio che un colloquio non assorbe energia. Non include la disputa, ma semplicemente espande la coscienza, ovvero accresce l’energia. Una conversazione non consuma l’energia del Maestro, al contrario irrobustisce l’aura, cosa benefica per l’allievo. Altri non riescono a capire che il vero discepolo non Lo aggrava con le sue richieste. Egli sa bene che il Maestro farà tutto il possibile. Conosce la tensione con la quale elargisce la propria energia senza stancarSi.
Per altri, la comunione vale solo per chiedere aiuto. Sono forse le comuni forme di preghiera che hanno abituato a chiedere benefici materiali alla divinità. È un errore comune a tutti gli insegnamenti: si cessa di tendere all’illuminazione e si restringe la comunione con il Supremo alla richiesta di nuovi vantaggi terreni. Allora diventa necessario spiegare che l’Insegnamento di Vita non può essere in contrasto con sé medesimo. Chi non riesce a capirlo domandi, imparerà che esso conosce la Vita in tutti i suoi aspetti. Ricordi che l’allievo devoto è unito al Maestro da una sola corrente di energia.
Il Pensatore diceva che immergendosi in quella si moltiplica la propria forza.
440 — Urusvati sa che è frequente giustificarsi dicendo che per gli impegni terreni non si trova tempo per la comunione superiore. Si provi a paragonare il più importante di quei doveri con le faville della minima illuminazione. Si guardi a queste ultime dopo qualche decennio, si constaterà che mentre gli obblighi terreni sono scomparsi, la loro luce è rimasta chiara e persino si è fatta maggiore, affermandosi in bellezza. Questo raffronto fra illuminazione e cose mondane rivela i veri valori.
Non illudetevi che questi valori vengano facilmente compresi, anche se ciascuno serba in cuore la bellezza della comunione superiore. E quanto cresce quest’ultima se si hanno amici cui confidare i propri sentimenti migliori! Una tale condivisione amplifica l’atmosfera ambientale e l’impegno concorde la purifica. Così si capisce quali sono le azioni migliori e si trova modo di equilibrare le occupazioni terrene con i bagliori dell’illuminazione.
Non c’è infatti contrasto reale fra lavoro intenso e anelito alla luce. Chi ha sperimentato lampi di illuminazione sa che essi non hanno tempo e non sono frutto di ragione, ma di quel sentimento che nasce dalla potente dignità del lavoro. Non sempre si ha chiara la semplice verità che il lavoro è preghiera, ripeterlo è ben fatto.
Chi insegna deve essere provetto in più campi per ispirare agli allievi, oltre gli esercizi intellettuali, una superiore abilità nel lavoro.
Il Pensatore insisteva presso i discepoli perché ne scegliessero uno, dedicandosi a perfezionarlo.
441 — Urusvati sa che è necessario correggere i malintesi. Abbiamo parlato del pranayama e nello stesso tempo indicate vie naturali di ascesa. È una contraddizione? No, perché non ricusiamo il pranayama, anzi lo consideriamo utile, poiché in certi casi può essere un rimedio per l’organismo.
Ne consigliamo però sempre le forme più semplici. La respirazione è una funzione importante ma, come in ogni cosa, un pranayama naturale è la scelta migliore nelle attuali condizioni. Purificare il respiro non è cosa da praticare solo per qualche momento, ma sovente, in varie occasioni ogni giorno. Ad esempio è salutare inalare prana fresco più volte prima di un discorso importante. Gli oratori vi ricorrono sovente, di solito in modo inconscio, è proprio la cosciente inalazione di prana che trasforma il respiro. Chi obietta consideri dunque che Noi approviamo il pranayama di un certo livello, ma riteniamo che i vecchi, penosi, esercizi siano da riformare.
Sono da rivedere anche certi aspetti dell’antico sistema di caste. Quelle restrizioni furono applicate con saggezza in passato ma, da allora, l’evoluzione ha compiuto tante svolte. Oggi è opportuno rivalutare le condizioni della vita, eliminando gli ostacoli dei pregiudizi.
Il Pensatore insegnava che in Terra non devono esistere schiavitù, poiché la natura dell’uomo è divina.
442 — Urusvati sa che qualsiasi evento è un anello di una lunga serie di cause ed effetti. In senso terreno esso può sembrare importante ma, di fatto, tutte le evenienze obbediscono alla stessa legge, chi può dire quando nascono i grandi eventi?
Se la coscienza è ampia si riesce a risalire alla fonte. È bene imparare a farlo per capire la progressione degli eventi, non per ragionamento, ma per conoscenza diretta. Non è il caso di ponderare a lungo sull’origine dei piccoli fatti quotidiani, si deve capire il sentiero generale della vita. Comprendere le cause è l’unica maniera per sviluppare una naturale capacità di previsione.
Si deve imparare ad anticipare gli eventi che sono anelli di una catena già forgiata. Non si tratta di chiaroveggenza, conseguibile solo da pochi per ora, ma di quella naturale preveggenza basata sulla comprensione delle cause, recenti e remote. Non è certo facile da conseguire. La coscienza dilatata splende luminosa e consente di guardare avanti e indietro. Il passato è familiare perché distinto da molti segni, ma i lineamenti del futuro sono inscrutabili. Come può riconoscerli il pellegrino?
Molte volte abbiamo citato la conoscenza diretta; la comunione con Noi la sviluppa naturalmente. Allora si comprende che certi eventi comuni di tutti i giorni sono più importanti di tanti eventi che si dicono mondiali.
Il Pensatore diceva che chiunque può essere propulsore di avvenimenti notevoli, ma che quelle occasioni sono raramente riconosciute.
443 — Urusvati conosce non solo la gioia, ma anche il dolore e l’ansia del Cosmo. Il Cosmo è vivo e le sue manifestazioni si riflettono nei sentimenti terreni. Ai turbamenti del mondo e ai dolori personali si aggiungono inevitabilmente i sentimenti cosmici. Questi possono non aver nulla a che fare con la vita personale ed essere estranei ai terremoti e alle altre calamità planetarie, ma agiscono sul cuore sensibile.
Gli uomini di norma non sanno che la loro Energia primaria è illimitata. Le esperienze sovramundane sono indicibili in termini terreni, eppure, dal momento che hanno tutte le qualità del microcosmo umano, si può dire che il Cosmo gioisce e patisce. È giusto dire che il pensiero cosmico è senziente, il cuore umano sensibile vibra in accordo con le grandi maree dell’energia cosmica.
Quest’Energia è senza dubbio Una, ma si manifesta nel modo più vario e la mente umana tenta di dare un nome a ciascuna sua variante. Pensate quante false percezioni nascono dalle classificazioni arbitrarie dell’Unica Energia. È vero che certe sue qualità speciali sembrano casuali, ma il caso è un concetto relativo e non ha posto nel Cosmo.
È possibile a volte sentire il respiro del Cosmo. Fin dai tempi antichi gli uomini hanno studiato il ritmo del respiro, cercando di avvicinarsi al grande Respiro. Il maestro deve spiegare che le esperienze sono di tre generi: personali, planetarie e cosmiche.
Il Pensatore vedeva ogni cosa come una e trina.
444 — Urusvati sa che, quanto meglio si percepisce l’onnipresente Energia primaria, tanto più intensa essa diviene. Ecco perché si chiama vivente o divina. Tanto più è efficace quanto più è accettata e amata come legge immutabile.
Un medico attento prescrive al paziente i cibi che questi preferisce; lo stesso avviene quando si indica una sostanza favorita per il buon esito di un esperimento. Anche il più semplice degli uomini riconosce ciò che gli è più prossimo, e si potrebbero eseguire notevoli esperimenti raffrontando le varie sostanze specialmente adatte a ogni organismo. Mostrerebbero che l’uomo sa ciò che più gli si attaglia. Ma bisogna eliminare tutto ciò che è superficiale, altrimenti al beone starebbe bene solo il vino!
Per discernere le inclinazioni di un uomo è necessario a volte ricorrere all’ipnosi: in quello stato egli dirà non solo i cibi che gli sono benefici, ma anche quali sono i minerali, i metalli e le piante di cui soprattutto abbisogna. In tal modo rivela la propria, unica e peculiare individualità. Può darsi che egli nomini essenze molto diverse, che a prima vista sembrano escludersi a vicenda, ma esperimenti chimici molto raffinati mostrerebbero che una loro combinazione gli sarebbe benefica.
In tutte le cose si devono riconoscere i fondamenti dell’individualità, oggi specialmente. Si cerca infatti di uguagliare e generalizzare in tutti i campi, mentre la natura tende all’individuale in ogni fenomeno. Se si comprende la generosità di questo principio si scopre facilmente che il processo evolutivo naturale valorizza l’individuo.
È una legge che deve essere accettata anche da chi si ribella alle usuali categorie umane. Non un solo fenomeno in Terra manca di mostrare una spiccata individualità. Prendete ad esempio l’ectoplasma, di cui abbiamo detto, che ciascuno possiede, ma che è individuale in ogni sua manifestazione. La stessa cosa può dirsi della liberazione del corpo sottile. I metodi soliti, forzosi, creano ostacoli, poiché non tengono conto del principio di singolarità. Perciò Noi apprezziamo l’approccio individuale alle cose della vita.
Il Pensatore diceva che ogni uomo ha un suo modo inimitabile.
445 — Urusvati sa che i processi mentali sono illimitati e il libero arbitrio è uno di questi. Per suo mezzo l’uomo può opporsi anche alle forze cosmiche. Non stupitevi se dico che il libero arbitrio può scuotere persino le leggi universali, il che spiega la quantità delle sventure karmiche. Anziché rispettare la legge cosmica si sollevano grandi turbamenti e, persistendo nelle libere scelte, si guasta l’armonia universale. Ciò non solo si ripercuote nel Cosmo ma, riverberando, cresce e si rafforza in tutte le sfere.
Gli antichi saggi si appellarono alla coscienza del popolo narrando di epici eroi capaci di conversare con i mondi lontani, ma quelle leggende rimasero semplici favole. Neppure in questo secolo, Epoca dell’Energia, si presta attenzione all’energia mentale. È buona cosa che in certe università si studi la trasmissione del pensiero, purtroppo la ricerca è limitata a pochi metodi meccanici, del tutto insufficienti per illuminare l’umanità sul valore del pensiero come la più sottile energia.
Una volta realizzata l’energia del pensiero, si potrà disciplinare il libero arbitrio. Si deve capire che, se è scatenato e impetuoso, esso provoca gravissimi eventi planetari. La Terra è ora nel pieno dell’Armageddon e il libero arbitrio ha un ruolo di grande importanza in questa calamità. Le forze sovramundane non avrebbero potuto precipitarla senza la perdurante partecipazione umana.
Attenti a questa epidemia di follia psichica. Non si può attribuire ciò che avviene a un gruppo particolare di uomini: si deve riconoscere che contribuiscono al turbamento mondiale genti di tutte le nazioni. Gli eventi non insorgono né si spengono da soli. Forse oggi germogliano semi sparsi duemila anni or sono. Tanto è premuroso lo spazio nel custodire il pensiero.
Il Pensatore mostrava che, se si guardano le antiche memorie, si riconosce lo stato spirituale presente.
446 — Urusvati sa che il libero arbitrio agisce anche nel Mondo sottile. Nelle sue sfere superiori opera in armonia con l’energia psichica più elevata, e ne nasce un’autentica collaborazione, ma i conflitti sono frequenti nelle intermedie e inferiori. Vi dimorano entità che non riconoscono la giustezza della Legge dell’Esistenza. È deplorevole vedere come cercano di sottrarsi alla reincarnazione. Sanno che non possono avanzare nel Mondo sottile per il peso del loro karma, eppure preferiscono il loro stato di confusione alla necessità di riprendere il cammino terreno. Quella confusione è in realtà un tormento. Nessuno le maltratta, ma capiscono di non poter superare gli strati inferiori. La resistenza opposta dal loro libero arbitrio dimostra che la coscienza non è migliorata nella vita fisica e non sente l’impulso a conoscere il Cosmo, di certo non amano la Gerarchia. È una condizione da comprendere bene.
Molti parlano con bella eloquenza dell’amore e della devozione, ma non li esprimono nella vita. Parlano sovente del Maestro ma non fanno nulla per legarsi a Lui. Noi non diciamo che si debba dipendere da Lui in ogni cosa, anzi consigliamo l’autonomia, ma nel cuore deve ardere la lampada dell’amore. Solo allora si accende la fiamma di risposta. Spiegatelo come meglio volete, magari come una corrente elettrica, resta il fatto che la corrente del vero amore è un fortissimo legame da cui nasce la vera confidenza.
Il Pensatore credeva fermamente che l’amore è un dono divino.
447 — Urusvati sa che per la comunione superiore è necessaria la calma. Per certi esperimenti può essere indispensabile agitare l’acqua, ma se si vuole guardare nel profondo di un pozzo la superficie deve essere calma e l’acqua limpida.
È però possibile essere calmi quando il mondo è in tale stato di agitazione? Noi intendiamo la calma della coscienza che, una volta conseguita, è inviolabile. Allora, nonostante lo sdegno espresso tramite i centri esteriori o con le parole, la coscienza resta serena. Non è facile raggiungere questa condizione, che non si ottiene con mezzi meccanici. Con il ricorso al ritmo si riesce a spegnere le fiamme esterne, ma la stabilità della coscienza viene dal legame con l’Altissimo.
Bisogna proteggere ogni favilla di coscienza, poiché intorno infuriano i venti. Si avvicinano certi tentatori che la mente umana neppure immagina. Essi non sopportano una coscienza serena, che si erge come ostacolo sulla loro via fumosa. Che tale coscienza sia bersaglio degli oscuri non è da deprecare, al contrario è bene che vadano a bruciarsi nella sua luce.
Chi conosce la serenità della coscienza espansa può immaginare tempeste cosmiche, ma sa che non possono turbare l’Universo. Queste parole vi ricordino la Nostra calma, basata su grande esperienza, resa possibile dalla collaborazione. Essa rinforza ogni progresso.
Mi sentite? Dico di collaborare! Chi non collabora serve le tenebre. AscoltateMi! Chiunque coopera con le tenebre favorisce la distruzione. Ricordate le Nostre Torri, dove splende il Cuore della Collaborazione.
Disse il Pensatore: “Siamo circondati dalla collaborazione universale”.
448 — Urusvati sa che la Torre di Chun è il centro dei tre mondi. Tale unione è possibile per il fatto che alcuni dei Maestri, nei Loro corpi fisici, sanno esprimerSi in quelli sottili, mentre altri, nei veicoli sottili, sono capaci di agire nel mondo fisico. Bisogna rendersi conto di quanto è importante serbare l’armonia delle vibrazioni per consentire questa comunicazione fra il Mondo sottile e il fisico. Ciò che più importa è salvaguardare l’atmosfera circostante, sì che nulla di nocivo vada a sommarsi ai turbini delle correnti. Si anela al contatto con le Torri, senza capire che un’intrusione sarebbe disastrosa.
Per avvicinarsi alla Nostra unione è essenziale mantenere l’unione nelle circostanze terrene ordinarie. Rallegratevi, sapendo che in qualche luogo esiste la Scala dei Mondi! Questo concetto è come un ponte per l’evoluzione. Predicatori ignoranti insegnano l’indifferenza per l’unificazione suprema, ma è un consiglio inutile sul piano fisico, poiché qualsiasi limitazione chiude le porte ed esclude l’aria fresca.
Anche negli ambienti più modesti si sogna di aumentare le possibilità, eppure molti vivono senza mai levare lo sguardo alle stelle o pensare una sola volta all’Infinito. Perché mai? Quei predicatori mal diretti privino solo sé stessi dei conseguimenti superiori, poiché un giorno dovranno spiegare che diritto hanno di escludere i loro fratelli dai Reami superiori. Se un uomo sa dei Mondi sottili inevitabilmente pensa alla Meta suprema e nessuno ha il diritto di togliere ad altri ciò che già sentono nel cuore. È, infatti, inutile chiudere la porta a chi ne ha la chiave!
Il Pensatore insegnava che l’uomo deve tendere con forza ai Reami divini.
449 — Urusvati conosce gli apparati che Noi usiamo per concentrare le correnti da trasmettere. Essi vengono utilizzati ogni qualvolta è possibile per preservare l’energia psichica. Le trasmissioni possono naturalmente fare a meno degli strumenti, ma è sempre meglio essere economi. A volte, infatti, bisogna proiettare con urgenza una corrente di energia in momenti di alta tensione. L’uomo talora la percepisce, ma non sempre ne individua la fonte.
Noi additiamo sempre l’unione come requisito basilare per collaborare ma, talvolta, vi insistiamo in modo speciale per varie ragioni. La più probabile è la necessità di una speciale unione energetica cosciente: quando un ragno velenoso attacca, occorre il massimo dell’attenzione. Per un nemico forte la difesa deve essere concentrata e concorde.
Si perde l’equilibrio soprattutto quando si sente di un pericolo: se ne teme uno, se ne chiamano dieci. L’esperienza poi insegna che il pericolo deve soprattutto essere affrontato in equilibrio. Solo alcuni dei viandanti avvertiti di un pericolo si preparano con intelligenza. I pavidi contano tutti i rischi possibili ed evocano difficoltà insuperabili, mentre il vero guerriero raduna le forze per affrontare l’ostacolo. Sa che l’insidia può venire dal basso, dall’alto, da ogni lato, ma non si spaventa. Al contrario, la tensione delle forze lo riempie di gioia.
Grande è questo senso di prontezza gioiosa! Non ha limiti; è radiante, illumina tutta l’aura e moltiplica le forze fisiche. Piena di forza è la madre che salva il suo bimbo. Altrettanto chi è pronto a rintuzzare ogni attacco: con ciò manifesta l’unione di tutte le sue energie. Parliamo di eccezionali combinazioni di energie, ma gli uomini ignorano i segni dell’estremo pericolo. Se fin dall’infanzia si coltiva una costante prontezza si prepara la vittoria sull’egoismo.
Il Pensatore faceva lunghi viaggi in compagnia dei suoi discepoli. Domandava allora se avessero con sé l’arma migliore e se quelli, perplessi, domandavano quale fosse, rispondeva: “La più adatta per un viaggio: la prontezza totale”.
450 — Urusvati sa che sovente gli antichi proverbi furono affermazioni scientifiche che nel corso del tempo perdettero il senso interiore e finirono ripetute come formule superficiali. Si dice, ad esempio, che “il sonno è come la morte”, ma nessuno crede che in ciò stia una grande verità. Eppure quella che si chiama morte immette nel Mondo sottile e anche il sonno è un contatto con quella sfera.
I medici dicono giustamente che il sonno riposa, ma un discepolo dovrebbe sapere che qualsiasi contatto con le sfere sottili riposa il fisico. Si possono citare esempi di molte altre occasioni di tale rapporto. Alcuni proiettano i loro veicoli sottili in reami lontani, altri invece toccano solo lievemente i domini di quel Mondo. Pertanto i medici hanno ragione per quanto attiene all’importanza esteriore del sonno, ma questa non illumina il significato profondo, che più conta. Si deve sapere che il sonno introduce nel Mondo sottile, quello stesso che si rifiuta di ammettere.
Non parliamo di materializzazioni o trucchi da medium, ma di una condizione naturale per chiunque. Quando si accetterà il significato reale del sonno si cominceranno a notare molti dettagli.
Alcuni non capiscono nulla di ciò che diciamo sul valore del sonno e pensano persino che esso non è necessario. È vero che, per certe malattie, non si riesce a dormire, ma è uno stato penoso e nocivo. In alta montagna il bisogno di dormire diminuisce, ma anche in tal caso non si annulla.
Si deve capire che nel Mondo sottile si possono incontrare corpi sottili di persone ancora viventi in Terra. Quando si crede di aver sognato altre persone è possibile aver avuto un contatto con i loro corpi sottili. Va detto che questi incontri sono compresi appieno solo quando si conoscono bene le condizioni del Mondo sottile.
Gli uomini più intemperanti possono essere ragionevoli e amabili nei loro rapporti colà, mentre a livello fisico non sarebbero mai così socievoli! Ricordano solo frammenti di quelle esperienze, tuttavia nella propria essenza ne traggono una migliore comprensione. Le lezioni importate dal Mondo sottile sono molto utili nelle varie situazioni della vita.
Questi vantaggi potrebbero aumentare di molto se prima di cadere addormentati si pensasse al fatto che si sta per entrare in quel grande Mondo. Realizzare anche in piccola misura l’importanza del contatto avvicina a quel reame. Si stupisce spesso per aver sognato nello stesso tempo di gente morta e viva, ma non è straordinario, dato che per il corpo sottile non esistono distanze né tempo.
Si consiglia pertanto di trasformare il sonno in una mirabile comunicazione con i reami superiori, senza con ciò tendere le proprie energie sottili. Talora la memoria non trattiene quelle impressioni, ed è un fatto naturale. Anche se non si ricorda bisogna riconoscere che il contatto con il Mondo sottile avviene durante il sonno.
Il Pensatore diceva che ogni notte si ha occasione di andare per magnifici sentieri.
451 — Urusvati sa che esistono vari metodi per sviluppare la memoria, tanto che si è inventata una tecnica particolare, chiamata mnemonica. Questa la suddivide in varie classi, e propone di rafforzare e sviluppare il cervello stipandolo di nozioni. Ignora però ciò che più importa, ossia come trasformare la coscienza umana. Non considera che il pensiero continuo e concentrato su ciò che più si ama è il metodo più sicuro per coltivare la memoria. Non serve affardellare la coscienza di particolari di poco conto. Per prima cosa bisogna concentrarsi su un concetto assunto come principale. Ciò rafforza i centri nervosi. Quando si saprà tenere sempre presente l’ultima meta, la memoria sarà migliore, di qualità sintetica.
È un consiglio che pare agevole, basta concentrarsi! Ma è di grande importanza saper scegliere l’oggetto da considerare. Ecco ad esempio Nostra Sorella, che in modo perentorio e continuo porta in sé memoria di ciò che più venera e ama; cosa fattibile anche tra i triboli terreni. L’ancora, se ben infissa, salva la nave anche nella burrasca. Nessuno è costretto ad una tale concentrazione, è la stessa natura umana che dirige ciascuno verso il metodo più sicuro.
Il Pensatore ricordava la sua Musa prediletta. Non faceva mistero di superare i giorni più difficili solo per quel sostegno. Era la fonte della Sua forza e dunque della salvezza.
452 — Urusvati sa che i nuovi venuti portano con sé molti del Mondo Sottile. Non è per ossessione, ma per semplice affinità di aura. Gli uomini sono circondati da entità sottili e ogni ospite arriva con la sua scorta. Non si deve lasciare che i sopraggiunti causino conflitto. È bene creare un’atmosfera che fonda tutti in concordia. La maggiore armonia attrae subito visitatori migliori.
Non è una favola, sono fatti cui applicare le conoscenze scientifiche. Pur ricorrendo alla regola dei contrari non si possono confutare le informazioni che riguardano il Mondo sottile. Tocca a chi dubita dimostrare infondate le conoscenze accumulate in migliaia di anni.
Noi non pretendiamo una fede cieca, e quindi accettiamo le sfide dei negatori, a patto che si attengano al metodo scientifico. Non dovrebbero rifiutare in modo categorico, senza prove rigorose. Forniscano dunque i dati secondo i quali è falso ciò che diciamo del Mondo sottile.
Non si scenda a discutere se i mondi lontani sono o no abitati. Affermare che la Terra è l’unico pianeta popolato non convince, è una banalità che lascia insoddisfatti. In ogni modo, chi descrive lo spazio come pienamente popolato può citare leggi fisiche a sostegno. Non è difficile dimostrare la presenza colà di microrganismi, e da ciò estendere la prova sino al Macrocosmo.
Non si tratta di un paragone grossolano. Ricordate che la gran maggioranza non ha mai guardato in un telescopio o in un microscopio. E non parliamo degli illetterati, ma delle classi colte. Ciò sorprende, non si trova tanto nei villaggi quanto fra i grattacieli e le piazze delle città. È in tali ambienti che si nutre l’ignoranza. Quanto è meglio conversare con la gente dei campi che cozzare contro l’insipienza irrimediabile di certi ceti cittadini! Chi nega sia dunque rigoroso.
Il Pensatore suggeriva sempre ai compatrioti di prendere ogni decisione su basi scientifiche.
453 — Urusvati sa che si cerca sempre di spezzare i concetti completi e unitari. È una violenza che comprova l’ignoranza. Si vuole separare l’idea di evoluzione in materiale e ideale, ma non è facile deformare quel maestoso concetto e non applicarlo alla vita.
Sentite il Nostro dolore quando si spezza l’unione? Potrebbe mai un medico concepire un uomo fatto solo di muscoli o nervi? Non potrebbe esistere. E che dire di un’evoluzione solo materiale o solo ideale? Impossibili entrambe. Solo se completa e integra essa trasforma la vita. Non è una sintesi che prevede la giunzione di varie parti, ché nell’evoluzione non sussistono parti. Muscoli e nervi sono di un unico organismo, che non funziona se privo di uno solo dei suoi poteri motori. Dalla storia dei vari popoli si apprende quanto furono brevi i periodi di massimo successo, e finché le forze fondamentali dell’evoluzione non saranno armonizzate l’umanità continuerà a zoppicare.
I concetti di materialismo e idealismo non sono capiti a dovere. Si deve sapere che la materia è anche spirito. Sono due stati che manifestano l’unica Energia primaria, e i tentativi di dividerli falliranno. Il materialismo a sé stante è caratteristico dell’ignorante, così come il solo idealismo è una bandiera senza senso in mano agli sciocchi.
Non sminuite la grande idea di evoluzione. Si invitino le scienze a ragionare su basi solide. I loro metodi rigorosi ne riveleranno il valore.
Il Pensatore diceva: “Perché ti sei fasciato un solo piede? Con una gamba sola non si fa molto cammino!”.
454 — Urusvati sa che qualsiasi azione umana può volgersi al male. I medici antichi dicevano, dopo una cura: “Che questo bene non vada a male”. Sono molti gli esempi di sciagure nate dalle migliori intenzioni. Un contadino, ad esempio, avvisato di un pericolo, penserà solo alla propria salvezza, trascurando campi e raccolti.
L’insegnante deve mostrare che esistono molti livelli di bene. Non si dovrebbe compiere una buona azione sapendo che ne verrà del male, ma come evitare i livelli più sottili del male? Bisogna, ancora una volta, ricorrere alla conoscenza diretta.
Si sa che gli oscuri deformano alquanto anche le migliori intenzioni, ma Noi non recriminiamo se il Nostro bene fu talora distorto. Noi valutiamo il bene che dà il raccolto migliore, perché solo la commensura giustifica l’azione.
Ricordate che sebbene la tenebra offuschi anche la luce più brillante, il sole che tramonta risorgerà. Gli eventi cosmici rischiarano il lavoro dell’uomo. Non è concepibile che giunga una fine, che non esiste. La gioia nasce dall’Infinito.
Il Pensatore, per confortare gli allievi, diceva che la gioia è illimitata.
455 — Urusvati sa che l’illuminazione improvvisa è molto malintesa. Per orgoglio si crede di essere ormai illuminati alla prima fievolissima esaltazione. L’illuminazione vera è sempre preceduta da un lungo travaglio interiore. È un lavoro costruito su vecchi accumuli ed è talora inconscio, tuttavia esiste e apre alla luce.
L’illuminazione non è una fiammata accidentale, ma un grado diverso di coscienza. L’uomo sovente non comprende perché è improvvisa, quasi accidentale. Certo il risveglio e l’apertura del “loto” possono essere promossi anche da un evento esteriore, ma quel fiore era già sbocciato nelle profondità della coscienza. Lo splendido “loto” si apre solo dopo molto sforzo industre, e sovente neppure si sa di aver curato il bel giardino! L’illuminazione è dunque frutto di molte seminagioni laboriose. Non c’è effetto senza causa.
Pure la solennità è sovente male intesa. Pare fortuita, ma in effetti si consegue con gran pensare penetrante e profondo, e quando è intensa immette stabilmente in un nuovo stato di coscienza. Noi ammiriamo le fiamme inestinguibili, non i bagliori effimeri.
Il Pensatore insegnava che a ciascuno è data una lanterna.
456 — Urusvati sa che l’energia psichica coordina e dirige anche i voli migratori degli uccelli, sì come promuove l’unità umana. Bisogna però rammentare che l’educazione della volontà è il miglior ausilio per l’illuminazione, la quale, allorché divampa, splende come una torcia e rivela il sentiero. E come farlo? Con la concentrazione e il pranayama? Ogni mezzo è utile, ma la volontà più intensa è forgiata dalle lezioni della vita.
Per esercitare la volontà non occorre attendere un evento d’eccezione. Essa cresce invincibile nel bel mezzo della vita giornaliera. Non basta parlarne, bisogna coltivarla all’interno come impulso psichico. Il lavoro la rafforza. In ogni confronto si mostra il grado della propria volontà.
La mente vola per suo comando, e il saperlo apre le porte, non costringe in schiavitù. La vera educazione del volere accompagna il primo risveglio della coscienza. I vantaggi di una volontà disciplinata si percepiscono fin dai primi anni di vita, ma non tutti riescono a domare agevolmente una volontà senza controllo. Si vince il caos solo se si comprende che bisogna trasformarlo. Occorrono però molte incarnazioni prima di riconoscere in modo autonomo che è necessario dominarlo e, in difetto di esperienza spirituale, è bene ascoltare i consigli che riguardano la volontà. Si apprende allora che si deve rafforzarla e disciplinarla. S’impara che la volontà trattiene dall’offendere il prossimo e segnala quando è necessario soccorrerlo. La Nostra guida è favorita dalla volontà del discepolo. Diretta al bene, è una forza purificante.
Il Pensatore diceva, indicando una migrazione d’uccelli: “Che bella forza guida quei viaggiatori!”.
457 — Urusvati sa che la voce della coscienza è detta spesso “quieta e modesta”, ma è inaccurato. Talora è chiamata voce del profondo, il che è più prossimo alla verità. Perché però non chiamarla, semplicemente, Voce della Coscienza? Si capisce allora che i suoi comandi vengono dall’intimo e riflettono il legame con il Sovramundano.
Non si può far tacere quella voce dall’esterno. Al contrario, la nutrono tutte le energie dello Spazio. Noi non imponiamo mai la guida, che pure nutre gli aspetti migliori della coscienza. Chi capisce la cooperazione sa che si può dare aiuto senza costringere.
Che fanno gli uomini quando la voce della coscienza si fa sentire? Di norma cercano con ogni mezzo di sopprimerla, e, poiché li disturba, la rigettano. Come avanzare, però, se non si riconoscono le proprie doti?
Spesso si teme quella voce, pensando che si fa sentire solo dopo una cattiveria. Che errore! La coscienza spinge solo al bene. Commesso un misfatto, l’uomo diviene teso e nervoso, desto al punto di sentire la voce che lo chiama.
La cooperazione non sta mai nella reciproca condanna! Se solo si ascoltassero quei moniti, si scanserebbero molti pericoli. La voce della coscienza non tace, non è indistinta, e non è orgogliosa della sua indipendenza. Chi collabora veramente non cerca la fonte del successo, e accetta con gratitudine il dono del Bene.
Il Pensatore ne accettava i doni come cibo dello spirito.
458 — Urusvati sa che la maggior parte delle nuove invenzioni sono usate in modo perverso. Oggi, ad esempio, esistono pellicole fotografiche sensibili alle entità sottili, eppure i tentativi in questa direzione sono scarsi. Riuscirono meglio tentativi compiuti con pellicole di vecchio tipo. Senza dubbio i ricercatori di allora erano più pazienti e accurati, e non si scoraggiavano tanto facilmente.
Non si possono prevedere tutte le condizioni cosmiche che circondano gli esperimenti sottili. La chimica dei raggi solari, ad esempio, non è propizia, e uragani e terremoti sono deleteri. Sono specialmente favorevoli le luci tenui e diffuse, l’armonia delle aure degli astanti e la musica. Queste condizioni, comunque, sono solo requisiti di base per la registrazione; può agire in senso positivo o negativo la presenza di entità sottili. Esse possono avversare certi fenomeni che giudicano inutili, e cercano di interromperli. Per ostilità possono anche precluderli, ma l’impegno paziente ha ragione di tutti gli ostacoli.
Ricordate inoltre che negli esperimenti sottili è specialmente utile la partecipazione femminile. Si è notato in questi tentativi fotografici che la presenza fisica o sottile di una donna consente risultati migliori. Già si è affermato che essa è auspicabile. Gli antichi alchimisti lo sapevano, ma oggi molti scienziati lo negano. Perciò quel contributo oggi è per lo più indiretto.
La donna è nondimeno attratta dalla natura fondamentale delle cose, e lascerà il segno nelle nuove scoperte. Perciò è di grande importanza cambiarne lo stato sociale, elevandola alla desiderata parità di diritti, e anche comprendere la raffinata sottigliezza della sua natura. Sarebbe errato mandarla a sostituire i soldati in battaglia, o destinarla a lavori pesanti. Se si è consci della presenza di preziose energie sottili bisogna saperla utilizzare in modo acconcio. Ciò riconduce al concetto di vera collaborazione.
Ogni facoltà deve essere usata in modo pertinente. L’epoca della Madre del mondo non è il ritorno a quella delle Amazzoni. L’uomo è destinato a un compito molto maggiore, più elevato e prezioso. Si vedrà che le macchine, affidate alle donne, funzionano meglio e le piante vivono più a lungo. Non parlo naturalmente di qualsiasi donna, ma di quelle, eccezionali, che esprimono l’energia più sottile. Sono la gloria del tempo della gran Madre, e intimamente con¬nesse alla guarigione.
La donna ha poi un’altra qualità: esprime la devozione più profonda. Rivela le verità maggiori. La realtà lo conferma. Garantisce la giusta applicazione della nuova conoscenza.
Il Pensatore era solito rivolgersi alla Sua Musa, di cui rispettava la forza sottile.
459 — Urusvati sa che molti preferiscono anelare ai mondi lontani piuttosto che attendere ai problemi terreni. La ragione è chiara: gli abitanti della Terra non hanno responsabilità colà, mentre i doveri quotidiani li gravano assai. Pochi vogliono capire che la realtà di quei mondi sarà rivelata solo a chi avrà ben gestito le condizioni terrene.
Non è possibile avventurarsi nelle sfere sovramundane prima di aver realizzato il proprio proposito in Terra. Si diventa degni visitatori di quei mondi solamente per il progresso compiuto quaggiù. Quando Noi parliamo del Sovramundano bisogna per prima cosa comprendere lo stato terreno. Lo ripeto: chi non riesce in Terra non può tendere correttamente a quel mondo.
Neppure chi s’impegna secondo i Precetti ricevuti è sempre capace di applicarli. Ciò però non vi scoraggi. Chi ha sperimentato molti viaggi terreni sa come ha accumulato esperienza, e il più bravo ed esperto compatisce chi inciampa.
Non scordate che durante ciascuna vita alcune qualità migliorano, mentre altre rimangono quiescenti. Questa è la ragione per cui alcuni riescono in certe imprese e non in altre. Solo nel Mondo sottile tutti gli accumuli si attivano, e naturalmente anche gli errori.
Il Pensatore difendeva sovente un uomo dicendo: “Chi ne conosce il cuore?”.
460 — Urusvati sa che la sovrasaturazione dello spazio può avere gravi conseguenze. È cosa da considerare alla maniera scientifica. Le interferenze radio causano confusione spaziale, e i clamori umani lo turbano anche peggio.
Gli psichiatri devono osservare con attenzione le epidemie psichiche. Studino le manifestazioni psichiche collettive. Sarebbe errato attribuire quei malesseri solo all’ossessione, sebbene un organismo soggetto al veleno spaziale sia più esposto a quell’insidia.
Attenti a questa parola: veleno. Esprime la vera natura delle epidemie. I medici devono capire come si genera uno stato chimico che aggredisce un organismo. È molto importante studiare i moti delle moltitudini, per capire che alcuni di essi accrescono il malessere psichico.
Una grossa esplosione è spesso meno pericolosa dei tumulti umani. Ricordate che ci sono condizioni peggiori della guerra. Pensate all’inquinamento spaziale. Tutte le agitazioni producono dei gas, ma lo scompiglio umano genera un veleno molto potente. Eppure nessuno crede che le distruzioni conseguenti sono provocate dall’uomo stesso.
Ormai la psicologia non è più considerata un’astrazione. Si comprende ormai che la psiche è un vero laboratorio, in cui si possono produrre veleni. Certo vi si possono anche ottenere rimedi benefici, a patto che il pensiero diriga solo al bene.
Il Pensatore incitava i cittadini a dedicarsi al bene. Allora le attività della vita diventano salutari.
461 — Urusvati sa che la qualità dell’azione dipende dall’entusiasmo. Si tratta però di vedere cosa s’intende precisamente con quel termine. Non è semplice desiderio, ispirazione o fervore.
Noi sappiamo che l’entusiasmo agisce sull’aura e l’accende, ma gli scienziati ignorano quali centri nervosi sono allora più attivi. È una tensione luminosa che può insorgere durante qualsiasi lavoro. Gli antichi dicevano che è un saluto degli Dei, il solo capace di fare radiante e perfetto qualunque lavoro.
Si può affermare che l’anelito alla perfezione è una forma di suprema creatività. Ma il fervore, da solo, non basta, e Noi insistiamo che bisogna lavorare con entusiasmo. L’artigiano più provetto sa che è sempre possibile migliorare la qualità di tutte le fasi del lavoro. Lo stesso vale per le Nostre opere. Senza entusiasmo il loro ritmo andrebbe distrutto.
Urusvati sa come avviene. Non è il caso di attribuirlo a interferenze oscure. Basta, ad esempio, partecipare a una conversazione con atteggiamento disarmonico per turbarne il ritmo. Restaurarlo non è facile, e occorre riattivare con cura certi centri, non troppo in fretta, poiché potrebbero reagire negativamente. Si riconosce allora che è tempo di studiare come funziona il sistema nervoso. L’esame dei suoi riflessi stimola altre ricerche, ma, se non si tiene conto dell’energia psichica, i risultati non saranno attendibili.
Il Pensatore consigliava di annotare le varie anomalie di ritmo e i sintomi fisici conseguenti.
462 — Urusvati sa che le correnti disarmoniche possono essere molto penose. Lo sforzo di recuperare l’equilibrio può dare varie sensazioni dolorose. Ricordate le sofferenze di fratello K., quando fu attaccato da emissioni ignoranti e maligne. Non ne avrebbe risentito a tal punto se allora le correnti spaziali non fossero state tanto gravose.
Abbiamo già detto dell’epidemia di mucose infiammate, che può essere attribuita a correnti spaziali aggravate dalla confusione terrena; quest’ultima rimane la causa principale.
Non è facile ristabilire l’equilibrio quando si è aggrediti da ogni lato da una bufera di malizia. Ci vuole calma per prima cosa, e non è facile ottenerla. Il Nostro Fratello soffrì a lungo proprio perché non si poté ristabilire rapidamente la calma, neppure nelle circostanze più favorevoli.
Questi attacchi di confusione terrena Ci sono ben noti. Ciascuno di Noi, prima o poi, li ha sperimentati. In effetti, persino le correnti normali sono eccessive in quelle occasioni, e cerchiamo di respingere, per quanto possibile, le vibrazioni nocive. Non sorprende che allora l’armonia vada perduta. Bisogna proteggere l’organismo. Vi consigliamo di non stancarvi, e, se avete sonno, non costringetevi a stare svegli.
Le collisioni selvagge delle correnti colpiscono gli organismi raffinati. In tempi antichi era possibile ritirarsi nei deserti per evitare i tumulti terreni, ma oggi gli uomini affollano persino l’aria, e le correnti sono tese. Non è dunque in astratto che parliamo di sovrasaturazione dello spazio, che è un problema planetario.
Il Pensatore parlava sovente di una “battaglia invisibile”.
463 — Urusvati sa com’è triste la vita senza Maestro. Gli uomini ne hanno una strana opinione. Anche chi ne nega l’importanza, per ciò stesso afferma il Maestro. Insegna, infatti, ai suoi seguaci, dunque è un maestro; il concetto mette radici, rafforzato persino da chi avversa il principio. Non diciamo che tutti debbano pensarla allo stesso modo, ma che ciascuno riconosce i principi vitali a modo suo.
Senza eroi non è vita. Informatevi se mai ci fu un tempo senza un modello eroico. Qualsiasi allievo ammetterà di aver sempre amato in cuore un suo ideale. Le grandi imprese ispirano gli impulsi migliori. Dirà inoltre che nessuno gli insegnò a venerare un eroe, ma che quel sentimento gli venne dall’intimo. Le basi dell’esistenza affiorano indipendenti, emergono dai depositi del Calice, dove sono preservate quali lezioni del Mondo sottile. Sovente non si riesce a dirle in parole, ma sono vive, e all’ora giusta trasformano la vita.
Non stancatevi di parlare del Maestro e dell’Eroe. Sono concetti uguali in essenza. Conducono al successo, aiutano a sopportare il peso della vita, e sono fonte di coraggio.
Il Pensatore diceva: “Il Maestro è l’Eroe più grande. Le sue armi non arrugginiscono né si guastano. Un esercito può voltarsi e fuggire, non il Maestro. IncoroniamoLo di fiori quale Eroe”.
464 — Urusvati sa che le correnti spaziali giungono in Terra con ritmi diversi. Le vibra¬zioni cosmiche perciò vi creano disegni peculiari. L’influsso sovramundano non cala come una gran nube ad avvolgere il pianeta. I ritmi delle correnti sono piuttosto paragonabili a quei disegni tracciati sulla sabbia da vibrazioni sonore. Ciò spiega perché alcuni non ne avvertono l’influsso sempre, ma solo a periodi, e altri restano insensibili. Per questa ragione è difficile studiarle.
Le onde dei gas terreni ne sono un buon esempio. Alcuni le patiscono, mentre altri che vivono nei pressi sono immuni. Per di più, le varie onde spaziali sono percepite diversamente, secondo lo stato dei centri nervosi. Questi, ad esempio, possono attirarle quando sono tesi, perché la stessa tensione agisce da magnete.
Quando affermiamo che la calma è necessaria non dimentichiamo la commensura. Chi, ad esempio, ha violato il principio d’equilibrio attrae molti influssi peculiari e calamita correnti invisibili ma conflittuali. Con le Nostre vibrazioni possiamo naturalmente dare alquanto soccorso, ma sappiate che l’assalto distruttivo può essere molto forte, e richiede difese adeguate. Non è facile stare al centro, quando infuria la battaglia! Ecco perché consigliamo di non lasciarvi deprimere facilmente. Si può credere di essere travolti da qualcosa d’irreversibile mentre in realtà è solo una nube che passa. Ogni Nostro consiglio ha dunque anche un valore terapeutico.
Il Pensatore domandava: “Come ringraziare il Medico invisibile?”.
465 — Urusvati sa che la vera devozione al Bene nasce nel cuore, non nel cervello. Il fervore del cuore non è un’astrazione, è una realtà. Come inculcare nella coscienza che quel principio è la base della vita? Bisogna riconoscere che il Bene è vantaggioso non solo per il mondo, ma per sé stessi.
È bene ricordare le varie deviazioni dal Bene e cercarne le cause. Si noterà per prima cosa che chi se ne allontana non crede nella continuità della vita, e pensa che i suoi misfatti moriranno con lui. Ha paura della morte e cerca di prolungare il soggiorno terreno. Se potesse vedere nel Mondo sottile imparerebbe che il Bene è vantaggioso. Pagherebbe tuttavia uno scienziato capace di prolungargli la vita terrena, dove immergersi negli svaghi e nella dissipazione, piuttosto che occuparsi dei fantasmi del Mondo sottile!
Cosa porta con sé chi giunge da quel reame? Un triplice retaggio: karmico, che è individuale, l’influsso degli avi, e infine ciò che ha acquisito colà. Sono eredità buone o cattive, e plasmano l’esistenza. Chi opera per il Bene si preoccupa di aiutare chi se ne allontana, ma se tutti e tre quegli aspetti sono sfavorevoli è difficile cambiare in meglio. Esaminate le cause si vedrà che i disertori del Bene rischiano di diventare rifiuti cosmici!
Disse il Pensatore: “Che Zeus scagli i suoi fulmini e tolga questi resti dalla Terra”.
466 — Urusvati sa che anche il Nostro Consiglio più semplice molte volte è distorto. Abbiamo, ad esempio, indicata la necessità di proteggere gli amici con l’aiuto occorrente. Sembra tutto chiaro, eppure si trova sovente in ciò occasione per criticare gli amici. Là dove rode il verme della condanna non si raccolgono frutti.
Cercate di capire la differenza tra condanna e giusta valutazione. Tutti sanno che certi delitti meritano una condanna severa, ma il criticismo ordinario, quotidiano, è superficiale e no¬civo. Con quell’atteggiamento si cerca di costringere altri a comportarsi come si vorrebbe. Non si vuol capire che ogni uccello canta a modo suo ed è sbagliato forzarlo a cantare in altro modo. Si può anche ucciderlo, ma senza risultato.
Purtroppo gli uomini impongono la loro volontà, e tanto peggio se lo fanno nel nome del Bene. Quando diciamo di proteggere gli amici pensiamo a cure premurose, non certo a critiche prive di tatto. È ora di capire che è criminoso intossicare l’atmosfera con il criticismo, tanto simile alla calunnia. Qualsiasi imposizione ostacola la comunione con Noi.
Abbiamo detto di sentimenti sovramundani che sottilmente si trasmettono a gran distanza. Potrebbe esserci grossolanità nella Dimora sottile? L’aiuto reciproco deve basare sul cuore che ama. Chi scopre il potere del cuore amorevole trova la via che porta a Noi.
Il Pensatore distingueva sempre fra un cuore capace di vero amore e uno ipocrita.
467 — Urusvati sa che nelle alte sfere il libero arbitrio muta in cooperazione con la Mente cosmica. È un processo difficile da capire. Alcuni ritengono che il libero arbitrio vi è soppresso, altri che semplicemente si dissolve. Le spiegazioni variano, ma è molto raro che si comprenda che l’armonia, che così si stabilisce, consolida il potere mentale. È uno sviluppo senza costrizione o servitù: soltanto sintonia con l’Infinito.
È altrettanto difficile capire che il libero arbitrio si esercita anche nel Mondo sottile. Non si vuole ammettere che quella sfera è simile al mondo fisico, in altra dimensione. Chi ha vissuto in modo disciplinato, riconoscendo il valore dell’armonia, può continuare nel Mondo sottile subito dopo la morte. È una coscienza dalle ali benedette, che accelera l’evoluzione.
È raro che gli uomini sviluppino quelle ali mentre sono in Terra; di norma entrano nel Mondo sottile con volontà indisciplinata, desideri inappagati e frustrazioni varie. Vivendo quaggiù non pensano a migliorare. Si accontentano di agire secondo regole altrui, degenerate in dogmi nel corso del tempo. In casa e a scuola nessuno parla della vita futura. Al contrario, simili argomenti sono considerati sconvenienti. Le famiglie ritengono disdicevole accennare al passaggio al Mondo sottile, e nelle scuole ciò potrebbe far licenziare l’insegnante. Ignoranti e bigotti, si preferisce restare nelle tenebre.
Pochi parlano del gran destino dell’uomo! Sin dai primi giorni dell’esistenza terrena, per la pressione mondana, si scordano i bagliori del Mondo sottile.
Immaginate come cambierebbe la vita quando se ne capisse giustamente lo scopo. Molti problemi che appaiono impossibili sarebbero allora facilmente risolti.
Il Pensatore diceva che l’umanità vagherà a lungo nel buio, ignorando il significato dell’e¬si¬stenza.
468 — Urusvati sa che studiando l’Insegnamento si deve badare non solo al contenuto ma anche al linguaggio in cui è trasmesso. La scelta di quest’ultimo non è senza ragione. Tutti gli insegnamenti, di qualunque epoca, rivelano allo studioso attento la nazione prescelta per la prossima avanzata evolutiva.
Si pensa per lo più che esso sia dato nella lingua di chi lo riceve, ma è una spiegazione incompleta. Bisogna studiare bene le cause. Nulla avviene per caso. Chi riceve l’insegnamento è scelto all’uopo, e la lingua stabilita secondo la necessità. Si osservi che gli insegnamenti furono emessi in linguaggi diversi, ciascuno relativo a circostanze di rilievo mondiale. La lingua scelta è, in questo senso, un dono offerto a una data nazione. Non per questo l’Insegnamento perde il suo valore generale. Tutte le verità valgono per l’umanità intera, ogni periodo ha il suo compito e ogni nazione il suo dovere.
Occorre molto tempo alle nazioni per formare il cristallo della loro natura. È difficile discernerla nell’insieme della popolazione. L’osservatore inesperto vi vede solo i tratti superficiali, anziché l’essenza. Consigliamo perciò pazienza e osservazione intelligente, a scanso di dover poi rimpiangere giudizi affrettati.
Questi sono molto comuni, poiché si pensa che non è mai troppo tardi per rivedere le proprie opinioni. Ma quella leggerezza mentale è prossima al tradimento, che specialmente aborriamo. Quando si tratta della psicologia di una nazione o del valore di un’epoca, non è lecito essere sconsiderati.
Si potrebbe obiettare che non è facile valutare la profondità di un fiume quando le onde sono alte. Ma è appunto questa la ragione per cui si trasmettono gli Insegnamenti! Essi riguardano gli aspetti più diversi della vita, non sono collezioni casuali di detti, ma il mosaico di tutta l’esistenza. Tocca al pellegrino scegliere le pietre su cui passare il fiume.
Disse il Pensatore: “Il fiume ha molti guadi. Oh Musa, aiutaci a trovarli”.
469 — Urusvati sa che l’immaginazione si nutre d’impressioni della realtà. Quando la flessibilità e l’osservazione sono state coltivate a sufficienza, nel Calice si raccolgono i tesori della vita, che ne trasformeranno l’esistenza futura.
Ci sono però altri fenomeni connessi all’immaginazione. Alcuni, ad esempio, saprebbero descrivere aspetti del Mondo sottile, apparsi a loro in un momento speciale, ma esitano a farlo perché li credono frutto di fantasia. Si perde l’infinita varietà di quel mondo, che pure influisce continuamente sull’uomo. Certi organismi sensibili percepiscono, secondo il loro livello, molto di ciò che avviene nelle sfere sovramundane. Non bisogna però attribuire a sé stessi tutte le percezioni, poiché aiutanti invisibili sono all’opera. L’immaginazione è dunque stimolata da un complesso di condizioni.
Sapete quanto importa coltivarla durante l’esistenza terrena, ma molti non ne capiscono bene la natura. Dicono di non percepire immagini nella mente e che solo gli artisti ne hanno la facoltà. Sono spiegazioni semplicistiche. Non comprendono che l’immaginazione è una finestra, aperta sul Bello, che migliora la vita.
Quando alfine la scienza assisterà l’uomo a coltivare un sano giudizio, la conoscenza salirà di livello. Tutti i fenomeni sono da esaminare in modo rigoroso, ma se gli scienziati difettano di fantasia, come possono trarre il meglio dai loro strumenti?
La vita quotidiana è una sequela di fenomeni notevoli da esaminare con precisione. Si comincia a studiare i microrganismi, ma i loro aspetti psichici, positivi e no, sono ancora ignorati. Anche questa parte della vita deve essere investigata con rigore. Le Nostre Torri basano saldamente sulla conoscenza della natura.
Il Pensatore sapeva che l’evoluzione accelera quando il sapere è diffuso, quando si riconosce che la fantasia basa su un fatto scientifico.
470 — Urusvati sa che i talismani hanno valore scientifico. Abbiamo già detto di questi oggetti magnetizzati, che in condizioni favorevoli restano carichi a lungo. Cosa avviene quando cadono in mani indegne? Come un magnete perde il suo potere in condizioni negative, il talismano, in cattive mani, si smagnetizza.
In passato, molti uomini vennero torturati e arsi vivi perché si malintese l’uso dei talismani, ma la scienza oggi sa che è possibile magnetizzare un oggetto. Si domanda anche quale sia il metodo migliore per farlo. Le tecniche sono varie: si passano le mani sull’oggetto, o si tiene accanto al letto, o si porta con sé, presso il cuore, o semplicemente si tocca o si guarda. È pure possibile magnetizzarlo a distanza, ma bisogna conoscerlo bene per visualizzarlo chiaramente.
Questi metodi richiedono di non toccare e spostare l’oggetto con le mani, se non per mezzo di un materiale isolante. Non è stregoneria, sono misure scientifiche preventive. Non tutti sono abbastanza pazienti per tali esperimenti, ma riuscire a trasferire con successo energia a un oggetto, è cosa che si dimostra da sé. Queste prove fanno capire quanto sia prezioso padroneggiare l’energia psichica.
Le circostanze influiscono, ma purtroppo non si sa controllarle. Non più del cinque per cento delle famiglie vivono in armonia. Molta energia è sciupata in liti domestiche. Perfezionare la vita di famiglia insegna la commensura.
Chiunque abbia risorse d’energia psichica dovrebbe essere trattato con gran riguardo, ma l’umanità neppure ci pensa. Se si apprezza la scoperta di grandi riserve d’acqua, quanto più si dovrebbe stimare chi ha in serbo energia psichica in abbondanza. Qualsiasi erba ha in sé proprietà terapeutiche, ma bisogna usarle. Lo stesso va detto dell’energia psichica individuale.
L’effetto di una mistura d’erbe può essere molto complessa. Che dire allora della miscela di energie umane? Chi ne ha mai studiato la composizione? Per sposarsi occorre oggi un certificato medico, e altrettanto si farà un giorno per la qualità dell’energia psichica. Il problema della disarmonia tra esseri umani sarà allora risolto.
Disse il Pensatore: “Perché portare al collo macine da mulino, e appenderle a quello altrui? È molto meglio far crescere le ali”.
471 — Urusvati sa che vari sono i livelli di cooperazione. Di solito si resta negli inferiori, che richiedono meno responsabilità, impegno e diligenza.
I gradi superiori sono difficili per molti perché vi si deve agire di propria iniziativa e intendere bene le parole della Guida; ci vuole coraggio per esporsi a ricevere molte frecce sullo scudo. Più alto, più difficile. L’uomo, inoltre, non sa come, né dove nasce la sua energia psichica. Sembra a volte che nulla sia accaduto, proprio quando per la sua azione molto si è compiuto.
L’uomo comune non sa valutare la vera portata della propria mente. Non ne vede le correnti della sua energia psichica, che, se unite a quella del Maestro, agiscono per il Bene. Che il collaboratore devoto la ponga a Sua disposizione, senza discuterne i metodi, che possono essere complessi. In battaglia non si discutono le intenzioni del comando. Bisogna dare il me¬glio per servire meglio. Perciò, ai livelli più alti della cooperazione, occorre applicare l’energia psichica in modo più ampio di quanto si creda.
Si dà l’esempio di un generale che vinse senza saperlo. Credeva di essere stato sconfitto, per la distanza che gli impediva di vedere il nemico distrutto.
Il Pensatore diceva: “Ascoltate, ascoltate con attenzione. Sapete dov’è il vero potere? Forse avete già vinto e non riuscite a vederlo”.
472 — Urusvati sa che talora non si distingue chiaramente il confine tra il bene personale e il Bene comune. La mente suggerisce che si contrastano, ma il cuore lo nega. Il conflitto è causato dalla disarmonia, ma è possibile immaginare un punto in cui personale e comune coincidono. È uno stato armonico che si stabilisce solo quando le condizioni concordano.
Si obietterà che ciò è irraggiungibile in Terra. Ma chi è in grado di stabilirlo? La distinzione arbitraria tra personale e comune è forse relativa in un’oscillazione del presente, ma non ha valore per il futuro. Se in una sola vita le condizioni cambiano radicalmente, che dire dei secoli venturi?
Chi ama contraddire affermerà che per molti versi il carattere umano non muta affatto, ma chi è più abile nel discernere sa che la psicologia è variabile e la sua flessibilità garantisce il successo futuro. Un giorno gli uomini capiranno che il Bene è uno solo, e non può essere diviso tra personale e comune.
La necessità di cementare lo spazio suscita non poca perplessità. Si pensa, erroneamente, che tutti i pensieri personali siano egoistici, e che da tale tenebra non possano affiorare pensieri buoni. Certo, le preghiere formulate a danno dell’umanità inquinano lo spazio. Ma tutti i pensieri di benevolenza sono utili, sia per chi li emana, sia per chiunque altro. Sono questi che devono “cementare” lo spazio.
Il Pensatore disse: “Che ciascuno pensi bene per sé e per tutti, perché allora l’anima sua sarà il cuore dell’umanità”.
473 — Urusvati sa che la permanenza nel Mondo sottile dipende da molti fattori. Fra quelli di natura karmica si propongono due esempi. Si sostiene che le date karmiche sono fisse, ma in realtà tutto è in movimento, e molte circostanze influiscono sulle ruote della vita.
Per prima cosa si deve apprendere con fervore. Si conducono colà certi esperimenti che non si possono sospendere, e la legge che controlla il ritorno è modificata per completarli. In secondo tempo si può desiderare di soccorrere in Terra agendo dal Mondo sottile, e la permanenza si prolunga.
Come vedete, in entrambi i casi conta l’autosacrificio: non è facile aiutare in Terra chi teme quel soccorso, sempre pronto a svenire al primo segno! Anche gli esperimenti sottili richiedono molta disciplina, perché le condizioni non sono agevoli.
Qualcuno vi resta a lungo, lavorando come non potrebbe in Terra. Per quell’opera impersonale non si può accusarlo di differire il servizio. La legge è vivente, e valuta con giustizia i veri moventi. Perciò, sebbene alcuni vogliano rinascere il più presto possibile e il loro servizio sia prezioso, il prolungato lavoro nel Mondo sottile non è immotivato.
Certi operatori vi sono molto necessari, e alcuni, cui non è concesso di diffondere il loro sapere in Terra in tempi prematuri, nondimeno ne fanno buon uso, poiché aiutano a ripulire certe brutture inquinanti dalle sfere sottili. In Terra, invero, le capacità umane sono raramente apprezzate per quel che meritano, ma nel Mondo sottile il giudizio è sempre conforme.
Il Pensatore sapeva che il vero talento è sempre ben valutato, se non in Terra, nel Sovramundano.
474 — Urusvati sa che la longevità terrena non ha molta importanza. A parte i fattori ereditari vi sono tre ragioni perché l’esistenza si prolunghi. Primo, la necessità di ultimare un’impresa di bene; secondo, l’urgenza di dare aiuto; terzo, ma non meno importante, la necessità di rendere corretta testimonianza di eventi riferiti in modo distorto. In tutti i casi, però, occorre un impegno cosciente e irreprensibile, esente da influssi negativi, soprattutto da paura. In quel caso l’impegno non è ardente. Si può dimostrare per via chimica fino a che punto essa smorza la vita. Certo anche l’invidia e la malizia e tutte le emozioni viziose distruggono l’energia vitale. Perciò non basta semplicemente asserire di essere disposto all’abnegazione se questa non vibra ancora nelle profondità del Calice.
Qualcuno afferma che nulla l’impaurisce, ma trema alla prima occasione. Si dovrebbe verificare il coraggio già nelle scuole. Bisognerebbe dedicare tutto un corso per studiare il comportamento in caso di pericolo, senza pretendere che i giovani allievi diano prova immediata delle loro capacità, ma insegnando loro a capire la vita e a prendere decisioni coraggiose. Buon esercizio sarebbe una gara di prontezza. Imparerebbero che i migliori sono coloro che più s’impegnano.
Il Pensatore chiedeva ai discepoli di dedicare almeno un giorno la settimana a esercizi di prontezza. Sapeva che spesso protegge validamente la vita.
475 — Urusvati sa che anche le menti più forti si possono indebolire. La storia ne propone esempi numerosi. Molti non riescono a capire che anche una gran mente può esaurirsi. I medici ascriverebbero il degrado a una malattia o a fatica per eccesso di lavoro, ma sovente la vera causa passa inosservata.
Chiunque abbia vero valore è soggetto ad attacchi feroci, che non solo feriscono la psiche, ma anche l’aura, producendovi vibrazioni insopportabili. I contrattacchi difensivi scatenano battaglie furibonde, ma il centro resta calmo, come avviene nell’occhio del ciclone. Consigliamo di cambiare sede, se possibile, durante questi assalti. Vi sembrerà strano, ma quel cambiamento li ritarda. Certi eventi storici sarebbero stati diversi se il leader avesse cambiato luogo. Non è facile però farlo, evitando la lotta combattuta per il bene generale. Nessuno vuole sembrare perdente, lasciando che il nemico trionfi. I testimoni non capirebbero quella decisione, attribuendola a viltà. Apollonio di Tiana fu appunto accusato di ciò, e di tradimento, quando prese a viaggiare per rinnovare le forze.
Disse il Pensatore: “Pericle, gran padre del popolo, fu colpito da frecce avvelenate. Non si protesse con lo scudo, che pure è parte indispensabile dell’armatura”.
476 — Urusvati sa che la vita terrena si trasforma solo visualizzando con molta chiarezza la vita futura. Qualcuno teme il futuro e perde forza; altri pensano al Mondo sottile solo con immagini fasulle; altri poi sono come morti e non pensano che agli affari. Pochi capiscono che l’esistenza, durasse anche un secolo, è solo un istante nell’Infinito.
Il futuro è da contemplarsi secondo tre livelli. Primo, quello esprimibile in parole; secondo, con immagini che vanno oltre le espressioni verbali, quasi sorrette da onde e maree profonde. Per ultimo, con pensieri tanto profondi da non potersi dire in parole né immagini, che solo l’energia psichica e il plesso solare ricordano!
Bisogna dunque contemplare il futuro in questi tre modi. È come gettare l’ancora, che assicura la nave. Il pensatore esperto è allora ormeggiato e si avvicina alla meta. Il saggio sa quando esprimersi al meglio. Solo il folle sogna i gingilli fuggevoli della vita. Chi ha già imparato alquanto non si lascia più incantare dalle apparenze, e pensa ai compiti grandiosi che lo aspettano.
Si deve pensare al futuro come si prepara un gran viaggio, senza per questo trascurare gli obblighi terreni. Questa è commensura, questo è equilibrio. Della prima abbiamo detto molte volte. È una qualità indispensabile in tutti gli itinerari della vita. Lo ripetiamo, perché quel concetto è deformato, e si pensa di applicarlo solo in occasioni speciali.
Si deve ripetere che tutte le circostanze della vita hanno le loro cause. Pensare alle azioni come piccole o grandi, è frutto d’illusione. La loro portata non appare a prima vista, ma il saggio ne ricorda le pietre miliari e le commensura alla vita futura. Sa che il bene è inesauribile e il male temporaneo. Avete giustamente notato che non sempre Ci opponiamo a certe malvagità. Ciò per due ragioni: talvolta per Tactica adversa, e perché il male è temporaneo. I suoi accoliti non possono alimentarsene per sempre: che spettacolo ripugnante, quando cominciano a divorarsi l’un l’altro con le loro azioni terrene!
Il Pensatore esortava i discepoli a vivere per il Bene: “Il Bene è inesauribile, il male è limitato”.
477 — Urusvati sa che la capacità di insegnare dovrebbe essere coltivata fin dai primi anni. Chiunque ha qualcosa da insegnare, e deve saperlo fare. Approviamo che nelle scuole gli allievi più anziani fungano da tutori per i fratelli e le sorelle più giovani.
Scegliere il metodo migliore non è facile. È questione individuale, e l’insegnante deve sapere la via migliore per accostarsi alla coscienza dell’allievo. Senza una bella esperienza non si è educatori convincenti, e soltanto l’ignorante può credere che basti recitare una lezione per insegnarla.
Sorprende che l’arte di insegnare non desti un interesse maggiore. Tutti ricordano di aver assimilato in modo ben diverso le varie discipline negli anni di scuola. Il successo non dipende tanto dalla capacità dell’allievo quanto dall’influsso esercitato dall’insegnante.
S’impari dunque a insegnare in tutti i campi. Che il maestro ricordi la dignità della sua funzione. Si penserà molto meglio ai grandi Maestri quando si sarà ben compreso cos’è l’inse¬gnamento.
Esso non tollera l’egoismo. Il buon insegnante trasmette quanto ha appreso, ma non l’at¬tr¬ibuisce a sé stesso. Deve accettare il dono della conoscenza solo per offrirlo con gioia alla nuova generazione. Il suo lavoro deve essere compensato, non solo materialmente, ma con il rispetto generale. Insegnare è una delle funzioni più elevate di una nazione. Non è tanto il maestro che apre la via della cultura superiore, quanto la sua capacità di trasmettere il sapere. Il movente non sia dunque l’ambizione, ma il servizio al bene comune.
Un tale concetto non nasce spontaneo, dev’essere coltivato. Chiunque studia sia perciò maestro per i più giovani. Si formino classi di senior, ciascuno dei quali spartisce quanto sa.
Non è un servizio oneroso. Al contrario, si compie con gioia, la quale nasce proprio e solo dal dare.
Il Pensatore insegnava: “Chiunque è utile al prossimo, e tutti possono dare, anche quando sembrano non aver nulla da offrire. Dare senza limite è glorioso!”.
478 — Urusvati sa che bisogna saper guardare non solo alle grandi alture, ma anche nei recessi della propria natura, il che è altrettanto difficile. L’antico serpente dorme sul fondo del Calice, ma si desta e freme a ogni passo falso. Spande malizia, succhia le forze, oscura le buone intenzioni. Solo a gran fatica l’uomo si libera di quel vecchio compagno.
Chi è ben deciso, tuttavia, può coltivare una qualità che resiste agli stratagemmi di quel mostro. La purezza del cuore percepisce dove principia il suo influsso, e corregge un errore voluto. In seguito compaiono altri segnali di pericolo. Ciò che più conta è astenersi dalle azioni dubbie. È un segno di rettitudine da coltivare, sì da non destare il serpente. Molto meglio scrutare nei propri moventi che rimpiangere poi ciò che si è fatto.
Abbiamo citato le azioni dubbie. È bene pensarci con cautela. Un pigro sarebbe propenso a riconoscere come tali la gran parte dei suoi atti. Ignora la voce del cuore, e si copre d’ipocrisia piuttosto che darsi da fare. Tutti conoscono quegli ipocriti che nascondono egoismo e pigrizia dietro belle parole. Quanta astuzia tra le spire di quel serpente! Questa gente, in realtà, non è fatta per il vero lavoro. Da molto tempo si sa che le belle parole non valgono nulla se il cuore non è sincero.
Si raccontava in antico di un serpente che succhiava il sangue dell’umanità, simbolo eloquente di quanto si è detto. Questi vecchi simboli hanno una base di verità, poiché quel mostro divora veramente la sua vittima, e ne succhia il sangue.
Si narrava anche di un drago in letargo, destato da un piccolo sasso gettato da un folle. Basta invero una pietruzza per svegliarlo.
Il Pensatore diceva: “Avanzate con cautela. Potreste camminare tra vipere in letargo”.
479 — Urusvati sa che nell’azione più insignificante s’intrecciano molte condizioni ambientali; e lo stesso vale per le grandi imprese. Anche l’attività psichica ne subisce l’influsso, ma la medicina non lo riconosce.
Gli uomini trascurano i loro malesseri. Pongono inoltre il malato in condizioni spiacevoli, e si attendono una pronta guarigione. Questa, però, richiede uno stato di armonia.
Sono sempre pronti a subissare il medico di richieste e cattiva volontà. Non sanno che in tal modo possono intossicare ed escludere anche la più potente energia risanatrice. Sovente, chiamato il medico, parlano con sfiducia alle sue spalle. Gli scienziati farebbero bene a studiare le guarigioni che avvengono quando si ha fiducia nel medico, e quelle malattie che, nel caso opposto, peggiorano.
Abbiamo detto molte volte che tutte le azioni devono essere sostenute da buona volontà. Persino le normali faccende di casa riescono meglio, se accompagnate da buoni pensieri. Irritazione e malagrazia distruggono molte buone azioni.
Il Pensatore esortava i discepoli a non lasciare inacidire le buone intenzioni.
480 — Urusvati sa che ogni nuova semina di male Ci rattrista. “Perché vi lamentate? Non è meglio bloccarlo sul nascere?”. Così parlano gli sciocchi, perché non sanno quanta cautela è necessaria per rintuzzare il male. Un medico molto esperto sa che le condizioni da diagnosticare sono parecchie, non solo nell’organismo malato, ma anche nell’ambiente.
Il male è simile a un cancro. Il medico sa bene che in certi organi è incurabile. Sa inoltre che bisogna scegliere il giusto momento per l’intervento chirurgico, e preparare l’organismo. La stessa situazione si riscontra, aggravata, nelle battaglie psichiche. Chi vi è implicato non vuole ammettere di aver dato ricetto ad un mostro del male, e tenta di nascondere la malattia.
Come penetrare nell’intimo di chi rifiuta con tutti i mezzi ogni soccorso? È giusto affermare che ogni cosa va indagata, ma quanti l’accettano? Gli uomini non pensano ai loro processi interiori e respingono rabbiosamente i tentativi di rieducarli a comprendere meglio la loro natura. Tutti gli Insegnamenti affermano che la buona volontà è indispensabile per progredire. È altrettanto vero che per sradicare il male occorre il consenso del malato.
Ecco perché è doloroso per Noi veder nascere questi mostri maligni, perché prevediamo la portata e la complessità della battaglia che si annuncia. Non si può tagliare con un solo colpo di spada tutte le teste dell’hydra. Da ogni goccia del suo sangue spuntano nuovi germogli! Non resta che fare in modo che il mostro muoia d’inedia. Impeditegli di nutrirsi, e sparirà, ridotto ad un pizzico di cenere.
La distruzione è totale, ma richiede tempo e condizioni favorevoli, che però non è difficile promuovere.
Il Pensatore disse un giorno: “Tutti siamo medici, e possiamo ristabilire la salute”.
481 — Urusvati sa che il Cosmo è una struttura unitaria, tenuta assieme dall’Energia primaria. Un antico filosofo affermò che il firmamento celeste è più saturo del terrestre. Si può non convenire del tutto, ma quella dichiarazione non è lontana dal vero.
In genere, gli uomini non differenziano chiaramente i mondi. Quando parlano del Mondo sottile lo rappresentano con immagini terrene. E per elevare queste le paragonano al sottile. Certo non esistono confini fra i tre mondi. È un principio basilare da inglobare nella coscienza umana. Nessuno deve limitarsi al solo mondo fisico. Neppure chi nega il Sovramundano riesce a liberarsi dalla sensazione di qualcosa che lo trascende.
Si usano, a questo proposito, molte espressioni scorrette. Si parla del “di là”, spaccando in due ciò che è monolitico. Eppure, come immaginare quella sfera? Questi pensieri riconducono a Caronte, che traghettava le anime dei morti sull’altra sponda dello Stige. I primitivi inventarono simboli del genere, dannosi, perché vividi, s’imprimono nella coscienza e non è facile rimuoverli e illustrare meglio la verità.
Come avete notato, Noi evitiamo di ricorrere ai simboli troppo sovente. Esistono però molte scuole di pensiero basate solo sul simbolismo, e si vede facilmente che quei vecchi simboli hanno ostacolato la comprensione dell’Universo. Tutto vive, tutto muove, e l’Energia primaria si rivela in modi sempre nuovi e inattesi. Non è bene soffocare la coscienza con simboli antiquati.
Il Pensatore domandava: “Perché parlare come gli avi?”.
482 — Urusvati sa che il simbolismo, mal compreso, ha danneggiato assai il modo di pensare a Noi. Quello dei raggi, ad esempio, è stato alquanto distorto, e, limitando la comprensione delle Nostre attività, ha indebolito l’idea di unità e sintesi. Ciascuno di Noi può avere un campo preferito, ma non si può affermare che agisca in accordo con un solo raggio.
Inoltre gli stessi appellativi dei raggi sono arbitrari. Ne conoscete la fonte e sapete che, penetrati nella letteratura, hanno generato confusione. Non è possibile impedire le distorsioni, ma col tempo si giungerà a comprenderli meglio.
I raggi certamente esistono, ma ciascuno di essi, altro non essendo che energia psichica, ha possibilità limitate. Altrimenti si giungerebbe a tali estremi da non permettere di salvare un uomo afferrandolo, ad esempio per la sinistra anziché la destra! Si arriva a tale perversione che le possibilità, anziché aumentare, diminuiscono.
Accade talora che, per ragioni che sembrano buone, la coscienza s’infili in un labirinto. Gli autori di queste classificazioni controllino se producono un male o un bene. Limitare i concetti non giova. Gli Insegnamenti più precisi hanno sofferto ogni sorta di distorsione, che ne hanno frantumato la verità. Noi vogliamo che l’opera Nostra sia compresa nella sua integrità unitaria. Questa è la sola maniera di raffigurare la collaborazione che sorregge la Fratellanza.
Il Pensatore sosteneva che non si deve mai suddividere la verità a cuor leggero: “Tagliare in due un’idea è come sezionare un organismo vivente”.
483 — Urusvati sa che proclamare una verità ne attira i nemici. Il caos aggredisce tutte le verità rivelate. Non è però cosa da deplorare, poiché non solo è naturale, ma persino benefica. Figuratevi un insegnamento che non trova avversari. Ciò significa che è senza importanza e non convince. I nemici ne sono la verifica, e il grado della loro furia ne misura il valore.
Gli assalti degli avversari Ci danno molta energia. Un famoso imperatore soleva dire: “Oggi sono assai più forte perché ho un nemico nuovo e potente”. I nemici, invero, sono una scala per salire. Ciascuno di Noi lo ha constatato nelle sue molte, lunghe vite.
Come raffigurare dunque la Fratellanza? Descrivendone, per prima cosa, le esperienze. Noi parliamo delle Nostre opere, dalle quali attingiamo forza per altre costruzioni. Non sono le cerimonie che contano, ma il lavoro. Impedire che altri prendano parte al lavoro che è tutta la Nostra vita sarebbe umiliante per loro. La vita della Fratellanza è sovramundana, perché basa sul pensiero. Che altro esiste di più sovramundano?
L’esistenza terrena si eleva in quel Mondo quando si fonda sul pensiero. Il Nostro Insegnamento potrebbe essere chiamato “proclama del Pensiero”. Felice colui in cui regna il pensiero! Per Noi è più facile comunicare con lui. Ma le risposte non sono sempre quelle attese. Sovente arrivano durante lo stesso sviluppo del pensiero, e il libro si apre da sé, e le corde risuonano. Quanto più vari sono i segni, tanto più ampio è il campo del pensiero.
Disse il Pensatore: “Quale carcere sotterraneo blocca la luce del pensiero? I fiori della mente sono più belli di qualsiasi fiore terreno”.
484 — Urusvati sa che certi paesi sono allarmati per la diminuzione del tasso di nascita. Va detto a questo proposito che in genere in quei paesi le condizioni di vita sono migliori che nei paesi dove è in crescita. Esistono varie cause fisiche, ma si trascura la principale: alcuni del Mondo sottile non vogliono rinascere in quei paesi. È vero che il karma può imporlo, ma a parte ciò è il libero arbitrio che dispone.
Chi dimora colà non sa molto più di chi vive in Terra, ma per certi versi gli è più facile presentire il futuro, e quindi scegliersi condizioni migliori. Non molti vorrebbero tornare in un mucchio di cenere! Perché sobbarcarsi un karma alieno se è possibile dedicarsi ad attività più costruttive, associandosi a nazioni vigorose e alle loro gravi decisioni? Egli sa dove si cala e dove si cresce.
Le sole considerazioni terrene non sono mai sufficienti. I problemi più ardui si possono risolvere, ma tenendo conto del Sovramundano. Nonostante le belle conquiste scientifiche, gli uomini sono ben lungi dal riconoscerlo. Le difficoltà terrene non si sciolgono restando confinati al mondo fisico. Non si tratta di indulgere in sogni fantasiosi. È tempo di pensare che passato e futuro sono entrambi reali. Nessuno pensa seriamente al fatto, di grande importanza, che molti non vogliono rinascere in luoghi decadenti, e che nulla li costringe a scegliersi un destino spiacevole, se il karma non l’impone. È ora di studiare la vita nella sua totalità, e trasmettere i risultati alle generazioni future.
Il Pensatore disse: “Non dobbiamo pensare solo a noi, ma anche agli sconosciuti che verranno”.
485 — Urusvati sa che per molti è difficile conciliare i concetti, che paiono opposti, di libertà e guida. C’è chi vorrebbe eliminare ogni leader, altri avversano la libera volontà, ma la vita stessa dimostra che l’evoluzione è sostenuta solo dall’equilibrio.
Nell’esistenza quotidiana si constata che quei due concetti possono coesistere in armonia. Il maestro propone un compito e invita gli allievi a fare del proprio meglio. Questo semplice esempio lo dimostra. La guida educa al libero arbitrio, il quale, a sua volta, crescendo, accetta di guidare. Ma tutti devono tornare molte volte su questo problema.
Gli uomini mostrano di dividersi in due campi inconciliabili. I fautori del libero arbitrio chiamano retrogradi gli altri, e questi li dicono distruttori! Quante incomprensioni privano l’uomo delle possibilità migliori. Bisogna invece cercare quella concezione unificante che riconcilia gli estremi, e contemplare l’infinità della vita, che copre sotto la sua cupola tutte le opinioni. Allora si troverà modo di sradicare le divisioni arbitrarie.
È vero maestro chi incoraggia il libero arbitrio, ed è saggio l’allievo che, mentre l’esercita, riconosce il valore del maestro. Notate che parliamo sovente di questo problema. Bisogna riconciliare tali opposizioni, che sono inseparabili. Dalla loro armonia dipende il futuro migliore. Chi rifiuta questa dottrina salutare si prepara molta sofferenza. Il maestro non può rimuovere la cocciutaggine dell’allievo senza esercitarne la buona volontà. La buona volontà è libera.
Il Pensatore insegnava che bontà, libertà e bellezza vivono sotto lo stesso tetto.
486 — Urusvati sa che l’applicazione arbitraria di nomi ed etichette impaccia e distorce la direzione del pensiero. Uno scienziato, ad esempio, scoprì un aspetto dell’uomo che chiamò “ar¬chi¬tetto elettrico”. In certe scuole filosofiche si concepì l’uomo come architetto, concetto di valore reale, ma nel contesto non ha senso parlare di elettricità. Scoperto un solo aspetto dell’Ener¬gia primaria, senza pensarci su, la chiamano elettrica, come metafora onnicomprensiva.
Gli scienziati, se non ne capiscono la vera natura, ne parlino come di un’energia speciale, non sminuiscano quella gran manifestazione basilare chiamandola elettricità. È difficile credere che non presterebbero più attenzione alle sue mirabili qualità piuttosto che interessarsi solo alla sua azione elettrica. Studiarla è lodevole, ma le etichette improprie preparano nuovi errori.
È comprensibile che i ricercatori, per timidezza, vogliano proteggersi da tali accuse ignoranti ricorrendo a una nomenclatura convenzionale, ma così facendo si attirano le critiche delle generazioni future. Dovrebbero piuttosto valutare se è più dignitoso soffrire per quelle derisioni ignoranti, o per le censure delle generazioni future.
Ciò vale in tutti i campi della vita. Si sviliscono i concetti unificanti, sostituendoli con etichette arbitrarie e prive di senso. È una pratica basata sulla viltà, meriterebbe attenzione.
Per quanto ancora l’umanità continuerà a dissezionare il corpo unitario dell’Univer¬so? Si possono studiare le singole foglie di erba, ma senza mai dimenticare il grande organismo cui appartengono. Non è giusto esaminare fenomeni isolati, trascurando il legame che li connette al tutto. Il pensiero privo di sintesi non giunge al cuore dell’Universo.
Il Pensatore insegnava la bellezza dell’Unità, da cui fluiscono le correnti dell’energia.
487 — Urusvati sa che l’educazione del pensiero deve procedere per gradi, con giusta sequenza. Pensate che orrore se cadesse in mani malvagie. Perciò quello studio deve essere preceduto da un’educazione morale, a scanso di produrre solo cattivi stregoni.
In epoca antica gli insegnamenti ammonivano di non dare accesso alle discipline yoga a gente malvagia. Col tempo però, con il declino della moralità, apparvero alcuni, padroni di certe tecniche fisiche senza aver prima purificato la coscienza. Per farlo occorre naturalmente concentrare il pensiero, ma quel processo è interiore e non richiede esercizio fisico.
Non si vuol capire che è impossibile fare un lavoro puro con mani sporche. Tutti dovrebbero saperlo, ma pochi l’osservano. Molti non si curano dello stato delle mani, e possono scatenare reazioni chimiche perniciose. Si autoconferiscono nomi e titoli altisonanti mentre nascondono le più vili intenzioni. Quante sono tali pratiche corrotte! Ci vuole prudenza per evitare che i mezzi del potere cadano in balia di simili ipocriti.
Anche il Nostro lavoro è assai appesantito dall’interferenza di gente ignobile, ma esperta di pratiche yoga.
Il Pensatore diceva: “Bisogna capire cos’è il bene, prima di inviarlo mentalmente nel mondo”.
488 — Urusvati sa che il concetto di bene deve essere inculcato in modo speciale. Si tengono corsi didattici su molti argomenti, ma se ne fosse annunciato uno sul Bene, gli studenti l’eviterebbero! Bisogna pertanto insegnarlo in modo non intrusivo, inserendolo in tutte le discipline.
Alcuni obiettano che non esiste un concetto di bene generale, poiché quello di uno è il male di un altro. Così parlano i superficiali, che graffiano l’esteriorità degli eventi e non sanno guardare nel profondo. L’idea di bene è per essenza inalterabile, e il cuore la conosce.
Persino un criminale si trasforma, quando improvvisamente la percepisce. Sembra un miracolo, eppure non è un prodigio essere affascinati dal suono di un liuto. Chiunque può essere colpito da influssi diversi, alcuni dei quali stupiscono e altri rischiarano. È errato credere che esistano cose impossibili all’uomo. Meglio affermare che in un dato tempo non afferra un certo sapere; ma il giorno seguente forse lo capirà.
I più sensibili sanno che le correnti mutano rapidamente, non restano costanti neppure un giorno. Si avvertono netti cambiamenti, sia fisici sia psichici, anche in brevi interludi. Mutano velocemente, ad esempio, il caldo e il freddo, gli odori dell’aria, o si percepiscono fitte dolorose e momentanee. Il pensiero può accelerare, la sensibilità oscillare. Queste onde portano gioia o angoscia. Il maestro deve preparare l’allievo a riconoscere consapevolmente i molti fenomeni del Laboratorio del Mondo.
Il Pensatore insegnava a percepire continuamente le correnti della Forza divina, che talora trattengono, a volte lanciano in volo. La grandiosità del Mondo avvolge nella bellezza.
489 — Urusvati conosce il lavoro continuo e penetrante che si compie nella coscienza dell’uomo. Lo voglio illustrare con un’antica parabola. Viveva un tempo un onorato Maestro, che insegnava non solo cose pratiche, ma aiutava gli allievi anche in molti altri modi. Era capace, fra l’altro, d’intensa e profonda visione interiore. Gli studenti confidavano che li avrebbe sempre aiutati, anche senza esserne richiesto.
Una volta disse al più vicino: “Ascolta ciò che dice in te il sé interiore”, e aggiunse sorridendo: “Chiama aiuto!”. L’allievo, imbarazzato, cercò di rassicurare il Maestro che mai l’avrebbe affaticato con le sue richieste. Il Maestro lo calmò, spiegando: “So bene che né tu né la tua mente chiedete aiuto. Sai che il mio soccorso verrà a tempo debito, ma la tua coscienza profonda rivolge al Maestro un solo appello: aiuto!
“Ciò non deve turbarti, perché è segno di un forte legame con la Gerarchia. Non chiedi ricchezze né onori. L’essere tuo, con quella sola parola, dice: “Guidami!”. E non pone condizioni, si limita a dire: “Fa ciò che è meglio!”. Tu sai che tutto è per il bene, e se non riconosci subito la giusta via, confidi che si prenderanno le misure migliori.
“Hai sentito che il pensiero è di tre classi: del cervello, del cuore, e della coscienza. Il primo ragiona, il secondo è sensitivo, il terzo è saggio. La tua coscienza grida alla Guida: “Aiutami!”, e altrettanto fa la mia, e quella della mia Guida. Questi richiami non appesantiscono. Il braccio si leva, sapendo che la Mano è pronta a salvare, durante l’ascesa rischiosa. E non tocca a noi valutare il pericolo”.
Tale la parabola, e il Pensatore, che la conosceva, aggiungeva: “È magnifico: la coscienza è un tempio di saggezza”.
490 — Urusvati conosce bene l’errore di molti filosofi odierni, che separano l’uomo dal Cosmo. Per loro egli è un essere pensante senza passato né futuro, indipendente dall’Universo. Ciò spiega perché il loro pensiero non penetra nel futuro ed è ben lontano dalla realtà della vita.
L’uomo non dovrebbe ritenersi solo e perduto in un deserto, circondato da creature sue simili, provenienti da chissà dove, che spariscono nell’ignoto. Perché una visione tanto soffocante? Che esistenza deprimente!
Ci sono astrattezze anche più perniciose che questo gretto materialismo filosofico, e bisogna abbandonarle. Il materialismo può essere fattore di progresso, ma simili filosofie non aiutano a evolvere. Non stupisce se tanti loro seguaci moderni sono avulsi dalla vita! I pensatori dovrebbero innanzi tutto considerare i problemi dell’esistenza, in cui l’uomo ha un suo ruolo. È stolto smembrare un organismo sano. Al contrario, ogni pensiero rivolto all’unità universale è portatore di gioia. Purtroppo, gli scienziati, pragmatici come sono, raramente si accordano con i filosofi. Ne nascono disunioni ed errori causati da ostilità reciproca.
Si sostiene che nel mondo scientifico odierno non può sussistere un sapere enciclopedico. La meta però, non è l’onniscienza. Il rispetto della conoscenza libererà l’uomo dallo scetticismo e dal diniego. Qualsiasi campo è degno di attenzione. Il vero pensatore riconosce questa scintilla di verità.
Egli accoglie con favore le manifestazioni di progresso. In genere, però, si presta attenzione solo ai risultati finali della ricerca scientifica, ignorando l’opera di base. È una grande ingiustizia, poiché molte scoperte stanno, irrealizzate, proprio nei preliminari che, se esaminati, rivelerebbero grandi tesori. Si trascurano invece con disinvoltura, e molte conquiste auspicabili vanno perdute.
Ogni cosa merita rispetto. Queste Mie parole riguardano non solo le scienze applicate, ma anche le umanistiche. Ciò che più importa è non avere pregiudizi.
Il Pensatore disse: “Guarda quell’uomo importante, che si proclama liberale! Attraversa la strada per non mescolarsi con gli operai, e ha appena finito di parlare del suo amore per il popolo!”.
491 — Urusvati sa che senza percezioni sovramundane non si trasforma la vita. Non si nobilita un lavoro senza immaginazione. Attenti a questa parola. Non è fantasia, non è inventiva, è la scoperta d’immagini superiori, la presa di concetti elevati. Deve sempre essere autentica e sincera. Non sempre si sa dov’è questa verità, ma certo esiste.
La cattiva volontà non ha immaginazione, che presume un fervore benevolo, mentre il male crea solo figure deformi. Come una bella figura caleidoscopica richiede armonia di colori, per contemplare immagini elevate occorre un cuore aperto. Qualunque oscurità le guasta. Vedete ancora una volta che le leggi fisiche hanno basi psichiche.
Pure, anche le massime conquiste devono principiare in Terra, sovente nella penuria più grave. Per i ricchi è facile dare un contributo. Ma sovente pensano che basti dare del denaro, e non pensano al loro mirabile compito, che è di combinare le ricchezze con l’elevatezza dello scopo! Ciò richiede immaginazione, ma quanti la coltivano?
Il Pensatore insegnava: “Tutti possono guardare alla Casa divina, ma l’occhio deve prima assuefarsi alla Radianza celeste e a vedere la vita dello spazio nella sua pienezza. Chi pensa che il Cielo sia vuoto, ha il cuore vuoto”.
492 — Urusvati sa che la devozione ha il massimo valore quando si esprime in pienezza. Solo allora si crea un effetto potente, benefico e salutare anche a gran distanza. La devozione di mezza misura è già un’ipocrisia. Con essa l’uomo inganna altri e sé stesso e produce veleni potenti. Deve poter dire d’essere devoto anche quando non ne ricava un vantaggio. Quant’è brutta la devozione di chi spera in un premio! Sarete tutti d’accordo: è avida e merita un nome molto diverso.
La Nostra Fratellanza basa sulla devozione reciproca che nessuna evenienza può turbare. Forse la sua forza viene dalla lunga collaborazione. È vero, ma sovente gli uomini collaborano in modo che non ne favorisce la crescita. Bisogna quindi provarla anche nelle cose minime. Essa, se autentica, mostra la giusta condotta e l’atteggiamento premuroso, amorevole e semplice.
Non è servilismo, è il sorriso della simpatia e della comprensione. Simpatia è un bel concetto, poiché esprime armonia e consonanza del sentire. Tutti la cercano, ma sovente si pretende per sé solamente, senza reciprocità. È un malinteso che porta a molte sciagure.
Diceva il Pensatore: “Si vuole simpatia, ma senza restituirla. Si pensa di essere il più infelice, ma chi guarda alle sventure altrui?”.
493 — Urusvati sa che la solitudine è molto temuta. Non è tanto una paura quanto un sentimento opprimente, del tutto naturale per chi ignora il Mondo sottile e la continuità della vita. A volte lo sperimenta anche chi sa delle basi dell’Essere. Bisogna esplorarne le cause.
È ben probabile che queste depressioni o entità negative siano causate da presagi spiacevoli, ma anche da influssi cosmici. Le correnti tumultuose possono travolgere e generare isolamento e senso di gran solitudine. Esiste, in ogni caso, un rimedio generale. Si disperde quel sentimento rivolgendo il pensiero agli amici. Ne esistono di terreni, ma sono numerosi e fedeli anche i compagni nel Mondo sottile. Sapete di Noi; rivolgetevi a Noi, e sarete ascoltati. La risposta verrà forse in forma inattesa, ma certo quell’oppressione sarà dispersa.
Molte scoperte scientifiche si preparano, ma la pietra di volta sarà sempre la coscienza delle basi dell’Essere. La trasmissione di pensiero a distanza, infatti, è accolta a fatica dagli scienziati, proprio perché rifiutano quelle basi e il Sovramundano.
Il Pensatore compativa quelli che restringono, oltre che la vita, anche il pensiero.
494 — Urusvati sa che in tempo di pericolo si scorda anche il consiglio più valido. Il buon senso vien meno anche se il rischio è immaginario. Molte nazioni tramandano storie come quella di un capo famiglia che insegnò ai suoi cari che fare in caso d’incendio. Quan¬do divampò il fuoco, nessuno fece ciò che gli era stato detto.
Nelle scuole di Sparta si addestravano i fanciulli a fronteggiare qualunque pericolo per coltivarne l’ingegnosità. Bisognerebbe farlo anche oggi, che i rischi sono molto più numerosi. C’è ancora chi continua a inventare pericoli inesistenti preoccupato soprattutto per sé e ben poco per il mondo. È inutile spiegargli che la Terra corre rischi ben maggiori di quelli che teme per la sua casa, che sarebbe spazzata via da quelle calamità planetarie.
A molti non piace parlarne, pensando che le decisioni spettino all’autorità statale o al clero. Incombe, però, il tempo di capire la commensura generale, e tutti impareranno a comportarsi anche nelle sventure peggiori.
I bambini a scuola dovrebbero imparare a non temere i pericoli, senza che per questo l’umanità perda la gioia di vivere. Concluso un lungo ciclo d’esperienze si saprà dire allora che la gioia nasce proprio dal pericolo.
Il Pensatore sapeva che ogni rischio ha un seme di gioia.
495 — Urusvati sa che nonostante sintomi simili, c’è differenza tra una scarica d’energia psichica e un turbamento inatteso. Alla prima è connessa l’irritazione delle mucose, che sovente accompagna un intenso lavoro mentale. Anche l’invio d’energia a gran distanza causa tensione nei tessuti e nelle ghiandole, specie se le correnti sono sfavorevoli.
Un turbamento dell’energia psichica si deve invece non tanto all’eccesso di lavoro mentale quanto a scosse emotive, ansietà, e persino a eventi inattesi di buona o cattiva sorte. Eventi mondiali minacciosi possono causare varie e numerose epidemie, i cui sintomi si potrebbero ascrivere a malanni di cuore, di stomaco e a raffreddori, ma la loro causa è diversa. Si osserverà in quelle occasioni l’incremento di malattie nervose. In fin dei conti, però, queste infermità si ripercuotono alla fine in varia misura sul sistema nervoso. Hanno una sola causa, di solito negletta, che è appunto un turbamento dell’energia psichica. La cura, in ogni caso, non deve essere solo fisica, ma anche spirituale. È necessario tendere con vigore a grandi ideali, ripetendo con calma il detto di Salomone: “Anche questo passerà”. Se questa suggestione interna non bastasse, si può ricorrere all’esteriore.
In aggiunta, esistono rimedi che già conoscete, come nux vomica, arsenium, ferrum, naturalmente la valeriana, vecchia amica, e, in caso di fatica, il musco. Sono sempre benefici anche i bagni caldi. Altri farmaci esistono, adatti allo specifico organo colpito. Si può dar sollievo in ogni fase ai sintomi di disturbo psichico, nelle varie fasi.
Urge osservare l’aumento di questi malesseri, poiché tutto ciò che riguarda i centri nervosi si diffonde rapidamente e va controllato. L’ignoranza delle cause porta sempre all’insuc¬ces¬so. Se poi a tutto questo si aggiungono le autointossicazioni di vario genere, il quadro è ben triste.
Alcuni protestano: “Ci volete ancora spaventare!”. Se così fosse, tutti i consigli igienici sarebbero minacce. Se vediamo profilarsi un pericolo nuovo, Noi dobbiamo avvisarvi.
Altri deridono il consiglio di tendere ad alti ideali. Arti e musica, per loro, sono pure oziosità. Non sanno cosa significa la parola “estasi”, che intendono solo come pericolosa inclinazione.
Il Pensatore li conosceva e diceva: “La nazione dovrebbe espellerli, questi ignoranti cronici. Se ne vadano in un’isola. Il mare, in protesta, sommergerà quel luogo d’ignoranza! C’è un limite alla violazione delle leggi di natura”.
496 — Urusvati sa che chi si comporta male, se redarguito, protesta di essere stato mal compreso. Quanto più si studiano i moventi umani, tanto più si è accusati d’incomprensione, e biasimati per le trasgressioni altrui. Ma non vale la pena di elencare tutte le astuzie umane, che riempirebbero non solo un libro ma un’intera biblioteca!
Stupisce che gli uomini solitamente aspettino a chiedere il Nostro aiuto quando ormai è troppo tardi. Lo fanno forse per timidezza o scontrosità, ma purtroppo la ragione è per lo più assai diversa. Non hanno fiducia, non credono che esista una Fonte da cui viene il soccorso. Solo quando la sventura li ha presi alla gola ricordano le Torri. I concetti supremi sono negletti non solo dagli ineducati, ma anche dai più dotti.
È difficile capire la psiche umana, che non distingue tra benefico e dannoso. Ricordate che a volte gli uomini sono in balia d’ogni specie di brame caotiche, sì che neppure distinguono dove finisce il desiderio e comincia l’azione.
Il Pensatore esortava i discepoli a tenere in ordine la loro provvista di desideri.
497 — Urusvati sa che la voce della guida interiore non si esprime sempre con formule verbali, ma sovente con impulsi. È come un diapason, e causa una risonanza armonica. È indicativo che tali rispondenze sonore si possano evocare in vario modo. Il diapason chiama e ispira, ma l’azione è plasmata dalla situazione individuale corrente e dal pensiero che la ha preceduta.
Non si ascolta la voce interiore. Si preferisce sopprimere la Voce del Silenzio, gettandola al fondo della coscienza, e si sciupa l’occasione di seguire l’impulso suggerito.
Un bambino lamentava di non riuscire a vedere riflessa la propria figura nel pozzo perché il fratello gettava pietre nell’acqua. Molti ripetono questo tema, e rimproverano chi oscura la loro coscienza. Certo, per osservare e concludere la coscienza dev’essere calma, altrimenti le figure si deformano. Quella calma, però, non è data dalla rinuncia ad agire. Al contrario, è possibile partecipare a tutti gli aspetti migliori della vita pur serbando la calma. Ciò è fattibile quando si conosce la via da percorrere.
Il Pensatore soleva dire: “Pensate una macina da mulino. Riceve forza idraulica dall’alto e lavora per produrre cibo. Essa non sa chi ne sarà nutrito, né chi porta il grano da macinare. Ignora la composizione dell’acqua, in cui si combinano molte energie. L’Insegnamento non vi deve distogliere dal lavoro perpetuo, perché le correnti benedette scorrono senza sosta”.
498 — Urusvati sa che l’uomo è tentato dal proibito. Si racconta di un Re che voleva introdurre una nuova maniera, illuminata e utile, nella vita del popolo, ma incontrava solo opposizioni. Chiese consiglio a un saggio, il quale domandò: “Hai cercato in tutti i modi di rendere nota la tua proposta?”. Ricevuta conferma, continuò: “Allora emana una legge che vieti ciò che propugni. Vedrai che la gente vorrà fare ciò che è proibito, e più la legge sarà severa, più forte sarà il desiderio di infrangerla”.
È una vecchia parabola che vale tutt’oggi. Interi movimenti si rafforzano e raffinano perché proibiti. In tutto il mondo, Tactica adversa è talora la via migliore. È strano che l’umanità si voglia cacciare in tali labirinti quando sono praticabili vie più semplici. La spirale evolutiva è complessa. Impone a volte un calo temporaneo per ruotare più alta in seguito.
Conosciamo bene queste peculiarità terrene e le accettiamo come inevitabili. Persino il pensiero sovramundano deve adeguarsi alla complicata maniera umana. Osserviamo pazienti i pellegrini che lottano su una via difficile anziché passare per la più breve. Se qualcuno è nel mezzo di una corrente impetuosa non si deve turbarlo. Non possiamo intrometterCi, ma solo toccare lievemente chi cammina, attenti a non farglielo notare perché non inciampi e cada. Persino il tocco più lieve deve essere prudente. È cosa che s’impara nella vita terrena, fra le fatiche quotidiane.
Il Pensatore usava dire: “Si deve sentire dove e quando dare aiuto. E se l’aiuto è poco notato, tanto più è valido”.
499 — Urusvati sa che la prontezza d’azione è preziosa. Abbiamo detto della devozione, della commensura, del contenimento. La prontezza è necessaria in ogni cosa. È una qualità da ricordare bene, perché non è facile conseguirla.
Si crede di essere pronto ad agire, ma all’ultimo istante sopraggiungono dubbi e pietà di sé. La prontezza, invece, richiede un aumento d’energia. Chi è in procinto di spiccare un salto non deve rallentare, ma accelerare la corsa, per raccogliere il massimo dell’energia. Ecco un esempio valido per tutte le azioni.
La storia insegna che molte vittorie brillanti sono svanite per l’indecisione dell’ultimo momento. Non dimenticate che l’impulso inferiore è di non agire, il che agevola gli oscuri, che si oppongono a tutte le imprese di bene. Essi scelgono sempre l’ultimo istante per soffocare gli atti di coraggio.
Il Maestro deve mettere in chiaro che il coraggio va di pari passo con la prontezza. Esiste una specie di coraggio nato morto, che non è mai pronto, e trova sempre attenuanti nelle comuni circostanze quotidiane.
Ricordate che le Forze migliori sono con voi, a patto però che siate pronti in piena misura.
Il Pensatore diceva: “Siate pronti, giorno e notte, e la tenebra svanirà”.
500 — Urusvati conosce l’impulso irresistibile ad agire per il Bene. Non si può evocarlo con misure artificiali, ma nasce solo nel profondo della coscienza, dopo molte vite. È una conquista preziosa. L’azione impersonale è buona non solo per chi la compie; crea un’atmo¬sfera che ispira a fare altrettanto.
Per onorare il lavoro si sono scritte belle pagine e composti canti maestosi. Tutto ciò è naturalmente giusto e ben fatto, pensate però agli addetti ai lavori pesanti, incatenati per la vita a compiti sempre uguali. Si sa di rematori antichi incatenati alle navi, e di schiavi legati alla macina da mulino. Oggi ciò non è più, ma si sono inventate altre specie di ceppi.
Gli inni al lavoro hanno suono diverso in quel ristagno che blocca ogni progresso del¬l’o¬peraio. Il suo tempo libero si consuma nella stessa monotonia, dalla quale evade per lo più con l’orrida ubriachezza. È facile dirgli di non farlo, meglio offrirgli un’altra via. Bisogna insegnargli la continuità della vita e gli sviluppi sovramundani; parlargli dei poteri mentali e dei concetti superiori. E altro ancora: si deve educarlo a curare la qualità del lavoro; ciascuno ha un mestiere, di cui deve migliorare di continuo la qualità, sino alla perfezione.
In qualsiasi condizione si può apprendere un mestiere che tenga giovane la mente e trasformi la casa in una bella dimora. L’indipendenza si conquista con la libertà creativa! Lo sviluppo delle arti si rintraccia in tutti i secoli. È un’opera volontaria che risuona con forza ed è causa di progresso.
Abbiamo affermato che il ritmo del lavoro è una specie di yoga, e, come tale, richiede impegno e fervore. Questi fiori sbocciano nel giardino dei mestieri. Chi ama il suo lavoro impara ad amarli tutti e si approssima a Noi.
Il Pensatore insegnava che il lavoro disseminato di bellezza conduce alla perfezione.
501 — Urusvati sa che sovente si lamenta che gli sforzi per progredire attirano ogni sorta di sventure. È un malinteso spaventoso. Chi è veramente impegnato a migliorare sé stesso, non dirà mai una simile assurdità. Sa che raffinare i sensi rischiara molte cose. Accetta di partecipare alla battaglia per il bene del mondo.
È forse una disgrazia? Solo il codardo preferisce il ristagno senza vita all’azione vivace. Eppure non è raro imbattersi in qualcuno che si ritira per paura, e sceglie di vegetare senza scopo. Si giustifica citando le vite di grandi santi, che, secondo lui, vissero in semplicità, senza complicazioni filosofiche o imprese rischiose. Non sa che quegli eremiti proiettavano un potere cosmico con un solo pensiero.
Chi sa misurare la potenza mentale? Chi può dimostrare che le umili ma durevoli parole loro attribuite sono autentiche? Dopo un solo secolo, le sentenze degli uomini cospicui sono ormai deformate. Cosa ne resta dopo migliaia di anni? E neppure si sa chi fece peggio, se gli estimatori o gli avversari. Sovente i primi, per ragioni personali, ne distorcono il senso reale. I copisti poi fecero la loro parte. Sapete inoltre quanti sono gli errori di stampa! È sempre stato così.
Il Pensatore diceva: “Vorrei proprio sapere che forma prenderanno i miei scritti”.
502 — Urusvati sa che bisogna capire bene la gran capacità della coscienza, ossia il contenimento. Molti l’intendono come capacità di accettare argomentazioni contrarie, ma, in effetti, significa comprendere i veri moventi. La compassione permette di capire quelli dell’inter¬locutore, ma è illecito scatenare subito i propri principi, a lungo stabiliti e ponderati.
Il contenimento è molto simile alla compassione. Questa fa vedere chiaramente gli errori altrui, che li bloccano. Ma quanta cautela occorre nell’influenzarli! Ricordate il detto: “Dei gusti non si discute”. Gusti e inclinazioni possono avere ragioni karmiche, ma sovente si tratta di semplice condizionamento culturale, e non è possibile intervenire con rapidità per svellere quelle tendenze inveterate. Né è facile contestare le opinioni altrui quando differiscono dalle consuete, specie se sono innocue. Si può far notare la disarmonia, ma non tutti sanno riconoscerla.
Non parlo delle abitudini radicate e dominanti. Mi riferisco a tendenze ben più profonde.
Il Pensatore ammoniva: “Se ampliate il cuore tanto da contenere la pena altrui, saprete dire le giuste parole di conforto”.
503 — Urusvati sa che le case disabitate, prive d’energia psichica umana, deperiscono rapidamente. Già si è detto delle macchine, che funzionano in modo diverso secondo chi le manovra. È un concetto valido non solo nelle fabbriche. Ecco un esperimento facilissimo. Immaginate tre case, dello stesso tipo. Una non è occupata, la seconda è abitata da gente litigiosa, la terza ospita una famiglia armoniosa. È istruttivo osservare le loro diverse reazioni.
Anche i popoli sono condizionati dalle diverse qualità dei loro capi. La capacità di sormontare gli ostacoli più ardui non dipende dalla sola educazione, o dall’esperienza, ma dalle risorse inerenti dell’energia psichica. Stupisce, a volte, vedere qualcuno che governa con buon esito senza rispettare le costumanze. Se il suo medico sapesse dell’energia psichica, indicherebbe le specifiche qualità che ne spiegano il successo.
Gli esperimenti in proposito non richiedono condizioni particolari. L’energia primaria fluisce ovunque, e si osserva in tutti i fenomeni. E quanto più sono semplici le osservazioni, tanto più valido è l’esperimento. Bisogna però notare una sua caratteristica tipica. Sapete che chi l’emette subisce una reazione ghiandolare. Abbiamo notato che quando inviamo energia a certi popoli, quell’effetto s’intensifica molto. Ciò si spiega con la diversa psicologia delle nazioni. L’energia non è assimilata ovunque in modo armonioso, talora è persino contrastata. Ne può derivare un contraccolpo che accresce l’irritazione delle ghiandole.
Bisogna capire che anche la coscienza di chi non è ostile può essere tanto peculiare da non assimilare l’energia inviata. Perciò quelle emissioni sono per Noi un sacrificio. Ma l’umani¬tà non lo capirà tanto presto.
Il Pensatore insegnava: “Non crediate che i vostri pensieri siano ben accolti ovunque. I migliori vi faranno soffrire. Come mendicanti, busseranno a molte porte ma saranno rifiutati e, tornati a voi, vi feriranno nel cuore. Non amareggiatevi, è inevitabile”.
504 — Urusvati sa che la Gerarchia trasforma anche la cosa più piccola nella più preziosa. È evidente che ciò vale soprattutto per i valori spirituali, ma gli uomini sono tanto avidi di ricchezze materiali che persino in questa proposizione vedranno solo un significato concreto.
Sarebbe interessante contare quanti seguaci resterebbero se affermassimo che la Gerarchia si occupa solo dello spirituale. La gente si interessa all’Insegnamento per tutte quelle indicazioni che, secondo loro, riguardano i beni terreni. Non bisogna biasimarli troppo, poiché molti versano in povertà. Ci sono però anche dei benestanti che seguono la Gerarchia al solo scopo di moltiplicare le loro proprietà. Questi devono capire che i beni materiali non sono accordati sul sentiero, se si tende a quelli soltanto.
Guardatevi da quelli che si avvicinano spinti da simili desideri. Sono esempi vistosi di come si può distorcere l’Insegnamento spirituale. Anche il più lieve contatto impersonale con la Gerarchia può risolvere molti problemi della vita. Ma non si vende la conoscenza superiore per un piatto di lenticchie.
Ci addolora constatare che molte cosiddette aspirazioni spirituali basano sul desiderio di ricchezze terrene. È proprio allora che esse diventano irraggiungibili. Il vero Tesoro del Mondo si trova solo con il sacrificio. Bisogna proporre degli esempi, perché gli uomini sovente scansano ciò che è più semplice.
Il Pensatore esortava a non pensare ai beni mondani, almeno per qualche giorno! Così si forgia un pensiero positivo.
505 — Urusvati sa che a volte deploriamo i successi terreni, e giungiamo persino a benedire quelle che paiono sventure. Da quel livello si vedono le cose in modo diverso. Le sventure sono presto dimenticate, ma i loro effetti perdurano.
Lo spirito evoluto, quando vive in Terra, anela a lottare e progredire. Qualsiasi dolore e qualsiasi scossa lo sospingono avanti. La natura raffinata non cerca il benessere personale, perché tende alla perfezione.
Le sofferenze terrene non sono d’obbligo, ma la perfezione sì. I dolori sono causati dalla disarmonia. Si tende alla luce lontana che si vede in fondo alla caverna. Quanti tagli e ferite su per quelle pareti di roccia! E quanto sono scivolose! Se il concetto di Gerarchia non vive nella coscienza, non c’è appiglio cui aggrapparsi. Noi diamo subito soccorso in caso di pericolo, che sovente appare proprio al tempo del successo mondano.
Successo e fallimento sono idiosincrasie. L’ambiente terreno immediato impedisce l’esame adeguato di cosa si prospetta, e senza il sapere sovramundano non è possibile stimare l’equilibrio fisico. Sapete come sono variati i Nostri soccorsi. A volte non sono riconosciuti, o visti come sventure. Molti non riescono a capire ciò che accade, ma per salvare il più prezioso bisogna saper abbandonare il secondario.
In futuro non si capirà perché si sono dette queste parole, e anche il concetto di Armageddon sarà nuovamente dimenticato. Ma sapete che parliamo in tempi di gran tensione. Per salvaguardare l’equilibrio interiore ci vogliono misure sovramundane.
Il Pensatore, alla vista dei concittadini che si preparavano alla guerra, disse: “Amici, date alla patria i pensieri migliori”.
506 — Urusvati sa che la scienza è la base dei successi umani futuri. Bisogna però capirlo in modo corretto. Gli scienziati si ritengono portatori di conoscenza, ma pochi fra loro intendono il vero significato del sapere futuro.
Non dividiamoli tra materialisti e idealisti, terreni e sovramundani. La chiave del progresso scientifico è l’applicazione dell’energia psichica in tutti i campi della vita. Non si potrà avanzare nell’acquisire conoscenza se non ispirati dalla forza primaria. Alcuni scienziati, infatti, assiduamente raccolgono osservazioni importanti, ma non sanno comporle in una bella scoperta. Altri, invece, anche se poveri di mezzi, riescono a introdurre utili innovazioni. Consapevoli o no, questi sanno usare l’energia psichica e non la rifiutano.
Se si compila un elenco dei maggiori fra loro già alle prese con le energie sottili si osserva che sono presenti in molti paesi, ma disuniti. Ciascuno va per la sua strada. Ciascuno l’intende a modo suo, come se una forza lo costringesse a evitare il metodo più semplice ed essenziale. Pensate quanto più forti sarebbero se unissero i loro tentativi isolati! Imparerebbero a rispettare la ricerca di ognuno. Purtroppo questa condizione non affiora ancora.
Un ricercatore dalla mente aperta attrae coadiutori intelligenti. È da lodare perché non specializzato, e l’energia psichica richiede ampia capacità di osservazione. Dovrebbe rifarsi a molte fonti, anche alle più antiche e non trattare i vecchi testi alla stregua di semplici fantasie. Se libero da pregiudizi egli vi troverà, invece, molte indicazioni scientifiche, e scoprirà che per epoche intere il terreno e il Sovramundano non furono visti come contrapposti. L’energia psichica attrae i cercatori solo se è intesa quale legame fra tutti i mondi. La scienza futura sarà la sorgente delle più alte soluzioni.
Il Pensatore insegnava agli allievi che la scienza non deve imporsi dei limiti, e allora sarà bella.
507 — Urusvati sa che l’intuizione è malintesa e persino ingiuriata. E coloro che la riconoscono non la capiscono in modo adeguato. Suppongono per lo più che si può acquisirla senza sforzo, come piovesse dal cielo. Non riflettono ai grandi accumuli necessari e all’enorme tensione da sopportare.
Non è il caso di ripetervi l’esistenza dei sottili legami che uniscono i mondi. Sovente dovrete consigliare d’essere cauto con l’intuizione. Sono pochissimi gli uomini in cui è già attiva, e solo in modo limitato. Se qualcuno, ad esempio, ha un presagio relativo a un familiare o riesce a predire eventi fisici, o vede meglio in sé stesso, non significa che sa intuire in altri campi. Non attendetevi dalla gente più di quanto possiede. È errato pretendere da qualcuno più intuito di quanto sia capace. Il mare delle vibrazioni sottili è inesauribile. Non può essere contenuto in un solo uomo.
È da sapere che lo sviluppo dell’intuito dipende dal comprendere lo stato del prossimo. La voce interiore parla solo quando la sollecitudine è reciproca. Quella voce può divenire continua, ma per lo stato caotico delle vibrazioni terrene, non consigliamo di superare di tanto le condizioni del mondo denso. Immaginate un uomo che, nel mezzo delle attività mondane, udisse di continuo la voce interiore. Sarebbe come se trascurasse il lavoro per ascoltare la radio! Morirebbe insonne o denutrito.
La voce interiore, dunque, parli solo in stato di consonanza. Così non si abbandona la via terrena e il contatto con il Mondo superiore non turba l’equilibrio interno.
Si è sempre insegnato a vivere in Terra come in Terra. Solo temporaneamente è lecito lasciare gli obblighi terreni, e soltanto per soccorrere meglio il genere umano.
Bisogna custodire bene i tesori affidati, specie l’energia psichica. Non si pensi che, essendo primaria, non abbia bisogno di tutela. Ogni energia cosmica necessita d’armonia. L’economia dell’Universo si regge su questo principio.
Il Pensatore dichiarò: “Abbiate gran cura dell’armonia, che può rompersi come un bel vaso”.
508 — Urusvati sa che Noi coltiviamo coloro che sono capaci d’intenso lavoro, e hanno carattere forte e volontà dinamica. Molti sono attivi, ma pochi già capaci di percezioni superiori. Bisognerà educare intere generazioni, prima che i nuovi coadiutori siano numerosi quanto basta. Le condizioni del mondo li tengono separati, quindi non si conoscono né possono unire le forze. Sono poi talmente insoliti nel loro ambiente da suscitare invidia e fin dalla prima età sono derisi e perseguitati. Non stupisce pertanto se le loro vite sono problematiche. Sono come uccelli in gabbia, prigionieri anche se dorata. In ogni modo, gli audaci non disperino. Noi ne osserviamo le mosse e li proteggiamo da tanti pericoli. Nondimeno, chi segue la via del servizio deve essere prudente. Il gran servizio lo esige.
A costoro dico: non date accesso alla confusione. Mentre riflettete non lasciate che penetri in voi, e confrontate severamente ogni concetto con la verità. Ricordate che la confusione è un verme di putredine. Del dubbio abbiamo già detto, ma attenti alle vibrazioni confuse.
Il miope mette sullo stesso piano paura, dubbio e confusione, ma chi ha la vista buona deve distinguere. Per alcuni la confusione è timidezza, che è tutt’altra cosa. Essa è l’annuvolarsi del sentimento, che nei Nostri coadiutori dev’essere chiaro e vigile. Solo chi sta in guardia vede quella vipera.
Che in ogni popolo siano sempre più numerosi i veri aspiranti e coadiutori, attivi nel vero senso del termine. Vogliamo che il Sovramundano combaci alla perfezione con le opere terrene.
Il Pensatore non si stancava di ripetere che chi è impegnato deve servire le leggi supreme.
509 — Urusvati sa che bisogna raccogliere ogni granello di verità. Poco importa quale ne sia la fonte. Si può dirla in qualsiasi lingua, vestirla con il costume di qualunque epoca, proclamarla in ogni occasione. Non ci sono verità vecchie o nuove. Chi potrebbe dimostrare che una verità non sia stata già annunciata in epoca remota, in un continente da molto tempo scomparso? Alcuni suoi araldi furono forse grandi sapienti, altri invece illetterati, eppure tutti la diffusero.
Perché diciamo queste cose? È sempre necessario ripetere che il fiume della verità è ampio. C’è sempre l’impostore che afferma di essere unico a rivelarla, ma come può assumere che la sua struttura sia stabile? Prima nemica della verità è l’intolleranza, mentre quanto più ampia la comprensione, tanto più sicura la fondazione. Ecco il criterio guida: tutti i passi della verità volgono al Bene comune.
Si domanderà: “Non è dunque l’amore che regge il mondo?”. Potrebbe forse esistere il Bene comune senza amore? Criticate meno, siate più solleciti e premurosi nel pensiero. Guardate in quali vesti è apparsa la verità nelle varie epoche. Apparve nuda, oppure abbigliata sontuosamente. Purtroppo la nuda verità è raramente accettata, e si deve adornarla. Lo diciamo per farvelo capire meglio. Bisogna coltivare quella benevolenza che ne salvaguarda la sincerità. Non è facile trovarla nel marasma terreno, ma senza il suo concorso non si assimila neppure il più semplice dei concetti. Ciò che diciamo non è dunque un’astrazione, ma una realtà quotidiana.
Il Pensatore insegnava che la benevolenza è caratteristica di chi marcia sul sentiero.
510 — Urusvati sa che quanto più complesse sono le circostanze, tanto più necessaria è la calma. Non è un consiglio etico, ma sanitario. Non s’immagina sino a che punto la complessità delle correnti nuoce all’organismo. Ecco perché la calma è benefica.
È risaputo che gli uomini avvelenano sé stessi e l’ambiente con l’irritazione e seppure si sia già detto dei pericoli dell’imperil, si preferisce ignorarli. E quanto più si è irritati tanto più si afferma di essere calmi. Siate onesti con voi stessi. E non dimenticate che un semplice momento di silenzio placa le onde agitate.
I medici dovrebbero osservare gli stati di turbamento e irritazione. Vi scoprirebbero i germi di malattie future. Stupirebbero nel constatare che esse traggono origine da periodi di squilibrio. In stato di calma le predisposizioni restano celate e impercettibili, ma in stato negativo si rivelano. Il medico di norma vuole che il paziente si calmi prima di un esame, ma questo stato non è un vero rivelatore. Certo non sempre il medico può essere presente quando l’infermo è agitato e rivela il suo male. Bisogna estendere l’osservazione, ed è assai istruttivo constatare che le forze negative destano malattie incipienti.
Per tutta la vita, le qualità negative crescono se provocate. Il più labile pensiero maligno può causare gravi danni.
Il Pensatore disse: “Siate il medico di voi stessi. La bontà è un impiastro eccellente”.
511 — Urusvati conosce le molte qualità dell’energia psichica. La sua essenza permane immutata, ma attorno a quel nucleo le qualità cambiano profondamente. Quale esempio, considerate la composizione del sangue. Oggi si presta molta attenzione alle varie ca¬rat¬teristiche dei popoli, le cui distinzioni si osservano non solo nella composizione del sangue, ma anche nelle proprietà particolari della loro energia psichica.
L’influsso della mentalità di alcuni popoli si fa sentire sovente in modo netto, mentre quella di altri non lascia traccia. Ciò può essere causato dal karma o dalle tendenze ataviche, ma si deve anche tenere conto dell’effetto esercitato dalla composizione del sangue sull’energia psichica. Impossibile enumerare tutti i legami esistenti fra i popoli. È vergognoso che non siano osservati e appresi. La psicologia dovrebbe comprendere in sé tutte le scienze che rischiarano il futuro della vita terrena.
Lo studio del pensiero, ossia dell’energia psichica, oggi non è annoverato fra le scienze tradizionali, e la psicologia è l’unico ambito in cui si esercita. Oggi è necessario porre le questioni in termini scientifici. Per giungervi occorre però la cooperazione di molti scienziati e dei laboratori necessari.
È tragico che ancor oggi le scienze siano divise in settori separati e sconnessi. Alcune sono riconosciute per autentiche, altre soltanto opinabili! Un tale dubbio, naturalmente, basa sull’ignoranza e sul pregiudizio.
Non si può dire quanto sono forti tali pregiudizi. Bisogna ripeterlo, dai palazzi più fastosi alle più misere capanne. Forse essi dimorano soprattutto in quelli. È necessario indicare sempre la vera missione della scienza.
Il Pensatore insegnava: “Aprite alla scienza. Sarebbe vergognoso lasciarla fuori, al freddo, vestita di stracci. Sentite che bussa alla porta?”.
512 — Urusvati sa che le esplosioni sovramundane sono ben maggiori delle terrene. L’orecchio fisico non le ode, ma l’udito sottile sente la tensione che producono.
Molti ritengono che i personaggi potenti siano particolarmente sensibili alla battaglia sovramundana, ma non è vero. Gli uomini che esercitano un potere mondano possono essere lontanissimi da quel contatto, ma esistono dei messaggeri, veri portatori del fardello mondiale. Meritano l’appellativo di leader, poiché sopportano le massime tensioni sovramundane
L’uomo comune non è consapevole delle colonne e delle molle che reggono e conservano l’equilibrio. I distruttori però sanno donde viene l’energia psichica e puntano i loro missili contro quegli eletti. Queste super battaglie passano per lo più inosservate. Non esiste ancora qualcosa come un sismografo che segnali le tensioni sovramundane. Si può solo immaginare i tornado psichici che salgono oltre il firmamento a scontrarsi con le energie superiori. Questo è un tempo speciale e ha segni particolari, ma gli uomini restano nei loro vecchi confini terreni e vivono come locuste. Il Maestro consiglia la calma, come scudo terreno.
Il Pensatore ripeteva: “Siamo difesi da ogni lato. La protezione si manifesta dall’alto, ma per le frecce terrene si deve usare lo scudo”.
513 — Urusvati sa che disapproviamo la paura e il sospetto, che riteniamo prodotti dell’ignoranza. Al tempo stesso insistiamo sulla vigilanza e sulla prudenza, qualità proprie della coscienza illuminata. Chi ha poca saggezza non distingue fra i diversi sentimenti. Intende il sospetto come cautela, il timore come vigilanza e abbassa le qualità migliori a livelli ignobili. Il saggio, però, sa quando è necessaria la cautela, basata sulla vista penetrante.
In un mondo squassato dalla confusione è follia non curarsene. L’uomo sensibile soppesa tutte le cause alla ricerca della vera fonte del male. Non lo fa per paura, ma per coraggiosa decisione. Non trascura la vipera sulla soglia, sapendo che il seme del male dà frutti avvelenati. Non giudica inutile cautelarsi contro un piccolo scorpione, perché anche le cose minime pungono in modo letale.
Sapete che a volte si mettono da parte le occupazioni ordinarie per necessità maggiori. Sovente non si sa descriverle in parole, ma la coscienza avverte una tensione spaziale notevole. Il saggio capisce chiaramente che a volte è necessario rivolgere tutta l’attenzione allo stato del pianeta. Possono manifestarsi malattie cosmiche, indotte da correnti ad altissima tensione che agiscono sull’organismo. Allora è errato distrarsi. Occorrono massima vigilanza, e coraggio.
Parliamo del mondano e del Sovramundano perché, perennemente in guardia, possiamo affermare che la Nostra vigilanza è crescente. Per buona sorte essa non trova limiti al suo sviluppo e non si deve esitare a ripetere che tempi di massima tensione la esigono in massima misura. Non per paura, ma per servire nel modo migliore. Gli eroi nascono da un tale desiderio. Abbiamo già parlato dell’eroismo, che si manifesta in qualunque settore della vita.
Il Pensatore diceva agli allievi: “Pensatevi quali eroi, e trovate un’impresa cui dedicarvi oggi stesso”.
514 — Urusvati sa che in avvenire si studierà a fondo l’energia psichica. Oggi se ne sente appena la presenza, ma in un futuro si vedrà che ne dipendono tutte le conquiste scientifiche. S’indagherà in due direzioni: l’energia psichica mossa dalla volontà, e quella che pare spontanea. Quest’ultima mostrerà di esserne un’espressione cosmica di speciale importanza.
Già si comprende il potere del pensiero e si cerca di usarlo. Si sperimentano ormai le proiezioni mentali, ma l’azione spontanea dell’energia psichica è poco nota. Finora non si è riconosciuto che le sue emissioni possono avere importanza spaziale. Eppure alcuni uomini potenti emettono forza senza saperlo, e sovente la proiettano a gran distanza.
Perché non si accorgono di partecipare a un evento forse notevole? Collaborano con la volontà cosmica, non possono farne a meno, e, come corde vibranti, risuonano alle grandi proiezioni di potere. Così intensificano le correnti planetarie, e sarebbe bene studiarne le imprese che salvano o distruggono il genere umano.
Attorno a certi leader si osservano facilmente fenomeni notevoli, che ora non si sanno capire né descrivere. Si dovrebbe prestare attenzione al rapporto fra terreno e Sovramundano. È cosa che gli scienziati di mentalità libera e aperta farebbero bene a studiare.
Disse il Pensatore: “Ricordate che chiunque può percepire fenomeni superiori, ma prima deve accettarli nella mente”.
515 — Urusvati sa che l’evoluzione deve essere spontanea, non forzata. Non si vuole riconoscere che questo principio fondamentale ne riguarda tutti gli aspetti, e che anche lo sviluppo dell’insignificante fa parte della grande evoluzione cosmica.
Coloro che fomentano le guerre dovrebbero pensare all’abisso in cui gettano il pianeta. La sua distruzione è minacciata anche da conflitti che coinvolgono alcuni paesi. Nessuno intende la guerra come una malattia del mondo, eppure tutti vedono che persino quelle locali bloccano gli sviluppi positivi dell’esistenza. Sono convulsioni inutili quando è possibile progredire con impeto.
I dolori terreni riempiono lo spazio. Le esplosioni scuotono i laboratori dove si lavora per la salute generale. Gli uomini dovrebbero pensare che forse in tal modo demoliscono cose che non si potranno rifare, costruite nei secoli dall’opera dei Saggi. È facile distruggere se non si pensa in dimensione cosmica. È ora di riflettere al danno inflitto al Mondo sottile, e comprendere meglio il rapporto che unisce i due mondi.
Si è appena affermato che l’evoluzione deve essere volontaria. Bisogna capirlo alla grande. Si evolve non perché costretti, ma per buona volontà. Alcuni ritengono che essa sia mossa da forze superiori a qualsiasi partecipazione umana. È un malinteso foriero di pessime conseguenze. Gli uomini devono partecipare all’evoluzione. Devono intensificare la buona volontà per unire il cumulo dei loro poteri al corso delle energie superiori. Non si può restare indifferenti al miglioramento della vita. Bisogna vigilare a guardia del progresso.
Criticare e condannare sono armi cattive. Si capisce quando si osserva il karma dei popoli. Sopra quelli che condannano s’addensano nubi minacciose. L’evoluzione realizza il bene. Che ciascuno pensi cos’è il bene. Dapprima sbaglierà, scambiando per buona volontà l’eccesso d’egoismo, ma se approfondirà il pensiero scoprirà in sé le vere faville del Bene comune.
Noi non pretendiamo termini e filosofie complessi. L’evoluzione è semplice e armoniosa nella sua bellezza commensurata. Si lavora per il Bene comune, sapendo che ogni sforzo sincero è un contributo positivo. Così s’impara la benevolenza.
Il Pensatore diceva: “Se si colgono solo erbe amare la minestra sarà amara”.
516 — Urusvati sa che è inammissibile essere negligenti nei confronti delle manifestazioni superiori. Sembra chiaro, ma di frequente è malinteso. Si discute sulla loro natura, si sostiene che sono tanto rare che non avvengono nella vita terrena. Così si tenta di sfuggire al dovere di osservarle nel corso dell’esistenza.
I saggi, però, sanno che accadono nel bel mezzo della vita comune. Sanno che chiunque, in un momento d’ispirazione, è già in contatto con il Sovramundano e sperimenta sensazioni di quel livello. Sono allora possibili la chiaroveggenza e la chiarudienza, purché tali facoltà latenti siano riconosciute.
Alcuni ritengono che la continua comunione con le manifestazioni superiori è più preziosa di una sola esperienza rilevante. È auspicabile prepararvi l’organismo, anche se una sola poderosa manifestazione già dimostra l’infinità del Potere supremo.
La vigilanza lo purifica, ma bisogna anche sentire la tensione che nasce al cospetto dei cancelli del fuoco; solo così si dimostra il proprio coraggio. Il saggio è audace perché l’ha provata. Nessuno può dirsi tale se prima non è stato dinanzi alla Forza del Fuoco. Bisogna pertanto essere pronti e amare quelle manifestazioni. Trascurarle equivale a tornare nell’ombra.
Il Pensatore consigliava di provare il proprio coraggio nelle occorrenze quotidiane. Diceva: “Chi sa risolvere i problemi domestici non teme gli attacchi più minacciosi”.
517 — Urusvati sa che la calma è uno stato relativo. Noi la consigliamo come necessaria, ma sappiamo che pur con le migliori intenzioni si ottiene solo in parte. Se nondimeno si pratica quel consiglio si ottengono risultati discreti.
Non biasimate chi non ne capisce l’importanza. Talora si crede che sia uno stato d’inazione senza pensiero, ma in realtà è riposo, da intendere come armonia mentale. Se si domandasse agli eremiti la ragione del loro equilibrio risponderebbero che il metodo migliore per la calma è pensare alla commensura universale.
Si osserva che i triboli passati perdono importanza dopo qualche tempo. La prova del tempo avviene in questo modo. Molti eventi giudicati notevoli perdono rilievo, mentre altri meno cospicui si rivelano sovente, in seguito, come svolte decisive. La memoria dell’uomo, la cui coscienza ha le sue misure, li ricorda.
Un medico affermò che in certi casi di grave depressione ricorreva a Tactica adversa. Quando un paziente sosteneva che tutti gli erano ostili, commentava: “Non dimenticare che a un terremoto non si reagisce”.
Pensate alla calma. Ci sono due estremi: la calma perenne e l’eterna agitazione. Non si avanza quando si è agitati, l’ispirazione non discende su chi ne è afflitto.
Il Pensatore diceva: “L’irrequieto è come un sacco di noci”.
518 — Urusvati conosce il valore interiore dei successi e fallimenti terreni. Anche dopo breve tempo se ne nota il significato karmico, e si vede che a volte una sola piccola azione fece pendere la bilancia: allora il fallimento aprì la bella porta della vittoria, o il successo mutò in perdita.
Nella vita accadono tanti eventi di ogni genere, e solo lo studio del passato ne indica le cause. E soltanto chi sa le cause riconosce la giustizia superiore. Ciò che sembra sfortuna può essere la conseguenza inevitabile d’azioni remote.
Gli eventi hanno cause sia terrene sia sovramundane. Gli ingorghi karmici prodotti dalle azioni umane terrene persistono nel Mondo sottile. Certo colà sono possibili molte soluzioni, ma non sono frequenti, perché molti usano male le possibilità loro offerte e passano il tempo a combattere gli effetti della vita terrena. Non sono ben decisi a risolvere gli errori passati e rinnovare la coscienza. Eppure il Mondo sottile lo consente, poiché fornisce le migliori istruzioni sovramundane. Ricordatelo, e imparate ad applicarlo nella vita terrena futura.
Il Pensatore ammoniva: “Arricchite la vostra vita attingendo alla fonte sovramundana”.
519 — Urusvati sa che terreno e Sovramundano sono da intendersi come una realtà indivisa. È un concetto osteggiato. C’è chi disprezza il terreno e chi maledice il Sovramundano. Noi inviamo continui pensieri sull’armonia di questi reami, ma è difficile far capire che presbiopia e miopia sono solo qualità diverse, e non si sa quale sia la migliore. Chi vede lontano non scorge le cose prossime, e chi guarda vicino ignora le bellezze lontane. Si riconosca che sono qualità diverse, ciascuna con i suoi vantaggi. Non glorificate il Sovramundano per sminuire il terreno. L’integrità dell’Universo è la Bellezza, e bisogna amare il creato intero, se si vuol compiere la propria missione.
Spesso gli Yogi s’inorgogliscono, dimenticando che l’operaio che lavora in armonia non è da meno di loro. Dicasi lo stesso del desiderio di longevità. Se non è giustificata da una missione, contrasta le leggi naturali. Tutta la natura deve fluire armonica, e l’uomo deve conformarsi alle condizioni del mondo. Capirà allora lo Yoga naturale, vero legame con il Supremo.
Abbiamo detto sui tre mondi molte cose che si devono sapere. Non c’è sviluppo evolutivo se non si sono realizzate le basi dell’Essere. Altrimenti si hanno rotture e convulsioni che distruggono gli elementi di progresso. Attenti ai lamenti spaziali.
Il Pensatore disse: “Ascoltate bene: udite il pianto dello spazio?”.
520 — Urusvati sa che il moto degli eventi terreni accelera spesso tanto da sfidare la comprensione. È dubbio che un tale processo abbia solo cause terrene, e mostra le sue origini sovramundane.
Si coglie l’evidenza delle attività sovramundane proprio osservando gli eventi fisici. Si è inclini a considerarli come una successione accidentale, perché si rifiuta di ammettere la presenza della Mente sovramundana. La saggezza antica, però, era consapevole di quella grande Intelli¬gen¬za, il Nous. Ciò consentiva la comprensione equilibrata degli eventi, mentre oggi, nonostante le avanzate scientifiche, la filosofia non progredisce, il che genera molte sventure cui non si trova soluzione adeguata.
Un antico uomo di Stato, prima di prendere una decisione urgente, usava ritirarsi in solitudine almeno per un giorno, per evitare la confusione dei problemi mondani. È possibile rivolgere la mente alle questioni critiche, ma ancor meglio è lasciar libero il pensiero di salire al Sovramundano, dal quale tornerà più forte e potente.
Imparate a cercare il Sovramundano. Gli eventi terreni dimostrano che, nonostante tutto, l’uomo non ritiene possibile comunicare con quella Fonte di Potere. Si dispera per molte sciagure, e fra le disgrazie non sa cogliere l’Aiuto.
Il Pensatore ammoniva: “Non disperate, per non rigettare l’Aiuto”.
521 — Urusvati sa come sono sottili le energie sovramundane. Gli influssi terreni possono intercettarne anche correnti impetuose. Sono fenomeni difficili da percepire, eppure avete notato che i turbamenti terreni interferiscono con le Nostre correnti terapeutiche.
Il frastuono umano interrompe facilmente i pensieri che mandiamo. Emissioni che vengono da lontano sono bloccate molte volte dalle ostruzioni umane. Ciò significa che le interazioni sono tutte dominate dalla legge terrena. Bisogna capire che, per accogliere le Nostre correnti, l’organismo vi deve essere mentalmente preparato e reso sottile. Da gran tempo si parla di ampliare la coscienza, cosa che ancora non si comprende. Si pensa che ciò significhi semplicemente dare ricetto a ogni cosa, il che allora farebbe della coscienza una stamberga a buon mercato! La sua vera dilatazione migliora la ricettività assieme al discernimento. Solo il pensiero profondo aiuta in questo processo. Per entrare in comunione con Noi, bisogna saper pensare.
Chi ancora non sa farlo si perde in un fitto bosco di contraddizioni, e non riesce a scoprire i significati universali. Ci vuole uno sforzo instancabile per liberarsi dalla rete dei legami terreni. Non si avanza nel comprendere gli aspetti peculiari del Sovramundano se non per libera volontà.
Si è detto poc’anzi che terreno e Sovramundano sono indivisibili. Ciò sembra contraddire che quest’ultimo ha qualità specifiche. Non c’è però contrasto se si respira in modo diverso in vetta e nella valle. Alcuni temono l’aria delle cime, come del Sovramundano, sino al punto da paralizzare la mente.
C’è, infatti, chi non può pensarci. Gli psichiatri dovrebbero studiare queste persone, in cui alcune capacità cerebrali sono inattive. Per sviluppare l’immaginazione bisogna sperimentare a lungo nelle condizioni più disparate. Educata a dovere, essa protegge dalla paura.
I dottori della legge parlano in altra maniera. Affermano che l’immaginazione è solo illusoria, e si deve sostituirla con la logica terrena. Meglio non farlo, però, meglio adeguarsi alla ragione superiore. Il Nous degli antichi portava a riconoscere il Sovramundano.
Il Pensatore venerava la ragione come via per quel Mondo.
522 — Urusvati conosce la gioia della Giustizia universale. Popoli diversi la nominarono in modo vario: Karma, Moira, Fato, Kismet, sono nomi dati al destino. Alcuni vi si accostarono con gioia, altri con tristezza. Nessuno però negò l’esistenza di quella Legge che si rivela in tutto il Cosmo. La saggezza del suo potere dinamico comprova l’armonia dell’Universo.
Alcune fedi tentarono di distruggerne il senso profondo, e fu un grave errore. Le religioni che si levarono contro quella verità persero presto la loro importanza, quelle che invece la rispettarono quale legge cosmica ebbero successo.
Seguendo la storia dei popoli e dei loro leader si scopre la Bellezza della Giustizia universale. Non si tratta di vendetta, poiché la Legge esclude tale violenza. Ne promana giustizia karmica, esaltata sui piatti della bilancia. Si tolgano nuovamente le bende dagli occhi di Temi. La Giustizia vede ogni cosa.
Gli eventi cosmici non devono incutere paura, sono da accettare con dignità come operato della grande Legge. Se considerati con attenzione se ne scoprono le vere cause.
Il Pensatore insisteva perché i concittadini coltivassero l’acume della vista, sì da vedere le cause degli eventi.
523 — Urusvati sa quanto ammiriamo il progresso spirituale, che implica abnegazione e tiene conto delle condizioni terrene. Chi rinuncia a tutto ciò che è del mondo, non può giudicarlo a dovere, e, d’altro canto, chi resta avvolto dalle cose mondane non può elevarsi tanto da osservarle compiutamente. È raro chi riesce a conciliare armoniosamente le due tendenze. A molti esse appaiono in contrasto, proprio perché ignorano che la miglioria spirituale è possibile nella vita ordinaria.
Monasteri furono edificati per rafforzare i deboli di spirito. I monaci veramente forti andarono per il mondo, a disseminare il loro insegnamento. Non restarono segregati a lungo. Colmato il loro vaso spirituale, sentirono di dover tornare nel mondo. Non solo diedero soccorso, ma impararono dalla vita. Ecco una questione poco compresa, perché si ignora la giusta armonia fra l’accettazione del quotidiano e la rinuncia.
Chi rifiuta le condizioni mondane resta povero di misericordia e compassione, entrambe necessarie per lo sviluppo spirituale. L’insegnamento del mondo rigenerato non si accompagna con la durezza del cuore. La scienza stessa non fiorisce dove il cuore è muto. La nostra Fratellanza non sarebbe esistita senza la totale esperienza delle condizioni terrene.
Il Pensatore invitava gli allievi a capire lo sguardo umano.
524 — Urusvati sa che una folla in tumulto è gravemente velenosa. Se è preda di una sola emozione è meno pericolosa. Quando si sapranno applicare metodi scientifici allo studio del¬l’au¬ra umana si vedrà quali processi letali sono generati dalla discordia delle correnti.
Certo l’accordo generale di una moltitudine non è facile da ottenere. I singoli agiscono per motivi disparati, e per il divergere delle tendenze si producono emanazioni velenose. Gli scienziati dovrebbero prenderlo in conto.
Mai come ora la popolazione è stata tanto numerosa. La storia antica non ricorda città gigantesche come le odierne. Roma, però, nel periodo della decadenza, raggiunse i dieci milioni di abitanti, e quest’accumulo contribuì alla sua rovina. Oggi accade altrettanto. Oltre certi limiti il Leviathan comincia a disgregarsi.
Si consiglia sovente di stabilirsi fuori città, ma sono moniti inascoltati, si preferiscono i veleni delle varie Babilonie. Già si vede che gli eventi vanno nelle direzioni predette da molto tempo. Un processo, una volta avviato, segue la sua logica e non si può fermarlo. Ciò che nasce deve crescere. La sfida sta nell’accogliere come trasmutazione benedetta ciò che altri vedranno come la distruzione della nuova Atlantide. La gioia della trasformazione può avviare un assetto sociale migliore, ma quanti ne sono capaci?
Il Pensatore affermava che le gioie migliori sono ignote all’uomo.
525 — Urusvati sa che l’umanità è responsabile per tre aspetti della salute. La sua, per prima, poi quella del pianeta, e infine del Sovramundano. Quest’ultima non è un’esa¬gerazione, perché è doveroso riconoscere che non si ha il diritto di violarne l’armonia. In modo simile la salute del pianeta dipende dall’uso assennato delle sue forze. Bisogna infine proteggere la propria e del prossimo.
L’organismo umano, in apparenza minuscolo, è un potente gestore d’energia, e in verità governa l’ambiente. La comprensione corretta di questi tre aspetti promuoverà un vero progresso. Parlo di salute individuale, ma naturalmente intendo non solo quella fisica, ma anche la spirituale. La storia insegna che l’evoluzione è brillante quando entrambe sono in armonia. L’antica Grecia poté progredire per l’attenzione equilibrata riservata sia agli atleti sia alla saggezza dei filosofi.
D’altro canto, certi paesi furono ossessionati dall’attività sportiva a tutto svantaggio di quella spirituale, che fu soppressa. È facile arguire il male provocato da un tale squilibrio. In una società siffatta chi parla della salute spirituale è accusato d’ipocrisia. Noi invece sosteniamo che il sapere elevato e il vero servizio per il Bene comune sono le basi della salute spirituale
Non è un invito a rinunciare alla vita, poiché la naturale sanità dello spirito si forgia proprio nella fornace dell’esistenza. Anche la corporea deve essere intesa con buon senso. Bisogna proteggere il dono della vita fisica, ma non a spese dell’abnegazione. L’uomo può gettarsi in acqua per salvare un amico dai pericoli della corrente, ma non soccomberà alla febbre, se sostenuto dalle ali dello spirito. Fra le difficoltà quotidiane non è facile serbare l’equilibrio, ma lo spirito sa prendere le sue decisioni.
L’umanità può custodire il pianeta se compone in armonia spirito e corpo. Lo spirito forte spedisce pensieri puri nel Sovramundano.
Il Pensatore domandava: “Possiamo, secondo voi, aiutare le Muse con il pensiero?”.
526 — Urusvati sa che sovente, durante una trasmissione mentale, solo qualche parola giunge a destinazione. Le ragioni sono varie. Per prima, forse non sono state inviate con pari intensità. La trasmissione può inoltre essere stata interrotta per interferenza d’altre correnti, o per intrusioni di questioni irrilevanti. Tali correnti sono frequenti cause d’insonnia.
Se l’uomo si rendesse conto delle tempeste che gli infuriano attorno agirebbe con più cautela. Egli non ammette però che le parole che ode vengono dallo spazio. Quelle burrasche sono specialmente gravi durante le battaglie terrene. Ciò basterebbe per capire l’intima connessione fra gli scontri terreni e sovramundani. È bene stare attenti a ciò che si ode internamente. Certe tensioni sono attribuite dai medici a cause fisiche, ignorando che le sovramundane sono cento volte più poderose. Si crede che il cielo sia blu e vuoto, ma la scienza sa ormai che è un plenum. È difficile crederlo?
Si odono urla di terrore, ma anche esclamazioni di gioia. Le prime sono più frequenti, perché emesse con la massima energia, mentre la gioia si manifesta più debolmente. Oggi che la Terra è oscurata da tanti orrori è facile udire emanazioni disperate. Uno scienziato dovrebbe dedurne che se un grido di terrore si spande nello spazio è perché, lanciato con grande energia, irradia intensamente. È verissimo che ogni parola umana ha un’aura e va lontano.
È pur vero che in tempi difficili lo stolto vive come se nulla fosse. Sorprende vederlo danzare durante una conflagrazione! Disperare sarebbe però altrettanto stolto. Noi insistiamo su quella calma che viene dal sapere cosa accade. Il saggio sa quali sono le azioni appropriate nel tumulto del mondo.
Notate che in questi giorni di grave tensione non parliamo di “Armageddon”, termine ripetuto ormai anche dai pappagalli. Si dicono parole importanti in tutte le loro varianti, mentre si danza su un vulcano.
Noi gridiamo “al fuoco!”. Pochi capiscono di che fuoco si tratta, né la tensione del mondo.
Il Pensatore insegnava: “Ogni momento muore un corpo celeste, ed esistono tensioni tali che solo un coro armonioso può evitare una catastrofe”.
527 — Urusvati sa che il Nirvana è uno stato energetico intenso, elevato e armonioso. Il Paranirvana è ancora superiore. Si crede che quella condizione sia inaccessibile e che per il Samadhi occorra gran disciplina fisica e spirituale. Si rammenti però che l’organismo umano è un microcosmo perfetto, dalle possibilità illimitate.
Chiunque può sperimentare sensazioni fuggevoli di Nirvana e Samadhi, rapide al punto che la coscienza umana non le assimila. Qualcuno forse perde conoscenza per cause ignote, o arde di un fuoco inesplicabile o gli sembra di essere senza peso. Molte cose sono notate solo dalle coscienze espanse. Solo pochi, eccezionali, capiscono ciò che accade. La scienza è giunta a molte conquiste, ma nessuno ha ancora affermato che chiunque è in grado di sperimentare sensazioni d’ordine superiore, se lo spirito è puro.
Ma chi può conseguirlo? Si affermerà che, per giungere a tanto, bisogna essere grandi pensatori, come Anassagora, Platone o Pitagora. Il mondo, però, è stato governato anche da uomini di rilievo come Pericle o Akbar, che lasciarono ricordo di epoche di gran benessere. Furono compassionevoli e magnanimi, eppure fermi nel condurre le loro nazioni sulla via della salvezza. Tutti hanno sentito di Boehme, il calzolaio, e di Vaugham, il chimico. Esempi simili si trovano in tutti i tempi, e ciò fa capire che la purezza spirituale è conseguibile in ogni campo d’azione.
Anche oggi vivono in Terra alcuni che coscientemente promuovono l’evoluzione. La gente non li nota, ma si sa che le moltitudini non distinguono l’alto dal basso. In Terra mani e piedi collaborano con lo spirito. Chi porta il fardello dell’evoluzione non indossa manti regali, e passa inosservato. Sarà la storia a rintracciarli. Sappiate con gioia che in Terra agiscono sempre anime speciali, che sostengono la fede nella nuova Era.
Venduto schiavo, il Pensatore ripeteva: “Splendida prova, questa, che mostra la varietà dei sentieri umani”.
528 — Urusvati sa che una ghirlanda di fiori può essere brutta o bella secondo com’è composta. Vi insegniamo a parlare a ciascuno secondo il livello della sua coscienza. Non per sminuire l’interlocutore, ma per affermare che ciascuno è diverso. Il linguaggio è differente e ancor più la coscienza.
Nei tesori si trovano oggetti di gran valore, ma per trovarli bisogna scavare tra molte altre cose. Alla fine sarete forse sporchi e impolverati; e avrete sopportato insulti e bestemmie, ma terrete in mano un gran tesoro.
Del pari, per parlare secondo il livello di coscienza del vostro interlocutore, dovrete prima ascoltarlo, sentirne le emanazioni, e capirne il movente. Tutti sono diversi, ricordatelo, separati dal mestiere e dalla specialità, avendo perso la sintesi salutare della prima educazione. Si vorrebbe un linguaggio universale, scritto e parlato, ma non si tiene conto che la prima cosa è la mutua comprensione spirituale.
Ci sono predicatori che non considerano la mentalità di chi li ascolta. È un’arroganza che causa danni irreparabili. Sono degli incompetenti, e capiscono solo le necessità del loro gergo: esigono una fede assoluta, non sapendo che è frutto della conoscenza. Il loro sapere è povero e spesso sono privi di magnetismo. Ciò vale non solo per i predicatori, ma anche per i maestri di scuola.
Il semplice invito a parlare secondo la coscienza altrui suscita molte critiche. È triste, ma si deve riconoscere che per lo più si parla secondo la propria. Ciò deriva in gran parte dall’incapacità di ascoltare. Amici, imparate a farlo, e capirete meglio il vostro interlocutore. Per una coscienza espansa è veramente facile capirne la natura individuale, ma è raro trovare una simile capacità di penetrazione. Ricorrete dunque ai mezzi consueti. Il rispetto reciproco è parente della comprensione.
Il Pensatore insegnava agli allievi a intrecciare ghirlande, e diceva: “Chi combina bene i fiori sa fare altrettanto con gli uomini”.
529 — Urusvati sa che saper vivere nel futuro dà molta gioia. È in armonia con l’evolu¬zione. Bisogna imparare a non sprezzare il passato e capire che il presente non esiste: le cose o furono o saranno.
Non è facile intendere il futuro come realtà. L’uomo non ci pensa perché lo teme. Ha paura di esserne escluso. Rifiuta di ammettere la continuità della vita e neppure sospetta che si può collaborare con il Mondo sottile. Così si esclude dal futuro, non si cura del passato e resta in un presente che non sussiste. Stare a mani vuote è un pericolo gravissimo. Eppure sarebbe facile collegarsi al futuro, specie oggi, per i rapidi progressi della scienza.
Ci allieta vedere in qualcuno questa capacità. È come levar l’ancora e far vela verso una spiaggia felice. Tendere al futuro è alla base della Fratellanza. Gli eventi obbediscono a un Piano, e bisogna conoscere la struttura dell’Universo per abituarsi all’Infinito. Non si precipita eternamente nell’Infinito, perché il futuro senza limiti consente la continua avanzata. Pensate a una vita terrena senza passato né futuro: sarebbe una noia mortale, come vivere su uno scoglio in mezzo al mare. Certo sarebbe possibile guardare in alto, a patto di avere la vista buona.
Il Pensatore compativa coloro che non gioiscono per il futuro e non sanno guardare in alto.
530 — Urusvati sa che compaiono nuove malattie. Sono straordinariamente variate, ma causate soprattutto da infiammazioni ghiandolari. Le secrezioni sono allora eccessive o insufficienti, e le stesse ghiandole ingrossano o rattrappiscono fino a sparire.
Sarebbe bene scambiare notizie su questi malanni, ma non si fa, e le epidemie si diffondono. Si osservano ampie variazioni della temperatura e del polso, e dolori nei centri nervosi.
Tali malesseri non sono provocati dall’uomo, ma effetto di reazioni spaziali che pongono in essere una sorta di circolo vizioso. Pensieri e atti accrescono quelle reazioni spaziali, che come un boomerang tornano a colpire. Ne viene un’epidemia pericolosa. I medici non sanno riconoscere i nuovi sintomi, e continuano con le vecchie diagnosi. Naturalmente le reazioni spaziali attaccano gli organi più deboli e hanno sintomi molto variabili.
Si può asserire che l’umanità avvelena sé stessa e che ne soffrono i più raffinati. Ogni evento pericoloso introduce nuove malattie. La storia purtroppo non lo registra, ma noi abbiamo compilato resoconti che dimostrano che l’uomo punisce sé stesso.
Il Pensatore conferiva sovente con i medici per vedere se avvertissero le ondate epidemiche.
531 — Urusvati sa che chiamiamo “morbo giallo” la nuova epidemia, per la pigmentazione assunta non solo dalle secrezioni ma da tutte le mucose. Bisogna impedire che si diffonda.
La calma è importante, e bisogna capirne il motivo. L’umore cattivo non è colpevole delle indigestioni o dei raffreddori. Bisogna riconoscere che le cause stanno nei centri nervosi, stimolati dalle reazioni spaziali. Un giorno i medici sapranno accertare qual è il centro colpito, ma per ora parlano di debolezza nervosa, e somministrano droghe.
È tempo di capire il ruolo fondamentale del sistema nervoso, che connette al Sovramundano. Non tanto importa la debolezza dei nervi, quanto individuare i centri che reagiscono agli stimoli spaziali. Per questa via la scienza potrà scoprire dai reami superiori l’evidenza necessaria per altre ricerche. Si tratta di capire che si può studiare l’energia psichica dello spazio, e che la vita terrena si può migliorare nel volgere di una sola generazione.
Il Pensatore insegnava: “Ogni goccia d’acqua è un mondo, e ogni particella d’aria un microcosmo”.
532 — Urusvati sa che per ogni campo Noi consigliamo un approccio scientifico, realistico. Persino l’ispirazione più elevata dovrebbe essere oggetto d’esame rigoroso. Non è vero che questo metodo svilisce. Molte belle idee sono infondate se l’atteggiamento è illogico. La fede irragionevole deve cedere alla luce della vera conoscenza.
I migliori seguaci delle grandi religioni si volsero alla scienza per sostenere le loro credenze. Ma ricordate che il sapere non tollera pregiudizi. Molti scienziati sono in verità degli ipocriti che insidiano la bella libertà della scienza. Il Sovramundano offre grandi possibilità per le ricerche. Sapete quanto è ostacolato oggi il pensiero umano.
Si potrebbe dimostrare che anche nell’antichità ci furono menti eccezionali che non temettero di pensare allo spazio vivente. Talora lo popolarono stranamente, condizionate dalle idee dell’epoca, nondimeno ebbero grande audacia mentale. Noi abbiamo acquisito conoscenza sia per via sperimentale sia teorica, entrambe le quali, allo stato puro, conducono agli stessi risultati. Non crediate che vogliamo imporvi le nostre concezioni. Intendiamo soltanto eliminare quei ceppi che bloccano il progresso.
Il Pensatore diceva: “Liberatevi dalle pastoie che vi impediscono di pensare liberamente”.
533 — Urusvati sa che le trasfusioni di sangue sono tollerabili in certe condizioni. Esistono anche trasfusioni d’energia psichica. Ci vorrà molto prima che i medici ne scoprano le tecniche, ma possono accadere spontanee se le emanazioni individuali entrano in contatto.
In avvenire ciò sarà comune e frequente. Quando si sarà padroni dell’energia psichica l’armonia umana migliorerà. Se si riesce a donare sangue senza danno, lo stesso vale per quell’energia. Per quel processo si devono prendere in conto la salute dell’organismo e i fattori ereditari; per questo sono da considerare condizioni più sottili: è essenziale che le energie implicate siano compatibili. Si può accertarlo in modo scientifico. Durante l’esalazione del respiro, ad esempio, si scaricano precipitati residui, che si possono raccogliere su una lastra metallica ben levigata.
A dire il vero, bisogna riconoscere che questo metodo era già usato in antico. Le leghe metalliche, di cui abbiamo già detto, erano allora molto apprezzate, ma gli scienziati d’oggi non prestano attenzione al sapere di allora. Nello stesso modo non studiano il recente avvicinarsi di Marte dal canto dell’energia psichica. Si è molto parlato del pericolo di guerra, senza però mai osservare lo stato del cerebro umano, avvelenato da quell’influsso.
Purtroppo non si tiene conto delle informazioni offerte dalla natura. Si prevede ad esempio con grande anticipo un’eclisse, ma non se ne osservano gli influssi sulla psiche umana.
Il Pensatore consigliava: “Non sciupate i momenti in cui la Natura si rivela!”.
534 — Urusvati sa che il vampirismo dell’energia psichica è l’esatto opposto dello scambio autentico, armonioso e reciproco. Ricordate che quel fenomeno è diffuso, e che la scienza è impotente ad impedirlo. Metodi fisici non possono impedirne l’abuso.
Molti, male informati, ignorano del tutto la distinzione tra vampirismo e trasfusione benefica di energia. Giudicano secondo le loro piccole misure, e suppongono che accettare una dose d’energia sia egoistico. Non riescono a pensare che in certi casi sia urgente un getto speciale d’energia. È un dono fatto non per sé stessi, ma per il Bene comune.
Non sorprende che l’energia principale ha qualità peculiari. Essa si manifesta in modo vario tanto quanto i fenomeni cosmici. Per l’ignorante tutta la natura è uniforme, ma a chi pensa è evidente l’incalcolabile abbondanza della varietà universale. Non vale la pena discutere con chi rifiuta di considerare in modo rigoroso i fenomeni cosmici.
Stupisce che l’uomo rifiuti solitamente di imparare quelle leggi dell’esistenza che più gli sarebbero utili. In ciò si vede l’eterno conflitto tra il caos e l’ordine. Non lasciatevi turbare dalla difficoltà che l’uomo incontra nell’assimilare i principi più semplici.
Il Pensatore ammoniva talora i contestatori, dicendo che le cose più elementari sono le più ardue da apprendere.
535 — Urusvati sa che le emanazioni d’energia psichica sono visibili come un vapore leggero, o una radiosità. L’occhio inesperto non le nota. In genere non si capisce perché molti fenomeni psichici inattesi sono visibili mentre i più attesi passano inavvertiti. Basta ricordare che l’uomo è circondato da molte energie esteriori che lo condizionano.
Molte volte non si ammettono fenomeni ovvi, e si tenta di spiegarli come nati all’interno di sé. La causa di tali errori sta nel fatto che non si pensa agli influssi esterni, e se si fa è solo per vederli come interferenze. È una mentalità che impedisce di collaborare.
Collaborare a un buon fine è sempre auspicabile, meglio ancora se la collaborazione è psichica. Finora ciò non è stato considerato come merita. Durante certe assemblee di filosofi era usuale immergersi in una contemplazione profonda, ma quel costume tende a ripiegarsi sul sé individuale, il che esclude una collaborazione mentale.
Molti oratori testimoniano che a volte i loro discorsi sono specialmente convincenti, come sorretti da una potente energia. Certo non sono da escludere influssi sovramundani, ma possono aver contribuito utilmente anche i pensieri degli assistenti e degli ascoltatori. Altre volte, invece, riferiscono che il flusso del loro pensiero va completamente distrutto. Non trovano le parole adatte, e non riescono a pronunciare neppure i testi approntati all’uopo. Anche ciò può attribuirsi al disordine mentale del pubblico. Non ci risulta che qualche scienziato indaghi su queste evenienze. Se non si studia il pensiero, come riconoscere gli influssi sovramundani?
Il Pensatore insegnava: “Non dimenticate che esistono amici e nemici invisibili”.
536 — Urusvati sa che ogni tocco umano è magnetico. Per questa ragione alcuni rifiutano la stretta di mano. È tempo che la scienza esplori le giuste condizioni per i massaggi terapeutici. In genere, l’attenzione verte sugli aspetti fisici, e sulle numerose sostanze benefiche da strofinare sulla pelle, prescritte dai medici. Questi metodi sono reputati molto importanti, e fra le terapie valide si riconosce che il massaggio è benefico, fra le molte terapie. Si trascura però il ruolo dell’operatore, che è ben più importante.
La guarigione è possibile solo in caso di fusione armonica fra le energie psichiche. Il massaggio può avere esiti differenti su pazienti afflitti dallo stesso morbo. In alcuni casi il lieve tocco di una mano “simpatica” è un ottimo rimedio, ma anche il migliore dei massaggi può essere nocivo. Medici e infermiere dovrebbero essere sottoposti all’esame della loro energia psichica. Non basta avere fiducia nel medico, è necessario anche che la sua energia sia benefica.
Questi studi preventivi e preliminari miglioreranno la salute umana. Non si creda che un’energia disarmonica sia di per sé cattiva. È semplicemente discorde con quella del paziente, e può causare danni considerevoli.
Il Pensatore esortava ad accettare e capire il valore dell’armonia, ché altrimenti persino un cane sarebbe in condizioni migliori.
537 — Urusvati sa quanto sono varie le qualità dell’energia psichica. Se ne possono studiare le vibrazioni e le emissioni. In futuro ciò sarà agevolato dall’uso di apparecchi più sensibili. Oggi, tuttavia, c’è un metodo praticabile. Già si è ricordato che l’acqua è magnetizzabile. Avete osservato quanto fedelmente essa assume le qualità dell’energia psichica di chi la magnetizza, con gran rapidità.
Assai specifica è l’azione dell’energia psichica sull’acqua posta accanto al capo. L’ag¬giun¬ta di certi minerali facilita queste osservazioni. Il ferro è di vantaggio, lo zolfo no.
In tempi passati queste prove erano frequenti. Talora si versavano sull’acqua poche gocce d’olio di legno, per favorire l’azione delle correnti energetiche. Anche il vaso era oggetto d’attenzione, e si preferiva il rame alla terraglia. Doveva essere ben lucidato, non usato per altri scopi e chiuso da un coperchio, pure di rame. Vedete quanta cura si poneva in questi esami.
È probabile che esistessero anche altre maniere per studiare le qualità dell’energia psichica. In quei tempi tali pratiche erano dette divinatorie. Per questa ragione furono scartate come ascientifiche. Ciò rivela lo spirito umano pensante, che sempre riconobbe i principi immutabili. Certe terminologie superficiali possono far sorridere, ma l’essenza non cambia, e fra le pratiche antiche si trova un autentico sapere scientifico.
Il Pensatore insegnava: “Gli avi non erano stolti. Oggi si sono dimenticate molte cose che essi sapevano”.
538 — Urusvati sa che sensazioni e sentimenti si trasmettono a distanza. Ciò conferma, ancora una volta, la presenza dell’energia psichica in tutto lo spazio. Ricordate che i talismani lo favoriscono, ma se l’energia è inviata a comando non è necessaria un’immagine qualsiasi. I talismani sono utili, ma se la volontà è forte non sono indispensabili.
Nella vita tali trasmissioni sono frequenti quanto le mentali, ma sono ignorate. Si possono trasmettere sensazioni in modo cosciente e deliberato, o no. Queste ultime sono assai numerose e causano percezioni e umori sgradevoli.
In futuro l’umanità saprà integrare l’intero, vasto reame del pensiero. Persino i governi dovranno riconoscere quanto la vita intera è permeata da quelle potenti energie. È un aspetto della vita che non può essere ignorato, perché è materiale quanto il corpo fisico.
L’Insegnamento di Vita deve per prima cosa rivelare l’essenza dell’esistenza umana. Le forze della natura non sono comandate solo dai maghi o dagli stregoni. Ciascuno vive a contatto con esse, ma purtroppo moltissimi rifiutano di impararne i vantaggi. Sulla conoscenza sacra si sono scritti innumerevoli libri, inutili però finché l’uomo non prenderà coscienza delle sue capacità.
Tutti gli insegnamenti, anche i più urgenti, sono letti superficialmente, come stranezze. Non si capisce che sono dati per essere subito applicati.
Il Pensatore esortava a riconoscere quel Mondo che, seppure invisibile, può essere percepito.
539 — Urusvati sa quanti moniti e istruzioni sono stati trasmessi all’umanità. Raffrontate gli insegnamenti di Pitagora, le lettere del Prete Gianni, le attività di Saint Germain, le lettere dei Mahatma. In tutte leggerete l’intenzione di purificarla.
Poco importa in che lingua furono scritte o per quale epoca. Ciò che importa è coglierne le linee fondamentali. Talora quelle scritture furono considerate false, eppure è ovvio che quei pensieri vissero per epoche intere. Molte furono attribuite a un autore, ma in massima parte sono anonime. Tutte ebbero seguaci nei vari paesi. Compongono una vasta letteratura degna di essere studiata; mai stata raccolta assieme, non se ne sono mai raffrontati a dovere i contenuti.
Si lamenta spesso di essere lasciati senza guida, eppure gli scaffali delle biblioteche sono zeppi di tali manoscritti e stampe. Non c’è che da esaminarli, per vedere quanti autori, noti o sconosciuti, hanno laboriosamente promosso l’evoluzione umana. Alcuni scrissero usando vari pseudonimi; perciò non è possibile raccogliere quelle opere per autore, ma solo secondo le varianti del loro contenuto.
Non annettiamo molta importanza ai Nostri nomi, che cambiano sovente nelle Nostre lunghe vite. Ciò che conta è il lavoro, non importa se il nome dell’autore sta sul ripiano più alto o più basso.
Ricordate poi che molti manoscritti furono distrutti da mani nemiche.
Il Pensatore ripeteva: “Che certezza abbiamo che le Nostre opere saranno conservate sotto il Nostro nome? Non diamocene pensiero, sarebbe pura perdita di tempo”.
540 — Urusvati sa che molte scritture di valore non si trovano nelle biblioteche statali, ma in archivi di famiglia. Quei grandi depositi non detengono la totalità dei manoscritti, e sarebbe errato pensare che quei molti libri pubblicati trattino tutti i grandi problemi della vita. Vi assicuriamo che, al contrario, i più notevoli non sono mai stati pubblicati e forse vanno in polvere in qualche cantina privata.
È penoso che quelle opere inestimabili e singolari non siano stampate e si perdano. Bisogna proteggere gli archivi privati, e non è cosa facile.
Non è da assumere che solo gli scritti di autori celebri hanno notevole interesse. Gente comune e sconosciuta può aver prodotto opere di valore. Esse testimoniano forse eventi importanti o registrano sentenze preziose di antiche generazioni, non più ripetute e perse perché non si pensò di pubblicarle.
Del pari, numerose cronache giacciono dimenticate in monasteri e templi di varie religioni. Molte sono ormai perdute, ma altrettante esistono ancora, coperte di polvere. Non è giusto pertanto lagnare la mancanza d’informazioni sui vari problemi. Si sappia che altre opere, scritte con cura, sono nascoste in angoli oscuri. Siate attenti se venite a sapere di manoscritti custoditi in qualche luogo. Grandi concezioni vennero sepolte per incuria o timidezza, e molti manoscritti mai esaminati sono depositati nei magazzini delle librerie.
Il Pensatore invitava gli allievi a custodire gli archivi di famiglia.
541 — Urusvati sa che l’esame degli archivi privati è un compito gravoso. Vi si potrebbero trovare citazioni casuali d’eventi importanti, e nomi ben noti riferiti solo con le iniziali o con soprannomi e persino in codice. Interi resoconti furono forse scritti in modo volutamente oscuro. Ciò accade sovente, per tema di persecuzione. Perciò molti archivi, compresi alcuni già esaminati, contengono in realtà notizie importanti che furono trascurate.
Archivi come quelli del duca di Choiseul, di Goethe, di Stroganov contengono informazioni importanti, con molte notizie della vita interiore della Nostra Fratellanza. Siamo grati a madame Adhmar per ciò che scrisse. Molte cose riguardanti l’attività di Saint Germain sarebbero state altrimenti ignorate. Si potrebbe domandare perché fu necessaria la sua opera, dal momento che Noi stessi avremmo potuto far meglio. Bisogna però tener conto che la testimonianza dei contemporanei è apprezzata, e agli occhi dell’umanità pare più attendibile delle Nostre informazioni anonime.
Bisognerebbe esaminare certe scritture arabe e dell’Iran. Vi sono archiviati molti resoconti di viaggio, da cui si capisce perché parliamo sovente di cooperazione tra i popoli. Quelle narrazioni, ripetute in epoche diverse da personaggi storici, ne danno vivida testimonianza.
Stupisce vedere in quali luoghi imprevedibili sono giunte notizie della Fratellanza. Si trovano in Irlanda, Norvegia, Spagna, portate da naviganti orientali. Si continuino le ricerche, perché sono prossime scoperte impensate!
Il Pensatore invitava gli allievi a non scoraggiarsi: “Continuate a cercare, non c’è limite alle scoperte”.
542 — Urusvati sa che alla base della Nostra Vita interiore sta l’educazione del pensiero. È errato credere che non si possa svilupparlo oltre un certo limite. Bisogna inculcarlo fin dai primi anni e coltivarlo sempre. È pietoso considerare la vita come un’inutile parata d’eventi; il lavoro è necessario in ogni cosa, anche nell’aguzzare la mente.
Poveri sono coloro che credono che non è necessario pensare. Gran parte dell’umanità non sa pensare come si deve: non si può, infatti, chiamare pensiero un ammasso disordinato di frammenti incoerenti. Questi nascono in modo caotico e svaniscono rapidamente come neve al sole. Per molti un’esistenza dedita al pensiero sarebbe una noia insopportabile.
Volete sapere di più della Nostra Vita interiore. Le correnti ci portano eccessi di tumulto terreno, ma anche in quel caos troviamo modo di pensare. Creare forme mentali non richiede molto tempo, e la loro chiarezza dipende dalla pratica continua. Né occorre uno stato d’animo particolare. Se il cuore è dedicato al Bene comune tutti i pensieri sono consoni con quello scopo. Il fervore può essere austero o gioioso, o seriamente compassionevole; tante sono le note-chiave del pensiero.
La chiarezza e la precisione della forma mentale dipendono però dalle risorse d’energia psichica. Si crede che non se ne abbia cura. Non sanno che bisogna preservarla. Per alcuni il recupero è lento, per altri rapido. Ad altri ancora basta chiudere gli occhi e trarre un respiro profondo. Anche Noi dobbiamo dunque rifornirci d’energia; non sarebbe scientifico negarlo.
Talora le risposte alle vostre domande tardano a giungervi. Forse in quella circostanza urgevano certi eventi, oppure stavamo recuperando energia. Pensate sempre alla maniera umana, e non sbaglierete. Così il microcosmo comprende le condizioni del Macrocosmo. Pensate umanamente alla Nostra Vita interiore, cercate sempre di pensare in bellezza e imparate ad amare il lavoro per il Bene comune.
Il Pensatore ebbe a dire: “Se amassimo con tutta la nostra potenza avremmo sempre successo”.
543 — Urusvati sa che uno dei principi che reggono la Nostra Vita interiore è la vigilanza continua. Non è una qualità soprannaturale. Molti ne sono capaci, sono vigili e sentono vibrazioni e mutamenti insoliti nell’ambiente anche quando dormono. Per ottenerla non occorre molta preparazione, perché l’energia psichica agisce per conto suo se non gravata da questioni esteriori. Se dunque essa opera autonoma, seppure inconsciamente, quanto più sarà potente se coltivata deliberatamente! Se poi tenete conto della longevità delle anime Nostre potete figurarvi come sono evolute le Nostre qualità.
Si crede che una tale vigilanza sia insopportabile, ma è infondato. Nessuno esperto del suo mestiere lo considera intollerabile. Vi è talmente abituato che non potrebbe farne a meno.
Del pari, l’alta sensibilità, educata di proposito, non è di peso. Diventa naturale, specie quando lo sviluppo è tale che occorrono meno ore di sonno. Allora più propriamente il sonno è inteso come un riposo vigile, anziché inattivo.
Non sempre Noi rilasciamo il corpo sottile. Restiamo coscienti durante il riposo. Se qualcuno di Noi vuole passare nel Mondo sottile, un Amico ne rileva la guardia, e vigila sul corpo fisico per impedire l’accesso a correnti indesiderate. Vedete dunque che la vigilanza, con l’ausilio d’alcuni congegni, è una condizione necessaria della Nostra Vita interiore
Il Pensatore insegnava: “Educate la sensibilità; il successo sarà cento volte maggiore”.
544 — Urusvati sa che alcuni aspetti della Nostra Vita interiore sono male interpretati. Si dice, ad esempio, che favoriamo coloro cui fummo prossimi in vite anteriori. Per ignoranza si ritiene ingiusto, eppure chiunque preferisce lavorare con gente fidata. Nessuno sosterrebbe che è mal fatto. È della natura umana.
Ricordate che l’armonia è necessaria per collaborare. Ci vuole molto tempo per armonizzare i centri nervosi. Per non sciupare energia il Nostro impegno deve dunque essere armonico. E chi meglio può assecondare il lavoro comune se non chi lo ha già fatto in passato? Pertanto scegliere i collaboratori tra chi ha già operato per il Bene comune è ben comprensibile.
Noi aiutiamo poi chi ha un incarico speciale. È giusto, perché intorno a questi inviati si raccolgono correnti faticose. Molti vorrebbero disfarsi di quei messaggeri, e se potessero farebbero altrettanto con Noi! Ciò non significa però che lavoriamo solo con amici di vecchia data. Le porte della collaborazione sono aperte a tutti, ma solo i coadiutori esperti capiscono bene il valore della fiducia, completa e sino in fondo, qualunque cosa accada. È una condizione mai imposta, mai prescritta, ma che si impara per esperienza. Solo questa, infatti, insegna come giunge il Nostro aiuto, che le menti ristrette non percepiscono, poiché giudicano secondo le loro piccole misure.
Il Pensatore affermava: “L’Aiuto dall’alto è di tale bellezza che solo una mente fine la percepisce”.
545 — Urusvati sa che alcuni reagiscono negativamente e persino Ci accusano di agire per interesse. Dicono che diamo aiuto solo quando Ci fa comodo, che lo neghiamo a chi lo chiede, e infine che quel soccorso non è mai quello che si aspetta. Sono accuse a volte espresse, ma più sovente pensate.
Non si vuole capire che l’aiuto dipende da leggi cosmiche, e dal karma. Si è restii ad ammettere che l’unione armonica si consegue solo dopo sforzo reciproco e prolungato. Si grida aiuto senza prepararsi a riceverlo. In caso di malattia si ricorre a Noi solo quando il guasto è ormai irreparabile.
Ascoltate le accuse, dette o non dette, rivolte a Noi, chiamati oziosi, crudeli, restii a dare una parte della Nostra energia inesauribile! Parlano così anche molti che sanno di Noi e della commensura, perché questo concetto per loro è pura astrazione. Talvolta chi non sa nulla di Noi è meno dannoso di costoro che sanno, ma irresponsabilmente inquinano lo spazio.
L’Insegnamento dice chiaramente che l’energia deve essere distribuita con saggezza, non in maniera pericolosa. Invero la Nostra Vita interiore ha molti aspetti che una ragionevole cooperazione umana potrebbe agevolare.
Il Pensatore invitava i discepoli alla commensura: “Spedite la freccia al centro del bersaglio”.
546 — Urusvati sa che la vita interiore di chi lavora per Noi basa su una forma di disciplina intima. Indipendenza d’azione, coraggio, commensura, instancabilità, compassione, rispetto per la Gerarchia e molte altre qualità si acquisiscono con diligenza e coscientemente. Non si può pensare di vivere in modo ragionevole se la condotta è ancora caotica.
I Nostri coadiutori sanno che la disciplina interiore è forgiata da loro stessi e di propria volontà. Non rimpiangono lo sforzo per ottenerla. Capiscono che devono imparare a fare da sé. Prima di rivolgersi alla Guida si domandano se hanno esaurito tutte le loro possibilità. La disciplina, nelle sue più varie forme, dev’essere coltivata in qualsiasi circostanza. La gente non lo comprende; si pensa che Noi e chi collabora siamo imperiosi e ricchi, senza sapere che prendiamo forza dalle difficoltà della vita che sopportiamo. Pochi accettano di sottoporsi totalmente alle catene delle vite terrene, alla pletora di dolori causati dall’ignoranza umana. Meglio accollarsi l’intero fardello, che andare avanti e indietro sullo stesso sentiero. I coadiutori sanno dunque che la disciplina è necessaria per evolvere.
L’Insegnamento dice chiaro qual è il loro compito, e ciascuno decide di vita in vita la forma di disciplina. La Nostra Vita basa sulla disciplina interiore rigorosa.
Il Pensatore esortava gli allievi ad amarla, ché senza quella l’azione non ha forza.
547 — Urusvati sa che nulla al mondo è ripetibile e unico. La legge è una sola, ma si esprime nel concreto in modi innumerevoli. Ci sono due classi di uomini: quelli sensibili all’irripetibile abbondanza del Cosmo, e coloro per cui tutto è immutabile, uniforme, senza valore né bellezza. Al secondo gruppo appartengono quei palloni gonfiati che vedono sé stessi più grandi delle massime manifestazioni naturali.
Noi usiamo strumenti che rivelano incalcolabili varietà di energia e sostanza. Uno di questi è il pendolo della vita. È utile per analizzare il suolo, per decifrare le qualità dell’energia psichica, e dimostrare la trasmissione del pensiero. Infine, mostra che il pensiero muove l’ener¬gia psichica ed è rapidissimo. Coloro cui è diretto il messaggio mentale credono talora che il pendolo esprima il pensiero loro; ciò accade perché il comunicato s’imprime nella coscienza prima di essere dimostrato dallo strumento. In ogni caso il pendolo rivela che il pensiero si trasforma in energia fisica.
Certi apparati richiedono la trasmissione separata d’ogni lettera, e l’assistenza di più persone; somigliano al telegrafo. Ora però, parliamo di messaggi mentali, e il pendolo mostra la forma assunta dal pensiero. La diversità è indicata dalle varie reazioni del moto pendolare all’energia psichica. Ci vuole un occhio sensibile per riconoscere le peculiarità individuali.
Il Pensatore scrisse che le varianti individuali dell’anima umana sono innumerevoli.
548 — Urusvati sa che l’evoluzione umana è ostacolata dalla crudeltà, dall’ipocrisia, dalla grossolanità, dalla menzogna. In questo mondo, la scienza, orgogliosa delle sue conquiste e dei suoi successi, non contribuisce all’umanesimo, e l’arte non eleva la coscienza: non tutto è bene, nel mondo!
Le scienze sociali trattano le basi del progresso, e nessuna loda i vizi su menzionati. Propugnano la stessa cosa, vale a dire l’elevazione della coscienza. Neppure gli insegnamenti estremi tollerano la menzogna. Eppure la scienza, l’arte e la religione non sono capaci di sradicare i vizi che incatenano l’uomo.
Bisogna ricordare che talvolta esse hanno fornito il pretesto per le azioni più malvagie. Certe società filosofiche dedicano i loro raduni ai temi più eccelsi, ma soccombono presto a una condotta infame. Bisogna cercare le cause delle malattie sociali. Solo quando la vita interiore sarà risanata quella sociale migliorerà.
Accanto all’educazione scientifica e alla breve esaltazione procurata dall’arte, il coraggio è fondamentale per migliorare la vita interiore. Pazienza e coraggio crescono assieme. Chi è paziente è anche coraggioso e persistente.
Al caos bisogna opporre le qualità migliori dell’uomo. L’ascesa è continua solo per volontà propria. Si teme di parlare di “etica”, e si parla alla leggera di moralità, come se questi concetti fossero infondati. Il carattere morale, però, cambia solo per azione della vita interiore.
Il Pensatore insegnava: “Il carattere foggia la storia. Che quel fuoco risplenda”.
549 — Urusvati sa che nei rapporti umani insorgono affinità e avversioni. Sovente non se ne conosce la ragione. A parte le possibili cause karmiche e fisiche ci deve essere qualcos’altro che separa gli uomini. Sono veri e propri muri, e solo la diversità dell’energia psichica può esserne la causa.
Si vedrà che chi ne è povero odia chi ne possiede in abbondanza. La gente non lo sa, e cerca altrove le ragioni dell’inimicizia. L’invidia cresce dalla stessa radice.
È istruttivo studiare i vari tipi umani. Ci sono certamente differenze di classe e di razza, ma qualcosa di superiore esiste, che è universale. Le diversità d’energia psichica sono la causa comune dell’animosità tra gli uomini. Essi per lo più ignorano le vere ragioni dell’odio e invidia che hanno nel cuore. Ciò supera la loro comprensione, poiché non conoscono l’energia psichica, che ritengono essere una vuota astrazione. Qualunque ne sia la razza o la classe, sono poveri di spirito.
Chi odia, calunnia o invidia è povero di spirito. Si priva di grandi tesori perché non gli interessano i principi dell’Essere. È doloroso, per Noi, vederli nuocere a sé e al prossimo. Né si può aiutarli, perché detestano chi li soccorre.
Il Pensatore conosceva quegli irriducibili negatori: “Guardate come sono curvi sotto il loro carico d’odio”.
550 — Urusvati sa che le entità ossessionanti non resistono alle grandi risorse d’energia psichica altrui. Ne sono respinte, come frecce da uno scudo robusto. Allora aguzzano la malizia e intensificano l’odio, anche a proprio detrimento. Si osserva sovente che l’ossesso si comporta in modo irrazionale, sospinto solo dall’impulso a far male.
Bisogna capire che molte malvagità sono commesse per placare certi malfattori invisibili. Si chiamano demoni, ma sono la feccia umana. Non occorre un demone potente per sviluppare l’ossessione. Chiunque ha natura criminale può farlo, per soddisfare il proprio odio.
Bisogna riconoscere che può caderne vittima non solamente il codardo, ma anche il dubbioso. È una vera malattia, il posseduto perde nozione di ciò che fa e nell’ambiente desta stupore il brusco mutamento della sua personalità. Verrà però il giorno che con un apparato scientifico si riuscirà a scoprire la doppia natura di questi malati pericolosi. Molte tragedie storiche sono state provocate da simili individui. Non dimenticatelo.
Disse il Pensatore: “Può accadere che quella che si crede la voce di un Arhat, sia invece di uno spettro, reso folle dal desiderio di sangue”.
551 — Urusvati sa che certi leader, che si dichiarano progressisti, sono invece retrogradi. Non sono veri capi, ma solo guastatori temporanei. Quando diffondono le Verità superiori, e in qualsiasi settore della vita, bisogna dare esempio di persona.
Si parli di pazienza, di valore, di misericordia solo se si ha il coraggio di manifestarli. È bene scrutare nel proprio passato per accertare se si è stati capaci d’eroismo, o di sopportare il martirio, e solo in caso affermativo si ha il diritto di proclamare quei principi dell’esistenza terrena. In tale ricerca, però, non è il caso di limitarsi ai grandi gesti glorificati da tutta una nazione! Ci sono anche prove mirabili di azioni quotidiane, giacché ogni giorno si combatte il caos e si domano bestie selvagge. Tutte le buone azioni sono valide. La maestria si acquisisce non solo con grandi imprese compiute per il bene della nazione, ma anche con minuscole conquiste di poco rilievo.
Ho già affermato che non è facile distinguere tra azioni grandi e piccole. In verità, un atto che sembra di poco conto può essere il seme eccellente di una messe futura. Sappiamo di cosa parliamo. Si chiamano prove, ma non sarebbe meglio chiamarle migliorie? Perché lamentarsene, invece che rallegrarsi per il progresso e la perfezione?
Il Pensatore esortava gli allievi a cercare il successo ogni giorno, anche nelle questioni ordinarie.
552 — Urusvati sa che l’inizio di una malattia è più insidioso del suo sviluppo. Attenti al primo sintomo, perché poi l’aiuto non è più possibile. Allora è facile una cura mentale. Parlo di malesseri sia fisici sia psichici. È bene quando vari pensieri si uniscono in una sola direzione. Chi cade malato sovente neppure lo sospetta. Bene per lui se la sua coscienza è aperta e non ostacola le trasmissioni benefiche. Perciò è essenziale ascoltare i messaggi in arrivo dallo spazio.
Non bisogna però illudersi, immaginando ciò che non esiste: la coscienza deve sempre essere vigile. Purtroppo gli uomini ricordano di chiedere aiuto solo quando è ormai troppo tardi. Molti si sarebbero guariti, ma la loro coscienza si opponeva e respingeva il soccorso.
Alcuni talvolta accolgono le trasmissioni benefiche pur ignorando le leggi dell’energia psichica. È causa di letizia per Noi, quando qualcuno pone piede sul giusto sentiero, anche senza saperlo. Bisogna curarlo a dovere. Si può perderlo facilmente, ma un tocco lieve, amichevole, può schiudere il suo tesoro. Ci vuole molta pazienza e anche tolleranza. Queste virtù sono sempre utili, anche nelle terapie mentali. Il buon medico sa come curare il paziente.
Il Pensatore invitava i medici a riconoscere che cuore e volontà sono i rimedi più potenti.
553 — Urusvati sa che la tolleranza è del tutto malintesa. Sovente è vista come un condiscendere o troppo indulgere nei confronti altrui. Dato che entrambi sono reputati difettosi, è chiaro che la tolleranza non è ben capita. Per Noi, invece, è una delle qualità umane fondamentali. Nei rapporti umani deve essere reciproca. Tutta la vita dovrebbe basare sulla tolleranza e sulla comprensione. Talora si esprimono di proposito, ma più sovente sono il semplice prodotto di una bontà inerente, e non sempre si riconosce il valore di quelle gentilezze.
Nella vita quotidiana c’è sempre qualcuno che sa più di altri, ma per gentilezza non ne mena vanto, né rimprovera l’ignoranza altrui. Al contrario, fa del suo meglio per offrire il proprio sapere senza offendere nessuno. Abbiamo consigliato sovente di parlare secondo la coscienza di chi ascolta. È questa la via umana.
Spesso si vuol sapere della Nostra vita interiore. È umana, in effetti, e posa su una gran pazienza. Non giudicateCi superbi, se parliamo di questa virtù, che deve essere grande, a tutta prova, e fondata sull’amore per il genere umano.
Nella vita comune non è facile coltivarla. Le fitte correnti spaziali non lo favoriscono. Molte impediscono chi ne è del tutto inconsapevole. Sappiamo quanto è ardua la vita terrena. Chi, per ignoranza, la crede semplice, sbaglia di grosso. Ma la struttura della vita è saggia, e vi si forgia la spada dello spirito. Il seme spirituale è indistruttibile, ma avvolto in tanti panni tessuti dall’uomo, che non è facile tessere.
Per impiantare il seme dell’umanesimo ci vuole previdenza, è un giardino destinato a una bellezza superiore. Perciò indichiamo le basi della Nostra vita interiore. Chi ha voglia e costanza le applichi. Quanto più difficile l’ora, tanto maggiore il merito. Non vi nascondiamo la complessità dei fondamenti. L’umanesimo si rafforza nella fiducia reciproca.
Il Pensatore sapeva bene quanti sono gli ostacoli. Quando ne trovava uno mormorava: “Aggiriamo questo masso”.
554 — Urusvati sa che l’uomo contiene tutto ciò che esiste. Egli può evocare qualsiasi cosa in sé medesimo, dalle malattie alle massime possibilità trascendentali. Può concedersi qualunque male, e altrettanto facilmente unirsi alle Forze sublimi. Deve solo rendersi conto d’essere parte inseparabile dell’Universo. Le sventure lo toccano quando dimentica le sue possibilità, il che accade troppo sovente: ecco perché le disgrazie sono tante.
Angusti ragionamenti non possono sostituire la vera comprensione del suo ruolo. Egli è il ponte gettato fra i mondi. Non deve dimenticare la sua missione. Ha un compito grande, in tutti i campi del lavoro. Non può dimenticare i doni in serbo per lui senza provocare sciagure. Deve meditare sul significato della sua esistenza, specie nei giorni dell’Armageddon. Non può esimersi dalle possibilità prestabilite.
Se si limita a superficialità convenzionali non c’è religione che possa salvarlo. Non si trascuri lo studio dei fenomeni cosmici. Gli scienziati non devono guardarli come prodotti casuali. Che qualcuno tracci il rapporto tra gli umori umani e i fenomeni naturali. Che la scienza impari a vagliare anche le connessioni e i contatti più sottili. Senza imporre, si auspica che la scienza esplori in modo più ampio la vera essenza dell’uomo.
Il Pensatore sapeva che un giorno essa andrà oltre i limiti dell’esistenza terrena.
555 — Urusvati sa bene che la maggioranza è del tutto incapace di pensiero telepatico. Non sa da che parte si comincia a concentrare la mente. I loro pensieri sono come falene intorno alla fiamma. Non s’accorge che un pensiero ben costruito è interrotto da innumerevoli, minuti moti mentali quotidiani, e ne nasce un’orrida cacofonia. Eppure biasimerebbero un telegrafista che inserisse parole sue nel trasmettere un messaggio. Sarebbero esasperati se, durante il concerto di un virtuoso, qualcuno ne toccasse le corde. Sarebbe imperdonabile per gli ascoltatori. Se però un pensiero viene interrotto da un’esclamazione, per quanto sciocca, nessuno si lamenta, semplicemente perché non si capisce l’importanza del pensiero. Bisogna, invece, riconoscerlo quale base dell’essere.
Qualcuno sostiene che occorrono scuole speciali per insegnare a concentrare il pensiero. Non è vero, chiunque può impararlo, partendo dagli aspetti più facili. Costringersi a pensare con chiarezza almeno un quarto d’ora al giorno dà buoni risultati.
Non dimenticate che ogni pensiero è captato. Non è vergognoso spargere schegge di pensiero nello spazio? È triste per Noi quando giungono rozzi frammenti anziché pensieri chiari. Non è raro che chi invoca il Nostro aiuto scheggi persino il Nome di chi chiama. Bisogna tener conto del destinatario, e comunicare in modo breve, chiaro, senza dettagli estranei. Stabilite ciò che più importa ed esprimetelo al meglio.
Il Pensatore insegnava: “Se sapete esprimere in breve il concetto più elevato, fatelo”.
556 — Urusvati sa che gli Atlantidi conoscevano i viaggi aerei. Non è strano che dopo la distruzione di quella terra una tale conquista si sia persa? Alcuni sopravvissero che conoscevano il segreto del volo. Nelle cronache rimasero ciononostante solo brevi cenni a quelle navi del cielo, poi dimenticate per tanto tempo. Le notizie di Salomone e del suo aereo divennero semplici favole, assieme ai tappeti volanti. Per molto tempo l’umanità ha sognato le ali, per millenni.
Perché se ne privò tanto a lungo? Non è questa la sola conquista che andò dimenticata, come fosse estirpata. Non poteva essere altrimenti, visto che se ne era scordato il vero proposito.
Né stupisce che molte conquiste siano rimandate. Si apprende che molti scritti di grande importanza sono scomparsi, con conseguente rinvio di scoperte già pronte.
Gli uomini sono disposti a credere a molte favole e non guardano alla realtà. Il progresso ha i suoi cicli, ed è tempo di prestare attenzione alle ondate delle conquiste umane. È vero che la storia offre solo notizie frammentarie, ma anche pochi cenni basteranno a un cercatore che rifletta.
Il Pensatore ammetteva la grande antichità della Terra e dell’uomo. Affermava che il pianeta ha sperimentato molte catastrofi. Scrisse di Atlantide, ma a lungo ciò è stato considerato come un mito. Per l’ignorante, le realtà più ovvie sono semplici fantasie.
557 — Urusvati sa che il corpo sottile si nutre di buone azioni. Molti sosterranno che ciò è paradossale o assurdo. Quell’organismo per loro non esiste, e il concetto di buona azione è relativo. In realtà, però, il corpo sottile trae forza da tutto ciò che è elevato; ecco perché azioni e pensieri buoni hanno tanta importanza.
Del pari, l’arte trasmette momenti di gioia superiore, il migliore dei cibi per quel corpo. E quando gli antichi affermavano che l’aria è un nutrimento, pensavano all’influsso esercitato su esso dalle sue qualità più fini.
C’è chi crede che sia indistruttibile, e nulla di terreno possa danneggiarlo, ma non è corretto. È sostanziale, quindi può rafforzarsi, ammalarsi e persino decomporsi. Ha una sua vita, che talora mal si accorda con il corpo fisico. Vortici d’influssi esterni possono impedirne le funzioni, anche prima della morte fisica.
Abbiamo detto dei cadaveri viventi, i cui corpi sottili sono già spenti, mentre il fisico continua a vivere. L’energia psichica è allora in condizioni anormali. In buona parte ha lasciato il fisico alla morte del sottile, ma finché il cuore funziona, l’energia rimanente aderisce al corpo sottile già decomposto.
Tali organismi sono incapaci di progredire e rapidamente slittano in basso. Sono gusci vuoti. Un simile stato è, in ogni modo, ben altra cosa che l’ossessione, possibile quando il corpo sottile è debole, tuttavia ancora in grado di nutrirsi e guarire tramite azioni elevate.
Il Pensatore ripeteva che l’uomo deve riaccendere il cuore con la musica, e con ciò alludeva all’intero reame delle Muse.
558 — Urusvati sa che l’Agni Yoga è variopinto. L’occhio attento vede i colori della sua fiamma. Questi, naturalmente, dipendono dalle condizioni ambientali. In effetti, in tempi diversi servono yoga diversi. Si scorge la magnificenza del Raja, la radianza del Bhakti, la tensione dell’Jnana, ma il lume del Karma Yoga è sempre presente. In questi giorni confusi il lavoro è una costante. Ecco perché fra i vari fiori dell’Agni Yoga si erge lo stelo del Karma Yoga, in base al quale l’umanità troverà la salvezza.
Non sempre quello Yoga austero è stato il preferito. Si è accantonato, talvolta, per altri, più attraenti e benigni. Si sa che non consente successi rapidi come il Bhakti, eppure l’ancora di salvezza del mondo sta nel lavoro. Grande è il rosso porpora del Raja, e radiante il bel blu del Bhakti, ma la miscela azzurro-viola del Karma Yoga non è meno bella. Si direbbe composta di viola e blu. Le fatiche del Karma Yogi sono maestose e sorrette dall’amore. Perciò nella fiamma del nostro Agni Yoga splendono i colori del lavoro.
È essenziale capire a fondo la bellezza del lavoro fiorente. Non è solo un mezzo di sussistenza, ma la via di salvezza del mondo. In realtà esso crea, se cosciente, un’emanazione che purifica gli strati tossici inferiori dell’atmosfera.
Noi seguiamo con attenzione chi lavora e fatica. Fra loro stanno autentici Karma Yogi, che sovente ignorano di esserlo, non avendo mai udito quel nome. Moltitudini di lavoratori non lo conoscono, sanno però la grande importanza del lavoro.
Il Pensatore insegnava: “La storia non parla mai dei veri lavoratori. I loro nomi stanno scritti oltre le nubi”.
559 — Urusvati sa che tutti gli Yoga richiedono una severa disciplina. È bene ripeterlo, perché c’è chi crede che alcune sue forme non siano molto esigenti. Le ritengono più facili di altre, e sognano di praticarle. Tutte, invece, richiedono uno stesso grado di disciplina interiore.
Per prima cosa, l’energia psichica dev’essere in gran tensione, poiché fornisce quel¬l’im¬munità tanto necessaria quando i centri si schiudono. Si è affermato che lo Yogi è come scorticato. È una similitudine crudele, ma non priva di verità. Se non è immune, egli non può sopportare il contatto con le correnti spaziali. Urusvati sa che alcune graffiano e pungono. Pensate cosa sarebbero senza immunità!
Alcuni sorrideranno al sentire che il mezzo migliore per ottenerla è un buon pensiero. È impossibile, però, esercitare lo yoga senza riconoscere il valore del buon pensiero, che custodisce la soglia del Mondo sottile.
Molti si credono yogi pur essendo pieni di malizia! Presumono di giungere all’illumi¬nazione improvvisa, potere che li sorregge oltre ogni ostacolo. Certo essa può giungere inattesa, ma la tensione interiore dev’essere alta, e si accumula a fatica per gradi. Non basta incrociare le gambe, bisogna concentrare il pensiero. I risultati migliori si ottengono con la disciplina volontaria e quotidiana del pensiero.
La libera volontà è un concetto che ritorna sovente. È la prima condizione per la disciplina. La minima forzatura distrugge ogni successo. Il Maestro non costringe mai, e neppure l’allievo deve forzare sé stesso. La disciplina del Bene è una gioia spontanea, che genera l’immunità totale. La calma dello Yogi non viene dall’imperturbabile, ma dalla fiamma della gioia interiore. Tale è la via della disciplina. Sosterranno che è facile, ma non sanno che la gioia è una specie di saggezza.
Il Pensatore diceva: “Chi ha imparato la gioia è sulla via della saggezza”.
560 — Urusvati sa che l’energia psichica reagisce anche al minimo variare dell’atmosfera. È diversa in ciascuno. È perciò più difficile studiarne le qualità, non essendoci termini adatti per descriverne le manifestazioni. Nondimeno, si dimostra che reagisce a tutto ciò che è personale.
Si odono, ad esempio, parole caotiche e frammentarie, in apparenza prive di senso, ciascuna delle quali è però rilevante, in modo diretto o indiretto. L’individuo non può chiudere il proprio apparato per evitare lontane chiamate simultanee, ma capisce se qualcuna ha valore speciale.
È sovente difficile stabilire l’importanza relativa di ciò che si è udito, ma tutti i messaggi sono conservati nel deposito della coscienza. A tempo debito ne riemergono e svelano il senso reale degli eventi.
Noi osserviamo così le innumerevoli proprietà dell’energia psichica. Non si può racchiuderle in una sola legge semplice. Le sue multiformi manifestazioni sono affascinanti. Il Cosmo esprime la sua generosità con questi fenomeni irripetibili, che la mente umana non potrà mai comprendere. Ciò però non sia d’ostacolo allo studio di quell’energia. Il libro della natura non ha le pagine contate. Perciò esortiamo l’umanità a studiare con impegno l’energia principale.
Il Pensatore prevedeva che l’uomo saprà governare il suo rapporto con la Natura, se imparerà quali porte aprire per giungere a tanto.
561 — Urusvati sa che un maestro non può forzare la volontà dell’allievo, eppure deve esercitare la sua guida. È un compito difficile anche per l’esperto. Sono difficoltà che s’incontrano in tutti i settori della vita.
Il maestro perfeziona il libero volere dello studente seguendo non un metodo preimpostato, ma gli impulsi del cuore. Il libero arbitrio dell’allievo è da coltivare, ma per non provocare tensione il tocco deve essere gentile. Il maestro deve sapere che la volontà perfetta è la vittoria più preziosa. Essa sola avvicina al sentiero evolutivo. È un fiore da non calpestare, poiché sboccia dopo molte vite. Bisogna dedicargli le attenzioni più delicate.
Affermo che bisogna educare, ma anche illuminare, poiché quando la guida tocca un apparato tanto sensibile quale la volontà dell’allievo, è inevitabilmente implicata l’energia psichica, che la volontà esprime con l’avanzare. La volontà è sempre vibrante e deve svilupparsi. Se vien meno, tutto decade. Senza volontà non si affrontano gli assalti del caos.
Il Pensatore insegnava agli allievi a esercitare la volontà anche negli eventi quotidiani. Diceva: “L’arco non deve stare inutilizzato, ché allora si secca e si spezza”.
562 — Urusvati conosce quelle cronache delle antiche Fraternità mistiche, che descrivono i molti ostacoli che l’iniziato incontra sul sentiero. Si impara che esse ben conoscevano le leggi dell’Esistenza. Gli Insegnanti avvertivano i novizi che gli attacchi degli oscuri sono inevitabili. I Fratelli non si lasciavano scoraggiare dagli orrori così scatenati. Sapevano, al contrario, che divengono più feroci mano a mano che l’ascesa si afferma.
Si sono dati molti consigli per non cadere nel dubbio e nella confusione. Una volta, al tempo delle persecuzioni più crudeli, s’intonava un inno solenne. Quando le ingiustizie colpivano i Fratelli si esprimeva gioia, e i Perseguitati erano circondati di simpatia e salutati come degni dei massimi onori.
Una sola condizione non era menzionata: le cronache non accennano a ricchezze e denaro, perché entrando nella Fratellanza si rinunziava alle proprietà personali. Chi ne aveva lo dichiarava e qualcuno era designato ad amministrare quei beni, ceduti alla Comunità. Una tale unità esiste solo se il pensiero è elevato e la fiducia perfetta.
Stupisce l’esistenza di tali Fratellanze. Oggi sembrano impraticabili, ma nel remoto passato sebbene privi di “ali di ferro”, gli uomini avevano talora ali di Luce. Oggi non si riconosce che gli avi ebbero voli di pensiero che li condussero a rinunciare a sé stessi. Eppure abitarono la Terra, e furono capaci di pensare al Bene comune.
Il Pensatore suggeriva: “Se avete dimenticato l’abnegazione, visitate il cimitero. I sarcofagi degli avi vi ricorderanno il valore e il tempo in cui diedero la vita per la vostra patria. Le necropoli, a volte, sono più vive dell’Acropoli”.
563 — Urusvati sa che per molti non esiste altra vita che la terrena. Non serve parlar loro del Mondo sottile. Non hanno coscienza capace di contenere e serbare quella realtà, pertanto quando rinascono non la ricordano. È impossibile con le sole parole instillare in loro l’idea della continuità della vita. Solo l’esperienza personale gli farà capire gradualmente l’essenza delle cose, approfondendone la coscienza.
Questi negatori sono tra quelli che si chiamano pragmatici. Entrambe queste diciture — negatori e pragmatici — sono però sovente male applicate. Bisogna verificarle alla luce del¬l’evidenza. Un diniego non confermato dall’evidenza basa semplicemente sull’ignoranza. La maggioranza ha concezioni particolari circa l’esistenza sovramundana, ed è bene esaminarle con gran cura. È vario il modo di intendere il Mondo sottile, e ciò dipende da tradizioni e credenze. Quel Mondo è appunto tanto vario che tutte quelle nozioni sono vere in parte. Perciò non si cerchi di persuaderli che sono prive di validità. Il pensiero può creare innumerevoli varianti della realtà. La sostanza del Mondo sottile pare offuscata da un velo di immagini umane.
Gli abitanti di quella sfera devono imparare la bellezza dell’ascesa per esperienza diretta. Non si può forzarli a percepirla se i loro occhi non sanno vedere la realtà. È bene piuttosto far loro capire che la vita è continua, che questa legge è immutabile, sì che imparino ad amare la via che sale. Non si tratta di stabilire come sia meglio farlo. Ricordate che ogni pellegrino si accosta alla verità, ma solo se lo vuole. Se la sua volontà è intensa, nulla potrà fermarlo.
Il Pensatore ripeteva: “La verità diretta al Bene è sempre vittoriosa. Il tempio è costruito sia dall’architetto, sia dallo spaccapietre”.
564 — Urusvati sa che le guerre di religione sono le più crudeli. Meglio non immischiarsi in quelle dispute. Non divoratevi l’un l’altro in nome di un Dio di misericordia, lavorate solo a fin di bene.
L’Insegnamento è giusto solo se in mani degne. Lo stesso dicasi degli istituti umani. Da tempo si sa che la qualità della vita dipende dall’integrità dei loro capi. Ci vuole molta tolleranza per non intrudere nelle credenze altrui.
Nell’educare si possono far conoscere tutte le fedi, ma con grande e saggia attenzione. Già si è affermato che le costrizioni sono nocive, sono un veleno per la coscienza, ricordatelo. Chiunque deve essere lasciato libero di esprimere le proprie opinioni, ma è difficile farlo senza soccombere alla tentazione di convincere. Che ciascuno esprima le proprie opinioni senza voler influire sulle altrui. Ci vuole una coscienza raffinata per mostrare la linea chiara che conduce al servizio volontario. Ecco una parola temuta: “servizio”, perché obbligante. Bisogna, invece, accettare con coraggio tutto ciò che riguarda il dovere, per il Bene comune.
Il Pensatore commentava: “Sentite il chiasso in piazza? Destituiscono ancora i vecchi dei, per popolare l’Olimpo con altri, nuovi”.
565 — Urusvati sa che l’amore dell’umanità non esclude quello della patria. È errato credere che l’idea di umanità sia più elevata, indizio di ampiezza mentale, e tolga importanza alla patria. Noi abbiamo detto e ridetto dell’umanità nel suo insieme, e richiamato l’attenzione su quel concetto: ora è tempo di parlare della madre patria.
Non senza ragione si nasce in un dato paese e si appartiene a un certo popolo. Il karma dirige in posti particolari. Prima di rinascere se ne apprende il motivo e si acconsente. Le rinascite sono sempre volontarie. Si può essere riluttanti, ma alla fine ciò diviene inevitabile, e da ultimo si accetta.
Si possono provare attaccamenti o disgusto per certe nazioni, ma inoppugnabili ragioni indirizzano verso una in particolare. Sapendo ciò, si capisce l’attrazione per il paese natio. Pur servendo l’umanità, senza dubbio la gran parte dello sforzo va a beneficio del paese natio.
Non pensate dunque che quell’amore sia inadeguato o meschino. Pur conoscendone i difetti, quell’affetto non diminuisce. Il karma dirige non solo verso un dato luogo, ma affida compiti per servire un popolo specifico.
Sovente si rifiuta la patria, per l’insorgere di date circostanze. Non si conosce la situazione reale e non si esegue il compito assegnato dal karma. È frequente udire ripetere, con cinismo, “La mia patria è dove sto bene”. È un grave errore. In verità, serve meglio l’umanità chi lo fa per amor di patria.
La dignità umana affonda nella turbolenza generale. Sospinti dall’opinione conven¬zionale si perde la vera saggezza. È segno che è tempo di tornare alle basi, a quelle vere e scientifiche. Lo studio delle leggi del karma illustra le ragioni della propria destinazione.
Armato di questo sapere, l’uomo non è mai privo di libertà o di letizia. Ali lo trasportano in tutto il mondo, e ama tutti gli uomini, ma sa di servire il proprio paese.
Nell’Insegnamento, il destino dell’uomo deve essere detto con chiarezza. Sul sentiero la confusione e gli ostacoli sono molti. Nessuno vorrebbe essere considerato retrogrado, e per farsi benvolere si è più disposti a pensare alla popolazione del mondo che alle necessità della patria. Eppure bisogna sapere dove esercitare il massimo impegno.
Il Pensatore insisteva sulla giusta concezione della patria: “Cittadini, diceva, servite la patria, sappiate che siete nati qui per un gran compito”.
566 — Urusvati sa che ciascuno di Noi, pur aspirando al Sovramundano, non trascurò mai il terreno. Come dimenticare questo pianeta, che nutre l’umanità e le dà modo di perfezionarsi? L’uomo ne riconosce il valore, ma spesso lo esprime malamente.
Ciascuno di Noi lavora per la Terra, ma anche se preferisce la via monastica non si rifugia in un eremo. Continua a creare e offre le sue fatiche a beneficio dell’umanità. Non si carica mai d’oro. Si accompagna ai laici ed è sempre considerato costruttivo e uomo di pace.
Non biasimiamo però quegli eremiti che molto fanno con il potere del pensiero. Sappiamo che sanno comandare alle forze psichiche. Purificano di tanto la loro essenza spirituale che sopravanzano l’uomo comune. L’opera Nostra però soccorre in modo più diretto.
La Nostra Vita interiore è presto detta: aiutiamo. È un compito arduo perché il Nostro aiuto è ricusato in mille modi. Gli uomini lo implorano, ma quando comincia a delinearsi non l’assecondano e, per così dire, si armano per combatterlo!
Molte volte li abbiamo consigliati di non opporsi. Ma essi giudicano a modo loro, e in ogni concetto elevato vedono una minaccia. Collaborano raramente, nonostante la grande urgenza, poiché la Terra ha disperato bisogno di grande aiuto, dato dagli uomini, con le mani e i piedi. Il Sovramundano costringe a pensare al terreno.
Il Pensatore, gran filosofo, chiedeva agli allievi di partecipare attivamente alla vita nazionale.
567 — Urusvati conosce quelle tempeste magnetiche che influenzano la salute e i sentimenti di uomini, animali, e ogni creatura. Gli uomini però sono specialmente soggetti alle bufere psichiche. Le correnti spaziali sono sempre presenti, a volte molto difficili da sopportare, e queste ultime le aggravano.
Le magnetiche non dipendono dall’uomo, ma le psichiche in genere sono provocate proprio dai suoi misfatti. Durante le grandi guerre e altre calamità, ad esempio, si osserva l’aumento di malattie fisiche e psichiche.
È strano che i medici non se ne accorgano. Sostengono che in quelle occasioni servono chirurghi soprattutto, e non parlano di psichiatri, altrettanto necessari, e non solo sui campi di battaglia. Trascurano circostanze insolite, oggi più evidenti che mai.
Non affermo che la situazione è senza scampo, come l’Armageddon, ma è chiaro che oggi gli scontri sono tanto violenti che è disperatamente necessario ristabilire la salute, non solo sul teatro di guerra. Non si deve però cadere nel pessimismo, poiché persino quelle tempeste totali sono sicuramente purificanti. Ricordate in ogni caso che la condizione interiore dell’uomo è in gran tensione.
Il Pensatore prevedeva che i pericoli mondiali, visibili e no, sarebbero cresciuti con l’au¬mento continuo della popolazione.
568 — Urusvati sa che una povera immaginazione ostacola la perfezione. Si ritiene che quella facoltà generi solo forme irreali, invece, se ben sviluppata, dilata la coscienza e rende più flessibile il pensiero.
Quando si coglie una notizia o un’idea, si interpreta solitamente a modo proprio, sostituendo illusioni al vero significato. Ne viene una comprensione distorta e ridotta, dovuta alla povertà dell’immaginazione.
Si crede che essa allontani dalla realtà, mentre, se ben curata, permette di percepirla in più ampia misura. Ricordate che basa principalmente sui cumuli di esperienza delle vite anteriori. Le ricerche così basate non producono miraggi.
Un uomo ben educato dispone di una ricca immaginazione. Per lui il regno dell’impossibile si restringe e il possibile si moltiplica. Chi ne è dotato non è un sognatore. La mente illuminata non sogna: prevede.
Bisogna comprendere l’importanza dell’immaginazione, specie in quest’epoca di rinnovamento generale, che riconsidera i valori. Si tratta di riesaminare l’intendimento convenzionale di tutti i concetti, a scanso di vagare per sempre in un mondo di fantasmi. Che la vera conoscenza guidi l’uomo al Sovramundano! Ci vuole coraggio per una tale revisione del modo di vivere.
Il Pensatore insegnava: “Forse la polvere ha offuscato la nostra capacità di vedere. Ripuliamo la casa”.
569 — Urusvati sa che guardare alla perfezione produce gioia: grandiosità della natura; capacità di sacrificio; perizia o ingegno. L’alta qualità è sempre festosa, è una gioia. È un’am¬mi¬razione senza egoismo.
L’uomo possiede un dono prezioso: è capace non solo di creare, ma anche di riconoscere la qualità e gioirne. Ricco o povero, re o mendicante, ognuno sa farlo. Ne scaturisce la gioia, cupola di salubrità gettata su questo pianeta dolente.
A buona ragione si inorridisce per le infamie che avvelenano il mondo. Si chiede come guarire queste piaghe del genere umano. Uno dei rimedi più sicuri è appunto la gioia. È l’antidoto migliore per il corpo e per l’anima. E nessuno, per buona sorte, ne è sprovvisto.
La gioia è la risposta luminosa alla qualità. Senza egoismo accresce il Bene comune. È il sostegno della Nostra vita. La natura e la capacità di creare sono fonti inesauribili di gioia, senza la quale tutto è oscurato da una spaventosa battaglia con le tenebre. La Nostra vita interiore trascorre nella fatica, ma anche nella gioia.
Il Pensatore sapeva che essa risana: “Neppure l’ultimo degli schiavi può essere privato della gioia universale”.
570 — Urusvati sa che il karma, se dilazionato, si moltiplica. È necessario che tutti capiscano quanto possono accelerarlo. Pensare troppo al passato è nocivo. Meglio, molto meglio, pensare alle azioni future. Che siano perfette, sorrette dall’impegno più fervido. In tal modo si smaltisce una considerevole quota di karma.
Il pentimento è usualmente malinteso. È inteso quale rimorso continuo per i propri errori, ma quell’immersione nel passato ostacola il progresso. Non è forse meglio sostituire semplicemente quegli sbagli con qualcosa di più corretto? Pensate al futuro. Che la nave diriga veloce al porto che l’attende, e non resti in mare alla ricerca del carico perduto, ormai colato a fondo! Sarebbe un’inutile perdita di tempo. Meglio perdere una parte del carico che arrivare troppo tardi là dove l’attendono altre missioni.
Si potrebbero citare molti esempi, tratti dal passato, allorché la tendenza al futuro ha dato ottimi risultati. Ciò vale nel mondo terreno quanto nel sottile. Pensare al Sovramundano deve andare di pari passo con l’anelito per l’avvenire. Ecco il giusto approccio alla legge del karma.
Il Pensatore incoraggiava i discepoli ad atteggiarsi giustamente verso ciò che si chiama destino. Diceva: “La gran Moira non vi afferra, se prendete la retta via e correte al futuro”.
571 — Urusvati conosce la differenza fra un atto di ardente eroismo e uno prudente. Quello è maestoso, solenne, saggio, bello e ispira rispetto; in nessun caso è dettato dalla prudenza.
Quando Giovanna d’Arco si rivolse agli anziani del villaggio, e disse della sua impresa, fu considerata imprudente, e persino avventata. Imprese di quel genere sono sempre tali, giacché non sono deliberate, ma dettate dalla conoscenza diretta.
Per molti l’idea stessa d’eroismo semplicemente non esiste. La prudenza è, per loro, il massimo livello etico. Tutto il loro mondo è definito dalla prudenza. Secondo quest’assunto rifiutano di dare aiuto, piuttosto tradirebbero la patria, nuocerebbero all’umanità, e sono disposti a giustificare questi crimini ripetendo prudenza, prudenza: parola morta.
Non interpretate male queste frasi. Il concetto è buono; bontà e saggezza sono sempre utili. Sono i pervertitori terreni che le rendono vergognose. Potessero, abolirebbero il termine eroismo, che è completamente contrario alla loro mentalità.
Tocca agli insegnanti mostrare le differenze fra i concetti, altrimenti gli allievi li ripetono tali e quali, senza senso, come pappagalli. Inquinare il linguaggio è un crimine sociale.
Ecco un’altra pagina della Nostra Vita interiore. Confermiamo che ciascuno di Noi compì atti di gran valore, alcuni notati dagli storici, ma in gran parte inosservati. Non è bene appesantire la memoria pensando a quei successi. Non siamo però troppo prudenti. Raccomandiamo cautela e consigliamo di soppesare tutte le possibilità, ma quando un gesto infuocato d’eroismo ha un senso profondo, lo accogliamo con gioia. Noi annotiamo tutti i conseguimenti, che forgiano nuovi anelli evolutivi.
Disse il Pensatore: “Lasciate la prudenza ai bottegai, amate l’audacia degli eroi”.
572 — Urusvati sa, le è stato detto, che Ajita — nome personale, che significa invincibile, del Bodhisattva Maitreya — ha indossato la corazza. È giusto che un Portatore di pace si vesta come un guerriero? Abbiamo trattato a lungo del benessere generale. Abbiamo insistito sulla necessità di proteggere la creatività umana. Abbiamo indicato l’orrore del fratricidio. Abbiamo anche riconosciuto la dignità della patria. Pure, il massimo Portatore di pace insegna da un lato che bisogna affermarla con ogni mezzo, dall’altra spedisce eserciti a difendere le frontiere del Suo popolo.
Alcuni vedono in ciò una contraddizione: Come può Ajita patrocinare la guerra? È difficile vedere chiaro in questo problema se il pensiero posa su falsi valori. Bisogna proteggere e salvare la patria e impedirne il servaggio. Ciascuno veda nel cuore dove ciò comincia e quando è necessario difenderla.
Poche parole a proposito dell’armatura. Non servono cotte di ferro: la corazza dell’e¬ner¬gia psichica è molto più resistente. È possibile avvolgersi in una difesa invisibile e impenetrabile. Si è notato che certi eroi furono invulnerabili. Occorre un grande sforzo di volontà per affrontare pericoli senza danno.
Il Pensatore insegnava ai giovani: “L’armatura migliore è sovente invisibile. Imparate a costruirla; vi servirà ogni volta che dovrete combattere per il Bene comune”.
573 — Urusvati sa che bisogna coltivare la sensibilità. Quando parliamo di “orecchio sensibile” si assume che sia fisico. C’è anche chi pensa che la sensibilità sia una qualità inerente e pertanto sia futile volerne lo sviluppo. È vero che è tale, ma dipende dalla purezza della coscienza. Anche nel migliore dei casi dev’essere coltivata, o, più esattamente, richiamata dal profondo della coscienza.
Per prima cosa bisogna volerlo. Bisogna abituarsi alla vigilanza psichica. Non è facile. Ciascuno trova in sé degli ostacoli; alcuni sono pigri, altri peccano di fiducia, altri sono troppo indaffarati. Tutti sono impediti da qualcosa, ma la volontà supera qualunque intralcio.
Non è bene indulgere a vaghe speranze, che solo preparano a cadere nell’illusione. Occorre un’onestà perfetta per sviluppare l’udito psichico, ed è bene annotare con cura le varie esperienze. Terremoti e altre agitazioni cosmiche sono opportuni per esercitarsi.
La sensibilità all’aura altrui è un altro vasto campo d’osservazione. Per acuire la propria sensibilità le vicende quotidiane servono bene quanto le esperienze nei migliori laboratori. Che l’uomo sfrutti tutte le possibilità, poiché gli influssi cosmici influiscono ugualmente su ciascuno.
Il Pensatore insegnava: “Il Sovramundano invia le sensazioni più sottili; impariamo a riceverle”.
574 — Urusvati sa che diffondere notizie false è indizio d’ignoranza specialmente nociva. Che dire poi dei testi scolastici che propagano tanti errori? Le scienze fisiche e umanistiche avanzano, aspirando a conquiste nuove e comprovate. È accettabile che alle nuove generazioni si trasmettano concezioni fallaci e meschine anziché verità accertate? Queste falsità confondono gravemente le giovani coscienze.
Se i testi di scuola sono scorretti, tocca agli insegnanti avvertire oralmente gli allievi di quegli errori del passato. È vergognoso perpetrare le distorsioni e ingannarli. Ciò vale certamente se si tratta di questioni sovramundane.
Non vi turbi se i testi antichi sono malintesi o mal tradotti. Tutte le lingue hanno le loro peculiarità. Oggi alcuni termini convenzionali non hanno più il loro vero significato, ma gli studiosi troveranno la via d’uscita da questo labirinto, e la vera interpretazione dovrà essere subito posta a disposizione dei giovani.
Gli scienziati devono affermare la verità, a costo di abbandonare le prime ipotesi. Le scienze umanistiche devono procurare migliori traduzioni dei testi antichi. È deplorevole constatare che, mentre tanto si parla di nuove correnti, i libri di testo ripetono falsi concetti. La conoscenza sovramundana esige la massima sincerità.
Il Pensatore soleva dire: “Se la sincerità è doverosa in Terra, pensate quanto lo è nel Sovramundano!”.
575 — Urusvati sa che il tempo, quale concepito nel mondo terreno, non esiste, nonostante certe date riferite alle conseguenze inevitabili di eventi determinati. Le vere profezie non accennano mai al tempo terreno. Sapete che le date sovramundane previste sono comunicate in modo indiretto, descrivendo gli eventi relativi. Ciò dimostra che il sovramundano prevede il flusso degli accadimenti senza badare a ciò che si chiama tempo. Una coscienza sensibile è in grado di registrare i particolari di un evento futuro, in base al quale discerne il resto.
È possibile riconoscere l’inesistenza del tempo anche durante la vita terrena. Quando l’aspirazione è intensa, ad esempio, se ne perde il senso. Quella tensione esiste, del pari, nel Sovramundano. Se il lavoro interessa non si pensa al tempo. Non senza ragione si afferma che la concentrazione su un lavoro impegnativo favorisce la longevità. Si compone un’armonia, si fa possibile attingere a conoscenze sovramundane e si comprendono gli eventi nel loro significato logico e chimico. Ricordate sempre che le proprietà chimiche agiscono in ogni fenomeno.
Altra pagina della Nostra Vita interiore. Noi cerchiamo l’armonia con il Sovramundano, non concepiamo il tempo in senso terreno. Annettiamo grande importanza all’essenza degli eventi, al loro flusso, alle correlazioni. Ne riveliamo il significato in forma accessibile. In ogni cosa cerchiamo sempre l’essenza. Ciò rende possibile quell’attitudine equanime di cui si è già detto.
Disse il Pensato: “Cercate l’essenza delle cose, che rivela la giustizia dell’Universo”.
576 — Urusvati sa che le esperienze di conoscenza diretta furono chiamate “Sonno sacro” dagli Egizi, “Visite divine” dai Greci, e “Tocchi dell’Ospite invisibile” dai Babilonesi. Quei popoli vollero a modo loro segnalare la natura speciale e insolita di quelle introspezioni, allorché terreno e Sovramundano sono in contatto.
In antico queste cose si capivano meglio di adesso. Si viveva immersi nella natura, senza rischi di inquinamento. Cose che sapete. Voglio piuttosto dimostrarvene un altro aspetto. I contemporanei vanno assumendo un giusto atteggiamento verso l’ipnotismo, che usano ormai con vantaggio in medicina e altri campi. Per conseguire, però, quella condizione occorre l’assistenza di un terzo. Per quanto quest’ultimo sia colto e raffinato, non si può evitare l’inserimento di elementi suoi personali.
In avvenire sarà meglio tornare alla conoscenza diretta. Persino l’Oracolo di Delfi aveva bisogno di certi vapori, soprattutto per proteggersi dai supplicanti che troppo esigevano dalla sua energia principale. Il processo evolutivo però esige che la vista interiore si acquisisca solo con la purezza della coscienza. Il giusto impegno mentale conduce al suo sviluppo corretto e naturale.
Queste sono altre notizie della Nostra Vita interiore. Le molte esperienze di vita hanno sviluppato in Noi l’applicazione più naturale delle energie. Una tale sintesi non è facile da ottenere, ma quando acquisita consente le risorse più semplici e spontanee.
Il Pensatore insegnava: “Cercate sempre in voi le soluzioni più semplici. Gli amici non servono quando si è soli al cospetto della Grandezza sovramundana”.
577 — Urusvati sa che la natura unica e irripetibile degli eventi dell’Universo è una caratteristica della sua bellezza. Un semplice pastore riconosce ciascun animale del suo gregge come unico, ma coloro che vivono in città perdono rapidamente la capacità di reagire all’indi¬viduale. A tutti sono imposti gli stessi requisiti, e non vedono più la grande generosità della natura.
Si chiedono a Noi istruzioni applicabili a tutti, proprio perché non si reagisce più alla sua multiformità. Possiamo dare consigli di validità generale, nondimeno sono necessarie istruzioni specifiche.
Si vuol sapere dei Nostri apparati, ma si sarebbe disillusi nell’apprendere che per lo più sono semplici lastre di materiali che funzionano bene assieme. Alcuni sono di un solo metallo, altri di leghe di varie specie. Alcuni sono minerali, altri di legno. Ne abbiamo in gran quantità, e li usiamo sia per trasmettere sia per ricevere. In tutti i regni di natura si trovano buoni conduttori, ciascuno adatto per applicazioni specifiche.
Sono arnesi scelti con pazienza, dopo ripetute verifiche. Abbiamo dedicato molto tempo a studiare le proprietà della Natura, e raccolto conoscenza in epoche, climi e condizioni diversi. Dapprincipio volevamo solo sapere; poi ci convincemmo che si può osservare nelle condizioni più disparate. La volontà così temprata ci permise di estrarre sapienza dal Sovramundano. Capimmo che il tempo non ha senso nell’Infinito. I molti insuccessi non ci gettarono nel dubbio. Imparammo a osservare sempre meglio, e ciò favorì l’acquisizione di conoscenza. Strada facendo imparammo a distinguere chi aiuta e chi ostacola.
Osservare e sperimentare non sono facili. Un successo su cento fallimenti è già un successo. Non ce ne lamentiamo mai, perché così s’impara. Non è bene aver premura di riuscire. Non si deve perdere tempo né rimpiangere quello perso. Bisogna osservare sé stessi, ma senza credersi il centro dell’Universo. Il successo può giungere in qualsiasi momento e in qualunque cosa. Queste fatiche rafforzano la volontà.
Vi rendete conto che è errato prescrivere a tutti di dormire sul ferro o accanto ad una piastra di litio. Mele e rose sono doni della natura, benefici per qualcuno, ma non per chiunque. Badate agli effetti. Se le più crude idiosincrasie della natura sono molto evidenti, sappiate che tutto ciò che esiste è distinto e individuale. Attenti alle cause e agli effetti, in ogni cosa. Queste osservazioni aiutano a trovare la via dello yoga.
Il Pensatore insegnava: “Si afferma che alcuni in cielo sono onnipotenti. Raccogliamo allora tutte le forze, lassù ci attende forse un posto. Ma la Scala è lunga!”.
578 — Urusvati sa che pensare all’eternità non significa pensare alla morte. Se un’ape entra in casa la giusta reazione è restituirla alla libertà. Questa è l’espressione comune: liberi di volare alla libertà. Perché ciò non dovrebbe valere anche per l’uomo? Se in Terra è prigioniero, e libero nell’eternità, colà vive la gioia. Quel pensiero però è causa di gioia anche in Terra. Chi pensa al senso della vita, a come librarsi su tutti gli ostacoli, sa cos’è la gioia.
Gli ignoranti credono che i pensieri elevati siano sempre tristi e noiosi, ma chi ha raggiunto la conoscenza vive nella gioia. La trova persino nel ricordo degli errori commessi, avendo imparato che riconoscerli è la via sicura per staccarsi dai malintesi.
Si crede impossibile parlare di gioia in tempi gravi. Eppure le sue ali sorreggono sull’abisso. Giunti a una rapida insuperabile non si torna indietro, bisogna levarsi in volo per sfuggire al pericolo. Per buona sorte quelle ali sono sempre disponibili. La bellezza dell’Uni¬verso aiuta a evocare dal profondo della coscienza tutte le faville della gioia. E questa è un’al¬tra pagina della Nostra Vita interiore.
Il Pensatore diceva che le stelle sono scintille di Gioia.
579 — Urusvati sa che per l’uomo è difficilissimo controllare i pensieri. Con uno sforzo di volontà può rigettarli, ma ciò non significa che ne abbia estirpato le radici dalla coscienza; è un profondo processo psicologico. Si direbbe che la sua mentalità sia cambiata, ma il minimo ricordo mostra che quella vipera continua a vivere nell’intimo, pronta a ridestarsi.
Le correnti nell’oceano l’illustrano bene. Che cosa hanno in comune le onde di superficie e la profondità, dove si muove un mostro che non sale mai a galla? Così è del pensiero umano. Si afferma che il potere della volontà lo governa. Ma di quale pensiero si tratta? L’uomo può dire di essersi liberato da un pensiero solo se è certo di averlo estratto con tutte le radici. Non è facile però essere sicuri di alcunché, quando si tratta delle profondità della coscienza.
Osservate le fugaci circostanze che evocano un pensiero. Suoni, colori, o mutamenti dell’ambiente possono far rivivere in un lampo quello che si credeva espulso da molto tempo. Pur sapendo che è insalubre avvoltolarsi negli errori passati, si torna a rovistare fra quelle ceneri inutili.
Bisogna distinguere i molti livelli del pensiero. Non si deve considerare alla leggera solo quelli superficiali, vulnerabili ai turbamenti gravi. Occorre mettersi alla prova su molti eventi della vita. Sovente sembra di non pensare più a una cosa mentre in effetti, su un piano più profondo, si è in sua balia. Quando s’insegna a pensare bisogna dire di tale diversità di livelli.
Il Pensatore voleva che gli allievi si esercitassero con pensieri di varia profondità: “Altrimenti, diceva, un drago invisibile può impadronirsi di voi”.
580 — Urusvati sa che molti rifiutano di ammettere l’esistenza della Nostra Fratellanza. Resterebbero scettici anche se Ci incontrassero. Lo scetticismo non ha limiti. Nasce dall’igno¬ranza, ma è anche fondato sulla menzogna. Lo scettico non salta mai un abisso. Alcuni fra loro, invece, accettano la Nostra presenza in corpo sottile.
Ciò che importa è riconoscere che esistiamo, senza discutere sulla forma. Insistere su una in particolare è sbagliato, perché coadiutori del Mondo sottile Ci stanno accanto in forme diverse. Perciò coloro che riescono ad ammetterlo anche solo parzialmente sono già prossimi alla verità. Quando si accetta una parte della verità, il resto non manca di mostrarsi.
Peggiori di tutti sono quei dogmatici che pretendono che ogni cosa sia conforme alle loro credenze e rifiutano quanto ne differisce. Specie nell’ambito delle energie sottili è bene ammettere che tutte le idee sono possibili. Dispiace vedere quei predicatori che respingono più che attrarre. È necessario osservare con acume per accertare il grado di ricettività dell’ascoltatore. Il negatore più deciso può mutare rapidamente in un seguace. La negazione più furiosa è come un ascesso prima di spurgare, ma quando incontrate chi nega la Nostra esistenza vi consiglio di non discutere. Ogni erba fiorisce al tempo giusto.
Disse il Pensatore: “È imperdonabile costringere la coscienza umana. Chi non è pronto deve prima maturare”.
581 — Urusvati sa che i Nostri amici nulla hanno in comune con quelli che si dicono occultisti ed esperti nelle scienze sacre, ma esibiscono qualità che il vero occultista rifiuta. Non di rado sono vendicativi, rozzi, invidiosi, intolleranti e scortesi. Le scienze sacre non si confanno a queste vergogne.
È stupefacente vedere gente che legge libri di buon livello eppure non riesce a staccarsi da abitudini vili. L’insegnamento richiede che il lettore applichi ciò che apprende, anche se in modesta misura. Si vede invece proprio l’opposto: il lettore lacrima in estasi e subito dopo si comporta ignobilmente. Eppure si compiace di vantare uno stato che si è autoattribuito.
Guardate coloro che avanzano seriamente. Non impongono le loro credenze. Non vantano gradi iniziatici. Sanno che è meglio non parlare dei loro rapporti più sacri. Sono sempre gentili e pronti all’aiuto. Prima regola per chi cerca davvero la conoscenza sacra è coltivare la bontà. Così si attrae il bene, come un magnete.
Quello studio richiede calma e quell’armonia che permette di raccogliere vibrazioni sottili, purificanti per la coscienza.
I Nostri amici non sono mai arroganti o pomposi, la semplicità è il loro ideale. Noi apprezziamo il fervore elevato, che non solo avvicina a Noi ma risana il pianeta. Il falso occultismo è cosa triste. Non è però il termine che conta, perché ogni scienza è segreta a suo modo, e ogni giorno risolve il mistero di ieri. È questo il modo naturale per evolvere, e non c’è ragione di vantarsene.
Il Pensatore soleva dire: “Non salite in cattedra per il vostro pensiero, chiunque è capace di pensare”.
582 — Urusvati sa che sovente il pensiero umano gira attorno a una scoperta destinata ma non riesce a spezzare quel cerchio. Si studiano le onde radio, e non si capisce che lo stesso metodo si può applicare alle mentali. Si sa delle tempeste magnetiche e non ci si accorge che le stesse teorie valgono per le psichiche. S’indaga il sistema nervoso senza metterlo in rapporto con le energie sottili. Molte volte i reperti sono proprio sull’orlo della scoperta predestinata, ma non si fa il passo decisivo. Chi non riconosce la necessità di ampliare la coscienza, gira in tondo a lungo senza uscirne.
Noi ammiriamo le nazioni che non si sono chiuse a quel modo. Urusvati ha ben compreso che la ricerca della giustizia e l’anelito a servire rendono flessibile un popolo, che allora progredisce. Avrà molti difetti, ma in questi sta il seme delle possibilità. Nulla è peggio di una piccola sfera perfetta che ruota per sempre in una stessa orbita. Le nazioni imparano dalle sventure. In tutta la storia non si è mai avuto progresso nella calma stagnante. La nazione che sormonta le sue disgrazie impara a essere flessibile. Il suo pensiero è aperto a nuove, audaci scoperte. L’austerità nella vita quotidiana dirige al futuro. È gaudioso per Noi dare soccorso dove l’aspirazione a servire cresce nonostante la povertà.
Il Pensatore disse dell’importanza del moto: “Imparate muovendo, poiché allora è più facile trovare il ritmo migliore”.
583 — Urusvati sa che i traditori potenziali si sdegnano quando si parla di tradimento in loro presenza. Anche i criminali s’infuriano a sentir menzionare la lotta contro il crimine. La storia di tutti i popoli narra esempi impressionanti di tradimento, non a scopo di minaccia, ma per mostrare bene l’ignoranza che ne è la causa.
Un Saggio che amava l’umanità disse un giorno a chi Lo tradiva: “Sbrigati a fare ciò che hai deciso!”. Per il Sovramundano fu un detto molto saggio; l’ascesso del male era maturo, da incidere subito.
Ricordate un noto esempio dell’India. I discepoli dimostravano di venerare Ramakrishna, ma ciò non impediva loro di spiarlo per ragioni scorrette. Egli era dedito totalmente al servizio. Soffrì per troppo efflusso d’energia psichica. Morì prima del suo tempo per questo autosacrificio. Lo stesso accadde al suo allievo Vivekananda. Ma Ramakrishna era nato per essere yogi. Operò per il bene superiore. Nessuno può negare che fu uno yogi perfetto.
Si sa, d’altro canto, che certi sadhu praticano il pranayama la mattina e uccidono la sera. La loro coscienza degrada quelle pratiche che dovrebbero servire solo il bene.
Inchinatevi davanti al buono, piccolo o grande che sia. Non fate come i mercanti che pesano e misurano ogni cosa, rallegratevi quando incontrate bontà e benevolenza. Sono necessari in tempo di tensione. L’Insegnamento non minaccia, ma avverte sollecito. Chi ancora non è pronto a servire, si trattenga almeno dal far male.
Il Pensatore pregava i concittadini: “Chi non si offre volontario per difendere la patria, almeno non soccomba al malvolere e al rancore”.
584 — Urusvati sa quanto è difficile parlare a chi è convinto che ciò che non si vede non esiste. Egli vive come i suoi antenati, quando ancora non esistevano telescopi e microscopi. Non c’è ragionamento che li scuote. Si dicono realisti, materialisti, scettici, e chiamano idealisti chi la pensa altrimenti, bollandoli come superstiziosi.
È vero proprio il contrario. Sono questi scettici i veri idealisti, poiché si aggrappano a concetti che hanno inventato. E quelli che essi chiamano tali, sono i veri realisti, poiché vogliono imparare basandosi sull’osservazione. Non tengono conto di pregiudizi o superstizioni, sapendo l’illimitata abbondanza dei fenomeni naturali. Si fidano solo di ciò che è provato come vero. Bisognerebbe chiamarli materialisti, poiché credono nella realtà onnipresente della sostanza. Sono forse veri materialisti coloro che sono schiavi miopi dell’ignoranza? S’incontrano a ogni passo, sono soldati dell’ignoranza. Conforta però sapere che ci sono osservatori esperti e onesti impegnati in ricerche d’alto realismo. Sono pochi, e, come i primi Cristiani, costretti a nascondersi nelle catacombe. Meritano rispetto, ma sono ostacolati da chi è impantanato nel pensiero dogmatico, e da chi non si spiega perché non tutte le conquiste sono accessibili e critica chiunque tranne sé stesso.
Il Pensatore indicò un cane: “Vede cose che noi non vediamo. Certamente l’uomo non dovrebbe essere da meno di un cane”.
585 — Urusvati sa che la perdita di disciplina distrugge le imprese migliori. È un tarlo difficile da rimuovere. Persino i collaboratori più bravi cadono in quel disordine.
Non è facile parlare di disciplina. Per lo più l’uomo s’inalbera al minimo accenno alla sua condotta distruttiva. È più facile parlargli del disordine, poiché non lo vede come pericoloso. Trasgredire la disciplina significa disarmonia, il disordine peggiore.
Si leggono libri che ispirano disciplina, ma i piccoli dettagli della vita quotidiana s’intro¬mettono a sovvertirla con la cacofonia del disordine. Un gesto irresponsabile, causa di disordine, può demolire intere istituzioni. L’uomo, però, raramente è disposto a riconoscersi responsabile di quella rovina. Pensa di agire a fin di bene mentre erige ostacoli sulla via delle imprese più belle e importanti. Comunemente ritiene che sia buona disciplina quella che più gli aggrada, ma guastare opere utili è forse atto di disciplina?
L’armonia non si acquisisce d’incanto, e bisogna proteggere tutti gli sforzi che mirano a quello scopo. Essa è simile a un uccello facile a spaventarsi, ed è poi difficile attirarla nuovamente. Pensate quanto è penosa la disarmonia per le Guide, raramente considerata.
Il Pensatore ammoniva: “Siate innocui con il pensiero e le azioni; è facile rompere un vaso prezioso. Pensate molto all’armonia”.
586 — Urusvati sa che è più facile vedere sulla soglia un drago che un nido di vermi. Chi può dire qual è il più pericoloso? I vermi strisciano e portano sospetto e dubbio. Dicono mormorando: “Non sappiamo cos’è l’Agni Yoga, forse è un termine senza senso, buono per illudere. Non sarebbe meglio esprimerlo a chiare lettere, che si possa discuterne e considerarlo?”.
Sta bene, così sia. L’Agni Yoga è servizio al bene. Cercate di capirne il senso profondo. Imparate a servire il bene. Dedicatevi al gran Servizio. Usate quelle forze ignee che danno coraggio sui sentieri pericolosi. Rendetevi conto del rischio che comportano. Accettate con naturalezza i fuochi della vostra natura. Studiate le grandi manifestazioni dell’Universo. Lavorate ogni giorno senza stancarvi: ecco il pranayama più potente. Aiutate chi cerca, dovunque.
Provate la grandezza del pensiero che vive nell’Infinito. Non abbiate mai paura e insegnate a non temere. Immergetevi nella conoscenza, poiché l’ignoranza è un crimine grave. Accogliete sorridendo i giovani, e per loro costruite ponti e strade. Scegliete per voi i lavori più faticosi e siate d’esempio. Così mostrerete il pieno significato del servizio al bene. Non badate a chi semina dubbi, che vi seguiranno sempre come ombre. Che la vostra ombra sia lunga. Concentratevi sul vostro lavoro e sulle conquiste raggiunte, con naturalezza.
Il Pensatore insegnava: “Solo ciò che si consegue in modo naturale prepara un futuro luminoso”.
587 — Urusvati sa che l’energia psichica, se non governata può essere molto nociva. Si sa che l’energia mentale agisce nello spazio, non se ne conosce la portata. La gran parte dei pensieri terreni sono deboli e diffusi, si dissolvono quindi più prontamente di quelli concentrati.
Immaginate che accadrebbe se l’umanità, nel suo stato attuale, imparasse a costruire pensieri forti, capaci di sopravvivere nello spazio. Ne verrebbe una pericolosa e tossica confusione d’energia! Essa dovrà prima purificarsi e fornire prova sicura della buona qualità del suo pensiero. Ciò fatto, l’evoluzione sarà più celere.
Non di rado si lamentano insuccessi nella trasmissione del pensiero, ma si tratta invero della legge dell’Equilibrio spaziale, sempre giusta e corretta. Chi si lamenta dovrebbe controllare la qualità dei suoi pensieri, fra i quali molti certamente sono di basso conio. Ricordate che esistono molti livelli mentali. L’uomo non protesta se si divulgano certi suoi pensieri, ma vorrebbe tenere segreti quelli disordinati e impuri. Tutti però, segreti o rivelati, vagano nello spazio, e quelli confusi e impuri lo inquinano. Bisogna dunque purificare la mente. Sarebbe un bene per l’umanità.
Il Pensatore avvertiva che l’uomo deve sempre mantenersi puro, mentre respira.
588 — Urusvati conosce il senso profondo del detto: “Cercate gli Amici invisibili”. Avere Amici nel Mondo sottile, nel Sovramundano, è di grande aiuto. Talora si conoscono, più sovente sono ignoti. Solo la gioia del cuore ne rivela la presenza. Non cercate di saperne i nomi terreni, abbandonati molto tempo fa. Per quegli Esseri gloriosi non esistono distinzioni di ident¬ità e di tempo. Sono Benefattori, possano essere sempre più numerosi! Essi apprezzano l’im¬pe¬gno illuminato, e quando riconoscono uno sviluppo in atto, nulla li distoglie dal soccorrere. Aiutano chi ha molta fiducia. Che la loro benevolenza non vi abbandoni!
Il ricercatore riceve istruzioni, procede e attende i segni. La via però è lunga, e alcuni di questi non sembrano quelli promessi. C’è dunque un errore? È sulla via giusta? Il dubbio s’insinua, divora le forze, indebolisce la volontà. Allora quei segni cominciano a brillare, e il pellegrino si angoscia. “È questa l’ora stabilita?”. Purtroppo il dubbio ne complica il cammino.
Questi Amici invisibili non sono solo sovramundani, ma anche terreni. Salutateli con gioia! Sono più utili degli amici comuni. Sorridete ai coadiutori terreni che non vedete.
Il Pensatore ripeteva: “Gli amici visibili aiutano, ma più potenti sono gli Invisibili. Non sognatevi di incontrarli nel mondo terreno, ma accoglieteli cordialmente”.
589 — Urusvati sa che il processo evolutivo passa per periodi d’estrema tensione. Si ritiene, a torto, che sia inesorabile, e la sua legge assoluta. Tutto però vive e muove in modo individuale. La disciplina coordinata è necessaria, per non turbare l’armonia.
C’è una logica superiore evolutiva, che pone in azione la Legge solo se l’armonia è alla base della vita. I periodi di mutamento totale sono specialmente ardui. Le nazioni devono capire bene le vie del progresso, perciò bisogna elargire semi di Verità.
Di questi, molti vanno dispersi, e molti deformati. E quando la verità è alterata è inevitabile il conflitto. Si è insoddisfatti di tutto ciò che è umano, ma non si sa abbastanza per volgersi al Sovramundano. Da tale discordia derivano atti di folle fratricidio. Non pensate mai che queste crudeltà siano necessarie dell’evoluzione. Non resta che piangere, vedendo l’uomo fare cose tanto orrende.
Ci stupisce quando alcuni, che pure raggiunsero molte conquiste, si comportano nel modo più rozzo. Simili confusioni avvengono per lo più alla vigilia di grandi mutazioni cosmiche. Sapendolo, leggete con saggezza ciò che accade.
Il Pensatore insegnava: “Oltre le leggi chiare all’uomo ne esistono altre che la sua mente non afferra”.
590 — Urusvati sa che la raffinatezza si consegue solo a prezzo di molte vite. I suoi componenti — collaborazione sincera, pensiero ardente, attività elevate, molta sensibilità, amore per la bellezza — si acquisiscono a costo di un impegno persistente. Non si creda che nasca all’istante da un’illuminazione improvvisa. Questa apre lo scrigno del tesoro, ma se è vuoto, non ne esce nulla.
Vi è noto che l’armonia è facile quando non c’è nulla da fare, e che invece sorgono diatribe non appena si profila una crisi. Chissà perché gli uomini, pur avendo letto molti libri istruttivi, alla prima occasione di praticare ciò che hanno appreso sprofondano nelle tenebre, e nulla d’elevato li interessa. Hanno imparato molte cose dell’Armageddon, ma ora che incombe lo vedono come una sventura che si sarebbe potuta evitare.
Sta bene che gli ignoranti la pensino così, ma perché anche i più colti facilmente si confondono? Non sanno quanto male fanno a sé stessi e ad altri.
Possibile che si tema a tal punto da comportarsi da codardi al primo segno di difficoltà, gettando nella fuga il meglio già raggiunto? In tempo di bonaccia l’uomo ha un bell’aspetto, ma nell’ora del pericolo è disgustoso. Eppure, miei cari, siete sempre in pericolo, dall’alto e dal basso. Il vostro benessere può rovinare da un momento all’altro.
Diceva il Pensatore: “L’umanità si divide in due. Nell’una domina il Principio divino, nell’altra il terreno. Non si sa chi invocherà in futuro il divino, ma è certo che questa divisione durerà per sempre”.
591 — Urusvati sa che per comprendere il Sovramundano bisogna prima capire i modelli delle relazioni naturali. Si tende a oscillare tra due estremi, fede cieca e cieca negazione. Ciò per la confusione causata dal timore, altrettanto cieco, dell’Ignoto. Gli uomini sono come bambini, e chiudono gli occhi per non vedere. Anche gli adulti ripetono che non si devono oltrepassare certi confini. Ma chi proibisce di conoscere?
Si riconosca che mentre culti oscuri adorano divinità immaginarie, uomini più “moderni” negano l’esistenza di ciò che supera la loro comprensione. Chi è più vicino al giusto? Una cosa sola è certa: entrambi i gruppi sono governati dalla paura. I primi si scolpiscono idoli terrificanti di cui temono la crudeltà, gli altri temono l’ignoto, ma non vogliono ammetterlo. Una favola antica lo illustra.
Un giorno un eremita visitò una famiglia numerosa e discorde, e aveva due canestri. Li posò con precauzione in un angolo dicendo: “Uno di questi contiene un farmaco che guarisce, l’altro un veleno letale. Custoditeli sino al mio ritorno, ma ricordate che un minimo rumore può causare un disastro”. Se ne andò, e da allora quella famiglia visse in quiete e pace. Ora domando: quale dei due canestri fu la causa di quel mutamento? Vi sarà facile rispondere, conoscendo la natura umana. Sono le stesse paure di oggi.
La fine della storia narra di un bambino che, rimasto solo, aprì entrambe le ceste, che erano vuote. Per paura non ne parlò ad alcuno. Non abbiate fretta di concludere; forse quel bimbo non notò qualcosa d’invisibile ma di grande importanza. La scienza deve investigare senza paura anche ciò che non appare.
Disse il Pensatore: “Non so come sarà chiamata in futuro la Scienza divina, ma esisterà. Il Sovramundano sarà visibile a tutti, e allora anche la vita terrena sarà sovramundana”.
592 — Urusvati sa che in Terra i più superstiziosi sono i negatori. Non vogliono imparare. Impongono la loro volontà sulla scienza, e la confinano. Agiscono senza motivo e le loro ragioni sono infondate. Dimentichi del vero scopo della scienza, si dicono scienziati. Chiamano fanatici chi non la pensa come loro, e stagnano nel dogmatismo. Proclamano che non esistono altri mondi abitati, ma non sono capaci di provarlo. Se governata dal dogma, la scienza esce di strada.
Uomini siffatti rifiutano di ammettere che i veri scienziati contribuiscono allo sviluppo della coscienza umana. Quei superstiziosi detestano la scienza delle energie, unica via per comprendere il Sovramundano. Temono le prove inconfutabili che essa fornisce. Per loro lo spazio è vuoto, e continuano a sputare negazioni a tutto spiano.
Non ammettono l’energia psichica. L’energia mentale è per loro un termine senza senso. Ostinati, non s’accorgono di essere reazionari e maligni. Poveri pazzi, credono veramente di impedire all’uomo di pensare in piena libertà?
Di una cosa sola si può ringraziare questi dogmatici superstiziosi: sono l’incudine sul quale il martello ardente del libero pensiero forgia la spada della Verità. Per loro, il paragone dell’incudine è un insulto; preferirebbero il martello, ma questo opera per l’evoluzione che basa sulla libera ricerca della conoscenza.
La superstizione è una gran vergogna umana. Peggio ancora, questi negatori superstiziosi si considerano superiori, tipico atteggiamento dell’ignorante.
Noi parliamo del Sovramundano perché l’umanità ne ha estremo bisogno. Vogliamo presentarlo in modo scientifico, secondo ricerche e osservazioni. A tal fine l’uomo deve approfondire la coscienza ed elevare il pensiero. I negatori non sono un vero pericolo, ma neppure se ne devono sottovalutare le mire maliziose. Essi dicono alla libertà di ricerca: “La tua vita è la mia morte”.
Diceva il Pensatore: “Chi può limitare il pensiero? Chi volesse farlo sarebbe non solo ignorante, ma pazzo!”.
593 — Urusvati sa di altri nemici dell’evoluzione: gli indifferenti. Se abbiamo paragonato i negatori a un’incudine, a cosa assimilare questi ultimi? Forse a cadaveri? Un filosofo sostenne che l’indifferente è senza cuore. Aveva ragione, la sua coscienza è infima e non serve l’evoluzione.
Purtroppo gli indifferenti sono numerosi. Non solo minano il pianeta, ma sono di gravissimo ostacolo nel Mondo sottile. Vi giungono senza slancio vitale e non si adattano alle nuove condizioni. Hanno bisogno di cure, ma la loro indifferenza rigetta la migliore delle guide. Portano con sé le meschinità quotidiane terrene, fardello inaccettabile per gli strati elevati di quel Mondo. Senza impegno di sorta non hanno idea della potenza del pensiero. Portano in quel Reame di bellezza la loro natura ottusa e povera. Non sono in grado di svolgere compito alcuno.
Non potete immaginare quel brutto spettacolo! Non hanno cura dell’abito. Non hanno affinità con le Guide e vagano senza meta nel buio. In Terra sono una disgrazia, una fonte di malanni. Quali cadaveri brulicanti di vermi, portano i germi della catastrofe universale.
Il Pensatore lo sapeva e soffriva per causa loro. Diceva: “Stare fra questi cadaveri putrefatti è insopportabile”.
594 — Urusvati sa il gran valore del silenzio. Si sono visti grandi generali, capi di stato, guide spirituali che, annunciate certe gravi decisioni, rimasero in silenzio. Fu attribuito alla stanchezza o allo scoramento, ma in realtà era un notevole processo mentale. Essi rafforzavano mentalmente gli ordini impartiti.
Bisogna riconoscere che un comando mentale è più potente se la volontà è concentrata, ma anche il migliore può essere indebolito ostruendone l’energia. La storia offre molti esempi di decisioni guastate dalla mediocrità circostante.
Dai tempi più remoti si conosce il valore del silenzio. Le azioni più notevoli furono compiute in silenzio, non certo fra gli urli caotici della folla. Si è già detto che ottenere armonia è difficile. Il suo potere è eroso dalle correnti disordinate mosse dalla volontà indisciplinata, cosa oggi epidemica, che affligge il mondo anche più di una guerra.
Gli uomini non se ne accorgono, non vedono l’abisso di falsità e ipocrisia. Non vogliono saperne di conquiste psichiche. Rigettano ogni idea di pace autentica. Ciò fa comprendere il voto del silenzio dei grandi.
Chi collabora con Noi impara che i buoni pensieri danno frutto. Per segnalare la giusta data, la coscienza deve essere ampia. Amici invisibili spediscono sovente pensieri preziosi, ma i clamori della folla ne ostacolano la ricezione.
Il Pensatore ripeteva sovente: “Chi mi chiama? Non riesco a capire cosa dice il mio amico. Chi l’impedisce?”.
595 — Urusvati sa che è male rallegrarsi per le disgrazie altrui. Si può essere amareggiati o adirati, ma quella contentezza è indegna dell’uomo. Essa inoltre trasferisce su chi la prova una parte del karma di chi è soggetto a quelle sventure. Ricordatelo. Godere per la sofferenza altrui e calunniarlo sono atti simili. Chi si comporta così sarà, prima o poi, trattato nella stessa maniera. Gli uomini possono sbagliare, commettere reati e quindi meritarsi punizione e biasimo, ma nessuno dovrebbe rallegrarsi per i loro patimenti.
La via dello yoga insegna, tra l’altro, a comprendere le qualità umane. Contemplare il bene e il male avvicina al successo. Noi indichiamo sempre le qualità più degne, così rivelando parte della Nostra Vita interiore. Non si pensi che, giunti ad un relativo livello di sviluppo spirituale, non sia più necessario migliorare le proprie qualità. Ogni grado esige di raffinare la propria natura. Bisogna mettersi alla prova di continuo, e amare quell’esercizio. Chi si prepara a combattere verifica l’armatura. Tutti gli Insegnamenti, anche i più antichi, citano il simbolo della battaglia. Le parole del saggio si dicono nella mischia. Ricordate che sintetizzare saggezza e coraggio è vera garanzia di successo.
L’anelito spirituale e le proprie battaglie, si mischiano nel fiume della vita.
Il Pensatore insegnava: “Guardate l’acqua che scorre. I suoi disegni sono complicati, ma scorre. Nulla può fermarla. L’anima umana proceda in tal modo”.
596 — Urusvati sa che i contatti umani influiscono su tutti i partecipanti. Ditelo, poiché pochi lo capiscono. Persino gli illuminati, all’udirlo, tendono a crederlo valido solo per gli eventi importanti, non per i contatti quotidiani. Noi affermiamo che ciò vale per qualsiasi azione, quale ne sia l’importanza.
Può esercitare un effetto profondo la semplice vita giornaliera? Può. Molto si compiangono quegli sventurati che sembrano patire senza ragione, ma se si guardasse bene nella loro esistenza quotidiana, si troverebbero numerose le cause di quelle disgrazie, dirette o indirette. Se si soffre per causa altrui, un legame sussiste, dovuto al passato.
Le più semplici attività familiari influiscono con potenza su tutti i membri. Molte famiglie sono culture d’odio e rancore. Potrebbe ciò essere senza effetto? Questi influssi sono caratteristici di ciascuna, che li ha prodotti e alimentati. Sono suoli fetidi che generano inimicizia insidiosa e molta infelicità. E non dimenticate i luoghi di lavoro affollati, dove può stabilirsi un’atmosfera di sfiducia e livore. Non si deve inquinare lo spazio. Noi abbiamo apparecchi che ne misurano la condizione.
Gli statisti richiamano l’attenzione sui grandi problemi sociali, ma la causa vera della discordia è un’altra, sta nella vita quotidiana.
Il Pensatore ripeteva: “Non sono gli arcieri che muovono guerra, ma quei cittadini che la nascondono in casa”.
597 — Urusvati sa che nessuno si accorge del lavorio continuo nel profondo della coscienza. Qualcuno, più sensibile, percepisce quei richiami interiori che soccorrono al momento buono. Gli scienziati parlano d’intuito o subconscio. Temono di riferirli all’azione della coscienza. Se però si distingue tra subconscio e superconscio, dove sta la coscienza? In verità, sono una cosa sola. Come il cuore, essa lavora giorno e notte, ma quello è un organo fisico, questa appartiene ai tre mondi, e accumula a tutti i livelli.
Noi affermiamo che la coscienza è un fuoco sotterraneo. Fra i due elementi, le analogie sono numerose. Quel fuoco è necessario per l’equilibrio del pianeta, ma oltre che benefico può essere anche distruttivo.
Non può dirsi lo stesso anche della coscienza? Essa sospinge alla perfezione, ma se non disciplinata può essere esplosiva. Una coscienza oscura è disposta a qualunque crimine se è squilibrata, allora il suo fuoco può esplodere.
Dopo i misfatti commessi perché sbilanciata, si tenta invano di recuperare le particole di coscienza disperse, e talvolta si deve ricominciare daccapo a formare gli accumuli. Quale fardello penoso e oscuro sono quelle scorie carbonizzate, nel Mondo sottile! Una metafora descrive il peso che grava sui viandanti che salgono il monte. Pensano: “Perché mi sono caricato a tal punto?”. Se avessero ascoltato la voce della coscienza, quel peso sarebbe lieve, e Noi li aiuteremmo meglio.
Per Noi è gioioso soccorrere chiunque nelle sue circostanze. Sovente però l’aiuto migliore non è accolto, ma respinto. Abbiamo grandi archivi che conservano quei messaggi disattesi, così come gli uffici postali serbano le lettere non recapitabili. Eppure alcuni avrebbero potuto essere più ricettivi. Perché avvolgersi di dubbio e irritazione? Quando parliamo del Sovramundano si dovrebbe ascoltare ogni parola con premurosa attenzione.
La Nostra Vita interiore registra molti casi commoventi, quando la ricezione sensibile suscita la Nostra gratitudine. Se invitiamo alla calma è perché prevediamo tempi di gran tensione, da affrontare con cura. È facile perdere l’equilibrio in quelle circostanze, con serie conseguenze. Bisogna tendere la mente al massimo, ascoltando la voce della coscienza.
Diceva il Pensatore: “Povera mente mia, dove andresti senza la bella guida dell’anima?”.
598 — Urusvati sa che dobbiamo trattenere certi comunicati sino al tempo giusto per l’invio. Gli uomini pensano solo agli effetti e non alle cause. Peggio ancora, si adirano se sono indicate. Non capiscono che se rivelate da un Nostro messaggio sono proprio l’origine degli effetti che sperimentano.
Dicono: “Le cause che voi dite e gli eventi che fanno tanto soffrire non hanno nulla in comune”. Parlano così perché la loro immaginazione è poca, e quindi hanno coscienza ristretta e scarsa ricettività. Interpretano in modo malevolo le vere cause, e, adirati, si comportano male.
Bisogna evitare gli atteggiamenti che accrescono il male. Esso mette radici in ogni famiglia, ciononostante. Perciò la preveggenza deve essere trattenuta per cautela, sì da non provocare abusi e sfiducia. Bisogna essere prudenti anche nel trasmettere Insegnamenti di fonte ignota. Dapprima essi sembrano benefici, ma in seguito possono avere conseguenze negative. Chi ha fermezza mentale può investigare qualunque fenomeno, ma l’instabile ne può patire. Si tratta, ancora una volta, di soppesare cause ed effetti.
Non è facile capire che una causa all’apparenza insignificante può scatenare gravi sciagure. Un piccolo corso d’acqua può diventare una gran corrente.
Diceva il Pensatore: “Che gli dei dell’Olimpo mi insegnino a distinguere le vere cause degli eventi”.
599 — Urusvati sa che qualcuno abbandona l’Insegnamento. Non c’è insegnamento senza apostati. La viltà di quei tradimenti, che squalificano l’umanità, è stupefacente. La storia ne ricorda alcuni famosi, ma in realtà sono molto più numerosi.
Parliamo di questa vergogna solo per illustrare quale atteggiamento assumere al riguardo. Alcuni se ne lasciano turbare, ma non bisogna sopravvalutarne l’importanza. Sono come dei risonatori, che aggiungono energia e tensione alla vita dell’Insegnamento. Senza opposizione è difficile accrescere l’energia. Ecco cosa intendiamo quando parliamo dell’incudine.
Gli apostati sono anche peggiori di coloro che persistono a negare. Per capire come i grandi Insegnamenti sono deformati dalle coscienze vili è opportuno studiare lo sviluppo complesso dell’apostasia. Chi ripudia l’Insegnamento fa bene se affretta a tradirlo. Il suo fato non è invidiabile. La storia lo dimostra. Ma non è giusto perdere tempo per tentare di dissuaderlo. Il suo è come un ascesso che deve maturare da sé. Siate dunque calmi davanti a quell’atto atroce.
Il Pensatore sapeva che alcuni apostati erano fra i discepoli. Li invitava ad andarsene al più presto.
600 — Urusvati sa che qualità sono necessarie per conoscere il Sovramundano. Bisogna riconoscerne la realtà. Sapere che non si finisce mai di imparare. Realizzare che ogni azione umana attrae dal Sovramundano quegli abitanti che sono in sintonia con essa. Alcuni, che si reputano cercatori, non capiscono che tali qualità devono essere ben radicate. Sono sempre pronti a parlare dei mondi invisibili ma non si danno la pena di pensare alla grandiosità dell’Infinito. Non desiderano imparare senza tregua, e non sanno che essere discepoli è un onore. Non ammettono che ogni pensiero evoca una folla d’entità invisibili, benefiche o nocive secondo la sua natura.
Gente siffatta non accetta analogie scientifiche. Che lo spazio trabocca di vita non ha senso per loro. Non deducono nulla dalle continue, nuove scoperte della scienza, che è bene non rifiutare, ma accogliere con entusiasmo. Chi rigetta la realtà si priva della gioia più splendente.
Il Pensatore ripeteva: “Dov’è la scuola che insegna la gioia?”.
601 — Urusvati sa che ogni atto d’abnegazione è ben visto e favorito da Noi. Aiutiamo tutte le azioni di quel genere. Sovente si trascura questo fatto, e il vedere che certe imprese non direttamente connesse a Noi sono tuttavia assistite desta perplessità. Se si guardasse meglio si vedrebbe che implicano autosacrificio.
Anche nel Mondo sottile quella virtù è importante. Si sviluppa durante la vita terrena, ma fruttifica nel Sovramundano. Chi la pratica impara a staccarsi dalle proprie creazioni. Il caso contrario è un grave fardello nel Mondo sottile, poiché chi è assorbito dalle proprie creazioni non ha la concentrazione necessaria per imparare cose nuove.
Se chi dimora in quella sfera si attiene alla mentalità della vita precedente ostacola l’apprendimento d’altri modi di pensare. L’abnegazione esalta e libera facilmente dagli impacci dell’esistenza terrena. Noi apprezziamo simili elevazioni spirituali.
Osservate poi coloro che lottano contro l’ingiustizia. Nel Sovramundano avranno molte nuove possibilità. Gli ipocriti sostengono che fra giusto e ingiusto la linea è tortuosa. Rispondete con fermezza che l’ingiustizia è sempre evidente, e che il cuore sensibile vede chiara la differenza.
I puri combattono l’ingiustizia e sono disinteressati e voi, amici, dovreste aiutarli. Sarete allora al Nostro fianco, e quest’azione, armonizzata, accresce la potenza del Bene.
Ciò che oggi diciamo rivela un’altra pagina della Nostra Vita interiore. Noi assistiamo sia quei collaboratori che lottano contro l’ingiustizia, sia chi è capace d’abnegazione. Entrambe le categorie attirano l’attacco furioso delle forze tenebrose. Molti vi soccombono, indeboliti purtroppo da certe abitudini.
Noi, a volte, chiediamo la massima fiducia, che è un gran calmante. I Nostri guerrieri devono essere calmi, sapendo che lo scopo è puro. Conoscono le trame degli oscuri e sanno che la battaglia è inevitabile. Devono però anche sapere che hanno Amici pronti all’aiuto. Questa certezza deve essere incrollabile. Vacillare significa ferirli. Pensateci, e ricordate ciò che si è detto a proposito delle gocce di sudore.
Il Pensatore disse: “Unitevi in pensiero al Sovramundano”.
602 — Urusvati sa che cambiare lavoro è riposante. Fra le attività non dimenticate il lavoro mentale, che coltiva l’immaginazione. Noi teniamo la mente sempre in esercizio. Un osservatore superficiale penserebbe che a volte dormiamo, quando nel mezzo del lavoro, a occhi chiusi, inviamo pensiero nel reame dell’immaginazione. Sono momenti importanti poiché quelle figure si concretizzano. Non sapremmo dire quando ciò occorre, ma avviene, e aiuta l’uma¬nità.
È un’attività mentale praticabile da chiunque, non solamente da alcuni d’eccezione. L’immaginazione è coltivabile da qualunque uomo, a patto di certe condizioni. È bene immaginare il bello, ma il brutto è causa di danni incalcolabili. Pensate dunque in bellezza. La natura soccorre con figure eccellenti, ma chi fosse incapace di contemplarle si dedichi alle bellezze dell’arte, nelle quali gli autori espressero in sintesi le loro osservazioni della natura.
Imparate a concentrarvi sulle opere più belle, se non volete cadere nelle brutture.
Noi assistiamo gli artisti. Sovente essi soccombono all’influsso di entità invisibili che deridono il bello e plaudono a ciò che è brutto. Studiate l’arte delle varie epoche. Studiatene la natura sintetizzante nei periodi di rinascita.
Il Pensatore ammirava gli scultori geniali. “Nella vita terrena — diceva — non si trovano perfezioni simili: lo scultore l’ha immaginata e resa concreta per il futuro”.
603 — Urusvati sa che la medicina migliore è la preventiva. Chissà per quale ragione le misure preventive hanno curato sinora solo il benessere fisico, ignorando il mentale. Eppure è proprio questo l’aspetto più importante per la salute. Nelle malattie ereditarie, infettive, di lavoro, gioca l’elemento psichico, capace di bloccarne lo sviluppo.
Il ricorso tempestivo alla suggestione arretra e persino elimina il male incipiente. Sarebbe troppo attendersi che chiunque sappia praticare l’autosuggestione. Solo organismi straordinariamente sensibili reagiscono ai primi sintomi di un male e lo bloccano a forza di volontà. La maggioranza ha bisogno di suggestione impartita dall’esterno. Queste “inoculazioni” sono però più efficaci solo se somministrate in scala nazionale.
Occorrono istituti che insegnino ai medici i metodi della suggestione terapeutica. Sarà necessario, naturalmente, sorvegliare il livello etico, a scanso del suo uso criminale. Un giorno quegli istituti saranno presenti. Si capirà che la salute umana è un problema che neppure la più attenta igiene fisica basta a risolvere. Le epidemie più perniciose vengono dai livelli mentali.
Si sa che la criminalità è in crescita. Non si può certo combatterla con pillole e iniezioni. Ci vuole opera di suggestione scientifica. Anche certi flagelli, come il cancro, abbisognano di una tempestiva profilassi mentale.
Il Pensatore insegnava: “Venerate Igeia, che insegna a migliorare la salute”.
604 — Urusvati sa che Ci rallegriamo quando riusciamo a soccorrere e consigliare un degno coadiutore. Due ostacoli sovente vi si oppongono. Per prima cosa, è frequente che si interpreti il consiglio in modo personale. Anche il più chiaro avviso è inteso secondo il livello di comprensione del ricevente. Si afferma solitamente che è doveroso parlare in base alla coscienza di chi ascolta, ma non è facile. La qualità della sua coscienza determina quale parte del consiglio sarà assimilata, e quale resterà incompresa. Pertanto l’uso che ne fa rivela il livello della coscienza. Ecco perché molti non si attengono a una legge, neppure se spiegata chiaramente.
Altro ostacolo: non si vuole capire che parole e pensieri sono potenti trasmissioni radio. Si sa che è possibile trasmettere parole nello spazio, ma non si ammette che l’energia mentale è come quella sonora. Come persuadere che ogni parola detta ha i suoi ascoltatori, e ogni pensiero, fenomeno sottile, si propaga ben più lontano? A quanti interessano, se l’esistenza dei mondi invisibili è ignorata pressoché da chiunque?
È vero che è possibile nascondere certi pensieri, ma per farlo occorre una buona comprensione del Mondo sottile. Pensate quanti consigli sono distorti, se prematuri.
Il Pensatore diceva: “Teokulo, il pastore, riferisce che, salito in cima all’Olimpo, non vi trovò nulla. Forse sperava di capitare in una festa, con offerta di Nettare inebriante e grandi libagioni di Ambrosia!”.
605 — Urusvati sa che Noi apprezziamo tutto ciò che coltiva nell’uomo il senso del ritmo. Esso gli è inerente, ma il disordine caotico lo soffoca. L’uomo può agire in modo ritmico senza capirne l’importanza. Chi vuole compiere un’impresa decisiva, sente d’istinto che per prima cosa gli occorre stabilire il ritmo opportuno, necessario per l’armonia. Basta allora un piccolo sforzo per ottenere buoni risultati.
Abbiamo mostrato i semplicissimi ritmi di Mahavan e Chotavan, ma se ne possono imparare altri più complessi. Ricordate la metrica antichissima del sanscrito e della poesia greca e romana. Vi si trovano modelli assai evoluti di suono ritmico, accuratamente disposti. Gli antichi sapevano che è necessario comunicare con il Cosmo.
Nelle epoche terrene di grave tensione è bene pensare molto al ritmo. I gridi di terrore gettano nel caos. Certo Noi non approviamo le orge dei tempi di decadenza, ma l’Indù che canta i versi della Bhagavad Gita è saggio e costruisce un’armonia risanatrice. Il ritmo è sia il cemento, sia le ali dello spazio.
Si cerca la comunione con Noi; il mezzo più potente sta nel realizzare il proprio ritmo interiore. Si può ascoltare anche musica o bei canti ma il cuore è silenzioso perché sordo; se invece è educato, vibra concorde e risponde al ritmo. Il cercatore allora migliora, si fa più coraggioso e forte; collabora degnamente con il mondo terreno e sovramundano e vive nella gioia.
Ricordate che il pianeta soffre di un’insolita tensione. Come consentirsi di partecipare a un tale stato caotico in tempo di Armageddon? Ricordate questo monito in tutte le azioni, grandi o modeste. Non il benessere, ma la lotta insegna a pensare. Che guerriero è colui che alla prima difficoltà perde di vista la sua stella, la capacità di pensare? Non è allora diverso dai molti che non pensano, che non sanno riconoscere un’ora decisiva, per i quali gli eventi che incombono sono puramente accidentali. Chi sa pensare si associa invece ai ritmi cosmici, e così armato accetta coraggioso la battaglia. È con Noi.
Disse il Pensatore: “Muse, belle Muse, il vostro coro armonioso dona all’uomo il ritmo giusto”.
606 — Urusvati sa che parliamo spesso di battaglie. La lotta contro il caos è davvero sempre bella. Non c’è altro modo per evolvere. È un concetto semplice, sovente malinteso. I bigotti lo avversano, perché considerano supremo un loro mondo, basato sull’inerzia e privo di pensiero. Gli ipocriti chiamano battaglie le loro povere dispute. E gli astuti poi rispondono con accuse assurde per giustificare le loro malizie.
Per seguire una grande battaglia la commensura è necessaria. Ci vuole molta abilità per valutare il grande e il piccolo, e fra questo e quello trovare il giusto equilibrio. Può forse un’ape sopravvivere senza lo sciame? È istruttivo osservare le minuscole gocce di mercurio che si attirano per unirsi in una sola sfera. Del pari la sabbia, sottoposta ad un ritmo, si dispone in un disegno. La natura offre molti esempi d’attrazione, i quali dimostrano come si combatte il caos. Così si dovrebbero osservare gli eventi, per non scordare intere epoche storiche.
Quanti validi concetti sono deformati! Non si capisce il valore di quel gran magnete universale che è l’amore. Gli uomini, purtroppo, giudicano in modo soggettivo, e interpretano tutto in maniera personale. Concepiscono l’amore in modo impositivo, così tarpandogli le ali.
Indicando la statua della Vittoria alata, il Pensatore disse: “Che i vostri occhi siano aperti e puri, se volete vedere la Luce”.
607 — Urusvati sa che all’uomo riesce difficile capire il coraggio interiore. Non è facile spiegargli che il coraggio esterno può non essere reale. Si può far mostra di coraggio e internamente tremare di paura. Molti esempi dimostrano che tante sconfitte si devono proprio alla mancanza di coraggio interiore.
Non si deve confonderlo con altre qualità similari. Si potrebbe dire che con esso alludiamo forse alla calma, ma sebbene questa, con l’equilibrio che l’accompagna, siano connesse, tuttavia non sono la stessa cosa. Non è facile capire che il coraggio interiore è continua disposizione all’audacia di pensiero e d’azione.
Molta è la gioia quando una bella azione si compie in libertà e senza ostacoli. Di norma, però, molte cose intrudono a impedire persino di pensare al successo. Quando le imprese eroiche si disegnano dapprima nella mente, si forma un’aura radiosa. E allorché la sua luce è intensa quanto basta, i sogni si traducono in atti.
Si dice, non senza ragione, che tutti i sogni, alla fine, si realizzano. Ma bisogna averne una buona scorta. Il coraggio interiore sa osare, il che vale per il mondo terreno e il sovramundano. Sappiate che tutto ciò che è utile per l’uno lo è anche per l’altro. Pensate dunque con calma a imprese eroiche. Vi ritorneranno alla mente ricordi di vite passate. Tutti ne hanno compiuta qualcuna, o l’hanno sognata. L’eroismo si esprime in qualsiasi condizione terrena.
Il Pensatore disse: “Non solo chi indossa l’elmo è un guerriero”.
608 — Urusvati sa che dovrà nascere un gran musicista, che darà all’uomo barlumi della sinfonia delle sfere. È prossima l’ora di intendere le armonie dello spazio, vero rimedio di tutti i mali. Tali “ambasciatori” del suono vennero in passato, ma ebbero poco successo nel trasmettere i messaggi che portarono dal Mondo sottile.
Nella Mia Patria nacque un gran talento, esperto di armonia, ma non seppe proteggersi bene e se ne dipartì senza aver realizzato il meglio di ciò che poteva. Chi porta un valido messaggio deve sapersi difendere. È ostacolato da due forze, l’una terrena e l’altra sottile, ed esposto a gravi pericoli. Non è da pensare che la casa gli rovini addosso, ma lo minacciano piccole insidie letali. Tali “messaggeri” non devono sciuparsi vivendo spensierati. Devono rendersi conto del gran valore del loro messaggio e non versare il calice che offrono. Li osserviamo con attenzione, non solo in Terra, ma anche nel Sovramundano, dove imparano l’armonia delle sfere. Non riusciranno a portarne molta in Terra, tuttavia favoriranno il progresso umano.
Urusvati udì quella musica, e sa che il suo valore sta soprattutto nell’armonia e nel ritmo. Non esistono però strumenti terreni capaci di esprimere i grandiosi Appelli dello Spazio. Questo è un altro aspetto della Nostra Vita interiore: non sapremmo vivere senza suono, e Ci dispiace vedere che qualcuno non ne sente la necessità.
Il Pensatore insegnava: “L’ascolto e la vista del Bello ci migliorano”.
609 — Urusvati sa che all’ingresso nel Sovramundano la coscienza di un essere pensante si trasforma in modo mirabile e istantaneo. Alcuni eventi dell’ultima vita acquistano significato, altri si mostrano di scarso rilievo. Certe conquiste, ritenute importanti, si rivelano insignificanti, mentre qualunque atto d’abnegazione a servizio dell’umanità brilla glorioso. Queste imprese danno gioia, e quelle di natura transitoria cadono in polvere.
L’uomo giunge al suo culmine tramite elevazioni mentali cui forse non presta neppure attenzione. È peculiare che si ignorino i successi di vero valore e si affoghi nel ciarpame del bazar. Non lo dico come moralista. Vi ricordo semplicemente la realtà che si costruisce nelle diverse fasi dell’ascesa.
Alcuni non amano ricordare le vite vissute ad alto livello terreno, e preferiscono quelle modeste e difficili. L’impegno massimo si manifesta nel lavoro: in essenza ciò rivaluta le esistenze terrene. Si nota a volte che si ricordano gli incontri più brevi, che furono fatali per attraversare le correnti. Le scintille che sprigionarono hanno valore e sono ricordate con gratitudine. Chi potrebbe affermare con certezza che quegli incontri furono accidentali? Forse quegli amici erano di vecchia data.
Il Pensatore diceva: “Dite Platone, Platone, ma forse il vero nome è un altro”.
610 — Urusvati conosce il Nostro monito: “Sii giusto”. Di quale giustizia si tratta? Gli uomini hanno inventato molte “giustizie”. Una è personale, un’altra di famiglia, o di casato, o di stirpe. Si nascondono sotto la giustizia legale, scolastica, professionale. Non si saprebbe nominarle tutte! Nessuno però ricorda la giustizia umana. Si giudica secondo vari punti di vista, ma la principale — l’universale — non è mai riconosciuta.
Abbiamo già affermato che il giudice iniquo è una vergogna dell’umanità, ma è bene parlare non solo dei giudici, ma anche dei mentitori. Tutti giudicano, ogni giorno. Scagliano frecce di falsità nello spazio, poiché lo fanno in modo convenzionale e per lo più senza sapere. E quando scoccano le loro frecce velenose sono sovente partigiani e sprezzanti.
I veleni fisici sono numerosi, ma ancor più quelli psichici. I bambini possono esserne vittime fin dai loro primi anni. Reagiscono al disprezzo degli adulti, e i loro organismi si dispongono a terribili mali. L’umanità non deve produrre solo macchine e automi, ma sviluppare una giustizia umana universale. Altrimenti, che farà l’uomo nel Sovramundano e che dialogo avrà con Noi? Noi ci riferiamo alla giustizia umana, ma l’interlocutore pensa di dire il giusto, mentre è condizionato dai suoi miseri preconcetti.
Bisogna adeguarsi alla giustizia universale. Bisogna verificare se il giudizio emesso è viziato di parzialità. Bisogna controllarsi continuamente nella vita quotidiana. La giustizia non si amministra solo nei tribunali. Ogni uomo è giudice.
Il Pensatore disse: “Imparate la vera giustizia, poiché giudicate ogni giorno”.
611 — Urusvati sa che è giusto dedicare molta attenzione a quei pensieri e sentimenti spontanei che non hanno cause note, non vengono dal passato, non sono accidentali. Possono avere molto valore e riguardare il Bene comune.
Per ricevere tali messaggeri inattesi è necessario, naturalmente, essere in armonia. Pensate a servire il Bene comune. L’agricoltore semina e raccoglie non per sé soltanto, ma anche per altri che non conosce. Pensi che il suo grano è un bene per molti. Pensieri siffatti incoraggiano la comprensione universale. Qualunque lavoro, specie se accompagnato da buoni pensieri, serve a qualcuno.
Chiunque può pensare all’umanità intera. Queste correnti di benevolenza spazzano via molti ostacoli opposti dalle convenzioni umane. Noi ascoltiamo i messaggi mentali. Ci piace udire pensieri rivolti al Bene comune, Ci rattristano quelli tendenziosi, impulsi perversi che sono da espellere. Come serpenti, si avvolgono intorno al cuore e lo asfissiano.
Avvertite un improvviso senso di soffocamento? Forse uno qualsiasi di quei pensieri vi ha raggiunto. Noi però cogliamo tutti i segni rivolti al Bene comune, ad amici ignoti.
Il Pensatore insegnava: “Abbiamo eretto altari al Dio ignoto. Perché non dedicare il lavoro agli Amici sconosciuti?”.
612 — Urusvati sa che il proprio punto di vista descrive l’atteggiamento verso il mondo. I mutamenti di percezione avvengono non solo per influssi esterni, sono causati anche da molti processi chimici dell’organismo umano. La sospensione o l’accelerazione del respiro producono sostanze assai potenti, capaci di agire sull’umore e sulla pressione del sangue. L’attività cerebrale ne resta smorzata o stimolata, con ripercussioni anomale sui sentimenti. Una stessa cosa può essere vista con gioia o tristezza.
Lo stato dell’energia psichica è condizionato non solo dal respiro, ma anche dalla tem¬pe¬ratura ambientale. Tutto vibra e muove, e bisogna preservare di proposito il proprio equilibrio.
Occorre insegnare i principi basilari della vita psichica. Chi lo fa in modo chiaro e comprensibile compie una grande azione. È ora di illuminare gli uomini, e si può farlo solo in modo scientifico e oggettivo, senza criticismo e dinieghi. Per i campi di oggi ci vogliono semi nuovi, di qualità controllata.
Non disputate, perché la scienza autentica offre una vera conoscenza. Chi vuole essere realista impari coscienziosamente. Che realista è chi porta occhiali scuri e tappi alle orecchie? Deforma anche l’evidenza comprovata.
Gli scienziati scrivano per la gente, dicano in modo rigoroso sia del terrestre sia del sovramundano. L’unità dei principi scientifici va dimostrata nei laboratori. Se il cosmo intero sta in una goccia d’oro liquido, quanti esperimenti sono alla portata di chiunque!
Questa è un’epoca di democrazia e deve distinguersi per il suo vero lume. Ecco un grande Servizio cui tutti possono partecipare. Quando il progresso è rapido, si ricorre a grandi misure. Non c’è vecchio né nuovo, l’apprendere è eterno. È bene studiare e rispettare le antiche leggende, ma l’evoluzione accelera ed è necessario l’equilibrio. Lo stimolo evolutivo non è mai stato quale oggi, dall’età della pietra ai tempi di grande sapere. L’ora è grande e grave la responsabilità! Non temete le posizioni antitetiche, che aprono la via del progresso.
Il Pensatore esortava a non temere la battaglia: “Imparate a volare con la mente”.
613 — Urusvati sa che il Nostro consiglio deve essere applicato con molta diligenza. Un marinaio può conoscere tutte le manovre della nave, ma se non gli riesce di controllarle perisce alla prima burrasca. Molti conoscono le Nostre Istruzioni, ma non le applicano, e ne traggono poco beneficio. Gli ipocriti si giustificano affermando che nessuno ha mostrato loro il Sovramundano. Eppure vedono il cielo gremito di stelle e già pensano che ospita forme di vita in ogni parte. In molti paesi esistono società di ricerche psichiche che in modo scientifico indagano il Sovramundano. Tutti, salvo rare eccezioni, ne hanno qualche esperienza.
Varie scoperte scientifiche ne favoriscono la cognizione. Esse non contrastano con i risultati delle ricerche psichiche. Sarà la scienza, nel prossimo futuro, a rivelare i forti legami con il Sovramundano. Un tale approccio scientifico farà giustizia di molti miti e superstizioni.
Già ora, le antiche leggende sono interpretate in modo nuovo, e molti testi apocrifi si rivelano più validi di quelli comunemente accettati. Noi non scuotiamo i fondamenti, cerchiamo solo di favorire un approccio migliore. I principi dimostrati sono da rispettare. Una rigida e ristretta visione mentale equivale alla morte. Noi mandiamo messaggeri di verità, con il compito di indicare senza tregua i passi futuri dell’evoluzione.
Il Pensatore insegnava: “Rispettate chi guida altri sulla giusta via. Sarà il futuro a giudicarli, ma sin d’ora si capisce dove passa il bel sentiero”.
614 — Urusvati sa che il pensiero umano ha gran bisogno di libertà. Non basta affermare che è libero per sua natura, perché è incatenato da molti pregiudizi. Oggi non si bruciano più gli stregoni, ma certi settori della scienza sono considerati da molti quasi come stregonerie.
Si sa che alcuni, che si reputano colti, nutrono preconcetti in base ai quali rifiutano valide scoperte realmente scientifiche. Si pubblicano libri, si fondano nuove cattedre universitarie, si conducono esperimenti comprovati, ma quei “colti” restano aggrappati ai loro logori pregiudizi. Non si vergognano di proclamarsi scettici o cinici, ma bisognerebbe chiamarli folli. Che uno stolto neghi la verità non è di per sé un gran male, il guaio è che molti di loro rivestono alte cariche pubbliche e avversano tutti i tentativi di far luce.
È impossibile elencare le molte catene del pensiero umano! Il suo livello psichico odierno non è molto diverso dal medioevale! Secoli fa quegli stolti avversarono Leonardo da Vinci, e il loro atteggiamento non è mutato. Chi insegna a disciplinare il pensiero, sa che è tuttora impossibile parlare di certe semplici verità. Chi è al potere sa come chiudere la bocca dell’audace che osa parlare di libertà del pensiero.
Il Pensatore diceva: “Siamo legati con pesanti catene”.
615 — Urusvati sa che il bagaglio adatto per il Sovramundano deve essere scelto con gran cura. Vi leggo un brano da un testo di un filosofo greco, intitolato La grande Frontiera. “Ecco una nave nella tempesta. Il comandante ordina l’imbarco nelle scialuppe di salvataggio. I passeggeri atterriti devono lasciare i loro beni preziosi. Mai prima avevano pensato a scegliere le cose più importanti. Angosciati, afferrano quelle meno necessarie, e molti periscono perché indecisi nella scelta.
Uno di loro, invece, senza esitare, prende sotto il mantello una sua piccola cassa, e si salva. Da tempo aveva pensato alla cosa più importante, ed era pronto per la grande frontiera. L’Insegnamento del Sovramundano mostra che si deve attraversarlo col bagaglio adeguato. È tardi pensarci solo al momento di imbarcarsi sull’ultima scialuppa”.
Questa citazione è per ricordarvi che i pensatori antichi insegnavano a capire l’essen¬ziale dell’Esistenza. Sapevano che la vita eterna è meravigliosa, e ha molte frontiere da superare con dignità. Fin dall’inizio bisogna prepararsi ad attraversarle. Noi vediamo invece che persino coloro che studiano i testi non li praticano nel cuore. Vi pare corretto reputarsi istruiti eppure diffamare i collaboratori? Non credo che queste autorevoli persone abbiano pronto il bagaglio adatto per la grande frontiera.
Diceva il Pensatore: “Meno male che non occorre facchino per il bagaglio più importante”.
616 — Urusvati sa che buon rapporto o antagonismo si stabiliscono presto fra chi si è già incontra¬to in altre vite. Ciò dimostra la persistenza dell’energia e del ritmo allora stabilito. È raro però che questi incontri siano riconosciuti; si ignora che gruppi umani già formati possono rinascere in uno stesso luogo. Eppure è naturale: alcuni anelano a tornare nei luoghi familiari, altri vi sono attratti per una specie di magnetismo.
Gli individui di culture primitive sovente si riconoscono, poiché sanno della rinascita terrena. Dicono: “Vado a riposare, poi tornerò”. Naturalmente pensano al luogo che meglio conoscono. Fra i civilizzati invece vige il desiderio di continuare un lavoro incompiuto; ciò spiega il ritrovarsi frequente di collaboratori o avversari. L’antagonismo è un forte magnete, e pochi capiscono che è deprimente.
I nemici giurati anelano a tornare presto in Terra per completare le loro male intenzioni. Le Guide sovramundane hanno molte difficoltà con costoro. C’è modo di persuaderli, ma non abbandonano il desiderio di vendetta. Persistono, e scoprono come ritrovare i nemici di un tempo. Cercano persino di rinascere nelle famiglie delle loro vittime per raggiungerli più facilmente.
Anche il ritmo stabilito in passato alimenta l’antagonismo. Ci sono dunque ritmi di amicizia e di avversione. Noi sappiamo avvertire un attacco nemico imminente senza interferire nel karma. È raro però che si dia retta a un consiglio amichevole.
Il Pensatore disse: “Sconfitta e vittoria sono annunciate dalla stessa tromba”.
617 — Urusvati sa che un pensiero brutale può allontanare per sempre uno bello e sottile. Si dirà: “Perché mai? Ci vuole molta forza per deviare un pensiero sovramundano!”. Eppure è ovvio che il concreto agisce sul sottile.
Sorprende vedere che quell’ospite sovramundano vola via al contatto con un pensiero grezzo. Non si dà il giusto valore ai messaggi sottili. Non si pensa che gli Amici sovramundani compiono uno sforzo considerevole per inserire un pensiero nella sostanza densa terrena. Per riuscirvi occorrono speciali condizioni atmosferiche. Devono quindi attendere che il corrispondente terreno ascolti con calma. Pur nelle condizioni migliori qualcuno sbuca dal caos, e quel messaggio, delicato e sottile, rimbalza via.
I Nostri messaggi sono allontanati come mosche noiose. Si dice di avere una sciocchezza in testa, lungi dal riconoscere che Amici sovramundani cercano di evitare una sciagura. Non si ammette che qualcuno tenti di risolvere gravi problemi vitali. La mentalità terrena non immagina la cooperazione in atto oltre i confini del mondo fisico.
Per quegli Amici è dunque difficile far pervenire anche i messaggi più urgenti. Maligni derisori fanno il possibile per avversare un buon pensiero. Purtroppo il destinatario è sovente propenso ad ascoltarne le astuzie. La sua coscienza è raramente evoluta e raffinata al punto da distinguere la qualità del messaggio. Le preoccupazioni quotidiane pongono a tacere la Voce del Silenzio. Ecco perché è difficile per Noi e per altri Amici sovramundani: le orecchie sono sorde e si preferiscono le chiacchiere del mercato.
Il Pensatore insegnava ai discepoli: “Vigilate giorno e notte. Non sapete quando verrà il messaggio dall’alto. Potreste deviarlo!”.
618 — Urusvati sa che Chi sta in cima alla Torre vede più di chi è in cantina. È il caso di ripeterlo? Se lo dico è perché è necessario. Molti, infatti, non vedono la differenza fra una torre e una cantina. Nonostante l’evidenza, non prestano attenzione alla Voce della Torre.
Anche quando le tensioni sono grandi, gli uomini continuano a pensare allo stesso modo, ma è un’indulgenza criminale. Devono imparare che ogni evento richiede una mentalità appropriata.
Chi fugge da una casa in fiamme non si offende se qualcuno lo spinge, perché la salvezza è allora la cosa più urgente. In condizioni normali, invece, non si riconosce il vero stato delle cose e si vive all’oscuro, come in cantina. Si balla, si litiga, si discute come se quello fosse il momento più adatto per tali sciocchezze!
Gli uomini hanno la strana abilità di vedere ogni cosa con il colore dei loro occhiali, eppure vantano la loro obiettività. Dovrebbero ormai superare i limiti delle loro maniere “civili” e imparare a giudicare rettamente. Un retto giudizio può evitare certi eventi oscuri. Si sa dell’Armageddon, ma non si considera reale. Ecco perché dobbiamo ripetere l’ovvio, giacché le verità più semplici sono rifiutate, e con che arroganza! Bisogna ripetere che la fiducia è necessaria, si vede bene dalla Torre!
Il Pensatore ripeteva: “Posso salire sul mio tetto, ma Atena, dall’Acropoli, vede molto più lontano”.
619 — Urusvati sa che le radiazioni della fiducia sono bellissime. Su quella base sorge il monte della fedeltà, che adorna l’Universo. In essa coesistono gli aspetti migliori della vita: amore, bellezza, devozione, coraggio, saggezza. La fedeltà è una saggezza maturata in molte vite. I suoi opposti, slealtà e tradimento, sono la vergogna del genere umano. Se suscita tale antagonismo è davvero in cima al monte. Noi giudichiamo chi è perseguitato in base ai suoi nemici.
La fedeltà è un gran tesoro. La Giustizia cosmica la premia generosamente, ma a tempo debito. Pochi capiscono il ruolo del tempo in questo caso, perché di fiducia ne occorre moltissima. Noi ne siamo grati. La mutua gratitudine è la chiave dell’armonia. Questa semplice affermazione può parere assurda ai molti che non nutrono nel cuore lealtà e riconoscenza. Urusvati conosce bene la potenza di queste virtù, che nell’ora più difficile rischiarano la via della vita. Il cuore che non le conosce è perverso.
I furbi al mercato sorridono con astuzia e contano quante volte hanno imbrogliato e tradito la fiducia altrui. Hanno la borsa piena, e un carico da spezzare la schiena. È meglio però essere ingannati che ingannare. La fiducia guida a molte conquiste. Non aspettate però le migliori circostanze per darne di malavoglia. La vita quotidiana provvede molte occasioni per manifestarla. Così forgiate un forte legame con Noi.
I bei raggi viola della fiducia possono sprizzare all’istante. Che potente rete di difesa! Quando parliamo di amici intendiamo sempre i veri amici. Gli amici sono sovente frivoli e noncuranti perché poco fedeli. Noi custodiamo bene ciò che è prezioso. Assicuratevi dunque che la roccia della fiducia e il monte della fedeltà siano stabili.
Disse il Pensatore: “Vado al mercato. Qualcuno forse mi ingannerà, senza sapere che mi dà accesso alla sponda migliore dello Stige”.
620 — Urusvati sa che il Sovramundano deve essere riconosciuto come parte della natura vivente. Udite, udite! Fintanto che è pensato come “vietato” o sovrannaturale, la coscienza non può espandersi. È vero, d’altro canto, che alcuni, volendo raggiungerlo, si squilibrano, perché i limiti terreni impediscono la giusta comunione.
Si domanda in che modo rivolgersi a quel mondo senza danno per il corpo fisico. Si teme che per l’uomo ordinario sia nocivo mescolare energie sottili e terrene. Non è vero. I due mondi sono connessi in molte maniere sottili. Distruggere quei legami demolirebbe il pianeta. Non è vero che la cognizione del Sovramundano sia riservata solo a uomini d’eccezione. Chiunque lo contempla è illuminato dalla sua vita bella e meravigliosa.
Parlate con coloro cui il Sovramundano è naturale. Diranno che fin da piccoli pensavano all’esi¬sten¬za di cieli, stelle, e di un Maestro ignoto presente in qualche luogo. È chiaro che quei fanciulli portano in Terra pensieri dal Mondo sottile; le loro famiglie non sempre li condividono. Questi concetti inaugurano il grande processo che armonizza i due mondi.
Per alcuni di tali fanciulli, dopo i sette anni, quella coscienza si perde, e dopo i quattordici sono immersi nella natura fisica inferiore. Altri invece riescono a preservare la comunione con il Sovramundano, anzi, le percezioni più sottili si moltiplicano. Per una tale facilità di comunicare non occorrono pratiche artificiali, poiché è in armonia con l’evoluzione.
Guardando una bella stella, il Pensatore ebbe a dire: “Se è vero che i desideri si avverano, un giorno vivrò in quel mondo meraviglioso”.
621 — Urusvati sa che, quando sono nel Mondo sottile, alcuni scelgono di proposito incarnazioni difficili. Parlo di quelli cui il karma consentirebbe esistenze più agevoli, ma per l’elevata coscienza sanno che una sola vita ricca d’ostacoli vale più di molte pianeggianti. Sono pellegrini capaci d’abnegazione, pronti ad accettare missioni che altri, codardi, eviterebbero.
Avete menzionato Narada, il Contenzioso. Ebbe l’arduo compito di provocare dispute per ridestare coscienze assopite, stimolandole a valutare in maniera più intelligente. Molti, dagli spiriti forti, accettano così di abbattere logori pregiudizi e dare libertà. Potete ben immaginare quanto sia ardua la via di quei purificanti! Sono sottoposti ad attacchi violenti, e il loro valore è riconosciuto solo dopo molto tempo. Molti restano ignoti, ma l’effetto dei loro sforzi è registrato nella storia come mutamenti graduali che rinnovarono il pensiero.
Questi combattenti non sono rari. Nelle varie epoche ne apparvero molti, forti di spirito, che con le loro vite confermarono la giusta via da seguire. Pensate a loro, degni di lode perché, anziché scegliere un’esistenza comoda, preferirono un lavoro faticoso. Queste sono tappe luminose dell’ascesa.
Il Pensatore esortava i discepoli a vivere in modo difficile: “Solo la fatica porta al successo”.
622 — Urusvati sa che una vita semplice, ma nobile e raffinata, è la giusta via del Sovramundano. La semplicità favorisce il sapere e il progresso. Il lusso invece corrompe e guasta. La storia è ricca di questi esempi. Instancabili, i creativi vivono in semplicità, ma influiscono su tutto l’ambiente.
Chi è tale irradia il suo potere anche senza volerlo, ma deve equilibrare le azioni con le sue necessità. Deve evitare fanatismi ed eccesso di zelo e non imporsi la semplicità della vita, che deve svilupparsi in modo naturale, per vero senso di armonia.
Sia chiaro che sarebbe errato essere orgogliosi della propria semplicità, che è una condizione naturale. Più volte abbiamo affermato che il successo giunge in modo naturale. Questa è la via della calma, è priva d’invidia, e non conosce convenzioni assurde. Certi popoli pongono il lusso come obiettivo, o bersaglio. Si aprono alla corruzione e hanno vita breve. Alcuni sopravvissero a quel clima velenoso per una sola generazione e finirono non nel lusso, ma in un funerale!
A proposito della falsa semplicità, il Pensatore disse: “La semplicità sta forse negli abiti logori e sporchi? O nel parlare osceno e triviale? È forse semplice chi nasconde pensieri astuti e malvagi?”.
623 — Urusvati sa che molti non riescono a scorgere il nesso fra concetti affini. Ritengono pertanto che flessibilità e fermezza siano contraddittorie. Concepiscono la prima come incertezza, e la seconda come rigidità. Non tengono conto che la flessibilità può essere stabile e la stabilità mobile.
L’uomo deve essere sempre pronto a cambiare, se vuole il successo, ma sempre sorretto dalla fermezza. Il pellegrino giunge alla meta solo combinando le due qualità. Il Sovramundano non deve essere considerato estraneo alle leggi terrene. Anche colà è necessario un sostegno e si tende a una meta. Molti vi sognano di compiere grandi voli e lamentano di essere impacciati dal carico. Quei pesi, in realtà, si raccolgono in Terra non solo a causa dei crimini commessi, ma anche per la propria gran confusione e incertezza. Non confondete quest’ultima con la voglia di progredire, la cui flessibilità riteniamo nobile. E affermiamo che è benefica la radicata, salda, comprensione dei fondamenti.
Il Pensatore insegnava a riconoscere le affinità dei concetti: “Siamo noi che frantumiamo la grande unità dell’Essere”.
624 — Urusvati sa che una negazione violenta può coesistere con un consenso entusiastico. Immaginate un serpente raccolto nelle sue spire, e che la testa rappresenti il massimo grado d’approvazione, il quale diminuisce lungo il corpo fino all’indifferenza e poi al rifiuto. In coda la negazione è violenta, al punto da mostrare segni di consenso: sono numerosi gli esempi di persecutori ostinati che si tramutarono in seguaci devotissimi.
L’indifferenza dunque può essere intesa come precursore del diniego. È prossima a mutare nel rifiuto più vile. Nel profondo della coscienza si agita però una tempesta, e la polarità crea una tensione in cui squilla la Verità. Il caos è uno stato di guerra, e si manifesta con violenza, ma l’energia psichica in tensione abbatte quella tenebra, e prepara la grande apoteosi.
Osservate dunque il grado del rifiuto, che è rapido nel condannare. Se è debole non fornisce energie illuminate, ma quando esplode furibondo, il potere radiante della Luce apre le porte alla Verità. Gli esempi non mancano. Oggi gli abitanti della Terra sembrano divisi in modo inconciliabile; e solo l’esplosione imminente muterà la situazione.
Disse il Pensatore: “Il Re mi calunnia e perseguita al punto che comincio a pensare che mi sia un po’ amico. Ma non può essere: non è ancora abbastanza furioso”.
625 — Urusvati sa che il caos e la battaglia contro di esso sono mal compresi. Il caos è un concetto molto antico. I classici lo intesero come materia primordiale indomita. In seguito si giunse all’immagine simbolica di un punto manifesto nel circolo dell’Immanifesto. È un simbolo corretto, che tuttavia è causa di malintesi. Induce a pensare che l’Immanifesto, ossia il caos, e il mondo formale sono del tutto separati. Sono in molti a pensarlo, e li conforta credere di esistere fuori del caos.
In realtà tutti sono soggetti alla sua azione, che penetra nel cuore. La sua influenza è sentita solo negli organismi inferiori. Ciascuno è aggredito da quel nemico invisibile. La differenza sta nel fatto che gli organismi minori l’attirano, mentre le coscienze elevate ne respingono l’invasione. Noi affermiamo che la crudeltà, la villania e l’igno¬ranza l’alimentano. Sono focolai di epidemie pericolose. Si osserva che in tempi agitati la coscienza umana cambia. Si aprono allora le porte delle fortezze spirituali e le ondate del caos invadono l’organismo e l’avvelenano. Il pensiero vacilla, la logica si smarrisce e l’onestà affonda. I marosi del caos travolgono anche le isole di resistenza. L’umanità ha dato accesso a un nemico mortale.
È deplorevole che dopo milioni d’anni non si capisca ancora quali pericoli si attirano dallo spazio! Eppure anche in tempo di Armageddon è possibile migliorare sé stessi. Se non si ha energia sufficiente per disperdere la malizia, la crudeltà e la villania è pur sempre possibile ridurle. Chiunque può farlo nel proprio lavoro. La tensione è alta e non è tempo di spensieratezza, la più perniciosa delle ignoranze.
Il Pensatore insegnava: “Ciascuno dichiari guerra alla propria ignoranza. È questione d’onore; assicura il successo e serve la nazione”.
626 — Urusvati sa che si nega la Nostra esistenza, con tale passione da far pensare che vogliano convincere sé stessi! Non li persuade la logica e non servono le prove. Giungono a chiamare bugiardi quelli che Ci hanno incontrato e sostengono che furono ipnotizzati.
Non serve ricordare loro il telegrafo senza fili o la televisione. Credono ciò che vogliono. Nulla può mutarne l’opinione. Dicono che crederebbero volentieri, se ne avessero la prova, ma a ogni conferma ripetono che sembra vero, ma non è. Gli esempi non mancano.
Sono schiavi di forze di cui non hanno la minima idea. Perché insistono su ciò che non sanno? Dimostrino che la Nostra esistenza è impossibile.
Quale ricercatore oserebbe affermare che nel suo campo tutto è già stato scoperto e spiegato? Ci vuole una mente ottusa e convenzionale per credere di sapere tutto. Ogni nuova scoperta è una porta che si apre sull’Ignoto. Sino a poco fa si conoscevano solo le aurore boreali, oggi si osservano anche quelle dell’Himalaya, eppure nessuno ne conosce la causa. Si parla di condensazioni d’energia, di fenomeni elettrici, ma sono semplici congetture.
Perché dietro l’Everest l’energia si accumula in modo insolito? E perché assume aspetti tanto diversi? Le domande sono molte, ma la realtà è ancora ignota. Pensateci. Sarebbe bene raccogliere informazioni circa strani incontri, molti dei quali citati nelle varie letterature.
Disse il Pensatore: “Molti fuochi ignoti rischiarano la via ai pellegrini”.
627 — Urusvati sa che non bisogna soltanto riconoscere le energie sottili, ma impiegarle. Si dovrebbe forse essere dei giganti per decidere di collaborare? In una macchina ben progettata tutte le parti sono necessarie. È bene considerarsi parte dell’Universo, e unire la propria all’energia generale.
Il pensiero è la più sottile, e si può spedirla inesauribile nello spazio universale. Può ergersi come una colonna di luce e unirsi al grande Congegno energetico. È dovere dell’uomo condividere ciò che possiede, e il pensiero è ciò che ha di meglio. È quell’energia che diretta di proposito, agisce come autentico yoga e collega ai Mondi superiori. Molte volte abbiamo detto del valore della coscienza; è la sola che infonde vita. Anche il prana deve essere inalato coscientemente.
Il Pensatore disse: “Quando ci si dispone al sonno si dovrebbe pensare con gratitudine alle forze della natura”.
628 — Urusvati sa che un leader dev’essere come un giardiniere premuroso. Di norma si curano meglio le piante più belle, ma le più semplici possono essere altrettanto utili e valide, e dunque meritano attenzione. Chi non sa le calpesta e le chiama erbacce. Così, in tutte le cose della vita, bisogna badare ai valori modesti, agli umili operai, dai quali emergono i collaboratori migliori. Non si deve lamentarne lo scarso sapere, perché sono capaci di oltrepassare il livello medio della conoscenza intellettuale e puntano a un sapere spirituale maggiore.
Noi e i Nostri affiliati siamo molto attratti dai modesti e dai semplici, incapaci d’astuzia. Se i loro pensieri rozzi Ci angustiano, non nascondono paludi di cavilli. È gente capace di passare dal piccolo al grande senza orgoglio. Anche i grandi operatori dello spirito evitarono l’orgoglio. Impararono che la più penosa fatica terrena non è che la porta dell’esistenza sovramundana.
Videro il fuoco e la luce della fiamma, ma non divennero arroganti. La loro semplicità non fu mansuetudine né umiltà, ma vita del cuore e rinuncia. Non pensarono a un premio, furono autentici operai. Appresero quando tacere e quando parlare.
Il Pensatore disse: “Restate in silenzio, spegnete anche i bagliori del pensiero. Ciò che più vale, il più sacro, deve salire dal profondo del cuore.”
629 — Urusvati sa che una voce parla perentoria dalle profondità della coscienza. La psiche umana compie due tipi di lavoro. L’uno è soggetto alle condizioni fisiche, terrene, l’al¬tro a quelle del Mondo sottile. È presto detto che quest’ultimo è il più elevato e importante.
Dal fondo della coscienza si leva sovente una voce che si oppone a una decisione della mente concreta. Sono conflitti interiori che è istruttivo osservare. “Conosci te stesso”, consigliavano i filosofi, a buon diritto. Può dire di essere sul sentiero della conoscenza solo chi riconosce la voce profonda della coscienza: le azioni così suggerite sono stabili e criteriate.
“Perché coesistono le due attività psichiche, sovente in contrasto?”. Rispondiamo che esse confermano la differenza fra la mentalità terrena e la coscienza sovramundana. Questa è sicuramente più giusta, vede più lontano e più chiaro della mente inferiore, timida e confusa.
Beato chi ha imparato a riconoscere la voce della coscienza profonda. Egli trova nuove soluzioni nella lotta quotidiana. Vede la vita in modo saggio e giusto. Comprende le caratteristiche umane. Ciò gli infonde coraggio. Che importa come chiamare quella voce: subconscia, grande o piccola? Quel che conta è che dirige il gran lavoro della psiche.
Il Pensatore disse: “Ascoltate la voce che ammonisce e incoraggia. Avete sempre con voi un giudice e un amico”.
630 — Urusvati sa che le Nostre risposte giungono in varie maniere. Talvolta sono rapide, anche prima che la domanda sia completata. Altre volte tardano di giorni. Nel primo caso la domanda nasce da un pensiero già spedito.
Varie ragioni consigliano di ritardare la risposta. Certe condizioni cui si riferisce non sono forse ben chiare, o altre cause esterne l’impongono. In ogni caso però si constata la realtà della trasmissione.
Sovente siamo interrogati a proposito di circostanze o eventi che hanno importanza per chi interroga, mentre altre questioni più urgenti Ci sconsigliano di cambiare d’un tratto il corso del Nostro pensiero. Anche a voi capita di dover dire “Aspetta”, è regola generale. L’uomo però è accentrato in sé stesso, e quando vuole una cosa non tiene conto neppure delle condizioni cosmiche. Le cose vanno viste in prospettiva e bisogna considerare la portata del Nostro lavoro. Ci sono doveri urgenti che non possiamo tralasciare. Una corrente interrotta è come una corda spezzata.
Il Pensatore sapeva che bisogna rispettare il lavoro altrui: “Chi può dire qual è il corso del suo pensiero? È saggio attendere che abbia concluso”.
631 — Urusvati sa che il ritmo è un concetto poco capito. Si intende generalmente che abbia valore in musica, nel canto, nella danza, in poesia, ma il ritmo fondamentale, che pulsa in tutto l’Universo e in tutta la vita resta sconosciuto. Il ritmo primordiale fa apparire miseri quelli terreni. Il ricorso al ritmo si oppone con efficacia al disordine di una vita, ma è poca cosa di fronte al gran battito dell’Universo.
Notate che certe parole o azioni hanno il potere di persuadere, mentre altre non toccano le corde del cuore. È il ritmo interiore quello che convince e prepara ad accogliere quanto visto e udito. Sovente ciò avviene senza saperne il motivo.
Il moto della grande spirale esprime il ritmo universale. Un nostro lettore ebbe a dire: “Ecco, a ogni voluta della spirale la conoscenza della vita si approfondisce e mette radici!”. È vero. Chi analizza il metodo dei Nostri discorsi scopre una spirale: l’approccio migliore alle leggi della vita. Di una qualsiasi situazione è impossibile affermare qualcosa di definitivo, poiché dipende non solo da quanto se ne dice, ma anche dal livello di coscienza dello studioso. Quest’ultima cambia, e se gli si offre un livello nuovo e più alto rinnova lo sforzo per comprendere. Il ritmo dell’Universo può allora essere visto e usato in tutta la vita.
Il Pensatore sapeva ridestare la comprensione del ritmo. “L’esempio migliore di ritmo cosmico non è la danza o il divertimento, ma il battito del cuore”.
632 — Urusvati sa che il tempo reale degli eventi non coincide con l’apparente. A questo proposito è istruttivo l’esempio del medico provetto, il quale sa che la malattia non comincia quando è chiamato, ma molto prima. Cerca allora le vere cause e rinnova la vita del malato. Lo stesso vale per le date. Si fissa una data quando l’evento è evidente, ma non è quella del suo vero principio, certamente antecedente. È saggio cercarla, perché solo allora se ne potrà studiare lo sviluppo e la soluzione.
Osservare l’incedere degli eventi non solo giova alla verità, ma mette alla prova la capacità mentale. Bisogna liberarsi di ogni pregiudizio. Il pensiero deve essere calmo e libero, come acqua pura di pozzo, trasparente fino in fondo. Non è facile ottenere una tale calma. Di solito si preferiscono i moti preconcetti e le proprie maniere mentali. Nello studiare gli eventi mondiali è importante tener conto delle condizioni karmiche, perciò occorre conoscere la storia dei popoli. Solo le notizie documentate guidano alle giuste conclusioni. Bisogna agire da veri scienziati, che procedono per deduzioni autentiche anche se non ricalcano i principi personali. Chi ama la verità deve rinunciare alle proprie convinzioni.
Il Pensatore insegnava: “La conferma delle nostre deduzioni viene dalle antiche evidenze, incise nel marmo, e non dalle mie fragili opinioni”.
633 — Urusvati sa che un compito affidato dal Sovramundano non può essere totalmente assolto nella condizione terrena. Ciò non deve turbare, perché i due Mondi sono diversissimi. Ricordate però il Nostro consiglio, di fare del vostro meglio! Ciò per rammentarvi la forma originale della missione assegnata nel Mondo sottile.
Nel Sovramundano tutti ricevono un compito secondo le capacità. Le missioni non sono tutte di grande importanza, ma anche di livello ordinario, da svolgersi con vantaggio nella sfera della vita quotidiana. Sono pochi però quelli che le ricordano, anche se il loro karma ne sarebbe agevolato.
Accade spesso di sentire qualcuno che lamenta di avere qualcosa di ignoto da compiere e non capisce la causa della pena che ha in cuore. Cerca di richiamarla alla memoria, ma nello stato terreno il pensiero sottile, come un uccello impaurito, non si lascia avvicinare. Finché non si volge al Sovramundano, l’uomo non può marciare sul giusto sentiero.
Prestate attenzione alla saggezza popolare, le cui radici talora sono profonde. È bene tener nota di quei detti e profezie. In certi tempi assumono molto rilievo predizioni poco note.
Sorprende constatare che gli individui più disparati affermano le stesse cose e citano le stesse date. Si aggiunga che quanto appena detto è vero quanto la profezia nascosta sotto la roccia di Ghum. Osservate bene i legami fra terreno e Sovramundano.
Disse il Pensatore: “Ascoltate la voce del popolo, poiché vi risuonano le indicazioni sovramundane”.
634 — Urusvati ha imparato a riconoscere la pura verità. Nello sviluppare una tale sintesi ha maturato esperienze degne di essere scritte in un libro. Non è certo facile liberarsi dalle impurità terrene e vedere la verità che sta alla base degli eventi. Questa vista penetrante è utile anche nel Sovramundano.
Benedetto chi è tanto dedicato al Bene che, giunto in quel Mondo, è subito in grado di proseguire il lavoro di luce. Continuare armoniosamente quell’opera è difficile, e ciò non stupisce, poiché vi si combinano condizioni terrene e sovramundane. Ci vuole una volontà pertinace nonostante gli ostacoli. Bisogna avere il coraggio di rinunciare all’usuale periodo di riposo come non necessario.
Quando la meta del viaggio gli è chiara, l’uomo sormonta qualsiasi impedimento. Se vede Luce in lontananza non bada alle difficoltà del viaggio. Non conta i passi che compie in quella direzione, poiché essa brilla anche nel suo cuore. Trova così il legame con il Sovramundano; che lo conduca alla gioia. È bene procedere senza esitare, senza pensare alle mutevoli condizioni del viaggio.
La vita è disseminata di meraviglie, e la luce dei corpi celesti che piove sulla Terra dopo milioni di anni, fa riflettere chiunque. Quel tocco di Eternità dà ali per volare, crea altri modi di pensare. Si impara ad amare la realtà e si scopre di avere coscienza capace di percepire il Sovramundano in sé stessi. L’Insegnamento da solo non può farlo, se l’allievo non accetta quel mondo.
Disse il Pensatore: “Impariamo a riconoscere la verità, che esiste, anche se molti veli l’oscurano”.
635 — Urusvati sa che l’odio può volgersi nella pazzia più distruttiva. Per buona sorte un tale impegno di odio dirompente non è frequente. Tuttavia, esso ha il potere di attrarre alleati astuti e invisibili. È una follia molto pericolosa, che genera un karma terribile. Chi ne è ossessionato in Terra lo porta seco nel Sovramundano. Il suo karma può ben essere detto infernale, poiché rivolge ogni pensiero solo alla perversa soddisfazione della sua malizia.
Coloro che sono posseduti dall’odio disarmano il coraggio della Guida, cui è allora impossibile rimetterli sulla via della perfezione. E chi ne cade fuori sbaglia ogni mossa e rapidamente perde quanto accumulato. Chi odia interrompe la propria evoluzione, e il suo fato, potete immaginarlo, è terrificante. È urgente riconoscere che l’odio è un pessimo consigliere.
L’odio è implacabile: è la sua caratteristica principale. La severità è talora scambiata per odio. Certe azioni risolute dei grandi riformatori sono intese in questo modo, mentre sono semplicemente severe e ben lontane dall’odio. L’austerità non è da biasimare. Pensate che abisso di ignoranza ostile si oppone a chi vuole riformare! È un portento che i grandi leader non sono proclivi all’odio, che non è loro caratteristica.
La presenza dell’odio segnala il livello della coscienza. Cade vittima di quel vortice solo l’ignobile, l’orgoglioso, chi sprezza tutto ciò che non conosce. Quel germe però non si sviluppa all’istante. Assorbe molte gocce di imperil, anziché le benefiche delle sudate fatiche. Chi per rinnovare fu costretto a misure severe ne sente il rimorso in segreto, ma chi odia gode per ogni crudeltà commessa.
L’evoluzione impone che l’umanità riconosca l’odio come vergognoso, dopodiché molte barriere di ignoranza cadranno. L’odio è un’ignoranza speciale. Chi è illuminato sa che si oppone al progresso.
Non si pensi che chi odia è un gigante del male: molti sono dei nani. Anch’essi, però, ne portano il karma, che non si valuta con misure terrene. Chi odia non sempre sa cosa ostruisce e qual è il suo intento distruttivo. Molti non sanno neppure perché odiano. Sono come sassi in un torrente, che la corrente travolge. Anche le pietre piccole servono per costruire grandi sbarramenti.
Disse il Pensatore: “Che il Fato protegga l’uomo dalla follia dell’odio”.
636 — Urusvati sa che molti passano nel Sovramundano con la mente in cattivo stato. Alcuni hanno paura e persino terrore, altri nutrono livore e risentimenti. Alcuni si afferrano ai loro possessi materiali oppure credono che con la morte fisica tutto sia finito.
Sono errori mentali che nuocciono all’esistenza sottile. Altri concetti, invece, ancorché inutili, basano su buone intenzioni. C’è, ad esempio, chi promette di apparire in corpo sottile ai suoi cari, e con quell’impegno impossibile delude chi l’attende e impaccia sé stesso. È bene passare il confine in libertà, mirando alla perfezione. Può accadere che per eseguire compiti sovramundani, qualcuno debba apparire in quel modo, ma è parte di altre esperienze o lezioni.
L’uomo non può decidere quando e a chi mostrarsi. La vibrazione di colui cui lo promise è forse rimasta tale e quale, ma è diversa in altri, ai quali dovrebbe apparire. Questi mutamenti si possono giudicare solo dal Mondo sottile. È perciò errato presumere di farlo quando ancora viventi nel fisico. Tutto deve procedere in modo naturale, senza preconcetti. Essere pronti a partire significa non legarsi a decisioni precedenti. È possibile apparire in corpo sottile a vantaggio altrui, mai come pauroso fantasma, ma quale Messaggero di Luce. È un’esperien¬za per la quale occorre prepararsi, pronti ad accettare volentieri la Guida.
Il Pensatore disse: “Gli spettri spaventosi sono inutili, ma i Messaggeri di luce ben vengano alla porta!”.
637 — Urusvati sa che l’organismo umano reagisce all’ambiente ben più di quel che si pensa. Si continua invece a credere di vivere come nel vuoto, senza influssi esterni. Neppure l’invenzione della radio ha scosso questa credenza. Ora però voglio ricordarvi una possibilità importante, ossia la capacità di assumere a distanza il dolore altrui.
È già noto che ciò avviene tramite l’ipnosi. È tuttavia possibile assumere dolore altrui a gran distanza per libera volontà e senza ricorrere alla suggestione. È frequente che per bontà di cuore, per alleviare una sofferenza si accoglie non solo la pena ma anche la malattia stessa. Non si tratta di contagio fisico, è un fenomeno psichico che implica le sue conseguenze corporee.
Tali trasmissioni psichiche sono numerose. Dimostrano la sensibilità dell’organismo, e quanto poco sia considerata. La scienza è di scarso aiuto in questo campo, poiché pochissimi sono gli studiosi che l’indagano. È urgente che le scoperte scientifiche siano a disposizione di chiunque. Una tale disseminazione non è da temere. Molte conquiste recenti sono di tutti.
Il Pensatore disse: “Non vedo perché chi vive nei villaggi debba sapere meno di chi abita in città”.
638 — Urusvati sa che l’acquisizione di conoscenza è un processo vivente che si dilata sempre più, senza limiti. La scienza autentica lo manifesta. Si vuole vedere sostanza in ogni cosa, ed è giusto, a patto di riconoscerne i molti stati e proprietà. Il termine “sostanza” è ben scelto e si collega al gran concetto della Madre. Oggi, nell’epoca della Madre del Mondo, tutto ciò che ha a che fare con questo mirabile Principio è da considerare con speciale attenzione. Per di più, quel concetto include tutte le proprietà di cui è fatta ogni cosa.
Si dice che essa è spirito cristallizzato, ma si può anche sostenere che tutto, a partire dalle energie più sottili, è sostanziale. Sarebbe gravemente limitativo negare il principio basilare energetico; si rifiuterebbe la sostanza. Che rimarrebbe allora? Si tratta di restituire a quel termine il suo vero significato. Chi si considera materialista rispetti la sostanza in tutti i suoi aspetti. Sarebbe improprio dirsi tale e negarne l’essenza.
È mirabile studiarla in rapporto al processo evolutivo. È questo l’unico, autentico approccio scientifico. Purtroppo si può distorcerlo. Non si deve limitare la ricerca corretta, ma al contrario sottoporla al principio dell’apprendimento continuo. Meditate sul vero significato di molti concetti e capirete quanto sia intenso il Nostro desiderio di trattare ogni questione in modo scientifico. Ciò non contraddice la libertà del ricercatore, anzi, la favorisce. Tende alla bellezza della sostanza, che è la gran Madre.
Disse il Pensatore: “Venerate la Madre, se volete capire l’essenza della Natura.”
639 — Urusvati sa che quando si visita il Mondo sottile o vi si entra, è bene portare con sé le memorie più belle. Queste sono come un ponte di gioia, e ne abbiamo più volte parlato, ma è raro che si presti ascolto ai consigli migliori. Qualcuno afferma che la sua vita è stata cupa e triste. Dimentica che chiunque sperimenta momenti di gioia, quelli appunto che è bene richiamare deliberatamente dal tesoro del Calice.
La gioia non è evocata solo dalle fanfare di vittoria in onore dell’eroe, né dalla fama, o dalla celebrità. La gioia pura nasce dal lavoro. Chiunque compie sacrifici, ed è bene raccogliere quei bei ricordi. Nel cuore si sa quando si è stati uomini degni. I momenti migliori sono da collezionare perché preziosi. Sono merce di valore, e insieme fanno un ponte di gioia che splen¬de. Il consiglio di preservare le memorie più belle può essere accettato da tutti, perché è facile da praticare.
Tralasciate i ricordi tristi e oppressivi, che come sanguisughe divorano l’energia vitale. Ciascuno ha le sue disgrazie, ma non è bene portarle dappresso. Perché quell’inutile codazzo di guai? Compensano il karma, ma la gioia è garanzia di futuro successo. L’aiuto della Guida è più efficace se splende la luce della gioia. Ecco una pagina della Nostra Vita interiore aperta a chiunque.
Il Pensatore ripeteva: “Raccogliete ogni favilla di gioia, e non avrete bisogno della barca di Caronte”.
640 — Urusvati sa che molti non capiscono le Nostre reiterate esortazioni alla calma. Le scambiano per consigli di inattività, mentre si riferiscono alla calma interiore. Si tratta purtroppo di una condizione non facile da conseguire. Si può credere di essere calmi mentre dentro infuria un vulcano, stato nervoso spossante. Noi parliamo di vigilanza e prontezza, ma insistiamo pure sulla calma interna. Non è una contraddizione, poiché quei requisiti sono tra loro in piena armonia. Si è veramente vigili quando si è calmi. Sappiate che gli eventi che oggi turbano sono già accaduti, sono del passato. Noi vi esortiamo a lanciarvi nel futuro. Allora conoscerete vibrazioni sottili, senza ansie né preoccupazioni.
Solo dalla Nostra Torre si vede lontano e si capisce il valore del futuro. Si legge della suprema importanza del presente, e certe teorie consigliano di vivere solo nel presente. Chi le applica deve riconoscere però che non esiste. Bisogna dirlo e ripeterlo, perché l’uomo è restio all’idea di vivere nel futuro.
Disse il Pensatore: “Il passato si ricorda, il futuro si prepara, ma il presente è ignoto e inafferrabile”.
641 — Urusvati sa che quanto riguarda il Sovramundano è considerato con sufficienza e persino con disprezzo. Senza contare i fenomeni più sottili, persino a proposito dei più grossolani si pongono domande tanto sciocche che si stenta a credere che persone, in apparenza colte, non parlino in modo più intelligente. Sembrano radunarsi con serietà d’inten¬to, poi si comportano da irridenti e increduli.
Sapete quanto siamo cauti con le sedute spiritiche. Non si capisce che oltre quella specie di comunanza, esistono molti altri contatti naturali e non forzati. Chiunque può impegnarsi in comunioni così ampie da mutare la sua visione del mondo.
Disapproviamo quei fanatici che trascurano i doveri terreni e seminano confusione tutt’intorno. Parlano di armonie interiori e non pensano che anche il mondo fisico e il Sovramundano debbano esistere in armonia. Quei fanatici considerano indegni di loro i compiti terreni, e ciò ne mostra l’ignoranza. Sono nati per adempiere un obbligo e devono onorarlo e amarlo. Se lo facessero devotamente sentirebbero i tocchi del Sovramundano. Una tale devozione è un legame naturale tra i mondi.
È bene abbandonare le analisi complesse per tornare alle cose più semplici. L’uomo non è il fattore dell’evoluzione, ma deve parteciparvi. Deve sapersi armonizzare con essa. Ciò riporta al ritmo del lavoro e mostra che chi si limita a parlare è solo un ingombro per la vita. In questi tempi di trasformazione intensa del mondo non c’è posto per i vaniloqui e il bigottismo.
Si potrebbe domandare perché l’Infinito esige tanto lavoro e se ciò è in commensura con l’opera di un solo individuo. Molti stupiranno, ma devo rispondere di sì. Ogni uomo è una particola vivente d’umanità, che è la massima potenza planetaria. Il “padrone del mondo” non deve indulgere in vane parole. Ha una responsabilità immensa, cui non può sottrarsi. Non ha altra scelta che vivere quale amico del Sovramundano.
Il Pensatore disse: “L’uomo ha molti amici, ma deve amarli. Non c’è amicizia senza amore”.
642 — Urusvati sa che alcuni non colgono la differenza tra Sovramundano e Mondo sottile. Pare loro che nei Nostri discorsi i due termini siano usati come sinonimi a scanso di ripetizioni. Si deve sapere che il Mondo sottile è specifico e delimitato, mentre il Sovramundano include non solo le varie sfere, ma pure il reame del pensiero, anche quello prodotto dall’uomo in Terra. Si può dire, anzi, che è soprattutto il mondo mentale. Il pensiero regna sia nel Sovramundano sia in Terra.
Non a caso leghiamo l’essenza della Nostra vita a quel reame. Dovete imparare in coscienza che, per comprendere con la miglior precisione la Vita interna della Fratellanza, è necessario studiare il flusso del Nostro pensiero. Il pensiero è la pietra di paragone nella vita di chiunque. Si afferma che l’uomo impara a conoscersi quando osserva il corso dei suoi pensieri. Sono flussi diversi: incessanti e raramente armoniosi. Non è facile farlo!
Una biografia accurata dovrebbe esporre non solo le azioni, ma anche le correnti mentali del soggetto. Questo è il solo modo di esaminarne l’essenza. Certi leader notevoli, consapevoli di aver solo pensato, sbagliano gravemente se non si ritengono responsabili degli effetti di quel flusso invisibile, che è alla base delle loro imprese. È errato credere che i pensieri non abbiano conseguenze. Non è facile sapere quando esse si formano, e possono persino non manifestarsi nel mondo fisico. Molte condizioni karmiche affrettano o dilazionano i tempi, ma per legge mirabile ogni singolo pensiero genera effetti. Questi sviluppi karmici hanno natura sovramundana. Dipendono dall’energia psichica, forza principale che pervade ogni cosa.
Il Pensatore insegnava: “I pensieri ci salvano. Sono come vele e ancore”.
643 — Urusvati sa che i ricordi devono essere sigillati nella memoria. Molti se ne domandano la ragione. Non immaginano l’orrore di ricordare sempre le vite anteriori. Sarebbe una cacofonia, tale da impedire ogni progresso. È saggia la legge che filtra ciò che ostacola il miglioramento.
L’inesperto presume che il fatto di conoscere il proprio passato vitale sia utile per avanzare, ma, in realtà, pochi sarebbero in grado di fare uso adeguato di quelle memorie. I ricordi non vanno perduti, invero sono deposti come accumuli viventi nel Calice, e talora la Voce del Silenzio richiama alla necessità di riprendere e utilizzare un’antica esperienza. La legge che suggella la memoria è una benedizione.
Chi mai saprebbe oggi, nell’epoca della tecnologia, reimmergersi nella mentalità di tempi remoti? Sarebbe solo un ostacolo. Sta bene studiare le culture del passato, sta bene imparare come erano risolti gli antichi problemi, ma che senso avrebbe riprendere la pelle degli antenati? Inoltre, a che servirebbe? Questa è un’epoca di scoperte straordinarie, e l’uomo non si deve adeguare alle condizioni del passato, ma alle future, sì da applicare con senno le sue risorse di energia psichica.
Il Pensatore predisse: “Un giorno gli uomini voleranno, anelando ai mondi lontani”.
644 — Urusvati sa che lo sviluppo della coscienza è poco apprezzato. Gli uomini sono come bambini che accettano di svolgere i loro compiti in cambio di un dolce, e si rifiutano di im¬pa¬rare senza compenso. Gli adulti si comportano ugualmente; con la promessa del paradiso si acconciano a leggere qualcosa, ma senza quella promessa non cercano di migliorarsi. La prospettiva di un nuovo stato di coscienza non è sufficiente per allettarli. “Che bisogno si ha di una coscienza nuova e sconosciuta? Meglio sarebbe un aumento di salario!”. La Guida è allora nella condizione di un benefattore che prepara una casa per chi non la vuole.
È difficile convincersi che pochissimi cercano di migliorarsi senza attendere un premio, semplicemente per espandere la coscienza. Provate a menzionare un autentico cercatore. Molti leggono i testi dell’Insegnamento di Vita, ma a patto di una ricompensa! C’è chi è disposto ad attenderla per tre anni, o per sette, o dieci. È istruttivo leggere questi contratti immaginari stipulati con la Guida. Si decide quale premio si merita, e senza tener conto della realtà, ignorando errori e misfatti, si accusa la Guida di non rispettare gli accordi! Per chi pensa così, dove stanno le benedizioni del Sovramundano se, alla fine, i profitti terreni non aumentano? I pensieri segreti di questo genere sono numerosi.
Il Pensatore disse: “Lo scudo può essere pulito e lucente all’esterno, ma cosa nasconde?”.
645 — Urusvati sa bene che molti si sdegnano quando diciamo che le prove non hanno fine. Il vecchio detto che il mondo è in travaglio è accettato come metafora, avulsa dalla vita. Le prove sono intese come castighi fastidiosi. Sarebbe forse meglio parlare di verifiche, che tutti riconoscono necessarie in molti casi.
L’uomo dovrebbe considerare in modo scientifico le proprie esperienze psichiche. Quando invece accade un fenomeno inatteso e insolito non ci crede, non si rende conto che è un segno di sviluppo delle sue forze interiori. Si afferma che certi Maestri permisero di proposito agli allievi certe gravi difficoltà per verificarne le risorse, lasciati soli a cercare le soluzioni migliori. Osservate con attenzione le esperienze altrui. Solo così valuterete l’intelligenza con cui si applicano le cognizioni acquisite.
L’evoluzione è promossa da una piccola minoranza. Uguale proporzione sta fra il manifesto e il caos. Ciononostante il progresso cosmico non si arresta. Si vede dunque che sebbene la ricostruzione della vita sia sostenuta dai pochi, il lavoro prosegue. Si dica pertanto che pochi seguono il cammino evolutivo, ma la loro energia luminosa è sufficiente.
Diceva il Pensatore: “Sono pochi quelli che portano il peso. La quantità non conta”.
646 — Urusvati sa che l’inseparabile non può essere spezzato. Ricordatelo quando si parla del terreno e del Sovramundano. Per inspiegabile cocciutaggine gli uomini dividono i due concetti, che per essenza sono inseparabili. Quale azione non si ripercuote attorno nello spazio? Tutto è uno e indivisibile. La minima attività psichica provoca conseguenze fisiche, e tutti gli atti fisici si riflettono sullo stato psichico.
Tutto ciò è semplice, logico, non contraddice alcuna verità, eppure la mentalità dell’uomo contemporaneo non lo ammette. Si può inciampare sulla soglia più liscia. È un ostacolo lieve, una vera contraddizione mentale che persiste nonostante qualunque prova scientifica. È facile arguire quali forze sinistre coltivano una tale disunione, che ostacola la trasformazione della vita. Si parla volentieri di una nuova vita, ma per lo più a vuoto.
Uscito dal teatro, dal tempio, o da un congresso scientifico, subito l’uomo ricade nella polvere del quotidiano. Poco prima entusiasta, o piangente, o ispirato; d’un tratto lo scorda. Uno dei Nostri aiutanti fece una prova. Rimase a osservare la gente che usciva da un teatro dopo un dramma intenso, altri che venivano da un tempio, e altri ancora che avevano ascoltato un celebre scienziato. Vi sorprenderà apprendere che solo otto su cento ne conservavano ancora le impressioni. Gli altri, varcata la porta, avevano già ripreso le solite maniere, quelle profonde esperienze non avendo lasciato traccia nei loro cuori di pietra.
Lo stesso accade quando si parla del Sovramundano, eppure, come detto, l’evolu¬zione è promossa da una ristretta minoranza. Il fatto è che per i più il Sovramundano semplicemente non esiste. Non si vogliono vedere quei fenomeni che, come arcobaleni, irradiano sul golfo del quotidiano. Perché tanta riottosità se l’uomo è curioso degli illimitati reami sovramundani?
Il Pensatore pregava i discepoli di persuadere l’uomo a guardare il cielo stellato: “Solo i porci non alzano la testa”.
647 — Urusvati sa che è facile adottare abitudini benefiche nella vita di ogni giorno. La calma è buona cosa prima del sonno, ma purtroppo si impiega quel tempo in litigi e dubbi. Non si pensa al guasto recato sia alla salute sia alla visita imminente al Mondo sottile. Ciascuno vi penetra in uno stato che ne riflette la condizione psichica. Chi si addormenta irritato trae poco beneficio dal sonno.
A buon diritto si consiglia alle donne gravide di pensare a cose belle e circondarsi di oggetti attraenti. Lo stesso vale per chiunque si dispone al sonno. Non è difficile dedicare gli ultimi minuti a pensieri elevati. Non è ipocrisia. Si deve controllare il pensiero. Se pure assillato da problemi, l’uomo può concedersi un momento di sollievo e coltivare sogni migliori. Questa regola vale anche per le conversazioni durante i pasti. Chi è esperto sa quanto è nocivo mangiare quando sono spiacevoli. Qualsiasi medico lo confermerebbe. In ogni cosa, insomma, si può favorire lo stato di salute psichica, più efficace di tante vitamine.
È saggio ammonire di non disperare, per non cadere vittima di ogni genere di sciagure. Ci sono caterve di malattie causate dalla tristezza e dalla disperazione. Sono difficili da curare, come tutti i malanni nervosi, e i rimedi fisici peggiorano la situazione.
Diceva il Pensatore: “Esculapio non s’offende se prima di lui chiamiamo le Muse”.
648 — Urusvati sa che la ricerca scientifica dovrà presto studiare le ghiandole. Quel che si sa del cuore e dei centri nervosi non è ancora sufficiente, e persino più carente è la conoscenza delle ghiandole, che pure è di vitale importanza. Sino a poco fa si consideravano così poco che i medici propendevano a estrarle, senza riflettere alle ragioni per cui ogni organismo ne è dotato.
Oggi prevale un atteggiamento più prudente, ma il loro vero scopo non è stato ancora chiarito a dovere. Le secrezioni del sistema ghiandolare hanno un ruolo importante nei rapporti con il Mondo sottile. Quelle entità ne fanno uso non solo per materializzarsi, ma anche per nutrirsi. Quando ne studieranno le proprietà, gli scienziati scopriranno inevitabilmente che sono in rapporto con quel reame.
Osservare quelle secrezioni non è facile, per la loro doppia natura terrena e sottile, non reagiscono solo agli stimoli concreti. Bisogna però risolvere anche i problemi più ardui. Non bastano biologi e fisiologi, ci vorranno anche medici.
Lo studio non dovrà riguardare solo malati, ma anche individui sani e specialmente sensibili. Quei processi sono evidenti in tutta la vita, e solo i più saggi tra gli scienziati saranno capaci di diagnosticare i sintomi ghiandolari abnormi. Ecco perché sovente esortiamo a osservarli nella vita quotidiana.
Non attendetevi scoperte sensazionali, ma studiate con cura le vicende di ogni giorno, che abbondano di prodigi.
Il Pensatore insisteva che i discepoli osservassero le vicende quotidiane: “Siamo circondati da miracoli, e nessuno li nota”.
649 — Urusvati sa che è errato e nocivo separare i tre mondi. Quei reami sono connessi da scale e molti ponti. L’uomo fisico ha in sé il corpo sottile, di cui sente spesso la presenza, e pure il seme del Mondo del Fuoco. Come immaginare l’Uno, l’Indivisibile, circondato da barrie¬re insormontabili?
Raffinare i sentimenti e dilatare la coscienza aprono nuove possibilità di comunione. Non è colpa dell’Universo se l’uomo non vuol vedere la porta che immette nella stanza accanto. Egli è toccato dal Mondo sottile non solo nell’estasi suprema, ma anche durante le occupazioni della vita quotidiana. Invece di amare quei tocchi, però, li allontana come fossero mosche.
Gli strati superiori del Mondo sottile sono in contatto con il Mondo del Fuoco. E anche gli uomini, nel loro stato terreno, sono colpiti, a volte, da una freccia ardente. Non per nulla in ciascuno sta un nucleo di fuoco. La sua presenza evita di morire per quel dardo, e suscita una reazione intensa.
Sono verità da assimilare, eppure la maggioranza non le riconosce. Molti sono gli insegnamenti che sovente alludono a quei mondi principiali, e alle possibilità di contatto. Anche le religioni ne parlano, ma sono considerate astrazioni, e non si ammette che la scienza riferisce le stesse cose, nel linguaggio che le è proprio.
Il Pensatore soleva ripetere: “Uomo, hai già ricevuto tanto da rifiutare alla leggera i tesori che ti spettano?”.
650 — Urusvati sa che l’aiuto sincero non viola il karma. Si persiste nel credere che sia meglio non soccorrere il prossimo, per non interferire nel suo karma. È un grave errore. Chi la pensa così non capisce che l’aiuto è dato proprio in accordo con esso. Bisogna soccorrere in ogni modo, senza pensiero di karma.
Un’offerta di aiuto è un bene radiante, a patto che sia sincera. Ciascuno sia giudice di sé stesso. Noi apprezziamo l’aiuto spontaneo, che viene dal cuore. Non ha senso calcolare se è il caso o no di darlo. Molti si fermano per aiutare uno straniero in difficoltà senza pensare al bel gesto che compiono. Ed è giusto, perché l’autocompiacimento ne guasterebbe l’efficacia.
Incoraggiare a tempo opportuno è cosa valida, forse più preziosa di molte altre profferte di aiuto. Chi lo fa parteggia la propria energia, e tale distribuzione è la cosa migliore. Chi ama pensare al Sovramundano sperimenta per prima cosa la gioia di aiutare, che è grande e non è solo del ricco. Un buon consiglio può elevare e soccorrere chi è nei guai. Tutti hanno conoscenze preziose da spartire. Quello stato di tensione benevola rafforza chi aiuta e ne accresce le risorse. Benedetto l’aiuto dato con il cuore!
Il Pensatore diceva: “Imparate a soccorrere, è una scienza benedetta”.
651 — Urusvati sa che contemplare il Sovramundano protegge dalle vipere più velenose, il rancore e lo sconforto. Quello è un giardino di rovi e questo una cantina senza luce. Eppure molti vi scendono, o vanno in quel campo a disporre trappole, e sono tanti che è necessario trovare un rimedio, che sta nel contemplare il Sovramundano. La bella fiamma di questo pensiero non deve spegnersi mai, neppure per un’ora soltanto. Anche il migliore dei saggi perde il suo potere se cessa di pensare alla Dimora futura. Resterebbe inerte mentre la feccia risale dal fondo del Calice.
Qualcuno domanderà se pensare tanto al Sovramundano non intralcia le attività terrene. Invero, dovrebbe accompagnare anche il lavoro più intenso. Da tempo si consiglia di tenere sempre nella coscienza l’Immagine del Maestro. Il pensiero profondo del Sovramundano non è un ostacolo, ma un ponte vivente che conduce ad altre conquiste.
È bello ospitare un gran pensiero. Non un ragionamento, ma una contemplazione senza parole.
Cercate di capire quel che intendo. Vent’anni fa questi concetti non sarebbero stati chiari, ma ora l’Insegnamento è ben fondato, e i suoi principi sono relativamente ben esposti.
Il Pensatore faceva notare la somiglianza tra pensare e scolpire.
652 — Urusvati sa che Noi modelliamo, come scultori, le basi per dilatare la coscienza, e che ci vorrà molto tempo perché siano ben comprese. Non si impara da pochi frammenti. Si deve ospitare nella coscienza l’intero sviluppo strutturale dei Nostri Insegnamenti.
L’aspirante inesperto pensa che bastino pochi momenti di attenzione. L’impaziente si irrita a sentire che la coscienza deve crescere senza sosta. L’egoista non capisce la necessità di una Guida. E neppure un retore saprebbe trovare parole migliori per descrivere la coscienza in crescita. Ma voi avete ricevuto l’Insegnamento per vent’anni, e potete raffrontare il livello di coscienza di oggi e di allora.
Non si può descrivere a parole la coscienza. Essa guida i sentimenti, che sono, an¬ch’es¬si, inesprimibili. Se parlo di solennità, ad esempio, se non è sentita non è compresa. Eppure ogni giorno speciale dovrebbe essere vissuto nella gioia solenne. Quanto più è difficile, tanto più sia solenne.
Il Nostro primo appello vi pervenne molti anni fa, e i primi segni risalgono ormai a più di mezzo secolo, non è vero, Urusvati? Sono come una Bandiera di Vittoria. Se vi affrettate troppo il cuore non resisterà, e l’espansione della coscienza non ne prevede la distruzione. Il cuore sensibile deve essere trattato con ogni riguardo. Non pulsa per sé stesso, ma per il Bene comune. Ecco un’idea da proclamare nei giorni della Rimembranza.
Ricordate i primi messaggi di vent’anni or sono. Ogni concetto fu elaborato e svelato in modo solenne. Non esitammo a dichiarare che si possono studiare pure i più elevati. Dicemmo poi che anche la scienza ha ruolo nell’ampliare la coscienza. Descrivemmo l’opera mentale della Fratellanza. I Mondi sovramundani, la Fratellanza e la dilatazione della coscienza sono le basi dei Nostri Discorsi. Questo libro, dedicato a quel mondo e alla Fratellanza, riguarda appunto l’espansione della coscienza. Non si possono segnare confini interiori nell’Indivi¬si¬bi¬le.
Gli amici devono custodire la Pietra sacra. Tengano sul tavolo di lavoro un cristallo di rocca a ricordo del Giorno solenne. Così serberanno memoria delle date maggiori.
Diceva il Pensatore: “Segniamo questo Giorno del Ricordo con un limpido cristallo”.
653 — Urusvati sa che molte parole obsolete dovrebbero essere ritirate dall’uso. Altre, di cui è mutato il significato originale, causano confusione. Fra queste, “occultismo”, che è da abbandonare. Nel Medioevo era usato, con prudenza, solo da chi sapeva. Oggi è detta senza sapere cosa significa. La scienza, a poco a poco, si estende in tutti i campi, e l’uso di termini che alludono a una conoscenza segreta è una sfida virtuale! Il sapere avanza, mentre i fuochi dell’Inquisizione lentamente recedono nel passato.
Gli “occultisti” odierni sono per lo più ridicoli. Ritengono sacre le loro teorie, ma fuggono quando non sanno spiegare un fenomeno. Veri, onesti ricercatori devono sostituire quegli orgogliosi. Le energie sottili sono campo di studio per lo scienziato, e oggi che sono indagate persino nelle università, è bene scartare i termini che producono confusione.
Termine altrettanto obsoleto è “metafisica”. I fenomeni naturali, dal minimo al massimo, sono fisici. È impossibile introdurre una visione opposta, separare o ridurre in categorie, se la Base è una sola, indivisibile. Quel termine comparve al tempo dell’alchimia segreta. Allora era necessario ripararsi dagli assalti dell’ignoranza e dell’ipocrisia. Oggi però non è il caso di sotterrare la scienza.
Diceva il Pensatore: “Accorri, medico, dove la salute è insidiata. Non attendere di essere chiamato. Va! E voi, che costruite ponti, fateli ovunque occorrono!”.
654 — Urusvati sa che alcuni stupiscono nel riconoscere nelle Nostre istruzioni certi temi che già conoscono. Il nuovo, però, è sovente una variazione del vecchio. C’è da rallegrarsi se si trovano nuove ripetizioni di concetti posti da tempo alla base della vita. Si dovrebbe allora controllare se quei fondamenti sono reali o solo parole vuote. In tal caso, quelle illusioni diventano realtà. Così sono da intendere le nuove Istruzioni.
Tutti hanno visto le stelle, ma chi le connette all’Infinito? Il firmamento è visto oggi in modo molto simile a come lo videro gli antichi. Le potenti virtù chimiche cosmiche hanno poco senso se manca il giusto approccio al Sovramundano. Del pari, se non si comprendono bene le energie sottili non si coglie il valore del pensiero. Questa parola, pensiero, è sempre esistita, ma bisogna riflettere sul suo significato.
Il vero senso delle cose è compreso solo se si raffronta quello di un tempo con la nuova conoscenza. Chi sosterrà che allora sapeva più di adesso? Non è facile paragonare tra loro le vecchie e le nuove qualità della coscienza. L’uomo dimentica il livello di un tempo e crede di avere già saputo molte cose che in verità impara solo oggi. È utile pensare alla nuova coscienza. Abbiamo già detto che è istruttivo visitare luoghi ormai dimenticati, per richiamare la vecchia comprensione e raffrontarla con la nuova.
Il Pensatore diceva: “Custode, presto, apri le porte! Non Ti conosco, ma so perché devono aprirsi”.
655 — Urusvati sa che l’immaginazione è intesa in modo molto confuso. Se è necessaria per il progresso, che dire quando è maliziosa e brutta? La perplessità è giustificata, e bisogna sapere che, in effetti, ne esistono molte varianti.
Non è facile aiutare chi ha fantasia maligna, che può essere potente. L’unico modo è rivolgerlo al bello. È la sola terapia possibile, ma ardua e prolissa. Quell’abito è di vecchia data. È ben radicata, e come tante abitudini umane sopravvive da lunghe età. Le mentalità sono influenzate dalla società, e rendono difficile esaminare le proprie tendenze. Alcuni sono incapaci persino di cominciare a pensare al Sovramundano, che non ammette malizia.
Abbiamo osservato molti uomini di forte tempra ma di cattiva fantasia. Sono molto nocivi, e per quell’aspetto assai più potenti della brava gente. La cura è simile a quella che si riserva agli alcolizzati. In entrambi i casi è difficile suggestionare la mente, ma quel che importa è avviarli all’intendimento della Bellezza, che scioglie il gelo del male. Chi produce cose belle ricordi l’importanza delle sue creazioni. Affermo che la Bellezza è una potente difesa dal male.
Disse il Pensatore: “Tutti dovrebbero munirsi di quel valido scudo, distribuito dalle Muse”.
656 — Urusvati conosce la particolare attività psichica notturna. Con termine rozzo si chiama sognare, che però si manifesta in moltissime varianti vitali. Alcune sono proiezioni fantastiche; altre reminiscenze, che salgono alla superficie della coscienza. Alcune invece sono influssi del Mondo sottile, o impressioni di proprie esperienze in quella sfera, o anche messaggi giunti da lontano, in forma di immagini. Tutte si possono combinare fra loro; i sogni pertanto devono essere studiati con rigore scientifico.
Chi lo fa nota molti fenomeni insoliti. Alcuni affermano di non sognare mai. Non è vero: semplicemente non ricordano i sogni. Altri rammentano le loro esperienze notturne, questi invece non le rammentano, e insistono nell’affermare che non sognano mai.
Alcune attività notturne rivelano uno squilibrio. Si manifestano come sonnambulismo, di cui non resta memoria. È una malattia, e studiarla serve a poco per capire i sogni dei sani. I sonnambuli muovono, per così dire, fra i mondi, e ciò interessa solo chi studia la coordinazione fisica. Molto più fruttuoso è indagare sui sogni di chi è in buona salute.
Per prima cosa, chi studia il Sovramundano non dimentichi il sonno. La scienza dovrebbe prestare molta attenzione a quel mondo.
Diceva il Pensatore: “Non è giusto sprezzare i sogni. Il sottile deve essere esaminato con sottigliezza”.
657 — Urusvati sa che i fenomeni elettromagnetici meritano uno studio accurato. Poco fa si sono notate tempeste magnetiche, che nessuno ha indagato. Sono fenomeni atmosferici che è necessario esaminare, con gli effetti che inducono sull’organismo umano.
Anche i regni vegetale e animale mostrano reazioni evidenti. Alla fine chi si oppone alla scienza delle energie sottili dovrà vergognarsene. Non basta riferire che quei fenomeni hanno disturbato le trasmissioni radio, telefoniche e telegrafiche, che sono effetti grossolani.
Negli ospedali i medici hanno modo di osservare come i pazienti reagiscono a tempeste di quel genere. I sintomi durano a lungo, e danno ampia possibilità di attenta considerazione. Come minimo, si notano il polso e la temperatura del paziente in tali circostanze anomale. Non è sufficiente riferirle ai moti delle macchie solari; come affermare che ne sono la causa? Forse si devono ad altre energie. L’uomo non può risalire alla Fonte dell’energia cosmica, ma può studiare gli effetti prodotti dalla propria sull’ambiente. Una tale indagine sarebbe, di per sé, un’esplorazione del Sovramundano.
Il Pensatore, già ai suoi tempi, invitava a studiare i fenomeni della Natura: “Chiunque, non solo lo scienziato, è capace di osservare a dovere”.
658 — Urusvati sa che è rischioso se frammenti di conoscenza cadono in mani infide. Ne parlo perché il tradimento è più pericoloso dell’ignoranza.
Si deve riconoscere che prima di affidargli una dose di conoscenza l’uomo deve essere adeguatamente preparato. Alcuni Maestri lo fanno con deliberata lentezza. Sostengono che se la coscienza non è pronta, la preparazione deve essere severa, sì che gli immaturi se ne vadano.
È giusto proteggere il sapere con ogni mezzo. Si sa che dove si custodiscono esplosivi si adottano precauzioni ferree. Ciò non per salvaguardare un segreto, ma a scanso di esplosioni. Il sapere caduto in mani distruttive è un materiale altamente esplosivo.
Noi favoriamo sempre la crescita della coscienza nelle giuste direzioni, e consigliamo di evitare il pensiero caotico e scomposto. Se qualcuno si stufa e se ne va, non si può impedirlo; certo non è pronto e sarebbe impossibile inserirlo a forza in una linea di pensiero migliore. I grani di conoscenza che ha acquisito non andranno persi e forse ne farà uso in futuro.
Interrogato su questo problema, il Pensatore narrò di un giovane che chiese un giorno a un Saggio di insegnargli a reggere una nazione, e quegli rispose: “Volentieri, ma per prima cosa impara a governare il tuo cuore; torna quando saprai farlo”.
659 — Urusvati sa che il valore autentico di un servitore è dimostrato dal suo impegno a favore del Bene comune. A questo proposito ricordo un’antica favoletta dell’India:
Uno sconosciuto si stabilì alla periferia di un villaggio. Osservò che gli abitanti attingevano acqua inquinata da un rivo fangoso. Scavò allora un pozzo per loro. Il luogo era ben scelto, e ben presto il pozzo si riempì d’acqua. I vicini però, anziché grati, dicevano con malizia: “Non lo ha fatto per noi, ma per sé!”.
Saputolo, quell’uomo annunciò che avrebbe attinto l’acqua per sé altrove, lontano. I vicini allora inventarono un’altra calunnia, che l’acqua del pozzo era velenosa o maledetta, e che l’intero villaggio ne sarebbe stato perduto. Allora lo straniero se ne andò da quel luogo incapace di ospitare il bene.
Gli abitanti evitarono il pozzo, ma gli armenti ne bevvero, e presto rinvigorirono. Poco dopo una fanciulla malata, assetata, bevve di quell’acqua e subito guarì. I giovani del villaggio, dimentichi della calunnia, ne scoprirono presto le virtù risanatrici. Quell’uomo che aveva costruito il pozzo fu ritenuto santo, e sul suo conto fiorirono leggende. Perché l’“untore” fosse così celebrato, ci volle una nuova generazione. Ecco come si giudicano le opere compiute per il Bene comune.
Il Pensatore sapeva una storia simile, degli antichi tempi della Grecia, che non narrava di un pozzo, ma dell’impianto di un albero. Ogni popolo ha giudici ingiusti, ed emette sentenze corrette.
660 — Urusvati sa che la capacità di osservare con chiarezza è frutto di una vita di impegno, vigilanza, prontezza. Quando ammonimmo di stare sempre in guardia alcuni riten¬nero fosse uno stato eccezionale. Non compresero che la capacità di osservare è invece normalissima, possibile a chiunque. È necessaria anche nelle faccende più semplici. Non richiede un’ispirazione speciale.
Gli uomini amano giustificare i loro errori. Dicono che in una certa occasione erano confusi, e neppure si accorgono che quello è uno stato indegno, perché esposti a influssi perniciosi. Se il pensiero è sbrindellato non si può pensare al Sovramundano. Un capo dalla mente così ridotta, porta alla sconfitta. Il coraggio non può accompagnarsi al disordine mentale. È come la lama di una spada; mai si può paragonarla a una manciata di sabbia.
Osservare chiaramente è capacità da sviluppare. Senza quell’ausilio non c’è conoscenza possibile. Noi non possiamo spedire un segno a una mente confusa. Proprio mentre si parla del Sovramundano bisogna perfezionarla.
Alcuni direbbero forse di averla persa per la gran fatica. A questo rispose il Pensatore: “Un uccello in gabbia non disimpara a volare”.
661 — Urusvati sa che una trasmissione mentale è ricevuta meglio quando si è stabilito un rapporto vibrante. Sebbene meno felicemente, la ricezione è ancora possibile da parte di una folla in preda al caos. La comunicazione più difficile è quella di un gruppo che, a dispetto di uno scopo comune, sia disarmonico.
Allora la ricettività è del tutto paralizzata. Ritengono che l’impresa comune li leghi assieme, ma in realtà sono degli ipocriti, coscienti o no. Per Noi il compito è reso più difficile quando, occorrendo un’azione compatta, i vari membri si feriscono il cuore l’un l’altro con invisibili frecce di dissidio.
Che successo sperare, se ciascuno si rallegra per la sconfitta del compagno? Non c’è modo di mostrare loro che quella condotta evoca la sconfitta. Se ne vedono esempi nella storia di tutte le nazioni di ogni epoca. Oggi persino, nonostante la presenza dei testi dell’Insegna¬mento, i Nostri sono disuniti dalla mancanza d’armonia. Simili disordini causano conseguenze insospettabili.
Con un gesto della mano un uomo può provocare uno scoppio. Poi se ne pente, ma a che serve? È ora di gettar via quel vecchio pensiero, secondo cui nessuno si confessa prima di aver peccato.
Il Pensatore disse ai concittadini che sparlavano di Pericle dopo la sua morte: “Nani disgustosi, dovete averlo visto al buio, per descriverlo brutto come voi”.
662 — Urusvati sa che la biologia, che studia la vita, e l’etica, sono inseparabili. Un tempo si sapeva, poi fu scordato, oggi si va riscoprendo. Noi parliamo sovente della conoscenza diretta; in quel concetto stanno sia l’una sia l’altra. La biologia non può essere una scienza arida: deve riguardare la vita psichica. Quest’ultima è da studiare, e solo in seguito si potrà parlare della pienezza della vita.
Alcune branche della scienza hanno confini definiti; altre sono illimitate, e in ciò sta il loro fascino. Il più retrivo dei materialisti non può negare il valore scientifico della biologia, e ciò lo apparenta a coloro che si impegnano a dilatare la conoscenza. Non si possono fissare categorie allo studio biologico; ogni sua pagina prepara rigorosamente la prossima. È un reame senza confini che attira specialmente gli scienziati senza pregiudizi. Quante altre scienze la servono!
Uno dei Nostri amici, che si diceva biologo, affermava di essere anche psicologo. È ben detto, ma raro. Purtroppo, i biologi tendono a chiudersi nei laboratori, avulsi dalla vita. Ma come studiare la vita senza conoscerla a fondo? Diciamo agli amici di non temere di considerarsi biologi. È meglio descrivere il proprio lavoro in termini di uso comune.
Alcuni preferiranno affermare che chi pensa al Sovramundano è piuttosto un astronomo, ma il termine è inadatto. Oggi ancora molti astronomi negano la vita su altri pianeti. La loro visione e la Nostra non collimano, ma la biologia è affine all’etica, ed é una cooperazione spontanea. Ecco perché, fin dall’inizio, abbiamo consigliato di coltivare la capacità di osservare. Se è indipendente essa conduce al vero apprendimento scientifico.
Per molti conoscenza diretta è termine che sminuisce la dignità del sapere. Altro errore. I migliori fra gli scienziati riconoscono però il ruolo dell’intuito, e qui siamo d’accordo. Noi attrezziamo gli amici per un lungo viaggio. Vanno incontro a ogni sorta di critiche, e devono sapersi difendere. Da un lato, i superstiziosi li vorranno trascinare al rogo, dall’altro gli accademici chiederanno di vederne i diplomi.
Ci vuole persistenza basata sul sapere autentico e coscienza dell’attività di una Gerarchia di Cooperazione. Chi studia la vita non è solo.
Il Pensatore sapeva della vita su tutti i pianeti: “Non sono così folle da credere che solo la Terra è abitata”.
663 — Urusvati sa che è futile ragionare con un oppositore. Non è sempre benefico voler diffondere la verità. Se un cuore impietrito rifiuta di accettarla, non vale la pena di insistere.
Non è sempre facile scoprire quel rifiuto. Solo la conoscenza diretta consiglia: “Lascia perdere, non capisce”. La giusta comprensione è da coltivare, ed è sempre meglio dire poco che troppo. Si obietterà che si ha il dovere di diffondere il sapere impartito. È vero, ma si ha la responsabilità di valutare a chi trasmetterlo. Non si deve sovraccaricare anzi tempo la coscienza altrui.
Ogni cosa in commensura. Ecco perché è bene abituare i fanciulli, fin dai primi anni, alle grandiosità dell’Universo. Microscopi e telescopi dovrebbero essere loro accessibili. Meglio ancora condurli in un osservatorio. Quell’esperienza resterà impressa per sempre nelle loro menti e favorirà un pensiero più elevato. Non è da temere che i bambini non capiscano ciò che è stato loro mostrato. Si desterà il ricordo di cose note da tempo, e ne gioiranno. L’esperienza delle dimensioni cosmiche non li turba. Sono invece le piccolezze, come le liti di famiglia, che ne guastano la visione.
Gli insegnanti devono essere più rispettati, perché sono fra i maggiori costruttori della nazione. Ci addolora vederli poco considerati. In tutti i paesi hanno il compito di educare. Sono tanto devoti a tale missione da meritare che lo Stato badi a loro e li incoraggi. Può un insegnante, se sprezzato e povero, parlare del Sovramundano, o della bellezza del cielo per educare la mente dei piccoli?
Si dovrebbe ricorrere a un telescopio anche prima dell’età scolastica. I bambini devono poter compiere le loro maestose osservazioni. Certo, quando si vede la povertà di tanti villaggi, parlare di ciò sembra utopico. Eppure bisogna muovere verso il Bene comune.
Disse il Pensatore: “Presto la vista non basterà per vedere tutte le ricchezze che attendono l’uomo”.
664 — Urusvati sa che l’eroismo è di varie specie. Si dice che sono le circostanze che fanno l’eroe; sarebbe più giusto dire che lo ridestano. Molti non lo capiscono, altri invece conoscono il loro destino, e fin da piccoli svolgono la missione. Altri sentono di aver qualcosa da compiere, ma la coscienza non è chiara in merito. Per tutti questi eroi nati, le circostanze serviranno da chiave. Faranno risuonare le corde nascoste nel profondo evocando l’eroismo necessario.
Oggi poco si parla di eroi e delle loro imprese. Quando la storia le ricorda, molti alzano le spalle dicendo: “Cose che non fanno per noi!”. Così affermano la loro ignoranza!
Ogni epoca ha il suo eroismo, dalla semplice vita di famiglia fino ai processi cosmici. Bisogna sapersi elevare oltre le esigenze quotidiane per servire le necessità del Bene comune. Numerose saranno allora le occasioni eroiche; non si pensi che questo termine sia improprio.
È istruttivo osservare in quale paese esso è più usato. Si domandi ai bambini quali sono i loro eroi. Non esiteranno a rispondere, ed è bene incoraggiarli a continuare in tale direzione per tutta la vita.
In India si giocava un tempo a nominare il massimo degli eroi. Un bambino disse Krishna. Fu rimproverato, gli dissero che era un Dio. Egli però insisté che era soprattutto un eroe, che fece il bene della patria. Disse anche che parlava la lingua degli animali. Lo corressero: “Li incantava suonando il flauto”. Ma quel bimbo insisté: “Ciò significa che la parlava”.
Il Pensatore pensava al mito di Orfeo, e ricordava agli allievi che era un essere umano.
665 — Urusvati sa che se parliamo di Krishna, Orfeo, Zoroastro e altre Guide dell’uma¬ni¬tà, lo facciamo a ragion veduta. Essi trasmisero grandi istruzioni, diverse per lingua e cultura, ma identiche in essenza.
Sinora, quei diversi Insegnamenti non sono stati posti a confronto. Esistono studi di religioni comparate, ma quel che intendiamo è la ricerca dei principi comuni dati da vari Maestri. Lo studioso, che analizzasse le caratteristiche dei popoli e delle epoche, scoprirebbe che basarono su precetti che paiono scaturiti da una sola fonte. È possibile citare quei pochi che si succedettero nella missione di educare il genere umano per favorirne il progresso.
In periodi diversi, a volte senza sapere di altri insegnamenti, diedero consigli simili, non solo nelle parole ma nel significato. Persino chi ne fosse all’oscuro crederebbe in un solo autore. Chi ne sa di più tragga le sue conclusioni.
Un tale studio sarebbe assai benefico, rivelando l’universalità dell’Insegnamento. Sarà un’ardua impresa, poiché per renderla credibile bisognerà citare le fonti riconosciute. Gli scritti apocrifi più attendibili non sono fra queste, poiché non ritenuti degni di fede. Ma anche i soli dati storicamente accettati consentono raffronti convincenti. La verità deve essere comprovata seguendo i metodi razionali riconosciuti. Nonostante le innumerevoli e tragiche perdite, sono molti i documenti tuttora usufruibili. Si possono studiare, ad esempio, gli scritti dei discepoli di Apollonio di Tiana e di Pitagora. Forse solo poche frasi saranno attendibili, tuttavia quei frammenti basteranno a convogliare l’essenza dell’Insegnamento. Sarà evidente che i Maestri, pur di religioni diverse, affermarono gli stessi principi. Lo studio di Origene rivelerà antiche idee prima ignote a lui stesso. Se studia in profondità, chiunque approda allo stesso risultato.
Diceva il Pensatore: “Quando ascolto i racconti dei pellegrini mi pare, a volte, che sia uno solo a parlare. I modi cambiano, le lingue sono diverse, ma il cuore riconosce che la fonte è una sola”.
666 — Urusvati sa che esiste un piano predisposto. Eseguirlo è come guidare una fragile imbarcazione in una rapida, fra i massi. Il battello deve seguire il suo corso e portare il carico a destinazione; il letto del fiume, però, cambia continuamente, e sassi pericolosi l’insidiano. Il timoniere deve trovare il giusto percorso in ogni momento.
Chi guarda dalla riva si rallegra, pensando che il viaggio procede bene verso la meta: “Chi è al timone conosce la rotta”. Non vede i rischi evitati da quelle manovre. Quel timoniere non può rifugiarsi in acque calme, che fermerebbero la corsa. Deve sacrificare molto, per non smarrire la direzione giusta. La spuma del fiume si mescola al suo sudore, ma per lo spettatore quella lotta è solo una lieta avventura.
Ciò fa capire cos’è un progetto. Pochi si rendono conto che richiede una vibrazione intensa. Ciascuno guarda al futuro a modo suo, e fissa le mete senza prevedere pericoli e neppure sapere che esistono. Insiste su circostanze immaginarie e non vede le insidie. Senza volerlo, lo spettatore turba il timoniere con le sue intrusioni. Eppure, quanto più le condizioni sono pericolose, tanto più è necessaria la prudenza di chi assiste. Pochi davvero sono coloro che comprendono il piano, senza egoismi.
Ogni organismo emette una pluralità di radiazioni. Nulla di nuovo in ciò, ma quei raggi guidano a nuove conclusioni. I messaggi mentali sono complessi per le molte radiazioni estranee. Pertanto le loro vibrazioni devono essere intense.
Urusvati ha ben notato che sovente Noi torniamo, in tutta fretta, su temi già discussi. Non per ripeterli, ma per espanderli. È chiaro che in breve nasce un nuovo piano. Ciò non deve sorprendere; nonostante la loro apparente varietà, quei piani sono interiormente correlati. Attualmente il flusso degli eventi lascia intravedere i nessi che sottostanno alle differenze esterne. È vero che il battello scende per rapide pericolose, ma la meta è sicura. Si devono superare molti ostacoli minacciosi. Non si perde la via per questo, ma occorrono saggi adattamenti.
Affermiamo ciò non durante un riposo, ma durante una lotta intensa. Ecco un’altra pagina della Nostra Vita interiore.
Diceva il Pensatore: “Mi vedo al timone in una corrente impetuosa. Il sole splende, l’aria è calma, ma il cuore segnala che è in arrivo una tempesta”.
667 — Urusvati sa che i grandi Maestri dell’umanità furono crudelmente perseguitati. È cosa risaputa, che agli uomini però non piace ricordare. Sono però sempre pronti a perseguitare i portatori del Bene. Non gradiscono che quei martiri affrontino le torture con gioia, come segni del loro eroismo.
Ricordo le esperienze di uno di quei Grandi, che chiamiamo il Cantore supremo. È un appellativo che gli si adatta, poiché fu il primo a mostrare il potere del suono. Il suo Insegnamento fu in seguito deformato. Egli sapeva il valore dell’Unione e affermava che la discordia è frutto di ignoranza. Era devoto all’Unione, ma ciò non gli impediva di indossare la corazza quando i suoi erano in pericolo.
Pochi capiranno perché quel Cantore rinomato fu pure un guerriero: in tal modo denunciano i loro limiti. Ogni uomo è un perfetto microcosmo, e quando le correnti sono molto tese scarica lampi nello spazio, con sollievo. Quando la vita esige l’azione, non c’è ragione di trattenersi. Si impara dunque che le Guide hanno le qualità più diverse. Non si bada, purtroppo, ai loro moventi e si sbaglia nel giudicarne le azioni, sovente biasimate.
Il Pensatore affermava: “Non sono un guerriero, ma quando la tromba suona trovo la forza di aiutare il mondo”.
668 — Urusvati sa che le creazioni mentali sono indistruttibili. Molti influssi le condizionano, ma tutte si possono manifestare fisicamente. Lo ricordiamo perché alcuni sono perplessi, sapendo che nei Nostri Archivi conserviamo molti concetti non ancora realizzati. Non c’è contrasto. Un piano non eseguito oggi può esserlo domani, forse in modo migliore.
Si vedono contraddizioni dove non esistono. Molti sono gli esempi di pensieri in fase di concretarsi, ma limiti mentali, autoimposti, non consentono di riconoscerli. È sempre questione di fiducia, la quale mostra quel cemento che lega una struttura mentale alla sua apparenza fisica.
I principi morali risolvono i problemi della vita. La saggezza non dimora in un mondo di favole. Basa soprattutto sulla fiducia, che blocca le esitazioni. È giusto, d’altronde, applicare i principi superiori: solo così si riconcilia ciò che sembrava in contrasto. Non senza ragione il Buddha valutava gli allievi dalla loro capacità di contenere i contrasti.
Il Pensatore insegnava: “Un sentiero si percorre in due direzioni. Bisogna pur tornare a casa”.
669 — Urusvati sa che il pensiero crea e demolisce, ed è indistruttibile. Non è una con¬traddizione. Demolire non significa annientare. Non si annienta la sostanza del pensiero. Un costruttore può demolire una struttura, trasformarne i componenti, non annientarli. Ciò carica di responsabilità il pensatore.
Molte costruzioni sottili sono brutte, e bisogna migliorarle. Quanta energia occorre, per far belle le cose imperfette! È triste veder sciupare energie preziose. Molte menti, pur energiche e razionali, talora creano brutture. Nella vita fisica, la mente può essere un cattivo consigliere, come sapete.
Sorprende vedere quei pensatori che non comprendono la bellezza. Sono logici, ma ciechi alla Bellezza. È un difetto comune, di solito accompagnato da un tipico orgoglio. Nell’esistenza terrena sono irrecuperabili, nella sottile assai dannosi. Nel fisico è impossibile menzionare loro il Sovramundano, e nel Mondo sottile non percepiscono la bellezza cosmica.
Disse il Pensatore: “Uomo, ti trascini dietro una lunga coda di brutti pensieri. Vuoi davvero portare quei miseri compagni anche nel Sovramundano?”.
670 — Urusvati sa che per loro natura gli uomini sono molto attratti dall’insolito, che pure temono. È bene ricordarlo, quando si parla di fenomeni inusuali, ed essere cauti. È consigliabile affermare che si sono ricevute notizie da altra fonte, da testimoni, evitando di riferirle a sé medesimi, altrimenti l’uditorio si impaurisce, pur celandolo.
Cito, ad esempio, il Cantore supremo. Aveva molte capacità eccezionali, ma sapeva che era meglio non parlarne, e non si mostrava partecipe dei fenomeni che pure provocava. Con la sua musica impressionava gli astanti, ma non rivelava che egli stesso causava le trasformazioni profonde che si avvertivano.
Presentava il suo Insegnamento come risalente a tempi antichi. Era saggio abbastanza per celare i propri poteri. Certi invidiosi, però, un giorno ne ebbero il sospetto, e scatenarono quelle persecuzioni che l’uccisero. Gli uomini non perdonano chi possiede capacità singolari, che pure vorrebbero avere. Prima di pronunciare la parola “Sovramundano” ci vuole una bella dose di sensibilità.
Diceva il Pensatore: “Attenti a non ridurre in infimo il Supremo”.
671 — Urusvati sa che la cosmografia, per interesse e importanza, dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole. Essa comprende ogni conoscenza dell’universo. Per trasformare la coscienza di un popolo bisogna insegnargli la struttura fondamentale del Cosmo, presentata in modo rigoroso ma attraente.
Ciò non dovrebbe comportare esami difficili, che sovente estinguono l’interesse degli studenti, ma essere espresso conversando senza interrogare. Se l’allievo conserva in coscienza frammenti di antiche memorie il suo entusiasmo si accenderà più facilmente. La cosmografia deve essere veramente insegnata in modo interessante. Anche le nuove scoperte scientifiche sono da trasmettere. I testi scolastici dovrebbero essere ripubblicati facilmente, aggiornati con nuove informazioni.
La cosmografia è un insieme scientifico di molti argomenti. Astronomia, astrochimica, astrologia e scienza popolare ne sono parte. Le vecchie generazioni riterranno forse irrealizzabile un tale insegnamento, ma Noi pensiamo ai giovani. In tal modo il Sovramundano penetrerà nelle coscienze sensibili.
Il Pensatore diceva che le varie scienze oggi distinte si uniranno un giorno in fedele collaborazione.
672 — Urusvati sa che le Nostre emissioni mentali persistono assai. Qualcuno, male informato, si domanderà perché mai ripetiamo quasi alla lettera ciò che abbiamo già detto, ma chi è più esperto sa che ciò serve ad approfondire e ha lo scopo di intensificare l’energia nello spazio. Ci sono molte ragioni per comunicare in tal modo. Gli uomini, accentrati in sé stessi, pensano che tutto sia per loro, per le loro persone, e trascurano il Bene comune.
I Nostri comunicati variano notevolmente di ritmo e qualità sonora. Sovente oscillano ed è difficile captarli, ma possono anche essere ben articolati, inviati con insistenza per ottenere netta rispondenza. Possono inoltre essere spediti rapidamente o con lentezza. Il Nostro lavoro è complesso e richiede molti metodi.
Quando si ripete un mantram è talvolta necessario che vi domini il ritmo, quasi obliterandone le parole, oppure occorre pronunciarle chiaramente.
Il Pensatore soleva ripetere: “Non dovete credere che tutto sia per voi soltanto. Un pensiero elevato può essere spedito in modo vario e per diverse ragioni”.
673 — Urusvati sa che ogni evento notevole è condizionato da influssi cosmici e coinvolge quattro livelli di pensiero umano. Il primo è di coloro che in piena coscienza prendono parte fisicamente agli esiti delle forze in conflitto, giacché ogni evento può essere visto come effetto di una battaglia. Il secondo è di quelli che vi partecipano nel Mondo sottile. Anche costoro lo vivono con chiarezza e vi sono implicati non meno degli incarnati. Al terzo appartiene chi lo vive senza capire. Il quarto è dei leader, visibili o no.
Del primo e del quarto si è detto più volte, ma del terzo è bene parlare, poiché include moltissima gente, che in modo inconsapevole o no, ha parte in eventi molto complessi. Sia chiaro che i loro pensieri sono una forza potente, la quale, perché caotica, può essere pericolosa.
Quella moltitudine irresponsabile, di bassa coscienza, ribelle a qualunque disciplina, disposta a tradire e malvagia, inquina lo spazio con i detriti del suo disordine mentale. La direzione del suo interesse è imprevedibile e cambia da un giorno all’altro, e in tal modo dissemina epidemie psichiche.
Per di più, corrompe le emissioni mentali di chi lavora per il Bene. Avvelena l’atmo¬sfera, e per neutralizzare quelle sue tenebre si deve spendere molta energia. Questi uomini non si rendono conto del male che fanno, né vogliono capire quali ostacoli gettano sulla via del progresso.
Si dirà che questa non è certo una novità, dal momento che l’ignoranza malevola è da gran tempo riconosciuta come distruttiva. In quest’epoca, però, in tempo di Armageddon, le legioni dei distruttori si moltiplicano. Annullano le fatiche di chi agisce per il Bene, ed è necessario reagire, con moniti severi, alla loro follia. Non si deve tollerare una tale violazione dell’ar¬monia. La gran maggioranza, ignara, soccombe facilmente alla menzogna.
Il Pensatore insisteva nel dire che l’ignoranza è una forza potentissima e pertanto perniciosa.
674 — Urusvati sa che la mancanza di commensura è una forma di cecità psichica. Talora si preferisce ignorare un incendio devastante per terminare il pasto, o si perde la calma per una mosca entrata dalla finestra. Bisogna a ogni costo imparare a discriminare, ché altrimenti si rischia di ricadere in una specie di barbarie.
È strano che non si cerchi di sviluppare le proprie capacità, ignorando l’aspetto psichico della vita. Perciò è arduo per Noi indirizzare il pensiero umano al Sovramundano. Diventa impossibile coltivare nell’uomo detto civilizzato la comprensione di quel reame. Egli è convinto di aver conseguito un alto livello di sapere scientifico, ma non ha la minima idea di come armonizzarlo con la conoscenza spirituale.
Non crediate che siano molti coloro che lavorano con Noi per introdurre i concetti sovramundani nella vita. Avete ricevuto lettere che definiscono i Nostri consigli come astratti e poco pratici. Sono giudizi espressi senza riflettere, e sono una vera tragedia. Chi lamenta l’astrat¬tezza del Nostro Insegnamento non sa dove è il confine tra realtà concreta e teoria.
Proprio oggi urge riconoscere la realtà, data la grave e rischiosa crisi di ricostruzione mondiale. È inammissibile indulgere in astrattezze, quando ogni ora che passa impone una decisione concreta e attuale. Chi è psichicamente cieco non discerne tra realtà urgente, pratica, e quelle pericolose astrazioni. Si cibano di teorie inutili e non si accorgono del danno che procurano. Urusvati ricorda una frotta di gente vestita a festa che correva a uno spettacolo mentre il teatro cadeva in rovina.
Il Pensatore insegnava: “Siate realisti, liberatevi dalle catene del pensiero servile”.
675 — Urusvati sa che in genere si reputa più impegnativo e arduo combattere a livello fisico che psichico. Un tale errore è dovuto al fatto che si sa ben poco della vita psichica. Le tensioni fisiche e psichiche non sono paragonabili, poiché queste sono molto maggiori.
Le energie sottili sono più potenti delle fisiche, ma oggi ciò non è riconosciuto, dato l’errato atteggiamento. Bisogna dire e ridire che le sofferenze fisiche sono poca cosa, se raffrontate alle sottili. Lo stesso vale per i pericoli. I più gravi turbamenti fisici non sono nulla in confronto ai disordini del mondo psichico.
Oggi che l’umanità è impegnata nell’impresa di ricostruire il mondo, bisogna stare attenti all’aspetto psichico. Molti ostacoli impediscono ancora questa evoluzione naturale. Gli uomini faranno di tutto per evitare che quella benefica conoscenza arricchisca la loro povera coscienza. Molti rifiuteranno una tale espansione, e con mezzi deprecabili cercheranno di bloccare il diffondersi della conoscenza necessaria.
È istruttivo osservare lo stato mentale degli avversari. Inventeranno ogni sorta di argomenti per ridicolizzare l’energia psichica. Ciascuno di voi saprebbe testimoniare per esperienza diretta come è rifiutata.
Il Pensatore diceva: “Non badate agli ignoranti, affrettatevi sulla via della conoscenza”.
676 — Urusvati sa che ogni dispensazione di nuova conoscenza è accolta e diffusa da una ristretta minoranza. Gli altri reagiscono con ostilità. Una scia di opposizione e persino di odio intenso segue tutte le scoperte benefiche.
Ciò si direbbe provocato dall’invidia, ma la vera causa è più profonda. È il caos che si oppone a qualsiasi azione costruttiva. Si potrebbe persino giudicare il valore di una nuova conoscenza in base all’intensità dell’odio suscitato. Tutto ciò che rinnova la vita subisce non solo un disprezzo malvagio, ma anche attacchi di odio spietato. Ciò è molto simile al tradimento. Gli uomini sono sempre disposti ad aggredire e danneggiare sottilmente ciò che non fa loro alcun male.
Chi odia può essere di due specie. I primi danno risalto alla verità per il fatto stesso di assalirla. Talora essi sono nati per quello scopo specifico: promuovere involontariamente tutto un mo¬vimento di pensiero. È una missione definita, che non aggrava il karma.
Altri invece sono molto nocivi, perché mirano a seminare menzogne sulle vie del progresso umano. Se ne incontrano ovunque. A scusarli non vale il pretesto dell’ossessione, altrimenti si giustificherebbe chiunque abbia poca forza di volontà. State in guardia dagli ossessi.
Questa seconda specie reagisce furiosamente alle rivelazioni del Sovramundano. Vorrebbero continuare nelle vecchie logore maniere, mascherati da una relativa pretesa di ragionevolezza. Questi ipocriti hanno eretto ostacoli su molti sentieri. La scienza deve trovare un approccio migliore se vuole apprendere senza limite.
Il Pensatore lottò contro quest’odio. Ammoniva i discepoli a non lasciare incustoditi i testi filosofici: “Ricordate che l’odio si annida anche in famiglia e fra gli amici”.
677 — Urusvati sa che un modesto malessere di un leader può ripercuotersi nettamente su eventi importanti. Per gli storici si tratta di coincidenze, ma in realtà le cause sono numerose, e possono essere umane e cosmiche, o l’agire inesorabile della Ruota della Vita.
Non è detto che un grande evento debba avere grandi cause. Il destino delle nazioni può dipendere da circostanze di ordine modesto. È cosa da studiare, osservando le varie correlazioni non in base alla loro consistenza fisica, ma secondo le corrispondenze delle loro energie più sottili. È importante riconoscere che i grandi eventi dell’Armageddon sono connessi a imponderabili condizioni karmiche.
Il karma punisce sempre gli ingiusti. È una legge perfetta e inesorabile, ma sinuosa. Di norma le correlazioni sottili non si percepiscono, e poiché gli stati sovramundani sono tanto diversi dai terreni, un atto di suprema giustizia può sembrare inaccettabile. Eppure bisogna studiare i nessi che intercorrono fra i due mondi nelle circostanze più complesse. Si tratta di imparare a pensare in profondità. E nessuno può dire ciò che si comprende solo per conoscenza diretta.
Il Pensatore insegnava ai discepoli a discernere l’essenza degli eventi. Faceva notare che di norma le loro parvenze superficiali non ne riflettono il vero senso interiore.
678 — Urusvati sa che il realizzarsi delle profezie dipende da molti fattori. Un uomo di debole volontà non dovrebbe mai tentare una predizione. Egli può giudicare solo secondo la sua modesta comprensione, così ostacolando il flusso dei grandi eventi. Chiunque è limitato, è di per sé di ostacolo. Un debole pensatore cade facilmente in una sorta di fanatismo e vede ogni cosa in base ai propri pregiudizi. Perciò è meglio astenersi dal fare predizioni, ed è ancor più pericoloso specificarne le date.
Rendetevi conto che una profezia, prima di verificarsi, esercita un influsso psicologico nello spazio e in modo invisibile agisce sugli eventi. È istruttivo osservare come si realizzano le Nostre predizioni.
Diceva il Pensatore: “Non solo ciò che vedete è reale; molte cose nascono nello spazio prima di essere viste”.
679 — Urusvati sa che il Sovramundano può essere studiato in molte maniere, purché l’ap¬proccio sia scevro da limiti e pregiudizi. Qualunque campo scientifico può aprire le porte. L’astronomia può trasformarsi nello studio della vita su altri mondi. La fisica nell’astro¬fisica, la chimica nell’astrochimica. Il sovramundano esalta filosofia e psicologia. La fisiologia scoprirà i legami fra il Cosmo e l’organismo umano. La storia, conoscenze preziose in antiche scritture.
È facile prevedere che radio e televisione favoriranno nuove scoperte in quel Reame. Così persino le scienze dette positiviste promuoveranno l’espandersi della coscienza.
Non è il caso di attendersi grandi novità, se qualsiasi mente libera può sempre migliorare il proprio intendimento. Anche quelle scienze oggi derise, come l’astrologia e l’alchimia, risorgeranno dalle loro ceneri, assieme ad altre maniere di studiare le energie sottili. Senza ripudiare le sue conquiste precedenti, l’umanità può rinnovare l’esistenza. Ciò che conta in questo processo è chiamare possibile ciò che sembra impossibile. È un’autorivelazione indispensabile per studiare i reami principali. Persino la geologia ricorda le stratificazioni causate da processi sovramundani.
Indicando il suolo, il Pensatore diceva: “Terra, ricordaci la grandiosità del Sovramundano”.
680 — Urusvati sa che il livello del successo dipende dalla misura di prontezza. Cosa si intende con questo termine? Essere pronto a conformarsi alle regole convenzionali non serve. La vera prontezza sta nell’armonizzare il sapere e l’intuito. Allora si prende forza dalle Nostre emissioni, coscientemente ricevute e curate.
Sovente si impongono lavori per dovere, ma da tale coercizione non nasce alcunché di buono. Non c’è compito, per quanto elevato, che abbia valore se imposto. È tempo che l’uo¬mo capisca la vera prontezza, senza la quale non c’è eroismo. Quando se ne accetta spontaneamente la bellezza, lo stato della mente si esalta.
Il Pensatore usava ripetere: “Chi non porta cibo alla bocca non si sfama”.
681 — Urusvati sa che il silenzio segnala l’intensità del potere interiore. Da tempo si dice che la quiete può essere più forte della tempesta o dell’uragano. Ma quanti capiscono questa verità universale? Di solito il silenzio è inteso come semplice riluttanza a parlare.
Si vedono generalmente le cose attraverso il filtro del proprio io. Si vorrebbe imparare, ma solo certe piccolezze, e il silenzio altrui non è compreso. Non si pensa che esistano stati di gran tensione, specie nel Sovramundano. Chi lo riconosce non può che inchinarsi a venerarlo in silenzio, ma la stoltezza vorrebbe sempre ridurre il grande in poltiglia. È difficile parlare con chi cerca sempre di indirizzare la conversazione su questioni personali. Si dovrebbe paragonare quel Mondo alle cure personali e comprendere che il maggiore include il minore e può aiutarlo.
Il Pensatore voleva che i discepoli capissero l’importanza e il valore del silenzio.
682 — Urusvati sa che sovente parliamo della calma. Ciò che si dice del Nirvana vale anche per la calma. Le coscienze deboli la intendono come indifferenza, spensieratezza, abulia; per le forti invece essa segnala la massima tensione, l’aprirsi della coscienza, saggezza e coraggio. La calma manifesta un gran potenziale interiore. Bisogna coltivarla di proposito e rico¬noscere che in quello stato le scariche d’energia psichica sono inevitabili.
Urusvati sa bene che in tempi gravi è necessario spendere di quell’energia. Quanto più sottile è l’organismo, tanto maggiori le scariche. È questa la causa di quell’incomprensibile stanchezza che si nota sempre più frequente, ormai di proporzioni epidemiche non ancora riconosciute dalla scienza. Solo in seguito si capirà il motivo di quelle scariche, e quale magnete le attrasse.
Questi fenomeni mostrano chiaramente l’approccio in atto fra il Sovramundano e il terreno. Imparate a essere calmi.
Disse il Pensatore: “Non so dove vola la mia energia. Verso qualcosa di molto nobile, spero”.
683 — Urusvati sa che chi perde l’equilibrio e la calma si preclude alla ricezione delle vibrazioni salutari e si apre alle distruttive. Cade in grave tormento, e diviene fonte di infezione. Si dovrebbe curarlo, ma naturalmente il medico dovrebbe prima accertare la causa di quello stato. I medici non dovrebbero avvelenare l’organismo con narcotici, che ottundono la coscienza senza eliminare le cause del male. Quando il loro effetto si dissolve, agitazione e squilibrio peggiorano e aggrediscono su due fronti l’organismo indifeso.
La cura migliore sta nell’impiego dell’energia psichica, che si può anche inviare a distanza, a patto che il paziente non si opponga. Molte manie sono causate da uno stato di squilibrio. Dal Mondo sottile si vede chiaramente. Sorprende constatare quanto insignificanti ne sono le cause.
Il tempo poi dimostra che quei fantasmi che incutevano terrore erano inesistenti, poiché paure e ansie sono state debellate. Il guaio è che durante quella turbolenza non si è mai pensato al Sovramundano.
Il Pensatore disse a un vicino ammalato: “Amico mio, valeva la pena aprirsi a questa malattia per timore che quel carico di merci non arrivasse?”.
684 — Urusvati sa che ognuno di Noi dovette in passato adattare la propria energia psichica alla densità delle condizioni terrene. Non si può farlo rapidamente. Bisogna sapere inoltre che quel processo richiede metodi terreni.
Non si creda che a tal fine basti ricorrere a qualche magia. Per prima cosa dovemmo coltivare la capacità di osservare, sì da individuare il punto di contatto con le forze cosmiche. Si trattò insomma di apprendere le stesse cose che vi insegniamo, ma al contrario.
Non è giusto lamentare che il Sovramundano si manifesti raramente. È vero il contrario, ma bisogna imparare a percepirlo, senza però esagerare ciò che si sente. Molti novizi sono propensi a vedere grandi cose in percezioni di minima importanza. La coscienza non si raffina a furia di marce forzate; il microcosmo deve svilupparsi in modo sistematico e costante, altrimenti non giunge a riflettere il Macrocosmo.
Ciò detto, la cosa principale è che ogni passo sulla via della perfezione è inalienabile, poiché nulla può distruggere le qualità dell’energia psichica. Perciò è tanto importante coltivarle. Chiunque, in qualsiasi momento, può dedicarsi al compito benefico. Ciò porta a conoscere il Sovramundano.
Cominciate dalle cose più semplici e minime. In ogni ambiente si percepiscono i segni del Cosmo. Queste osservazioni del Sovramundano sono possibili tanto quanto quelle dedicate alla meteorologia o sismologia.
Chiunque può aggiornare un diario, in cui annotare premonizioni, sensazioni connesse a certi eventi, e ogni fatto insolito. In seguito si scopriranno, fra queste note, molti errori, che sono inevitabili, poiché le interazioni delle correnti sono molto difficili da scoprire. Non scoraggiatevi: anche Noi le abbiamo raccolte a fatica.
Sia chiaro che osservare le condizioni cosmiche è lecito a chiunque, senza eccezioni. La via della conoscenza sconfinata è aperta. Gli errori commessi insegnano, ed è magnifico perfezionare da sé, a poco a poco, per esperienza diretta, la comprensione delle condizioni psichiche che danno i risultati migliori.
Cogliere una premonizione è un primo passo verso la conoscenza diretta; ma la tendenza a esagerare non deve velarla. Ricordate che è un compito che richiede fermezza. Desi¬derate e impegnatevi!
Disse un giorno il Pensatore: “Dalla mia piccola finestra si vede la grandiosità del firmamento”.
685 — Urusvati sa che la nuova era scientifica è cominciata un secolo fa. Tutti i veri progressi finora ereditarono il sapere antecedente, ma la conoscenza fu sempre ripartita in categorie distinte. Questa limitazione è nociva. Oggi l’umanità si accosta a una nuova fase, chiamata a ricordare le verità antiche; ma ora è necessaria la sintesi.
Da cosa dipende dunque il rinnovo? Certo non dall’educazione scolastica. Né serve sapere che certe date sono previste prossime, e che l’umanità sarà soggetta a molte correnti cosmiche. Bisogna cercare altri fattori, per salire col pensiero a livelli superiori. Fra questi, una diversa applicazione dell’energia elettrica e nuovi sviluppi dell’industria chimica. Forze nettamente materiali e fisiche influenzano la mentalità e persino il funzionamento delle ghiandole.
L’uomo non nota che anche i metodi concreti e pratici raffinano la coscienza. Certo non saranno questi a inaugurare una nuova era, ma se è vero che i demoni possono costruire templi, i comuni progressi chimici possono elevare l’uomo verso ricerche più elevate. Anche in tempo di Armageddon si gettano semi di progresso.
Il Pensatore previde molto tempo fa che l’uomo avrebbe dovuto penare molto, ma che quei lamenti sfoceranno in un grido di vittoria.
686 — Urusvati sa che le Nostre osservazioni cosmiche incontrano sempre scetticismo. Si dirà, ridendo, che i fievoli tentativi umani non hanno alcun peso a cospetto dell’Infinito, come farfalle in volo verso la Luna. Sono paragoni impropri, perché non tengono conto dell’energia psichica umana.
Non tutti i diamanti furono trovati da grandi scienziati. Numerose furono le scoperte brillanti di uomini semplici e inesperti. Non è il caso di cercarne le cause — nulla invero accade senza causa — ma si sa che a volte persino certi fanciulli furono bravi a osservare e scoprire. Quando poi sono prossime le date cosmiche, il pensiero umano si fa più rapido e indipendente.
Diffidate di coloro che si proclamano iniziati. Nessuno dei grandi filosofi si permise un tale orgoglio, e nessuno dei Nostri collaboratori. Ciascuno di Noi ha una certa esperienza, ma sa che è relativa. Questo è il giusto atteggiamento che dà la forza per proseguire. Le ricerche spaziali non sono sempre scoraggianti, poiché ogni momento è buono per la gioia di una scoperta. Non abbiate fretta, non state a valutare l’importanza di ciò che trovate, poiché chi scopre e chi interpreta si incontrano sulle vie sovramundane.
Il Pensatore intese la bellezza di questi incontri, che non sono accidentali e hanno le loro buone ragioni.
687 — Urusvati sa che Avidya, l’ignoranza, si tramuta facilmente in conoscenza se appena c’è propensione a imparare. Chi semina sapienza è un portatore di luce. Ciò non è simbolico, è realtà. Invero, quando si desidera trasmettere il proprio sapere si irradia e si splende di bellezza. È simile a quanto avviene all’aura dell’eroe, poiché dar conoscenza è un atto eroico. Se poi quel sapere è assorbito con pari entusiasmo si accende una fiamma di splendida luce che avvolge ogni cosa. Ecco perché dicendo “portatore di luce” si afferma una realtà.
Purtroppo è anche corretto affermare che l’ignoranza è tenebra, ed è triste. Quando si cade in essa e nella negazione, la radianza si estingue. Si resta indifesi alle malattie più gravi poiché la rete di protezione si indebolisce. Chi spegne la Luce è incurabile e solo una nuova esperienza del Mondo sottile può riaprire la via. Alla fine capirà che quella condotta porta al male.
Quando conversate, accordatevi sul senso preciso dei termini. Una differenza porta a contrasti irrisolvibili. Molti sistemi filosofici sono in rovina proprio perché non compresi con esattezza. Molti non capiscono la discrepanza fra ignoranza innocente e intenzionale. Li intendono come sinonimi, e ciò apre la via a pericolosi errori di valutazione.
Ricordate che quando si parla del Sovramundano si può cadere vittima di tali incomprensioni. L’uno parla di dogmi religiosi, l’altro in termini astronomici; entrambi mancano di capire il vero, gran concetto di Sovramundano.
Il Pensatore disse, dopo certe discussioni: “È triste dire cose opposte con le stesse parole”.
688 — Urusvati sa che ogni organismo umano reagisce alle perturbazioni cosmiche alla sua maniera. Il più raffinato risuona più intenso. Non si tratta di sopprimere quelle reazioni — non sarebbe naturale — ma di adattare il proprio comportamento alle crisi di tensione.
Oggi l’umanità è impegnata in prove eccezionali. La gran maggioranza non capisce il vero senso degli eventi. Alcuni nascondono la testa sotto la sabbia, come ostriche, altri si avvelenano di odio, così caricandosi di altro karma; altri ancora ripetono formule ormai logore. Gli uomini reagiscono in modi strani e inadeguati, anziché dedicarsi a capire il perché di ciò che accade e ignorano le vie sicure che potrebbero salvarli.
A molti questi discorsi sul Sovramundano sembrano irrilevanti, eppure solo la sua corretta conoscenza ne risolverebbe i problemi. Quando il mare si infuria è bene conoscere almeno i dintorni del porto agognato.
L’impegno comune e potente sviluppa il giusto senso di sicurezza. Non è però sufficiente un impulso generico; ciascuno deve essere un’unità individuale e cosciente. Un esercito è forte quando ogni soldato è animato di eroismo consapevole e proprio.
Si è parlato molto dell’unione, e tutto ciò che abbiamo detto è valido. Bisogna però pensare a ciò che occorre per costruirla. Se forzata, non serve. Perciò consigliamo con insistenza di scartare gli elementi dannosi. Gli arti infetti devono essere amputati. La cancrena può essere sia fisica sia psichica. In assenza di misure preventive appaiono molte malattie.
Questa è l’ora predestinata del pericolo. Quanto sono errate le previsioni di chi è chiuso in sé stesso.
Il Pensatore diceva: “Se mille cittadini fanno chiasso in piazza si pensa che l’evento sia importante, ma che dire quando ad agitarsi saranno in migliaia?”.
689 — Urusvati sa che, per farle penetrare nella coscienza umana, le verità fondamentali si devono ripetere. Chiaroveggenza e chiarudienza non si acquisiscono per via fisica, eppure si vorrebbe conoscere un metodo basato sulla normale vita quotidiana. L’unica istruzione è di osservare con chiarezza e attenzione, vigilando su ogni sintomo di percezione sottile.
Non dovrete attendervi quei fenomeni, ma siate pronti ad accoglierli. Il senso di attesa è tipico dell’uomo, ma ostacola l’approccio delle manifestazioni superiori. È risaputo che le più intense giungono improvvise, e anzi i suoni della mente le disturbano. Non bisogna forzare la natura sottile, ma dare il benvenuto alle sue espressioni.
Non è il caso di valutare quale di quei fenomeni è il più importante. Non è raro che rivelazioni di aspetto modesto lo siano più di altre, sensazionali. Imparate a percepirle. Quale di esse commuove il cuore? La verità, la conoscenza, la rivelazione stanno nel cuore. Si afferma che lo Yoga dell’Amore è il più veloce. Bisognerebbe chiamarlo Yoga del Cuore.
Le conoscenze del Sovramundano nascono nel cuore. Il pensiero sgorga dal cuore, prima di salire al cervello. Chi davvero vuole dedicarsi al Sovramundano, invochi il potere del cuore, il solo che risponde all’Infinito.
Il Pensatore insegnava: “Un maestro deve essere allievo del cuore, senza il quale tutte le aspirazioni collassano. Guai ai cuori di pietra”.
690 — Urusvati sa che la Nostra Dimora è immaginata in molti modi diversi. Alcuni la vedono come un monastero, per altri è una stregoneria; c’è chi la figura splendida come una reggia e chi la pensa austeramente ascetica; qualcuno semplicemente la nega e qualcuno la suppone essere dovunque.
Si potrebbe continuare, ma c’è un’opinione che, non senza ragione, è degna di essere menzionata. Secondo questa visione Noi non abbiamo un corpo fisico ed esiste un solo luogo nell’Himalaya, permeato di molte radiazioni minerali, dove un vortice costante di energie sovramundane consente di comunicare facilmente con quel Mondo. Non pensateCi dunque in corpo fisico, e fissatevi l’immagine del Nostro contatto con il vortice sovramundano, che permet¬te combinazioni chimiche speciali. In questo modo ricorderete agli uomini che qualcosa li connette a quel reame.
Non cercate spiegazioni dettagliate, quando vi si offrono solo rappresentazioni parziali. Le molte vie della conoscenza si potranno poi combinare assieme. Noi non ricusiamo alcuna notizia, sia pure frammentaria, finché non contrasta con i principi primari.
Non ridete se, per ignoranza, veniamo descritti in modo impossibile, come amanti del lusso e dello splendore. La gente semplice, per la quale la ricchezza è il più bel sogno, pensa solitamente in tal maniera. A suo modo Ci adorna, non sapendo far di meglio. Ci vedono coperti di pietre preziose e pensano che sia giusto, credono che le forze sovramundane abbiano effetti di tal genere.
Il Pensatore ripeteva: “Se vuoi vedere un nitido riflesso nell’acqua, aspetta che sia calma. La calma è l’ornamento del saggio”.
691 — Urusvati sa che pensieri estranei possono introdursi inattesi anche quando la mente è chiara e concentrata. Poiché quell’intensità ne esclude l’insorgere dalle profondità della coscienza, si tratta allora di emissioni spaziali. Non dipendono da un’imperfezione mentale. Quei messaggi possono essere grandi e urgenti oppure normali. Anche questi ultimi testimoniano l’armonia in atto fra chi li emette e chi li riceve.
L’osservatore esperto sa che una somiglianza di vibrazione è possibile a tutti i livelli, dei grandi e dei semplici pensieri quotidiani. Dunque quando arrivano è bene prestarvi attenzione. Forse sono una richiesta di aiuto, o sono utili consigli. Così si stabilisce una nuova cooperazione sovramundana. Una sola favilla può accendere una gran luce.
La cooperazione con il Supremo nasce dalla gioia, non è mai forzata. Che sarebbe mai il Nostro lavoro senza quell’ausilio volontario? Un operatore solitario non può agire con successo in ogni dove. È magnifico quando un amico, spontaneamente, accorre in soccorso e continua l’o¬pe¬ra urgente. Urusvati ricorda l’aiuto medico fornito da Sorella Yu. Nessuno l’aveva chiesto, ma la vera cooperazione ha cento occhi e cento mani.
Chi sa pensare al Sovramundano sa cosa significa collaborare con il Supremo. Noi siamo sempre disposti a parlare di cooperazione, e l’abbiamo fatto per decenni, ma la sua fragile bellezza sfiorisce al primo rifiuto umano. Serve a poco leggere, se l’incertezza sul significato delle parole getta nel dubbio. La conoscenza del Sovramundano, se riconosciuta, conduce senz’altro a cooperare consapevolmente con il Supremo.
Ci adattiamo a ripetere, così saturando lo spazio, ma chi Ci abbandona pensi bene a quel che fa.
Lasciato da un discepolo, il Pensatore domandò ai rimasti se volessero andarsene con lui. “Bisogna separare il grano dalla pula”.
692 — Urusvati sa che qualcuno Ci considera onnipotenti, ma chi pensa in modo rigoroso comprende che il potere è relativo. Nessuno può dirsi tale, giacché moltissimi sono i limiti di cui tener conto. Per esercitare un influsso ci vuol debita preparazione, nonché l’assenso volontario di chi è coinvolto.
Le correnti cosmiche possono ostacolare gravemente, perciò bisogna scegliere con attenzione le più consonanti. Non a caso si chiamano “arpe dello spazio”. Un poeta antico disse: “Potete escludermi dal coro, ma non suonarmi”. Gli uomini sono capaci di guastare qualsiasi armonia, e nemmeno pensano alla fatica necessaria per accordare un’arpa.
Perciò non capiscono che il Nostro potere è relativo. Lo intendono come segno di debolezza e impotenza. L’aureo Mezzo è sempre valido; è l’unica vera via.
Disse il Pensatore: “Anche il massimo potere è relativo, nell’Infinito”.
693 — Urusvati sa che i Nostri giudizi sono sovente rifiutati. Non li accettano neppure quando le predizioni si avverano. Pochi si accorgono che quelle Indicazioni erano giuste. È difficile promuovere l’Insegnamento di Bene se non si applica alla vita. Come capire la piena realtà del Sovramundano se non si accoglie neppure il più semplice consiglio? Sembra facile praticarlo, eppure qualcosa ne impedisce il ricordo. Potrebbe essere una cattiva volontà, ma di solito si tratta di una causa molto minore, forse è solo pigrizia. Non si vuole però sentirselo dire: si pretende di essere sempre all’erta. Non aspettatevi dunque ciò che nello stato attuale della coscienza non si riesce a capire.
Nocivi assai sono quelli che leggono molto ma imparano nulla. È sovente preferibile trattare con persone ignoranti ma di natura benevola. Gli studenti non si offendano se citiamo le mancanze causate dalla loro pigrizia. Il Sovramundano richiede sforzo concentrato. La pigrizia non può volare.
In questi tempi di Armageddon bisogna dar prova di grandissima vigilanza. Nei testi precedenti avete letto molti consigli urgenti, ma quanti di voi li hanno degnati di vera attenzione?
Diceva il Pensatore: “Non spazzate via le perle con la polvere”.
694 — Urusvati sa che i poveri si dovrebbero trattare con premurosa attenzione. Sono la maggioranza, che con la sua fatica rinnova le forze terrene. È indegno considerarli come inferiori. La storia insegna che la ricchezza ha breve durata.
Ricordate inoltre che molti scelgono volontariamente di vivere tra i poveri e condividerne il destino. Quei messaggeri non differiscono per aspetto dalla folla. Solo chi li conosce bene ne comprende la ricchezza interiore. Sono molto sensibili al Sovramundano. Trasmettono conoscenze essenziali a chi ne abbisogna. Il ricco vanitoso non entra in un povero casolare, e se lo fa non trova un linguaggio comune.
Noi guidiamo gli amici verso il povero, che ha in serbo l’avvenire. Quelle nazioni che seguono i principi del bene comune e mirano al futuro saranno potenti. Questi discorsi dedicati al Sovramundano vi insegnino a rispettare in tutti il principio umano; è un passo sulla via della conoscenza.
Il Pensatore disse che il futuro è dei poveri: i ricchi hanno solo il passato.
695 — Urusvati sa che esporsi alle energie sottili è come esporsi alla radioattività. Se si tratta il radio con prudenza se ne scansano gli effetti nocivi. Del pari, le energie sottili possono essere salutari o distruttive. L’atmosfera ne è satura, ma l’uomo non sa ancora farne uso terapeutico. Abbiamo il dovere di dirlo.
Alcuni, per ignoranza, consigliano di evitarle perché pericolose. Ciò però è impossibile, perché l’uomo è circondato da potenti influssi chimici e di altro genere. Non resta che accettare le emissioni sovramundane. Tutti sanno il valore dell’aria pura e fanno il possibile per usufruirne nella vita. Sarebbe bene pensare quali condizioni dell’organismo umano corrispondono alle energie sottili.
Dell’imperil abbiamo detto quanto basta, e chiunque dovrebbe riconoscerne il potere pernicioso. Se colpito da frecce avvelenate il cuore non assimila le energie sottili. Nello stesso modo non sono assimilati i doni sovramundani se il germe della malattia si è già radicato. Perciò tanto insistiamo di prevenirla. Chiunque conservi un atteggiamento benevolo può invece ricevere quelle energie.
Disse il Pensatore: “Non c’è ricetta migliore della benevolenza”.
696 — Urusvati sa che anche Noi cerchiamo di conservare l’armonia quando in contatto con energie sottili molto potenti. Per lo più, a tal fine Ci disponiamo in circolo. Questa figura è ricca d’armonia e ognuno di Noi vi ha un posto specifico. Abbiamo ciascuno di fronte, su un piccolo tavolo, un apparato che intensifica la corrente. Se le condizioni atmosferiche sono avverse esso serve anche ad amplificare le Nostre voci.
In tali condizioni dobbiamo inoltre escludere eventuali messaggi in arrivo dai collaboratori. Sono precauzioni da osservare con scrupolo, poiché qualsiasi turbamento può essere nocivo. Non è una Nostra debolezza, significa solo che la corrente è molto potente. Perciò insistiamo sull’importanza dell’armonia, che bisogna edificare con persistenza, in ogni tempo. Basta un attimo perché sia distrutta.
Ciò può sorprendere chi l’ha violata senza risentirne alcuna conseguenza. Succede altrettanto al criminale che si illude di farla franca, dimentico che non c’è causa senza effetto, e che questa legge trascende la comprensione terrena.
Le trasgressioni dell’armonia interiore non causano effetti facilmente percettibili. Affermiamo che la Nostra Comunità non le teme perché l’abbiamo resa forte con il sacrificio laborioso.
Sarebbe errato pensare quelle Nostre riunioni come rituali magici. Hanno solo lo scopo di avviare processi indifferibili per il Bene comune.
Il Pensatore diceva: “Per il Bene comune si può perdonare anche un’offesa”.
697 — Urusvati sa che è dannoso chiudere grandi concetti nei limiti della propria comprensione. Si parla di umanità, ad esempio, e si restringe quel concetto alla compassione e alla misericordia, mentre essa esprime tutto il bene nel microcosmo.
Non si può vivere senza almeno un fievole concetto del Sovramundano. A tal proposito si racconta la parabola di quell’uomo che lo negava: era uno sciocco pieno di sé e sosteneva che la vita è una questione puramente terrena. Un saggio gli domandò: “Vuoi dire che davvero basta la Terra, e il Sovramundano non ha valore?”. Quello insistette, e allora il saggio gli propose di coricarsi, faccia al suolo, così dimostrando di vivere solo della Terra. Rispose indignato: “Vorresti soffocarmi?”, e il saggio sorridendo gli disse: “È chiaro che non puoi vivere neppure un istante senza il Sovramundano”. In poche parole mostrò la presenza di quel mondo.
La Saggezza orientale, a questo proposito, ricorda che il sonno è una necessità inderogabile. Anche il re più possente non vive senza dormire, poiché il sonno è un sentiero per il Sovramundano.
La vera umanità è capace, invero, di percepire quando avvengono fatti importanti. Di solito, però, quelle ore decisive e notevoli non si avvertono. Si ascrivono gli eventi a cause arbitrarie e non si vedono le vere. Non serve perciò parlare agli uomini delle date, se non percepiscono l’esordio di quanto accade.
Anche chi è intelligente restringe dannosamente i concetti. Dice: “La mia energia psichica”, eppure sa che è di nessuno. Vibra e cambia di continuo in tutto il Cosmo. Quando si esaurisce, il rifornimento avviene dall’esterno, non dall’interno.
Il seme dello spirito è rivestito di energia psichica radiante. Quell’abito può essere bello o stracciato, ma è di nessuno. L’uomo, il microcosmo, ha il gran dono di condensare l’energia psichica, ma questa capacità, datagli perché conosca il Sovramundano, è proprietà di nessuno.
L’uomo stenta a capire correttamente la grande idea di giustizia. Per lo più la considera come un verdetto emesso da un tribunale, mentre egli stesso, chiamato alla vera sapienza, può gestirla, se dirige il cuore alla Verità. Il Sovramundano esalta la coscienza. Come la verga del rabdomante segnala l’acqua e i metalli del sottosuolo, così lo scettro dello spirito volge alla Verità.
Si possono acquisire molte qualità, ma non ricorrendo a opinioni personali e arbitrarie. Per ottenerle è necessario capire la natura reale, l’essenza sovramundana delle cose. È arduo comprendere il senso di questo termine, “essenza”. Bisogna disporre di un certo grado di sintesi, ma, soprattutto, intendere il Sovramundano in ogni cosa.
Il Pensatore insegnava a percepirlo in tutti i fenomeni della vita. Il Sovramundano non è soltanto un reame, è un livello di coscienza.
698 — Urusvati sa che il Nostro Insegnamento è inesauribile, così come la Mia attenzione premurosa. A nulla serve però se non collaborate. Quando l’impegno è solidale, la cooperazione cresce a meraviglia. Il raccogliersi delle energie genera la scintilla benefica e necessaria, segno di progresso. Ne dipende il successo. Insistiamo sull’importanza del lavoro.
È assai triste per Noi sentir parlare di lavoro sciupato, perché non cessa mai e genera conseguenze. Non attendetevi però di coglierne i frutti in un tempo prefisso, poiché i semi devono stare a lungo sepolti nel suolo.
Apprendere è un lavoro onorevole, poiché qualsiasi sapere espande la coscienza. Sbaglia chi ritiene che ciò avvenga solo a seguito di studi spirituali o filosofici. Ricordate dunque che apprendere è una specie di movimento che dilata la coscienza.
Il Cosmo si espande di continuo, così come la coscienza del microcosmo. Si può veramente affermare: “Ti incontrerò su tutti i sentieri sovramundani”. È impossibile predire chi fra quelli che salgono giungerà primo. A tutti va una parola di incoraggiamento.
Gli ipocriti e gli astuti si moltiplicano, perché non hanno la più vaga idea del Sovramundano. Non capiscono che mentendo illudono soprattutto sé stessi. Non si può sussistere su un’astrazione. Le virtù dovrebbero poggiare su base scientifica, definendole in termini dell’or¬ganismo umano. Si approssima il tempo in cui persino i concetti più elevati saranno provati dalla scienza.
Non c’è da temere che le concezioni umane abbiano a soffrire, se poste in contatto con la scienza; al contrario, c’è da attendersi un’espansione di coscienza. Ben vengano quegli scienziati che volessero studiare le basi morali secondo il punto di vista della fisiologia e di altre discipline, così spiegando come funziona il microcosmo. Allora, finalmente, l’uomo imparerà a riflettere sui veri contributi delle varie nazioni.
Ricordate che già in antico si parlò di organizzare la società secondo principi comunitari. Purtroppo i tentativi di rinnovare così la coscienza cozzarono contro l’opposizione dell’ignoranza.
Non di meno, le nazioni si preparano a ricostruire il mondo in modo manifesto ed essenziale. Ciò avverrà secondo quegli stessi antichi principi, cui si assegneranno nomi nuovi. È un rinnovo mondiale che avanza celermente. Si sarebbe potuto evitare di spargere sangue, ma la coscienza umana non è ancora del tutto umana.
Disse il Pensatore: “L’uomo è una creatura sociale, e deve erigere uno Stato umano”. Ricordate che Egli sognava uno Stato basato sui principi superiori.
699 — Urusvati sa che bisogna diffondere le conoscenze scientifiche, artistiche e di cultura. I governi devono distribuire, fin nei più piccoli villaggi, pubblicazioni dedicate alle imprese degli eroi e delle guide, alla medicina tradizionale, alla cultura popolare. Un mensile “Amico del Popolo”, darebbe gioia a tutte le generazioni.
Molte volte abbiamo parlato della gioia del lavoro, ma intensificata da una salutare competizione. Quel mensile, appunto, informerà sui prodotti migliori delle risorse popolari. La gente che vive in zone isolate, costretta a imparare da sola, avrebbe così contatti con altri di uguale mestiere o commercio. Ciascun artigiano capirà di poter diventare maestro dell’arte sua e continuamente perfezionarla. Si sa che molto spesso uomini autodidatti hanno sensibilmente migliorato l’esistenza in genere.
Si possono inventare con gioia e costanza innumerevoli modi di collaborare. Ciò deve però essere equilibrato con saggezza. Si manifesta quando il lavoro terreno sale a realizzare il Sovramundano. Perciò Noi consigliamo che tutte le opere terrene tendano ad acquisire conoscenza di quel mondo. Oggi i due reami sono intesi come separati e contrari, ma devono congiungersi in amichevole cooperazione.
Questo concetto è sovente malinteso. Si pensa che lavorare assieme sotto lo stesso tetto basti per collaborare, e si trascura il primo requisito, che è l’armonia dell’energia psichica. Inoltre, una sana cooperazione conferisce a ciascuno la possibilità di progredire e migliorare.
“L’amico del Popolo” incontrerà resistenza. Si sosterrà che non è una pubblicazione scientifica, oppure che la gente non è in grado di seguire i termini della scienza. Si diranno cose di questo genere, ma sono obiezioni senza valore. La sintesi è sempre benefica. I concetti scientifici più astrusi si possono spiegare in modo comprensibile. Sarebbe ben fatto ricompensare quegli scienziati che sapessero farlo!
Diceva il Pensatore: “La conoscenza si raccoglie, non si possiede”. Nessuno lo comprese, e fu inteso come contraddizione.
700 — Urusvati sa che le esortazioni a rinnovare la vita devono tener conto delle necessità delle donne e dei giovani. C’è chi pensa che entrambe queste categorie siano al sicuro e progrediscano con successo, ma in verità la condizione della donna e l’educazione dei giovani non sono in buono stato.
Solo poche donne godono della parità di diritti e in molte scuole non si insegnano le basi di una vita moralmente sana. L’evoluzione non può procedere con successo se questi due pilastri vacillano. Non si creda che essa proceda in qualsiasi condizione; può essere bloccata con spreco di molta energia preziosa.
Il mondo è scosso dagli orrori dell’Armageddon e la vita si fa sempre peggiore. Si proclama di lavorare per grandi ideali ma i fatti dimostrano il contrario. La vita umana è appesantita dagli stessi dolori di millenni fa. Non vale addossarne la colpa alle intollerabili condizioni della vita, dal momento che non si è cercato di migliorarle, neppure in minima misura. Ci sono piccoli gruppi che possono vantare belle conquiste, ma qui non si tratta di tali eccezioni, ma delle moltitudini umane, che sono le vere leve che muovono l’evoluzione.
Diceva il Pensatore: “Miei cari, i vostri sforzi saranno inutili se la donna non vi tende la mano in soccorso, se non alleverete una generazione di eroi!”.
701 — Urusvati sa che lo stato di prontezza viene considerato alla leggera. Si dovrebbe riconoscere che molti eroi sono pronti al sacrificio.
Si può essere disposti in modo ardente o tiepido. I tiepidi ingannano non soltanto chi li attornia, ma anche sé stessi. Neppure si accorgono di mentire e così peggiorano il loro stato. Sono migliori coloro che riconoscono di non essere pronti, che almeno possono progredire. Gli astuti e i millantatori invece si bloccano. Ecco perché insistiamo nel ricordarvi la prontezza, che sola infonde il coraggio necessario a superare gli ostacoli.
Molti si dicono pronti a lavorare con Noi, ma alla prima difficoltà si ritirano da codardi. Per lo più ciò avviene perché non capiscono il vero senso della vita. Non pensano mai all’infinità sovramundana e rimangono incatenati al miraggio terreno. Come un cavallo sempre chiuso in un recinto non sa più galoppare, chi è prigioniero della Terra non è capace di avanzare veloce.
Quando parlo della prontezza vi ricordo dunque il progresso. Bisogna essere sempre pronti per un atto eroico. Bisogna pensarlo, prima di poterlo realizzare. Si deve compierlo mentalmente, e con tale convinzione da renderne inevitabile l’attuazione. Questo è il solo e vero modo di dar vita a quella cooperazione vitale di cui tanto si parla.
Il Pensatore ebbe a dire: “La prontezza, se è tiepida, è come una goccia di nettare diluita nel mare, non vi pare?”.
702 — Urusvati sa che gli uomini sono gravemente afflitti dai fantasmi della contraddizione, creati da loro stessi. Anche l’idea fondamentale dell’energia primaria è circondata da altri concetti in totale disaccordo. Abbiamo detto che essa è inesauribile, e nello stesso tempo raccomandiamo di utilizzarla con gran cura; e in ciò si vuol vedere una contraddizione, anche se chiunque sa che le cose preziose si devono salvaguardare. Abbiamo anche parlato della stabilità dell’energia primaria, e allora se ne fa notare la mutevolezza. In verità non è questa la sua vera natura, ma la multiformità. Del pari le si applicano date e qualità fisiche, senza pensare che il Mondo sottile non rispetta i calendari terreni.
In antico, e non senza ragione, si esigeva negli studenti la capacità di superare le contraddizioni. Chi vi si impigliava rimaneva sovente a lungo in quella rete. Non solo non pensava al Sovramundano, ma smarriva anche la via terrena. Avrebbe potuto risolvere il problema applicando la commensura con il fine, ma proprio questa era la questione che non capiva, ed era perduto.
Il Pensatore disse: “Se da tutto ciò che si è letto si fosse compresa la commensura con il fine, si sarebbe vinto il drago della contraddizione”.
703 — Urusvati sa che al Sovramundano bisogna pensare in modo solenne. È un atteggiamento che si accende quando si comincia a concepirlo. I calunniatori vedranno in ciò un’altra contraddizione. Non capiscono che l’impegno ardente rivela molte cose in modo quasi simultaneo, più veloce ancora della luce. In verità il fuoco è la chiave del tesoro delle possibilità.
In modo analogo non si vuol capire che un evento accade nel Mondo sottile prima di manifestarsi in Terra. Urusvati sa che questi avvenimenti non sono necessariamente simultanei. Il ritardo può essere naturale, allo scopo di preparare un fatto terreno futuro, o causato da circostanze tali da defletterlo. Un mare in tempesta è un buon esempio della complessità ritmica dei vari mondi.
Pochi concepiscono il Mondo sottile come parte dell’esistenza, e in tal modo intralciano l’evoluzione. È difficile far accettare alla coscienza terrena che quel mondo è la vera fonte degli eventi concreti. Fra un evento sottile e la sua controparte terrena possono trascorrere decenni, anche se quell’origine lo rende inevitabile.
Ci si potrebbe domandare perché certi eventi sono come fari che guidano altri eventi successivi. Bisogna ricordare che il loro percorso è complesso e non si può spiegarlo in modo semplice. Chi oserebbe dire quale di un flusso di eventi è il principale, e quali sono le cause e quali gli effetti? Bisogna educarsi a pensare al Sovramundano.
Diceva il Pensatore: “L’occhio non ha percepito, l’orecchio non ha udito, ma il cuore sa che è accaduto qualcosa”.
704 — Urusvati sa che l’ispirazione, l’esaltazione e anche l’entusiasmo devono essere alimentati di proposito. Ciò vale anche per la pazienza, la tolleranza e il contegno. È errato pensare che l’autoperfezione venga premiata dall’esterno; il cuore arde nella profondità della coscienza. Si deve percepirlo, proteggerlo con amore e invocarne le forze. Solo allora può giungere aiuto dall’esterno.
Anche un semplice meccanico comprende le leggi primarie dell’energia applicata. A maggior ragione dunque un pensatore dovrebbe saper praticare le proprie capacità. Pertanto, quando parliamo del Sovramundano, Noi teniamo conto dei principi della natura umana. Quando insegnate a perfezionare la vita usate gli esempi più comuni. Le parole semplici destano l’attenzione della maggior parte di chi ascolta. Un discorso semplice è un grande dono.
Disse il Pensatore: “Quando si tratta del Grande siate semplicissimi; l’amore entra solo se la porta è aperta”.
705 — Urusvati sa che bisogna essere molto cauti nello spendere l’energia psichica. Persino certi operatori esperti hanno dato impropriamente e troppo. Non stupite se quell’energia, per quanto inesauribile, esige molta prudenza. È inoltre importante che l’inesauribile energia spaziale sia in armonia con l’energia umana. Altrimenti quest’ultima andrebbe spesa per intero, avendo perso il contatto con il Canale primario. Ricordate perciò la commensura con il fine. Concetti di questo genere appaiono astratti a chi dimentica che nell’Universo non esistono astrazioni.
Si dovrebbe ricordare che si vive in costante pericolo, e che partecipare al Sovramundano non ha nulla di astratto. Queste semplici avvertenze sono utili sempre, non solo all’inizio.
Il Pensatore esortava a non ritenersi mai fuori pericolo, perché chi dipende soltanto dalla protezione del Maestro non è un vero collaboratore. “Il bello sta nella cooperazione consapevole”.
706 — Urusvati sa bene che per eccellere nel lavoro è necessaria la conoscenza. La qualità del proprio lavoro è definita dalla propria conoscenza, senza la quale non è possibile eccellere. Qualsiasi lavoro ne richiede almeno un certo grado, che si acquisisce non solo dall’esterno ma anche dall’interno.
L’uomo possiede molta conoscenza; una parte è richiamata facilmente, ma per lo più è necessaria molta concentrazione per riprenderla in coscienza. Una tale vigile concentrazione si acquisisce solo mediante le manifestazioni della vita terrena. Perciò l’astrazione dall’esistenza può essere solamente temporanea.
Lo spirito è una qualità della sostanza, perciò esortiamo a non ritirarsi dalla vita, che abbonda di gioia spirituale, necessaria per le percezioni sovramundane. Bisogna procurare con sollecitudine che il ritmo del lavoro accenda la gioia del cuore. Il più umile degli operai può essere un vaso di gioia, se è sensibile alle vibrazioni sovramundane.
Non lagnatevi se dovete ripetere le cose e con semplicità; ci sono moltissimi cuori che attendono una parola semplice. Vogliono potersi scaldare al fuoco di un’accoglienza amichevole e così elevarsi al Sovramundano.
Il Pensatore insegnava: “Osservate il moto dei luminari. Tutto ciò che è terreno tende al Sovramundano”.
707 — Urusvati ha ragione di opporsi ai pregiudizi e ai divieti imposti alla conoscenza. Sovente si parla della libertà della scienza e nel contempo si cerca di impedire la cooperazione scientifica. Non resta che ricordare il valore della sintesi, poiché molti non vogliono capirne l’importanza.
Bisogna insegnare nelle scuole che tutti i settori della ricerca scientifica sono interconnessi. Si devono combattere i pregiudizi, malattia ripugnante di cui soffrono persino gli stessi scienziati.
Ricordate che i pregiudizi sono forse l’ostacolo più pericoloso che si oppone al raggiungimento del Sovramundano. Verrà il tempo, anzi è già giunto, in cui la cognizione del Sovramundano sarà una vera e propria scienza. L’Armageddon sospinge in questa direzione.
Gli uomini sono abbastanza sensibili per notare i molti fenomeni peculiari che abbondano nella vita quotidiana. Le combinazioni psicofisiche non avvengono a caso. Mai si è verificata una tale confusione. L’uomo in verità potrebbe essere un re della natura, che può scuotere usando il pensiero come un dardo di fuoco. Studiate dunque gli effetti del pensiero umano. Ricordate che chi cerca la vera conoscenza non tenta mai di distruggere.
Disse il Pensatore: “L’Infinito è il simbolo della conoscenza”.
708 — Urusvati sa che gli atti eroici sono espressioni del libero arbitrio. Insegnare significa aiutare chi si avvia sul sentiero spirituale, ma senza imporre alcunché. Ricordate che la minima costrizione blocca il corso evolutivo. Quale rapporto sta fra l’azione eroica e il Sovramundano? L’individuo non può fare a meno di quel rapporto. Bisogna rendersi conto che il Sovramundano è di aiuto reale. Non basta riconoscerne l’esistenza senza immetterlo nella vita quotidiana. Si dovrà fare in modo che le giovani generazioni lo pensino sin dai primi anni.
Poco importa se cominceranno studiando l’orbita dei luminari o le basi della filosofia. Molte sono le vie che conducono a quelle alture. Quel che conta è che il Faro di quel Mondo supremo splenda sempre in tutte le imprese e le difficoltà.
Non c’è da attendersi che gli uomini, fra le spire dell’Armageddon, riconoscano facilmente l’urgenza di pensare al Sovramundano, ma chiunque, nelle sue misure, può diffondere utilmente qualche conoscenza, e sia pure multiforme. Che ogni popolo la tinga pure dei suoi colori. E si dica che occorrono pazienza e capacità di contenere gli opposti. Mai rifiutare, ma ricordare, continuamente con gentilezza, il destino comune dell’uomo. Solo in tal modo se ne assicura il progresso.
Il Pensatore insegnava: “Ho scelto la mia vita liberamente e nulla mi distoglierà dal conoscere il Sovramundano”.
709 — Urusvati sa che un ritmo regolare è benefico. Il cuore pulsa con costanza, e se il suo battito è irregolare è segno di malattia.
Similmente, interrompere lo studio del Sovramundano è innaturale. Si dirà che ben pochi ci pensano. Si risponde che lo stato psichico della maggioranza è insano.
Imparate a distinguere fra una calma vitale e una calma mortale. Sovente l’impegno si risolve in un’abitudine letale; quel genere di regolarità non porta alcun beneficio. Qualsiasi struttura sensibile deve essere commensurata al fine. È possibile seguire il sentiero e progredire solo se vivamente ricettivi. Ancora una volta bisogna ricordare la necessità di conciliare molte cose che sembrano opposte.
Più volte abbiamo ripetuto che in qualunque condizione si può migliorare la conoscenza del Sovramundano. L’impulso necessario per avanzare viene non solo dalla contemplazione quieta, ma anche da potenti contrasti interiori, e persino dalle condizioni ambientali, per cui bisogna sempre persistere.
È un concetto da accettare nel modo più semplice. È beato chi si apre all’energia sovramundana, che è disponibile per chiunque la cerca. Così migliora la commensura, che permette di distinguere quali cose sono le più urgenti e necessarie.
Il Pensatore consigliava: “Obbedite agli impulsi del cuore, ma soprattutto pensate dove esso è e di cosa vive”.
710 — Urusvati sa riconoscere i vari strati del pensiero. Solitamente si ritiene che gli esterni siano i più perfetti, perché si traducono più facilmente in parole, ma è sbagliato. Molto più importante è lo strato interno, che si esprime con i sentimenti. Questo strato ha una presa molto più forte sull’uomo; da esso provengono le azioni che variano il karma. Le coscienze elevate e sensibili sanno dare ascolto a questi pensieri, che non richiedono parole e forgiano l’ascesa nel cuore del silenzio.
La concentrazione accompagna il successo. Bisogna evocarla con pazienza e dolcezza. Le correnti esteriori e disordinate possono scompaginare la crescita del pensiero interiore. Sapete che la mentalità collettiva di una folla è primitiva, non perché tutti siano pazzi, ma perché l’incrocio delle correnti esterne vaganti e il ritmo irregolare distruggono le espressioni migliori.
Una folla non concepirà mai il Sovramundano. I sentimenti più raffinati vengono sepolti da valanghe di parole. Il pensiero collettivo è efficace solo in casi molto rari, e nella storia non si trovano indizi di decisioni importanti prese da una folla. Questa grida sì o no, ma non sa esprimere i concetti superiori. Non turbatevi dunque se non ascolta ciò che vien detto del Sovramundano. Pensieri singoli e isolati possono invece fondersi in grandi correnti, e il loro potere spacca anche la roccia.
Il Pensatore soleva dire: “Insegnami ad ascoltare la voce del Silenzio”.
711 — Urusvati sa che la fede è potente, ma sa anche che la conoscenza diretta lo è ancor più. Quella ha bisogno di presupposti, questa agisce per affermazione, senza deviare. Accettare non basta, neppure se in piena fede. Bisogna affermare, come atti di comando; solo così la via del Sovramundano può essere trovata. Non è detto che tutti i pensieri di questo tipo siano efficaci. Molti sciami di farfalle volano senza lasciar traccia nell’Universo. Vagare in pensiero senza meta, senza chiara coscienza di dove e come cercare segnali della vita sovramundana, non serve a nulla. Abbiamo parlato a lungo di quel mondo, ma l’uomo preferisce separarlo dal fisico, il che è di grave danno, giacché per prima cosa si deve riconoscere l’unica energia che dimora in ogni cosa.
Nelle scuole si dovrebbe insegnare che l’uomo vive in tre mondi. I fanciulli capiscono senza difficoltà il concetto della mobilità umana. E di quanto si moltiplica la bellezza del mondo quando si penetra nel cuore del progresso. Si è insistito sulla necessità di scrutare lo spazio; è una legge che qualsiasi chimico o fisico confermerebbe, anche se in modo primitivo. Si parli della sostanza, a partire da qualsiasi livello e l’Infinito ne amplierà la visione.
Il Pensatore non rifiutava mai qualcosa che potesse espandere il pensiero.
712 — Urusvati conosce le applicazioni naturali dell’energia psichica. L’attività del Cosmo è ritmica, come tutti i fenomeni psicocosmici. Non si può essere nani oggi e giganti domani. Bisogna continuamente intensificare le proprie forze se si vuole un’evoluzione naturale. Molte volte certi uomini sono saliti a notevoli altezze e, invece di continuare, sono ricaduti nella vita giornaliera. È bene capire il valore del miglioramento graduale, l’unico che porta al successo.
Anche gli esperti non sono sempre costanti nei loro esperimenti. Temono che la brevità della vita impedisca loro di completare quanto hanno iniziato. Se capissero che la vita e la coscienza sono continue cambierebbero atteggiamento verso il lavoro.
Le parole terrene non possono descrivere l’eternità, ci vuole un linguaggio sovramundano. Quel concetto può essere espresso solo per conoscenza diretta, in silenzio. L’uomo deve marciare sul suo sentiero infinito senza pensare alla brevità delle esistenze terrene. Può avvicinarle fra loro e tramutarle in una ghirlanda di vittorie spirituali. La cosa che più apprezziamo è veder applicata l’energia psichica in modo naturale, quotidiano, instancabile, qui in Terra. Così fa Nostra sorella Urusvati.
Il Pensatore consigliava: “Raccogliete tutte le forze prima di accedere al sentiero superiore. Quando si aspira al Sovramundano non si può tornare indietro”.
713 — Urusvati sa che sono pochi quelli che ricordano le esperienze delle vite precedenti. Molti lamentano di non averne memoria ma, quando la riacquistano, o si angustiano o si inorgogliscono.
Sono rare le coscienze sviluppate al punto da valutare correttamente le lezioni apprese in vite passate. Difficilmente ricordano i conseguimenti o si riconoscono gli errori e le loro conseguenze. Sovente si reclama contro il karma, perché si giudica in termini terreni una legge che è cosmica.
Nell’Infinito una singola vita terrena è meno di un seme di sesamo, ecco perché bisogna rivolgersi al Sovramundano, del quale si è partecipi. Non è vanteria considerarsi cittadini dell’Universo, anzi è proprio questa la mentalità giusta per valutare l’immensa responsabilità di collaborare alla grande Costruzione. Non molti riescono a vedersi in questa luce. Appesantiscono i voli del pensiero con questioni convenzionali, e invece di lasciarlo libero si chiudono in una prigione scura.
Purtroppo, milioni di esistenze terrene non sono bastate all’umanità per liberare la mente. L’arte di pensare è sconosciuta e non è insegnata in alcun luogo. Ma come realizzare il Sovramundano se ovunque si ergono barriere e divieti? Per costruire il nuovo mondo bisogna che la conoscenza sia libera.
Non pensate al nuovo Mondo come irraggiungibile, vedetevi invece come suoi cittadini. Non è un semplice sogno, è l’anelito a rigenerare la vita, a indirizzare le migliori forze creative dei popoli verso un progresso travolgente.
Il Pensatore diceva: “Maestro, guidami a capire e applicare ciò che ho appreso nelle vite passate”.
714 — Urusvati sa che l’intolleranza è sorella dell’ignoranza. Un’ampia tolleranza invece apre la mente, e ne viene il coraggio. L’impegno è massimo se assistito dalla conoscenza diretta e da una equilibrata apertura mentale. Senza queste basi non è possibile comprendere il Mondo Sovramundano. La conoscenza diretta lo sussurra nel cuore, ma anche il cervello deve accettarne come possibile l’esistenza.
Si è ripetuto molte volte che l’uomo collabora all’opera creativa. È verissimo. Ogni pensiero imprime un’immagine mentale. Questa creatività è indistruttibile ed è ora di capire la responsabilità che quest’opera creativa comporta.
Moltissime sono le ostruzioni mentali, nocive e frivole, che inquinano lo spazio. Si ritiene solitamente che questi poveri pensieri non lascino traccia, ma bisogna avvertire che anche un fievole moto emotivo può incidere un geroglifico indelebile.
Perché il coraggio sia luminoso bisogna capire a fondo il valore del pensiero. Il coraggio non è identico all’audacia. Questa è brutale, quello è sempre benevolo e spiana la via della bella creatività mentale.
Bisogna proteggere ogni pensiero bello, lasciare che si espanda nello spazio. È un autentico dono alla struttura dell’Universo. É necessario cominciare a considerare il Mondo Sovramundano come naturale e percepirne i tocchi nella vita quotidiana.
Parliamo di routine quotidiana come di un collegamento costante col Sovramundano, che ha il suo posto nella vita di ogni giorno. Non capirlo può preludere a molta sofferenza.
Il Pensatore soleva ripetere: “La realizzazione del Sovramundano proviene non solo dall’esterno, ma anche dall’intimo. Che i segni del coraggio lampeggino nel cuore”.
715 — Urusvati sa che un composto chimico viene alterato dall’aggiunta anche minima di un’altra qualsiasi sostanza. Un veleno può in questo modo essere trasformato in un rimedio terapeutico, e viceversa. È una semplice verità che si dovrebbe ricordare come esempio a chi non capisce che, nello stesso modo, l’aggiunta o la perdita di una sola persona modifica eventi importanti. Gli ignoranti diranno: “Come può un solo individuo influenzare il corso degli eventi?”. Non si rendono conto che non si tratta della semplice presenza fisica, ma dell’influsso psichico. Si potrebbero citare molti esempi in cui una sola persona ebbe effetto determinante per risolvere un problema. Similmente, in altri casi, certe nazioni espulsero i migliori, complicandosi la via.
Non è solo fantasia: l’aura di un uomo può esercitare un’immensa influenza. Può trasformare un tossico letale in un rimedio eccellente, ma gli ignoranti non accettano questa affermazione rigorosa. Piuttosto che tentare un approccio intelligente preferiscono bere un calice di amarezza. Quanta infelicità deriva al mondo da tale ignoranza! Il Sovramundano non si rivela a chi preferisce rovinare sé stesso piuttosto che lasciare via libera al pensiero umano. Molti statisti hanno soffocato i più bei voli del pensiero. É indegno tarpare le ali dell’evoluzione. Il Sovramundano bussa alla porta della coscienza; atroce dev’essere l’ignoranza di chi ostacola il desiderio naturale di sapere.
Il Pensatore disse: “Chi perseguita la libertà di pensiero si prepara una via spaventosa”.
716 — Urusvati sa che il valore delle emanazioni umane era noto anche nella remota antichità. Era usuale guarire imponendo le mani o circondando il malato con organismi sani. Col passare del tempo si trascurò di coltivare in sé queste virtù, che furono dimenticate.
Perciò quando il mesmerismo le riportò all’attenzione, fu considerato come nuovo e strano. Lo dico per sottolineare quanto sia frequente che l’uomo scordi le proprie conquiste. Sembra che solo la scienza avanzi di continuo; in realtà il progresso va per onde. Nessuno però ne tiene conto. Un giorno forse si scopriranno molte capacità ora obliate.
Sarebbe bene scrivere un libro dedicato a queste riscoperte, che tenga conto non solo del sovrannaturale ma anche della storia naturale, molte pagine della quale, un tempo note, furono in seguito dimenticate. Si deve educare il popolo su questi conseguimenti dimenticati. Non sarà un compito facile, poiché i concetti erano espressi in modo diverso e in lingue diverse. Per rintracciare queste catene di conoscenze, che giacciono spezzate da secoli, bisogna sapere molte lingue e capire la mentalità di molte genti.
In tali ricerche occorre tener conto dei dati sovramundani, disseminati in quantità nei tesori della saggezza popolare. É errato disconoscere le vecchie conquiste. È stolto “partire da oggi”, se quei tesori sono di ieri.
Il Sovramundano è stato molte volte descritto in forma leggendaria, e con quali belle immagini! Si può avanzare nel futuro senza infangare il passato.
Il Pensatore ammoniva: “Attenti alle vie dell’ignoranza, che sono fangose”.
717 — Urusvati sa cos’è la vera cooperazione. Ho già detto che chiunque, in qualunque circostanza, partecipa inevitabilmente al Sovramundano. È però una collaborazione inconscia e in un certo senso animalesca; Noi ci attendiamo che sia umana e consapevole.
Tale cooperazione nasce in modo naturale, quando si incomincia a riconoscere il Mondo Sovramundano. Questo riconoscimento è graduale, a partire da quando si pensa che esista qualcosa oltre il fisico. Allora si accende il fuoco della conoscenza.
Diceva il Pensatore: “Maestro, lascia che ti aiuti”.
718 — Urusvati sa che scienza ed etica sono inseparabili. In antico le religioni furono robusti legami con il Mondo sottile, ma in seguito il crimine, la superstizione e l’ipocrisia si avvilupparono attorno ad esse. Molti allora si diedero a cercare un altro approccio intelligente al Sovramundano. Lo studio e la scienza offrirono nuove possibilità, ma si comprese che la scienza, se non basata sulla morale, è senza vita. Perciò ricordate sempre che essa non può avanzare senza l’apporto dell’etica vivente.
Bisogna gettare le basi della scienza sin dai primi anni di scuola, e insegnare come studiarle. Prima di immergersi nelle formule scientifiche bisogna approntare basi solide e pratiche. Solo così si apre la via al successo.
Noi non ricusiamo alcunché di utile. Le basi sono state proposte all’umanità molte volte, ma non furono mai accettate con sicurezza. Ben venga dunque la conoscenza, purché accompagnata dalle norme di un’etica. Vi sia chiaro che uno scienziato amorale non opera per l’evoluzione. Anche i grandi pensatori devono essere persone etiche.
Il Pensatore pregava: “Maestro, mostrami la bella via dello spirito”.
719 — Urusvati sa che l’uomo non può valutare a dovere le proprie azioni mentre dimora nel corpo fisico. Sovente quelle che appaiono le migliori sono inquinate dall’interesse personale, e quelle di autentico sacrificio sono sepolte nella polvere quotidiana.
Affermo che i moventi delle azioni giacciono nel profondo della coscienza. Neppure gli spiriti illuminati le distinguono. Certo nel corpo sottile è più facile, ma resta relativo.
Non si deve pensare che l’incapacità di valutare giustamente sia una sciagura. Quando si tende soprattutto a far bene non è necessario perdersi in tanti ragionamenti. Ogni azione buona è benefica, e va ad accrescere gli accumuli positivi. Il raziocinio non deve interferire nel reame del cuore. Esso può sempre giustificare l’interesse personale, ma il cuore riconosce la verità.
L’energia psichica è diretta soprattutto dal cuore. La scienza che non ne riconosce il fondamento non può avere successo. Il nuovo mondo, che è il sogno dei migliori, non può che basarsi sulla giusta comprensione di quell’energia. L’uomo può esserle amico o nemico, ma quest’ultimo caso sarebbe una terribile perversione.
Con astuzia si dirà che è meglio lasciare tutte queste considerazioni sull’energia psichica alla cura degli scienziati e che, quando essi si pronunceranno a tal proposito, i comuni cittadini potranno parlarne. Questi furbi sanno bene che l’energia psichica è di tutti.
Tutti gli uomini devono imparare a riconoscere i vari fenomeni dell’energia psichica; sarebbe errato restringere il campo a un piccolo novero di scienziati. Tra questi, alcuni poi saranno animati da pregiudizi personali. Lo sviluppo umano è ora tale da chiamare tutti all’opera, poiché la base dell’Essere sta nella conoscenza dell’energia psichica e nella cooperazione intelligente, altrimenti si cade nel caos. I successi esteriori non salvano l’uomo dall’autodistruzione.
Impossibile credere che l’Armageddon si concluda in modo favorevole se prima non si sono capite le basi dell’Essere! Lo dico per mostrare sino a che punto il Sovramundano risolve i problemi terreni. Non si pensi che quel mondo resti indenne mentre la confusione terrena inquina ogni cosa. Nondimeno Urusvati sa che una debita educazione è molto potente nell’allontanare il pericolo della barbarie. Tornare in quello stato dopo tante scoperte! Non è una esagerazione. Le convulsioni dell’Armageddon sono foriere di incalcolabili calamità.
Il Pensatore diceva giustamente: “Un giorno si dovrà pensare all’Infinito in ogni cosa”.
720 — Urusvati sa che l’osservazione acuta è una delle capacità più preziose dell’uomo. Chiunque in grado di vedere dovrebbe svilupparla. Oggi si fa proprio l’opposto. Si oscura la mente con pregiudizi e superstizioni. È una specie di super-maya. Perciò è imperativo imparare ad osservare con acume.
Non senza ragione insistiamo sulla necessità di allevare ed educare bene i giovani. Avete notato che parliamo più volte di certe qualità: sono le più trascurate nella confusione odierna. L’ignoranza è sovrana, come sempre. Le voci dell’illuminazione sono solitarie e scacciate. Le persecuzioni non sono più medievali, ma restano, nondimeno in tutta la loro disumanità.
Che non si faccia vanto di cultura, viste le brutte forme che ha assunto! Che genere di cultura può affermarsi quando nei giovani non si coltiva l’arte del pensiero! Perfino la lettura di libri non aiuta se non si riflette sul loro contenuto. Ecco perché è tanto necessario aguzzare l’attenzione per vedere gli eventi nel loro vero significato.
Si cercherà di giustificare questo comportamento col dire che essendo l’Universo zeppo di caos, il pensiero umano è impotente; ma ciò non può essere applicato al pensiero, che è sempre potente. Una coscienza dotata di aspirazione è già un successo spaziale e il pensiero è forte anche quando è solo in embrione. L’osservazione acuta aiuta a capire che esso agisce non solo sui muscoli, ma anche sui processi vitali più complessi. Nel bel mezzo della vita quotidiana si possono osservare fenomeni mirabili.
Disse il Pensatore: “Voglio osservare le manifestazioni dell’Infinito”.
721 — Urusvati è capace di vedere e udire il Mondo Invisibile e quello Inaudibile e lo ha provato. È importante riconoscere che è giunta a tanto in modo semplice e naturale. Già in antico si conoscevano metodi artificiali per accedere all’Invisibile, ma gli approcci innaturali non hanno valore.
Tutto nell’Universo è commensurato alla meta e può essere conseguito per via naturale; perciò il successo di Urusvati è prezioso. Non vi si perviene rapidamente. Bisogna assimilare molte vibrazioni, per cui occorrono molti anni di lavoro, e sarebbe meglio parlare di secoli. Sono vittorie da custodire con cura, perché non tendono al bene personale, ma al progresso comune.
Bisogna proteggere questi conseguimenti dall’opposizione degli scienziati odierni, che sovente intralciano anziché aiutare. Alcuni di loro sono mediocri, viziati da pregiudizi e credono di combattere la superstizione mentre frappongono ostacoli nuovi e insidiosi. Cercate sempre le vie naturali in ogni cosa.
Diceva il Pensatore: “Maestro, mostrami la via più semplice e diretta”.
722 — Urusvati sa che il ritmo è importante quando si è in continua comunione con il Mondo superiore. Solo dopo molti anni di lavoro si ottiene il ritmo delle energie più alte, che non si consegue come risultato di un’improvvisa illuminazione. Si deve cominciare dalle parole, poi si passa alla muta aspirazione, la quale fluisce in un ritmo che pulsa costante nel cuore, durante il sonno o la veglia. Una simile vibrazione è stimolata da una qualità fondamentale. Diciamo che è l’Amore estatico, il quale esprime la devozione più pura, una fiducia inestinguibile, un potere instancabile. È un alto livello, ma non c’è fine allo sviluppo.
Se i gradi dell’ascesa sono intagliati nella vita terrena, senza tralasciare le attività quotidiane, la prova è la più eccelsa. È difficile portare accesa la torcia fra le vibrazioni più rozze, di malizia e ignoranza, ma la vittoria è più bella. Mantenendo una tensione costante verso i Mondi superiori senza estraniarsi dalla vita, si acquisisce la sintesi. Ma sono ben pochi quelli che si sono dedicati a servire quel Mondo!
Talora si parla del Bene comune, ma questa finalità è possibile solo se si abbraccia il Mondo superiore. Solo allora si migliora con saggezza e si uniscono assieme tutte le domande umane. Si riconoscono allora, e si capiscono, le molte vie diverse dei pellegrini. La via è una sola, e soltanto le loro parole differiscono.
Il Pensatore diceva ai discepoli: “Abbracciate tutti, capiteli e amateli”.
723 — Urusvati sa che è difficile capire la divisibilità dello spirito. Tale concetto sembra contraddire la scienza, eppure le sue ultime conquiste confermano questo uso dell’energia psichica.
Le trasmissioni radio e televisive dimostrano che l’energia si può trasmettere simultaneamente in molte direzioni. Certo sono necessari adatti apparati ricetrasmittenti. L’organismo umano è perfettamente capace di trasmettere energia. Nelle trasmissioni psichiche, sia chiaro, giocano non solo le capacità naturali, ma anche il libero arbitrio.
Accade sovente che un pensiero inviato correttamente sia respinto per qualche ragione dal destinatario. Oppure costui è ricettivo e pronto ma il messaggio è stato spedito male. Spesso si ode qualcosa, ma non si è in sintonia con quelle vibrazioni e se ne ricevono solo frammenti senza senso.
Non è vero che simili trasmissioni di pensiero e immagini sono possibili solo a quote elevate; possono verificarsi ovunque. Certamente, le città sovrappopolate ne ostacolano la chiarezza. Nondimeno è bene abituarsi e imparare, sì che l’energia psichica agisca in qualunque condizione fisica.
Urusvati riferisce che qualunque suono esterno le era doloroso, ma poi, quando le sue vibrazioni furono più intense, nulla poteva turbare la trasmissione. Una simile vigilanza e acutezza sono difficili da acquisire e richiedono molto tempo, ma il mondo psichico merita un’attenzione speciale.
Il Pensatore disse: “Non torniamo a quando il tuono era ritenuto segno della collera divina”.
724 — Urusvati sa quanto è frequente nuocere ai principi fondamentali perché li si interpreta male. Si dice che esigono sforzi sovrumani, anche se nella vita tutto è adeguato all’uomo. Anche quelle imprese che si dicono nobili o eroiche lo sono. Con simili incomprensioni e storture l’uomo degrada sé stesso.
È tempo di riconoscere i molti tesori che l’uomo possiede. Bisogna accettare la scienza autentica, dedita allo studio dell’energia primaria. Si sa del sale sciolto nell’oceano ma si vuole ignorare l’energia dello spazio. Noi la chiamiamo psichica, ma si possono usare altri nomi. Avete udito parlare della grazia? È una realtà e in essenza non è che energia psichica.
Nelle lingue orientali esistono termini per indicarla, ma il loro uso è ormai gravemente distorto. Noi esortiamo gli scienziati a riconoscere quel principio basilare, su cui poggia qualunque insegnamento.
Noi non distruggiamo, non neghiamo, ma costruiamo secondo lo stato mentale del genere umano. Ogni secolo introduce condizioni sue proprie, di cui bisogna tener conto. Sovente ciò che è grande tende ad essere oscurato e ondate distruttive lo sommergono. Sono segni da osservare bene, poiché indicano le vie del futuro. Tutte le fasi dell’evoluzione sono da amare. La base della vita è l’eterno mutare.
Il Pensatore soleva dire: “Viandante affrettati verso la meta, che non ti sorprendano le gelide correnti della notte”.
725 — Urusvati sa che anche i concetti più semplici vengono deformati. Si parla di “calma mortale”, ma la calma è in realtà uno stato di intensa attività psichica, è come un lago di acqua quieta e luminosa, alimentato sul fondo da purissime sorgenti di benessere umano. La calma dunque va intesa come un lavoro che assorbe e rischiara.
Il Maestro mette subito alla prova la capacità dei Suoi discepoli di serbare la calma in tempi difficili, e sorprende constatare che pochi la superano. Ciò avviene perché non si riconoscono l’Energia primaria né i Mondi superiori. Si crede che lo stato fisico concreto sia tutto ciò che esiste, ignoranza che distrugge molte ottime possibilità. Sapete bene che molte persone istruite non accettano gli sviluppi scientifici. La loro scienza rotola come un carro di roba vecchia tirato da un cavallo pigro e con i paraocchi.
Non ci stancheremo di indicare una via senza pregiudizi. Si dirà che questo monito non è nuovo. Si pensi però come sono nuove le vie che attendono l’umanità. Tutti, non solo gli eletti, ma tutti gli umani devono impegnarsi nell’opera comune di rivelare il Mondo superiore.
Non si dicano parole altisonanti. L’onesto apprendimento è il lavoro quotidiano, cui tutti debbono partecipare. Non dimentichiamo che ciascuno è portatore di energia psichica e può osservare almeno qualche manifestazione. Così l’umanità accosterà un nuovo benessere e comprenderà cosa è il Bene comune.
Il Pensatore diceva che chi si mantiene calmo ha già guardato nel pozzo della salute.
726 — Urusvati sa che le emozioni sono i propellenti dell’energia psichica. L’amore è il più potente, ma l’odio non è da meno.
Ciò vuol forse dire che si può vivere nell’odio? È possibile, ma in pura perdita. Esso non solo accumula imperil, e con le malattie abbrevia la vita, ma ha effetti disastrosi soprattutto nel Mondo sottile. Colà tutti i sentimenti sono più intensi, come sapete, e pertanto anche le loro conseguenze. Pensate quanto sia difficile per chi odia, liberarsi da quella passione distruttiva. Non solo si circonda di malizia, ma il veleno del male lo pervade interamente. Soffre perché si autotortura. Molto meglio dunque vivere in amore e bontà, il che migliora nel Mondo sottile ed è fonte di grande benessere.
Chi si schiera dalla parte del Bene dispone di molte cose. Sente le vibrazioni dei Mondi superiori, ode la musica delle sfere, sale i gradini dell’armonia e della bellezza. Dicono il vero quei filosofi secondo cui il bello è buono e il buono è bello.
Per molti queste formule sono astrazioni non valide nella vita terrena. Ma dovranno sperimentare molte volte le condizioni del Mondo sottile, finché la Verità non si affermi nella loro coscienza. È da compatire chi, avendo imparato a leggere e a scrivere, si ritiene padrone dell’Insegnamento della Vita.
Non si tratta di biasimare la poca conoscenza, ma si deve condannare con severità l’ignoranza deliberata. Si deve capire dove è il confine tra una conoscenza insufficiente e un’ignoranza deliberata. La prima è curabile, l’altra spesso non ha rimedio. Chi rifiuta di sapere è sempre orgoglioso e pieno di boria. Dal comportamento quotidiano si riconosce l’essenza di ciascuno.
Disse il Pensatore: “La poca conoscenza è perdonabile, ma l’ignoranza voluta impedisce di collaborare”.
727 — Urusvati sa che esiste una sola fonte di conoscenza. Molti vorrebbero che ogni cosa avesse una base scientifica. Li si metta in grado di indagare in senso rigoroso, ma in modo nuovo. La scienza si è già diramata in moltissimi campi, alcuni talmente contraddittori che sembra non si possa più trovare un terreno comune. Ma se gli scienziati osserveranno le condizioni psichiche dei vari ricercatori, quando la loro tensione mentale è al massimo, scopriranno che hanno i centri creativi tesi in modo molto simile. Un filosofo e un fisico, un geografo e uno psicologo sono uguali nei momenti della scoperta.
Se si parte da ciò si giunge a concludere che la scienza di acquisizione della conoscenza è un solo albero, i cui rami sono alimentati dalla stessa radice. Sono osservazioni istruttive, che conducono a conoscere il Sovramundano.
Non deve stupire se molti pensieri sbocciano simultaneamente in molte regioni del mondo. Quegli scienziati non si conoscono, seguono vie diverse, e devono fare i conti con le restrizioni delle loro specifiche culture nazionali; tuttavia sono ispirati da un solo impulso di bene. Quante belle osservazioni sono possibili quando la coscienza si espande senza più negare, che è segno di ignoranza! Imparate quindi ad abbracciare tutti e a guardare in alto ad occhi aperti.
Il Pensatore affermava che gli antichi sapevano molte cose che furono poi dimenticate.
728 — Urusvati sa che la psicologia deve diventare una scienza oggettiva, tangibile quanto la fisiologia. Si deve insegnarla fin dalle prime classi e continuare negli istituti superiori.
Qualunque tipo di educazione deve includere le basi della psicologia. Questa scienza avrebbe potuto forse assumere nomi differenti, ma lasciamo che rimanga quello accettato. Noi evitiamo di cambiare i termini se è possibile raggiungere un buon successo con quelli convenzionali.
La psicologia deve studiare le forze umane nascoste. Non solo dovrà tener conto delle filosofie antiche, ma anche marciare libera sulla propria via, in modo scientifico. Ne farà parte anche lo studio comparativo delle religioni, perché tutti gli studi spirituali hanno per base l’acquisizione di conoscenza del Mondo Sovramundano.
Non si devono trascurare per orgoglio i conseguimenti dell’antichità, poiché sotto nomi diversi vi si nascondono identiche esperienze e deduzioni. I metodi dovranno essere rigorosi, perché la vita in tutte le sue manifestazioni indirizza a conoscere il Mondo invisibile. Molte diverse energie confluiscono nell’unica energia primaria e ne defluiscono. Molto importante è studiare come l’unico potere si dirama in vie individuali, in tutte le creature. La grandiosa diversità fra gli individui è da considerare preziosa e da esplorare, perché è proprio questo studio che aiuterà gli scienziati a riconciliare le contraddizioni apparenti.
Diceva il Pensatore: “Si può costituire un coro di cantori con molte voci diverse. Gli uomini sono dotati di volontà, ma pochi sanno usarla con saggezza”.
729 — Urusvati sa che la volontà è energia psichica trasmutata e appuntita. In antico ne era simbolo una freccia. Oggi si parla assai del suo sviluppo, e si propongono molti metodi artificiali per rafforzarla, ma l’unico che la educa è il lavoro.
Potete star certi che un uomo di poca volontà è pigro, la sua coscienza è oscurata ed è restio di fronte ad un’attività indipendente. Gli uomini di questo tipo sono numerosi e non riescono a capire che quel lavoro ne aguzzerebbe le capacità di successo. Inoltre la debolezza del volere si accompagna alla paura, alla depressione, all’ingratitudine e ad altri terrori dell’ignoranza.
Chi si impegna per il Sovramundano deve raccogliere tutta la sua volontà per superarne gli strati inferiori, che inchiodano nell’ignoranza. Chi rinuncia alla possibilità di avanzare non è da compiangere. Per pietà Noi lo avvertiremo di quanto perde, ma siate certi che per lo più non sarà capace di seguire il Nostro consiglio.
Soltanto una vita operosa gli insegnerà a tenere in gran conto la qualità del suo lavoro, e su quell’arduo sentiero indosserà la corazza della volontà. La vita ordinaria offre esercizi eccellenti per educare la volontà, e sono vie naturali e benedette.
Il Pensatore ammoniva gli allievi a non cedere allo sconforto.
730 — Urusvati sa che l’attenzione è un ingrediente primario per riuscire a sperimentare con l’energia psichica. Si sente parlare sovente di impegno, acume o vigilanza, ma è facile che si trascuri la qualità più semplice, ovvero l’attenzione. La frase “ vivere nel pericolo” viene intesa in modo assurdo. È vero che lo sviluppo della coscienza comporta una naturale capacità di attenzione, ma tali coscienze non sono comuni.
Per buona sorte è una qualità che può essere coltivata, ma si deve cominciare presto, in famiglia e nelle scuole. Bisogna dirigere l’attenzione degli alunni non solo sugli eventi maggiori, ma anche sui dettagli minuti della vita. Il Mondo sottile si palesa prima di tutto nell’esistenza quotidiana. È nella vita consueta che si percepiscono le qualità più preziose dello spirito. Gli eroi si votano al bene del genere umano, ma sono degni di riguardo anche coloro che lavorano in modo normale e quotidiano. Osservarli con attenzione rivela molte caratteristiche dell’energia psichica naturale.
Parlando del Mondo sottile dobbiamo includervi quelle energie sottilissime percettibili nella vita. Non si creda che i poteri miracolosi siano reperibili solo altrove; si palesano in qualsiasi individuo, ma per scorgerli occorre attenzione. Noi ne consigliamo l’esercizio giornaliero a chi vuole pensare al Sovramundano. Non è facile: ci vuole una costanza che è di pochi. Troppo spesso si bramano voli fantastici sui mondi lontani, a tutta velocità nello spazio ma senza risultati di sorta. Noi invece consigliamo di coltivare la bella qualità dell’attenzione nel mezzo della vita di ogni giorno: che cresca fin dai primi anni.
Il Pensatore ammoniva: “Guarda dove metti i piedi, se non vuoi cadere”.
731 — Urusvati sa che la realtà del mondo psichico deve non solo essere riconosciuta, ma se ne deve anche percepire l’influsso nell’esistenza terrena. Sono numerosi quelli che parlano dell’esistenza di “qualcosa” ma che non ammettono la presenza di una potente energia psichica nella vita consueta. È tempo però di prestare attenzione agli stati d’animo, agli entusiasmi, alle ansietà e a certe sofferenze.
Non vediamo come l’uomo possa progredire senza curarsi di associarsi al mondo della psiche. Si ricordi però quante volte abbiamo posto in guardia contro la medianità e lo psichismo. Queste sono deviazioni artificiali e insane che non servono a dilatare la coscienza. Diciamo e ripetiamo che l’uomo deve elevare la propria mentalità, tanto da poter avanzare nella via del Sovramundano.
Si lascino da parte i rituali convenzionali. Per prima cosa bisogna proteggere la propria individualità. La volontà individuale pura e nobile condurrà a modo suo all’unità di coscienza; contribuirà a pulire occhi e orecchie per accogliere l’universale in via definitiva. La vera conoscenza si consegue solo tramite l’inclusività individuale. Gli scienziati abbiano la sensibilità di non negare le osservazioni individuali che sono foriere di altre ricerche. Il rispetto reciproco può favorire molte cose.
Le nazioni dovrebbero pensare al Bene comune, perché badare solo a sé stessi è il più grave ostacolo. Le prove terribili che si abbattono sull’umanità non fanno che accelerare l’approccio di nuove strutture mondiali.
Il Pensatore pregava: “Maestro, insegnami le parole da dire per chiamare altri uomini ai doveri più urgenti”.
732 — Urusvati sa che l’illuminazione portata dalla gioia e dall’amore è più intensa di qualsiasi altra procurata dalla sofferenza. Eppure molti continuano a dire che i dolori purificano l’uomo.
Perché l’uomo non sa marciare sulla via alta della luce? È facile rispondere: egli stesso semina dolore nel mondo terreno, e quello penetra in parte anche nel Mondo sottile. Ma la gioia e l’amore puro vivono nel mondo del Fuoco, ed egli li sperimenta raramente. La fase evolutiva futura gli farà capire dove sta il suo tesoro, e allora si volgerà a quel rimedio generale di luce.
Fra poco la scienza scoprirà che amore e gioia sono potenti. L’umanità deve avanzare con fermezza verso queste sorgenti luminose, sapendo che qualunque pensiero di gioia ha potere risanatore. Si hanno segni di amore e compassione anche tra i tormenti, e aiutano lo stanco pellegrino. Gli scienziati devono imparare che il ritmo della gioia apre un canale di afflusso dell’energia psichica. Devono dimostrare che la gioia guarisce.
L’ignorante obietterà che un tale consiglio non è praticabile, perché l’umanità annega nel dolore. Egli preferirebbe precipitare nelle tenebre piuttosto che cercare la Luce. Questi uomini sostengono che non si potrà mai usare la potenza del pensiero.
Invece bisogna impegnarsi con ardore nel rinnovo della vita. A tutti è possibile pensare all’eroismo, alla gioia, all’amore elevato. Chiunque può conquistare il potere di guarire ed emanare salute in ogni direzione.
Diceva il Pensatore: “Il dolore è transitorio, la gioia è perenne. Amate la Luce e la Bellezza”. Così mostrava agli allievi la soluzione più semplice.
733 — Urusvati sa che una freccia ben indirizzata vola dritta al bersaglio. Il pensiero umano è come una freccia. Se la mano trema non si coglie nel segno, e un pensiero oscillante non giunge alla meta.
Non sparpagliate il pensiero. Di solito l’uomo non si accorge che in lui coesistono molti pensieri in contrasto. Volano come uno sciame di mosche e non si capisce quale sia il principale. È cosa da studiare. In futuro si disporrà di apparati in grado di dimostrare la nocività del pensiero confusionario. Piuttosto che tollerare in sé una tale condizione sarebbe meglio non pensare affatto, poiché è una sorta di pazzia.
Cosa fare? Non cercate rimedi forzosi ed esterni, ma dedicatevi a purificare la mente in voi stessi. Se scoprite che è confusa esaminate i pensieri per trovare il più valido.
Non è facile dare la caccia ai piccoli insetti che si nascondono nelle profondità della coscienza, che possono sfigurare i più bei pensieri. Se però si vuole capire il pericolo dei pensieri scompigliati, si bandiscano a poco a poco quelli estranei.
Per pensare al Sovramundano è necessaria la chiarezza. Non si preparano gli ingredienti di un’analisi di laboratorio con le mani sporche, ed è ugualmente intollerabile accostarsi alla chimica superiore del Sovramundano con una mente sordida. Bisogna pensare ai mondi superiori con purezza.
Il Pensatore consigliava agli allievi di pensare al Sovramundano come suoi membri.
734 — Urusvati sa che il pianeta è avvolto da sonanti spirali di pensiero veloci come un lampo. Ne risulta una fodera che può essere benefica o nociva. Di suo libero arbitrio l’uomo può guarire o distruggere. Non può dire di soffrire senza causa, poiché in passato iniettò egli stesso il veleno nel tessuto cosmico.
Già si studiano certe risonanze spaziali e si capisce che ogni pensiero e ogni parola dell’uomo si incidono su tavole indistruttibili. È tempo di studiare il pensiero umano. È più veloce della luce e avviluppa la Terra in una coltre compatta. Ma quanto spesso quei pensieri sono benefici?
Ormai si sa cogliere l’espressione superficiale del pensiero, non ancora se ne intende il senso profondo. In avvenire certi apparati sensibili saranno in grado di registrare l’esatto significato del pensiero. Chi è dedito al Bene comune ne sarà lieto, ma chi invece vive nell’odio, nella malizia, nella menzogna e nell’invidia si opporrà con ogni mezzo. Uno scienziato che conducesse con sufficiente determinazione una ricerca in questo senso, non verrebbe considerato con favore dall’umanità odierna.
Ammonire di non vivere in odio è cosa semplice, ma i proclami degli statisti di oggi incoraggiano ciò. Costoro ignorano il potere del karma e del pensiero. Chi crede di sterminare il male con il male sbaglia di grosso. Neppure gli orrori della guerra si combattono in quel modo. La salvezza verrà dal pensiero nobile. L’eroismo si forgia nella buona volontà, non nell’odio.
Disse il Pensatore: “Il guerriero ardente non conosce ostacoli”.
735 — Urusvati sa che l’eroismo è un’espressione di abnegazione e di entusiasmo infuocato. Nell’atto eroico le vibrazioni salgono, si perde nozione del corpo fisico, e l’essere intero è pervaso di fuoco interiore.
Perché parlare di eroismo a proposito del Sovramundano, domanderà l’ignorante. Non capisce che tendere a quel mondo è di per sé un’azione eroica. Non sa che ogni pensiero colà rivolto eleva le vibrazioni e accende la coscienza.
Un pensiero debole produce effetti trascurabili, ma se ben tagliato e intenso è potente. Bisogna ripetere che pensare al Sovramundano genera vibrazioni guaritrici, e ricordare l’importanza del pensiero elevato. Fra non molto saranno i medici a raccomandare di rivolgere la mente al Sovramundano in casi di labilità psichica. I primi tentativi saranno grossolani e non si capirà appieno il valore di tale comunione, ma anche la più minuta goccia di quella panacea sarà efficace. Pensare al Sovramundano è risanante.
Non è esagerato dire che ognuno ha in sé un talismano, che per agire richiede per prima cosa che si sperimenti l’esaltazione connessa al pensiero del Sovramundano. Senza bastone un uomo può inciampare, ma dall’Alto viene offerto un valido sostegno, che si deve accettare per continuare l’audace impresa.
Il Pensatore consigliava di salire in montagna, perché aiuta a guardare in alto.
736 — Urusvati sa che il Sovramundano si accosta non tanto per raziocinio quanto per amore. L’amore ha un grande potere magnetico, ma purtroppo la scienza non ne riconosce il vero valore. Chi ama reagisce alla legge cosmica di attrazione e ne riceve le qualità caratteristiche.
È possibile aguzzare la vista interiore ed essere valorosi, tanto da esercitare l’eroismo. Quando mente e cuore sono sorretti dal pensiero esaltato la salute migliora.
Non è vero che per gli isterici è più facile comunicare con il Sovramundano. Essi sono proclivi alla medianità, ma Noi intendiamo un approccio diverso, sano e commensurato. Il sentiero migliore è l’amore per quel Mondo, senza il quale non lo si può conoscere. Soltanto leggere non serve. Ci vuole una grande volontà, che solo l’amore è capace di coltivare.
Consigliamo inoltre di non estraniarsi dalla vita giornaliera, che è data come campo di lotta. Solo nella vita ci si mette alla prova, e sarà bello se tali prove verranno vissute sotto una cupola d’amore per il Sovramundano.
I bambini devono essere educati a riconoscere il Mondo Sovramundano già dai primi anni, e le loro menti stimolate a pensare a manifestazioni superiori. L’uomo più comune possiede quel tesoro sacro, ed è capace di apprezzare le ore di elevazione.
Il Pensatore consigliava ai Suoi discepoli di imparare ad amare i loro sogni sul Mondo superiore, così rinnovando la coscienza.
737 — Urusvati sa che in tempi di turbamenti si manifestano illuminazioni e dinieghi. Ogni esempio di sapere illuminato si scontra con la negazione, non solo per barbara ignoranza, ma per superstizione bigotta. La scienza è aggredita su due fronti. Si parla della sua libertà, ma di fatto questa si limita all’apprendimento fisico. Tutto ciò che implica il Sovramundano viene soppresso, oggi proprio come nel Medioevo.
Ricordate che solo le menti forti pensano in libertà. Il pensiero ordinario è costretto fra le maglie dei dinieghi. È cosa da considerare quando si discute la condizione della scienza. Oggi è imperativo proclamare a gran voce la sua liberazione.
I pensatori migliori hanno molto sofferto, hanno molto patito le maledizioni degli ignoranti. Ciò che gli incolti non capiscono è stato coperto di ridicolo. Che la Nuova Era si distingua per la vera libertà accordata alla scienza!
Queste non sono trite verità. Al contrario è un grido nel deserto. Gli uomini non capiscono che in tempi agitati le vibrazioni sono speciali.
Si parla di vitamine e si trascura la moralità, che è molto più importante di ogni medicina, la quale veramente può mutarsi in veleno quando la condizione morale è malsana. Ci addolora vedere quei pensatori isolati aggrediti dall’ignoranza selvaggia, costretti a recludersi per salvaguardare la loro libertà di pensiero. Ma essi potrebbero contribuire validamente al bene umano, ora specialmente che il mondo è in preda alle convulsioni. Possano trovare la forza di superare questi frangenti, alla fine ormai del Kali Yuga.
Il Pensatore consigliava ai Suoi discepoli di affermare la libertà di conoscenza e di pensiero, per amore della salvezza del mondo.
738 — Urusvati sa bene quanto importa l’equilibrio. Già abbiamo detto che l’uomo deve tendere al Sovramundano con tutte le sue forze. Ciò facendo diventa consapevole di esservi sempre partecipe. Al contempo deve far tesoro della vita terrena, deve imparare a elevare con gioia la qualità del lavoro e continuare a perfezionarsi in tal modo.
Come conciliare queste pratiche che paiono in contrasto? È in realtà possibile, poiché si può migliorare la coscienza. In epoche diverse si trovano molti esempi, accomunati da un fatto notevole: per lo più coloro che vissero secondo questi “opposti” non furono membri di un clero. Nessuno ne avrebbe supposta la dedizione al Sovramundano. Lavorarono con coscienza. Amarono l’alta qualità del lavoro e tennero come prezioso tesoro la propria acuta sensibilità al Sovramundano.
Uomini siffatti sono molto utili nel migliorare il mondo. Non nascondono l’esistenza del Sovramundano, ma sanno quando è opportuno parlarne. Sono intensamente magnetici e attraggono i cuori dei discepoli per via naturale.
Non sono comunque solo le “opposizioni” su citate che sorprendono gli inesperti. Molte cose appaiono contraddittorie ai loro occhi. Il fatto, ad esempio, che l’uomo non deve soccombere alle passioni, eppure non deve essere privo di sentimento. L’aurea via di mezzo è sempre di rigore, come fu detto tanto tempo fa.
Il Pensatore disse: “L’uomo ha due braccia, una per lavorare e l’altra per amare. Se una è più corta si dice che è brutto; e così è per le cose celesti e le terrene”.
739 — Urusvati sa che i discorsi, anche se importanti, non hanno senso se non sostenuti da una trasmissione di energia psichica; sono parole vuote che offuscano lo spazio. Si deve capire che l’energia psichica imprime il potere occorrente. Ecco perché si è tanto insistito nei secoli sulla necessità della fede.
La confidenza nel parlare convince, ma bisogna intendere cosa sia. Perciò le aggiungeremo un altro concetto, il comando. Non si tratta naturalmente di aggressività, che respinge l’uditorio. Pensiamo invece al comando interiore, che stabilizza le parole. Purtroppo anche le intenzioni malvagie sono troppo sovente accompagnate da una forte volontà, e causano gravi danni; perciò bisogna imparare a padroneggiare il comando benevolo.
Pochi sanno intensificare la volontà a fin di bene. Nessuno dice ai fanciulli che hanno un’arma potente, il comando benevolo, che attira molti a soccorso. Sono rare le coscienze che l’intendono a dovere e vietano alla volontà di volgersi al male. Tuttavia ci sono esempi in tutti i secoli, da citare come Fari dell’umanità. Agendo in armonia con il Sovramundano moltiplicarono l’energia psichica.
Disse il Pensatore: “Imparate a impregnarvi di buon comando: moltiplicherete le forze”.
740 — Urusvati sa che i fenomeni atmosferici condizionano l’uomo. Sembrerebbe che, ciò riconosciuto, la scienza avanzerebbe verso nuove conquiste, ma purtroppo ora essa vuole soprattutto classificare tutti i fenomeni e non tiene conto che tali influssi sui singoli sono sempre soggettivi e individuali. Ciò non può includere nei suoi sistemi quelle osservazioni che volutamente esclude.
Gli scienziati dovrebbero abbandonare molti limiti convenzionali; allora troverebbero vie nuove e illimitate. A tal fine bisogna capire che ogni individuo è un microcosmo nel senso pieno del termine. E non è poi difficile riconoscere che ogni microcosmo è unico.
La chimica di ogni microcosmo è speciale, così come è individuale la benché minima particella del Macrocosmo. Ciò non contraddice le leggi universali, che governano tutte le condizioni possibili, e nell’individualismo irripetibile di tutti gli Esseri trovano la fornace per nuove combinazioni energetiche. Le energie, che siano individuali o universali, non si rinnovano senza interazioni individuali. L’Unità, indicata da tanto tempo, è un sistema basato su una moltitudine di individualità.
Saggi statisti hanno sempre compreso che è necessario proteggere con cura i singoli individui, e i maestri di scuola sanno quanto è bisognosa di attenzioni l’individualità degli alunni. È tipico dell’ignorante invece supporre di applicare a chiunque un solo modello. Ciò contrasta le leggi cosmiche e chi vi si attiene non sarà mai un vero scienziato, poiché un ricercatore deve avere mente ampia e aperta. Sono verità basilari da ripetere, poiché molti, ipnotizzati da una terminologia ormai morta, non vogliono aprire gli occhi sui più semplici fenomeni naturali. L’individualità di tutti gli Esseri dovrebbe essere riconosciuta con gioia, proprio perché dona a ciascuno un posto riservato nell’universo, foriero di ulteriori conquiste. È una ricchezza infinita che lancerà la scienza futura verso altre scoperte che oggi sembrerebbero favolose e impossibili.
Si sente dire che per cooperare è necessario avere caratteri affini, ma non di questo si tratta, ma di armonia. Bisogna armonizzare le energie. L’armonia non duplica, ma accorda, e che questa concordia sia forte e sonora. Una sinfonia di sola ottava sarebbe stucchevole. Bisogna amare la polifonia: quanto più ricca, tanto più numerosi sono i cuori umani che tocca e chiama all’azione. Così si apre la porta alla multiformità delle percezioni. Non si deve impoverire la natura.
Il Pensatore diceva che la natura è inesauribile.
741 — Urusvati sa quanto sia essenziale sapere come vivere in uno stato di prontezza gioiosa. Della prontezza abbiamo già parlato molte volte, ma ricordate che deve accompagnarsi alla gioia, altrimenti diventa lugubre e funesta. In tal caso la prontezza a penetrare nel reame del sottile resta tarpata. Non si pensi che parliamo di un effetto soltanto emotivo; al contrario, ne intendiamo l’aspetto scientifico.
È ragionevole pensare che occorre innanzi tutto mantenere le vibrazioni alla massima frequenza. La gioia lo consente, così come il pensiero elevato. Sovente, però, l’esaltazione mentale è fraintesa dalla gente, e dunque la gioia è un sentire più accessibile. Lasciate che pensino a fare buoni incontri, che scelgano le immagini più gioiose, che evochino nella loro quiete i ricordi più gradevoli.
Bisogna prepararsi a lungo e con pazienza alle nuove manifestazioni dell’ordine cosmico. Il Nostro consiglio è sempre di concentrarsi a difendere la segretezza delle proprie vette. Sono perle difficili da cogliere, ma facili da disperdere. Chi parla troppo spezza i sigilli del suo tesoro più sacro. È il costante equilibrio l’ornamento del saggio, che raccoglie semi preziosi dal lavoro quotidiano. Questo lavoro spande gioia nella sua coscienza e lo consola delle offese e delle ingiustizie. Tutte le conquiste nascono dalla prontezza gioiosa.
Il Pensatore diceva sempre che la gioia è la massima fonte di salute.
742 — Urusvati sa che la pura immaginazione è preziosa, perché sempre accompagnata da entusiasmo, esaltazione e altri mezzi di salita. È importante la purezza, altrimenti avrebbe valore anche l’immaginazione criminale.
Grave errore sarebbe assumere che essa nasca da sé e non sia coltivabile; davvero un grosso sbaglio! Tutte le facoltà sono coltivabili. L’immaginazione viene nutrita dagli esempi più belli di abnegazione eroica. Devono essere insegnati tutti gli aspetti più elevati dell’uomo e le molte belle vittorie della natura. Ecco perché hanno valore le scienze naturali. I fanciulli allora si rendono conto che molte strade li attendono e, crescendo, vorranno notizie del Sovramundano.
Sovente l’uomo annienta le sue possibilità perché limita il pensiero. Crede ad esempio che parole e pensieri spariscano nella spazio: grave errore! Tutto infatti si trasmuta e nulla scompare. Per lo sviluppo dell’immaginazione bisogna riconoscere questa onnipresenza.
L’uomo ha scoperto come trasmettere il suono a distanza, ma sbaglia se crede che la sua portata, per quanto grande, sia limitata. Non è possibile volerne stabilire la fine. L’uomo ritiene di essere ormai ai confini della legge cosmica, ma persino un volo nella stratosfera non è altro che un gioco da bambini. Solo l’immaginazione gli eviterà di cadere in conclusioni premature. È possibile pensare al Mondo Sovramundano senza un’immaginazione sviluppata. Beninteso, la scienza deve essere libera e senza limiti.
Il Pensatore disse: “Si vorrebbe avere un paio di ali, ma le più veloci sono già in noi”.
743 — Urusvati sa che gli alberi più alti nascono da piccoli semi, che contengono l’origine di colori vivaci, aromi intensi e sostanze in abbondanza, utili o dannose. E invero la loro capacità vitale è di lunga durata. L’uomo tratta con indifferenza questi mirabili doni della natura e non comprende che la loro stessa forza vitale agisce in tutti i campi della vita.
Non si pensa che ogni germe di energia psichica ha le stesse prodigiose capacità di trasformazione. Non tutti gli uomini sono tanto frivoli; molti anzi osservano con interesse, ma con vario grado di capacità. Sovente non distinguono fra gli esordi e il compimento di un fenomeno. Accade loro di scambiare un bagliore momentaneo per un conseguimento finale, dimenticando che da una scintilla a un “Loto” ardente il passo è lungo.
Lo sviluppo del vero equilibrio, ossia l’aureo Sentiero, permette di distinguere le varie fasi del conseguimento. È giusto rallegrarsi per ogni scintilla, ma senza mai dimenticare quanto è lunga la via. Sulla via della perfezione l’uomo pensa con buon senso al Sovramundano. Noi circondiamo di premure il progresso intelligente dell’automiglioramento, che è generato dalla riflessione continua e razionale.
Il Pensatore chiamava tutti al Sovramundano, a vedere le meravigliose opere della Natura.
744 — Urusvati sa che bisogna difendersi dall’indifferenza, rovina delle vibrazioni elevate, estintore dell’ascesa, strada dell’apatia. Si dirà che l’indifferenza libera dal desiderio. È un errore, perché non si dice di non desiderare un atto eroico di abnegazione. I desideri di questo genere sono gesti di audacia, pietre miliari sul cammino. Quando li vedete rallegratevi. Dimostrano che chi li nutre non sarà mai in preda all’indifferenza.
Il coraggio nasce fra le attività quotidiane; sono lampi preziosi. Il suo valore è maggiore dell’audacia che nasce dalle disgrazie e dalle commozioni violente.
Si suole ripetere che gli eroi sono tali per necessità, ma più elevato è quell’eroismo che viene spontaneo, quando la coscienza reagisce alla sua bellezza. Si dovrebbe educarla a partire dalla più giovane età. I bambini dovrebbero sapere che possono creare forme di bellezza loro proprie. Fra le vicende giornaliere volano i loro pensieri. Nessuno li ha educati, né mostrato esempi, eppure in coscienza hanno saputo di poter e dover fare qualcosa di insolito e utile.
Diceva il Pensatore: “Sostituite l’indifferenza con la magnanimità”.
745 — Urusvati sa che si deve porre la psicologia su basi tangibili e misurabili, come la biologia, se si vuole conoscere il Sovramundano. Fu un grave errore presentarla come pura teoria. In realtà essa è la prosecuzione della fisiologia. Questo è il modo di imparare i vari aspetti della Natura.
Gli scienziati l’hanno proposta in tal maniera per la semplice ragione che non conoscevano il Sovramundano. Lo consideravano alla stregua di una favoletta buona per il popolino. Si pone a questo punto una domanda seria: chi è più ignorante fra gli scienziati e la gente del popolo?
Come pensare di discutere il tema psicologico senza sapere dell’energia psichica? Bisogna accettare per intero la verità del Sovramundano, e raccogliere con pazienza gli sparsi frammenti di questa conoscenza, trattandoli senza pregiudizi. Esortiamo a non ingombrare la scienza di nuove terminologie, ma di promuoverne il progresso. Costruire categorie è una complicazione da evitare. Tendete sempre alla sintesi.
Il Pensatore faceva notare che gli antichi in certe osservazioni avevano superato le scoperte dei secoli posteriori.
746 — Urusvati sa che un buon medico, prima di proporre la cura, esamina con attenzione lo stato fisico e mentale del paziente. Si rende conto che la mente può essere amica o nemica.
Ogni medico dovrebbe essere psichiatra, nel senso migliore. Saprebbe allora prescrivere lo stesso rimedio a malati che versano in condizioni mentali diverse, ottenendo risultati del tutto differenti. Questo esempio si applica a tutti i processi della vita, specie se coinvolgono il Sovramundano.
La minima indisposizione mentale può mutare un fedele collaboratore in un avversario. Bisogna prestare attenzione allo stato mentale di colui con cui si parla, per non peggiorarne la condizione. Meglio tacere che addentrarsi in una disputa rovinosa.
Chi ha capacità di psicologo è riconoscibile, perché dimentica le offese ed evita gli argomenti che possono sfociare in inutile discordia. Capita di dover attendere un giorno, o forse un’ora soltanto, perché l’umore del collaboratore cambi e divenga ricettivo. È utile percepire tali vibrazioni e afferrare l’occasione di informare circa il Sovramundano.
Diceva il Pensatore: “Imparate a unire, non a dividere”.
747 — Urusvati sa che una memoria integrata è frutto di grandi accumuli. Dapprima si raccoglie una quantità di informazioni che poi, quando la coscienza è matura, si consolidano; quindi si acquisisce una nuova conoscenza perché si colgono gli eventi nella loro interezza. Allora il guscio del non essenziale si rompe e si disperde, ed emerge la comprensione cristallina della perfezione umana.
È una trasformazione che talvolta sembra causare vuoti di memoria, ma si tratta di fondere molte nozioni in un nuovo sapere. A chi non è saldo in coscienza si dovrebbe mostrare che la sintesi giunge alla saggezza onnicomprensiva molto più rapidamente. Le più belle scoperte provano le capacità sintetiche del ricercatore.
È giusto chiamare ispirate tali esperienze: la massa delle nozioni scivola via e la freccia coglie nel segno. Questo processo è specialmente evidente quando si contempla il Sovramundano. Siate dunque sempre pronti a volare in pensiero all’essenziale, che è lo scopo dell’esistenza terrena. Sappiate che la conoscenza di quel mondo è suprema su tutte le altre.
Disse il Pensatore: “Scaricate tutto ciò che impedisce di apprendere il Sovramundano”.
748 — Urusvati sa che l’uomo ha il dovere di creare il bene. È un’opera benefica che può assumere molti aspetti, e si tratta di scegliere con cura come influenzare in modo appropriato la coscienza altrui. Questa può essere incentrata su sé stessa, ma è possibile, quando si sa farlo, deporvi insegnamenti preziosi.
Ricordate che la massima necessità umana non viene dalla povertà materiale, ma dall’ignoranza spirituale. È diffusa la credenza che nulla esista dopo la morte fisica. Purtroppo questa mentalità dannosa va crescendo. Le religioni servono a poco, dato che ripetono formule oscure. Anche la scienza non è di aiuto, e non ha alcuna fretta di dedicarsi a cercare le prove del Sovramundano.
E non dice in quali pietose condizioni versa il miscredente quando si trova nel Mondo sottile, dopo la dipartita. È peggio di ciò che accade a un qualunque seguace di una religione molto primitiva. Avendo abituato la coscienza a negare si aggira in un perpetuo miraggio, incomprensibile e spaventoso.
La mente può essere molto cocciuta, nell’affermare e nel negare. Pensate alla grande vergogna del negatore che comincia una nuova vita nel Sovramundano. Ecco perché qualsiasi chiarimento sulla sua essenza è di grande utilità se ricevuto per tempo. Aiutate chi non sa, quando potete.
Il Pensatore voleva che gli allievi affermassero il Sovramundano in ogni occasione.
749 — Urusvati sa che i fenomeni fisici sono largamente comparabili a quelli psichici. Gli aviatori temono i vuoti d’aria; ce ne sono anche nella mente. I collaudatori ancora inesperti li paventano e vi addossano la colpa degli incidenti. Pensano che le loro capacità furono attutite o scomparvero a causa di quei vuoti, ma l’esperienza mostra che le cause furono psichiche e cosmiche.
Ecco un paragone ancora più semplice. Guardate la vostra immagine riflessa sull’acqua calma, poi agitatene la superficie. L’immagine scompare subito, poi appare deformata, e solo dopo qualche tempo si rischiara. L’agitazione mentale è cosa analoga: a lungo la figura umana si perde e si distorce in una maschera orrenda. Come tornare nel Sovramundano con quella brutta espressione? Sarebbe cosa ignobile. Ci vuole molto tempo perché la superficie spirituale rifletta di nuovo a dovere. Con esempi semplici come questi ricordate quale stato vi conviene per comprendere meglio il Sovramundano.
Nella vita consueta è impossibile conservare sempre le migliori condizioni, ma allora è meglio non tentare il contatto con il reame sottile. Quelle agitazioni passeranno e allora, recuperata la calma, si tornerà facilmente ai concetti elevati. Senza calma si può commettere sacrilegio, e sapete quanto sia dannoso. Se osservate la vostra immagine ricorderete come sono brutte le deformazioni.
Il Pensatore consigliava: “Agitate l’acqua e osservate cosa accade al vostro riflesso”.
750 — Urusvati sa quanto è prezioso un umore solenne e gioioso. Alcuni lo chiamano Torcia del Sovramundano, altri Porta del Mondo sottile. È la patria amata, questa, in cui si entra con gioia. Chiunque può agevolare l’ingresso. Le sue vibrazioni magnetiche si avvicinano, ed è bene pertanto elevare le proprie. Il modo più semplice è di riempirsi di gioia solenne.
Non è facile. Non si tratta di allegria sfrenata. Molti non colgono la differenza fra questa e la gioia sovramundana, che pure è grandissima. Bisogna imparare a distinguerla. È la prima cosa che stabiliamo nella Nostra Dimora. È possibile vivere in uno stato di tale felicità da rivestire le pene terrene di un senso speciale. Certo questa solennità non è artificiale. Molti assumono un contegno solenne, ma in realtà ingannano soltanto sé stessi.
È bene pensare con gioia solenne al Sovramundano, con le immagini più belle. Le armonie migliori aiutano a elevare le proprie vibrazioni.
Il Pensatore insegnava: “L’armonia e le immagini di bellezza sono i Fari del Sovramundano”.
751 — Urusvati sa che l’impavidità ha ragione di qualsiasi incantesimo. Ma si sa anche che, come una piccola impurità diminuisce il valore di una pietra preziosa, così quella virtù perde potere se non è assoluta e totale. Non vale a consolarsi pensare che sia possibile essere più o meno coraggiosi. Senza una piena immunità dalla paura come si oserebbe guardare nell’Infinito? L’uomo deve impararla, altrimenti tremerà al cospetto del Sovramundano.
È però una lezione difficile, se nelle vite precedenti non si è accumulata audacia. Gli ostacoli dei tempi andati insegnarono come superarli. Quelle vittorie indicano la via di altri successi.
L’uomo deve capire che nessuno può togliergli la vita. È errato credere che quella terrena sia l’unica vita. Comprendere che essa è indistruttibile rafforza il coraggio. La certezza su tale questione infonde coraggio, ma per essere efficace deve essere totale. Il mago sa bene che deve pronunciare le sue formule con piena fiducia, altrimenti, anche le parole più potenti perdono forza. Se vuole percepire il Sovramundano, l’uomo deve dunque armarsi di grande coraggio che ne esalta le vibrazioni.
Disse il Pensatore: “A volte mi sembra di essere coraggioso, ma sarò capace di affrontare un grave pericolo? Comanderò a me stesso di non vacillare!”.
752 — Urusvati sa che la pazienza genera la tolleranza. L’intolleranza è figlia dell’ignoranza, e nulla blocca il progresso come quest’ultima. È bene assumere un atteggiamento di tolleranza fin dai primi anni di vita. La compassione le è affine. La tolleranza è la via migliore. Chi dissente non è da allontanare se le sue parole hanno un briciolo di verità. Con questo si potrà forse costruire un ponte di unione. Per scoprire quei frammenti ci vuole però pazienza.
Nel Mondo sottile si nota che è proprio la tolleranza a costruire le vibrazioni superiori. La coscienza segnala le mentalità affini. Le loro vibrazioni sono simili, anche se possono esserci diversità sui loro atteggiamenti e modi di espressione. Solo la vera tolleranza permetterà di avvicinarle.
L’insegnamento del Sovramundano deve indicare le qualità necessarie a tale conquista. Ci vuole una base comune di moralità, ma bisogna anche sapere che il beneficio è reciproco, quando si pensa a quell’esistenza.
Il Pensatore inculcava negli allievi per prima cosa un’ampia tolleranza.
753 — Urusvati sa perché l’energia primaria ha ricevuto nomi diversi nelle varie epoche. È naturale, dal momento che il suo appellativo corrisponde al livello della coscienza. L’effetto indotto su di essa da uno dei centri nervosi, inoltre, la presenta come particolare invece che universale.
Il pensiero basa sull’energia primaria. La mente, quando è tesa, l’attrae e si sviluppa più rapidamente. Non si capisce a volte per quale ragione non si riesca ad usare quell’energia, che pur gratifica chiunque. Dipende dal non aver coltivato il pensiero e rafforzato il magnete, così rinunciando all’energia superiore.
Gli scienziati parlano di una forza spaziale ma non sanno dire quanto bisogno abbia di tali correnti quel laboratorio che è l’uomo. Chi ignora l’energia spaziale non ha accesso al Sovramundano. Notate che ora chiamiamo spaziale l’energia primaria, perché gli scienziati non pensino a qualcosa di religioso. Non intendiamo contrastarli; che chiunque vada per la sua via: se è capace di pensare finirà per riconoscere quel potere.
Osservando le proprie reazioni, l’uomo deve raddoppiare lo studio dei fenomeni che lo circondano. Capirà allora che sono tutte manifestazioni naturali e ordinarie di una sola potenza energetica.
Il Pensatore faceva notare il magnete del cuore. Sapeva qual è il centro più sensibile all’energia primaria.
754 — Urusvati sa che certi suoni, durante le trasmissioni mentali, causano reazioni dolorose. Accade talora che sia più facile tollerare un forte rumore che un suono tranquillo ma ad alta tensione. È un fenomeno degno di attenzione, ma quali fisici sarebbero in grado di notare la trasmutazione in atto nell’organismo? Dovrebbero essere pronti a cogliere tali processi, ma molti interrompono ogni fenomeno dell’energia psichica con la loro sola presenza. Bisogna ammettere che specialmente tra i cosiddetti scienziati, i negatori tanto letali sono numerosi. Anziché raffinare le loro percezioni le smorzano in modo irreparabile. Per queste ragioni non devono presenziare alle trasmissioni mentali e sono incapaci di studiare la condizione dell’organismo mentre riceve correnti remote. È tuttavia possibile trovare osservatori colti e positivi, che non solo non sono d’ostacolo, ma persino favoriscono il processo.
La mente umana dovrebbe dedicarsi allo studio della psiche. Per via di tali indagini è inevitabile accostarsi al prossimo, e quindi cooperare utilmente. Si visiti in pensiero il Sovramundano. Se dapprima tali escursioni saranno primitive, non si ceda allo scoramento. Se l’impegno è sincero si ottiene soccorso.
Il Pensatore diceva: “Quando avremo un medico che conosca a fondo l’essere umano?”.
755 — Urusvati sa che chi migliora spiritualmente sa valutare ciò che più importa ed è indifferibile. La mente razionale non sa farlo; può solo fuorviare in un abisso di false interpretazioni. Solo l’energia psichica, in comunione con il Mondo superiore, discerne la via della verità.
Per quanto ciò che più importa sia assoluto, tuttavia è specifico per ciascuno. Bisogna capire fino a che punto l’individualità è forgiata da molte condizioni, per molti secoli, fra gli stimoli più diversi. Chi procede sulla via dello spirito, nondimeno, riesce a cogliere faville di Assoluto.
Nella vita terrena è difficile riconoscere la cosa più importante, cui tendere nonostante gli ostacoli. Già si è detto che questi, come un flusso d’acqua, aiutano a sentire la corrente più salubre. Solamente la tensione spirituale rivela che è possibile riconoscere la Guida, sempre e dovunque. Solo il pensiero del Sovramundano aiuta a percepire quella particola di Assoluto che è accessibile all’uomo.
Il Pensatore riteneva che chiunque può decidersi a capire che il Supremo si manifesta in qualsiasi trambusto terreno.
756 — Urusvati sa che l’uomo deve capire a fondo che è eternamente in moto e in continua trasformazione. La scienza può dimostrarlo, ma nessuno ci fa caso. È specialmente difficile capire il concetto di trasformazione. Si ammettono i mutamenti causati dall’età o dalla salute, ma non si pensa che si cambia continuamente, in ogni istante.
Certi apparati molto sensibili registrano le vibrazioni dell’uomo e del suo sistema nervoso, ma non sono ancora in uso, e la scienza dei nervi e delle ghiandole è ancora giovane. Per queste ragioni, ai requisiti più importanti per riconoscere il Sovramundano non viene data la giusta attenzione.
Lo studio del pensiero è altrettanto negletto, e scarsa è l’attenzione prestata all’atmosfera che circonda l’uomo. Si conosce la composizione dell’aria, ma non ancora la sua natura vibrante, né i processi chimici che agiscono su tutto ciò che esiste. Come parlare di trasformazione, se l’uomo pensa di essere immutabile?
Mentre vi trasformate ricordate il precetto del Pensatore: “Imparate ad ascoltare con pazienza chi vi racconta le sue pene. Siate benevoli e alimentate la sua gioia. Non sapete la causa di quei dolori. Non sapete la causa di quella gioia, ma date calore e coraggio”.
757 — Urusvati sa che nel prossimo futuro crescerà lo studio del Sovramundano. La scienza aiuterà, ma anche la coscienza sarà più attenta ai fenomeni quotidiani. La gente dovrà essere rassicurata che l’attenzione per le manifestazioni psichiche non è superstizione. Si sa bene ormai che la madre dei pregiudizi e della superstizione è l’ignoranza. Ora si tratta di riconoscere che la mancanza di attenzione per i fenomeni sottili è anch’essa un atto di ignoranza.
Bisogna intensificare l’impegno nell’osservare i fatti di natura sottile. Vista e udito devono essere più attenti, per riconoscere l’intervento quotidiano del Mondo sottile. Si deve capire che è prossimo per chiunque. Tali osservazioni aiuteranno la scienza. Sarà bene però non deridere chi, inesperto, presenta deduzioni errate. Ogni osservazione può contenere una favilla di verità, che gli scienziati sapranno riconoscere.
Nel campo della ricerca psichica deve prevalere la benevolenza, altrimenti la gente si chiude nel silenzio e molte cose preziose vanno perse. Le manifestazioni del Mondo sottile sono come una ragnatela finissima; si può lacerarla, ma se ne percepisce a lungo la presenza. Il Mondo sottile si rivela in modo sottile. La scienza dovrà pertanto adeguarsi a quei fenomeni.
Ricordate il detto del Pensatore: “Ciò che è molto sottile esige molta attenzione”.
758 — Urusvati sa che Noi esaltiamo il valore del lavoro. Il lavoro richiede ritmo. Per suo mezzo si sperimentano vibrazioni sovramundane; ecco perché tanto importa la sua qualità. È per questa via che ogni buon operaio raffina le proprie vibrazioni e può iniziare l’ascesa.
Non ci sono attività lavorative speciali, poiché in tutte si può conseguire un’alta tensione. Il lavoro, per essere ritmico, deve essere giornaliero. Per cominciare un’opera non occorre attendere un’ispirazione speciale. Il lavoro è una preghiera che comincia in qualunque istante e favorisce il progresso.
Non respingiamo il lavoro manuale, poiché la vera maestria sta nell’uso delle mani. Dov’è il confine fra la bravura manuale e la creazione d’arte? In verità un buon operaio è un creatore. Ogni campo d’opera può essere facilmente perfezionato; l’uomo, senza neppure pensarlo, entra in contatto con le vibrazioni più alte e con il Mondo Sovramundano. Ogni momento di tale comunione può portare a utili scoperte, e può essere rafforzato dalla cooperazione benevola.
Il prossimo compito è appunto il miglioramento del lavoro. Esso sarà vincitore, non nel lontano futuro, ma negli anni prossimi; porterà con sé le vibrazioni benefiche della Nuova Era. Non dimenticate che alla vigilia di quell’epoca di Luce si dovrà venerare il lavoro.
Diceva il Pensatore: “Rispettate il lavoro, ma riconoscete anche il grande scopo al quale conduce”.
759 — Urusvati conosce il valore della comunione silente con il Sovramundano. Qualsiasi indirizzo mentale o verbale ha in sé un desiderio, una giustificazione, un sentimento, ma l’essenza di quel mondo trascende le parole. Tale comunione deve pertanto adeguarsi.
Che il pensiero taccia per un istante, la vista riposi, l’orecchio sia sordo: allora un sospiro trasporterà ai Mondi Sovramundani. Non si domanda, non si supplica, non si loda: si sperimenta la grandiosità dell’Essere. Chiunque sa trovare un momento per una simile esaltazione, e sente che, per quel contatto, ha nuovo vigore.
Non occorrono incantesimi: basta che lo spirito tenda alla propria Patria, attratto dal grande Magnete. Restituitegli la sua libertà, svincolatelo dai ceppi umani. Si leverà in volo, trionfante, così l’uomo si sintonizza con il Sovramundano. Queste comunioni sono più frequenti che non si creda. Non si sa come, la giovinezza ritorna: lo si ascrive a qualche processo fisico, ma grande è il pregio di una sintonia silenziosa con quel Mondo! Non si debbono dimenticare queste porte.
Il Pensatore consigliava agli allievi: “Non sminuite la grandezza con pensieri triviali”.
760 — Urusvati sa che la cooperazione è salutare. Molti ritengono che essa accresca la capacità produttiva e migliori la resa del lavoro, ma oggi voglio parlare di un altro suo vantaggio. Si prenda come esempio un coro, un esercito, o una squadra di operai; è probabile che molti siano turbati da una cattiva sorte, ma l’unione collettiva tempera quella condizione personale di infelicità. Un impegno svolto in comune distoglie dalle sofferenze personali. Non è vero che esso attutisca i sentimenti, al contrario, l’elevata qualità del lavoro migliora il fervore di ciascuno. Lavorare assieme è utile per tutti.
Si deve anche capire che il concetto dello sforzo di gruppo favorisce l’approccio al Sovramundano. Le numerose varianti di comprensione individuale si uniscono in una coralità armoniosa. Il desiderio comune rafforza l’impegno.
Non appena possibile si formino piccoli gruppi tesi a conoscere il Sovramundano. Essi si scambieranno molto aiuto. Si sosterranno a vicenda in caso di derisione della folla, e si daranno soccorso nell’osservare i fenomeni sovramundani. Saranno composti da pochi, sempre che l’armonia non sia guastata dalle varie vibrazioni dei membri. Non si sale verso l’Essere a comando, ma la stessa armonia delle vibrazioni rende possibile l’ascesa.
Il Pensatore chiamava i discepoli al lavoro comune dicendo: “La bellezza del lavoro risani le vostre ferite”.
761 — Urusvati sa che la scienza ha accertato la presenza di un veleno che si produce nell’organismo quando è in balia dell’ira e dell’irritazione. La scienza riconosce anche il tossico causato dalla paura e dal dubbio, suo cugino, che decompone il fisico.
Sappiate che chi dubita danneggia non solo sé stesso, ma pure le forze benefiche. Le sue proprie emanazioni gli impediscono di assimilare le energie inviategli. Non ha più contatto con il Mondo Sovramundano, e non ne percepisce la realtà degli influssi. Permane in uno stato di continua negazione e distrugge le proprie facoltà creative.
Il dubbio è letale, e si deve distinguerlo dal discernimento, che è sensitivo e realistico. Si deve riflettere con buon senso su quanto accade, ricorrendo al potere dell’intuizione, che salva dagli errori. Questa facoltà può essere coltivata e protegge dalla vipera del dubbio.
L’uomo, se così avvelenato, non reagisce alle energie sottili: un essere infetto non può elevarsi ai reami sovramundani. La sola salute fisica non basta a salvarlo; ci vuole la spirituale.
Il Pensatore diceva: “Chi dubita è come un guerriero pauroso in fuga”.
762 — Urusvati sa che presto la chimica scoprirà la pericolosa soluzione causata dallo scoramento e dall’invidia. Si vedrà che questi aggressori paralizzano certi centri nervosi. Il colore delle proprie emanazioni, peraltro, indicherà chiaramente fino a che punto essi prosciugano l’energia organica. Chi mai riuscirebbe, in tali condizioni, a percepire i segni del Sovramundano?
Bisogna studiare gli umori umani, e compilare l’elenco delle qualità positive e negative di chi nuota fra le tempeste della vita. Si vedrà allora che fra i due estremi si trovano qualità indeterminate, che sono esperimenti chimici falliti e tiepidi, in quanto non si innescano le reazioni e le energie sottili non entrano in gioco.
Non stancatevi di ripetere ai novizi che le condizioni del Mondo sottile sono ben diverse da quelle terrene. L’umanità odierna non ne tiene conto, e preferisce negarle piuttosto che riflettere sulle emozioni e sulle loro conseguenze.
Sarebbe bene pensare più sovente in modo rigoroso. La terminologia scientifica non dissecca il cuore che anela al Mondo sottile. Il laboratorio sovramundano è sempre vicino, nell’Universo.
Diceva il Pensatore: “Chi è disperato o invidioso è come un cadavere”.
763 — Urusvati sa che la gioia è un uccello raro. Se vola alla vostra finestra, apritela subito. La minima gioia, la più trascurabile, è capace di trasformare le vostre emanazioni. Si può ben immaginare quanto sia più luminosa l’essenza dell’uomo che gioisce del Mondo superiore.
La gioia genera precipitati chimici benefici che verranno scoperti. È curativa. È tempo che la scienza ne indaghi il valore. Si sente spesso parlare di gioia senza causa, ma è una percezione sbagliata. Nulla accade senza motivo. Chi percepisce una causa remota dimostra di avere grande finezza di coscienza.
I voli del pensiero non hanno limiti, e le ali della gioia lo dirigono al Sovramundano. Attenti a quella gioia che sgorga nel cuore. Ad alcuni bisogna però spiegare che Noi intendiamo quella gioia pura, del bene, della creatività, altrimenti chi vive nel rancore riderà al pensiero di emettere luce.
Il rancore genera veleni potenti e affonda nelle tenebre. Non parlo in astratto, ma di leggi che agiscono sull’organismo.
Il Pensatore diceva a chi cercava la felicità: “La felicità è la gioia”.
764 — Urusvati sa che bisogna proteggere con cura le manifestazioni positive. Pertanto, a proposito della gioia, Noi diciamo: “Non oscurate la gioia del prossimo. Vi parrà forse strana o senza senso, tuttavia contribuisce alla salute spaziale, e non sta a voi giudicarne le ragioni. Non deridete, non insultate, non sminuite ciò che è benefico.
“Ricordate che avete il compito di vegliare sullo spazio. Potete risanarlo o inquinarlo. Non potete aspirare al Sovramundano finché generate tossine mortali. Con ogni respiro si risana o si distrugge nello spazio”.
Perché l’uomo pensa raramente alla responsabilità di esistere? Al ritorno in Terra tutti aspirano a migliorare; perché allora si pensa così di rado a vivere in modo eroico?
Le antiche leggende sembrano loro semplicemente fiabe impossibili. La mentalità umana corrotta a morte è depressa, eppure ogni bel pensiero crea un nuovo nervo nello spazio.
Pochissimo si pensa all’esistenza futura; ha perciò grande importanza parlare spesso della realtà del Mondo Sovramundano. Gli insegnamenti dovrebbero trovare modo di menzionare la grandiosità dell’Infinito in ogni argomento. I fanciulli dovrebbero elevare più spesso l’immaginazione verso il regno del bene.
Il Pensatore esortava a evitare litigi e rancori, che sono nocivi.
765 — Urusvati sa che la scienza dell’astrologia ha molti aspetti. In avvenire molti istituti saranno dedicati a studiare campi di vitale importanza per l’uomo. Essi compiranno ricerche sia fisiche che psichiche.
Assieme all’astrologia bisognerà studiare la psicologia umana. È la sola collaborazione capace di illustrare il rapporto tra il micro e il Macrocosmo. Purtroppo la psicologia è studiata spesso in modo distorto. La Società per le Ricerche Psichiche si occupa soprattutto di fenomeni straordinari, anziché dei fenomeni della vita comune.
Bisogna ammettere che la realtà del Sovramundano non è sovrannaturale, è la base della vita terrena. L’evoluzione può attuarsi solo riconoscendolo, e bisogna impegnarsi in tale conoscenza, dato che è imperativo purificare l’esistenza contemporanea dai veleni generati dall’umanità stessa. Si intossica e si corrompe sotto gli occhi di tutti. Si iniettano veleni e si contribuisce al degrado dei propri figli. Da tempo si ripete che mescolare il sangue è pericoloso, eppure si continua a farlo in grande scala. Certo in tal modo si salvano molte vite, ma a costo di effetti interiori irreparabili. Il sangue trasfuso è raramente in armonia con il proprio.
Si parla volentieri del collasso di certe nazioni. È un processo, però, che perdura per anni. Perciò occorre salvaguardare la loro psicologia.
Il Pensatore diceva: “È una gioia riconoscere la costante collaborazione con il Sovramundano”.
766 — Urusvati sa che molte parole logore si devono sostituire con altre più appropriate. Non occorrono molti secoli perché un termine divenga obsoleto. Alcuni di essi non hanno ancora un secolo e già falliscono lo scopo. La parola “spiritualismo”, ad esempio, non è vecchia, ma ha già perso efficacia perché limitata e involgarita. La vera conoscenza spirituale considera tutti gli aspetti del Sovramundano. È errato designarla per definire solo le sedute spiritiche, che di conoscenza offrono ben poco, laddove l’ampia ricerca psichica fornisce grandi occasioni per apprendere nuove lezioni.
Sono del pari da evitare certe assurde distinzioni che spaccano l’unità della scienza. Si parla oggi di parapsicologia, ma a che serve introdurre questa categoria, già compresa nel vasto campo della psicologia? La metafisica compare solo quando la fisica non è ben capita.
Di tali distinzioni inutili si hanno molti esempi. Si discute, ad esempio, di sintesi, dell’unica grande energia, ma sono per lo più parole vuote.
Gli uomini amano cacciarsi in specialismi ristretti per non collaborare a temi più vasti. Ne risultano terminologie più complesse e intricate che valgono a poco. Certo ogni scienza ha i suoi rami, ma questi devono far parte di uno stesso albero.
Oggi l’umanità è in crisi. È giunto il tempo della vera sintesi. Non si riuscirà a rammendare l’essenza scucita dell’uomo senza una cooperazione cosciente. È impossibile trovare collaboratori se manca una fiducia reciproca, che si stabilisce solo per intervento dell’intuizione.
Il Pensatore insegnava ai Suoi discepoli a pensare alla fonte della conoscenza diretta.
767 — Urusvati sa che se un medico non studia il paziente mentre è in buona salute, non può dargli aiuto competente allorché è malato. Per combattere la malattia bisogna osservare le caratteristiche individuali del suo organismo. Quale esempio, si pensi che le esperienze psichiche sono individuali: l’importanza di questo concetto vale sia per il micro che per il Macrocosmo.
Di norma non si comprende che quest’ultimo abbia la sua individualità, ma gli osservatori esperti sanno che per generalizzare occorre cautela. La vita non risparmia la varietà delle sue benedizioni.
Si domanda quale yoga sia la via più breve della conoscenza. Voi sapete dell’Agni Yoga — sintesi ardente — ma per molti esso non è ancora familiare, e preferirebbero avviarsi verso uno yoga più antico. Fra questi sceglierei il Karma Yoga: creatività, lavoro responsabile, intento di migliorare guidano al Supremo per la via più breve. Il Karma Yoga, però, richiede tempo, mentre l’Agni Yoga è come un fulmine. La folgore è bella, ma è ben arduo sostenerne la tensione.
Il Pensatore ripeteva: “Il più difficile è il più bello”.
768 — Urusvati sa che alcuni tentano di giustificare il poco interesse per il Sovramundano. Per prima cosa la mancanza di tempo, poi le cure della famiglia, il troppo lavoro. “Non ne ho il tempo”, dicono. Per un lampo di pensiero, però, non ci vuole tempo.
Persino l’approccio più imperfetto al Sovramundano è benefico. Se la vista è stanca, basta chiudere gli occhi un momento e subito si prova sollievo; in modo analogo basta un pensiero fulmineo dedicato al Sovramundano per migliorare la salute.
Si è già detto che per realizzarlo bisogna ammetterne l’esistenza. Non può esservi alcun dubbio in tale realizzazione. Attesto che un pensiero dubbioso non avvicina a quel Mondo. Alcuni che leggono e studiano molto ne restano lontani, mentre altri, per conoscenza diretta, salgono a quelle altezze e ne traggono grande aiuto.
In verità, cuore e sentimento ricordano la via più breve. Ciò purtroppo non è compreso da molti, e in sua mancanza è impossibile giungere al Sovramundano e cooperare. Non si tratta di una credenza, ma esattamente di una collaborazione. Non ci sono doveri quotidiani che possano impedire di elevarsi in pensiero all’istante. Quando il cuore vola alto le parole non servono. Non cercate di giustificare la vostra pigrizia ignorante.
Il Pensatore diceva: “Diciamo a chi soffre che salire al Sovramundano è un sollievo”.
769 — Urusvati sa con quale animo accostarsi al Sovramundano. La paura non serve. La mente è incapace di condurre in vetta. Il Sovramundano deve essere amato.
Lo scettico non si stupisca se, invece che a formule scientifiche complesse, Noi ricorriamo al senso universale e umano dell’amore quale guida più sicura. Se il cercatore ama la propria meta perviene al successo migliore. L’amore crea l’attrazione più intensa. Sapete cosa questo significhi. Nel cuore sta un piccolo magnete che attira al maggiore, il Sovramundano.
Sia chiaro che non alludiamo ai brevi isolati lampi d’amore, che subito si spengono e non hanno valore. L’amore deve essere fermo e la devozione ardente e inestinguibile in qualunque tormento della vita; allora si giunge alla Patria del cuore, dove come nella propria amata madrepatria tutto è familiare, amato e bello. Le preoccupazioni terrene non spengono un tale amore, che, al contrario, rafforza lo spirito e consente di sormontare gli ostacoli più gravi.
L’attrazione estrae aiuto attivo dal Sovramundano; quella comunione si trasmuta in una cooperazione. Questa è una regola che dovrebbe essere generale, ma raramente si pensa alla legge cosmica del magnete e della sua base, l’Amore. Eppure anche l’amore più imperfetto ha in sé una particella di bene. L’uomo in tal modo, oltre tutti gli accumuli delle costruzioni mentali, scopre quel sentire naturalissimo di cui vivono tutti i regni di Natura.
Il Pensatore insegnava: “L’Amore è il sentimento più ardente. Mantenete viva la fiamma del vostro amore per il Sovramundano”.
770 — Urusvati sa che alcuni accolgono con terrore le manifestazioni del Sovramundano. L’unica spiegazione di tale atteggiamento è data dalla presenza di vibrazioni disarmoniche. In quelle occasioni un tremito è inevitabile, ma non è un segno di paura.
In futuro si riuscirà, almeno in parte, ad armonizzare le vibrazioni ricorrendo all’elettricità, ma oggi un tale apparato non esiste. Oggi si può aiutare col potere della suggestione, ma è un’intrusione psichica rischiosa. Bisogna praticarla con molta prudenza quando si tratta di poteri sovramundani. Si corre il pericolo mortale di deviare il flusso dell’energia psichica.
Abbiamo già detto che per accostarsi al Sovramundano bisogna amarlo. Ora, ciò che si ama profondamente non incute paura. Chi ne rimane atterrito, perciò, non lo ama. Forse ammette l’esistenza del Sovramundano, forse mentalmente ne accetta la realtà, ma la mente non serve quando ci si trova di fronte. Solo l’amore modifica le vibrazioni e gli consente di accoglierne con gioia le manifestazioni.
Non c’è alcun bisogno di tornare alla superstizione dei secoli scorsi, quando si venerava il cielo per timore della tempesta. Non siate barbari, accettate il Sovramundano in modo scientifico. Accostatevi con amore. Accoglietene i segni in piena coscienza e di buon animo: per questo vi è dato il libero arbitrio.
Il Pensatore consigliava di guardarsi dall’irritazione e dallo scoraggiamento, che impediscono di conoscerlo.
771 — Urusvati sa che sovente si pronunciano parole corrette ma senza saperne il vero significato. Ad esempio: “Quell’uomo è uno squilibrato mentale”. Si chiama allora un medico, che subito comincia ad ucciderlo con i narcotici. Il medico parlerà di disturbi nervosi, senza capire che quel male deriva da un disordine della coscienza, che si potrebbe anche chiamare scompiglio dell’energia psichica.
Uno squilibrato è simile ad uno strumento musicale scordato. In quello stato egli non è in grado di svolgere un lavoro creativo, così come quello strumento non può suonare una melodia. Bisogna prima accordarlo, e lo può fare solo chi sappia di musica.
Il libero arbitrio può rafforzare la coscienza in modo analogo e armonizzare il sistema nervoso. Ricordate che in quello stato non si può accedere al Sovramundano, e si danneggiano le persone prossime perché si spande veleno.
Si può cadere in tale condizione per inezie di nessun conto. Allora si ingombra la coscienza di piccolezze e alla prima difficoltà si cade in tale depressione che i nervi si fanno ottusi, e non si trova il buon senso per uscirne. Oggi le disgrazie sono numerose e bisogna rafforzare la coscienza. In tempi turbolenti si è più prossimi al Sovramundano, ma è indispensabile che la coscienza sia in equilibrio. Il libero arbitrio serve allo scopo. Bisogna imporre a sé stessi di non perdere l’equilibrio, durante l’epidemia di smarrimento che minaccia il genere umano.
Diceva il Pensatore: “Tendete bene le corde del cuore”.
772 — Urusvati sa che questa è un’epoca di penoso progresso per le nazioni. Ciascuna di esse evolve in un certo modo: una con la guerra, un’altra con le calamità naturali, o la fatica, o la conoscenza, o l’eroismo. Ciascuna ha il suo karma, che talora è lieve, ma sovente greve e difficile.
Bisogna affermare che l’evoluzione non può tornare sui suoi passi. Chi riconosce che il suo decorso è immutabile agevola il proprio cammino. Chi capisce la legge del servizio all’umanità prepara la propria ascesa. Chi impara ad amare quel servizio facilita la propria evoluzione.
Allora una grave responsabilità diventa un carico lieve.
Si chiederà: “Perché si dice che questa è l’epoca della Madre del mondo?”. È giusto chiamarla così. La donna sarà di grande aiuto, non solo nell’illuminare, ma anche nel consolidare l’equilibrio. In tempi di confusione questo magnete è turbato, e ci vuole il libero arbitrio per riunire ciò che si è spezzato. Maitreya, il Signore della compassione, cerca aiutanti. Chi si sacrifica per la grande Era avrà un raccolto abbondante.
Il Pensatore diceva: “Imparate a lavorare per tutta l’umanità”.
773 — Urusvati sa che bisogna essere solerti nel riferire le conquiste scientifiche. È tempo di smettere quel malinteso ignorante che divide le scienze in teoriche e applicate: tutte sono vitali.
Lo scienziato di ampie ricerche non può prefigurarsi il reame in cui muovere. Sa bene che le numerose discipline scientifiche sono connesse da un solo principio unificante. Ecco perché bisogna premettere a quegli studi un’analisi filosofica. Sarà allora possibile fondare l’unità del sapere.
Non è giusto ritenere che un campo scientifico qualsiasi abbia minore importanza. Nelle ricerche contemporanee ogni scienza può aprire nuovi orizzonti. L’astronomia, ad esempio, dopo un periodo di aridi calcoli è tornata ad essere lo studio dell’Universo. Ciò accade anche a molte varie branche che trovano la loro vera missione.
Per la stessa ragione non si devono trascurare le esigenze del pubblico, cui si devono dare spiegazioni accessibili, sebbene rigorose. Siano pure pubblicati molti testi sugli argomenti più disparati, ma non a casaccio. Dovrebbe essere cura dei governi programmare l’edizione di molti testi brevi, su ogni tema, di tutti i settori. Essi dovrebbero contenere la descrizione delle scoperte più recenti, ed essere scritti bene, perché ciò attira l’interesse. Si ricordi inoltre che a far da guida dovranno essere la psicologia e la biologia. Il Sovramundano deve essere presentato in bellezza.
Diceva il Pensatore: “Vincerà chi saprà dire in parole semplicissime le cose più elevate”.
774 — Urusvati sa che le vie per il Sovramundano sono molto diverse. Bisogna tenerlo presente, quando si aiutano i giovani in quell’impresa. È necessario proteggerli, soprattutto, dalle visioni ristrette. Fin dai primi anni di scuola è imperativo gettare in loro le basi semplici dell’ampiezza mentale. Essi devono inoltre imparare a esplorare in modo dinamico, giacché nulla è più prezioso dei contatti personali con mentalità diverse.
È bene sapere che il Sovramundano appare senza confronto a quasi tutti coloro che lo scoprono. Essi riconoscono che l’esistenza vi è retta da leggi immutabili ben diverse dalle solite ordinarie, e solo una mentalità flessibile aiuta quei novizi ad adattarsi alle nuove condizioni.
Le scuole dovrebbero familiarizzare gli allievi ai vari livelli dell’esistenza, mostrando loro la via maestra aperta dagli insegnamenti dei Saggi. La ragione e la creatività riveleranno le facoltà di ciascuno. Ogni fanciullo deve prendere coscienza delle sue capacità interiori. A parte le ragioni karmiche, l’uomo ha sovente in sé l’ulcera della disperazione. Cade nella prigione buia che si è costruita. Bisogna soccorrere questi carcerati, indicando la via, che è prossima e gioiosa.
Il Pensatore consigliava innanzi tutto di liberarsi dallo scoramento, vero nemico dell’uomo.
775 — Urusvati sa che in certe antiche comunità servire l’uomo era considerata una lezione elevata e ardua. Senza cambiare la propria attività si doveva dedicarla in essenza non a sé stessi, o alla città, o al paese, ma all’umanità nel suo insieme. Lo scopo di quel lavoro si dilatava e risultava un bene per tutti.
In quei tempi non era facile immaginare la magnitudine del genere umano, e l’espandersi delle trasmissioni mentali. Lo diciamo perché l’uomo oggi si trova in una condizione analoga per quanto riguarda il Sovramundano. Noi consigliamo appunto di non recedere dalle attività consuete, ma di ricordare quel Mondo, che allora cesserà di sembrarvi astratto e scenderà nella vita. Tutto il proprio lavoro terreno può essere dedicato al Sovramundano. La sua grandiosità servirà ad ispirare le migliori qualità in qualunque impresa.
L’alta qualità eleva la coscienza e l’avvicina a quella Sfera, della quale coglierà il significato, ma l’approccio sarà aiutato anche da una indescrivibile sensazione interiore, con un semplice sospiro. Il miglioramento della qualità di un qualunque lavoro costruisce un ponte invisibile verso quella vittoria.
L’intelletto non deve ottundere la creatività, ora canale di vero servizio al genere umano e al Sovramundano. Oggi specialmente, con l’umanità in stato confuso, bisogna sperare che ciascuno sia destinato ad approssimarsi ai Mondi superiori. Qualsiasi lavoro è un vero e proprio sentiero. Sulla via che sale, il successo dipende soltanto dall’alta qualità.
Diceva il Pensatore ai Suoi discepoli: “Migliorate la qualità del lavoro. Servirete il Sovramundano”.
776 — Urusvati sa che bisogna introdurre nella vita quotidiana, e con qualsiasi mezzo, la realizzazione del Sovramundano. Si lamentano gli ostacoli, ma quasi sempre sono lagnanze inconsistenti.
Ad esempio, si parla di gravi scosse subite nella vita, ma si trascura l’ostacolo principale che blocca il successo. Si dimentica che quelle scosse sono come esplosioni, che possono rivelare ricchezze nascoste in profondità. Ma la vita terrena è sopraffatta da piccole liti, oscure, che sono come il fumo che esce da un forno mal chiuso. Se i giorni sono pieni di quei veleni è impossibile elevarsi. Non è il caso dunque di lamentarsi per le esplosioni e le scosse violente, ma di pensare a liberarsi dalle piccole vipere.
Sovente l’uomo dispera, pensa che il suo lavoro sia inutile, e non tiene conto che l’energia che esso genera è un bene cosmico. Non si sa dove essa andrà a manifestarsi, né quando e come darà frutto. Può accadere che egli stesso lo percepisca e lo offra in dono benefico al prossimo. Se il lavoro è di buona essenza, per ricompensa si avrà gioia, non disperazione. È frequente però che l’uomo si privi di gioia solo perché non riesce a realizzarne il valore.
Diceva il Pensatore: “Non temete gli scoppi, ma piuttosto le piccole brighe, nelle quali brulica l’ignoranza”.
777 — Urusvati sa che la criminalità è diffusa e in aumento. Assume varie forme, ma la sua essenza dannosa è sempre la stessa. Ci sono società primitive più morali di quelle che si considerano civili e illuminate.
Sarebbe istruttivo scrivere di questa corruzione, cui non c’è rimedio. È specialmente odioso vedere noti criminali che predicano la moralità e partecipano alle consuete cerimonie religiose. Da tempo si è detto che il rito migliore diventa sacrilego in quelle mani.
La scienza serve a poco se alberga pregiudizi, anche se è proprio la scienza che dovrebbe purificare la coscienza. Moralità e biologia, infatti, sono connesse in modo insospettato. È inconcepibile che l’umanità, pur nelle calamità e nel terrore attuale dell’Armageddon, non riesca a sollevare lo sguardo dalla cenere dei suoi focolari! Non applica correttamente le invenzioni mirabili tanto numerose in quest’epoca. La radio, per dirne una, dovrebbe stimolarlo a pensare alle trasmissioni mentali, ma di fatto serve soprattutto per ingannare.
Dov’è la soluzione? Non resta, ancora una volta, che volgersi al Sovramundano, che deve essere accettato nella sua piena realtà; questo è l’unico modo di ammonire un immorale. Ma quanto si è ancora lontani da ciò! La scienza ha il dovere di soccorrere; deve essere libera; deve penetrare nelle profondità della coscienza. L’uomo civile deve domandarsi perché sovente le società primitive sono le più morali!
Il Pensatore ammoniva a guardare oltre il tetto di casa.
778 — Urusvati sa che il libero arbitrio ha valore solo se davvero libero. È pietoso chi si immagina di esserlo mentre in verità è carico di ogni sorta di impacci. Come chiamarlo libero se è cieco e sordo e striscia nel fango dei pregiudizi?
Si domanderà: “Che vita è, se ad ogni passo si cozza contro gli aspetti più criminosi dell’ignoranza?”. Invero l’umanità si è legata con grosse catene. Per tutta l’esistenza, a partire dalla culla, l’uomo è vittima di contraffazioni, che non hanno nulla di reale. Sovente sono più vere le fiabe che le opinioni comuni. È certo inevitabile incontrare orribili mostri, ma il libero arbitrio elimina la paura e conduce oltre gli ostacoli.
La libertà dello spirito è la porta del Sovramundano, e può trasformare l’intera vita terrena. Chi è libero non si attarda a discutere con gli ignoranti, ma darà loro elemosine, che non verranno nemmeno notate, sebbene questi piccoli atti di generosità li aiutino sulla via del Sovramundano. Tutti la percorrono, e il libero arbitrio è una guida sicura. Ma accertatevi che sia veramente libero.
Il Pensatore ammoniva: “Non riducete la luce del libero arbitrio in una forma di pazzia”.
779 — Urusvati sa che discorrere, tenendo in conto la coscienza dell’uditore, è un’arte difficile. Si valuta l’interlocutore non per intuizione, non per conoscenza, ma con un atteggiamento cordiale.
Ad Apollonio da Tiana si rimproverò di insegnare in modo polemico, ma le accuse erano false. Quel Maestro non si oppose mai ai fondamenti, ma coordinava i contenuti dei suoi discorsi alla coscienza dell’allievo, per farsi capire meglio. Preferiva conversare in privato, sì da trovare più facilmente le parole più semplici. Diceva che un discorso rivolto a molte persone non può essere convincente, perché coscienze in contrasto si distruggono a vicenda.
Altri filosofi dell’antica Grecia adottarono il suo metodo. Platone preferiva passeggiare con un solo allievo alla volta, e quelle conversazioni erano particolarmente significative. Era molto cauto nel parlare del Sovramundano. Sapeva che le notizie non adatte alla coscienza dello studente potevano nuocergli, anche in modo irreparabile.
Ne provava la coscienza a fondo, nelle maniere più inattese. Essa è individuale, e ci vuole un cuore amorevole per sentire ciò che è stato assimilato nelle sue profondità.
Oggi è specialmente necessario essere cauti nel parlare del Sovramundano. Le coscienze sono tanto turbate che possono nascere interpretazioni maligne.
“Come lo scultore si concentra sulla pietra preziosa, chi scolpisce le coscienze deve curare assai il tesoro della loro ascesa”. Così disse il Pensatore.
780 — Urusvati sa che gli influssi del Sovramundano non sono comprensibili con la logica terrena. Ciò è evidente, ma persino seri studiosi tentano di spiegare quelle comunioni secondo leggi fisiche; i risultati sono assurdi, e le ricerche infruttuose.
Gli influssi dal Sovramundano si possono dividere in tre categorie principali: la prima riguarda l’individuo; la seconda i gruppi; la terza i “tocchi” destinati all’umanità intera. Questi ultimi erano chiamati il respiro dell’Altissimo. Un filosofo, volendoli nominare, li chiamò ossigeno psichico. L’uomo non può vivere senza ossigeno, e non può fare a meno dei respiri del Sovramundano.
È errato credere che la comunione con quel Mondo si raggiunga solo tramite individui specialmente sensibili. Certamente i contatti stabiliti in questo modo sono i più ovvi, ma in verità ciascuno è continuamente sottoposto ai tocchi degli abitanti sovramundani.
È ora di riconoscere che i Mondi sono indivisibili. Ciò compreso, la vita diventa più ricca e più bella. Occorre ricordare, tuttavia, che le leggi del Mondo sottile sono sottili. Si capisce perciò che i contatti con il Sovramundano non sono accidentali; e neppure insignificanti, come sembrerebbe dal punto di vista terreno.
Sia chiaro inoltre che i tocchi sovramundani possono essere percepiti frequentemente, ma soltanto da chi è di elevata moralità.
Il Pensatore sottolineava che i contatti fra i mondi sono continui.
781 — Urusvati sa che l’influsso benefico del Sovramundano è cosa ben diversa dalla possessione malefica. Esso offre all’individuo possibilità maggiori, e non riduce schiavo il libero arbitrio. È sempre sollecito e attento alla salute dell’organismo fisico, mentre l’ossessione finisce sempre per essere perniciosa e distruttiva, sia per il fisico, sia per il corpo sottile.
Si pensa di solito che solo gli organismi deboli siano preda dell’ossessione, ma la causa principale è l’amoralità. Si può affermare senza tema di sbagliare che questa è la porta principale, che è come un invito, sia evidente, sia segreto, sia soltanto in germe.
Comunemente si ritiene che sia possibile curarla mediante forti suggestioni psichiche, ma è altrettanto necessario migliorare le qualità morali. La suggestione può espellere l’ossessore per qualche tempo, ma se la moralità migliora l’ingresso gli è precluso. La moralità biologica è la base robusta per riuscire a migliorare sé stessi. Di qualunque cosa si parli, si torna sempre alla biologia.
Le conquiste scientifiche possono elevare l’umanità, a patto che la coscienza non sia incatenata ad alcun pregiudizio. Per studiare le leggi della natura l’umanità deve essere libera. Che gli scienziati portino veramente luce.
Il Pensatore diceva che lo scienziato è Luce.
782 — Urusvati sa che è difficile per l’uomo accettare il concetto di Armageddon nel Mondo Sovramundano. Anche chi sa qualcosa di quella vita stenta a riconoscere che vi siano conflitti.
È semplicemente logico che le battaglie sovramundane siano inevitabili. Coloro che hanno lasciato la Terra prima del loro tempo, di mentalità simile, si raccolgono in un ambito e sono costretti a seguitare le attività terrene. La loro crudeltà, seppure più sottile, non svanisce. Ciò conduce a guerre celesti, con gravi ripercussioni in Terra e nel Sovramundano.
Non è facile impedire questi conflitti. La malizia trascina i combattenti sui livelli inferiori, e sapete che se è facile discendervi, non altrettanto lo è risalire. Perfino spiriti elevati ne patiscono le conseguenze, se, per compassione, scendono in quelle zone. Ricordate dunque che affondare è facile, arduo risollevarsi. Gli strati inferiori soffocano quelli che vi si calano da reami di vibrazioni più elevate.
Chi ha in sé qualche malizia ricordi che sulla via superiore essa agisce come veleno, e che non è facile purificare un cuore che l’alberghi. Perciò, sulla Terra, ognuno dovrebbe pensare alla vita futura.
Il Pensatore consigliava di vivere in modo da non appesantire il Sovramundano.
783 — Urusvati sa che l’uomo si eleva quando si associa alla Bellezza, l’ammira, l’ascolta, e la pensa. È un’antica verità, oggi ancora non abbastanza compresa. Purtroppo, proprio ora si è lontani da tale idea, più che in molti secoli passati.
Manifestare il Bello nei vari reami è per lo più considerato dai “saggi” della Terra non soltanto inutile ma persino intempestivo, mentre essi preparano la ricostruzione del mondo. C’è da domandare come potranno riuscire a produrre un Mondo nuovo, senza pensiero di Bellezza.
In tutto il filosofeggiare sulla ricostruzione del mondo, non si lascia spazio alla Bellezza. Ma che lavoro sarà mai, se privo di Bellezza? Quale conoscenza può farne a meno? Quale giustizia ne verrà, senza begli ideali? Nonostante tutto il parlare che si fa per definire la Bellezza e la sua essenza, nessuno capisce che ogni suo granello fa dell’uomo un collaboratore delle Forze superiori.
Come lanciarsi verso il Sovramundano senza belle ali? Quale autentico creatore può fare a meno di compiere splendidi voli? Senza assimilare la Bellezza, sappiatelo, non si evolve.
Il Pensatore diceva: “Vivete sognando sempre la Bellezza, e avrete gioia e amore”.
784 — Urusvati sa quanto è preziosa la devozione al Maestro. È una semplice verità, ma quanta incomprensione la circonda! Alcuni ne parlano, ma per loro natura non la capiscono. Altri affermano che essa limita il libero arbitrio, altri poi negano persino la necessità di un Maestro.
Molti danno esempio di come si nuoce a sé stessi turbando l’armonia con i Superiori. Pochi soltanto comprendono quale benedizione è quel legame, unico per comunicare agevolmente con il Sovramundano. Non potete immaginare quanto ne patiscono le possibilità terrene. Se non si afferma una via superiore, esse vanno perdute.
Il Maestro non può realizzare il proprio intento se l’uomo Gli si oppone. Non si ripara facilmente quel tessuto lacerato. Talora ciò richiede più tempo che farne uno nuovo.
Sovente si biasima il Maestro perché non si capisce la ragione delle Sue mosse. Si suppone che le proprie decisioni siano più adatte, ma si ignorano molte cose che riguardano la vita terrena. Pochi sanno apprezzare il valore della maestria. La devozione li aiuta a farsi degni del Maestro.
Il Pensatore esortava ad imparare a essere degni del Maestro.
785 — Urusvati sa il gran valore della vigilanza costante. Ne abbiamo detto più volte, ma le si presta scarsa attenzione. Per qualcuno, è una catena, per altri, un’ala.
Lo stolto pensa di stare in guardia al momento del pericolo. Ma come si accorgerà del pericolo, se in spirito non è vigile? Molte qualità dormono nella coscienza, che bisogna estrarre dalle profondità di quel tesoro.
Certi folli, senza vergogna, negheranno la necessità di vigilare. Credono che non tocchi all’uomo stare in guardia e affaticarsi in un’intensa concentrazione. Altri poi non sanno neppure cosa sia la vigilanza. Per queste ragioni dobbiamo dire e ripetere che è necessario sorvegliare attentamente, concentrarsi e vigilare.
Nei Nostri vari testi abbiamo già trattato di queste qualità, ma le complessità dell’Armageddon Ci costringono a indicare ancora una volta le misure di autodifesa indispensabili all’umanità. L’uomo spera di raggiungere la comunione con il Sovramundano, ma per questo deve essere vigile. Chi è spiritualmente cieco non vede la bellezza del Mondo superiore, e deve coltivare l’acutezza di visione, che non si acquisisce d’un tratto. La vigilanza si sviluppa dal desiderio di salvaguardare tutto ciò che è bello ed elevato. Ciò comporta una vigilanza continua, che conduce alla Bellezza.
Il Pensatore ammoniva: “Ricordate, siate sempre pronti”.
786 — Urusvati sa che le persone impreparate si lamentano, a torto, che i fenomeni supermundani giungono inattesi. Si dice: “Abbiamo atteso con tutte le nostre capacità, e non è successo alcunché. Proprio allora, quando eravamo sfiniti, è accaduto il fenomeno”. A questi ricercatori inesperti bisognerebbe rispondere che la loro attesa di manifestazioni sottili è basata su desideri terreni. Essi non si rendono conto che terreno e sovramundano non hanno la stessa dimensione.
Bisogna coltivare in sé un’acuta sensibilità sensoriale, fino a udire i fenomeni sovramundani nel bel mezzo del frastuono terreno. Si tratta di imparare a vedere la Luce sovramundana a occhi chiusi; questo è il modo di accostarsi alle manifestazioni di quel Mondo superiore. Allora non direte più che sono inattese, perché le sentirete giungere nel cuore.
Di sicuro non vi accadrà sovente di anticipare con precisione la natura di un evento, ma in ogni caso ne saprete l’arrivo. Ne sentirete, infatti, le vibrazioni ben in anticipo. Gli inesperti potranno intendere queste sensazioni come sintomi di qualche malattia, poiché le loro vibrazioni sono insolite. Un osservatore sensibile saprà invece adattarsi rapidamente all’avvicinarsi di vibrazioni sovramundane e rispondervi. Così si sviluppa la vera cooperazione.
Ricordate che ciascuno è sempre attorniato da influssi sovramundani, che di norma non riesce a percepire. Bisogna perciò praticare fin dai primi anni la comunione con il Sovramundano, con gioia, come un bel lavoro.
Il Pensatore insegnava: “Vigilate, sì da cogliere i segni sovramundani in qualsiasi momento”.
787 — Urusvati sa che bisogna distinguere fra le qualità umane innate, ossia acquisite in vite precedenti, da quelle sviluppate nell’attuale.
Vediamone alcune. Per prima, l’innata capacità di provare gratitudine. Non si ottiene facilmente e richiede molte prove, sia terrene, sia sovramundane. Quando si trova qualcuno che la possiede, si può essere certi che in lui coesistono molti altri tratti positivi. Egli è grato non solo per il bene a lui fatto, ma anche per la promozione del Bene comune.
È essenziale che tale virtù sbocci nella coscienza senza forzature esterne. Una cosa è un bambino che ringrazia perché gli anziani gli insegnano, altra se la stella luminosa della gratitudine comincia a splendere nella sua coscienza. Questo è un bene non solo per chi ne è oggetto, ma anche per chi la dimostra.
Distinguete bene le qualità che fungono da ponte per il Sovramundano. L’ardente gratitudine per il bene, per ciò che è piccolo, per ciò che è grande, non si estingue, è parte del tessuto delle ali spirituali.
Il Pensatore ebbe a dire: “C’è da rallegrarsi alla vista della gratitudine”.
788 — Urusvati conosce il valore dell’ampiezza mentale e della tolleranza, qualità innate. Sono da accentuare in modo speciale, perché di norma nessuno ci pensa. Si lamenta l’intolleranza, intesa persino come segno di barbarie, eppure non si pensa a coltivare la tolleranza.
Non si è inclini a studiare le basi su cui crescono tolleranza e apertura mentale, che sono affini alla compassione. Esse insegnano a guardare attentamente nella coscienza del prossimo per vedere le cause dei suoi errori.
Bisogna educare e destare le virtù morali, ma ciò è impossibile se non si guarda al singolo individuo. Tutti sbagliano, ciascuno a suo modo, e le ragioni sono forse sepolte in profondità. Non si giudica una folla solo dal suo urlare e protestare. Ognuno ha le proprie pene e dev’essere trattato individualmente.
L’ampiezza mentale e la tolleranza sono da ricordare, poiché sono ponti necessari per il Sovramundano, il cui intervento è necessario in ogni atto dell’uomo. La moralità di cui parliamo non è astratta: costruisce veramente la vita. La realtà del Sovramundano deve penetrare in tutte le azioni. Questo è l’unico modo per collaborare con quel Mondo e prepararsi a vivere davvero.
Disse un giorno il Pensatore: “Imparate a essere tolleranti: vi insegnerà la pazienza”.
789 — Urusvati sa che l’ispirazione, grande innata facoltà, deve essere protetta. Già se ne è parlato, ma è un legame con il Sovramundano, e merita speciale attenzione. Quel termine, “ispirazione”, indica una guida esterna. Non è certo un rapporto che si forma all’istante; ci vogliono molte prove per molte vite.
Si circoscrive questa qualità nei campi della scienza e dell’arte, ma senza ragione alcuna. L’uomo è capace di creare in qualsiasi campo. L’elevata qualità di qualunque genere di lavoro è di per sé frutto d’ispirazione. Un’opera perfetta deve essere salutata come autentica creazione.
Proprio oggi, in tempo di massificazione, è appropriato menzionare tale stretto legame con le energie superiori. La seria dedizione a migliorare sé stessi porta a comprendere la natura dell’ispirazione. Pensare alle energie superiori non è ipocrisia. Per chi sa della saturazione dello spazio e dell’Infinito, l’ispirazione è un concetto scientifico.
Si narra di un maestro che, terminata un’opera, restava a occhi chiusi in perfetto silenzio. Gli allievi, alla fine, gli domandarono se allora riposava o se progettava un’opera nuova. Rispose: “Né l’una né l’altra cosa. Durante quel silenzio non penso. Non è però un vuotare la mente, ma piuttosto andare oltre il pensiero. Cerco una diversa visione, per vedere il mio lavoro in modo nuovo”.
Bisogna imparare anche a rinnovarsi, per valutare più profondamente la qualità del proprio lavoro. Che un’ala fremente dello spazio vi tocchi, recando nuova visione e altre conquiste.
Il Pensatore ordinava: “Chi è rinnovato dallo spazio resta giovane”.
790 — Urusvati conosce l’essenza della felicità umana. Quando il lavoro e la vita sono in armonia con il flusso evolutivo, l’uomo non ha bisogno di rifiutare alcunché. È saldo sul sentiero, migliora sé stesso e trova nuova forza per sconfiggere il caos.
Si dirà: “Se gli ostacoli sono una benedizione, perché un uomo felice dovrebbe evitare le difficoltà?”. Bisogna ricordare che chi marcia in armonia con l’evoluzione va incontro a molti ostacoli, ma con atteggiamento diverso. Non si dispera, ma sormonta con gioia le ondate del caos. La via della felicità non è facile, anzi può essere più ardua del ristagno.
Chi collabora all’evoluzione non perde mai le forze, perché l’energia universale lo benedice ringiovanendolo. Gli antichi dicevano che appare come unto del Signore, poiché il Sovramundano riversa davvero energia per aiutare la sua evoluzione.
Ogni sette anni bisognerebbe esaminare la propria attività, comparandola con gli eventi mondiali. C’è da essere lieti se la via seguita appare vera e diritta. Un tale viandante, però, trascina dietro di sé un lungo codazzo di invidiosi. Gli astuti e i bigotti non perdonano il successo ma, quale collaboratore dell’evoluzione, egli sa che gli intrighi approntati dagli ignoranti sono inevitabili. Sa che l’ignoranza non può marciare sulla pista dell’evoluzione. Eppure essa sente che il suo procedere è tortuoso e improprio.
Il Pensatore esortava ad imparare a esaminare e valutare il proprio cammino.
791 — Urusvati sa che il fanatismo è uno stato psichico molto pericoloso. Un fanatico non è più flessibile. Non può dunque migliorare, o ottenere successo. È come morto. Il fanatismo è contagioso, poiché i deboli temono qualsiasi miglioria; la loro oscura esistenza basa sul dogma.
Purtroppo, esso tende a formarsi attorno a qualsiasi insegnamento e non permette di approfondirne le fondazioni. Inutile enumerare i grandi Insegnamenti che ne hanno sofferto la barbarie. La storia ricorda molti di questi esempi tenebrosi.
Come combatterlo? Sia chiaro che qualsiasi disputa con un fanatico non fa che renderlo più cocciuto, perché crede di essere il solo custode del vero insegnamento. Egli reagisce con rabbia a tali sfide. Non può che ostinarsi sempre più, e proclama che la sua dottrina è immutabile. Non riconosce che l’apprendere è proprio della vita, che nell’Eternità non esiste ristagno, che tutto muove verso la perfezione.
Non si discute con un cadavere. Bisogna lasciare che la putrefazione lo trasformi in una nuova esistenza. Non discutete dunque con costoro, lasciateli nella loro putredine, andate rapidi verso la conoscenza vincitrice.
L’aumento del numero dei fanatici può essere arrestato solo da una manifestazione di portata cosmica. Che quell’evento si produca in Terra o nel Sovramundano poco importa, ma in ogni caso il fanatismo non si addice a quest’ultimo.
Diceva il Pensatore: “O fanatici, come farete a entrare nel Sovramundano?”.
792 — Urusvati sa che il verme della scontentezza è nocivo: fa appassire, secca, fa svanire, è mortale. Ecco gli stolti che dicono: “Ma come si può condannare la scontentezza, se viene prescritta l’irrequietezza?”. Essi non sanno distinguere fra lo scontento e la sete di perfezione, dalla quale nasce la gioia, mentre quello genera sofferenza.
Molti periscono negli abissi della scontentezza. Si rovinano la via, sia terrena, sia sovramundana. Si deve gioire del fatto di essere umani. Ciò insegna che in qualunque condizione si partecipa al grande Moto. Basta pensare attivamente per avanzare sulla via. L’abnegazione esclude lo scontento. Ogni sforzo di portare luce verso la perfezione è già una vittoria.
Bisogna riconoscere che la via del Sovramundano non implica scontentezza. Quando il viandante impara ad amare quei begli orizzonti, le spine diventano rose. Tendere al Sovramundano non è proibito a chi sente quanto è bello per coloro che hanno saputo cercarlo. Che la grande gioia accompagni chi ha scoperto la via del progresso.
Il Pensatore diceva che la gioia è prescritta per il buon cercatore, ma che bisogna saper amare la ricerca.
793 — Urusvati sa che alcuni, senza pensare, lamentano che nell’Insegnamento si trovano troppe ripetizioni. Sono lagnanze senza valore, e dimostrano solo la leggerezza mentale di quei lettori, che non si danno la pena di raffrontare le apparenti ripetizioni. Se lo facessero con cura capirebbero che non sono tali, ma sviluppi di un’idea. È vero che per qualcuno le ripetizioni sono necessarie, ma in tali casi le istruzioni devono essere più profonde, e non semplici parole ripetute.
Noi non temiamo le repliche, poiché la spirale dell’ascesa deve tornare sulle affermazioni precedenti. Invero per via di quelle volute, il pensiero si esprime in modo nuovo e più ampio. Un critico ostinato trova sempre da ridire, ma ciò non ha importanza, è una semplice illusione personale, mentre l’Insegnamento si rivolge a tutta l’umanità.
È bene ripetere sovente del Sovramundano, le cui porte di ingresso sono celate alla maggioranza. Bisogna ricordare a tutti che senza quel Mondo il futuro è a un punto morto. Chi non riesce a pensare con chiarezza può procedere solo se istruito con costanza.
Il Pensatore affermava che non si deve temere di parlare troppo delle vie sovramundane.
794 — Urusvati sa che la divisibilità illimitata non contraddice quel potere che trae all’Unità fondamentale. La scienza l’afferma, ma si osserva molto chiaramente nel reame dell’energia psichica.
La divisibilità non è da temere. Molto sovente è proprio ciò che facilita il manifestarsi dell’Unità. Non si ammette che gli oscuri, senza volerlo, la assecondano, ma l’urto delle forze può sprigionare una scarica potente. Non importa se il martello che la provoca è chiaro o scuro: quanto più forte è il colpo, tanto più potente e risanatrice è la scarica.
La divisibilità cresce specialmente nei giorni dell’Armageddon. Cresce però anche l’Unione. Il mondo tende alla cooperazione unitaria. Riconosce che una nuova comprensione comune si approssima inesorabile. Il nuovo Mondo spazza via le radici marce. Ogni Insegnamento, perciò, ne ascolta i passi. Che la vigilanza si manifesti ovunque, e si comprenderà ciò che va crescendo fra battaglie e dolori.
Diceva il Pensatore: “Imparate a vedere il velo della grande Unione”.
795 — Urusvati sa che la causa principale della discordia sta nell’individualità delle coscienze. Non ci sono due granelli di sabbia identici, né due coscienze uguali. Una tale ricchezza di natura avrebbe potuto accelerare l’evoluzione, ma ne è nato un gran male, e ricordate che esso è dannoso non soltanto nel mondo fisico, ma anche nel Sovramundano.
Chiunque può aiutare a ridurre il male. Basta pensare con fermezza all’individualismo delle coscienze, e non voler costringere l’altrui. Si può diffondere amicizia e collaborazione, ma solo se si tollera la diversità di coscienza. Da questa comprensione nasce la compassione. Il saggio prova compassione per il prossimo, senza per questo essere indulgente.
La discordia può essere ridotta in molte maniere. Non si deve scambiare per discordia uno scambio corretto di opinioni. Chi semina con gentilezza raccoglie una messe più abbondante. Noi ci occupiamo della vita terrena, ma anche più della sovramundana. Si deve alfine riconoscere che ciascuno viaggia verso quel Mondo aprendosi la via più adatta.
Il Pensatore ammoniva: “Aiuta l’amico a volgersi al Sovramundano in modo più bello e migliore”.
796 — Urusvati sa che la coscienza dilatata armonizza tutte le coscienze circostanti, e influisce persino sull’atmosfera. Si forma in tal modo un magnete che attrae e trasforma l’ambiente. Ciò è importante non solo per la Terra, ma anche per il Sovramundano. Certamente non è facile dilatare la coscienza. Inoltre, molti confondono questo processo con l’apprendimento meccanico. Essi negano che l’energia psichica eserciti un influsso; la scienza materiale è, secondo loro, tutto ciò che serve all’uomo. Non capiscono che la scienza, senza energia psichica, è priva di vita. Il complicato processo che dilata la coscienza non può certo avviarsi se si chiudono le porte al sapere superiore.
Bisogna dichiarare a sé stessi: “Voglio ampliare la coscienza!”. Solo una volontà libera crea un potente magnete. “Voglio e posso”. Questa è la prima mossa per trasformare il mondo. Una tale volontà energica deve però essere temperata dalla pazienza, poiché molti processi durano a lungo. Solo chi è dedicato a servire l’umanità è capace di assumere un simile compito.
Il Pensatore consigliava di imparare a vivere come cittadini del Sovramundano.
797 — Urusvati sa della continuità della vita. Si obietterà che è inutile ripeterlo, poiché è un fatto risaputo. Eppure la maggioranza l’ha dimenticato e rifiutato. Si crede, assurdamente, che lasciare la Terra ponga fine all’esistenza. Altri credono che il sonno interrompa la coscienza. E quasi nessuno riesce neppure a immaginare il fiume della vita. Ecco perché è essenziale ricordare che la vita continua. Si può sostenere che essa varia di natura, ma il suo filo non si spezza.
Non ha senso parlare di legge morale, se non si accetta la continuità del principio di causa ed effetto. Non è possibile perfezionare sé stessi se non si capisce che si è responsabili per l’uso del libero arbitrio. Oggi in modo speciale, mentre infuria l’Armageddon, bisogna dare aiuto non solo nel mondo terreno, ma anche nel Sovramundano.
La vita superiore è considerata con molta leggerezza. Si è convinti che la terrena sia la più importante, trascurando che è solo un breve passo di un viaggio continuo. Seppure in modo primitivo, bisogna domandare a sé stessi a che vale questa vita se non esiste null’altro. Gli uomini nondimeno parlano di moto perpetuo, senza con ciò pensare alla continuità della loro esistenza. Bisogna ripeterlo, è urgente ripeterlo, altrimenti il nuovo Mondo sarà come il vecchio, decrepito e logoro.
Il Pensatore ammoniva i costruttori del nuovo a non ricadere nei vecchi pensieri.
798 — Urusvati sa quale profondo significato ebbero gli antichi voti di silenzio. In tal modo si mirava a ottenere una rigorosa concentrazione mentale, preliminare dello stato sovramundano. Si deve convenire che qualunque tentativo di approfondire il pensiero è sempre utile, senza però dimenticare che lo sviluppo della coscienza non tollera forzature.
Si può educare la mente senza forzare. Inoltre, l’uomo ha la parola: perché impedirsi di comunicare con l’ambiente? Oggi è possibile comunicare mentalmente, ossia senza parlare, in misura molto limitata. È vero che si può rinunciare a una mano per migliorare le prestazioni dell’altra, ma è logica una tale forzata limitazione? Pensare bene è possibile se si usano gli organi in modo equilibrato. L’uomo deve tendere alla Bellezza con tutte le sue risorse.
Chi in antico si votò al silenzio è degno di rispetto. Lo fece per perfezionarsi, ma l’evoluzione pretende un uso molto ampio delle risorse umane. Oggi si deve vivere al meglio delle proprie facoltà, continuamente impegnati nell’apprendere. Imparare con intelligenza e coraggio conferisce vera gioia al lavoro.
L’umanità ha pieno diritto alla conoscenza. La libertà di apprendimento fa partecipi dell’evoluzione e chiunque si oppone è suo nemico. Bisogna capire che la conoscenza è un tesoro indispensabile per il Sovramundano. È come una luce inestinguibile che conduce il pellegrino su quelle vie.
Il Pensatore esortava a fare di ogni conquista terrena una porta di accesso al Sovramundano.
799 — Urusvati sa che sormontare un ostacolo è un successo. Quanto più puro il movente, tanto più elevata è la conquista, ecco una breve affermazione di principio valida per il mondo terreno come per il Sovramundano. Gli uomini purtroppo sono restii ad accettare l’idea che la vita è una battaglia. Temono di pensare a una lotta senza fine. Non capiscono che tutti i mondi sono messi alla prova. Se leggono parole come queste si spaventano.
Ogni mattina si pensa con timore al futuro, invece di rallegrarsene, e si mantiene lo stesso atteggiamento anche nel Sovramundano; ciò impedisce di migliorarsi. Anche colà l’uomo deve proseguire a lottare con coraggio, poiché altrimenti non troverà la via dei Superiori.
Chi cerca di migliorarsi incontra molti ostacoli, e superarli lo perfeziona veramente. Le forze si rinnovano solo in battaglia. L’energia psichica si intensifica anche essa su questa via luminosa. È errato credere che quel tesoro sia inalienabile, poiché aumenta e diminuisce in continuazione. Bisogna essere coraggiosi per evitare la tristezza della discesa. Questo consiglio è da ricordare, specie quando cresce la furia dell’Armageddon.
Diceva il Pensatore: “Vincete e salite!”.
800 — Urusvati sa che l’indifferenza è come acqua stagnante, incapace di riflettere le stelle ed evitata con cura dai viandanti. Molti paragoni come questo sono possibili. Essa è mortifera, sia nella vita terrena sia nella sovramundana. In essa non è possibile alcun miglioramento e si sprofonda inesorabilmente nell’ignoranza.
Non confondete l’indifferenza con la calma. Questa è un’alba luminosa, quella è oscurità senza barlumi. La calma è il sorriso della gioia, l’indifferenza, una smorfia. Molti tentano di nascondere la propria ignoranza sotto quella maschera, ma è un’astuzia pericolosa, più infettiva della malattia più letale.
Per lo spirito illuminato, la morte non esiste, ma l’indifferenza è una maschera mortale e nel Sovramundano può gettare in un sonno profondo. Allora il cuore non si apre ai voli luminosi e nulla lo sveglia da quel sonno di piombo. Il karma fluisce pigramente e chi ha perso la via è atteso da torturanti sofferenze.
L’uomo deve liberarsi dall’indifferenza e realizzare la sua vera meta. Il viandante avanzi vigile e attivo nell’Infinito.
Il Pensatore diceva che neppure le bestie sono indifferenti.
801 — Urusvati sa che fin dai tempi più antichi tutti i grandi Maestri hanno insegnato che il facile criticismo è un male. Nondimeno la maggioranza umana è ancora esposta a quel flagello. Incapaci di distinguere fra una valutazione giusta e ben fondata e un pettegolezzo critico, non si rendono conto di causare al prossimo e a sé stessi un danno irreparabile.
Talora asseriscono, d’accordo, che la calunnia è un atto criminale, e non si accorgono di fare altrettanto, né del male cosmico che causano. Parlo non solo di male fisico, ma del sovramundano. Figuratevi come agisce colà quella vipera, se avvelena anche un solo individuo. In quel Mondo tutti vivono di pensiero e sono specialmente sensibili alle scosse mentali. Chi semina calunnie in Terra, colpisce un numero limitato di persone, ma nel Sovramundano sono moltitudini.
Le calunnie, una volta impiantate, non si sradicano facilmente. Purtroppo quel veleno dura a lungo e lascia tracce indelebili nel Cosmo. Pensate dunque alle responsabilità che vi assumete giudicando. Un vero insegnamento deve avvertire di quel male inestirpabile.
Il Pensatore esortava a non insudiciare la via con critiche scriteriate.
802 — Urusvati sa che qualcuno obietterà: “Perché menzionare in un nuovo insegnamento questo vecchio male incurabile dell’umanità? Molto si è già detto a proposito della calunnia, eppure quel vizio non diminuisce, anzi si diffonde sempre più. L’umanità non può vacillare per delle semplici parole”. Rispondete così: “Quando si prepara la partenza di qualcuno è necessario considerarne bene il bagaglio. Bisogna ricordargli di prendere anche oggetti consueti, se gli potranno servire in viaggio. Il pericolo della calunnia deve essere indicato con enfasi”.
Vediamo perché. In Terra la calunnia è un vizio noto, ma il danno che provoca nel Sovramundano è molto maggiore. Non se ne tiene conto. Si crede, con leggerezza, che in Terra quella sfera non agisce. Un ricercatore accorto però scorge i numerosi segni della vita sottile, sparsi ovunque nell’esistenza quotidiana. Molti ignoranti, inoltre, rifiutano di riconoscere che la vita sovramundana è tutta mentale. Come sopravvive un calunniatore se i suoi pensieri sono conosciuti? Le sue emanazioni ne annunciano la natura maldicente a grande distanza. Noi non curiamo solo la vita terrena, ma anche la sovramundana.
Il Pensatore insegnava ad evitare un carico inadatto per un lungo viaggio.
803 — Urusvati sa che i Pensatori dell’antichità consideravano la loro vita terrena come un duello con il caos. Il guerriero, solitario e coraggioso, indossa la pesante armatura e va in cerca di quel drago. Sa che esso lo attende su tutte le vie, con aspetto sempre diverso. Per riconoscerlo, deve ricorrere a tutte le sue risorse. E accade talora che il guerriero, inattivo, vaghi senza meta, incapace di compiere quel gesto di coraggio.
Si domanderà perché ha dovuto lasciare la Fortezza del Sovramundano. Non poteva colpire il nemico da quelle mura, non aveva forse lancia e arco? Non si annidano i draghi vicino a quel Forte? In verità il guerriero va in caccia dei mostri più nascosti, sui passi montani più lontani. Quanto più ardua è l’impresa, tanto più egli sarà luminoso e vittorioso al ritorno nella Fortezza.
Si ricordi che la vera Fortezza non è fisica, e che tutte le imprese terrene si devono compiere pensando al ritorno a quella sovramundana. E si rammenti che la qualità deve essere elevata, poiché ciò benedice l’impresa. Operatori diversi possono incontrarsi e riconoscersi proprio per la bella qualità delle loro gesta.
Il Pensatore diceva: “Imparate a pensare all’alta qualità dell’Essere”.
804 — Urusvati sa che nel Sovramundano il pensiero sostituisce la parola: comunica, crea e sospinge. Molti credono che non sia per nulla necessario pensare al Sovramundano, e che la vita terrena è l’unica cosa che conti. Questo è un grave errore.
Non si deve pensare solo alla vita terrena, così come non solo al Sovramundano. In ogni cosa bisogna essere in commensura con il fine; solo così si impara a creare in Terra e si trova modo di tendere al Mondo superiore. Si vive per il futuro, che è solo nel Mondo Sovramundano. Le vite terrene sono poca cosa a confronto con le superiori.
Figuratevi un uomo che entra nel Sovramundano e sa comunicare solo con la parola: è in una condizione deplorevole. Non gli sarà facile apprendere a trasmettere il pensiero. Dapprima, come muto, ripeterà parole a sé stesso, in silenzio. Finché quelle, però, non saranno accompagnate da pensieri chiari, non riuscirà a comunicare. Imparerà solo per gradi a esprimere pensieri senza parole, e quindi a ricevere messaggi da altri e dal suo istruttore col pensiero.
Perché attendere di essere nel Sovramundano per imparare l’arte del pensiero, se è possibile prepararsi in anticipo durante la vita terrena? Chiunque, in qualsiasi condizione, può esercitarsi nel discorso mentale, e forse avrà persino risposta.
Il Pensatore diceva: “Ricordate che le parole sono pensieri”.
805 — Urusvati conosce quell’illuminazione istantanea che si manifesta come massima ispirazione e potenza mentale. Ricordate che questo stato psichico è molto raro, poiché vi devono concorrere molte condizioni terrene e sovramundane. Si può cercarlo con ardore, ma non forzarlo.
Quando le condizioni sovramundane e terrene concordano, il mirabile “Loto” dell’illuminazione fiorisce all’istante. Non si può prevederlo. Sovente si accende improvviso tanto da sembrare fuori posto, almeno per l’intendimento umano. L’illuminazione è un ospite raro, ma non è vietato attenderlo.
Si comincia con brevi concentrazioni psichiche. Sono sforzi non inutili, e se condotti in modo instancabile consentono molte scoperte. Gli stolti lamentano sovente che tutti i loro sforzi sono vani, ma su quale scala si misurano le acquisizioni psichiche? È più facile osservare a occhio nudo la crescita dell’erba che la psichica.
Ricordate ai principianti che i loro sforzi di concentrazione non sono vani. Essi preparano al Sovramundano, dove le illuminazioni sono frequenti se si è abituati a pensarci. Così chiunque, in qualsiasi condizione, può aprirsi la via, con diligenza, oltre le pietre miliari del futuro.
Diceva il Pensatore: “Non sbirciate a forza nei petali del ‘Loto’, che si apre e fiorisce al tempo giusto”.
806 — Urusvati sa cos’è l’equilibrio igneo. Si è parlato molto della commensura e dell’equilibrio, ma questi concetti sono poco utilizzati perché non se ne sono capite le basi. Anche esperti studiosi confondono l’equilibrio con l’indifferenza. Tutti sanno che la natura dell’Essere è Fuoco, ma come applicarlo alla vita terrena? In verità l’equilibrio del fuoco si ottiene vivendo consapevolmente sia nella vita terrena, sia nella sovramundana.
Non si creda però che per raggiungere l’equilibrio basti immergersi nel Sovramundano. Bisogna, al contrario, impegnarsi con tutte le forze nell’esistenza terrena, convinti che ciò è necessario per conquistare il Sovramundano. Sembra facile, ma riuscire nell’impresa è raro. Per lo più si tende a vivere nell’astrazione o a perdersi nella vita giornaliera.
Vivere in equilibrio non è facile. Bisogna coltivarlo fin dai primi anni, perciò occorre divulgare testi sul tema del Sovramundano, raccogliendo dati dalla letteratura di fedi diverse. A ciò bisogna aggiungere osservazioni sulla vita contemporanea, unico modo per correlarla alle antiche leggende. È errore comune, tipico dell’ignorante, affermare che la vita giornaliera non conosce manifestazioni psichiche. Sono invece fenomeni frequenti, che egli non nota, e si può dimostrarlo. Dire “equilibrio” significa abbracciare il tutto.
Il Pensatore diceva: “Abbiamo natura ignea. Accendiamo il fuoco sacro”.
807 — Urusvati sa quanto vale la pazienza. Si pensa che questo baluardo umano basi sulla conoscenza, ma quella speciale qualità chiamata tolleranza è anche più necessaria: si dica perciò che la pazienza è tolleranza, tesoro da coltivare.
Essa è specialmente necessaria nel Sovramundano, poiché se manca vi si conduce un’esistenza miserevole. Si rifiuta coloro che si incontra, poiché in ciascuno si trova un tratto spiacevole. È un errore che impedisce di vedere gli accumuli più preziosi. Bisogna dunque insegnare la tolleranza ai bambini, già dai primi anni.
Essi devono saper cogliere le belle qualità altrui, senza insistere sulle loro mancanze, giacché molti che sembrano difetti sono solo momentanei. Con il crescere della loro coscienza proveranno vergogna per la propria intolleranza.
Quest’ultima è dannosa, e si possono scrivere libri sull’argomento. Si possono citare esempi storici, di autorità prestigiose, che per ristrettezza mentale non seppero riconoscere le scoperte più utili del tempo, e furono a lungo derise dalle generazioni seguenti. Imparare a non rifiutare è un passo sulla lunga via della pazienza.
Il Pensatore esortava i discepoli a coltivare la tolleranza per ampliare la coscienza.
808 — Urusvati conosce la vitalità del pensiero, che avanza più svelto della luce. Il fuoco spaziale lo purifica e alla fine ne rivela l’essenza. Un pensiero buono e bello appare più mirabile in quella fornace; uno cattivo e malefico si rivela anche più malvagio. Sono magneti molto diversi, che nascono nello spazio e agiscono sull’atmosfera dell’ambiente.
Chi trae beneficio da un pensiero buono, e chi è condizionato da uno maligno? Soprattutto chi lo emana. Non solo nel mondo terreno, ma anche e specialmente nel Sovramundano i colpi inferti dai pensieri malvagi si ribattono sul corpo sottile. Tali pensieri pesano assai, impacciano il cammino, e chi li emette non si accorge di farlo. Nella sua leggerezza mentale li dimentica, ma quelli non scordano lui. Sono attratti, e lo ritrovano, ovunque sia nello spazio sovramundano. In modo simile, i buoni pensieri lo elevano e gli intessono ali radianti per i bei voli.
Tali processi si possono illustrare in modo rigoroso, poiché l’energia mentale è suscettibile di indagine scientifica. È bene dunque accumulare buoni pensieri, i soli capaci di assicurare l’ascesa. Il male non si brucia facilmente. Quel marchio, impresso a fuoco, perdura a lungo. Ricordate pertanto gli amici e i nemici nel Sovramundano.
Il Pensatore ammoniva di non farsi del male con l’odio.
809 — Urusvati sa che la vera Compassione risana. Si crede in genere che sia qualità propria solo dei Grandi Esseri. Anche nella vita di ogni giorno, però, è frequente il contatto con il suo reame.
Invero clemenza, calma, simpatia, gentilezza, sollecitudine sono aspetti vari della compassione. L’amore le è molto affine, e anche la collaborazione. Tutte queste qualità hanno valore terapeutico.
L’energia psichica, emessa con buone intenzioni, è risanante. La scienza dovrebbe verificare che le buone intenzioni guariscono il sistema nervoso. Non dimenticate che chi è compassionevole ne risente effetti benefici, poiché l’energia emessa gli torna come un boomerang.
Nel Sovramundano tali mutue influenze sono specialmente evidenti. Chi vi dimora non ha bisogno di esprimere i sentimenti a parole. Il suo sentire, più rapido della luce, raggiunge chi soffre, e non pochi in quel Mondo hanno bisogno di essere incoraggiati. Sono coloro che nella vita terrena non hanno voluto sentire di un’esistenza futura. Vagano nudi, non sanno neppure coprirsi. Molte sono le disgrazie causate dall’ignoranza. Per chi conosce le condizioni del Sovramundano si aprono immensi campi di azione. Chi è capace di compassione raddoppia le forze, per via dei buoni sentimenti.
Il Pensatore usava ripetere: “Raccogliete bontà”.
810 — Urusvati conosce la gioia della vittoria, che è luminosa. Ancor più lo è la gioia spirituale. Quest’ultima non trova parole che la descrivono, la cosa migliore è chiamarla ardente, poiché per suo mezzo si percepisce la gioia infuocata di tutta la natura. Una tale comprensione solleva molto facilmente nel Sovramundano.
Comprendete il beneficio della gioia ardente. Essa dilata la coscienza e come magnete infuocato attira gli accumuli migliori. Trasforma l’essenza umana e ne brucia le scorie. È essenziale comprendere fino a che punto una tale rigenerazione sia necessaria non soltanto nel Sovramundano, ma anche nella vita terrena. Si è allora capaci di esaltazione perfino negli ambienti più comuni.
Urusvati saprebbe dire come pervenne all’esaltazione, come l’ondata della gioia ne colma lo spirito e la pone in comunione con i Mondi superiori. Ella testimonia che depressione e irritabilità sono gravi ostacoli. In mezzo al trambusto terreno non è facile evitarli, ma il rapimento spirituale li deve bruciare.
Collera e irritazione non sono tensioni di fuoco. L’esaltazione spazza via tutti gli ostacoli. La Luce è per chiunque, ma bisogna desiderarla.
Il Pensatore soleva esortare gli allievi alla gioia, a essere luminosi.
811 — Urusvati sa del “Loto di Fuoco”. In antichi manoscritti si legge la descrizione dell’uomo quale giardino fiorito, questa immagine ha base scientifica. In realtà i centri umani, quando irradiano, sono veri fiori, mirabili e svariati. Il cuore da solo è già un’aiuola, poiché i suoi molti centri splendono di colori diversi. Non si pensi però che questa festa di luce sia frequente.
Si presta attenzione, di norma, ad alcuni centri “principali”, ma è una denominazione scorretta. L’uomo irradia da molti altri centri di non minore importanza. Le sue emanazioni combinano assieme radiazioni diverse, fuse in una tonalità complessa.
Se non tutto il giardino è in fiore non significa che manca qualcosa. Ci sono cuori che si accendono solo quando comunicano con il Sovramundano. Sono detti pellegrini in viaggio per quel Mondo. Inoltre si deve sapere che i centri cerebrali non splendono sempre tutti assieme. Al contrario, il pensiero consueto ne utilizza solo alcuni gruppi, né è bene che irradino tutti in modo simultaneo. Lo splendore completo e armonico dei centri si osserva solo nello stato di estasi. Questa tensione però non può essere frequente, altrimenti il corpo fisico andrebbe a fuoco.
Il Pensatore diceva di considerare l’uomo come un giardino divino.
812 — Urusvati sa che tutto ciò che esiste è fuoco. La scienza, studiando il sistema nervoso, finirà per scoprirne le emanazioni, a conferma che il principio igneo è presente ovunque.
Molto si parla dell’aura, senza però comprenderne l’origine e gli effetti. La scienza capirà, in futuro, perché le emanazioni di un uomo sono talora dette la sua bandiera. Per capire la ragione di tale immagine bisogna aver chiare le condizioni del Sovramundano. Colà ogni uomo porta il suo stendardo, non può nascondere la sua luce, e non stupisce dunque se si mostra quale grande magnete o come essere abominevole. Vivendo in Terra egli costruisce effetti indelebili nel Sovramundano. Tutti dunque al più presto dovrebbero curare la qualità delle proprie emanazioni. Ogni atto di bene migliora le radiazioni: chi aiuta il prossimo aiuta sé stesso.
Urusvati sa che lo Yoga odierno — ossia il legame con il Supremo — si deve vivere nell’ambiente quotidiano. Non si chiede di lasciarlo, ma di trasformarlo. Il suo magnete è l’essenza ignea del cuore. Sì, il cuore può aprire l’ingresso ai Mondi Superiori. L’ascetismo non è necessario. A tutti è possibile, in qualsiasi condizione, amare, lavorare, cercare la bellezza. La vita deve poggiare su queste basi. Bisogna insegnare ai bambini che sono i costruttori della loro felicità. Il compito di allevarli deve precedere l’istruzione formale. Le energie sottili sono un’arpa meravigliosa, dalle molte corde.
Il Pensatore ebbe a esclamare: “O bandiera del Fuoco, illumina la Via superiore!”.
813 — Urusvati conosce la bellezza del Sovramundano. Qualcuno vuol sapere che avviene se certi suoi strati sono guastati dall’ignoranza di chi vi abita: non tutti forse sono capaci di attraversarli.
Si risponde che chiunque non è appesantito da immoralità li passa in volo e sale nella sfera dell’Armonia.
Ciascuno ha volontà, che è un’ala; non si pensi però che sia possibile forgiarla a forza. Bisogna invece coltivarla, come fiore prezioso, e nessuno sa quando quel “Loto di Fuoco” fiorirà. Talora accade che le condizioni peggiori, quotidiane, non ne impediscano la fioritura: in tal modo l’uomo si prepara per un gran volo. Attraversa gli strati oscuri quasi senza notare le brutture dell’ignoranza. Si sale là dove il magnete attira.
In antichi riti iniziatici il candidato doveva attraversare un’aula piena di immagini orribili. Doveva procedere a occhi aperti, senza vedere quegli orrori. Questa prova di volontà precedeva l’ingresso nell’Aula della Bellezza. Qualcosa del genere attende chi penetra nel Sovramundano. Egli deve raccogliere le forze e concentrare il pensiero sulla consumazione che l’attende.
Il Pensatore diceva: “Saltate tutti gli ostacoli!”.
814 — Urusvati sa che l’energia psichica è divisibile. Un solo fuoco può accendere moltissime torce senza spegnersi. Similmente, l’energia psichica si trasmette a molti cuori. Qui sta un fattore notevole ma raramente notato. Le trasmissioni nella loro essenza giungono a destinazione senza variare, ma i particolari e i mezzi espressivi differiscono con l’individualità del ricevente. Ciò spiega certe incomprensioni su questioni di poco conto.
Un ricercatore diligente che paragonasse una serie di trasmissioni psichiche si accorgerebbe che la loro essenza resta invariata, e mutano solo le forme espressive. Ciò comprova la natura ignea dell’energia psichica, che evoca dalla coscienza del ricevente le modalità di espressione che gli sono proprie.
Così viene affermata la saggia base ardente dell’energia primaria. Durante le trasmissioni psichiche bisogna tenere presente che esse possono entrare in contatto con riceventi imprevisti, desiderabili e indesiderabili. Ciò consiglia la prudenza. Un operatore esperto sa come trattenere il proprio pensiero, se in qualche modo pericoloso.
Gli scambi di energia psichica sono molto diffusi sia nel mondo terreno, sia nel Sovramundano. Sovente però i pensieri sono tanto deboli che invece di una trasmissione chiara si forma una melma tossica.
Il Pensatore diceva: “Mandate pensieri chiari e puri, che sono innocui”.
815 — Urusvati conosce l’antico insegnamento a proposito del karma facilitato. Nelle sue molte vite terrene l’uomo accumula un grave fardello di cause che producono conseguenze inevitabili. Non si deve credere che un karma pesante provenga solo da crimini orrendi. È formato a poco a poco dalla pigrizia, dalla grossolanità, dall’ingratitudine, da molti aspetti di ignoranza, e tutti questi difetti si devono pagare senza remissione.
Che cosa vuol dire karma facilitato? Una libera buona volontà è in grado di alleviarne la pesante severità, ma a tal fine occorre riconoscere di essere seguiti, nella vita terrena, da un codazzo di azioni negative tuttora sopravvissute. Si può allora, grazie a questa comprensione, sopportare con pazienza le sventure, e per libero arbitrio e con buone azioni si riesce ad alleggerirle. Ecco come si facilita il karma.
L’ignorante, pertanto, paga caro, ma la coscienza evoluta aiuta a trovare maniere più morbide. Migliorando in coscienza si facilita il cammino.
Quest’insegnamento riguarda sia il mondo terreno sia il Sovramundano. Nel Mondo Sottile si scoprono le ragioni dell’espiazione, e sorprende che le proprie azioni maggiori non sono giudicate secondo le attese. Talora le minori sono meglio valutate. Il cuore aiuta a distinguere.
Il Pensatore diceva: “Per buona sorte ci viene data l’opportunità di contribuire a determinare il pagamento per le nostre opere”.
816 — Urusvati conosce la potenza della respirazione profonda. Già altre volte si è detto che il respiro corretto è benefico, e all’argomento si sono dedicate molte ricerche, ma in questo libro, che riguarda il Sovramundano, bisogna dare rilievo a un fatto notevole. In varie attività, quando si è affaticati, si interrompe il lavoro o il discorso per respirare a fondo, così ricevendo nuova energia. Per lo più si fa per istinto, senza pensarci su. Il processo sarebbe molto più potente se fosse compiuto in modo consapevole!
Sappiate che il respiro che ringiovanisce è sovramundano, poiché consente all’uomo di raccogliere Forze superiori. Se si vuole ottenere un effetto maggiore, bisogna rivolgersi di proposito al Sovramundano, collegandosi interiormente con il Serbatoio dell’Essere.
Alcuni quando sospendono il lavoro per respirare a fondo chiudono gli occhi. Ciò è corretto, poiché accresce la concentrazione. Già si è detto che l’illuminazione giunge istantanea. Così è di un rapido pranayama, con la differenza che è compiuto sotto gli occhi altrui, e quelle presenze non ne diminuiscono l’effetto.
Notate inoltre che tale respiro sovramundano è solitario, non si ripete. È importante: la piena potenza dell’energia si raccoglie con un solo respiro. Se ripetuto rapidamente esso viene a mancare, a scapito del lavoro.
Il Pensatore consigliava di ricorrere al potere del respiro sovramundano.
817 — Urusvati conosce il potere dello sguardo di fuoco. È un fenomeno energetico che si può chiamare magnetico, ipnotico, mesmerico oppure, all’antica maniera, incantesimo o sonno sacro; in sostanza è un potere dell’energia primaria che chiunque possiede, sia pure in varia misura.
Perché alcuni lo impiegano facilmente, mentre altri sostengono di esserne privi? Questi ultimi, così dicendo, estinguono quel dono sacro. Assumono che l’occhio serve solo per vedere, non si accorgono che ogni sguardo trasmette energia. Non ammettono che il potere del fuoco lampeggia solo quando se ne riconosce in coscienza la realtà.
Alcuni cercano l’unione superiore ripetendo di continuo un mantra, prima a voce, poi mentalmente. Tuttavia essi dimenticano che il legame più potente passa per il fuoco del cuore, che illumina senza bisogno di parole o pensieri. Vive nel cuore ardente, e nulla può spezzarlo.
È una profonda Verità, e con i propri sforzi l’uomo può svilupparne il potere in misura indescrivibile. Egli perviene a trasmettere buona volontà con ogni sguardo. Apprenderlo in modo naturale richiede tempo, ma le conquiste psichiche sono tutte permanenti, nel mondo terreno come nel Sovramundano.
La coscienza raffinata cresce per il proprio sforzo, e si impara che è possibile vedere a occhi aperti o chiusi. Le trasmissioni di fuoco non trovano ostacoli. È davvero possibile aumentare o diminuire il potere dello sguardo, secondo l’effetto che si desidera. Ciascuno dunque ha un tesoro ardente. C’è da sperare che la scienza si decida a studiare l’energia psichica.
Il Pensatore diceva che la via è illuminata non dalle parole, non dai pensieri ma dal fuoco del cuore.
818 — Urusvati conosce il potere della pazienza. Molte apprezzabili qualità umane decadono se non si realizza il Sovramundano. Pensate un uomo che per ignoranza rifiuta quella grande Realtà. Che genere di pazienza può avere, e a che gli serve? Può forse essere devoto, e a chi o a cosa? Può forse essere commensurato, e con cosa? Quale tolleranza può avere, e per cosa? Quale gioia, e perché? Può essere raffinato? Sa discriminare? Può migliorarsi, se i suoi orizzonti sono chiusi? Ecco come si riducono le più belle qualità, e come scadono quando si è legati solo alla Terra.
Si sogna di comunicare con i pianeti lontani e si scorda di farlo con il Sovramundano. Chiunque può capirlo sempre meglio. Senza tralasciare le opere terrene può essere in rapporto con la creatività sovramundana.
Dobbiamo insistere nell’invitare gli scienziati a studiare il Sovramundano. Un ricercatore può, in varia misura, entrare in comunicazione con quella Sfera.
Sarebbe giusto chiamare non spiriti, ma semplicemente abitanti coloro che vi dimorano. La scienza materialistica potrebbe allora accettare più facilmente di studiare il Sovramundano. Oggi è urgente, poiché l’Armageddon interessa tutti i campi e ovunque avvengono fenomeni insoliti.
Il Pensatore affermava che se fondata sulla roccia la torre è stabile.
819 — Urusvati conosce il potere del cuore. Nella remota antichità se ne sapeva la potenza fisica e spirituale. Ne sgorgavano le preghiere più intense, ma in tempi più recenti la sua valenza spirituale fu negletta e si finì per intenderlo solo come organo fisico. L’attenzione si rivolse presto al cervello e il cuore fu considerato secondario. Si dimenticò che esso semina, mentre il cervello coltiva e miete. Nessuno pensa di raccogliere frutti se non si semina. Il cuore, a sua volta, non spande semi sovramundani se la coscienza non comprende più quel Mondo. È chiaro che la massima potenza si manifesta solo se evocata di proposito.
Nel futuro prossimo si dovrà rivalutare il cuore. Si studierà il cervello, ma in rapporto alle varie attività cardiache. Non limitate lo studio del cuore alle sole sue valenze psichiche. La scienza tenti molti approcci, e perverrà a capirlo bene. Invero tutte le attività cerebrali, l’intero sistema nervoso e le secrezioni ghiandolari saranno studiati come tanti canali che si diramano da una sola fonte, il cuore.
Nulla è da spregiare, ma l’uomo deve sapere qual è il centro dell’essere suo. Le conquiste scientifiche delle varie nazioni, antiche e moderne, non sono da trascurare. Le antiche sono tutt’altro che spregevoli, poiché contengono gemme di verità.
Diceva il Pensatore che il cuore è il saggio, il profeta, il messaggero sovramundano.
820 — Urusvati conosce il potere dell’equilibrio. Nei primi tempi era chiamato Via di mezzo, aureo Sentiero, bilancia della Saggezza, grande Ritmo, Respiro sovramundano. Per gli ignoranti non era altro che indifferenza. Anche il Nirvana era interpretato in vario modo. Non si capiva che è uno stato di tensione armoniosa. L’equilibrio era malinteso in modo simile. Oggi il mondo ha veramente bisogno della Bilancia della Saggezza.
Sappiate che l’odio violento può capovolgere la nave dell’umanità. Ci vuole un Timoniere saggio, in Terra e nel Sovramundano. Ma come capire l’equilibrio se nelle scuole non si insegna la scienza del pensiero? I fanciulli devono imparare dove sono necessari l’equilibrio e la giustizia, sua sorella.
Si presume a torto che quest’ultima sia relativa, ossia che ciascuno abbia la propria giustizia, a proprio vantaggio. È un concetto che causa danni irreparabili. Giustizia e diritto sono compresi solo vagamente, e occorre scrutare nel profondo della coscienza per rintracciare l’imprendibile Base dell’Essere.
Si può guardare nel fondo del cuore, però, solo se è in equilibrio, che non è la calma. L’equilibrio conferisce la capacità di vedere dentro, intensificando le energie. Non dimenticate dunque che è il vero ponte per il Sovramundano.
Il Pensatore consigliava di costruirsi le ali dell’equilibrio, per non cadere nell’abisso.
821 — Urusvati conosce il potere dell’osservazione. Molte volte abbiamo insistito sull’importanza di sviluppare la coscienza, e alcuni ritengono, a torto, che una tale grande conquista sia innaturale e irraggiungibile. La coscienza si dilata di per sé, in modo naturale come ogni cosa, nel mondo terreno e sovramundano.
Molti piccoli successi sono da esaminare per distinguere quelli utili all’espansione della coscienza. Ecco perché importa la capacità di osservare: per scrutare quei piccoli aiuti. È una facoltà da coltivare.
Pochi riescono a portare con sé quella capacità sovramundana. Si sviluppa cominciando con l’osservare le cose più ordinarie. Non è vero che la debbano coltivare solo i maestri di scuola. Devono capirne il valore anche gli alunni, poiché apre tutte le vie, terrene e sovramundane.
Anche un bambino riconosce che chi ne è incapace, è come cieco e sordo. Non vede i fenomeni superiori. È chiuso in un cerchio magico di pregiudizi. Non riesce ad avanzare più veloce e resta in acque stagnanti. Ha qualcosa da insegnare? Vede forse le impressioni del Sovramundano? È sensibile alle manifestazioni della natura terrena? Per trasformare le ordinarie vicende terrene si deve coltivare con diligenza la facoltà di osservare.
“Aiutate il cieco a recuperare la vista”, diceva il Pensatore.
822 — Urusvati conosce il potere della vigilanza. Ora sapete quant’è importante l’osservazione. Questa però non si sviluppa senza vigilare e sorvegliare di continuo. Sono qualità che si devono coltivare a lungo. Quanto più tale educazione è consapevole, tanto più presto si riesce a mantenere la guardia. Nessuna facoltà si ottiene per forza. Si devono amare, spontaneamente, i passi dell’ascesa. Questo è l’unico modo per trovare i Cancelli aperti.
I pellegrini ricordino che gli sforzi che si fanno nel mondo terreno sono necessari anche nel Sovramundano. È pietoso vedere in quelle vaste regioni coloro che non sanno osservare e stare in guardia, perché non approfittano delle migliori occasioni. Sappiate che in quel Mondo nessuno si impone a un viandante, il quale deve sentire le vibrazioni affini. Egli allora non si perde fra i ritmi più vari, ma sceglie con attenzione quelli più simili al proprio. I tesori sovramundani si formano dunque da semplici conoscenze terrene.
A Noi preme soprattutto che senza trascurare i propositi terreni si riconosca in ogni particolare la presenza del tesoro superiore.
Diceva il Pensatore che in ogni goccia di rugiada si riflette l’Universo intero.
823 — Urusvati conosce il potere della gioia. Ogni esperienza di gioia sincera, anche la più ordinaria, eleva le proprie vibrazioni. Si dimostra così che chi è gioioso è più forte.
Specialmente intensa è la gioia che viene dal rapporto con il Sovramundano. Sia chiaro che non si tratta di pensarlo e parlarne continuamente, ma che la coscienza gli è prossima al punto che il cuore non saprebbe vivere altrimenti.
Gli inesperti che tentassero di forzare la coscienza altrui si creerebbero degli ostacoli, poiché non si può costringere alcuno a riconoscere il Sovramundano. Una tale comunione con il Mondo Sottile si acquisisce solo per gradi.
Un insegnante deve far capire agli studenti, anche ai più giovani, il potere delle energie sottili. Cominci, con qualunque mezzo, a introdurli al contatto con esse. Per qualcuno la via giusta sarà l’astronomia, per un altro la cosmografia. Da questo punto parte lo studio. Tutte le scienze portano all’Altissimo. Unico ostacolo all’apprendimento è la confusione mentale. Imparate dunque a pensare, scoprite la gioia del pensiero. Nel mezzo dell’esistenza, gettatevi nell’oceano della gioia.
Il Pensatore mostrava che il potere della gioia equivale all’amore.
824 — Urusvati conosce il potere del silenzio. Si afferma che è più potente del tuono, più nitido di un suono di tromba, si insegna che introduce al Sovramundano. Di quale silenzio si tratta?
Al novizio serve il silenzio esterno; qualunque suono, anche appena udibile, può scuoterlo e dargli pena. Chi sa, invece, ricorre al silenzio interiore, poiché ha l’orecchio aperto al Sovramundano. Si chiude allora in un silenzio impenetrabile. Ma anche questa è una capacità che non si acquisisce d’un tratto.
L’orecchio spirituale non ode soltanto i suoni terreni. L’aspirante domina le correnti sovramundane e sa utilizzarle in qualsiasi momento. Nulla lo trattiene dal comunicare con il ritmo superiore.
L’ignorante non capisce dov’è il confine fra il silenzio esterno e l’interno. È altrettanto incapace di comprendere cos’è la calma, grande qualità che egli confonde con l’indifferenza e l’apatia. La vera calma proviene dalle profondità del silenzio interiore, e poggia sulla fiducia dovuta alla conoscenza. Nulla può distruggere il baluardo del silenzio interiore, o incrinare la calma. Così si può evitare per sempre il dubbio, vipera che viene schiacciata dalla calma assoluta. Nessuna arma è migliore per il pellegrino avviato al Sovramundano. Essa assicura la gentilezza in tutti gli incontri colà possibili.
Il Pensatore pregava che le ali del silenzio l’aiutassero.
825 — Urusvati conosce il potere della vittoria. Essa dev’essere gentile, poiché allora i fuochi del cuore ardono in bellezza. Questi sono tanto più luminosi quanto minore è l’egoismo.
Si obietterà che non tutti sono destinati a vincere in gloria. Non è vero, amici, ciò è possibile a chiunque. Non si tratta solo di vincere su un campo di battaglia. Chiunque è in grado di sconfiggere le proprie cattive abitudini e accendere i fuochi del cuore. Un tempo si diceva che la vittoria sui propri difetti apre i Cancelli sovramundani. Sulla via superiore le abitudini terrene sono molto nocive. Si può essere schiavi anche di alcune che paiono innocue.
Un uomo libero non ha catene di abitudini. Si adatta a qualsiasi condizione e non rimpiange il passato, poiché ha sconfitto gli ostacoli ed è libero. L’uomo si carica di abitudini e pregiudizi e non si accorge di esserne schiavo. Non si avanza rapidi nel Sovramundano così appesantiti. Non si hanno rapporti liberi e amichevoli con il prossimo, se ancora si è trattenuti da rifiuti del passato. Si deve riconoscere che le abitudini triviali sporcano la vita. L’uomo vittorioso non si attarda nel passato: si lancia liberamente in nuove attività creative.
Il Pensatore pregava che la vittoria scendesse a liberarlo dalle sue catene arrugginite.
826 — Urusvati conosce il potere della gratitudine. Già ne abbiamo indicata l’importanza, ma l’umanità non capisce che è una forza motrice. Affermiamone ancora una volta i benefici.
Si comprenda che a trarne vantaggio non è tanto colui cui è rivolta, quanto chi la offre. Quel sentimento accende bei fuochi nel cuore, i quali splendono non solo nella vita terrena, ma anche nella sovramundana. La gratitudine dunque stimola le vibrazioni più elevate.
Gli uomini sono o morti o vivi, e chi non sente gratitudine è come un morto che cammina. Insegnate ai bambini che la gratitudine, non detta a parole, ma sentita nel cuore, è benefica. Così si accendono grandi fuochi.
Nel Sovramundano è necessario far luce, e i raggi della gratitudine e dell’amore rischiarano la via. Le due qualità sono affini, e nelle occasioni benedette in cui sono offerte nasce la Cooperazione. Molte sono le ragioni per esprimere gratitudine, e lo spirito splende quando la manifesta in purezza.
Il Pensatore pregava: “Maestro, insegnami a essere grato per ogni cosa, vicina e lontana, visibile e invisibile.
827 — Urusvati conosce il potere del lavoro creativo. Non è il caso di insistere sul valore della creatività fisica; l’evoluzione lo ha provato quanto basta, ma l’attività creativa mentale e spirituale non è ancora ben compresa.
Si dirà che l’uomo non ha vero potere creativo. Nondimeno, senza saperlo, egli crea in bellezza, in senso psichico, e ciò gli è necessario per procedere nel Sovramundano. Noi perciò coltiviamo l’arte dell’immaginazione, che agevola il cammino nei reami superiori.
Si ricordi però che il sogno dev’essere benigno e non dedicato a sé stessi. Non deve promuovere brutture o crudeltà.
Costruite belle immagini, rivolte a creare un futuro umano migliore. Create figure eroiche. Lanciatele nei Reami superiori, sovramundani, per condurvi a conoscere i grandi Esseri. Solo così si perviene al successo. Essi rinforzano la facoltà creativa della coscienza e producono vibrazioni preziose per il Bene comune.
Ogni essere pensante può partecipare all’immensa opera creativa universale, e anche il più umile può contribuire a costruire l’arcobaleno che porta al Sovramundano.
Il Pensatore esortava a creare nel cuore e riempire il mondo di belle armonie.
828 — Urusvati conosce il potere di una natura caritatevole, antico concetto, oggi malinteso e male interpretato. Si dice, infatti, che è inutile desiderare il bene se l’uomo è nemico dell’uomo.
Ricordate quante volte abbiamo condannato il male militante e chiamato a difendere il bene. È il libero arbitrio che insegna a distinguere fra difesa e attacco. Chi si è impegnato nella difesa sa quando essa non è più benevola.
Per prima cosa si deve augurare il bene all’intera umanità. I distruttori, si deve capire, sono pietose eccezioni, poiché l’essenza umana è buona. Bisogna esserne consapevoli per prepararsi al Sovramundano. In nessun altro spazio gli incontri sono tanto numerosi, e la corazza della buona volontà è la migliore. Per indossarla, occorre però prepararsi nel cuore e nella mente.
Fra non molto si riuscirà a fotografare i pensieri, buoni e cattivi. I medici allora non tarderanno a formulare conclusioni scientifiche, dimostrando quali sono più benefici per l’organismo.
Si dovrebbe, fra l’altro, pensare alla vera scienza. Se per ora il cuore non sa distinguere la verità, le deduzioni scientifiche aiutano ad accostarsi al Sovramundano. Il predestinato dev’essere illuminato con tutti i fuochi.
Il Pensatore pregava che il Maestro gli insegnasse a desiderare il bene degli altri.
829 — Urusvati conosce il potere della vittoria sul passato. È stimabile lo storico che cerca la verità, non chi è schiavo di preconcetti. Questi ultimi sono molto numerosi e si oppongono all’evoluzione. Il passato è un maestro crudele anche nella vita ordinaria.
Chi è schiavo del passato non pensa al futuro, e si arresta. Sono tragedie che avvengono non solo in Terra, e nel Sovramundano sono specialmente gravi. Colà chi è in tale stato si carica di tutte le vite passate, un peso che lo opprime, poiché da solo non riesce a venire a capo di quelle complessità. Nessuno gli ha insegnato ad accettarle con calma e dedicarsi al futuro. Non sa che un atteggiamento intelligente verso il passato può persino alleviare il suo karma.
La gran parte degli umani però non sa comportarsi nei confronti degli eventi di ieri o di una settimana prima. Incidenti di poco rilievo sono vissuti come persecuzioni crudeli. Ciò spegne lo slancio verso il futuro.
Gli errori devono essere un ponte per nuova conoscenza, non veri ostacoli. Il sasso sul quale si inciampa può essere una pietra di guado verso il futuro. Tutti i molti errori che si commettono nella vita possono essere trasformati in utili fuochi, se non si cede allo scoramento.
Non lagnatevi e non accusate il fato: esso è solo la logica conseguenza delle azioni. Nelle scuole, nei corsi di psicologia, si insegni l’atteggiamento corretto verso il passato.
Il Pensatore diceva che la vittoria sul passato apre i cancelli del Futuro.
830 — Urusvati conosce il potere della vittoria sulla paura. Cos’è la paura, questa oscura potenza che tiene schiava l’umanità? Per gli scienziati è uno spasimo di vibrazioni causato da un disarmonico difetto di comprensione. Uno studio attento rivela che nasce dall’ignoranza. Se ne danno molte definizioni, e tutte testimoniano che disarma indebolendo la volontà. L’aspetto più essenziale è che è l’uomo stesso ad aprirle la porta, perché non comprende il Sovramundano.
Chi ne conosce la Legge non è accessibile al terrore. Il cercatore coraggioso sa che l’essenza umana è indistruttibile e che anche il più grave parossismo di vibrazioni può essere domato dalla volontà, a patto che la tensione sia sufficiente. Nessuno, infatti, è al sicuro dalla paura se non vuole superarla.
Bisogna ricordare sempre che la disarmonia indebolisce ed è necessario proteggersi di proposito con uno scudo di potere volitivo. Abbiamo già detto come si sviluppa la volontà. Non si creda di controbattere la disarmonia con la sola calma. Ogni colpo implica una reazione contraria. Il male torna a chi l’ha mandato. A che serve una spada, se la freccia del nemico può essergli restituita con la forza della volontà?
“Il vincitore deve essere sempre in guardia”. Così insegnava il Pensatore.
831 — Urusvati conosce il potere della vittoria sul sé. Qualcuno obietterà che una tale battaglia supera le capacità della natura umana, e che neppure si sa da che parte cominciare. Nondimeno, ogni ingresso ha la sua chiave.
Non pensate di essere eroi senza precedenti se vi disponete ad assalire il mostro dell’ego! Per prima cosa, combattetelo sostituendo l’“io” con il “noi”. Non è difficile, specie se riconoscete che nessuna azione è esclusivamente vostra, dal momento che è compiuta in gruppo, sia terreno sia sovramundano. Nessuno può affermare di agire senza validi collaboratori. Solo gli stolti e gli ignoranti non badano a come compiono le azioni.
La scienza afferma che le correnti sovramundane sono potenti. Già è sul punto di riconoscere le trasmissioni mentali. È opportuno sostituire l’”io” con il possente “noi”. L’uomo intento a creare sbaglia se crede di farlo da solo. Dovrebbe pensare a chi collabora con lui, in modo visibile o invisibile. L’opera sua non avrà minor pregio se apparirà compiuta in gruppo. In tal modo il concetto di proprietà personale muta agevolmente in quello di proprietà comune. I tesori terreni restano affidati a cure umane, e si giunge al Sovramundano senza carichi pesanti.
Il Pensatore diceva che l’uomo può cominciare la battaglia con il sé in qualsiasi momento.
832 — Urusvati conosce il potere della vittoria sulla schiavitù. Non parlo della proprietà di schiavi, un genere di schiavitù che è vergogna dell’umanità e che dovrebbe ormai essere abolita. Parlo della schiavitù interiore.
L’uomo è interiormente incline a tale mostruosità: è schiavo di molte abitudini triviali, e non pensa che queste sono nocive nello stato terreno, ma ancor più nel sovramundano.
Un simile pellegrino è goffo e lento in quella Sfera, e si priva di molte percezioni sottili. Non reagisce ai richiami. È insensibile a quei ritmi, poiché, reso schiavo, è sordo e cieco. Il Maestro non può comunicare con uno schiavo.
La libertà, è bene ricordarlo, è una severa disciplina, e chi manifesta disordine e confusione non è libero. Sono pietosi quei falsi liberi che guastano vibrazioni preziose e non si accorgono quale danno diffuso e duraturo infliggono allo spazio. Soppesate dunque quale abitudine smorza la vostra libertà. Rendetevi conto che potete costruire o demolire. Imparate cos’è la vera libertà.
Il Pensatore esortava a non rendersi schiavi e a esprimere la bellezza della libertà.
833 — Urusvati conosce il potere della vittoria sull’irresponsabilità mentale, causa di gravi danni. L’uomo cerca di nascondersi dietro i concetti più comuni a scanso di responsabilità.
Si nasconde, ad esempio, dietro la propria fede. Dice, con astuzia, che se si ha fede, tutto è a posto. Con ciò si procura un’oziosa mancanza di responsabilità. Non gli piace sentire che, con l’impegno costante, essa è necessaria.
Bisogna ripetere che il Sovramundano è una sfera di indomito impegno. Con quali esempi dimostrare cosa comporta l’irresponsabilità in quel Mondo? Si può citare l’esempio di un ubriaco che ha perso la via. Un tale errare senza scopo è un’immagine appropriata.
Come spiegare e capire quell’assenza mentale temporanea che Ci concediamo? Non è un comportamento irresponsabile, poiché rinnova le forze. Si stenta a capire che ciò è assolutamente necessario allo sviluppo psichico. Ad ogni modo in quei momenti senza pensiero non si perde contatto con la Guida, e la coscienza non dorme. Al contrario questa si affila per nuove percezioni. Molte energie sono muri insormontabili, altre ali benedette. Siate pronti ad accogliere le superiori.
Il Pensatore esortava a non scegliere per amico un irresponsabile.
834 — Urusvati conosce il potere della vittoria sulle tenebre. È cosa nuova? Da molto tempo si predica di ampliare e illuminare la coscienza. Si sa che l’uomo emette radiazioni, ma bisogna aggiungere che può accrescerle con il potere della volontà. Non si deve dirlo ai novizi, naturalmente, che potrebbero cercare di sforzare la volontà senza per questo espandere la coscienza.
Bisogna piuttosto affidarsi all’apprendimento costante e illuminato, torcia di vittoria. È l’unico metodo con cui l’uomo col potere della volontà, è in grado di accrescere la sua capacità di portare luce. Ciò è di aiuto nel Sovramundano, dove l’uomo è allora un autentico faro, che guida a dilatare la coscienza, utile a sé stesso e all’ambiente. Ricordate sempre che è possibile accendere, lavorando, quella luce sacra e inestinguibile.
Il pellegrino del Sovramundano ha da essere grato a coloro che lo aiutarono ad accendere quel lume di salvezza. Non è facile sconfiggere le tenebre dell’ignoranza. Non ci stancheremo di affermarne la pericolosità. Non si deve mai credere di avere abbattuto questo mostro. Grande è il lavoro nel campo della conoscenza. Lo stato della Terra rivela chiaramente che l’umanità è ammalata.
Il Pensatore affermava che i portatori di luce hanno il dovere di accrescerla.
835 — Urusvati sa che l’equilibrio è un dono prezioso. L’umanità, nella sua ignoranza, cerca tutti i mezzi per turbarlo. Fra i tanti distruttori ricordate quelle due brutte nullità: depressione e irritazione.
Perché chiamarle nullità, se sono tanto pericolose? Semplicemente perché chiunque, anche un debole, è in grado di sconfiggerle, se vuole. Le loro cause sono di solito triviali. Tutti ricordano con vergogna quei momenti di debolezza.
Sulla via del Sovramundano, l’uomo rimpiange il carico eccessivo che si è imposto e che, passando nelle sfere superiori, non è possibile eliminare. È composto, in particolare, di molti piccoli accumuli che in Terra si ritengono incapaci di nuocere. Si raccolgono come nebbie attorno alla coscienza e l’oscurano. L’uomo stenta a capire quanto fu stolto a turbare il prezioso equilibrio.
È pazzesco credere che l’equilibrio sia qualcosa di freddo e letale. Non si comprende che le vibrazioni e i ritmi si fanno più intensi con l’ascesa. Se non si capisce, in Terra, il danno che si arreca a sé stessi oscurando la propria visione, nelle regioni sovramundane si vaga senza meta. Ricordate dunque sempre, in ogni caso, il danno causato dall’irritazione e dallo sconforto.
Il Pensatore diceva che chi ne è afflitto non riesce a pensare all’Infinito.
836 — Urusvati conosce il dono del discernimento. Sovente si confonde con l’essere degni dello scopo. Si domanda quale sia la differenza fra i due concetti. Il secondo si può coltivare nello stato terreno, mentre il discernimento, che si sviluppa in molte vite, si approfondisce nel Sovramundano ed è una grande virtù.
L’uomo comprende bene gli eventi in senso esteriore. Sente però quando qualcosa non funziona, anche se non saprebbe dire la causa di quella sensazione, il cuore l’avverte di stare in guardia. Sovente la considera un’intuizione, il che potrebbe essere giusto, ma prima dovrebbe riconoscerne la presenza nella sua coscienza.
Tali sensazioni intuitive non sono da ridicolarizzare. Anche un illetterato può avere il dono dell’intuito. Si pensa di norma che esso riguardi il futuro, eppure soccorre nel presente e agisce in tutta la vita. Custodite come tesori gli accumuli stratificati in molte vite, terrene e sovramundane. Non dimenticate che anche là si lavora; creare con la mente non è così facile come pensa l’ignorante.
Il Pensatore istruiva a discernere bene in tutte le cose della vita.
837 — Urusvati conosce il dono di dividere l’attenzione. L’impegno costante della volontà può aumentare la capacità di fare attenzione a oggetti diversi nello stesso tempo. Non è una facoltà posseduta solo da qualche genio. Tutti sono in grado, nel corso di diverse esistenze, di sviluppare la capacità di osservare attentamente l’ambiente e rispondere a varie domande. È possibile scrivere lettere a persone diverse nello stesso tempo, e spedire pensieri simultanei in tutte le parti del mondo. È quella che si chiama “soglia di divisibilità dello spirito”.
Bisogna sviluppare l’attenzione dai primi anni di scuola. Il Sovramundano lo richiede, altrimenti il pellegrino vi si troverebbe colpito da una gran varietà di nuove impressioni ma incapace di assimilarle. Senza aver coltivato la capacità d’attenzione, immerso in quelle vibrazioni sconosciute affonda nel caos.
Non si deve pensare che a tutti i nuovi venuti nel Mondo sottile venga subito assegnata una Guida. Prima essi devono imparare a reagire alla direzione mentale. È vero che il linguaggio del pensiero è lo stesso per tutti, ma chi non sa pensare in tal modo non ne capisce l’uso. Ecco perché vi consigliamo di non dimenticare il Sovramundano nei vostri giorni terreni. Una vigile attenzione rivela molte cose che sfuggono all’ignorante.
Il Pensatore consigliava di pensare ogni giorno al futuro e prestare attenzione ai mondi lontani.
838 — Urusvati conosce il dono della facoltà creativa. L’uomo crea continuamente, che ne sia consapevole o no, sia in modo fisico sia mentale; crea mentre è desto e mentre dorme, così adempiendo la sua alta funzione.
Non può farne a meno; mentre crea è in contatto con le energie più elevate. Certo le capacità di un selvaggio non sono da paragonare a quelle di un grande pensatore, eppure entrambi sono in rapporto con l’energia fondamentale.
Quando così impegnato, l’uomo continuamente sale e scende. Figuratevi un apparato — uno psicografo — che registri le minime variazioni della creatività umana. Traccerebbe una linea molto complessa. Subito dopo un’esaltazione eroica appare un penoso sconforto, o un timore pernicioso o un’irritazione. L’apparato segnala la caduta e subito risale a indicare rapimento e gioia.
Non si può pensare che l’uomo odierno sia sempre in fase di ascesa. Un tale progresso, assiduo e incessante, è tuttavia possibile, non solo a un singolo individuo ma a tutto un gruppo e all’intero genere umano. Tuttavia, espandere e unificare la coscienza in modo tale per ora è un sogno, ma i sogni sono comandi, e le grandi Forze verranno a soccorrere chi vi si impegna.
Nel Sovramundano accade qualcosa di simile, ma in Terra è bene ricordare che si è responsabili della costruzione mondiale. Fin dall’inizio ricordate che l’uomo crea costantemente.
Il Pensatore diceva: “Quali sono i limiti della creatività umana? La sua misura è l’Infinito”.
839 — Urusvati sa che il lavoro è un dono. L’umanità comincia a capire che esso ha grande valore. Noi lo consideriamo al più alto livello, ma per molti resta una maledizione. Donde viene un tale concetto, tanto ingiustificato? Dal fatto che non si comprende il Sovramundano.
Si rifiuta di conoscere i massimi principi di quella vita. Non si comprende che il lavoro libera dalla personalità, che è l’ostacolo più grave che si oppone al conseguimento della creatività sovramundana. Un lavoro di buona qualità consente di elevarsi sopra la personalità. Chi è creativo, se veramente ispirato, non pensa a sé stesso. Chi si dedica a migliorarne la qualità non è mai schiavo di sé medesimo. Pertanto il dono del lavoro libera dall’io.
Anche la mente può sradicarlo, ma quanti sono in grado di pensare in modo tanto elevato? Il lavoro aiuta e protegge dalle imperfette condizioni della vita. È poco utilizzato per non sprofondare nella volgarità.
Perfezionare la qualità è già tendere ad un futuro migliore. Lo Yoga del Lavoro fu dato all’uomo a buon diritto, come diritta via per il conseguimento. Non tacete che è necessario, fin dai primi anni. Scuola e famiglia devono plasmare i futuri operatori creativi.
Il Pensatore disse: “Accettate pregando il dono del lavoro”.
840 — Urusvati sa che il coraggio è un dono. Un uomo audace può avere paura delle vibrazioni avverse, ma l’eroe coraggioso non le teme. Dar prova di coraggio è più che una semplice vittoria terrena. Anche nel Sovramundano si sviluppa quella virtù.
Chi vuole seguire la via del coraggio è aiutato dall’Altissimo. Potrà andare incontro a molti terrori, ma sapendo che la sua essenza è inviolabile neppure il peggiore ne turberà il ritmo. Così armato, l’eroe attraversa la vita terrena. Può star certo di aver ricevuto un grande dono.
Sento qualcuno brontolare che non c’è nulla di nuovo, che tutti sanno che serve il coraggio. Costoro però non tentano di coltivare quella virtù. Si può svilupparla instancabili in qualsiasi circostanza, con ciò richiamando accumuli da tempo dimenticati. Esercitare il coraggio è sempre bello, ma quei brontoloni non lo sanno, perché non tendono alla bellezza. L’eroismo è per loro parola senza senso. Non capiscono perché l’eroe non sopporta di vivere in modo volgare. Non sanno valutare il vero beneficio del coraggio; che pure sarebbe utile anche nelle loro vite da mercanti. Preferiscono vegetare nel suolo della timidezza, anziché accendersi di eroismo, il che è possibile anche nell’esistenza più umile. Non si comprende che il coraggio è la via più breve.
Il Pensatore insegnava a marciare nel Sovramundano armati di coraggio.
841 — Urusvati sa che imparare è un dono. “In che modo?” dirà lo scettico, “Non è forse una libera acquisizione?”. Secondo la ristretta visione materialistica è così, infatti. Il pensiero raffinato ed eccelso sa però che per imparare è necessario che il Sovramundano collabori.
Chi pensa riconosce che oltre il mero accumulo di nozioni sta un livello di conoscenza superiore, il che è già un gran dono. La ragione terrena non basta per affinare la capacità ricettiva. Il vero scienziato sa che il suo sapere contiene certi filamenti superiori, che gli consentono di dilatarlo in maniera sorprendente.
Quando le Guide superiori ritengono necessario interferire per il Bene comune, un tale evento può essere impercettibile. I risultati sarebbero però maggiori se quello scienziato riconoscesse la Guida Superiore, accettandola coscientemente; allora il Sovramundano si mostrerebbe in tutta la sua gloria. Il cuore umano reagisce a quell’espansione, già pronto ad accogliere qualcosa di Grande. Quei momenti sono illuminanti, ma bisogna saper accogliere il flusso della Beneficenza. Non bisogna forzare: basta aprire il cuore e rivolgere il pensiero al grande Maestro.
Il Pensatore diceva: “Maestro, benedicimi mentre imparo”.
842 — Urusvati conosce l’essenza delle misure sovramundane. Gli studiosi di quel mondo sovente non riescono a capire perché le sue date non coincidono con quelle terrene. Ciò è spesso causa di dubbio in chi non è di salda fede. Bisogna studiare a fondo le condizioni del Mondo Sovramundano per capire che le misure sovramundane non possono coincidere pienamente con quelle terrene.
Chi sta su di una vetta pensa e sente in modo diverso da chi è rimasto nella valle. Le misure terrene e quelle sovramundane differiscono sempre più. Queste ultime corrispondono all’essenza degli eventi sui quali basiamo le Nostre indicazioni. Occorre osservare con acume per riconoscere le connessioni interiori fra gli eventi relativi alle Nostre indicazioni.
Spesso certi eventi secondari sembrano insignificanti e ininfluenti, e ci vuole una vista attenta e acuta per notare le connessioni. Uno scienziato senza pregiudizi direbbe che in verità il Sovramundano è prossimo al terreno, ma che bisogna osservarne con cura le misure. Si vede da ciò che il linguaggio del mondo superiore non è quello limitato della Terra.
Il cuore è sempre indicato quale punto focale dell’essenza umana. Esso solo sa ascoltare e capire i lievi tocchi del Sovramundano. Ricordatelo.
Diceva il Pensatore: “Maestro, insegnami a capire il mormorio del Sovramundano”.
843 — Urusvati conosce l’essenza della gioia. Nell’India antica i medici di una scuola erano chiamati “cercatori di gioia”. Ritenevano che per guarire un malato si dovesse avvolgerlo nella gioia. Avevano infatti imparato che per le sue qualità essa attrae le vibrazioni migliori, sia mondane sia sovramundane; applicando questo metodo, lo stato del paziente migliorava e la cura aveva successo.
I medici di altra scuola lo ponevano in ridicolo. Non riuscivano a credere che le qualità delle vibrazioni influissero nella terapia, né che attirassero un potere dallo spazio. Tali influssi non obbediscono ad un comando, ma alla festosità dello spirito. Si notava inoltre che se il medico parlava con gioia il malato gli accordava prontamente fiducia.
Quel rimedio collaborava con le sue forze migliori, non solo per la sua sostanza fisica, ma anche per l’effetto sottile, magnetico della cura. Accanto ad un malato, o nell’intera vastità della capacità creativa, non scordate la qualità della gioia. Siate capaci di produrla, poiché nello spazio esistono molte possibilità di accendere i fuochi. La gioia è veramente la guida migliore per le vie del Sovramundano.
Il Pensatore diceva: “Maestro, aiutami a comunicare con la Gioia sovramundana”.
844 — Urusvati conosce l’essenza del lavoro, che Noi affermiamo quale valore universale. Diciamo che è la fonte del ritmo terapeutico. Ripetiamo che è la gioia di chi lavora. Lo poniamo alla base della famiglia e dello stato. Bisogna però aggiungere la sua qualità più notevole: esso infonde gioia non solo in chi lo esegue, ma anche agli altri.
Senza dubbio qualunque lavoro procura gioia. Questa può essere modesta o grande. Tutta la gioia universale nasce dal lavoro.
Ricordate che la gioia nel Sovramundano è incorruttibile, e crea gratitudine. È una vibrazione che aiuta il pellegrinaggio Sovramundano. Fate attenzione: la gratitudine non è rivolta personalmente all’operatore, seppure lo segua sia in Terra che nel Sovramundano. Egli non saprà chi gli è grato. La cosa più preziosa sulla via dell’ascesa è il progresso impersonale, autoterapeutico. La cooperazione ha valore quando rafforzata dalla devozione. Il lavoro è dunque da intendere come un’attività di gioia concorde.
Il Pensatore lo concepiva come gioia sovramundana.
845 — Urusvati conosce l’essenza dell’amicizia. Le sue emanazioni luminose sono buoni conduttori sia in Terra che nel Sovramundano. L’amicizia sincera è particolarmente necessaria nel Mondo Sovramundano. L’energia mentale e le emissioni evidenti escludono la possibilità di un inganno. Nella vita terrena l’amicizia crea nuove possibilità. Un’occhiata amichevole ad un nemico non è segno di debolezza, ma, al contrario, di superiorità.
Bisogna educare a comprendere questi benefici. Non si imparano in fretta, ma senza dubbio la coscienza si eleva. Durante il processo educativo bisogna insistere, ancora una volta, sul male provocato dall’odio e dalla vendetta. Ciò è specialmente necessario oggi, che la malizia e l’odio avvolgono la Terra in un sudario letale.
Questi non sono semplici precetti morali e astratti. Il pianeta è ammalato, e l’umanità ne peggiora le condizioni. Perciò è bene raccogliere ogni granello di amicizia. Riempitene lo spazio. Non saprete chi riceverà quelle emissioni, ma egli ne ricaverà un beneficio panumano.
Il Pensatore consigliava di mandare pensieri gentili, che giungono sempre a segno.
846 — Urusvati conosce l’essenza dell’oblio. I saggi dicono che nulla sparisce, che ogni cosa ha la sua ragione. Se qualcosa affonda negli abissi della coscienza, è per qualche motivo che, se studiato, mostra il beneficio di quella dimenticanza.
Talora un ricordo riemerge d’un tratto dalla coscienza: c’è una ragione. Quella memoria sopita può essere stata ridestata da vibrazioni impreviste, oppure era necessario riconoscere esperienze antiche, o forse le Guide sovramundane hanno stimato opportuno il ricordo di certe responsabilità.
Non si intende con ciò quella smemoratezza causata dalla poca disciplina, che è un vizio pericoloso. Bisogna proteggere i più giovani, che non cadano nell’indolenza. Sovente si ammette allegramente tale negligenza, senza capire quale vizio si confessa.
Dimenticare è naturale: raccoglie tesori nella coscienza, e li custodisce con cura sino al tempo predestinato.
È davvero impossibile ricordare tutti i particolari del passato. Essi ricompaiono solo nel Sovramundano, per accusare o salvare. È impossibile rammentare, accogliendoli o rifiutandoli. Per chi è impegnato sulla via, dimenticare non è altro che preservare tesori che all’ora debita si ritroveranno in un lampo di luce.
Noi apprezziamo chi sa gestirli. Siamo pronti ad aiutare a richiamare dal tesoro le vibrazioni occorrenti.
Il Pensatore diceva: “Per me dimenticare è un dono”.
847 — Urusvati conosce il livello significativo della compassione per i meno fortunati. Ogni suo atto equivale ad un passo sulla via.
Un folle si accanisce sull’asino esausto, e fa male. Il saggio padrone invece lo lascia riposare e mangiare, e fa bene. Lo stesso vale per l’ignorante. È errato rimproverarlo con rabbia, è un abuso dannoso. È benefico, invece, trattarlo con parole opportune. Non è facile andare d’accordo con lui, ma il buon senso consiglia di abbassare il capo quando il passaggio è basso.
Si parla molto della compassione che esige di curvarsi al livello di chi è bisognoso. In realtà è un’ascesa gloriosa. Nel Sovramundano, misericordia e compassione affrettano l’ascesa. Il pellegrino impara ad ascoltare la voce del dolore ed è sempre disposto a dare soccorso, e ciò, come ali, lo porta in alto.
Si dovrebbe sempre cercare di agire con compassione. Le scuole dovrebbero insegnarne i benefici, mostrando che i giudizi negativi non servono a nulla. Questi si possono evitare ricordando che demolire non vale quanto costruire. Lasciate che sia la saggezza del Cosmo a distruggere; voi dedicatevi a costruire.
Diceva il Pensatore: “Maestro, insegnami ad essere più compassionevole”.
848 — Urusvati conosce l’essenza dell’ispirazione. In molte lingue questa parola si riferisce chiaramente ad un influsso esterno. È un termine che piace, ma è sovente male usato, poiché se ne ignora l’origine.
Persino quei pochi che conoscono l’origine di questa parola, la comprendono in modo diverso. Per alcuni essa implica un intervento personale esterno, altri la intendono come un’energia impersonale. Non c’è ragione di dissidio, perché in qualsiasi atto di natura personale è attiva una qualche energia impersonale. È tempo che l’uomo riconosca il vero significato delle parole che pronuncia.
È forse possibile discutere del significato dell’ispirazione senza avere nozione del Sovramundano? Nessuno sa riconoscere la collaborazione delle Forze superiori se ne nega l’esistenza.
“Ispirazione” è termine usato particolarmente da artisti e scienziati. Ne è chiara la ragione, poiché sono quelli che più sovente ricevono influssi dalle Sfere sovramundane. Queste sarebbero anche più frequenti, se fossero accolte in modo consapevole, ma purtroppo non si ammette in genere l’esistenza del Sovramundano.
E come si potrebbe riconoscerla, vivendo immersi nell’odio e nella distruzione? Nondimeno la parola “ispirazione” non è stata ancora espurgata dai dizionari! C’è da augurarsi che nelle scuole elementari compaiano insegnanti capaci di spiegarne il grande significato. Ai fanciulli va detto della Cooperazione con il Sovramundano. È un concetto innocuo, ma per essi sarà come il tocco di un’ala.
Diceva il Pensatore: “Maestro, ispirami a migliorare il lavoro creativo”.
849 — Urusvati conosce l’essenza dell’entusiasmo. È un magnifico concetto che dimostra la comunione in atto fra i Mondi superiori e le forze dello spirito umano. Chi nega l’esistenza dello spirito e dell’anima non dovrebbe pronunciare la parola “entusiasmo”, eppure amano ripeterlo, senza capirlo.
Si usano pensieri e concezioni tipici del Sovramundano cui, nel contempo, si negano la vita e l’influsso invisibili che colà esistono. Non stupisce che concetti noti agli antichi, che si è costretti ad usare, siano ormai del tutto distorti. Gli antichi crearono molte parole di grande significato. Sapevano che erano necessarie all’umanità, ma i secoli le hanno private dei loro alti concetti. Il pensiero umano si appuntò sul quotidiano e su ciò che, per errore, si credeva progresso. Si cadde nell’ignoranza, senza saperlo né capirlo. L’arida ragione, anziché ampliare gli orizzonti, li ridusse ad una negazione ignorante.
Gli scienziati dovrebbero dedicarsi alla ricerca, invece d’impegnarsi a negare. L’entusiasmo deve accenderne la coscienza, e il suo valore essere apprezzato. Rifiutando la guida delle forze sovramundane, lo scienziato perde potenza.
Molto si è già detto della creatività cosciente, che conduce alla chiaroveggenza e alla chiarudienza, ma per ottenerle si deve per prima cosa comprendere quale potere manifestare e a quale Cooperazione affidarsi. Solo allora compare il vero entusiasmo.
Il Pensatore consigliava di non dimenticare l’entusiasmo perfino nella vita giornaliera.
850 — Urusvati conosce l’essenza della cordialità. L’ignorante non dovrebbe sminuire i bei concetti di bontà e atteggiamento cordiale. Gli pare che l’uomo di buon cuore sia sciocco e non affidabile. Eppure cosa è più elevato dell’impegno a fare del bene? È saggio chi rivolge tutte le forze a tal fine. Quando poi sarà nel Sovramundano non lo rimpiangerà, perché come un magnete quell’influsso gli attrae i compagni di via migliori.
Nello stato terreno si sogna la collaborazione, ma nel Sovramundano la si sperimenta acutamente. Essa rafforza lo spirito e moltiplica l’energia psichica. In Terra si tenta di espandere la coscienza con ogni tipo di yoga, per accostarsi al Mondo superiore. Il Sovramundano però richiede, per avanzare, una tensione molto maggiore. Il pellegrino deve procedere di continuo, senza sosta, altrimenti cade come una pietra nell’abisso. La bontà protegge, ma prima bisogna imparare la cordialità sincera. Essa soccorre nell’evitare l’irritazione, la collera, la malizia.
Non parliamo di questioni senza valore e poco pratiche. Il mondo è talmente intriso di odio che è impensabile il salvagente della bontà. Bisogna ricercare i molti concetti dimenticati o distorti, e imparare ad usarli per quel che sono. Molta bontà giace sepolta nella polvere del tempo.
Il Pensatore insisteva nel dire che l’armatura della buona volontà rende invincibili.
851 — Urusvati conosce l’essenza della grazia. Energia primaria, psichica, ignea, prana, grazia: nei secoli si è chiamata con molti modi, ma il senso è uno solo. Si può intenderla come vitalizzante, forza creativa, stimolo a conoscere. Ma, lontani dal riconoscere le basi dell’Universo, si domanda: “Se quell’energia pervade lo spazio, perché non agisce ugualmente su tutta l’umanità?”.
Chi interroga così ignora che non ci sono due uomini uguali, e che l’energia dev’essere riconosciuta, invocata e accolta. L’ignorante è come colui che pretende da un rimedio un effetto immediato. Dopo la prima dose è già pronto ad un rifiuto. Così fa chi non riconosce l’energia primaria. Inoltre l’ignorante non capisce che bisogna saperla invocare, che occorre educare la volontà disinteressata per attivare quel magnete ardente, che non si desta altrimenti.
Per l’uomo è difficile accettare la grazia nella vita terrena. Come uccello del paradiso essa sbatte le ali in quella gabbia, e perde le piume più belle. Chi accoglie la grazia deve lasciare libero quell’uccello meraviglioso, ma come evitare di farne un misero prigioniero? Gli uomini hanno inventato molte diverse maniere per adattare la vita quotidiana alla grandiosità della mirabile energia, ma raramente pensano al senso della parola “grazia”.
Il Pensatore si rallegrava quando ne sentiva la presenza. Diceva allora di essere stato toccato dall’uccello di fuoco, il messaggero del Sovramundano.
852 — Urusvati conosce l’essenza della fede. Si parla di fede cieca, ma Noi intendiamo quella che vede. La fede è conoscenza, che però può essere della ragione o del cuore. Non è facile discernere fra questi due campi, eppure bisogna capire che non si acquisisce conoscenza del cuore senza accumuli sovramundani. È davvero impossibile avanzare in quel mondo se il magnete igneo del cuore non è attivo. È necessario capire che colà si può svilupparlo al massimo, sì che poi splenda nella vita terrena.
Si sono inventate molte maniere per accenderlo artificialmente. Qualcuno però ritiene che solo quelle spirituali abbiano valore, e sono prossimi alla verità. Gli esercizi fisici non sviluppano lo spirito. La nobile conoscenza del cuore si ottiene solo disciplinando la mente. Come spiegare però che ogni giorno e ora hanno importanza a tal fine? La ragione può ostacolare il cuore e privarlo delle sue visioni preziose.
Diceva il Pensatore: “So poco, ma ho fede”.
853 — Urusvati conosce l’essenza del vero impegno. Molti confondono l’anelito spirituale del cuore con la tensione fisica della ragione. Sono incomprensioni sventurate che possono sfociare in disastri. Si può dar di capo sulle pietre, ma ciò non fa scendere l’energia creativa.
Vorreste sapere come distinguere fra le energie. Per ricevere la corrente ad alta tensione è necessario, per prima cosa, raffinare la coscienza con pensieri elevati: ciò l’espande e accende i fuochi del cuore. Tale illuminazione può giungere inattesa.
Più volte abbiamo avvertito che le misure del Sovramundano sono diverse da quelle terrene. Bisogna capirlo per abituarsi a quel Mondo. Non servono pratiche o esercizi: solo il pensiero può elevare l’uomo. Solo la concentrazione mentale rivela la presenza del fuoco interiore.
Negli antichi insegnamenti si trovano allusioni a un prezioso talismano che giace nel cuore. È davvero corretto paragonare il fuoco del cuore, acceso dall’energia sovramundana, a un talismano.
Non si pensi che per sviluppare la coscienza si debba vivere da eremiti. Impegni di valore sono possibili nella vita ordinaria, e per questo sono anche più lodevoli. Ma bisogna aguzzarli come il buon arciere affila le sue frecce.
Gli insegnanti di scuola dovrebbero parlare del potere dell’impegno elevato, e introdurre momenti di silenzio, invitando gli allievi a pensare alla Bellezza. In quegli istanti può scoccare una scintilla nei loro cuori.
Il Pensatore consigliava di riunirsi in silenzio, volgendo la mente al genere umano.
854 — Urusvati conosce l’essenza dell’apertura mentale. L’umanità si divide in due: quelli che acconsentono e quelli che negano. I primi portano il seme del nuovo Mondo; gli altri producono solo spazzatura cosmica. Se si volesse tracciare la linea che li separa, si stupirebbe a vederla tanto tortuosa.
Sorprende trovare capi e scienziati di spicco fra coloro che negano. Questi non comprendono che potrebbero migliorare le loro capacità creative liberandosi dall’oscurità di quel diniego che si impongono. Solo nel Mondo sottile si accorgeranno quanto hanno ostacolato con ciò il loro progresso.
Nella vita terrena non si può aiutarli. Solo una grave scossa potrebbe espandere il loro orizzonte. È bene curare molto i fanciulli, la cui coscienza non è ancora inquinata.
Secondo alcuni, Noi diamo solo consigli morali, ma dimenticano che gettiamo le basi dello Yoga del Fuoco. Perché questo si sviluppi è necessaria una moralità di base. Solo chi è puro di cuore non viene incenerito dal legame ardente con le Forze superiori. È sempre necessario ripetere, ricordatelo, ma in forme diverse, secondo le capacità e lo stato mentale. Il Maestro deve veramente vigilare e avere molte risorse.
Il Pensatore consigliava di controllare le serrature, per essere certi di saperle aprire.
855 — Urusvati conosce l’essenza dell’amicizia. Uno Yogi è amichevole per natura. Esamina con attenzione le manifestazioni umane e se vi trova una particella di bene, giudica in base ad essa. Se invece vi trova solo spazzatura cosmica la rigetta, sapendo che solo il fuoco potrà rigenerare questo genere di degrado. Egli sa che è impossibile giudicare in modo corretto le cose che mutano. Bisogna esaminarle nei vari aspetti, prima di formulare un verdetto sull’essenza.
Questa è la base dell’amicizia. Meglio sopravvalutare il bene che giudicare con asprezza. Il cuore dello Yogi non sbaglia; le sue sensazioni delicate sapranno riconoscere la spazzatura.
Le vibrazioni sovramundane scoprono infallibilmente il degrado nell’uomo. Un giorno sarà possibile usarle anche nella vita terrena. Ma non ci si deve attendere troppo presto l’emergere di un tale apparato sofisticato. La grossolanità umana è evidente, e non è ancora possibile squarciare la corazza dell’ignoranza. Eppure l’evoluzione procede.
Il Pensatore affermava: “Siate amichevoli, come torce nel buio”.
856 — Urusvati conosce l’essenza del vero impegno. Qualunque lavoro richiede concentrazione per migliorarne la qualità, ma tale concentrazione è di natura esteriore. Noi alludiamo all’impegno interiore, che dovrebbe essere familiare a chiunque, ma in effetti è una rarità.
L’uomo deve familiarizzarsi con il Sovramundano e conoscere bene i grandi Soccorritori. Come potrà riconoscere i suoi tesori, se nessuno gliene parla? Fin dall’infanzia viene separato da quel Mondo e gli è proibito persino pensare ad alcunché di “soprannaturale”. Cresce così, come cieco in un bosco, senza meta, fino a dare di capo nei tronchi.
Ci vuole una grande scossa per vedere la luce interiore. Comincia la ricerca, e l’Aiuto diventa possibile. Il cercatore, in verità, nota che l’impegno migliora la sua avanzata. L’aiuto giunge come a caso, quando si trova qualcosa o si incontra qualcuno.
L’uomo dovrà liberarsi, quanto prima tanto meglio, dell’assurdo concetto della casualità. Tutto ha una causa, ed è saggio scoprirla. L’impegno, come un forte magnete, accresce il potere del ricercatore, e non distoglie dal lavoro. Al contrario, afferma l’ascesa, con impulso incessante. È bene pensare all’azione continua del cuore e intenderla come esempio di impegno senza soste.
Il Pensatore diceva che una freccia magnetizzata sa dove dirigersi.
857 — Urusvati conosce l’essenza del riposo. Abbiamo già affermato che il riposo sta nel cambiare lavoro, ma ci sono altre maniere, altrettanto efficaci, quali la comunione con il Sovramundano, l’arricchire la conoscenza, contemplare la grandiosità della natura, e la creatività umana. Alcuni chiamano tutto ciò espandere la coscienza, altri liberarsi dall’io, per altri ancora è la vittoria dello spirito. Sono tutte verità. Il rapimento indotto dalle percezioni elevate trasforma la vita, se si riesce a sostenere quelle preziose vibrazioni interiori.
Purtroppo questi autentici valori sono affermati molto raramente. Di solito, sentimenti negativi impediscono di riconoscere le cose più belle. Anziché cogliere l’occasione di riposare, si cade nell’irritazione e si nuoce non solo a sé stessi, ma a tutto l’ambiente.
La vera natura del riposo si dovrebbe spiegare nelle scuole. Il riposo risana lo spirito e il corpo. Che i giovani, impegnati a costruirsi la vita, imparino a bilanciare lavoro e riposo. Che trovino il tempo di pensare al Sovramundano. Dapprincipio faranno forse cose ridicole, ma in seguito la logica li costringerà a pensare in modo più profondo. Si daranno a studiare astronomia, chimica o qualsiasi branca della fisica, e scopriranno qualcosa che prima ignoravano. Ora specialmente, che si comincia a parlare di energia, è probabile che le menti indagatrici comprendano le vaste possibilità che trasformano la vita. Purtroppo la libertà di pensiero è ancora troppo lontana. Che il pensiero riesca a liberare quei poveri schiavi!
Il Pensatore diceva: “Il lavoro libera, il pensiero guida”.
858 — Urusvati conosce l’essenza della fedeltà. È una speciale lealtà, chiamata Adamante, in antico. Costanza, lealtà e incrollabile fermezza riparano dal dubbio, dall’esitare, dal tradimento. La fedeltà radiosa è cosa mirabile. Sì, sì, sì: è tempo di imparare a riconoscere le chiare impronte prodotte dalle loro emanazioni.
I primi esperimenti sulle emanazioni hanno condotto a scoperte interessanti per le menti indagatrici. Oggi, che gli strumenti scientifici sono stati raffinati e perfezionati, si dovrebbe proseguirli senza indugio. L’importanza di studiare le emissioni è enorme. La Nuova Era ha bisogno di affermare le energie sottili.
Anche la medicina farà progressi quando si capirà quanto sono benefiche le emanazioni positive, e quanto sono nocive quelle maligne. Il fatto è che le emanazioni non si esauriscono, ma saturano lo spazio circostante. Si cerca lontano la causa delle epidemie, mentre si dovrebbe indagare l’organismo umano. La qualità delle emanazioni ha grande importanza nel Sovramundano, poiché il corpo sottile vi porta le sue proprie emissioni abituali. Colà l’individuo può essere un Magnete creativo, oppure un mostro repulsivo. Non è facile sbarazzarsi dei brutti accumuli. È perciò benefico circondarsi di luce salubre. Per riuscirvi bisogna però, per prima cosa, accettare il Sovramundano, e impegnarsi fedelmente in tal senso.
Il Pensatore consigliava: “Ricordate che la lealtà è uno scudo attendibile”.
859 — Urusvati conosce l’Essenza Ineffabile. Ciò che esiste è infinitamente divisibile, eppure in ogni frammento sta, in miniatura, l’Essenza Indicibile. Quegli antichi filosofi che furono gli alchimisti lo chiamarono “Tesoro della Madre”, “Occhio di Giove”, “Fortezza di Vittoria”. La scienza moderna ha compreso che quella particola fondamentale deve essere studiata.
Come riuscirono gli alchimisti, con i loro apparati imperfetti, a riconoscere le minime particelle dell’Essere? Solo con lo studio psichico. È un esempio antico, di cui parliamo per ricordarvi che anche gli strumenti migliori hanno bisogno di assistenza psichica. La scienza ha da risolvere ardui problemi, ma è tempo che riconosca il ruolo che l’energia psichica deve svolgere.
Sovente gli uomini vantano di non credere, poi con indifferenza mischiano assieme concetti non compatibili.
Diceva il Pensatore a chi dichiarava di non credere: “Non si tratta di credere, ma di sapere”.
860 — Urusvati conosce l’essenza dell’espansione della coscienza. È un concetto poco e confusamente compreso. I ricercatori inesperti pensano che venga dall’esterno, e che il fortunato cui è toccata in sorte debba solo ringraziare per l’altissimo dono. Essi non ricordano la legge del libero arbitrio. Se sapessero che non viene da fuori, ma dall’interno, ne sarebbero perplessi. Il magnete ardente del cuore, acceso dal pensiero elevato e dall’impegno, è il solo che attira le energie supreme, il cui potere trasforma la coscienza, rendendola capace di conoscere le Leggi dell’Essere. Chi non apprezza il magnete del cuore diminuisce il proprio valore.
È impossibile credere che le forze superiori violino il libero arbitrio. Al contrario è mirabile che è l’uomo stesso ad iniziare la propria ascesa. La collaborazione si svilupperà secondo il potere e la purezza del suo pensiero. È l’uomo stesso a disporre il suo stato nel Sovramundano.
La comparsa del Maestro dipende dal livello di pensiero del ricercatore, e la coscienza greve, come un indumento intriso d’acqua, lo trascina a fondo e rende molto difficile il soccorso! Speciale importanza ha quella coscienza dilatata perché rivolta al futuro. Chi ne dispone sa che il passato è un ponte per l’avvenire.
Diceva il Pensatore: “Guardate al futuro, che chiama”.
861 — Urusvati conosce l’essenza dell’amore per il futuro. Da tempo si afferma che il flusso della vita è continuo. Si può aggiungere che è un volo verso l’avvenire. Gli uomini però temono il futuro. Alcuni si rassegnano, con amarezza, al fatto che è inevitabile, ma soltanto pochi lo amano. È giusto dire che questi hanno ali invisibili che li sollevano sul pianeta. Scopriranno grandi verità e saranno autentici scienziati. Confidano che le loro scoperte non andranno perdute, salutano ogni giorno come una nuova possibilità. Amano la vittoria e combattono l’ignoranza.
Donde viene la loro capacità di lavorare senza sosta? L’amore è un grande motore. È un magnete, è il principio del successo. L’amore del futuro è il più poderoso, e protegge dal ristagno, e promuove la comprensione del Sovramundano.
Sovente si parla di incontri con i propri cari nel Sovramundano. Non si tratta di amore per il futuro quale vittoria ardente, ma sognare del Sovramundano è bene, non fosse che per amore dei propri cari. Come può essere bella, però, la via sovramundana di chi anela al futuro! Egli non perde tempo a cercare di risolvere i problemi che ebbe sulla Terra e incontra le Guide superiori.
Il Pensatore diceva ai fanciulli: “Amate il futuro e vi cresceranno le ali”.
862 — Urusvati conosce l’essenza dell’amore per la natura. L’Agni Yogi ama la natura, nelle cui manifestazioni massime e minime scorge la bellezza. Sente la grandiosità dello spazio. Sa che la natura è una finestra aperta sui mondi lontani, è la porta d’ingresso al Sovramundano.
È essenziale ricordare agli uomini il valore della natura, poiché molti non sanno guardarla e ne ignorano l’importanza vitale. Molti fanciulli sono attratti dalla natura, e specialmente dal cielo.
L’insegnante può osservare che esistono due specie di fanciulli, e dovrebbe aiutare quelli in cui arde quel fuoco che conduce ai mondi lontani. La presenza di tale qualità è segno di preziosi accumuli di vite precedenti. Da questi bambini c’è da attendersi che lavoreranno per il bene comune. Ciò si accende in chi si esalta alla grandiosità dell’Universo. Purtroppo gli adulti spesso disperdono le qualità migliori dei bimbi. Urusvati ricorda che la sua visione più bella fu posta in ridicolo. Molte manifestazioni notevoli delle energie superiori sono viste come scemenze dagli ignoranti. Da tempo si attende che il vero scienziato venga in soccorso di quei piccoli che hanno occhi e orecchie aperti.
Diceva il Pensatore: “Amate la natura, che vi insegna a salire”.
863 — Urusvati conosce l’essenza dell’assimilazione. Già ho detto del riserbo, della tolleranza, della comprensione, qualità che devono essere assimilate. La sintesi si deve all’assimilazione. Cos’è? La coscienza si dilata, ma bisogna assorbire quanto si è appreso, sino a farlo proprio. Con un simile tesoro si entra radiosi nel Sovramundano, poiché è cresciuta la luce interiore.
Un viaggiatore siffatto, per lo più, mantiene chiara la coscienza e non ha bisogno di riposare dormendo. Talvolta, è vero, in caso di malattia, occorre riposo, ma anche allora il tesoro assimilato abbrevia il periodo di inattività. Il cercatore illuminato anela al futuro, e in qualunque campo è creativo. Il magnete del cuore lo attira al Magnete cosmico e lo lancia alla creatività del pensiero.
“Bella è la conquista della creatività mentale”. Così ammoniva il Pensatore.
864 — Urusvati conosce l’essenza della compassione. Maitreya, il Signore della Compassione, ha impresso quel sentimento panumano nella mentalità futura. Nondimeno la confusione attuale è terribile!
Molti medici ci vorranno per curare l’umanità. Le epidemie psichiche aumenteranno, assieme alle fisiche. La compassione è l’arma del medico nella lotta che urge.
Alcuni sentimenti sono affini alla compassione, ma essa sola è priva di egoismo. La pietà, per esempio, può essere condiscendente, e anche la carità può avere moventi egoistici, ma la compassione soccorre il sofferente assumendone il carico di pena. Studia le cause della sofferenza, e dona energia psichica per risanare la psiche malata.
Le malattie mentali devono essere ampiamente comprese. Si cade nella confusione e si resta indifesi. Molta energia di bontà è necessaria per sopportare, non offendere, e dare speranza con le parole più semplici. Un malato può essere totalmente inutile e non bisogna dare l’impressione di conoscerne i difetti. In verità la compassione è il sentimento di simpatia più tenero. Ricordate che nel Sovramundano è d’aiuto un sentimento sottile, che rivela il magnete del cuore e rende invincibile.
Il Pensatore affermava che la compassione è la corona del futuro.
865 — Urusvati conosce l’essenza dell’illuminazione istantanea. Da tempo si afferma che un solo sospiro unisce al Sovramundano. È semplice a dirsi, ma causa alquanta perplessità.
Dopo un pasto abbondante si sospira, ma senza trasporto; e i sospiri per le sventure della vita non pongono in contatto con il Sovramundano. Si sospira per la collera o l’irritazione, ma ciò non fa che radicare meglio alla Terra.
L’illuminazione è un processo complicato, di difficile comprensione. Pochissimi capiscono che sono richieste molte condizioni. Per prima cosa è necessario che il cuore sia tranquillo, il che non è facile da conseguire. Ciò rafforza i legami con l’Altissimo, sia per via interna che esterna.
L’uomo non è mentalmente in grado di predire quando e come avverrà quell’istante benefico. La ragione è un povero consigliere! Invece di aiutare può traviare. Solo il cuore intende la sacra quiete, e con ciò sviluppa la vera conoscenza diretta.
Gli uomini evoluti possono vivere una vita ricca di esperienze sovramundane senza abbandonare il lavoro e la creatività. Le loro opere sono allora di qualità eccellente. Una bella luce scende nel cuore e l’uomo trasforma la sua vita in un continuo atto di eroismo.
Il Pensatore insegnava: “Pulite l’ingresso, che il Messaggero possa entrare”.
866 — Urusvati comprende che il parlare malevolo è la causa essenziale del pregiudizio. È tempo di riconoscere l’energia primaria, non più separando la morale dalle questioni fisiche. L’umanità dovette cercare a lungo di comprendere l’importanza delle emanazioni e delle vibrazioni, eppure, nonostante l’evidenza, continua a negare le più semplici leggi naturali. L’umanità sente ripetere che pensieri e parole maligni producono effetti dannosi, ma continua ad avvelenare il mondo, inconsapevole di diffondere degrado e altre calamità.
È l’ora di guardare la realtà con l’occhio del vero scienziato e avvertire, in termini medici, del danno irreparabile provocato dai pensieri maligni. È tempo di insegnare nelle scuole che le imprecazioni malevole che gli allievi odono a casa loro sono pericolose. Nel mondo gli insegnanti scarseggiano e nessuno prospetta le conseguenze della cattiva parola. L’organismo umano non è distrutto solo dalle droghe e dall’alcool: il pensiero malevolo non è meno efficace nel predisporre i centri a qualunque malanno. L’uomo malvagio è inerme di fronte agli influssi perniciosi. È avvolto dalle tenebre invece che dalla luce sovramundana. Bisogna capire che il male è una forza distruttiva, e che non vi possono nascere generazioni sane.
Il Pensatore andò al mercato ad avvertire: “Presto, liberatevi dai pensieri cattivi”. Quei folli lo derisero.
867 — Urusvati sa cos’è in verità l’autosuggestione. Molti la disprezzano, ma essa è un appoggio sicuro sia nel mondo terreno che nel Sovramundano.
Bisogna riconoscere che l’autocomando rivolto al bene generale attrae Aiuto dall’alto, e quando si impone a sé stessi di superare gli ostacoli la vittoria è immancabile, e abbrevia la via. Si deve anche sapere che in un comando benefico si creano vibrazioni che collegano a Forze superiori. Sono idee semplici, eppure bisogna forzarle nella coscienza umana. L’uomo ha un povero concetto del libero arbitrio, che è il dono più prezioso. Non capisce la responsabilità che tale vantaggio comporta. Come farne uso, se non si comprende la potenza dell’autocomando?
Da molto tempo si afferma che per prima cosa è necessario conquistare sé stessi, ma come riuscire a tanto, se non si è pervasi di volontà di bene? Non dimenticate che l’autosuggestione è un concetto rigorosamente scientifico. Chiunque può svilupparlo, in qualunque condizione, e chi dimora nel Sovramundano si allieta per le nuove possibilità di dare aiuto.
Disse il Pensatore: “Amico, accendi la lampada. Ci sono visite benvenute”.
868 — Urusvati sa cos’è la vita psichica. Neppure l’ignorante, l’ottuso e l’ostinato possono negare l’esistenza del mondo psichico; cercano solo di nasconderlo con nomi assurdi. Certo non si può attendere che comprendano il grande valore della vita psichica, tanto più che neppure gli uomini più evoluti ne hanno compreso il pieno significato.
Bisogna ripetere all’umanità che l’evoluzione intensifica la vita psichica, essenziale per riconoscere le vibrazioni di quell’energia superiore.
Si ammette che l’energia psichica protegge dalle malattie, dal dubbio e dalla depressione. Essa però, ancor più, trasforma del tutto l’esistenza, e conduce al Sovramundano. Se si afferma quella nuova coscienza, l’energia psichica agisce in tutti i dettagli quotidiani, a patto di rispettarne l’esistenza.
L’uomo è troppo occupato con le questioni della vita fisica, e ciò lo priva dell’illuminazione. Potrebbe almeno dedicare qualche istante a sintonizzarsi mentalmente con una sfera più elevata, ma prima deve capire il valore della vita psichica.
Si torna ad invitare i maestri di scuola: che insegnino la bellezza della vita psichica. Ma quanti di loro la capiranno? È necessario alleviare l’esistenza loro, che possano intenderne l’essenza. Oggi il mondo è talmente confuso che occorre ripetere l’invito a studiare il principio della vita psichica.
Diceva il Pensatore: “Il mondo della psiche bussa alla porta. Affrettiamoci ad aprirla”.
869 — Urusvati conosce la natura del pensiero. Sapete che pensare è un’arte, che amplia la coscienza, sapete del comando, esercitato dalla mente, ma c’è ancora da imparare quale ne sia la qualità fondamentale. Il pensiero affila l’energia psichica, che intensifica e lancia nello spazio. Quanto più forte è la trasmissione mentale, tanto meglio interagisce con il flusso dell’energia primaria.
L’uomo è dunque il conduttore continuo della massima energia. Quando essa esplode è come una scarica elettrica: quanto più breve è il messaggio, tanto più violento è lo scoppio. Perciò consigliamo di pensare in modo conciso, appunto per produrre una serie di esplosioni. Tale ripetizione è l’effetto più potente, ma bisogna imparare ad esprimersi in breve. Alcuni riescono a trasmettere messaggi prolissi, ma ne risulta uno stagno, anziché un torrente impetuoso.
Ricordate che l’energia del pensiero è ignea, perciò è lecito parlare di esplosioni. Similmente è da sapere che anche le più consuete trasmissioni mentali devono essere brevi. Tutti hanno un’idea della suggestione, ma perché riesca bisogna che il comando sia il più breve possibile.
Per familiarizzarsi con il Sovramundano, concisione e chiarezza sono guide sicure. Non è consigliabile balbettare incoerentemente quando si cerca la via migliore. Bisogna insegnare anche ai bambini l’importanza di essere brevi e chiari nel parlare e pensare.
Il Pensatore disse: “Le esplosioni mentali si associano al grande flusso della tempesta”.
870 — Urusvati sa quanto importa avere ampie vedute. Per lo Yogi la visione è illimitata. Chi si chiude nel carcere della negazione non è certo uno Yogi. Si afferma che questi è il frutto di molte esistenze, ma ciò non toglie che in ciascuna l’uomo non debba cercare il modo di elevarsi.
Bisogna rendersi conto che nel Sovramundano si incontrano condizioni tanto nuove e numerose che solo con grande ampiezza di vedute si riesce a capirle; se ne percepiscono allora le cause, nonostante le contraddizioni, e invece di negarle se ne accumula la ricchezza.
L’uomo ammette raramente che le contraddizioni possano essergli benefiche, ma per lo Yogi sono una sfida foriera di grandi vittorie. I giovani debbono cominciare a riconoscere che le ampie vedute danno loro le ali migliori.
Si potrebbero citare molti esempi di grandi conquiste ottenute in virtù di ampie vedute. Molti, anche quando impegnati con problemi in apparenza insolubili, riuscirono a risolverli proprio per quella qualità. Si può dire che sono lo scudo dello Yogi.
Il Pensatore ammoniva: “Imparate a pensare in modo più ampio dell’ampiezza”.
871 — Urusvati sa della continuità della vita. Molti ne temono l’interruzione, e inventano molte spiegazioni per alimentare il loro desiderio di esistenza continua. Alcuni intendono persino il sonno come un’interruzione, senza pensare che esso rinnova il ritmo e il contatto con le Forze superiori. Altri poi vanno oltre: non ammettono che il trapasso sia un semplice mutamento di stato, e sperano che la cosiddetta morte chiuda il conto.
La continuità dell’esistenza è una bellezza del Creato. Si può vederla come una tensione. Si può indossare un abito nuovo, ma il seme dello spirito vive di continuo. E non solo vive, ma risponde al Magnete cosmico.
L’umanità è tanto scaduta da non capire la bella legge dell’ascesa? Se non si può osare di sperare che l’uomo accetti pienamente la legge della Creazione del Mondo, ascolti almeno la voce armoniosa della natura e ammetta l’esistenza della vita sovramundana. Noi allora avremo un punto di contatto e risaneremo la coscienza umana.
Il Pensatore usava ripetere: “Accettate la continuità della vita, che conduce all’eternità”.
872 — Urusvati sa cosa sono gli influssi. L’uomo esperimenta continuamente gli effetti di molti influssi, dai raggi astrochimici alle correnti cosmiche, al fluire del pensiero, e ciascuno di essi può esaltare o deprimere la coscienza. Perché mai, nonostante il libero arbitrio, l’uomo è schiavo di tanti influssi? Si risponde che il libero arbitrio determina la direzione principale delle sue azioni. Se la volontà è rivolta a creare il bene comune, egli può costruire un tale magnete per cui quegli influssi più potenti l’aiuteranno.
In verità, il cuore che ha imparato ad essere dimentico di sé stesso raccoglie intorno a sé un bel giardino di influenze. Ancora una volta la scienza si congiunge alla moralità.
Oggi specialmente l’umanità si avvelena con un eccesso di elettricità e di onde radio. Si possono indicare molte scoperte scientifiche che, mal usate, hanno dimostrato di essere tossiche per l’umanità, in senso sia fisico che psichico. È tempo di pensare al Sovramundano e all’importanza dell’energia psichica. Non ci stancheremo di ripetere questi principi dell’esistenza. L’umanità li ha dimenticati o distorti al punto di pericolo. Una tale sventatezza è inammissibile quando si tratta del destino del pianeta.
Il Pensatore consigliava di evocare gli influssi di bene quali fedeli alleati.
873 — Urusvati sa cos’è il vero rinnovo. Pochi si rallegrano al rinnovo della coscienza. I più lo paventano al minimo cenno, e chiunque esperimenta un tale rinnovamento è circondato da altri, che l’offuscano.
Provate a dire a qualcuno che la sua coscienza è logora e ha bisogno di essere rinnovata, e diverrà furioso. Sarà pronto a dire che tutto ciò che esiste è in movimento, che i principi mutano continuamente, ma ciò nonostante, il rinnovo è un termine che lo impaurisce, come se gli togliesse il terreno sotto i piedi! Pertanto, l’accoglimento di tale concetto serve quale pietra di paragone per valutare la capacità di migliorare sé stessi. Altrettanto dicasi per giudicare il grado di apertura della coscienza al Sovramundano. Chi lo comprende è ben disposto a rinnovarsi. È necessario purificare i fondamenti, da qualsiasi punto di vista mondano. Nulla è immutabile, tutto muove e si sviluppa. Solo convinti di ciò si entra con gioia nel Sovramundano. Solo in questo modo si avanza e si rinnova la coscienza.
Il Pensatore disse: “Pensate come rifiorirà il mondo quando si ammetterà la gioia del rinnovo”.
874 — Urusvati sa cos’è la vera prontezza. Lo Yogi ardente è sempre pronto a creare il bene. Bisogna esserlo, in qualsiasi situazione. Se non è sempre possibile agire in modo fisico, lo è sempre in senso mentale.
Probabilmente vi domanderanno che valore può avere un atto mentale. Dite che nel Sovramundano tutte le imprese sono mentali, il che ne dimostra l’importanza anche nel mondo terreno. La piena prontezza dell’atto eroico è, del resto, una disposizione mentale, che si manifesta alla prima occasione.
Noi apprezziamo molto questo atteggiamento. È una coscienza ardente, simile ad un faro; e quanto lontano giungono i suoi raggi! Essa è capace di risanare e aiuta i viandanti smarriti, ovunque siano; siate dunque certi che l’eroismo nasce dalla prontezza.
Come aver successo se non si è pronti di mente? Bisogna costruire una corazza resistente, e ogni giorno coltivare e tenere acceso l’eroismo magnanimo.
Il Pensatore consigliava di essere sempre pronti ad un atto di valore.
875 — Urusvati sa il vero valore dell’autodifesa. Si ammonisce: “Siate come un’isola che si difende e salite sul monte più alto. Allora il vortice sovramundano vi avvolge, e spazza la polvere dalla via”.
Liberatevi dalla polvere del dubbio, avrete la forza di resistere a tutti i nemici e non sarete soli. La brezza sovramundana vi rafforza e il Nostro Scudo vi protegge. Ma l’aiuto più potente discende solo quando culmina la vostra autodifesa, che è un richiamo.
Non implorate, non insistete. Non siamo sordi, e la tensione dell’autodifesa è l’appello migliore. Bisogna capire bene il significato dell’autodifesa. L’uomo non ricorda di avere in sé un potere atomico, da volgere contro il male. Esso non sbaglia nell’individuare il nemico, poiché non agisce per l’individuo ma per il Bene comune.
Il Pensatore affermava che l’autodifesa dev’essere sviluppata in massimo grado.
876 — Urusvati sa cos’è l’autoaffermazione. C’è chi non la distingue dall’autoimportanza, e stupisce sentirla nominare negli insegnamenti di grandi Maestri. Non si rende conto che quell’orgoglio nasce dal gretto egoismo, mentre l’autoaffermazione è frutto dell’oblio di sé stessi.
In verità, grandi Maestri hanno usato l’autoaffermazione per presentare la loro Verità al mondo. È un atto di eroismo, che indica che il Maestro ha accettato pienamente la propria responsabilità, al punto di poter dire “Io” al posto di “Noi”. Nel Sovramundano essa è utilizzata per rinvigorire deboli coscienze.
Un comando fermo è come un dardo di salute. C’è gran bisogno di fermezza di comando. Solo il libero arbitrio suggerisce quando ricorrere all’autoaffermazione. Allora il Maestro afferma la Verità e la sigilla col Suo comando. E l’uomo deve imparare a riconoscere quella benedizione.
Il Pensatore disse solennemente: “Quando portate un tesoro che vi è stato affidato, fatelo al massimo grado di autoaffermazione”.
877 — Urusvati sa cosa significhi conoscere sé stessi. Il detto antico “Conosci te stesso” è stato distorto da menti deboli e pigre, che si sono affrettate a definirlo sovrumano e irraggiungibile. Eppure è sempre possibile analizzare sé stessi, in qualunque circostanza.
Provate ad osservare il profondo della vostra coscienza. Se lo sconforto o l’offesa vi appesantiscono a lungo il cuore, eliminateli di proposito. Sappiate che sono causa di molte malattie e impediscono il progresso spirituale. Se accettate questa semplice informazione la ragione riconoscerà che è pericoloso soccombere a questi veleni. La stessa cosa vale per altri sentimenti distruttivi, che espellerete per libera scelta, quali nemici terreni e sovramundani. E quando sentirete che l’eroismo dell’abnegazione vive in voi, capirete che vi conduce a luminose vittorie. Esaminate dunque la vostra natura, e il cuore non vi deluderà.
Il Pensatore diceva che conoscere sé stessi è una festa.
878 — Urusvati sa cos’è l’autocritica. Per alcuni è come una macina da mulino attorno al collo, per altri è un principio di conquista. Non comportatevi come schiavi sotto il peso di quella macina, che vi impedisce la via del Sovramundano!
Non voltatevi indietro, a rischio di inciampare in un sasso. Guardate sempre avanti! Che ogni errore sia una pietra di guado verso una nuova vittoria.
Non fraintendete la bella virtù dell’umiltà, che dovrà essere con voi al cospetto delle Leggi cosmiche, del Mondo superiore, del Fuoco creativo. Eppure, salite con baldanza la scala del conseguimento, che nulla impedisca la vostra audacia spirituale! La scienza conferma quanto sono necessarie le vibrazioni dello spirito che sale. La coscienza, dal suo profondo, incita dicendo che la via della vittoria è predisposta.
Disse il Pensatore: “Non caricatevi troppo, se il viaggio è lungo, ma portate un lume di speranza”.
879 — Urusvati conosce la vera natura dell’autoprotezione, ritmo che crea la rete vibrante e proteggente. Non pensate di poter ricevere questa rete dall’esterno. Bisogna crearla da soli, almeno all’inizio. Il libero arbitrio deve condurre l’uomo a realizzare il suo bisogno di protezione.
L’arciere scocca la sua freccia, ma la lunghezza del suo volo si triplica, se è forte il legame con il Sovramundano. Già si è detto che l’aiuto superiore può essere dato solo se la decisione è presa in libertà. Solo così si coopera. Nel Sovramundano la legge è identica. Il Nostro aiuto non tarderà se si desidera cooperare di proposito e intensamente.
Pertanto in qualunque situazione, imparate l’arte di proteggervi dagli attacchi del nemico. Siate pronti a ricevere le sue frecce nello scudo. Ricordare la battaglia non è un’esagerazione, poiché è la soglia della vittoria.
Il Pensatore diceva: “Non trascuro di difendermi, poiché così dimostro di essere pronto a combattere”.
880 — Urusvati sa il vero significato dell’autocontrollo. Pensateci, poiché dipende dalla cooperazione dei centri psichici. Sapete quanto sono nocive le scissioni di ogni giorno. Nel regno della psiche sono molto peggiori, persino distruttive. È tempo di accorgersi in modo definitivo che nell’uomo vive il potere dell’energia psichica.
Si parla spesso di energia psichica, ma raramente se ne riconosce la presenza. Del pari, non si comprende la grande necessità di farne uso nel Sovramundano. La via della realizzazione non è semplicemente donata all’uomo. Egli deve comandare ai propri centri psichici di acuire la loro attività. L’effetto può non apparire subito, ma il battito ritmico del libero arbitrio, come un polso, segnala la vita del cuore. Questa pulsazione continua crea l’armonia dei centri.
Il Pensatore disse: “Amici, poveri amici miei, prendete possesso dei vostri tesori!”.
881 — Urusvati sa cos’è in verità l’impegno personale. Nell’umanità c’è chi si impegna e chi vaga senza meta. Perché quel fervore è personale? Perché non si può evocarlo dall’esterno: deve essere acceso internamente. Di norma ciò avviene nel Sovramundano, è come un seme che germoglia nella propria nuova vita.
Si noti che l’impegno può essere diretto al bene come al male. Purtroppo sovente l’uomo si volge al male o, in altri termini, all’ignoranza. Bisogna insistere sin dai primi anni nel dire che l’ignoranza è male: è un’antica verità non ancora assimilata.
Nelle scuole non si insegna con chiarezza che è necessario imparare continuamente. Pochi sono gli insegnanti che sanno trasmettere la gioia di imparare. Si danno informazioni limitate, prive di pensiero creativo, e ciò non rafforza il fervore.
Ogni atto creativo può essere chiamato magico. Affermo che il vero impegno è creativo. Tutte le condizioni della vita offrono possibilità di creare. Mirabile è questa torcia luminosa di creatività, che il viandante porta con sé nell’Infinito!
Il Pensatore affermava: “Raccoglierò i semi del fervore per creare un giardino di Bellezza”.
882 — Urusvati sa cos’è l’essenza della fiducia in sé stessi. In antico si esortava a farsi padroni di sé, ma è ugualmente vero consigliare di nutrire fiducia in sé. Sovente una vittoria stimola una reazione contraria di orgoglio, ma la fiducia in sé stessi dà forza sul sentiero evolutivo.
È raro che qualcuno si renda conto fino a che punto una tale coscienza sia di aiuto nel Sovramundano. Tutti dovrebbero, ciascuno a modo suo, riconoscere il valore di quella fiducia, che in ogni caso non esclude la Guida superiore. Al contrario, è bene vivere liberamente permeati delle presenze dei Grandi Istruttori, poiché costringere ad accettarla è una violazione del libero arbitrio.
Pochi riescono a rappresentarsi l’esistenza del Mondo Sovramundano, e anche chi ne sente parlare raramente vi si dedica. Non si è capaci di immaginare una vita futura, o immaginare di volere una valida esistenza ultraterrena. Ma questi sogni, specie se ricettivi, si trasformano in realtà nel Sovramundano, dove il pensiero crea; pertanto in Terra è bene costruire castelli di futuri eroismi.
Quando il Pensatore era intento a leggere, o impegnato in un discorso mentale, e gli allievi insistevano nel porre domande, soleva rispondere: “Mi sto armando”.
883 — Urusvati sa cosa significhi tormentare sé stessi. L’Agni Yoga, che conduce al Mondo del Fuoco, mette in guardia contro ogni genere di tormento, ogni genere di tortura. Armonizzare i centri è penoso e richiede molta cautela, e quando si segue l’Agni Yoga in condizioni terrene ogni atto di crudeltà è insopportabile.
Già si è detto che la crudeltà è un atto di barbarie, regione tenebrosa dell’umanità che è bene evitare. Si deve sapere che gli organismi raffinati sono specialmente soggetti a soffrire per le azioni oscure. L’umanità non può ancora affermare di aver superato la barbarie; è piuttosto vero l’opposto. L’Agni Yoga la combatte.
L’ultima fase del kali yuga può essere sanguinosa. Pensate quanto sono dense le emanazioni del sangue! Il mondo terreno, assieme al Sovramundano, deve essere purificato, raffinando i centri. Siate grati a quegli eroi che chiamano al sacrificio di sé.
Al Pensatore fu domandato su quali basi poggia la vita terrena, e rispose: “Uomini, siate più umani!”.
884 — Urusvati sa cos’è l’autodistruzione. Certi bipedi, dagli interessi esclusivamente terreni e fisici, ritengono sia soltanto un’altra forma di omicidio. Non vedono il crimine peggiore, ossia la distruzione psichica. Pochi si rendono conto che l’autodistruzione è, in essenza un assassinio psichico.
Invero l’umanità versa in un gravissimo pericolo. Distrugge lo spirito, e perde l’energia psichica. È difficile dire quant’è malata: la piaga si diffonde in tutto il mondo. Le regioni più popolose sono specialmente vulnerabili all’epidemia dell’autodistruzione. Nessuno pensa alla figura che assumerà nel Sovramundano. Le religioni hanno mancato di apprestare una base sicura di moralità, e ora non trovano un terreno d’intesa con la scienza. Invece di una grande Unità, si trova una discordia pietosa. La frammentazione è un segno di debolezza. Dove va il genere umano? Medici e insegnanti sono estremamente necessari: possono segnalare i pericoli che sono davvero grandi!
Il Pensatore diceva con rammarico: “Chi si è autodistrutto è orribile a vedersi”.
885 — Urusvati sa bene cos’è l’autoguarigione. I saggi della Grecia antica terminavano a volte le loro lettere scrivendo: “Amico, comanda a te stesso di star bene”. Nella remota antichità si sapeva che oltre le medicine, la nutrizione corretta, il magnetismo, il prana, ciascuno ha in sé un guaritore, ma deve saperlo chiamare all’opera.
Fin dall’infanzia bisogna sviluppare la capacità di autoguarirsi. Chi è già malato non può, d’un tratto, pretendere un miracolo. L’autoguarigione si compie solo se il liuto spirituale è ben accordato. Credetemi: il medico interno è di guardia, e la coscienza lo chiama, solo se lo spirito sa invocare il potere donato all’uomo. Inoltre bisogna essere in armonia con il Sovramundano. Allora le corde tese tra la Terra e i Mondi superiori suonano all’intenso richiamo. Chi conosce il Sovramundano può comandare per il bene dell’umanità. Non parliamo di giganti in spirito, poiché tutti dispongono di una quota di conseguimento e ripristino della salute.
Disse il Pensatore: “Fatevi amico il medico interiore”.
886 — Urusvati sa cosa significa ravvivare sé stessi. Amate la vita, infinita e senza tempo. La stanchezza di vivere è il morbo più grave, poiché desta i nemici che dormono, e si muore per una forma di autodistruzione simile al suicidio. Nel Sovramundano se ne vedono le conseguenze: si perde la libertà d’azione, si vaga senza scopo e non si migliora. È un degrado spirituale difficile da superare.
Non si capisce che le depressioni terrene, i timori, la compassione di sé, la furia del malessere, sono causa di gravi sciagure! Si pensa che le fitte dell’ignoranza non lascino traccia. Eppure non c’è causa senza conseguenze, e chi va alla deriva fa bene a pensare alla continuità della vita, finché il libero arbitrio lo protegge.
Quanti hanno riconosciuto questa verità fondamentale? Pochissimi, purtroppo, pensano al Sovramundano, senza il quale è impossibile apprezzare e amare la vita terrena. L’Agni Yoga e il Karma Yoga insistono molto sul valore del lavoro nella vita terrena. Molte volte si è esortato ad amarlo, così collaborando con l’energia superiore.
Il Pensatore ebbe a dire: “Amici, amate il mondo terreno e il Sovramundano. Non abbiate paura del Mondo del Fuoco”.
887 — Urusvati sa cos’è l’autoconservazione. Persino la ristretta scienza materiale discute l’istinto di autoconservazione. Lo studio degli animali rivela esempi convincenti. Il comportamento istintivo dei cani indica chiaramente la presenza dei Mondi invisibili. L’uomo purtroppo ne ha perduta la facoltà. L’esistenza in città affollate, in particolare, corrode gli aspetti più preziosi della conoscenza. La scienza, poi, negando lo spirituale, rende l’umanità sempre più insensibile.
Si disprezza chi crede nel Sovramundano, perciò non si può insegnare quanto è benefico l’istinto di autopreservazione in tutti i mondi. Solo pochi sanno quanto è importante svilupparlo, non solo per la vita fisica terrena, ma specialmente per raffinare la sensibilità psichica. Tutti i fenomeni vitali sono da studiare con attenzione, ma prima quell’istinto deve essere accolto nella coscienza, altrimenti il cane sarebbe migliore dell’uomo.
Non stupisce che le nuove generazioni stiano peggio delle precedenti. La tecnocrazia le soffoca e nessuno insegna l’arte di pensare. È essenziale incoraggiare gli istinti migliori, per sviluppare fra loro quello risanatore dell’autoconservazione.
A volte il Pensatore poneva le mani sul capo di un discepolo e gli domandava: “La tua vigilanza si è forse addormentata?”.
888 — Urusvati sa il vero significato di un’umanità che si droga. Pensateci, è urgente, pensateci! L’umanità non è mai stata tanto avvelenata quanto ora. Non si vuol credere che l’alcool, il fumo, e altre sostanze tossiche decompongono la natura umana. Non si vuol capire che in questo stato non possono nascere generazioni sane. Non si vuol ammettere che così si ammorba l’ambiente con il fiato, e che tale pazzia prepara una esistenza terribile nel Sovramundano.
Ma come riconoscerlo se se ne nega l’esistenza? È una magra consolazione sapere che esistono istituti di cura: sono come piccole isole nell’infinità dell’oceano.
Quante volte si è detto che il pianeta è intossicato, e sono state parole al vento. Gli uomini si ingegnano ad inventare nuove sostanza nocive. Pieni di malizia, non pensano di essere fonti di veleno. Nel loro torpore mentale non pensano al prossimo. Persino il loro istinto di autoconservazione si va spegnendo. E questi moniti non sono esagerati.
Il Pensatore diceva: “Amici, badate sempre a risanare la vita”.
889 — Urusvati sa il vero significato dell’autooscuramento. È pietoso vedere quanto è fioca la volontà. Già si è accumulato molto nel Sovramundano, e si potrebbe applicare quel tesoro nella vita terrena, eppure nell’esistenza quotidiana si calpestano quei bei fiori. È una calamità che le volontà deboli non possono superare: si spezzano e si cade in una vergognosa vigliaccheria.
Quei timidi se ne vanno alla deriva e si vergognano al ricordo di quegli accumuli, così prendono a negarli e diventano nocivi, forse anche più degli ignoranti. Tutti hanno incontrato tali deboli persone, ammalate nell’anima, avviati a disintegrarsi per la loro discordia interiore. Quando le incontrate, trattatele con compassione. Certo sono gli unici responsabili della loro caduta, ma sovente è la vita di famiglia che ne frantuma la debole volontà. Considerateli dei malati. Non siate severi nei loro confronti, poiché in tal caso non fareste che avversarli. Devono tornare sull’aspro sentiero dell’apprendimento. Possano dotarsi di ferma volontà nel Sovramundano.
Il Pensatore diceva: “Guardatevi da chi si autooscura, perché la tenebra è contagiosa”.
890 — Urusvati conosce il vero significato dell’autoliberazione. Non si costringe alla libertà. Un medico vieta certe abitudini al paziente, ma passato il pericolo questi, di solito, riprende la sua vita.
Paura, irritazione, invidia, calunnia e gli altri nemici dell’uomo sono da bandire, ma è impossibile sconfiggerli violando il libero arbitrio. Si afferma talvolta che i vizi devono essere trascesi, ma nel cercare di prolungare tale condizione transitoria, l’uomo la usa come pretesto per procrastinare. È meglio dunque, sostituire l’idea di trascendere i vizi con un comando a sé stessi di liberarsi. In verità, una volontà salda recide, come spada, le cattive abitudini.
Chi ha conosciuto il Sovramundano si libera facilmente da quei parassiti. Per scartare i pensieri nocivi occorre realizzare la continuità della vita. Per amore del futuro inevitabile, bisogna rafforzare il proposito della liberazione immediata.
Quando si passa nel Sovramundano si apprezza cosa sia la liberazione da quelle oscurità che impediscono il volo. In verità, perché tormentarsi con piccoli salti se si può volare in bellezza? Perché adattarsi se si può avanzare?
Il Pensatore consigliava di amare la magnifica sensazione dell’autoliberazione.
891 — Urusvati sa il vero significato di realizzare la pace. Lo Yogi ama la pace, evita i litigi e fa del suo meglio per prevenirli. Sa che le emanazioni di pace guariscono, sa che gli preparano un caldo benvenuto nel Sovramundano.
Come la impara? Educandosi alla commensura, cercando di essere degno del fine. Capisce che la malvagità distrugge il ponte del progresso. Domina l’irritazione, riconoscendola incompatibile con la dignità umana. Lo Yogi si impegna seriamente nel promuovere la pace. Anche il minimo atto in tal senso è una bella vittoria, specie quando l’umanità, come ora, si distrugge nell’odio. Quando una parola di Bontà è considerata come fuori posto, lo Yogi tiene in alta considerazione il pensiero che protegge i deboli e i perseguitati. Lo Yogi può non sapere chi sarà aiutato dai suoi pensieri luminosi, ma non si stanca di emetterli nello spazio, come un’offerta purificante: “Che il bene abiti nel Mondo”.
Il Pensatore disse ad un giovane che voleva diventare Yogi: “Per prima cosa diventa un costruttore di pace”.
892 — Urusvati sa cosa significa dimenticare sé stessi. Questo concetto di solito è temuto. Molti l’associano agli stracci della povertà. Ma chi crea e lavora, sa che nel migliorare la qualità dimentica sé stesso. Rinuncia in modo naturale alla propria centralità. Si libera dell’impaccio della personalità. Ugualmente, nel Sovramundano, l’uomo dimentica sé medesimo e sale a belle conquiste. È un’ascesa che si compie senza forzare.
È bene sentire queste ali durante il lavoro terreno. Noi diciamo che l’attività creativa è il mezzo migliore per elevarsi. La grande bellezza della rinuncia di sé stesso è poco compresa. Si preferisce dedicare ogni attenzione alla vita terrena. Si ignora che facilmente un pozzo di rifiuti si trasforma, nel principio di un bel giardino, e si sbaglia nel credere che ciò non sia possibile a tutti. Chiunque può conquistare brillantemente un bel reame di pensiero.
Disse il Pensatore: “Pensate, e vi cresceranno le ali dell’oblio di voi stessi”.
893 — Urusvati conosce il vero significato dell’autodistruzione. Allo Yogi qualsiasi forma di suicidio è straniera. Egli capisce che la fine prematura della propria vita è un gravissimo danno, e sa fino a qual punto nuoce a sé stesso e a tutto l’ambiente. Ogni violenza inflitta alla vita turba l’armonia, e ogni attentato al ritmo dell’ordine cosmico si paga a caro prezzo.
Si può notare che, ossessionata da una sete di sangue, l’umanità impazzisce sempre più. Non è però da condannarsi solo l’assassinio fisico, ma anche le frecce psichiche scagliate contro altri. Inoltre, la depressione che distrugge il prana vivente è contagiosa. Si può immaginare quanti suicidi si compiono, diretti e indiretti!
Tuttavia, gli scienziati tacciono di fronte a questo avvelenamento della vita. Nessuno studia la composizione chimica delle lacrime, di gioia, di dolore, di rabbia. Non si indagano abbastanza le radiazioni del corpo, ancorché esistano strumenti in grado di farlo. L’umanità non vuol saperne del Sovramundano, non vuol capire il senso dell’autodistruzione.
Il Pensatore disse: “Attenti a non far del male ai vicini e ai lontani”.
894 — Urusvati conosce il vero significato dell’autorigenerazione. L’uomo deve imparare che ciò è fattibile, in qualunque condizione. Se però non ha nozione del Sovramundano, può essere facilmente preda della disperazione e immaginare di non avere più nulla da sperare e di avere davanti a sé un destino inevitabile.
Si può immaginare lo stato pietoso di una tale persona quando entra nel Mondo Sovramundano, che ha negato. Si è convinti che esso non esiste, nondimeno si trova in un ambiente strano, alle prese con situazioni difficili e penose.
Perfino in una situazione difficile come questa l’uomo può ancora rigenerarsi, a patto di armarsi di forte volontà. E chi ha conosciuto quel Mondo, lo rassicuri che è facile penetrarvi come entrare nella stanza accanto. Bisogna dirgli che lui solo può illuminare la nuova dimora: perché camminare al buio, o usare la luce altrui, se si ha la propria e persino si può far chiaro ad altri? Dare aiuto, però, è un’arte che si sviluppa con le imprese della vita terrena.
L’uomo può dunque armarsi di Luce. Allora si autorigenera di continuo, ed è una delle sensazioni più esaltanti.
Disse il Pensatore: “Amici miei, rigenerare sé stessi incoraggia”.
895 — Urusvati sa cosa significa mettersi alla prova. Tutti i mondi sono verificati. Chi ha questa verità sa che ogni particella dell’Universo, per quanto minuscola, è continuamente sottoposta a prove.
Una persona intelligente riesce a distinguere le prove, siano esse interiori o esterne. Si propone un compito, e fintanto che è benefico non ha motivo di temerlo, per quanto possa essere difficile. In qualunque momento, se necessario per il bene dell’umanità, egli mette volentieri la propria vita a repentaglio.
Per tutta la storia si sono conosciute le leggende sul Gioco della Madre del Mondo. Chi ha il coraggio di mettersi alla prova vi partecipa. Quando il compito è arduo, l’unico modo di affrontare senza timore i pericoli è rinunciare a sé stesso. Allora i pericoli si frantumano come sotto la spada di un eroe. In verità chi si mette alla prova è davvero un eroe. Si prepara un ingresso trionfale nel Sovramundano, dove si impegnerà subito in nuove imprese. Il corpo sottile gli offrirà nuove occasioni, che egli sfrutterà con valore, perfezionandosi.
Ricordate che molti nel Sovramundano diventano timorosi e perdono l’occasione di compiere belle conquiste.
Il Pensatore ammoniva di mettersi alla prova ad ogni passo dell’ascesa.
896 — Urusvati sa il vero significato del cadere in un letargo autoprovocato. Abbiamo indicato molte attività indipendenti che sviluppano le qualità dello Yogi. Ne esistono tuttavia di quelle che lo distruggono, come il letargo autoprovocato, la pigrizia, l’apatia, che sono deleterie non solo nell’esistenza terrena, ma anche nel Sovramundano.
Da tempo si è descritta la “vista d’aquila” dello Yogi, che si ottiene dopo prolungata contemplazione ed è qualità ignea di continua vigilanza. Egli tende verso la mobilità e la chiarezza del pensiero. Sa che per progredire è necessario vigilare, anche durante il sonno. Costituisce, per intenderci, una soglia del Sovramundano.
Lo Yogi passa in quello stato sottile in piena coscienza. Non serve la semicoscienza, che essendo di natura vegetativa non opera trasformazioni. Nel Sovramundano, però, molti vagano assopiti e inquinano lo spazio, spargendo danno.
Lo Yogi sa che l’autoperfezionamento è necessario non soltanto per sé, ma per il bene comune. Come far intendere all’uomo che vive per il successo dell’evoluzione? Come proteggere l’ambiente dall’inquinamento?
Il Pensatore diceva: “Amico, ricorda la vista dell’aquila”.
897 — Urusvati sa cosa comporta l’uso delle sostanze stupefacenti. Chi dorme può essere svegliato, ma a chi è drogato è quasi impossibile dare aiuto. Sprofonda in una vita ripetitiva, e vegeta senza vivere. La droga lo riduce a strisciare come un verme. Egli è talmente infelice da non rendersi conto della propria sciagura. Perde il filo del pensiero e non sa rinnovarsi. Il suo fervore si estingue completamente.
Il peggio però l’attende nel Sovramundano che non riesce a comprendere. Non riesce a perfezionarsi, perché le sue pratiche quotidiane non si adattano al nuovo ambiente. È ottuso, ed è difficile aiutarlo, perché non seppe attirare energie sovramundane durante la vita fisica.
L’uso di queste sostanze è una delle peggiori malattie, poiché atrofizza il cervello e distrugge la capacità ricettiva.
Il Pensatore affermava che un guerriero non può sperare di vincere con una lancia spuntata.
898 — Urusvati sa cos’è in verità l’autoadulazione. Per lo più si pensa che lo Yogi sia un alieno che vive in una spelonca, con i piedi in alto, chiuso o concentrato solo in sé stesso. Pochi lo vedono impegnato a fondo per il bene dell’umanità.
Lo Yogi ama il lavoro e dona sé stesso con abnegazione per migliorare la vita altrui. Che occupi il rango più elevato nella scala sociale o il più modesto, è sempre impegnato per una conoscenza superiore.
Se qualcuno afferma di essere uno Yogi, non credetegli. Il vero Yogi non si dichiara mai, né si ammira. Se poi, per amor di bene, l’afferma, non lo fa per amor proprio, ma per il progresso generale.
Lo Yogi ama intensamente il lavoro, ama perfezionarsi. Non è mai stanco, perché sa la ragione della sua vita terrena. Il Sovramundano gli è aperto, ed egli non percepisce interruzioni nella vita. In corpi diversi procede in piena coscienza e avanza rapido nella conoscenza superiore.
Noi non neghiamo nessun tipo di yoga, ma oggi specialmente affermiamo lo Yoga del Lavoro. Il Karma Yoga è connesso all’Jnani e al Bhakti. Non si lavora senza sapere e senza amare. Così lo Yogi offre le proprie esperienze di vita all’umanità.
Il Pensatore diceva: “Amate il lavoro, che vi forgia le ali”.
899 — Urusvati sa cos’è la caparbietà. Qualcuno non fa differenza fra questa e il libero arbitrio, ma la distinzione è netta. Il libero arbitrio, se ben usato, opera in accordo con la legge del ritmo cosmico. Genera il bene, mentre la caparbietà è causa di disarmonia. Chi cade in sua balia può provocare calamità inimmaginabili.
L’ignoranza è la madre della caparbietà. Chi versa in questo miserabile stato ignora del tutto il Sovramundano. Crede di essere, in ogni caso, l’autocreatore del proprio destino. Quando si conoscono le leggi del Sovramundano, si vede bene che la via della caparbietà è sbagliata. Non si può fare a meno della Giustizia cosmica. Sarebbe come se un pescatore di perle si tuffasse nel mare profondo senza esservi preparato. La caparbietà è cattiva consigliera e porta alla distruzione.
I maestri di scuola insegnino agli alunni la differenza fra il libero arbitrio, il vittorioso, e la caparbietà, che è rovinosa. Che i fanciulli comprendano la bellezza della via del libero arbitrio, in cui l’uomo, tramite la legge universale, costruisce il Futuro.
Il Pensatore metteva in guardia contro la follia della caparbietà.
900 — Urusvati sa cos’è la sfiducia in sé stessi. Per lo Yogi è nociva quanto la caparbietà e la presunzione. Non si sa bene dove stia il confine fra questa e la sfiducia, ma non tutti i confini psichici sono evidenti. Le differenze si notano solo quando si è in stato di armonia.
La conoscenza del Sovramundano in verità, fa capire anche il male prodotto dalla sfiducia in sé stessi. Immaginate qualcuno che ne sia afflitto. Nel Sovramundano sarà infelice, perché non ne percepisce la realtà. Non crede in sé, e crede che la realtà sovramundana sia un’allucinazione.
Come si impara, allora, a riconoscere il mondo terreno come realtà indiscussa? Fin dai primi anni si capisce che tutte le cose sono relative, e ciò impedisce di vedere oltre i limiti del corpo fisico. Lo Yogi, però, impara a fidarsi del suo “terzo occhio”, che si apre a poco a poco, con esercizio di volontà.
Lo Yogi dovrebbe riconoscere il Sovramundano, che gli si rivela come assoluto, indubitabile. Egli riferisce senza presunzione ciò che vede, e nulla può scuoterne il convincimento. Così penetra in quel mondo coscientemente, e vi è accolto come un ospite atteso.
Le scuole dovrebbero descrivere il Sovramundano in termini semplici, come il luogo dove chi vuole progredisce in bellezza.
Il Pensatore consigliava di imparare a vivere simultaneamente sia nel fisico che nel Mondo Sovramundano.
901 — Urusvati sa quanto è pericolosa la collera. Lo Yogi non deve adirarsi. Molto si è già detto del male causato dai veleni prodotti dalla perdita di controllo, ma i precipitati continui della collera non sono da meno. L’origine di ciò è sovente l’ignoranza, e tutto può cominciare da un piccolo scontento, che cresce in un groviglio di irritazione costante. Le forze migliori ne restano intossicate, e al posto di un bel giardino crescono erbacce.
Nel Sovramundano l’ira è perniciosa. Le sue emanazioni rigettano anche l’aiuto migliore. Chi ne cade preda cade in strati che avrebbe facilmente potuto evitare, senza contare l’inquinamento spaziale e il danno per l’ambiente.
Sappiate che la collera emette vibrazioni potenti che proietta lontano, sia nel mondo fisico, sia nel Sovramundano. Un accesso di rabbia è come un lampo nero, e se autoprovocato è come cibo avvelenato.
Il Pensatore ammoniva di non parlare con le persone in collera.
902 — Urusvati sa che si può essere schiavi di sé medesimi. Si ama parlare della libertà dalla schiavitù. Ci si preoccupa degli altri, ma si dimentica il proprio bisogno di liberazione. Cos’è la schiavitù quotidiana, di ogni ora? L’uomo limita sé stesso con molte piccole abitudini. Si avvolge in una ragnatela di pregiudizi. Come potrebbe così incatenato lottare per la libertà umana?
Potrebbe uno Yogi inchinarsi davanti ai piccoli demoni di tutti i giorni? Come potrebbe un viandante nel Mondo Sovramundano avanzare carico di abitudini insulse? L’uomo teme di turbare anche in minima parte le sue pratiche quotidiane e non sa cominciare una nuova vita. Quando si è schiavi, è impossibile battersi per la libertà.
Il Pensatore ammoniva che prima di pensare alla libertà altrui è bene liberare sé stessi.
903 — Urusvati conosce il vero significato dell’autotortura. Tutti gli Insegnamenti condannano il torturare e causare angoscia. Bisogna essere ignoranti per credere che la tortura sia un rimedio di vita, nonostante sia dimostrato da generazioni innumerevoli che essa ha condotto l’umanità allo stordimento, non al perfezionamento.
Gli Yogi più elevati non ammettono l’autotortura, poiché conoscono bene il Sovramundano e capiscono quale karma oscuro il tormentatore procura a sé stesso. Da quei contatti hanno appreso quale perfezione scientifica e spirituale vi è possibile. L’uomo ricordi che le crudeltà autoinflitte lo opprimono invece di dargli le ali.
Sembra che tutti debbano conoscere questa verità, ma le vicende terrene rivelano il contrario. Si dica dunque che la tortura è un male non solo fisico, ma psichico. È tempo di riconoscere il Sovramundano e le sue leggi.
Il Pensatore ricordava che chi tortura è tenebroso, e chi dà gioia spande lume.
904 — Urusvati sa cos’è l’esaurimento. Equilibrio e armonia sono prescritti, ma chi è stanco non può ricorrervi. Molti sono periti per il troppo lavoro, ma molti sono anche periti per l’ozio, per il torpore cerebrale; entrambi questi estremi sono al limite del suicidio. Si muore perché non si conosce il Sovramundano.
Per capire la vera natura di una persona è necessario comprendere la Vita sovramundana. Chi non conosce quell’armonia di cui spesso si parla, cade in un estremo. Chi non sa nulla del ritmo e delle vibrazioni non può capire l’armonia. L’ignorante suppone che solo gli Yogi possano vivere in modo armonico, e rigettano la questione essenziale, che la via di mezzo armonica fu insegnata a tutta l’umanità. La intendono quale via della mediocrità, mentre il Sovramundano è fondato sull’armonia, e chi vi perviene la riconosce come principio di salubrità.
Se tutti capissero meglio i principi del Sovramundano saprebbero applicarli alla vita terrena. Le scuole dovrebbero insegnare l’armonia. L’equilibrio così conseguito migliorerebbe tutta l’esistenza.
Il Pensatore esortava a sperimentare il potere dell’equilibrio.
905 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’autodegradazione. La peggiore delle molte qualità negative che degradano l’uomo è l’ingratitudine. Il folle, pieno di sé, grida: “Ciò che non vedo non esiste; ciò che non conosco non esiste”. Gente così non può conoscere il Sovramundano. Non sa donde viene il soccorso, né dove rivolgere la più fervida gratitudine.
La cocciuta ostinazione a non pensare mai ai Mondi superiori rende ottusi, e insensibili agli influssi benefici dell’ambiente anche nell’esistenza fisica.
Non si riconosce che spesso un piccolo dono ha un grande effetto. Chi insegna agli allievi la gratitudine anche per il più modesto dei doni, opera per il Bene. Ancora una volta dunque rivolgiamoci al Mondo Sovramundano.
Il Pensatore affermava che lo Yogi non è mai ingrato.
906 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’autodegradazione. Altra qualità negativa che degrada l’uomo è la volgarità, tenebra dell’ignoranza. La volgarità è estranea allo Yogi, il quale raffina il pensiero e così vive in entrambi i mondi.
Si può affermare che, inevitabilmente, un gran numero di manifestazioni grossolane vengano portate nel Mondo Sovramundano. Restano però in strati inferiori, che chi sale non visita. Solo i grandi Maestri, per compassione, scendono fra chi vi dimora, e anch’Essi soffrono al contatto con quell’atmosfera di vibrazioni volgari.
È difficile immaginare quanto è contaminata di volgarità la Terra! Gli uomini vivono in una specie di epidemia. Solo chi ha forte volontà può aprirsi un varco attraverso gli strati infetti, senza esserne contaminato. La coscienza protegge, purché sia chiara. Non è facile evitare le influenze indirette di quelle basse vibrazioni, ma il comando della volontà può creare uno scudo, e l’aiuto del Sovramundano raggiunge allora facilmente il pellegrino.
Il Pensatore esortava a sradicare la volgarità con tutte le forze.
907 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’abiezione. Altra caratteristica degradante è la crudeltà, che gli appronta un karma equivalente. Lo Yogi non ha crudeltà, poiché è in contatto con il Sovramundano. Sa quanto sono tenebrose le regioni in cui vive il crudele. Sa quanto gli sia difficile risalire. Sa che la crudeltà non porta alcun frutto nella vita fisica. Egli si impegna al massimo per redimere la crudeltà umana con la compassione.
Lo Yogi sa che essa è per lo più causata dall’ignoranza. L’ignorante è da rieducare, ma per farlo ci vuole molto tempo, perché non sa cos’è meglio per lui. Non capisce che la crudeltà è sia fisica sia psichica e quest’ultima è specialmente disgustosa. Come parlare però di crudeltà psichica a chi rifiuta il concetto di spirito? Combattere contro la crudeltà è un vero atto di eroismo.
Il Pensatore ricordava che la crudeltà crea un karma crudele.
908 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’abiezione. Il desiderio di vendicarsi è degradante. Lo Yogi ne è immune poiché sa che la vendetta è come un boomerang. Sa che nel Sovramundano è un delitto, e chi se ne fa colpevole sprofonda negli strati inferiori. Quelle vibrazioni non consentono di risalire, e la via diventa lunga.
Sapete che lo Yogi non è indifeso. Il suo pensiero è più affilato di una spada e più preciso di una freccia. Egli tuttavia non lo usa se non è convinto di non essere il solo aggredito dal male, ma che anche altri lo sono, persino l’intera umanità.
Non si deve pensare che le azioni di uno Yogi siano punitive; è meglio piuttosto considerarle simili a quelle di un giardiniere sollecito che estirpa le erbacce. Certo, uno Yogi può spesso decidere di lanciare una freccia su un bersaglio inatteso, e nessuno capisce le ragioni della sventura improvvisa che ne risulta.
Parlo nuovamente dei dardi dello Yogi poiché sovente si pensa che egli sia avulso dalla vita e indifferente al bene comune. I maestri di scuola dovrebbero insegnare che la vendetta è riprovevole, e dimostrarlo con esempi storici.
Il Pensatore diceva: “Rendetevi conto di quanto è abietta la vendetta”.
909 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’autodegradazione. Il pensiero e il sentire instabili producono bruttezza estrema, e ciò è da intendere nel suo vero significato. La bruttezza è causata dalla mancanza di chiarezza e dall’immersione in rifiuti caotici. L’ignorante teme per la sua libertà di pensiero, e non capisce che la titubanza incoerente non è libertà.
Lo Yogi sa che il pensiero è illimitato, opera per il bene del genere umano, per il corso evolutivo. Il suo sentiero è chiaro e ben illuminato, e sarebbe indegno e degradante se esitasse. Riconosce le leggi del Mondo Sovramundano e desidera la via breve, che lo pone nello stato di tensione giusto per avere contatto con la bellezza. Sa che la bellezza è la Stella che lo guida, che si percepisce solo quando si comprende il Sovramundano. Anche lì molti sono esitanti, e la loro via è lunga e tortuosa!
Il Pensatore diceva con gentilezza: “L’esitazione dà il capogiro”.
910 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’autodegradazione. Lo Yogi non si lusinga e non si ammira. È proteso al futuro come un messaggero alato. Da medico premuroso prevede l’attacco delle malattie psichiche e si affretta a prevenirle con il suo pensiero. Donde trae tale indomito slancio per il futuro? Certamente dall’aver realizzato il Sovramundano.
Lo Yogi sa che la durata dell’esistenza terrena è solo una piccola frazione di quella sovramundana. Sa che il passaggio in quel mondo è semplice e intimo; si compie per amore del futuro e insegna a capire l’Infinito.
Solitamente si ha paura dell’Infinito. Si preferisce, nella bassa quotidianità della vita, apprestarsi una triste esistenza nel corpo sottile. Si rifiuta il potere del pensiero e si perde un’arma potente. Si cerca di illudere sé stessi, e si dimentica che la Verità è il più bell’ornamento del pensiero.
Il Pensatore disse agli allievi: “Non rammaricatevi se un vostro pensiero non è giunto a destino. È stato forse attirato altrove, dove sarà più benefico. Ovunque c’è bisogno di un buon pensiero”.
911 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’abiezione. Il potere assoluto è degradante. Il potere dispotico è segno di estrema ristrettezza mentale e chi lo cerca si getta in un baratro. Lo Yogi lo evita, e si pone a servizio del Bene, perché ha realizzato il Sovramundano.
Lo Yogi nutre grande rispetto per la Gerarchia. Sa che molti Gerarchi lo sovrastano. Per l’uomo comune, invece, è difficile capirla. Non ama sentirsi sottoposto. Ritiene che il suo potere sia illimitato, e in balia dell’egoismo non degna di un pensiero l’Infinito. Nel rifiutarsi di imparare ad amare la bellezza dell’Infinito non sa amare la Gerarchia, e non capisce che senza quell’amore si perde il sentiero. Chi paventa la Gerarchia teme anche il Sovramundano; la paura è una povera guida.
L’immaginario potere autocratico non salva dalla paura, e in realtà ne è l’eterna malattia. Lo Yogi, che serve il Bene, conosciuto il Maestro, è più potente che qualsiasi tiranno.
Diceva il Pensatore: “Amici, avete davanti la mirabile scala dell’ascesa”.
912 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’autoabnegazione. Lo Yogi non soccombe all’autoinganno. I novizi vogliono sapere qual è il limite, la fondazione, la decisione giusta. Cosa aiuta lo Yogi a seguire la verità e a non sprofondare nei miraggi dell’immaginazione? Sapete cos’è l’intuizione. Molti scienziati le dedicano grande attenzione e non negano che l’uomo può compiere la giusta scelta per stimolo nervoso.
Pensate ora ad uno Yogi che ha raffinato la propria sensibilità nervosa ed elevato la coscienza al Sovramundano. Non ricorre più alle congetture intellettuali, ma ascolta la voce del cuore, antenna che riceve onde di comunicazione diretta. La fortezza sua non è nel cervello, ma nel cuore.
La scienza non può ancora capire il vero valore del cuore. Il mondo antico vi fece frequenti riferimenti, ma la mente razionale, illusa sul prevalere del cervello, ostacola l’impegno migliore. Sino a poco fa il cuore era ritenuto quasi magico, ma lo scienziato convenzionale si fa superiore a tali credenze, per non sembrare un sognatore. Di concetti preziosi ma proscritti, si potrebbe riempire un grosso volume. C’è da augurarsi che gli scienziati divengano più liberi.
Il Pensatore diceva: “Nulla è più gelido che un cuore spento. Nulla è più morto di un cuore silente”.
913 — Urusvati sa quali sono le vere cause dell’abiezione. Molte qualità degradanti oscurano l’umanità, ciascuna delle quali ne raggruppa tante altre, grandi e piccole. Legate assieme, formano una catena capace di bloccare le volontà più forti.
La tenebra si infittisce a tal punto da rendere urgente la fotografia delle emanazioni umane. Facendo così, sarà presto possibile osservare fenomeni notevoli. Si vedrà che un cattivo pensiero è talvolta indebolito da un influsso esterno, e che uno buono può a sua volta essere così oscurato. Sono fenomeni che confermano l’influsso esercitato dal Sovramundano.
La lezione che se ne ricava sarà utile non solo ai moralisti, ma anche ai biologi. Noi siamo favorevoli alle ricerche scientifiche. Da molti anni ripetiamo che la scienza è prossima a scoprire i poteri interiori dell’uomo, ma purtroppo poca strada si è compiuta in questa direzione. Anche il Sovramundano resta per lo scienziato uno spauracchio superstizioso, e non ci resta che scavare quel tronco come un picchio!
Il Pensatore consigliava ai Suoi discepoli di osservare sé medesimi per raffinare la propria capacità ricettiva.
914 — Urusvati conosce la Via alta. I novizi chiedono che sia segnalata, e affermano di essere pronti. Si risponde: “Sta bene, provate. Sviluppate la capacità di osservare. Cercate di capire ciò che leggete. Lanciatevi senza remore nel futuro”. I novizi diranno allora, sorridendo, che è facile: “Tutto qui? Sappiamo osservare sin dall’infanzia, come sanno i nostri maestri. A scuola fummo elogiati per aver appreso le lezioni. Infine, chi non sogna il futuro?”. Bisognerà, a tal punto, correggere questi allievi tanto sicuri di sé: “Quanto vale la vostra capacità di osservare, se non fate attenzione ai molti eventi che accadono attorno a voi? Siete sicuri di capire fino in fondo ciò che leggete? Sapete cogliere il senso tra le righe? Inoltre, non sapete tendere al futuro, poiché metà della vostra coscienza è ormeggiata nel passato. Perciò l’inizio della via non è facile. Infine, temete di pensare al Sovramundano. Che futuro vi attende, se non vi impegnate nel mondo superiore?”.
Il Pensatore disse: “All’ignorante anche le cose difficili sembrano facili!”.
915 — Urusvati conosce la Via alta. L’amore è la chiave per trovarla, il potere della vittoria, la fonte della salute, l’inesauribile. Si dice che lo yoga dell’Amore è nobile. Alcuni ritengono che la sua via sia la più facile, altri la più difficile. Il cuore che alberga malizia e crudeltà non è capace di amare.
Molti non sanno di essere pieni di malvagità e non sono capaci di liberarsi da quei sentimenti triviali. Pretendono forse di dar retta alla potenza vincitrice dell’Amore, di cui sentono dire, ma la loro essenza è tenebrosa ed entreranno nel Sovramundano senza lume.
Non si può insegnare la suprema vibrazione dell’Amore a chi non ne ha alcun seme nel cuore. Quel fuoco arde impetuoso, e conduce alla Via alta.
Il Pensatore insegnava agli allievi a distinguere fra amore e malizia guardando negli occhi: “Da molto tempo si ripete che gli occhi sono ferite aperte, e che è bene fidarsi di ciò che quelle correnti del cuore testimoniano”.
916 — Urusvati afferma la Via alta. Non si grida dell’Altissimo al mercato. È però sempre benefico indicare i capisaldi, in modo scientifico, o come una favola, in modo austero, o in bellezza. A ciascuno secondo la sua coscienza, secondo la sua comprensione.
Si rimprovera spesso allo Yogi di parlare di una stessa verità in modo diverso in occasioni diverse. L’ignorante non capisce che egli ne espone vari aspetti a persone differenti. È da apprezzare la sua tolleranza quando semina il bene senza pensare al raccolto, che viene definito solo dal karma. Nulla però va perso nello spazio. Quei semi che non germogliano nel mondo terreno lo faranno nel Sovramundano. Perciò è sempre più necessario assimilarne la realtà.
Non è facile immaginare che bene ne tragga uno spazio vuoto, ma se si pensa ai popoli dell’Infinito si vede chiara la necessità dei buoni pensieri. Il pensiero penetra più facilmente nello spazio illimitato che nella casa del vicino, e per magnetismo trova applicazione, finché si ama la Via alta.
Il Pensatore diceva che un medico premuroso sa prevenire l’attacco della malattia.
917 — Urusvati ha assimilato il Ritmo superiore. Lo Yogi sa che non è facile armonizzare i centri, mentre attorno infuria il caos. Per cogliere le vibrazioni superiori occorre un’intensa concentrazione. Comunque, può essere di ostacolo persino chi augura il bene.
Ci sono due estremi. Da un lato, alcuni cominciano a ricevere inaspettatamente messaggi sovramundani e, invece di porre attenzione e studiarli, li considerano alla stregua di fenomeni senza importanza e li rifiutano. Dall’altro canto stanno i creduli, ai quali ogni barlume psichico pare una conquista iniziatica.
Sono estremi mentali inconciliabili. Non si può parlare ad entrambe le categorie nello stesso modo, con le medesime parole. Si vorrebbe far loro notare, separatamente, l’errore, ben sapendo che si offenderanno, e ciò sarebbe male anziché bene. Meglio essere cauti e limitarsi a pochi cenni, lasciando alla vita di bloccarne i passi. Sia gli uni, sia gli altri hanno un barlume di conoscenza del Sovramundano. Col tempo esso crescerà e un giorno saranno capaci di parlare da cuore a cuore.
Disse il Pensatore: “A che serve perfezionare sé stessi se non si riconosce il bene comune?”.
918 — Urusvati sa cos’è il Silenzio attivo, ossia quel breve interludio tacito, cui lo Yogi ricorre prima di cominciare il lavoro o il discorso. I presenti penseranno ad un atto di concentrazione, ma quelli che sanno, capiranno che è un messaggio inviato nel Sovramundano, per invocare guida e collaborazione. Per questo atto di coscienza non occorrono parole.
Lo Yogi sa spedire energia sia in basso che in alto. Non sempre sa donde gli giunge l’aiuto, perché le sue azioni interessano reami diversi. Se il lavoro è rivolto al Bene comune interviene una Guida esperta. Le emanazioni dello Yogi rivelano che alti sapienti lo influenzano. Siate certi che un momento di silenzio teso evoca subito l’Aiuto superiore. Quella pausa, allora, termina con un sospiro profondo.
Il Pensatore ricordava che un sospiro trasporta nello spazio.
919 — Urusvati vive in uno stato di illuminazione ardente. Lo Yogi ha natura ignea, accesa dalla concentrazione costante e dall’elevatezza del pensiero. Nella vita quotidiana si colgono sprazzi di energie superiori, ma senza farci caso, e quelle occasioni si spengono. Nessuno insegna che il talismano naturale dell’energia psichica dev’essere acceso, altrimenti rimane nascosto nella sua custodia.
Inoltre nessuno ha mai insegnato che i lampi del Sovramundano rianimano, se la coscienza ha forgiato un magnete. Questo genere di reciprocità è di decisiva importanza nell’Universo. Ma, nessuno avverte chi entra sulla via dello yoga che gli influssi del fuoco possono essere assai spiacevoli.
I fuochi terreni e i sovramundani hanno molto in comune, e chi si accinge ad un compito eroico capisce che quei dolori transitori hanno una loro ricompensa. Sa di collaborare con le Forze superiori, e il suo sacrificio lo eleva sul caos. Allora è degno di essere chiamato conquistatore.
Il Pensatore diceva sorridendo: “Brucio, brucio, eppure non mi consumo”.
920 — Urusvati ha imparato lo Yoga del pensiero, nome che Noi talvolta usiamo per descrivere l’Agni Yoga, per dire che si basa sul pensiero. Il pensiero è fuoco, non ha limiti. Nessuno saprebbe indicare fin dove si propaga, più rapido della luce. È chiaro dunque che il pensiero è il miglior legame con i Mondi Sovramundani. Il pensiero quindi deve meritare di essere illuminato dal fuoco dello spazio.
Desta compassione quel viandante che, nel Sovramundano, prova vergogna per i pensieri del passato. Essi si incidono, e non si cancellano: lampeggiano davanti agli occhi del nuovo venuto.
Lo Yoga del pensiero è preferibile a quello che richiede patimenti fisici. Un breve pranayama, una dieta leggera, l’impegno mentale, aprono le porte. Ci si può abituare a una pratica regolare del pranayama, proprio come a una comunione costante con il Sovramundano. Allora la vita terrena non ostacola l’ascesa.
Il Pensatore ripeteva che il pensiero sfolgora.
921 — Urusvati ha visto trasformarsi la sua vita. Senza la trasformazione dello spirito la vita è oscura. Quei bipedi che negano, conducono un’esistenza cupa e stagnante, e non sanno di infrangere l’evoluzione. Si può dilazionarla, o guastarla, ma allora dovranno essere nuovamente spese energie poderose. Al karma dei negatori non si sfugge; ed essi devono riparare il danno che arrecano al Cosmo. Perché sfigurare la vita, se può essere meravigliosamente trasformata?
Chiunque può collegarsi al Sovramundano tramite il pensiero, e dall’interno il senso della vita terrena si trasforma. Perché aspettare un impulso esterno? È possibile generare nella propria coscienza un anelito indomito per il Sovramundano. Tali pensieri sono da amare, e bisogna trovare il tempo per afferrare quell’argenteo filo di coscienza superiore. Essa può cominciare minuscola come una briciola, ma persino gli accumuli più lievi sono invincibili, e possono trasformare la vita intera.
“Bella è la vita trasformata” diceva il Pensatore.
922 — Urusvati sormonta correnti giunte da lontano. Diciamo che le sormonta per mostrare la difficoltà della sua impresa. È errato credere che elevando il pensiero sia più facile assimilarne le correnti e le vibrazioni. Il pensiero sale e i compiti si fanno più gravi. Ecco perché non è facile scalare l’Infinito.
La scienza purtroppo avanza con molta lentezza, e lascia inesplorati i reami più importanti. L’astrochimica è ancora una fantasia; solo da poco tempo si è data attenzione alle macchie solari e i più audaci hanno cominciato ad ammettere che quelle esplosioni influiscono sulla psiche umana.
Sono fenomeni ovvi, ma esistono miriadi di radiazioni meno evidenti, che dai mondi lontani condizionano gli umani. Essi sovente, senza ragione apparente, si sentono male o si ammalano. I medici attribuiscono questi episodi ai soliti malanni fisici, senza considerare la possibilità di cause sovramundane. Non studiano le vibrazioni. Non conoscono la visione prismatica, né il potere dell’energia psichica.
I medici che più sono in errore sono gli psichiatri, che si occupano di un settore che conoscono ben poco. I danni che possono essere da loro causati sono incalcolabili. Tutti possiamo vedere l’attuale aumento delle malattie psichiche. Le condizioni ambientali che avvolgono la Terra sono da studiare, ivi includendo quel gas bruno, così chiamato, che blocca l’arrivo delle vibrazioni migliori. In verità bisogna superare questi ostacoli.
Diceva il Pensatore che sormontare è una gioia.
923 — Urusvati ha percepito il Fuoco dello Spazio. Barlumi degli elementi ignei sono noti già dalla remota antichità; in tutte le mitologie si allude ad un dio di Fuoco, usualmente dalla doppia natura: che distrugge e risana.
Anche oggi si discute della natura del Fuoco. Non si capisce perché un tale potente elemento sia a volte tanto benefico. Non si conosce il Magnete universale, presente in tutto ciò che esiste.
Se l’energia psichica dell’uomo è raffinata e intensa, coopera con il Fuoco dello Spazio, e la reciprocità genera il bene, non il male. Se, inoltre, si sapesse del Sovramundano, si capirebbe da sé che tutto basa sull’energia del Fuoco.
Urusvati testimonia che il Fuoco si manifesta sovente senza causare dolori. Bisogna però accostarsi in modo naturale, e accettarne tutti i fenomeni, dal minore al maggiore. Essi si manifestano all’improvviso, ma secondo le leggi del Sovramundano.
Il Pensatore diceva: “L’ispirazione è Fuoco”.
924 — Urusvati conosce il suono del Silenzio. Grandi manifestazioni accadono in silenzio. Al contempo, si è affermato che il Silenzio può essere più forte del tuono. Bisogna capire la differenza fra quello vivente, pervaso di armonie sovramundane, e quello morto, allorché le correnti dei Mondi superiori sono escluse.
Le pulsazioni del sangue e del cervello non hanno nulla in comune con i suoni sovramundani, occorre capirlo. Non si pensi che un ronzio nelle orecchie sia segno di qualche successo. Questi fenomeni, o sono negati nel loro complesso, o sono considerati come indice di un conseguimento elevato. I suoni del Silenzio, invece, come potenti accordi, risuonano e pervadono l’intera esistenza; sono armonie di gioia.
Si tratta di distinguere gli accordi fondamentali. Talora essi suonano come corde vibranti; a volte come accordi polifonici; in altri casi come sinfonie maestose, ma è anche possibile udire il canto di una sola Voce. Così può essere udita la Musica delle Sfere. Ogni momento lo Spazio vibra con un ritmo particolare.
Il Pensatore, talvolta, durante un discorso, taceva, come in ascolto, e diceva: “Che bello il suono del Sovramundano”.
925 — Urusvati sa del valore del “diamante iridato”. Così chiamiamo la vera conoscenza, cui si perviene da varie parti. Un lettore superficiale penserà che Noi ripetiamo sovente le stesse cose, ma con ciò dimostra di essere disattento, perché non si dà la pena di raffrontare le indicazioni date sullo stesso argomento in tempi diversi.
Si può constatare che non sono ripetizioni, ma semplicemente facce diverse di un solo Diamante. L’osservatore esperto si accorge che i vari richiami corrispondono a condizioni psichiche e cosmiche differenti. Il Maestro sa con quanta cautela toccare la coscienza dell’allievo. Una stessa verità, detta in modi diversi, si ricorda più facilmente, così aprendo un nuovo sentiero verso la vittoria.
Non esitate nel cercare le parole più comprensibili; ricordate che la coscienza dell’uditorio è instabile. Accade talvolta che un concetto arduo sia prontamente assimilato, mentre il più semplice sembri oscuro. Ritornateci su in altra occasione, bussate ad un’altra porta. È facile capire che l’ingresso migliore è quello del cuore, ma lo trova solo chi ha il cuore vibrante.
Il Pensatore dirigeva l’attenzione dei discepoli al Sovramundano. Affermava che il corpo sottile sa vedere i più bei colori rifratti dal Diamante.
926 — Urusvati sa conciliare la lealtà adamantina con la flessibilità del pensiero. “Sempre pronto”, è il motto della flessibilità. “Non tradisco”, quello della lealtà. A molti le due qualità sembrano incompatibili. I fanatici della lealtà considerano come atto di tradimento la flessibilità mentale, e i partigiani di quest’ultima credono che un idolo immobile non possa mai guidare al futuro.
Lo Yogi, invece, apprezza sia la flessibilità che la lealtà adamantina. Il suo equilibrio lo sospinge in avanti, con vigile chiarezza. Conosce il Sovramundano quanto basta per capire che quel reame esige flessibilità mentale. Tuttavia la lealtà adamantina gli mantiene il posto che gli spetta. La sua natura elevata non potrebbe esprimersi senza conciliare questi opposti.
Spesso i concetti più importanti da apprendere sono i più temuti. Quante incomprensioni bloccano il successo! Bisogna capire il concetto della grande Unione! Si continua invece nella diserzione ignorante, persino nel Sovramundano. I Maestri si preoccupano molto al vedere tanta discordia e l’impossibilità di far tornare in senno tanti irragionevoli. Si potrebbe ricorrere alla suggestione, data la loro poca forza di volontà, ma sarebbe un’intrusione. La Verità si deve raggiungere solo di propria volontà.
Il Pensatore consigliava di serbare la lealtà adamantina in tutti i modi.
927 — Urusvati si impegna ad apprendere la Scienza della Vita. Qualcuno penserà che si tratti della biologia, ma purtroppo questo sapere moderno non è degno di quel nome. È impossibile immaginarsi di studiare la vita senza tenere in conto quella psichica, spirituale, senza pensiero del Sovramundano e dei suoi influssi sull’esistenza concreta. La biologia moderna non è che un capitolo del Libro della Vita.
Pochi pensano alle connessioni esistenti tra le scienze. Non si può tuttavia studiare astronomia trascurando la chimica e l’astrochimica, o la fisica e l’astrofisica. Abbiamo affermato che non è bene sminuire la grandiosità del Sovramundano, ma solo pochi badano ai Nostri moniti, e si continua a pretendere nuove nozioni senza aver prima assimilato gli elementi basilari della vita.
Di tale frivolezza si è detto più volte, eppure sono pochi quelli che verificano di aver compreso quanto insegnato tempo fa, o si domandano se hanno imparato a vedere i fenomeni che accadono attorno a loro. Il cielo rimane un azzurro vuoto, adesso come allora. Sono rimasti ciechi e sordi, e concepiscono le rivelazioni del Sovramundano come spaventosi fantasmi. L’uomo non sa ancora confidare nella voce del cuore. I medici non sono loro d’aiuto, poiché ignorano la vera e autentica dimensione della biologia.
Il Pensatore indicava il cielo insondabile e insegnava ad amare l’Infinito.
928 — Urusvati ha aperto i cancelli dello Yoga; fin dalla prima età sogni e visioni le si imprimevano nella mente. I bambini di norma non badano a queste cose, e persino le temono, così spezzando il legame con il Sovramundano. Ma la coscienza dello Yogi raccoglie tutti i messaggi della psiche.
Accade sovente che i loro congiunti deridano per ignoranza questa via naturale dello Yoga, ostruendola. Sappiamo bene a quali prove va incontro un organismo sensibile. È una lotta che finisce per essere benefica, perché le armi si affilano e sono meno attaccabili dalla ruggine.
Si lamenta di non avere contatti con il Sovramundano, e spesso non si notano fenomeni rilevanti. I segni di quel reame splendono vividi proprio nella vita concreta, e chi li sa vedere non manca di notarli. Nondimeno si preferisce sfregarsi gli occhi, nell’incredulità, piuttosto di riconoscere di avere visto qualcosa di insolito. Si è più bravi nel rifiutare che nell’accogliere. Noi raccomandiamo specialmente lo Yoga del Fuoco, che offre una via di sviluppo naturale. Si tratta di imparare che il Fuoco è la natura fondamentale di tutto ciò che esiste. Si attira l’aiuto dell’energia primaria solo imparando ad amarla.
Il Pensatore insegnava ad amare lo Yoga, che arricchisce il pellegrino del mondo.
929 — Urusvati va smaltendo il fardello che ha ereditato. L’uomo dovrebbe studiare questo retaggio, ma ciò non si potrà fare prima che la scienza non si sia liberata dei suoi limiti e superstizioni.
Molte cose si accumulano sull’uomo. L’eredità delle incarnazioni precedenti, quelle del casato e della famiglia, le sovramundane e i molti influssi dovuti ad incontri fortuiti, che si imprimono nella propria natura psichica e la cambiano.
Gli scienziati dalla mente limitata studiano l’ereditarietà solo nell’ambito familiare, ossia, in altri termini, nel modo più ristretto. Talora riscontrano tratti ereditati, da parecchie generazioni precedenti. Ma le loro osservazioni non vanno oltre, perché non credono nella rinascita e nel Sovramundano.
In tali limiti angusti e ignari è impossibile osservare con profitto, e non resta che sperare che la scienza se ne liberi e pervenga a vedere la verità interiore.
Ogni Yogi sa che l’abbandono dei fardelli ereditari dipende solo dall’ascesa spirituale. Lo Yogi sa che la scienza contemporanea deride questi conseguimenti, ma Egli sale, sorretto dalla realtà della vita, ed è più realista degli stolti che lo deridono.
Il Pensatore esortava: “Sprigionate la scienza, liberatela dai suoi ceppi”.
930 — Urusvati non teme il pericolo. Lo Yogi sa che il rischio è continuo, e che proprio per questo non c’è motivo di temerlo.
Gli uomini lamentano di essere vulnerabili. Non hanno idea di avere contatto con il Sovramundano, e dicono: “I cani hanno istinto e presentimento, gli umani hanno perso queste capacità per sempre”. Sbagliano. In realtà prevedono molto più di quanto credono. Purtroppo sono distratti dalle necessità quotidiane, e sciupano le occasioni di osservare i fenomeni sottili.
Quando si comportano a dovere, a seguito di un comando inavvertito, ritengono che la loro propria mente abbia preso la migliore decisione. Considerano i loro presentimenti in modo altrettanto ingenuo, disposti ad attribuirli ad una cattiva digestione piuttosto che al Sovramundano. Ci vorrebbe un grande sforzo per convincere quei ciechi a vedere e a capire cosa li attornia. Perché sperare in un miracolo se tutta la vita è pervasa di fenomeni sottili!
Il Pensatore diceva sorridendo: “Perché mai temete i messaggeri?”.
931 — Urusvati sa custodire ciò che le è affidato. Ciò rivela due cause estreme: o il sacro si affida solo a chi è stato messo alla prova, o la Legge Sovramundana, la Legge di Natura, trova da sé il modo migliore per diffondersi. Come sempre, gli estremi sono imperfetti e la verità sta nel mezzo.
In realtà non si può affidare il tesoro degli Insegnamenti più sacri solo a uno sparuto gruppo umano. Sarebbe altrettanto errato lasciarli sulla strada, alla portata di entità ostili. Bisogna perciò affidarli secondo la coscienza di chi sa prenderli in custodia. Come valutare, però, la coscienza altrui, per scoprire che sia amica e collaborante? In ogni caso la protezione migliore sta nell’ascoltare cosa il cuore suggerisce di affidare. È una capacità che nasce da lunga esperienza; è particolarmente preziosa nella vita e non si esercita senza conoscere il Sovramundano. Bisogna riflettere di più sulle belle leggi di quel reame.
“Chi pensa al bello attrae mondi meravigliosi”, diceva il Pensatore.
932 — Urusvati ha da molto tempo attirato il Sovramundano. Come si perviene a tanto? Preghiere e implorazioni non servono, né lacrime né lodi, se il cuore è chiuso. Un antico saluto proclamava con saggezza: “ Ho il cuore aperto”, e chi lo pronunciava ne riconosceva la potenza magnetica.
Il cuore aperto segna la vittoria sui limiti terreni. Qualcuno dirà forse che ormai è troppo tardi per una tale trasformazione, ma così dimostra la propria ignoranza. Quella parola, “tardi”, deve essere bandita. La vita non ha limiti ed è ininterrotta, e non è mai troppo tardi per una conquista.
Pochi riescono a credere che nel Sovramundano si continua ad apprendere. I più ignoranti cercano di evitare i precetti morali anche in Terra. Di loro si può avere compassione, ma non si può giustificarli. Devono rendersi conto che inquinano la loro coscienza. Solo il selvaggio più primitivo rifiuta di pensare al futuro.
Il Pensatore esortava ad affrettarsi ad aprire il cuore.
933 — Urusvati nota l’ammassarsi delle moltitudini. Nella storia del pianeta simili congestioni si sono ripetute molte volte. Nessuno raduna quelle folle, nessuno le guida, esse convergono da sé con pericolo di gravi calamità. Sono come api che sciamano. È un fenomeno che accade agli uomini come agli animali. Si verifica anche nel Mondo sottile, quando moltitudini si spostano senza meta e turbano l’armonia. È difficile scoprirne la causa, che dipende da mutevoli combinazioni di correnti e radiazioni planetarie. Gli scienziati osservano tali fenomeni ma prestano scarsa attenzione ai dati psichici.
Qualcuno ha pensato che i pianeti possano ammalarsi ed emettere veleni. La scienza, naturalmente, li giudica pazzi, come fu di Flammarion. Ci sono, invece, connessioni provate fra i mondi e la vita umana. Inoltre, gli scienziati per lo più non notano il sovraffollamento che riempie lo spazio.
L’osservazione delle macchie solari potrebbe offrire un primo approccio. L’Universo, gremito di innumerevoli luminari, è campo aperto per infinite osservazioni, e il combinarsi di correnti astrochimiche può spiegare le maree dell’oceano della Vita.
Il Pensatore consigliava di pensare in libertà, e diceva: “La libertà di pensiero è la via del progresso”.
934 — Urusvati riconosce la natura cosmica dell’uomo. Sovente si parla di macro e microcosmo, ma non delle loro vere basi. Non si ammette l’esistenza dell’energia primaria, del Mondo Sovramundano, e della base spirituale del tutto. Quale macrocosmo potrebbe sussistere senza fondazione? Sarebbe una pietosa rovina, e il microcosmo una creatura pietosa e deforme.
Ci sono scienziati, perspicaci, i quali avvertono che qualcosa manca nelle loro scoperte, anche nelle più brillanti. Comprendono, interiormente, che le leggi che hanno scoperto sono solo parziali e possono essere estese a nuovi confini. Fin dall’infanzia, però, nessuno parlò loro della legge spirituale, quindi non trovano il coraggio di lanciarsi, di ricercare una conoscenza senza limiti. Si potrebbero citare esempi di onesti ricercatori che nascosero le loro vaste osservazioni, temendo di oltrepassare i confini della scienza ristretta. Lessero le opere segrete dei grandi pensatori, ma non confessarono le nuove vie che pure praticarono.
Se però si immagina l’intera umanità trasformata da negatrice in osservatrice senza paraocchi, enorme sarebbe il progresso scientifico! È chiaro che la leggenda della “Città della Luce” diverrebbe realtà.
Il Pensatore credeva in un futuro nuovo tipo di scienziato, audace e senza vincoli.
935 — Urusvati ha compreso che si può trasformare un uomo per mezzo di vibrazioni migliori. Si domanderà se ciò vale per tutti, e quali sono tali vibrazioni. È questione che si deve spiegare a scanso di malintesi. Sapete bene che non è lecito forzare la trasformazione di nessuno. Bisogna che essa sia voluta di proposito, o almeno dar prova di essere pronti a ricevere quelle vibrazioni.
Bisogna inoltre intendersi sulla loro qualità. Sinora le vibrazioni sono state valutate in modo piuttosto primitivo. Si è creduto, ad esempio, che il blu fosse un colore calmante, e il rosso irritante, ma molte sono le loro sfumature. Nel campo del rosso si ha il rubino, potente terapeuta di elevate vibrazioni. Fra i blu stanno colori “spenti”, che ne trasmettono altre di basso profilo. Si sente ripetere che il verde è benefico, il giallo rozzo. Sono descrizioni molto imperfette. Esistono dei verdi irritanti e quelli tranquillanti.
È poi da ricordare il suono, che agisce su ciascuno in modo individuale. La scienza futura non mancherà di scoprire come ottenere i risultati migliori. Allora chi ha familiarità con il Sovramundano ricorderà la grande varietà delle emissioni, che, seppure diverse, si raggruppano armoniosamente secondo le loro vibrazioni.
Quando le osservazioni scientifiche saranno messe a punto, si svilupperà la stessa armonia anche in Terra. Ma per indagare su queste vibrazioni, gli scienziati dovranno amare questo campo.
Talvolta il Pensatore esclamava: “Amate almeno qualcosa, per non essere senza la luce dell’Amore!”.
936 — Urusvati presagisce e prevede. Queste due parole esistono in tutte le lingue, ma solo pochi ne capiscono il significato. Da un lato stanno i superstiziosi, quelli che interpretano i sogni, dall’altro i negatori, che, come i primi, impediscono la comprensione intelligente. Pochi, di chiara visione, sono preparati a studiare le capacità umane. Alcuni sono talmente assurdi da invidiare persino la sensibilità degli animali. Non sanno che l’uomo ha un intuito superiore, e di solito lo rifiutano. E quando la coscienza intravede qualcosa che poi accade, dicono che quella conoscenza diretta era fortuita.
In effetti, poiché i testi di psicologia non trattano dell’energia psichica né del Sovramundano, è difficile trovare le fonti della conoscenza. Direte che le Guide sovramundane a volte aiutano a trovare i libri utili, e Urusvati lo può confermare. Per una tale cooperazione, però, il cuore deve essere aperto e capace di assimilare le vibrazioni sovramundane; ma è raro che ciò avvenga.
Il Pensatore esortava ad amare la scienza del presagire e del prevedere.
937 — Urusvati venera il Karma Yoga. Tutti gli Yoga sono correlati, e l’Agni Yoga e il Karma Yoga sono come fratelli. Il primo conduce luminosamente nei Reami supremi; il secondo accende il sacro fuoco del lavoro.
È raro che si rispetti la vita di lavoro che forgia un karma migliore. Nessuno pensa alla qualità del lavoro; si è incapaci di riconoscere la gioia dell’opera creativa, che, anzi, pare incatenare. Non si ama il lavoro di ogni giorno, e si ignora che è la causa dell’ascesa spirituale. Nessuno insegna che le grandi ali si creano con grande lavoro.
Ma come capire il karma se si ignora il Sovramundano e quindi non si è mai pensato a quel mondo? Cosa si pretende di ottenere se non si conosce la meta? L’Agni Yoga resta un sogno vuoto mai sognato. Si teme il Fuoco e non se ne vede la bellezza, senza la quale non si può amare il suo Mondo.
Come spiegare a uomini siffatti quel grande lavoro che rivela le vibrazioni del Fuoco? Si dovrebbe, almeno ogni tanto, sentire l’ispirazione che viene dal lavoro e impianta nel cuore il bel seme di Agni.
Il Pensatore lamentava la qualità inadeguata del lavoro.
938 — Urusvati sa bene come si combinano gli elementi. Di solito il pensiero comune divide ciò che esiste in benefico e nocivo, e dimentica che dalla combinazione di veleni si traggono sostanze terapeutiche, e che miscele di elementi benefici possono essere dannose.
Lo stesso avviene delle persone. Una natura tossica può formare delle combinazioni positive, e un gruppo di brava gente trasformarsi in una perniciosa comunità. Nel Sovramundano gli effetti di queste combinazioni si vedono chiari. L’osservatore inesperto stupisce nel vedere nemici terreni che convivono in pace e persino si associano nel cercare la perfezione. La ragione è semplice: in Terra non poterono capirsi per via delle vibrazioni ambientali, che nel Sovramundano mutarono, e quei nemici giurati si accostarono tra loro. Allo stesso modo accade che pietre sfaccettate, scosse assieme in un vaso, si compattano nel migliore dei modi.
Vari insegnamenti alludono a tali trasformazioni; l’essenza rimane immutata, ma l’individuo cambia secondo il combinarsi degli elementi. Ciò che era prima in lui assopito si desta al più lieve tocco delle energie supreme.
Il Pensatore consolava quelli che si lamentavano: “Trasformeremo perfino il male in bene”.
939 — Urusvati sa distinguere fra quelli che si impegnano davvero e gli astuti che pretendono di farlo. Sovente si chiedono istruzioni nuove, e dapprima ci si rallegra; poi si scopre che le richieste più incalzanti vengono da chi neppure conosce gli elementi fondamentali.
Costoro non intendono approfondire il sapere, e credono caparbiamente di poter saltare i fondamentali e ottenere nuova conoscenza. Non comprendono che la natura dell’apprendere è una progressione graduale. Non crediate che una tale ignoranza si riscontri soltanto nella vita terrena; esattamente lo stesso può succedere nel Mondo Sovramundano. Alcuni dei suoi abitanti ritengono di poter saltare diversi gradini e di potersi impadronire di qualcosa di straordinariamente nuovo, senza nemmeno pensare dove andranno a finire con quel salto!
Le conseguenze possono essere gravi. Non ne può venire nulla di bene; al contrario, quella dilazione genera un karma nocivo. È triste vedere fino a che punto queste persone evitano lo studio dei Fondamenti. Se pure in passato hanno sfogliato le Scritture, non ne hanno compreso l’Insegnamento.
Molti piccoli astuti si presentano quali iniziati per apprendere cose nuove ignote agli altri, ma non sanno amare lo studio!
Il Pensatore ammoniva sovente: “Che ve ne fate del nuovo, se ancora non sapete i fondamenti? Le foglie sono del più bel verde solo se le radici sono forti”.
940 — Urusvati ama la chiarezza del pensiero. Sì, certo, un pensiero chiaro e imperioso può essere chiamato spaziale. Una freccia non può essere spuntata né troppo lunga. Parimenti, un comando mentale deve essere penetrante e breve.
Il pensiero deve essere di buona qualità, sia in Terra sia nel Sovramundano, dove è l’unico mezzo per comunicare e l’abilità di pensare con chiarezza è particolarmente necessaria. Immaginate qualcuno dal pensiero torbido e lento: gli sarà assai difficile comunicare con altri. Inoltre sarà incapace di decifrare il lampo di un breve messaggio. Ancor peggio, dovrà imparare ciò che non seppe apprendere nella vita terrena.
Questi poveretti fanno pena, perché si impantanano in un labirinto di pensieri scuri e deboli. Le loro emanazioni sono deboli e non rischiarano il sentiero. Si direbbe che sono un peso inutile per il Mondo sottile, anziché collaboratori illuminati. Rimpiangeranno di non aver trovato il tempo, nell’esistenza fisica, per progredire nella scienza del pensiero.
Il Pensatore diceva che nel bagaglio di ciascuno ci possono essere molti grandi tesori.
941 — Urusvati ama i suoni sovramundani. Sono armonie che ispirano e risanano, sovente, però, sono interrotte dal suono di battaglie, lamenti, strepito di folle impazzite. Per trasformare questi clamori terreni in armonie sonore occorre spendere molta energia. Gli uomini dovrebbero sapere fino a che punto i suoni terreni invadono e scuotono lo spazio, ed essere più cauti, e riflettere sulla qualità delle proprie emanazioni.
È tempo che la scienza studi la natura dell’atmosfera. Se l’energia psichica di un uomo può creare potentissimi veleni, le sue emanazioni saranno tossiche. Più volte abbiamo detto che il pianeta è ammalato, e bisogna aggiungere che lo è anche lo spazio che lo circonda. Invece di sperare che il Prana risani l’atmosfera da quei veleni, non sarebbe meglio che l’uomo si astenga dall’inquinare l’ambiente circostante?
L’uomo, quale microcosmo, ha una grave responsabilità, ed è ora che capisca che avvelenare lo spazio contrasta con l’evoluzione. Non si pensi che qualcuno, chissà dove, aggiusterà i folli errori degli uomini, i quali potrebbero, nella vita quotidiana, compiere azioni belle e nobili. Persino nella più misera delle esistenze è possibile progredire.
Il Pensatore ammoniva: “Non inquinate l’atmosfera”.
942 — Urusvati non sopporta le menzogne. Solo una minima parte dell’umanità le combatte: alcuni per ragioni morali, altri perché capiscono che sono un danno cosmico. In realtà, poiché pensieri e parole vivono nello spazio ed emettono vibrazioni a grandissima distanza, quante invenzioni oscure e false appaiono e avvelenano il mondo!
Anche il Sovramundano soffre per le umane menzogne, e chi mente avrà a che fare con le proprie emanazioni tossiche. Capirà allora di avere infettato gravemente lo spazio. Il danno cosmico della menzogna dovrebbe essere insegnato nelle scuole. Quell’insegnamento morale penetrerebbe in profondità nelle coscienze degli alunni, e la dimostrazione scientifica di quel danno irreparabile ne cambierebbe il pensiero.
Il Pensatore esortava a onorare coloro che lottano contro la menzogna.
943 — Urusvati cerca la Verità con i metodi più semplici. L’armonia è semplice. Ciò che è complesso non tende all’armonia, che è necessaria per nutrire il pianeta. L’umanità è ben lontana dal cooperare con il Sovramundano, quindi non stupite se occorre dire ogni giorno dei legami viventi con il Mondo sottile.
Se non si instaura l’armonia sarà impossibile smettere di avvelenare il pianeta. Essa non è una questione astratta, ma un sistema di ordine terreno. Sovente certi grandi scienziati partirono da teorie complesse per giungere a conclusioni semplici. Erano veri ricercatori, e anelavano all’armonia più semplice, grande e costruttiva.
Sapete che essa costruisce mentre la disarmonia distrugge. Lo sviluppo della massima fra le Scienze condurrà alla Fonte della salute. Abbiamo già detto dell’importanza della musica, sia in Terra sia nel Sovramundano. Che i giovani accettino le belle armonie necessarie al pianeta e al Mondo sottile.
Il Pensatore disse: “Sì, sì, sì, c’è una fede cieca e una che vede: siate tra coloro che vedono”.
944 — Urusvati non studia il Sovramundano per ragioni personali. Molti lo cercano invece per questi motivi. Alcuni vorrebbero incontrare i loro cari defunti, altri ricavarne vantaggi e successo, altri ancora pensano a quel mondo perché in pericolo o nel bisogno. Sono tentativi limitati, ben diversi da uno studio, sono soltanto lampi d’egoismo.
Poiché non ricevono ciò che vogliono, desistono e persino lo negano. Non pensano che da una stretta fessura si vede ben poco. Se però li si avverte che è necessario una ricerca ad ampio raggio, non trovano in sé l’impulso necessario di dedicarsi al bel lavoro di acquisire conoscenza. Non capiscono che per comprendere l’illimitato Mondo Sovramundano occorre la massima concentrazione.
Per egoismo scordano il desiderio di imparare e persino sono disposti a danneggiare i loro cari se questi si oppongono. Chi cerca quel mondo per interesse personale non si accorge di volersi imporre al Sovramundano, né si adatta ad attendere le condizioni propizie necessarie. Non osserva, non studia, e non si avvede dei fenomeni più belli. Senza studio, senza sforzo, non si può neppure immaginarlo.
Il Pensatore esortava a studiare il Sovramundano in modo rigoroso, ispirato e senza stancarsi, non per sé stessi ma per l’umanità.
945 — Urusvati sa che i fenomeni sovramundani sono irripetibili. L’illimitata abbondanza di quel mondo mostra la varietà degli aspetti dell’Esistenza, ma per lo scienziato ordinario questa è proprio la ragione che gli impedisce di considerare accettabili le indagini del Sovramundano come fatti scientifici. Molto tempo fa Noi insistemmo sul rigore scientifico delle basi, ma gli scienziati vogliono che la loro scienza sia esatta. Dimenticano che tale precisione è relativa e dipende da molti fattori. Essi preferiscono procedere su vie ben battute, temendo di guardare in regioni sconosciute.
A Noi sta bene la logica scientifica, ma non la pavidità. Gli scienziati paventano le forze ignote dell’Universo. Non vogliono riconoscere che dovrebbero essere attratti proprio dal fatto che quei fenomeni sono irripetibili.
La comprensione dell’irripetibilità fa pensare a molti ostacoli terreni. Un vero cercatore direbbe: “Voglio osservare i fenomeni più sottili. Fra le condizioni terrene probabilmente troverò il nesso che mi condurrà nel nuovo Mondo”. Non tutti però pensano così, e il Sovramundano rimane una favola.
Il Pensatore ammoniva i Suoi discepoli di non temere l’Infinito.
946 — Urusvati ha assimilato le continue correnti sovramundane. Ciò non è facile neppure per un organismo molto raffinato. Ricordate il dolore che accompagna i messaggi del Mondo sottile! La corazza terrena si oppone con tutta la sua potenza a ricevere la voce sovramundana. I suoni terreni tuonano e vibrano come se amplificati da un megafono. Il cuore atterrisce anche al minimo frusciare.
I dolori sacri sono causati dall’incompatibilità fra le vibrazioni fisiche e sovramundane. L’approccio più naturale da quel Mondo sembra un’intrusione insostenibile, ma l’intensa volontà supera queste prime fasi. Quei dolori alla fine svaniscono; sussurri e grida non sbilanciano più, e cooperare con il Sovramundano diventa abituale. Ciò conseguito si scopre che quelle correnti sovramundane agiscono senza sosta, ed è l’uomo stesso che ne rifiuta i preziosi messaggi.
Per spiegarlo si ricorre a molte scusanti, come il caso o qualche malanno. Invero solo la forte, coraggiosa volontà libera da queste superstizioni e consiglia il pavido ad ascoltare con maggiore attenzione.
Il Pensatore ricordava agli allievi di ascoltarsi l’un l’altro.
947 — Urusvati sa perché lo Yogi passa inosservato. La gente ama abbellire la propria idea di Yogi con attributi simbolici, ma si dimentica che lo Yoga è un collegamento al Supremo, e che questo privilegio deve appartenere a tutti. La condizione dello Yogi è pertanto naturale, ma la gente se ne allontana, così rifiutando il proposito fondamentale della vita. Si rigetta il destino migliore e si porta il peso di uno stato innaturale.
Si potrebbero citare molti casi di Yogi che rimasero del tutto inosservati nel mezzo di una folla. Non volevano essere notati. Non avevano bisogno della tunica di un iniziato per essere benefici a tutti. Ricordate inoltre che la luce dello Yogi splende nel cuore, e che egli può smorzarne le vibrazioni a volontà per non essere notato.
Il Pensatore ricordava sovente che uno Yogi, che pure è portatore di Luce, passa ignorato.
948 — Urusvati sa che uno Yogi porta gioia e salute. Confermiamo che le sue emanazioni possono farlo, e sono autentici doni. È in contatto con il Sovramundano, da cui trae la sua preziosa forza.
Ha il cuore pieno di armonie sovramundane, ma non le impone. È una gioia prendere a prestito da quel Tesoro. Così si guarisce dalle malattie. Il Prana è una benedizione, un rimedio generale risanatore. Non occorrono formule magiche; basta immergersi nell’aura di uno spirito puro.
Non dubitate del Sovramundano. Che l’ingresso sia ampio e l’accoglienza fiduciosa. Ricordate il precetto: “Non dubitare!”. “Il verme del dubbio spegne la gioia e mina la salute, e vi oscura il volto”. Diceva il Pensatore ai dubbiosi.
949 — Urusvati sa che lo Yogi può essere definito colui che si sacrifica. A cosa rinuncia, se ha già lasciato le ricchezze terrene? Egli ha sempre un tesoro con sé: il lavoro, il pensiero, la volontà e grandi risorse di energia. Vi attinge di continuo, e ciò che spende è ricostituito dal prana sovramundano.
Lo Yogi funge da legame vivente con il Mondo Sovramundano: è una collaborazione nobile ma ardua. Gli accumuli caotici terreni causano sofferenza e spesa di energia. Lo Yogi, però, sa sacrificare e conosce che il Bene comune non si consegue facilmente. Gestisce con intelligenza le proprie risorse e non eccede nella fatica. Sa che si devono evitare gli estremi. Inala subito il prana e lascia riposare l’organismo. Non sarà un riposo lungo perché il Sovramundano subito compensa la spesa di energia.
Il Pensatore diceva: “Si dà e si riceve. I sacrifici ci arricchiscono”.
950 — Urusvati sa che lo Yogi è un seminatore, che spande i semi del bene, instancabile, non per sé, ma per l’umanità. Dove li raccoglie? Non li fornisce solo la Terra, vengono dal Sovramundano, ed egli deve essere sempre pronto a riceverli, perché sono preziosi.
Quel Mondo invia messaggi giorno e notte. Essi contengono non soltanto consigli generici, ma istruzioni per gli eventi quotidiani. Da ciò si vede quanto il Sovramundano è prossimo al mondo concreto, ma il suo linguaggio, e le date, sono comprensibili solo dallo Yogi. Quei messaggi sono brevi, e riempiono ogni istante. Il servizio dello Yogi è dunque degno di grande rispetto. Egli non solo vive in uno stato di esaltazione, ma serve il Bene comune.
Il Pensatore consigliava di seminare il Bene senza sosta.
951 — Urusvati sa che lo Yogi porta la pace, che irradia a favore del Bene comune. Egli pone fine alle diatribe e non si stanca di parlare del Bene.
Per comporre i contrasti umani ci vuole tanta pazienza. Donde ricava quell’invincibile pazienza? Dall’aver realizzato il Sovramundano. Egli sa che i conflitti e gli odi terreni si ripercuotono nel Mondo superiore, e si accrescono fra le energie sottili. L’uomo pertanto dovrebbe ben guardarsi dall’inquinarlo. Lo Yogi non soltanto risana l’ambiente, ma può anche colpire là dove l’infezione si è fatta incurabile.
I suoi pensieri sono come frecce, e con tutta la sua saggezza porta la responsabilità di purificare lo spazio. Ben pochi ne capiscono l’abnegazione, nondimeno egli avanza con coraggio verso la meta luminosa.
Il Pensatore usava ripetere: “La pace del mondo è propugnata sin dai tempi antichi, e le varie fedi hanno assimilato quel precetto. Non pensate che sia irrealizzabile”.
952 — Urusvati sa che lo Yogi è un costruttore, e molte fabbriche maestose sono state create dal suo imperio mentale. Molti architetti hanno tratto ispirazione dal suo pensiero. Tali emissioni furono percepite talora a grande distanza, ma si sono verificati anche incontri personali con certi Yogi, che non rivelarono mai la loro identità.
Se qualcuno afferma di essere un iniziato non credetegli. Lo Yogi non rivela il proprio sapere sacro. Così gli Yogi costruttori non si dicono architetti, ma di essere stati ben consigliati.
Invero, sul pianeta si stanno erigendo le pietre miliari dell’umanità. La mente suggerisce che nelle fondamenta di molte strutture stanno pensieri speciali. Magneti inesauribili attirano e purificano l’attenzione di chi le contempla. Da tempo abbiamo detto di tali magneti. Sentieri invisibili stendono una rete di protezione attorno alla Terra.
Il Pensatore esortava a costruire.
953 — Urusvati sa che lo Yogi ha la vista lunga. Attraverso il velo grigio dell’esistenza terrena quotidiana Egli distingue i lineamenti del futuro. Si domanderà perché lo chiamiamo lungimirante invece di chiaroveggente: è perché desideriamo vederlo quale uomo.
Non ci servono quei fachiri che stanno ritti sulla testa. Non sappiamo che fare di quegli stregoni con un pizzico di chiaroveggenza, che vendono briciole di pronostici in cambio di denaro. Vogliamo che il vero Yogi sia bravo a seminare e serva il Bene comune. Ecco un’istanza da ricordare, poiché i consigli più semplici e urgenti sono presto dimenticati.
Donde viene la lungimiranza dello Yogi? Ancora una volta dal Sovramundano, la Fonte più elevata. Dalla vetta di quel monte si vedono gli eventi inevitabili della vita umana. Là egli aguzza la vista interiore. Non è una capacità sovrannaturale; al contrario, è accessibile a tutti, ma gli uomini sono troppo lontani dalle sfere superiori.
Il Pensatore affermava: “Trovate la via più semplice per il Mondo sottile e imparate ad amarla”.
954 — Urusvati sa che lo Yogi sa ascoltare, e invero è attento ai richiami del cuore. Egli non reagisce alla curiosità dei furbi e rifiuta le pretese maliziose. Siate certi che le sue alte vibrazioni sono così raffinate che Egli può percepire subito le emanazioni altrui.
Lo Yogi agisce secondo istruzioni sovramundane, ma resta libero. Le sue vibrazioni lo pongono in costante sintonia con il Mondo sottile.
Sovente egli percepisce, come colpo di fulmine, certi messaggi che gli sono diretti. Questi sono infallibili, tanto quanto gli altri che giungono chiari e si possono tradurre in parole. Bisogna esercitare il pensiero per cogliere le vibrazioni sottili.
È giusto dire che il pensiero è igneo, poiché il fuoco ne è la base. Sappiate inoltre che l’attenzione deve essere attivata fin dall’infanzia. È presente all’interno, ma occorre aprirle la porta. La natura dello Yogi si è già delineata: egli deve, nella vita, armarsi per grandi imprese come un eroe.
Il Pensatore insegnava che senza attenzione assidua non si possono studiare le leggi dell’Universo.
955 — Urusvati sa che lo Yogi è grato. La gratitudine è sempre una preziosa qualità nel Sovramundano. Lo Yogi ne comprende l’importanza perché è in contatto con quel Mondo. Si è già affermato che la gratitudine è benefica per chi la possiede. A ogni buona azione il fuoco del cuore splende luminoso e le sue emanazioni sono salubri. Gli uomini però continuano a non voler capire l’importanza di essere grati. Nessuno insegna ai giovanissimi il senso interiore delle emanazioni benefiche, e questi devono capirlo da soli. Talora sono costretti a dimostrarsi grati in modo insulso, poiché quell’intimo significato non viene mai spiegato loro. Che senso ha ripetere formule verbali che non si capiscono? Sappiate che le preghiere pronunciate senza capirne il senso non hanno alcun valore. Chi lo fa non si prepara un passaggio al Sovramundano, e vaga sperduto nel deserto, senza sapere come giungere al giardino di Bellezza.
Il Pensatore esortava: “Imparate a comprendere la gratitudine, che costruisce la Dimora del Bene”.